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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA

Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa


Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica

Appunti di Metodi Numerici per la


Termofluidodinamica

Studente Docente
Leonardo Girolami Ing. Mauro Scungio

Anno Accademico 2018-2019


Indice
1 Introduzione alla CFD 5

2 Elementi base della CFD 5

3 Equazione di Conservazione della massa 6

4 Equazione di conservazione della quantità di moto 6

5 Equazione di conservazione dell’energia 7

6 Turbolenza 8

7 Modelli di Turbolenza RANS 8

8 Differenze e volumi finiti 9

9 Discretizzazione delle PDEs 10

10 Soluzioni numeriche- metodi diretti e iterativi 12


10.1 Metodi Diretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
10.2 Metodi iterativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

11 Schema Simple 14

12 Analisi della Soluzione- Solution Analysis 15

3
1 Introduzione alla CFD
La procedura di soluzione di questa tipologia di problemi consiste di tre passaggi :

• PRE-PROCESSOR(pre-processamento), in cui abbiamo :

– creazione della geometria


– generazione della mesh
– proprietà dei materiali
– condizioni al contorno

• SOLVER(soluzione), si applicano una serie di equazioni al problema preparato con i relativi


modelli fisici ; la parte più importante del solver settings si distingue in vari step :

– inizializzazione equazione
– controllo della soluzione
– monitoraggio della soluzione
– convergenza

La procedura è iterativa, si controlla , si monitora e si valuta la convergenza del valore


iniziale ipotizzato . Se la differenza tra valore ipotizzato e valore trovato diminuisce di
molto, si è arrivati a convergenza e perciò si è trovati la soluzione all’equazione.

• POST-PROCESSOR (post-proccessamento), in uscita ho molti dati, da cui posso ottenere


varie tipologie di grafici come mappe, grafici x-y ecc.

2 Elementi base della CFD


PRE-PROCESS Il primo passo del pre-process è la generazione della geometria; distinguiamo
un flusso interno ed un flusso esterno. Per il flusso interno si prenda in esempio quello tra due
lastre piane parallele in cui scorre dell’aria. Il dominio computazione può essere eseguito in 2D
. In uscita il flusso è completamente sviluppato. La velocità ai lati del condotto è uguale a 0 e
quella in uscita è maggiore di quella iniziale in entrata. Esisterà un punto lungo x in cui il flusso
non varia più e si dirà che è completamente sviluppato. Per quanto riguarda il flusso esterno,si
prenda per esempio un flusso su due cilindri paralelli . Dopo l’impatto del flusso d’aria si svi-
luppa una scia . Essendo un flusso esterno devo prendere una scatola (Box) che racchiuda tutto
il sistema come dominio. Per la generazione della mesh si deve discretizzare, prendo il dominio
in 2D e lo discretizzo in tanti elementini. Nel continuo qualsiasi punto ha la sua caratteristica
fisica, nel discretizzato si calcola la proprietà di ogni elementino. Una mesh strutturata è ordi-
nata e segue una precisa geometria. Una mesh non strutturata non ha una geometria ordinata.
Successivamente si deve scegliere il modello fisico e le proprietà del fluido: il flusso può essere
stazionario o non stazionario, viscoso o non viscoso, laminare o turbolento(interno , esterno,
comprimibile e non).Se si assume che, per esempio, il fluido sia viscoso laminare incomprimibile,
isotermo con geometria e mesh definita si possono imporre le condizioni al contorno . In inlet si
pone un valore di v o di m0max , in outlet si pone molto spesso un valore di pressione p = 0 . Sulle
pareti si pone la condizione di parete v = 0 . Se il sistema non fosse stato isotermo si ponevano
diverse temperature T di parete.Tutto ciò vale per flusso interno. Nel caso di flusso esterno devo
mettere le condizioni il più possibili lontano dalle pareti . le condizioni al contorno viste fino ad
ora sono relative a flussi in regime subsonico . Esistono tuttavia, altri regimi di flusso : il regime
subsonico ove la velocità del campo di moto è minore della velocità del suono nel fluido,il regime

5
supersonico ove la velocità del campo di moto è maggiore della velocità del suono nel fluido,il
regime transonico ove esistono zone del campo di velocità sia maggiori che minori di quelle del
suono, regime ipersonico ove il campo di moto è molto maggiore (5 volte)della velocità del suono
nel fluido.
SOLVER: inizializzazione, la soluzione di fenomeni complessi e non lineari richiede procedure
iterative .Le procedure iterative prevedono l’inizializzazione dei parametri di interesse; le condi-
zioni iniziali devono essere fissate in maniera intelligente affichè si riducano i tempi di calcolo. Si
usano degli schemi appropriati per il controllo della soluzione e si monitora la convergenza con
la verifica dei residui.
POST-PROCESS: si ha le generazione di diverse tipologie di grafici in base ai dati calcolati .

3 Equazione di Conservazione della massa


Z Z
d
ρdV = − ρV · ndS (1)
dt V S
Il tasso di variazione della massa all’interno del volume di controllo V è uguale al flusso di massa
attraverso la superficie di controllo S. Applicando il teorema della divergeza si pone l’uguaglianza
tra l’integrale su un volume della divergenza di un vettore e integrale di superficie che delimita
un volume per cui :

+ 5 · (ρV ) (2)
∂t
Per la forma conservativa l’equazione è ricavata per un volume di controllo fisso nello spazio.
Per la forma non conservativa l’equazione è ricavata per un volume di controllo che si muove
con il fluido; nella forma non conservativa compare la derivata sostanziale,ovvero la variazione
di densità seguendo un volume di elemento di fluido in movimento Dρ/Dt

4 Equazione di conservazione della quantità di moto


La somma delle forze agenti su un elemento di fluido è uguale al prodotto della massa
dell’elemento di fluido per l’accelerazione impressa :
X
Fx = max , ax = Du/Dt(derivatasostanziale) (3)

Du
m=ρ 4x4y4z (4)
Dt
Fx è composta da :

• forze di volume (gravità,Coriolis,centrifuga,elettr. ecc)

• forze di superficie

– forze di pressione
– sforzi viscosi

Le forze di volume vengono considerate mediante termini sorgenti aggiuntivi,mentre le forze


di superficie che deformano l’elemento di fluido (per la componente u di velocità),sono dovute
agli sforzi normali e tangenziali. Infine si scrive l’equazione della cons. della q.tà di moto per
Navie-Stokes:
∂u ∂u ∂v 1 ∂ρ ∂2u ∂2u
+u +v =− +ν 2 +ν 2 (5)
∂t ∂x ∂y ρ ∂x ∂x ∂y

6
L’elemento ∂u
∂t è l’accelerazione locale; l’elemento u ∂u
∂x + v ∂y è il termine di avvezione (trasporto
∂v

∂ρ 2 2
di massa); l’elemento − ρ1 ∂x è il gradiente di pressione ; l’elemento ν ∂∂xu2 + ν ∂∂yu2 è il termine di
diffusione . Fluido in un sistema pistone-cilindro : in questo caso il fluido evolve localmente nel
tempo e l’accelerazione è descritta da Du/Dt . Fluido in un tubo di Venturi : il fluido evolve
(accelera) nello spazio, accelerazione descritta da u ∂u
∂x
Regione di imbocco idrodinamico : regione che va dal punto di ingresso al punto in cui lo
strato limite confluisce al centro del canale . La lunghezza di tale zona è definita lunghezza di
imbocco idrodinamico .
Numero di Reynolds : è uno dei numeri adimensionali più importanti e serve alla valutazione
del regime laminare o turblento ; esso è definito come :
0 inerzia
Re = fforzed ρuH
orzeviscose = µ

5 Equazione di conservazione dell’energia


variazionedienergia = Caloref ornito( Q) + lavorof atto( L) Il tasso di variazione tem-
P P
porale di una generica proprietà Φ si esprime come il prodotto della densità per la derivata
sostanziale di tale proprietà :
DΦ ∂Φ ∂Φ ∂Φ ∂Φ
ρ =ρ + ρu + ρv + ρw (6)
Dt ∂t ∂x ∂y ∂z
Il tasso di variazione temporale dell’energia, con riferimento ad un elemento di fluido in movi-
mento in un sistema di riferiemento cartesiano è : ρ DE dt ∆x∆y∆z Il lavoro svolto sul volume di
controllo nella direzione x è pari al prodotto delle forze di superficie(sforzi viscosi e tangenziali)
per la componente u della velocità:
X
Lx = ( σxx + τyx + τxz ) · u (7)

I flussi di calore qx , qy , qz possono essere valutati mediante la legge di Fourier per la conduzione :

∂T ∂T ∂T
qx = −k ; qy = −k ; qz = −k ; (8)
∂x ∂y ∂z
dove k è la conducibilità termica. L’effetto degli sforzi viscosi è descritto dalla funzione di dissi-
pazione Φ (termine sorgente dovuto al lavoro di deformazione fatto sul fluio ). L’energia specifica
E di un fluido E = Ecin = Eint + Egrav ; per il fluidi comprimibili l’equazione dell’energia è in
termini entalpici,mentre per i fluidi incomprimibili, si applica la conservazione della massa e si
trascura l’energia cinetica. Assumendo che la temperatura non vari lungo z che k(cond. termica)
sia costante,l’equazione di conservazione dell’energia diventa :

∂T ∂T ∂T k ∂2T k ∂2T
+u +v = + (9)
∂t ∂x ∂y ρcp ∂x2 ρcp ∂y 2
Il termine ∂t è l’accelerazione locale; il termine
∂T
∂x + v ∂y è il termine avvettivo;
u ∂T ∂T

k ∂2T k ∂2T
il termine ρcp ∂x2 + ρcp ∂y 2 è il termine diffusivo .
Regione di imbocco termico: regione che va
dall’ingresso al punto in cui lo strato limite termico confluisce al centro del canale. La lunghezza
di tale canale si definisce lunghezza di imbocco termico. A valle della regione di imbocco termico
il fluido rimane invariato e si dice completamente sviluppato. Nel caso di conducibilità trmica
maggiore, il termine diffusivo è dominante, il che porta ad una lunghezza di imboccco termico
minore per via del più veloce sviluppo dello strato termico. Quando la velocità è maggiore il
termine avvettivo è preponderante e lo strato limite termico si sviluppa a distanza maggiore.

7
Numero di Prandtl
µcp
P r = difdiff usivitcinematica
f usivittermica = k
Il numero di Prandtl, in flussi laminari, definisce la crescita relativa tra lo strato limite idrodi-
namico e quello termico ; per Pr = 1 i due strati coincidono.

6 Turbolenza
Ad alti numeri di Reynolds le forze d’inerzia sono sufficienti ad amplificare i disturbi ed il
moto diventa turbolento. Per un flusso turbolento,la velocità viene scomposta in una componente
media u ed una componente fluttuante u0 (t) , percio :
u(t) = u + u0 (t)
Le fluttuazioni turbolente sono caratterizzati da vortici. I vortici più grandi hanno dimensioni e
velocità paragonabili al flusso principale. Durante il Vortex Stretching si generano instabilità che
portano alla creazione di vortici più piccoli. L’energia viene quindi trasportata dai vortici più
grandi a quelli più piccoli.Quando i vortici sono molto piccoli l’energia posseduta viene dissipata
dagli sforzi viscosi e trasformata in energia termica(processo definito cascata energetica) Sono
stati proposti dei legami tra sforzi di Reynolds e il tasso di deformazione medio (Bussineqs) che
hanno portato alla definizione della viscosità turbolenta µT e all’energia cinetica turbolenta k.
Sono state proposte delle relazioni anche per il trasporto turbolento della temperatura, che hanno
portato alla definizione della diffusività turbolenta ΓT . Si può definire allora il numero di Prandtl
turbolento come : P rT = ΓµTT
L’energia cinetica turbolenta k ed altre grandezze turbolente( dissipazione di energia turbolenta
ε), vengono formulate con equazioni di trasporto : modello di turbolenza k-ε. Sostituendo le
espressioni degli stress di Reynolds e i termini aggiuntivi per la temperatura nelle equazioni di
"Reinolds Averaged Navier-Stokes" si ottine un set di equazioni della stessa forma dele equazioni
relativo al flusso laminare a meno della viscosità turbolenta. Il significato fisico delle equazioni è :
il tasso di variazione e il trasporto avvettivo di k o di ε è uguale al trasporto diffusivo combinato
con il tasso di produzione P e distruzione D di k o ε.
In altri termini : se ε aumenta , k aumenta, se ε diminuisce , k diminuisce.

7 Modelli di Turbolenza RANS


• Modello k-ε : porta a calcoli che convergono facilmente, è valido solo per flussi completa-
mente turbolenti

• Modello RNG k-ε, rispetto al precedente include un termine aggiuntivo nell’equazione di ε

• Modello k-ω, risolve una equazione modificata di k ed una equazione di trasporto per ω
che è il tasso specifico di dissipazione (dell’energia cinetica turbolenza k in energia termica
interna)

• Modello Spalart-Allmarad , risolve una sola euqaioni per la viscosità turbolenta

La presenza di contorni solidi nel dominio rende le strutture turbolente differente dal flussi
turbolenti liberi. Nei flussi con strati limiti sottili il numero di Re è definito in base alla distanza
y dalla parete, per cui : Re = U∞ v
y

Se il valore di y è dello stesso ordine di grandezza di L(lunghezza condotto), le forze di inerzia


sono dominanti. Se y tende a 0 anche Re tende a 0 . Nei flussi lungo parete solide c’è una
regione di flusso lontana dalle parete in cui le forze di inerzia sono dominanti e uo stratto sottile
all’interno del quale sono importanti gli effetti viscosi. Per il flusso vicino alle pareti di unsano
dimensioni e velocità appropriate : ut = friction velocity, rappresenta una misura degli sforzi

8
viscosi in parete esperssa in termini di velocità;
y + = distanza dalla parete;
In base a questi parametri si individuano differenti regioni dello strato limite turbolento :

• sottostrato laminare (y + < 5) dove dominano sforzi viscosi

• strato intermeddio (5 <= y + 30),sforzi viscosi e turbolenti sono confrontabili

• strato logaritmico (30 <= y + < 500), sforzi tangenziali costanti e uguali agli sforzi in
parete

• strato esterno (y + < 500) profilo di velocità è dato da (Umax − U )/(ut )

I profili di k ed ε mostrano dei picchi in corrispondenza delle pareti, lontano k diminuisce ma meno
rapidamente di ε . Al centro del canale k è più alta rispetto a ε e quindi la viscosità turbolenta è
maggiore, il che produce l’appiattimento del profilo di velocità. Per quanto riguarda le condizioni
al contorno,si hanno diverse tipologie :

• Condizione no slip : u =v=w =0, in parete

• Condizione di Dirichlet : u = f, v=w= 0 in ingresso

• Condizione di Neumann : ∂u
∂n = ∂v
∂n = ∂w
∂n = 0, in uscita

• Condizione di Dirichlet in parete T = Tw , in parete

• Condizione di flusso imposto (Fourier) : qw = −(k ∂T


∂n )w , in parete

• Condizione di adiabaticità ( ∂T
∂n )w = 0 in parete

∂ϕ
• Condizione open boudary : ∂n =0

8 Differenze e volumi finiti


La soluzione computazionale di un flusso consiste in due fasi :

• conversione delle equazioni differenziali alle derivate parziali in un sistema di equazioni


algebriche

• implementazione di un metodo numerico per la soluzione del sistema di equazioni algebriche

Oltre al metodo delle differenze finite e dei volumi finiti esistono altri metodi :
- elementi finiti (si usano funzioni polinomiali per descrivere le proprietà del fluido), si usa per
risolvere geometrie complesse;
- metodo spettrale, opera una approssimazione sul dominio anzichè localmente sull’elemento.
TIPOLOGIA DI MESH :
- Mesh strutturate : celle a forma regolare con 4 nodi in 2d e celle esaedriche con 8 nodi in 3d;
- Mesh non strutturate : celle triangolari in 2d o tetraedriche in 3d;
Differenze finite
In ogni nodo della griglia di calcolo, l’approssimazione alle differenze finite delle equazioni diffe-
renziali viene effettuata mediante espansione in serie di Taylor, ottenendo una equazione algebrica
che descrive il flusso ; il metodo richiede elevata regolarità della mesh. Il primo passo per la so-
luzione numerica è la definizione della griglia di calcolo : essa è considerata come localmente

9
strutturata (ogni nodo è punto di origine ). I nodi adiacenti sono identificati aumentando o
diminuendo uno degli indici di una unità; l’approssimazione al primo ordine per la variabile φ è :
∂φ φi+1,j − φi−1,j
= + o(∆x2 ) (10)
∂x 2∆x
Il termine o(∆x2 ) rappresenta l’errore di troncamento dell’approssimazione alle differenze finite
e ne definisce l’accuratezza.
Volumi finiti
Il metodo dei volumi finiti discretizza la forma integrale delle equazioni direttamente nello spazio
fisico . Il dominio computazionale è suddiviso in volumi di controllo . Per esprimere il valore
della variabile sulla superficie si usano metodi interpolativi. Il metodo dei volumi finiti lavora sui
volumi di controllo anzichè sui punti nodali ed è applicabile ad ogni griglia.Le aree superficiali,
con normali uscenti n, vengono risolte in relazione alle loro aree proiettate Ai x edAi y . Applicando
il teorema della divergenza di Gauss,l’approssimazione della derivata prima di φ lungo x è :
Z Z
∂φ 1 ∂φ 1 1 Xn
= dV = φdAi x = φi dAi x (11)
∂x 4V V ∂x 4V A 4V i=1

9 Discretizzazione delle PDEs


Le tecniche di discretizzazione viste fino ad ora (diff.finite e volumi finiti) verranno appli-
cate per la soluzione numerica della PDEs di governo. Verrà sviluppato un metodo numerico
che considera tre meccanismi di trasporto : pura diffusione stazionaria, convenzione-diffusione
stazionaria e convezione-diffusione tempo variante.
PURA DIFFUSIONE - DIFFERENZE FINITE
Si considera un generico punto P e i punti W ed E . Le distanze W-P ed P-E valgono δx . Si
vuole discretizzare l’equazione sul nodo centrale P. L’equazione di governo nella forma non con-
servativa è :

∂Γ ∂φ ∂2φ
+ Γ 2 + Sφ = 0 (12)
∂x ∂x ∂x
dove Γ è coefficiente diffusione
ed Sφ è termine sorgente
Applicando le equazioni alle differenze centrali alla derivata prima e seconda dell’equazione non
conservativa :
∂φ φE − φW ∂Γ ΓE − ΓW ∂ 2 φ φE − 2φP + φW
= , = , 2 = (13)
∂x 2δx ∂x 2δx ∂x δx2

Sostituendo :
ΓE − ΓW φE − φW φE − 2φP + φW
+ ΓP + Sφ = 0 (14)
2δx 2δx δx2

Da cui :
2ΓP φP ΓE − ΓW ΓP ΓE − ΓW ΓP
2
=[ 2
+ 2 ]φE + [− 2
+ 2 ]φW + Sφ (15)
δx 4δx δx 4δx δx
dove :
2ΓP ΓE − ΓW ΓP ΓE − ΓW ΓP
2
= aP , [ 2
+ 2 ] = aE , [− 2
+ 2 ] = aW (16)
δx 4δx δx 4δx δx
per cui diventa : aP φP = aE φE + aW φW + Sφ

PURA DIFFUSIONE - VOLUMI FINITI


Con il metodo dei volumi finiti, il dominio è suddiviso in volumi di controllo contenenti i nodi

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W,P, E. Le distanze tra W e P ed P ed E sono identificate con δxw ed δxe ; il volume di controllo
è pari a ∆x ,(∆ye∆z sono unitari). L’equazione è :
Z Z N
∂φ 1 ∂φ 1 1 X
= dV = x
φdA = φ i Ai x (17)
∂x ∆V V ∂x ∆V A ∆V
i=1

Le aree proiettate lungo x sono :

A1 x = −Aw , A2 x = AE (18)

Considerando la diffusione :
∂φ ∂φ
(Γ )e AE = −(Γ )w AW (19)
∂x ∂x
Il termine sorgente è approssimato con : ∆V ∆V Sphi dV = Sφ
1
R

L’equazione diventa :
1 ∂φ 1 ∂φ
∆V (Γ ∂x )e AE − ∆V (Γ ∂x )w AW + Sφ = 0
I flussi diffusivi sono valutati come :
φE −φP
(Γ ∂φ
∂x )e AE = Γe AE δxE ed
φP −φW
(Γ ∂φ
∂x )w AW = Γw AW δxW
ed allora :
Γe AE φE − φP Γw AW φP − φW
( )− ( ) + Sφ = 0 (20)
∆V δxE ∆V δxW
per cui:
1 Γe AE Γw AW 1 Γe AE 1 Γw AW
( + )φP = φE + φW + Sφ = 0 (21)
∆V δxe δxw ∆V δxe ∆V δxw

Se assumo :
∆V ( δxe + δxw ) = aP ;
1 Γe A E Γw A W

∆V δxe = aE ;
1 Γe A E

∆V δxw = aW ;
1 Γw A W

Sφ = b;
L’equazione diventa :
aP φP = aE φE + aW φW + b (22)

CONVEZIONE - DIFFUSIONE STAZIONARIO


In assenza di termini sorgenti l’equazione che governa il flusso convezione-diffusione stazionaria
della variabile generica φ è :
∂ ∂ ∂φ
(ρuφ) = (Γ ) (23)
∂x ∂x ∂x
Imponendo la conservazione della massa :
∂(ρu)
∂x = 0 si ha :
(ρuφ)e AE − (ρuφ)w AW = (Γ ∂φ ∂φ
∂x )e AE − (Γ ∂x )w AW
Assumendo profili lineari a tratti per i gradienti tra i nodi W e P , P ed E , i flussi diffusivi
diventano :

∂φ φE − φP
(Γ )e AE = Γe AE ( ) (24)
∂x δxE
∂φ φP − φW
(Γ )w AW = Γw AW ( ) (25)
∂x δxW

11
per cui :
(ρuφ)e AE − (ρuφ)w AW = Γe AE ( φEδx−φ E
P
) − Γw AW ( φPδx−φ
W
W
)
I valori all’interfaccia φe ed φw si ottengono con interpolazione lineare tra W e P ed P ed E :
φw = 1/2(φW + φP )
φe = 1/2(φP + φE )
da cui :

φE − φP φP − φW
(ρu)e AE 1/2(φW + φP ) − (ρu)w AW 1/2(φP + φE ) = Γe AE ( ) − Γw AW ( ) (26)
δxE δxW

UPWIND
Se le velocità del flusso alle interfacce sono uw > 0 ed ue > 0, i valori alle interfacce φw ed φe
sono approssimate alle variabili nodali a monte :
φw = φW ed φe = φE
CONVEZIONE -DIFFUSIONE NON STAZIONARIO
L’equazione che governa il processo di convezione-diffusione non stazionario è :

∂ρφ ∂ρuφ ∂ ∂φ
+ = (Γ ) + Sφ (27)
∂t ∂x ∂x ∂x
Se considero il fluido non comprimibile :

∂φ ∂uφ 1 ∂ ∂φ
+ = (Γ ) + Sφ (28)
∂t ∂x ρ ∂x ∂x

per la continuità (∂u)/(∂x) = 0


e con relazione precedentemente viste si ha :

∂φ 1 φE − φP 1 φP − φW S φ
+ ue AE 1/2(φW + φP ) − uw AW 1/2(φP + φE ) = Γe AE − Γw AW + ∆V
∂t ρ δxE ρ δxW ρ
(29)
La derivata temporale può essere approssimata come :

∂φ φP n+1 − φP n
= (30)
∂t ∆t

Ci sono due approcci per la discretizzazione temporale :

• esplicito : l’incognita φP n+1 al nodo P è calcolata direttamente dai valori di phi di tutti i
nodi all’istante n ( ogni equazione ha 1 incognita)

• implicito : le proprietà al punto P devono essere calcolate simultanemente nello stesso


istante temporale e dalla stessa equazione(matrici con n equazioni in n incognite )

10 Soluzioni numeriche- metodi diretti e iterativi


Per le soluzioni numeriche ci sono :
- Metodi diretti : metodo di Gauss, Cramer, algoritmo di Thomas;
- Metodi iterativi: metodi di Jacobi o Gauss-Siedel;

12
10.1 Metodi Diretti
METODO DI ELIMINAZIONE DI GAUSS
E’ basato sulla riduzione sistematica dei sistemi di grandi dimensionini : Aφ = B
Divido gli elementi della prima colonna con quella della prima riga e li sottraggo con i valori
della seconda riga. La stessa procedura è applicata per la seconda colonna fino ad ottenere una
matrice triangolare superiore . Questo processo è chiamato "forward elimination" ed il sistema
ottenuto può essere risolto con un secondo processo chiamato "Back substitution" :
φn = UBnnn

ALGORITMO DI THOMAS
Si consideri la forma tri-diagonale di un sistema di equazioni lineari . L’agoritmo di Thomas
risolve il sistema in due parti anche in questo caso : forward elimination ed back substitution
. Il metodo consiste nel normalizzare uno ad uno gli elementi sulla diagonale ed eliminare gli
elementi al di sotto di questa :
(
A11 0 = AA12
11 (31)
B1 0 = AB11
1

Moltiplicando la prima riga per A21 e sottraendo il valore della seconda riga, si modificano tutti
gli elementi . Si applica lo stesso metodo agli altri elementi . La seconda fase "back substitution"
consente di risolvere il sistema di equazione come :
(
φn = Bn 0
(32)
φi = Bi 0 + φi+1 Aii+1 0
L’agoritmo risulta meno dispendioso.

10.2 Metodi iterativi


METODO DI JACOBI
I metodi diretti risultano molto più dispendisoi dal punto di vista delle risorse computazionali
. Nei metodi iterativi si ipotizza una soluzione e si usano le equazioni per migliorare sistema-
ticamente la soluzione fino ad ottenere un buon livello di accuratezza(convergenza). La forma
generica dell’equazione algebrica per ogni variabile nodale φ viene scritta :

i−1
X n
X
= Aij φj + Aii φi + Aij φj = Bi (33)
j=1 j=i+1

Il metodo di Jacobi richiede che la variabile nodale φj è assunta nota allo step iterativo k e la
variabile φi allo step iterativo k+1 ; risolvendo per φi si ha :

i−1 n
Bi X Aij k X Aij k
φi k+1 = − φj − φj (34)
Aii Aii Aii
j=1 j=i+1

Il processo iterativo parte assumendo un valore iniziale della variabile nodale φj (k=0). Dopo
l’applicazione della precedente equazione a tutte le n variabili nodali la prima iterazione è ter-
minata (k=1). La seconda iterazione si avvia sostituendo i valori iterati allo step 1 nella prima
equazioni e risolvenzo di nuovo per φi .
METODO DI GAUSS - SIEDEL
Un miglioramento del metodo di Jacobi è il metodo di Gauss-Siedel nel quale il valore delle va-
riabile "aggiornate" viene immediatamente sostituito nell’equazione non appena viene calcolato :

13
i−1 n
Bi X Aij k+1 X Aij k
φi k+1 = − φj − φj (35)
Aii Aii Aii
j=1 j=i+1

Si nota come il metodo di Gauss-Siedel è due volte più veloce del metodo di Jacobi. Una opzione
conveniente per valutare la convergenza è di vedere la differenza massima tra due iterazioni
successive :
φj k+1 − φj k La convergenza di una procedura iterativa può essere migliorata con la tecnica
delle iterazioni successive "overrelaxation" . La tecnica prevede l’estrapolazione di un valore
intermedio della variabile come media pesata tra le due iterazioni successive : φi k+1 = (1 −
λ)φi k + λφi k+1
dove λ è un fattore sperimentale .

11 Schema Simple
E’ un processo iterativo in cui il campo di pressione ipotizzato viene utilizzato per risolvere
le equazioni della quantità di moto.
GRIGLIE DI TIPO STAGGERED
Le componenti della velocità sono valutate sulle facce dei volumi di controllo , mentre le altre
variabili(P,T, turbolenza)sono memorizzate nel centroide del volume di controllo . La problema-
tica di questa griglia è l’adattamento a geometrie complesse.
GRIGLIE DI TIPO ALLOCATED
Tutte le variabili sono memorizzate nel centroide del volume di controllo.
SCHEMA SIMPLE
E’ essenzialmente una procedura di calcolo della pressione per tentativi.
STEP 1
Vengono risolte le equazioni del momento mediante un campo di pressione di primo tentativo p∗ .
Applicando i volumi finiti :

(
ap u up ∗ = anb unb ∗ − ∂p 0
P u
∂x ∆V + b
∗ (36)
ap v vp ∗ = avnb vnb ∗ − ∂p 0
P
∂y ∆V + b

dove up ∗ ed vp ∗ sono le componenti di velocità di primo tentativo ;


ed anb u e anb v sono dei coefficienti che tengono conto dei legami tra volumi adiacenti. STEP 2
definiamo p’ = p- p∗ come la differenza tra il valore esatto della pressione p e quella di primo
tentantivo p∗ . Similmente facciamo per la velocità :
u’= u - u∗
v’= v - v ∗
andando a sostituire :

X ∂(p − p∗ )
ap u (up − up ∗ ) = (unb − u∗nb ) − ∆V + b0 (37)
∂x
trascuro i termini (unb − u∗nb ) ed b0 e divido tutto per ap u , ed ottengo :
P

∂(p − p∗ ) ∆V
(up − up ∗ ) = − (38)
∂x ap u
0 0
Conoscendo p−p∗ = p0 ed ∆V ∗ ∂p ∗ ∂p
ap u = D allora : up = up − ∂x D Stessa cosa per v : vp = vp − ∂y D
u u v

Rimuovendo il pedice p alle equazioni le applichiamo ad ogni punto della griglia ; se differenziamo

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le seguenti equazioni :
0
(
u = u∗ − ∂p
∂x D
u
0 (39)
v = v ∗ − ∂p
∂y D
v

si ottiene :

∂ ∂p0 ∂ ∂p0 ∂u∗ ∂v ∗


(Du )+ (Dv )=( + ) (40)
∂x ∂x ∂y ∂y ∂x ∂y
STEP 3
Noto il campo di correzione della pressione , le equazioni di velocità e pressione vengono corrette.
Se il calcolo è relativo ad un flusso laminare, la procedura andrà a convergenza. Mano mano che
tale termine diminusice p’ va a zero e p tende a p∗ ,mentre v ed u tendono a v ∗ ed u∗ .
STEP 4
Se il flusso è turbolento o se si considerano le equazioni di energia e di trasporto, allora le
equazioni devono essere risolte prima di arrivare a convergenza.

12 Analisi della Soluzione- Solution Analysis


CONSISTENZA
La consistenza è la proprietà per il quale le equazioni algebriche discretizzate possano essere "re-
cuperate" riportandole a quelle originali mediante espansione in serie di Taylor.L’approssimazione
deve diminuire al diminuire delle quantità finite introdotte con la discretizzazione .Un metodo
numerico si dice consistente se l’errore di troncamento tende a zero quando il time step ∆t te,
e la spaziatura della griglia ∆x, ∆y, ∆z tende a zero. Tale errore in genere è proporzionale alla
potenza n-esima delle quantità finite. Se il termine più importante è proporzionale a (∆t)n o
(∆x)n il metodo numerico risulta approssimato al n-esimo ordine. Quindi :
uE − uW vN − vS uE − uW vN − vS
+ =0→ + + [O(∆x2 , ∆y 2 )] = 0 (41)
2∆x 2∆y 2∆x 2∆y
con [O(∆x2 , ∆y 2 )] errore di trocamento . Dimezzando la dimensione della griglia l’errore dimi-
nuisce di un fattore 4 .
∂φ ∂2φ
−α 2 =0 (42)
∂t ∂x
Equazione differenaziata con il metodo di Dufort-Frankel:

∂φ ∂2φ ∆t ∂ 2 φ
[ − α 2 + α( ]i + [O(∆t2 , ∆x2 )]i ) = 0 (43)
∂t ∂x ∆x ∂t2
E’ stato dimostrato che lo schema risulta consistente se ∆x/∆x tende a 0 con la stessa velocità
di ∆x, ∆t . Inoltre perchè lo schema sia accurato ∆t << ∆x. Risulta quindi necessaria una
condizione su ∆t per questo schema affinchè esso sia consistente.
STABILITA’
La stabilità riguarda l’aumento o la riduzione dell’entità dell’errore introdotto a ogni fase della
procedura computazionale . L’errore al quale ci si riferisce è quello di arrotondamentoe e quello
dovuto alle stime incorrette dei valori inziali . Un metodo è ritenuto stabile se l’errore non viene
amplificato durante la procedura di calcolo e se la soluzione non diverge.La maggior parte dei
software CFD usano procedure implicite per assicurare la stabilità.
CONVERGENZA
La convergenza di un processo numerico è la condizione per cui la soluzione del sistema di equa-
zioni algebriche raggiunge la soluzione delle equazioni differenziali sotto le stesse condizioni al

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contorno e iniziali. Nell’ambito dei metodi iterativi ci sono 3 condizioni da rispettare per garan-
tire la convergenza :
1. le equazioni discretizzate sono ritenute a convergenza quando esse raggiungono una specifica
tolleranza in ogni nodo della griglia;
2. la soluzione numerica non cambia con iterazioni aggiuntive;
3. i bilanci globali di massa, energia e quantità di moto sono rispettati;
Durante la procedura numerica gli squilibri derivanti dai bilanci vengono monitorati e rappre-
sentano i residui, questi devono continuameente diminuire durante la procedura iterativa per
ottenere la convergenza. Se gli squilibri aumentano, aumentano i residui e la soluzione diventa
instabie (divergente). All’inizio di una procedura iterativa tale uguaglianza non è rispettata e
viene introdotto il concetto di residuo Rp :
X
Rp = (anb φnb + bp ) (44)

Rp rappresenta i residui valutati al nodo P per un singolo volume di controllo. Il monitoraggio


viene invece effettuato sui residui globali :

R = sumgridpoints |Rp | (45)

la convergenza si ottiene quando si ha :


X
R <=  or |Rp | <=  (46)
gridpoints

Nell’equazione 46  è definita come la tolleranza della convergeza; più questa è piccola , maggiori
saranno il numero di iterazioni necessarie per ottenere la convergenza. In CFD le instabilità
numeriche possono nascere durante la procedura di calcolo per diversi motivi:

• mesh rada

• condizioni al controno sbagliate

• errata scelta dei modelli matematici

Ci sono vari step correttivi per promuovere la convergenza come : infittimento della griglia, or-
dine di approssimazione inferiore e l’uso dell’under relaxation(limita la variazione delle specifiche
proprietà durante la procedura iterativa) per risolvere stime sbagliate dei valori iniziali .Nello
schema simple un valore di α tipicamente impiegato per promuovere la convergenza è di 0,3.
ACCURATEZZA
La soluzione ottenuta dalla CFD è sempre approssimata , l’accuratezza della soluzione è quindi
un aspetto molto importante in tale disciplina. L’errore introdotto dalla discretizzazione è una
misura dell’accuratezza della soluzione. Un metodo per valutare l’accuratezza consiste nel con-
frontare la soluzione numerica con la soluzione esatta del flusso, laddove questa sia nota. Un
metodo alternativo consiste nell’ottenere una soluzione su griglie via via più infittite. Una volta
valutata l’accuratezza di un sistema numerico , il problema successivo è di come migliorlarla: :
usare ordini di approssimazione superiori e griglie più infittite. Alcuni fonti di errore sono :
- errori di discretizzazione : errore dovuto alla differenza tra la soluzione esatta delle equazioni
differenziali e la soluzione delle equazioni discretizzate ;
- errori di arrotondamento : dovuto alle cifre significative ( di default del computer è 7) ;
- errori di iterazione o convergenza : nascono dalla differenza tra soluzione numerica a conver-
genza e la soluzione che non ha raggiunto convergenza ;
- errori di modellazione fisica : fenomeno non completamente compreso, modello semplificato,

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dati sperimentali incompleti ;
- errori umani : errori di programmazione dovuti alla scrittura del codice ed errori di utilizzo
della tecnica ;
Si definisce errore : carenza di informazione individuabile che non è dovuta a mancanza di co-
noscenza;
Si definisce incertezza : potenziale carenza di informazione dovuta ad una mancata conoscenza ;
EFFICIENZA
L’efficienza di un metodo numerico può essere migliorata con :
1- metodi multigriglia (trasferiscono l’informazione tra griglie con divere risoluzioni- nel tipo V
l’informazione viene trasferita dalla griglia più fitta a quella più rada e viceversa);
2- calcolo parallelo : l’idea di base è la divisione del dominio di calcolo in tanti sottodomini e
l’assegnazione del calcolo per ogni sottodominio ad un singolo processore.

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