Sei sulla pagina 1di 10

Trasporto di materia convettivo

1. Trasporto di materia convettivo. Coefficiente di scambio di materia convettivo


Si intende per trasporto convettivo di materia il meccanismo di scambio di materia che avviene in
un fluido in movimento. Per chiarire il concetto riferiamoci, come esempio, al caso in cui un fluido,
contenente una specie chimica alla concentrazione c si muove intorno ad un oggetto sommerso con
velocit v , come la sfera di figura 1, alla cui superficie il fluido si trova Alla una concentrazione cs.
Se ad esempio c >cs, si avr un trasporto della specie chimica dal fluido alla sfera.

Figura 1
In condizioni quiescenti il trasporto di materia di tipo puramente diffusivo, mentre se il fluido in
movimento va tenuto in conto il trasporto di materia per convezione. In questultimo caso fluido a
concentrazione maggiore viene continuamente a contatto con quello alla superficie della sfera a
concentrazione inferiore, cede una certa quantit di specie chimica alla sfera e si allontana dalla
stessa permettendo a fluido fresco di trasportare altra materia. La presenza di un flusso determina
sempre un incremento dello scambio di materia rispetto alle condizioni quiescenti.
In questa sede si proceder in maniera del tutto analoga a quanto fatto per il flusso di calore. Verr
definito un coefficiente di scambio di materia convettivo e verranno riportate le correlazioni per le
principali geometrie, in particolare il moto intorno ad un oggetto sommerso (sfera o cilindro), e il
moto tangenziale ad una lastra piana (vedi Fig.2).

Figura 2
Ritornando allesempio del moto intorno alla sfera, supponiamo di poter determinare analiticamente
il campo di concentrazione c(x,y,z) intorno alla sfera in condizioni stazionarie, risolvendo le
equazioni di campo. Dalla conoscenza del campo di concentrazione possibile determinare il flusso
di materia scambiato in ogni punto tra la sfera e il fluido:

n = D

dc
dr R

(1.1)

dove D la diffusivit della specie chimica nel fluido. Noto il flusso di materia in ogni punto del
fluido allinterfaccia con la sfera possibile poi calcolare lintera portata molare scambiata tra
fluido e sfera. In analogia al trasporto convettivo di calore il flusso di materia viene scritto come:

n = K C ( c cs )

(1.2)

La quantit KC, che ha le dimensioni di una lunghezza diviso un tempo, viene detta coefficiente di
scambio di materia convettivo. La (1.2) non deriva da alcuna trattazione matematica del
problema; essa soltanto una definizione del coefficiente di scambio di materia convettivo come
quella quantit che, moltiplicata per la differenza di concentrazione caratteristica ( c cs ) , fornisce
il flusso di materia scambiato.
Ci si pu chiedere a questo punto a quali parametri sia legato il coefficiente KC. Nella lista possiamo
includere:
L
L
t ; D t ;


M
; D L ; v
Lt
KC

M
L3

L
t

(1.3)

In parentesi quadra nella (1.3) sono riportate le dimensioni fondamentali delle grandezze in gioco:
M per massa, L per lunghezza, t per tempo.
Il teorema di Buckingham ci informa che, con 6 parametri e 3 dimensioni fondamentali possibile
formare 3 gruppi adimensionali indipendenti. La nostra scelta cade su:

v D

K D
Sh = C
D
1

Sc =
=
D D
Re =

(1.4)

Il primo gruppo adimensionale il ben noto numero di Reynolds, il secondo il numero di


Sherwood, il terzo il numero di Schmidt.
Il numero di Sherwood pu essere riscritto come:

Sh =

K C c
D
c
D

(1.5)

Esso quindi il rapporto tra il flusso di materia convettivo e quello che si avrebbe in condizioni
quiescenti, cio il flusso di materia puramente diffusivo. Sh quindi rappresenta una sorta di fattore
di esaltazione del trasporto di materia dovuto alla convezione. Siccome il trasporto convettivo
determina sempre un aumento del flusso di materia rispetto al caso diffusivo si ha Sh>1. Si noti la
totale analogia tra il numero di Sherwood per il trasporto di materia e il numero di Nusselt per il
trasporto di calore.
Il numero di Schmidt contiene solo parametri fisici del fluido, in particolare viscosit, densit,
diffusivit. Lultima eguaglianza della (1.4) lo esprime in termini di rapporto tra la diffusivit di
quantit di moto e la diffusivit di materia. Anche in questo caso in totale analogia al numero di
Prandtl per il trasporto del calore, il numero di Schmidt misura quindi il rapporto tra la velocit di
trasporto diffusiva della quantit di moto rispetto a quella di materia.
Sulla base del teorema di Buckingham possibili prevedere che il numero di Sherwood (che
contiene il coefficiente di scambio di materia convettivo) sia una funzione di Re e Sc:

Sh = Sh ( Re,Sc )

(1.6)

Disponendo quindi di correlazioni (grafiche o numeriche) che esprimano in maniera quantitativa la


(1.6) possibile determinare il coefficiente di scambio dii materia convettivo in funzione delle
grandezze caratteristiche del problema. Le considerazioni fatte per la sfera valgono anche, con le
dovute differenze a particolarit, anche per le altre tipologia di flusso.
2. Correlazioni per il coefficiente di trasporto di materia convettivo
Per quanto detto fino ad ora appare in maniera chiara la totale analogia tra il trasporto di calore e
quello di materia anche nel caso in cui il meccanismo sia di tipo convettivo. In particolare l'analogia
totale quando, rimanendo in tutti e due casi il numero di Reynolds, si sostituisca al numero di
Nusselt il numero di Sherwood e al numero di Prandtl il numero di Schmidt. Ci vuol dire che tutte
le correlazioni che valgono per il trasporto di calore possono ritenersi valide, con tali sostituzioni,
anche per il trasporto convettivo di materia.
Le correlazioni per moto intorno ad oggetti (cilindro, sfera, lastra) sono sia grafiche che numeriche
e richiedono comunque il calcolo delle propriet del fluido. Queste vanno sempre calcolate alla
cosiddetta concentrazione di film, media aritmetica tra la concentrazione del fluido lontano dal
corpo, c e quella del fluido sulla superficie delloggetto, cs :

cf =

c + cs
2

(2.1)

La Fig.3 che mostra la correlazione grafica per il numero di Nusselt intorno ad una sfera pu essere
ancora usata per il trasporto di materia sostituendo al numero di Nusselt in ordinata il numero di
Sherwood e al numero di Prandtl in ascissa il numero di Schmidt.
La corrispondente correlazione numerica ovviamente:
1

Sh = 2 + 0.6Re 2 Sc 3

(2.2)

Figura 3
Per moto intorno ad un cilindro di lunghezza L molto maggiore del diametro D, si pu ancora la
relazione analitica:

Sh = Sc0.3 0.35 + 0.56Re0.52

(2.3)

Per moto tangenziale rispetto ad una lastra piana necessario come al solito distinguere tra le due
situazioni di moto laminare e moto turbolento.
Nel caso di moto laminare (tipicamente Re<105), si usi la seguente relazione:
Sh=0.664ReL1/2Sc1/3

(2.4)

per il moto turbolento (Re>105) e


Sh=0.037Sc1/3(ReL0.8 - 4300)

(2.5)

in regime turbolento (Re>105). La (2.5) tiene conto del fatto che, in regime turbolento, la prima
parte della lastra interessata comunque da moto laminare, dove vale la correlazione
Errore. L'origine riferimento non stata trovata.. Nelle (2.4) e (2.5) il numero di Reynolds
riferito questa volta alla lunghezza dellintera lastra:

ReL =

v L

3. Le condizioni di trasporto all'interfaccia e il numero di Biot di materia

(2.6)

Come gi detto in altre occasioni, nel trasporto di calore, sia conduttivo che convettivo, le
condizioni che regolano tale trasporto all'interfaccia tra due fasi sono:
uguaglianza delle temperature
uguaglianza dei flussi
Nel caso del trasporto di materia, la seconda condizione continua a valere. L'analoga delle prima,
tuttavia, non l'uguaglianza delle concentrazioni ma l'uguaglianza dei potenziali chimici della
specie chimica tra le due fasi. Per chiarire meglio il concetto consideriamo alcuni esempi.
Il primo esempio quello del catalizzatore poroso. Supponiamo che una catalizzatore, poroso, per
esempio di forma sferica, si trovi immerso in un fluido che investe il catalizzatore con una certa
velocit. Sia c la concentrazione della specie reagente A lontano dal fluido. All'interno del
catalizzatore avviene una reazione chimica con cinetica del primo ordine in A. Il nostro obiettivo
di calcolare la portata molare di prodotto generata nel catalizzatore.
Per risolvere il problema possiamo sempre scrivere un bilancio di materia sul catalizzatore,
esprimendo il fatto che il numero di moli di A reagite nel catalizzatore pari a quello che arriva per
convezione sulla superficie del catalizzatore stesso:

D3
kc s ( ) = D 2 K C ( c c s )
6

(3.1)

Nella (3.1) D il diametro del catalizzatore, k la costante cinetica dell'equazione, il fattore di


efficienza del catalizzatore (funzione del modulo di Thiele =

k D
, con Deff diffusivit
Deff 6

effettiva nel catalizzatore, KC il coefficiente di scambio termico convettivo, cs la concentrazione


sulla superficie del catalizzatore.

Nella (3.1) l'unica incognita la concentrazione sulla superficie del catalizzatore. In questo caso
tale concentrazione la stessa sui due lati dell'interfaccia, in quanto all'interno dei pori del
catalizzatore vi la stessa fase fluida che si trova all'esterno del catalizzatore stesso. La (3.1)
fornisce:

cs = c

1
D
1+
k ( )
6K C

(3.2)

La (3.2) mostra che la concentrazione alla superficie del catalizzatore ovviamente inferiore a
quella del fluido lontano dal catalizzatore stesso. La portata molare reagita pu a questo punto
essere calcolata dal primo o dal secondo membro della (3.1), ad esempio come:

N=

D3
k ( ) c
6

1
D
1+
k ( )
6K C

(3.3)

Come nel caso del trasporto convettivo di calore, utile valutare un numero di Biot di materia. In
analogia al caso del trasporto di calore, il numero di Biot di materia pu essere definito come:

Bim =

cI
cE

(3.4)

Nel caso particolare qui considerato, il numeratore l'ordine di grandezza del salto di
concentrazione all'interno del catalizzatore, mentre il denominatore l'ordine di grandezza del salto
di concentrazione all'esterno del catalizzatore. Sempre in analogia al trasporto di calore possiamo
imporre l'eguaglianza tra il flusso convettivo nella fase fluida esterna e quello all'interno del
catalizzatore. Sempre in termini di ordini di grandezza si ha:

K C cE

Deff

cI

(3.5)

cI K C D

cE Deff

(3.6)

da cui:
Bim =

Sulla base della (3.6) possiamo allora affermare che:


Se Bim 1 , il salto di concentrazione all'interno del catalizzatore trascurabile rispetto a quello

all'esterno. Ci significa che la concentrazione sulla superficie del catalizzatore piccola


rispetto a quella nel seno del fluido, e che quindi la conversione di reagente sar controllata
dallo scambio di materia convettivo esterno. La conversione all'interno del reattore sar quindi
relativamente bassa.
Se Bim 1 , il salto di concentrazione esterno trascurabile rispetto a quello interno. Ci
significa che la concentrazione sulla superficie del catalizzatore praticamente uguale a quella
nel seno del fluido:
cs c

(3.7)

Di conseguenza, l'espressione per la portata molare reagita (3.3) viene immediatamente semplificata
a:

D3
N=
kc ( )
6

(3.8)

Il trasporto di materia convettivo tra un fluido e un catalizzatore poroso trova numerose


applicazioni in reattoristica. Supponiamo ad esempio di gestire la stessa reazione chimica

dell'esempio precedente in un CSTR il cui volume V occupato da una frazione (1-) di particelle
di catalizzatore. Sia Q la portata volumetrica e c0 la concentrazione di reagente in ingresso. Il
bilancio di materia sulla specie chimica fornisce:

Qc0 Qc (1 )Vkcs = 0

(3.9)

In questo caso c la concentrazione di reagente nel seno del fluido che, per definizione di CSTR,
anche pari alla concentrazione di uscita; cs invece la concentrazione sulla superficie del

catalizzatore, diversa da c proprio a causa del trasporto convettivo di materia dal seno della fase
fluida alla superficie del catalizzatore. La (3.9) dunque una equazione con due incognite, c e cs.
Ma anche in questo vale un bilancio per il reagente sul catalizzatore equivalente alla (3.1):

D3
kc s ( ) = D 2 K C ( c c s )
6

(3.10)

Il sistema formato dalle due equazioni algebriche di I grado (3.9) e (3.10) permette di risolvere
il problema e di calcolare il grado di conversione nel reattore.
Considerazioni analoghe si applicano al caso di un PFR catalitico. Questa volta il bilancio
differenziale lungo z viene scritto come:

Qc z Qc z+dz (1 ) Sdzkcs = 0

(3.11)

Dividendo per Sdz e portando al limite si ottiene:

dc
+ (1 ) kcs = 0
dz

(3.12)

Anche in questo caso vale la (3.10) per il catalizzatore. Ricavando da quest'ultima il valore di
cs e sostituendo nella (3.12) si ottiene una equazione differenziale del primo ordine nella sola
incognita c che pu essere risolta per dare il profilo di concentrazione, la concentrazione
all'uscita e quindi il grado di conversione. Ovviamente, anche in questo caso la stima del
numero di Biot di materia permette di pervenire a versioni pi semplici del problema.
Nei casi appena visti, come si detto, la concentrazione all'interfaccia tra le due fasi la
stessa in quanto in realt le fasi non sono diverse. Consideriamo invece il caso in cui le due
fasi sono effettivamente di natura diversa. In Figura 5 schematizzato un reattore bifasico: Il
reagente viene alimentato nella parte superiore del reattore, di volume VG, dove presente
una fase gas, attraverso la portata G alla concentrazione cG0. In tale fase avviene la reazione
irreversibile del I ordine. Nella zona sottostante del reattore, di volume VL, presente una fase
liquida nella quale il reagente pu essere assorbito e non avviene reazione chimica. La fase
liquida alimentata da una portata L e la concentrazione di reagente in ingresso in questa
fase ovviamente nulla. Le due fasi sono separate da una interfaccia di area S. Questo tipo di
reattore/separatore utilizzato quando si voglia rimuovere il reagente in eccesso da una fase
gas, in modo da ottenere che all'uscita del reattore tale fase sia il pi pura possibile nel
prodotto. Infatti, il reagente viene almeno in parte assorbito dalla fase liquida

Figura 5

Nel reattore si assume perfetta miscelazione in entrambe le fasi. Tuttavia, in prossimit


dell'interfaccia vi sar certamente un gradiente di concentrazione che determina il flusso di
reagente dalla fase gas a quella liquida.
La situazione di Figura 5 ricade in quei casi nei quali la concentrazione di specie chimica
all'interfaccia di una delle fasi diversa da quella dell'altra fase. Infatti, quando una fase
liquida e una fase gas sono a contatto, l'equilibrio termodinamico dettato dall'eguaglianza
dei potenziali chimici, e non delle concentrazioni. Senza entrare in dettagli (che sono di
pertinenza della termodinamica), si pu in generale affermare che l'equilibrio all'interfaccia
sancito dalla seguente eguaglianza:

cGI = cLI

(3.13)

Nella (3.13) le concentrazioni sono ovviamente misurate nelle stesse unit di misura, ma cGI
si riferisce alle moli di reagente per unit di volume di gas mentre cLI alle moli per unit di

volume di liquido. chiaro quindi che cGI cLI e di questo tiene appunto conto il coefficiente ,
cio il coefficiente di partizione. in generale una variabile, che pu dipendere, oltre che da
temperatura e pressione, dalle stesse concentrazioni. In questo contesto, tuttavia, lo considereremo
in prima approssimazione una costante.
Ci detto, impostiamo il problema scrivendo i bilanci di materia per la specie chimica reagente nelle
due fasi gas e liquida:

GcG0 GcG kVG cG K CG S cG cGI = 0

(3.14)

(3.15)

LcL + K CL S cLI cL = 0

Nella (3.14) sono presenti i termini di ingresso ed uscita dovuti alle portate entranti ed
uscenti, il termine di generazione e il termine di trasporto di materia convettivo dalla fase gas
all'interfaccia. Nella (3.15), invece, il termine di ingresso zero in quanto la concentrazione di
reagente entrante nella fase liquida nulla, ed il secondo termine il termine di trasporto di
materia convettivo dall'interfaccia alla fase liquida. Si noti che compaiono due coefficienti di
trasporto convettivo, uno per la fase gas e uno per la fase liquida, che saranno ovviamente
diversi.
Le due equazioni (3.14) e (3.15) contengono quattro incognite: le due concentrazioni della fase
gas e della fase liquida presenti nelle due parti del reattore e quindi all'uscita, cG e cL ; e le
due concentrazioni di interfaccia, cGI e cLI . Il problema viene chiuso scrivendo proprio le
condizioni di interfaccia, cio l'uguaglianza tra i flussi:

K CL cLI cL = K CG cG cGI

(3.16)

e la condizione di equilibrio, espressa dalla (3.13). Il sistema di quattro equazioni algebriche di


primo grado (3.13)-(3.16) permette di risolvere il problema una volta che siano noti (o calcolati
da correlazioni) i coefficienti di scambio di materia per le due fasi.
Anche nel caso appena visto la stima del numero di Biot di materia pu essere utile ai fini di
una semplificazione del problema. In questo caso, tuttavia, i salti di concentrazione nelle due
fasi non sono direttamente confrontabili, in quanto essi non rappresentano l'effettiva forza

spingente al trasporto di materia. L'effettivo confronto pu avvenire solo "traducendo" il salto


di concentrazione in una fase un salto equivalente ma calcolato con le concentrazioni dell'altra
fase. Per fare ci, moltiplichiamo entrambi i membri della (3.16) per il coefficiente di
partizione:

K CL cLI cL = K CG cG cGI

(3.17)

Nella (3.17) i due termini in parentesi, in base alla (3.13) hanno adesso il significato di
concentrazioni in fase gas. La prima proprio la concentrazione in fase gas all'interfaccia
(quella che fa equilibrio con la corrispondente concentrazione della fase liquida). La seconda
una concentrazione in fase gas "virtuale". In base alla (3.13), infatti, il prodotto cL
rappresenta la concentrazione di un gas che farebbe equilibrio ad un liquido di concentrazione
cL. adesso possibile scrivere la (3.17) in termini di sole differenze di concentrazioni in fase
gas:

K CL cGI cL = K CG cG cGI

(3.18)

e quindi determinare il numero di Biot di materia come:


BiM =

cG cGI
K CL
=
cGI cL K CG

(3.19)

A questo punto possibile individuare i soliti tre casi:


K CL
1 la quantit a denominatore molto maggiore di quella a numeratore. Ci
K CG
significa che la resistenza al trasporto di materia concentrata nella fase liquida. Di conseguenza, si
pu porre cG cGI e le equazioni di bilancio del sistema possono essere cos semplificate:

Se BiM =

GcG0 GcG kVG cG K CL S G cL = 0

(3.20)

LcL + K CL S G cL = 0

(3.21)

Le (3.20)-(3.21) son un sistema di due equazioni nelle due incognite principali, cG e cL. Una

K CL
soluzione analoga si ottiene quando BiM =
1 . In questo caso la resistenza al trasporto di
K CG

materia concentrata nella fase gas, quindi cL cLI . In questo caso il sistema di equazioni diventa:

GcG0 GcG kVG cG K CG S ( cG cL ) = 0

(3.22)

LcL + K CG S ( cG cL ) = 0

(3.23)

Va comunque osservato che le considerazioni qui fatte valgono solo se il coefficiente di partizione
costante. Nel caso in cui dipendesse dalla concentrazione la situazione diventa pi
complessa dal punto di vista calcolativo ma concettualmente analoga.

10

Potrebbero piacerti anche