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UNIVERSITÀ DI FIRENZE

Scuola di Ingegneria

Introduzione alla fluidodinamica


➢ I fluidi riguardano praticamente ogni aspetto della nostra vita svolgendo in essa un ruolo fonda-
mentale

• Il corpo umano e’ costituito dal 95% di acqua


• La superficie della terra e’ per i 2/3 coperta da acqua
• L’atmosfera si estende per 17 km sopra la superficie terrestre
➢ La fluidodinamica riguarda praticamente tutti gli eventi quotidiani
• Meteorologia
• Trasporti: automobili, treni, navi, aerei, etc...
• Ambiente: diffusione delle emissioni inquinanti, etc...
• Sport: sport acquatici, sport automobilistici, ciclismo, nuoto, etc..
• Fisiologia e medicina: stenosi delle vene, cuori artificiali, by-pass, etc...

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Introduzione alla fluidodinamica


Ingegneria dei fluidi

➢ Gli ingegneri dispongono di diversi strumenti per affrontare i problemi fluidodina-


mica

• Fluidodinamica di base
• Fluidodinamica sperimentale
• Fluidodinamica computazione
Questo corso, limitato alla fluidodinamica di base, fornisce i primi fondamenti
della materia

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Introduzione alla fluidodinamica


Fluidodinamica di base

➢ E’ la teoria della formulazione e risoluzione matematica di un problema fluidodina-


mico

• Costituisce il bagaglio di conoscenze di base necessario per l’utilizzo di approcci


pi’ avanzati e per l’interpretazione dei risultati ottenuti con essi
• Puo’ usare un approccio globale (volumi di controllo) o locale (formulazione
differenziale)
• E’ possibile determinare delle soluzioni esatte solo per geometrie e condizioni al
contorno semplici
• Per applicazioni di interesse pratico si usano spesso soluzioni approssimate

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Introduzione alla fluidodinamica


Fluidodinamica sperimentale

➢ Uso di metodologie e procedimenti di misura per lo studio di problemi fluidodina-


mica, allo scopo di:

• capire e studiare un fenomeno o processo


• validare una teoria
• testare la performance di un prodotto

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Introduzione alla fluidodinamica


Fluidodinamica computazionale (CFD)

➢ uso di metodi computazionali, che comprendono modelli matematici e fisici e


metodi numerici per la risoluzione di problemi di ingegneria dei fluidi allo scopo
di:

• servire di supporto alla fase progettuale di un prodotto


• evitare l’approccio build and test (costruire il prototipo, poi validarlo sperimental-
mente), MOLTO COSTOSO!!!
• effettuare simulazioni in scala 1:1
• effettuare analisi di dettaglio fine su una determinata configurazione

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Introduzione alla fluidodinamica


Fluidodinamica per lo studio delle macchine

➢ enfasi su tematiche e metodologie importanti per lo studio delle macchine a fluido


➢ aerodinamica (idrodinamica); studio delle forze scambiate fra fluidi e solidi
➢ processi di scambio di quantita’ di moto ed energia

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Sistemi continui

! Sistema continuo: Regione dello spazio al- ! Il reciproco della densita’ e’ detto volume
l’interno del quale le proprieta’ fisiche variano specifico: v = 1/ρ
con continuita’ da punto a punto:

δm
φ = φ(t, x, y, z) (1)

! Sistema continuo materiale: Continuo a cui


δV
e’ associata una massa, distribuita anch’essa
con continuita’ nello spazio del sistema. Si
puo’ pertanto definire una funzione densita’,
avente le dimensioni di una massa per unita’
di volume [M L− 3]:
δm
ρ = lim , ρ = ρ(t, x, y, z) (2)
δV →0 δV

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Forze agenti sui sistemi continui

! Forze di volume: Distribuite con continuita’ ! Noti i campi di forza di volume e di superficie,
nel volume V occupato dal sistema: per le risultanti si ha:
! !
B= bdV , F = f dA (6)
δB
dB = bdV , b = lim (3) V A
δV →0 δV
! b: campo di forza di volume
V
! Per unita’ di massa:
δB
dB = gdm , g = lim (4)
δm→0 δm
! risulta evidentemente: b = ρg δB

! Forze di superficie applicate alla frontiera


A
δA
A ≡ ∂V del sistema
δF
dF = f dA , f = lim (5) δF
δA→0 δA

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Sforzi nei sistemi continui

! Consideriamo un sistema continuo C sogget- ! σ e τ sono dette rispettivamente tensione


to a forze esterne e una sua parte C ∗ . Le normale e tangenziale nel punto P riferite
forze agenti su C ∗ sono le forze di volume e all’elemento di area δAn
le forze che la restante parte di C trasmette
a C ∗ attraverso la sua superficie di contorno.
Vogliamo caratterizzare quest’ultime.

! Risultante delle forze sul generico elemento di


area δAn centrato in in un generico punto P :

δF = δFn n + δFt t (7)

! Ammetteremo che esistano e siano finiti i limiti:

δFn δFt
σ = lim , τ = lim (8)
δAn →0 δAn δAn →0 δAn

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Sforzi nei sistemi continui

! Fissato un sistema di riferimento cartesiano ! Analoghe espressioni per gli sforzi normali e
O(x, y, z), consideriamo un elemento di area tangenziali relativi agli assi y e z
normale all’asse x, δAx :

δFxx
σxx = lim (9)
δAx →0 δAx

δFxy
τxy = lim (10)
δAx →0 δAx

δFxz
τxz = lim (11)
δAx →0 δAx

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Sforzi nei sistemi continui


! Teorema di Cauchy: Le componenti dello sforzo relativo ad una giacitura di normale n (nj , j =
x, y, z ) rispetto ad un prefissato sistema di riferimento possono essere espresse come:

τni = τij nj , i, j = x, y, z (12)

(notazione contratta, es. τnx = σxx nx + τxy ny + τxz nz )


! Lo stato di sforzo in un punto risulta quindi univocamente determinato una volta note le 9 compo-
nenti τij rispetto al riferimento scelto

! Esse rappresentano le componenti di un tensore doppio del secondo ordine detto tensore degli
sforzi:
 
σxx τxy τxz
 
τij =  τyx σyy τyz 

 (13)

τzx τzy σzz


! Il tensore degli sforzi e’ simmetrico: τxy = τyx , τyz = τzy , τzx = τxz
! Tale risultato riduce a 6 le componenti distinte del tensore degli sforzi

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Risultante delle forze su un elemento di volume


! Elemento di volume della forma di un parellelepipedo elementare con lati paralleli agli assi centrato in
un generico punto P (x, y, z): dV = dxdydz

! Risultante delle forze di volume:

dB = bdV = bdxdydz = ρgdxdydz (14)

! Le forze di superficie sono quelle associate agli sforzi agenti sulle facce laterali (dAx = dydz , dAy =
dxdz , dAz = dydz )

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Risultante delle forze su un elemento di volume

In direzione x:

( ) ( )
∂σxx dx ∂σxx dx
dFx = σxx + dAx − σxx − dAx + (15)
∂x 2 ∂x 2
( ) ( )
∂τyx dy ∂τyx dy
+ τyx + dAy − τyx − dAy + (16)
∂y 2 ∂x 2
( ) ( )
∂τzx dz ∂τxx dz
+ τzx + dAz − τzx − dAz (17)
∂z 2 ∂z 2

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Risultante delle forze su un elemento di volume


! Analogamente nelle direzioni degli altri due assi
! In definitiva:

( )
∂σxx ∂τyx ∂τzx
dFx = + + dxdydz (18)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τxy ∂σyy ∂τzy
dFy = + + dxdydz (19)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τzx ∂τzy ∂σzz
dFz = + + dxdydz (20)
∂x ∂y ∂z
! Per la risultante dR = dB + dF si ha:
( )
∂σxx ∂τyx ∂τzx
dRx = ρgx + + + dxdydz (21)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τxy ∂σyy ∂τzy
dRy = ρgy + + + dxdydz (22)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τzx ∂τzy ∂σzz
dRz = ρgz + + + dxdydz (23)
∂x ∂y ∂z

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Risultante delle forze su un elemento di volume

! Allo stesso risultato si puo’ arrivare in modo integrale di volume:


piu’ rigoroso, ma ingegneristicamente meno ∂τij
! ! !
τij nj dA = dV = ∇τ dV
espressivo, attraverso l’uso del teorema della A∗ V ∗ ∂xj V ∗
(25)
divergenza
∂τij
essendo: ∇τ = divτ = ∂xj
la divergenza del
! Consideriamo all’interno del volume V occu-
tensore degli sforzi
pato dal sistema, un sottovolume V ∗

! La risultante delle forze associate alle tensioni V


δF
che il resto del sistema esercita su V ∗ attra-
n
verso la sua superficie di contorno A∗ e’ data,
V*
in componenti, da: A*

A
!
Fi = τij nj dA (24)
A∗
! La risultante su V ∗ , in componenti, risulta:
! ( )
! Per il teorema della divergenza e’ possibile ∂τij
Ri = Bi +Fi = ρgi + dV (26)
trasformare tale integrale di superficie in un V ∗ ∂x j

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Definizione di fluido
! Si dice fluido un continuo materiale che in condizioni di equilibrio presenta soltanto sforzi normali
aventi carattere di compressione

! Tale definizione e’ del tutto equivalente alla seguente: si dice fluido un continuo materiale che si
deforma con continuita’ sotto l’azione di sforzi tangenziali

! La definizione data comporta che in ogni punto di un fluido in equilibrio il tensore degli sforzi e’
diagonale.

! In piu’ gli sforzi normali sotto tutti uguali fra loro (principio di Pascal) e pertanto il tensore degli
sforzi puo’ essere scritto come:

τij = −pδij , i, j = {x, y, z} (27)

oppure, in forma matriciale come:


τ = −pI (28)

con p scalare positivo. δij e’ il cosiddetto tensore di Kronecker, corrispondente alla matrice identita’ I

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Definizione di fluido
! Infatti, dalla definizione si deduce che lo sforzo relativo ad una generica giacitura di normale nj
puo’ essere scritto come:

τnj = −pnj , i, j = {x, y, z} (29)

con p scalare positivo.

! D’altra parte dal teorema di Cauchy:


τnj = σjj nj , i, j = {x, y, z} (30)

da cui: σjj = −p
! Lo scalare positivo p e’ detto pressione ed ha le dimensioni di uno sforzo, ovvero forza per unita’
di superfice:

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Concetto di fluido - differenze fra fluidi e solidi


Solidi

! Possono rimanere in equilibrio sotto


l’azione di sforzi tangenziali.

! Subiscono deformazioni statiche


! Se le forze non sono troppo intense,
la configurazione varia solo marginal-
mente rispetto a quella non sollecitata
(piccoli spostamenti e deformazioni).

! Per esempio in un solido soggetto al-


la sola forza peso, l’elemento in figu-
ra risulta equilibrato sotto l’azione degli
sforzi normali σ e tangenziali τ

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Concetto di fluido - differenze fra fluidi e solidi


Fluidi

cia superiore. Il fluido per risultare in equilibrio


necessita’ delle pareti laterali del recipiente che
esercitano i necessari sforzi di compressione
orizzontali eliminando quelli di taglio.

! Un fluido in equilibrio assume la forma del re-


cipiente che lo contiene (definizione elementare
di fluido)

! Sperimentalmente si osserva che ad uno sfor-


zo di taglio costante corrisponde una veloci-
ta’ di deformazione (deformazione nell’unita’ di
! Si deformano con continuita’ e indefinitamente
tempo) costante.
sotto l’azione di sforzi tangenziali anche piccoli.

! In un fluido soggetto alla sola forza peso l’ele- ! Le relazioni sforzo-velocita’ di deformazione so-
mento in figura non risulterebbe in equilibrio per no fondamentali per la caratterizzazione dei

l’insorgere di uno sforzo tangenziale sulla fac- fluidi

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Relazioni sforzo-velocita’ di deformazione


! Un caso molto semplice, ma interessante per lo studio delle relazioni sforzo-velocita’ di deformazione e’ quello di un
elemto fluido fra due lastre piane infinite che scorrono paralelamente fra loro

! Suponiamo che la lastra inferiore sia ferma mentre quella superiore si muova a velocita’ costante δu sotto l’azione
dela forza applicata δFx

! Sforzo di taglio agente sull’elemento fluido:

δFx
τyx = lim (31)
δAy →0 δAy

! La velocita’ di deformazione angolare dell’elemento fluido e’ data da:


δα dα
γ̇yx = lim = (32)
δt→0 δt dt

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Relazioni sforzo-velocita’ di deformazione


! Si ha anche:
δ( = δuδt (33)

! Per angoli piccoli:


δ( = δαδy (34)

! Quindi:

δα δu
= (35)
δt δy
! E in definitiva, la deformazione angolare subita dall’elemento fluido soggetto allo sforzo di taglio τyx e’ data da:

du
γ̇yx = (36)
dy

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Fluidi Newtoniani - Viscosita’


! Un caso molto semplice, ma di estrema rilevaza pratica e’ quello dei cosiddetti Fluidi Newtoniani
in cui la reazione fra sforzo e velocita’ di deformazione e’ di proporzionalita’ diretta τyx ∝ γ̇yx
(legge di Newton):
du
τyx = µ (37)
dy
! Il coefficiente di proporzionalita’ µ e’ detto coefficiente dinamico di viscosita’ (o semplicemente
*M +
viscosita’ dinamica del fluido. Le sue dimensioni sono Lt

! Risulta anche utile introdurre una vicosita’ cinematica definita come:


µ
ν= (38)
ρ
, 2-
le cui dimensioni sono Lt

! La grande maggioranza dei fluidi tecnicamente interessanti sono newtoniani (es.: acqua, benzina,
glicerina, alcool, aria, gas di combustione etc..)

! La viscosita’ dipende al piu’ dalla sola temperatura del fluido

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Fluidi Non Newtoniani


! I fluidi non newtoniani sono caratterizzati da relazioni non lineari fra sforzo e velocita’ di deformazione
! Per caratterizzarne il comportamento risulta ancora utile utilizzare un’espressione analoga alla 37, dove pero’ la
viscosita’ non e’ costante ma risulta
µ = η (γ̇yx , t) (39)

! Una prima classificazione puo’ essere effettuata distinguendo i casi in cui µ dipende o non dipende dal tempo
! Nel caso indipendente dal tempo la relazione sforzo-deformazione puo’, a fini ingegneristici, essere adeguatamente
rappresentata da una legge di potenza del tipo (n: indice di comportamento, k : indice di consistenza):

( )n
du
τyx = k (40)
dy
! Si puo’ anche scrivere:
du
τyx = η (41)
dy
! dove: . .n−1
. du .
η = k .. .. (42)
dy
! e’ la viscosita’ apparente

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Fluidi Non Newtoniani


! n < 1 %→ fluidi pseudoplastici
! n > 1 %→ fluidi dilatanti
! Importante e’ anche il caso dei fluidi plastici di Bingham. Essi si comportano come dei solidi
finche’ lo sforzo di taglio non raggiunge un valore di soglia τ0 dopodiche’ si comportano come fluidi
newtoniani:
du
τyx = τ0 + µ (43)
dy
! esempi di questi fluidi sono certe sospensioni di solidi (fanghi) e il dentifricio.
! Per i casi di viscosita’ apparente dipendente dal tempo si ha, con riferimento ad uno sforzo di taglio
applicato costante nel tempo:

• dt
> 0 %→ fluidi reopectici

• dt
< 0 %→ fluidi tixotropici

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Flussi viscosi e non viscosi

! Tutti fluidi reali possiedono una viscosita’ non nulla. Esi- ticolare, se la parete e’ fissa, il flusso avra’ velocita’ nulla
ste tuttavia una vasta classe di problemi di interesse in tutti i punti di contatto con questa.
ingegneristico in cui il trascurare gli effetti della visco-
sita’ semplifica di molto lo studio e allo stesso tempo
V
conduce a risultati significativi.

! Flussi nei quali si trascurano gli effetti della viscosita’


sono detti non viscosi o euleriani

! Trascurare la viscosita’ del fluido ha importanti ripercus-


sioni su numero e tipo di condizioni al contorno che
si possono imporre per la chiusura del problema dello
studio del flusso.

! E’ un fatto sperimentale che i fluidi reali aderiscono alle ! Trascurare la viscosita’ del flusso comporta la perdita di
pareti solide con cui vengono in contatto tale condizione. Un fluido non viscoso puo’ scorrere li-

! Tale comportamento, legato alla viscosita’, fa si che in beramente su una superficie solida, con vettore velocita’

corrispondenza di pareti solide il flusso abbia la stessa tangente alla parete e di modulo arbitrario dipendente

velocita’ della parete (condizione di aderenza). In par- solo dalle condizioni di moto del fluido stesso.

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Flussi comprimibili e incomprimibili

! Sono detti incomprimibili o liquidi quei fluidi per i quali: ρ ∼


= cost
! Fluidi per i quali sono possibili variazioni di densita’ sono detti comprimibili
! Hanno proprieta’ fisiche diverse. Per esempio nei liquidi la viscosita’ decresce con la temperatura,
mentre l’opposto accade per i gas

! Nei flussi di fluidi incomprimibili le variazioni pressione sono legate alle variazioni di velocita’ ma
non alle variazioni di densita’

! In generale si puo’ definire un modulo di comprimibilita’ o modulo di elasticita’ come:


dp
E=ρ (44)

! Flussi di fluidi comprimibili caratterizzati da basse velocita’ possono essere trattati come incompri-
mibili

! Il contenuto termico di un fluido in moto e’ legato al campo di temperatura secondo le leggi della
termodinamica

! In base a tai leggi, parte dell’energia cinetica del flusso puo’ venir convertita in calore influenzando
il campo di temperatura

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! Se le velocita’ sono piccole tale trasformazione ha effetto trascurabile sul campo di temperatura e
di conseguenza sulla densita’

! Un conveniente termine di confronto per la velocita’ puo’ essere dedotto proprio dal modulo di
comprimibilita’ introducendo la velocita’ caratteristica:
/ /
E dp
a= = (45)
ρ dρ

! Si puo’ dimostrare che il termine a rappresenta la velocita’ con cui piccole variazioni di pressione
si propagano nel campo di moto considerato, ovvero la cosiddetta velocita’ del suono

! Il rapporto fra l’energia cinetica locale del flusso e la sua energia termica risulta uguale al rapporto
fra la velocita’ locale del flusso stesso v e la velocita’ del suono a nel punto considerato, cioe’ il
cosiddetto numero di Mach:
v
M= (46)
a

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Flussi comprimibili e incomprimibili
∆ρ
! Per M < 0.3 la massima variazione relativa di densita’ e’ pari a circa ρ
= 0.3 ed il flusso puo’
essere considerato incompribile. (per esempio, per l’aria in condizioni standard: M = 0.3 %→
v = 100m/s)
! Piu’ in generale e’ usuale la seguente classificazione:
• M < 0.3 %→ flussi incomprimibili
• 0.3 ≤ M < 1.0 %→ flussi subsonici
• M > 1 %→ flussi supersonici
! Flussi per cui 0.8 ≤ M < 1.3 sono anche detti transonici, mentre per M > 5 si parla di flussi
ipersonici

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Statica dei fluidi

➢ Problema fondamentale: Determinare la distribuzione


di pressione in un fluido in quiete e soggetto a forze
esterne note

➢ A tale scopo studiamo l’equilibrio di un generico


elemento di volume dV = dxdydz come in figura

➢ Come determinato in precedenza, la risultante delle


forze agenti su di esso e’ espressa da:

dR = ρg + ∇ · τ dV (1)

Ovvero:
 
∂σxx ∂τyx ∂τzx
dRx = ρgx + + + dxdydz (2)
∂x ∂y ∂z
 
∂τxy ∂σyy ∂τzy
dRy = ρgy + + + dxdydz (3)
∂x ∂y ∂z
 
∂τzx ∂τzy ∂σzz
dRz = ρgz + + + dxdydz (4)
∂x ∂y ∂z

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Equazione della fluidostatica

➢ Per un fluido in equilibrio:


∂p
ρgx − = 0 (10)
σxx = σyy = σzz = −p , τxy = τyz = τzx = 0 ∂x
(5) ∂p
ρgy − = 0 (11)
τ = −pI (6) ∂y
∂p
∇τ = −∇p = −grad(p) (7) ρgz − = 0 (12)
∂z
➢ La risultante delle forze sull’elemento considerato
diviene quindi:

dR = (ρg − ∇p) dV (8)

➢ Affinche’ il sistema fluido considerato risulti in equilibrio


dovra’ essere:

(ρg − ∇p) = 0 (9)

➢ La(9) e’ detta equazione fondamentale della fluido-


statica. In componenti:

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Equazione della fluidostatica-caso dei fluidi pesanti


➢ L’equazione (9) descrive la variazione di pressione nelle 3 direzioni dello spazio in seno ad un
fluido in equilibrio sotto l’azione di un campo di forze di volume g

➢ Per essere integrata necessita di essere accoppiata alle opportune condizioni al contorno. Queste
corrispondono ad assegnare la pressione sulla superficie libera del fluido.

➢ Se l’unica forza di volume agente e’ la gravita’, assumendo l’asse z del riferimento verticale
ascendente si ha:
gx = gy = 0 , gz = −g (13)

➢ e l’equazione (9) si riduce a:

∂p ∂p dp ∂p
= =0 , = = −ρg (14)
∂x ∂y dz ∂z

➢ Ovvero la pressione dipende solo dala quota z

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Idrostatica

➢ Studiamo l’equilibrio di un liquido soggetto ➢ Posto h = z0 − z :


soltanto al suo peso
p − p0 = ρgh (18)
➢ La densita’ e’ costante e anche l’accelerazione
di gravita’ g , a fini ingegneristici, puo’ essere ➢ detta equazione dell’idrostatica nota anche
considerata costante: come Legge di Stevino

dp ➢ La differenza di pressione fra due punti dipen-


= −ρg = cost. (15)
dz de solo dalla differenza di quota fra i punti

➢ Conoscendo la pressione ad una certa quo- stessi

ta di riferimento z0 , p0 = p(z0 ) la (15) puo’


essere immediatamente integrata:
Z p Z z
dp = − dz (16)
p0 z0

p − p0 = −ρg(z − z0 ) (17)

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Forze idrostatiche su superfici immerse

➢ Una superficie immersa risulta soggetta alle forze di


pressione esercitate dal liquido

➢ Si vuol determinare la risultante di tali forze ed il suo


punto di applicazione

➢ Con riferimento ad un elemento infinitesimo di superficie


dA di versore normale n = [nx , ny , nz ]:
dR = −pndA (19)

➢ Integrando si ottiene la forza risultante delle azioni di


pressione sulla superficie:
Z
R=− pndA (20)
A

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Forze idrostatiche su superfici immerse

➢ In componenti: ➢ La componente verticale della risultante e’ quindi pari al


Z Z peso del liquido contenuto nel cilindro di area di base
Ri = − pni dA = − pdAi (21) Az e altezza h
A Ai

➢ La componente verticale (lungo z della forza puo’


essere agevolmente determinata osservando che:

dRz = −pdAz = −ρghdAz = −ρgdVz (22)

➢ essendo dVz = hdaz il volume del cilindretto infinite-


simo di area di base dAz e altezza h, che insiste verti-
calmente tra la superficie libera del fluido e l’areola dA.
Integrando:
Z Z
Rz = − pdAz = −ρg dVz = −ρgVz
Az Vz
(23)

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Forze idrostatiche su superfici immerse


➢ Il punto di applicazione della risultante si determina imponendone l’uguaglianza del momento al
momento risultante delle azioni di pressione.

➢ Se X , Y e Z sono le coordinate di detto punto ripetto all’origine del sistema di riferimento:


Z
(Xi + Y j + Zk) × R = − p (xi + yj + zk) × ndA (24)
A

dovex, y e z sono le coordinate di un generico punto della superficie considerata e n il versore


normale alla superficie in detto punto. (× indica il prodotto vettoriale)

➢ La (24) corrisponde a 3 equazioni scalari che forniscono ciascuna delle coordinate del punto di
applicazione della forza R

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Superfici piane

R
➢ L’espressione della risultante e’ identica alla (20): R = − A
pndA =
➢ Utilizzando la legge di Stevino: p = p0 + ρgh, per la planarita’ della superficie considerata
Z Z Z
R = − (p0 + ρgh)dA = −p0A − ρghdA = −p0 A − ρgy sin θdA = (25)
A A A
Z
= −p0 A − ρg sin θ ydA (26)
A
R
➢ Introducendo le coordinate del baricentro C dell’area A: A
ydA = yC A

R = −(p0 + ρg sin θyC )A = −(p0 + ρghC )A (27)

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Superfici piane

➢ Con riferimento allo schema in figura, dall’equilibrio dei momenti risulta, per le coordinate del punto
di applicazione:
Z Z
(Xi + Y j) × (−Rk) = (Xj − Y i) R = −p (xi + yj) × kdA = p (xj − yi) dA
A A
(28)

➢ Da cui:
Z Z
X ·R = xpdA , Y · R = ypdA (29)
A A

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Superfici piane

➢ Procedendo analogamente a quanto fatto nella (8):


Z Z Z Z
X ·R= xpdA = x(p0 + ρgh)dA = p0 xdA + ρg sin θ xydA (30)
A A A A

➢ ricordando la definizione di momento centrifugo della superficie A rispetto agli assi x e y : Ixy =
R
A
xydA e sfruttando il teorema di Huygens e Steiner per introdurre il momento rispetto agli assi
baricentrici x̂ e ŷ : Ixy = Ix̂ŷ + xC yC A:

ρg sin θIx̂ŷ
X = xC + (31)
R

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Superfici piane

➢ Per quanto riguarda la coordinata Y del punto di applicazione, procedendo in maniera del tutto
analoga si ottiene:
ρg sin θIx̂x̂
Y = yC + (32)
R
dove Ixx e’ il omento di inerzia della superficie A rispetto all’asse x e Ix̂x̂ il corrispondente
momento baricentrico

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Forze su corpi immersi

➢ La forza esercitata dal fluido sul corpo solido e’ data al solito dalla risultante delle azioni di pressione:
Z
F=− pndA (33)
A

dove A e’ la superficie immersa

➢ Confrontiamo i due sistemi in figura. Nella figura di destra, il volume fluido V , racchiuso da una superficie A identica
a quella esterna del solido, si trova in condizioni di equilibrio. La risultante delle pressioni risultera’ quindi uguale al
peso del fluido contenuto in V
Z
F = Gℓ = ρℓ gdV (34)
V

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Forze su corpi immersi

➢ Tale forza e’ evidentemente la stessa che agisce sul corpo solido. Si e’ cosi’ dimostrato il risultato noto come teorema
di Archimede: Un corpo immerso in un fluido risulta soggetto ad una forza verticale ascendente di intensita’ pari al
peso del liquido spostato (spinta di Archimede)

➢ Tale forza risulta applicata nel baricentro del volume immerso (centro di spinta).
➢ Il corpo risultera’ in equilibrio se:
Z Z
F = Gℓ = ρℓ gdV = Gs = ρs gdV , ρℓ = ρs (35)
V V

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Galleggiamento
➢ In generale:
• Se ρs > ρℓ , il peso del corpo e’ maggiore della spinta di Archimede. La risultante e’ diretta in
senso discendente: il corpo affonda fino a toccare il fondo del recipiente contenente il liquido
• Se ρs < ρℓ , il peso del corpo e’ minore della spinta di Archimede. La risultante e’ diretta in
senso ascendente: il corpo sale fino restare in equilibrio, immerso solo per una parte Vi del suo
volume tale che il suo peso sia equilibrato da quello del liquido spostato:
Z Z
ρℓ gdV = ρs gdV (36)
Vi V

(condizione di galleggiamento)
• Se le densita’ sono costanti:
Vi ρs
ρℓ gVi = ρs gV , = (37)
V ρℓ
• La (37) e’ detta equazione del galleggiamento

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Stabilita’ di galleggiamento
➢ In generale, affinche’ un corpo immerso si trovi in equilibrio devono verificarsi le sequenti circo-
stanze:

• Il peso del fluido spostato eguagli quello del corpo (forza risultante nulla)
• Il centro di spinta e il baricentro si trovino sulla stessa verticale (momento risultante nullo)
➢ La configurazione di equilibrio del sistema potra’ essere stabile, indifferente o instabile se ogni
piccola variazione della configurazione :
• provoca una situazione di moto che tende a riportare il sistema nella configurazione originale
• porta ad un’altra configurazione di equilibrio
• allontana la configurazione del sistema indefinitamente da quella originale

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Stabilita’ di galleggiamento

➢ Consideriamo un corpo gallegiante in equilibrio e sup-


poniamo di imprimergli una piccola rotazione di un
angolo δα come in figura

➢ Ponendosi in un sistema di riferimento solidale al corpo


possiamo osserare che:

➢ La linea ℓ∗ , corrispondente alla superficie del liquido


nella configurazione indisturbata, ruota anch’essa di δα
andando coincidere con la retta ℓ

➢ La forza peso G resta applicata nel baricentro O, immutata nel modulo e nel verso ma inclinata di δα rispetto alla
direzione verticale della configurazione originale (retta s∗ )

➢ La spinta F immutata anch’essa in modulo ed in verso risultera’ inclinata di δα rispetto alla verticale originale, ma il
suo punto di applicazione si spostera’ dal baricentro S ∗ della parte sommersa originale al baricentro S della nuova
parte sommersa.

➢ Tracciando per S la nuova verticale s perpendicolare alla nuova linea di galleggiamento ℓ, questa incontra la verticale
originale S ∗ nel punto M (detto metacentro)

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Stabilita’ di galleggiamento

➢ Se il metacentro M sta sopra il baricentro O la coppia


peso-spinta G − F che viene a formarsi in seguito alla
rotazione del corpo, tendera’ ad imprimergli una rotazio-
ne opposta a δα ovvero a riportare il corpo stesso nella
configurazione originale. L’opposto accade se M viene
a trovarsi ad una quota inferiore rispetto ad O.

➢ In definitiva l’equilibrio sara’ stabile se il metacentro


viene a trovarsi ad una quota maggiore rispetto al
baricentro del corpo. Sara’ instabile nel caso contrario

➢ E’ altresi’ evidente che la posizione del metacentro dipende dalla forma geometrica del corpo e in particolare dal suo
rapporto base/altezza

➢ Quanto maggiore infatti e’ la base rispetto all’altezza tanto maggiore sara’ lo spostamento del punto S verso destra e
verso l’alto con maggiore possibilita’ da parte della retta s di intercettare la verticale originale s∗ al di sopra del punto
O.

➢ Si parla in questo caso di stabilita’ di forma per il corpo galleggiante considerato

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Stabilita’ di galleggiamento

instabile

➢ A causa del ridotto rapporto base altezza del corpo con-


siderato, la posizione del centro di spinta si sposta di
poco rispetto a quella iniziale, il metacentro M vie-
ne a trovarsi al di sotto del baricentro O e la coppia
peso-spinta che si genera tende ad imprimere al cor-
po una rotazione concorde a δα e quindi ad allontanar-
ne ulteriormente la configurazione da quella originale di

➢ La figura illustra una configurazione di equilibrio equilibrio.

➢ Al fine contrastare questa tendenza si puo’ aumentare il peso del corpo nella zona del fondo della parte immersa
➢ Cosi’ facendo si puo’ abbassare la quota dell baricentro O al di sotto di quella del metacentro M ottenendo di nuovo
una configurazione stabile

➢ Si parla in questo caso di stabilita’ di peso per il corpo galleggiante considerato


➢ Le considerazioni fatte valgono solo nel caso in cui il peso del corpo sia l’unica forza esterna agente su di esso. Nel
caso vi siano altre forze applicate al corpo, occorre tener conto anche di queste al fine di studiarne la stabilita’ del
galeggiamento (ad esempio le forze aerodinamiche del vento su una barca a vela)

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Rappresentazione lagrangiana e euleriana del moto
Rappresentazione lagrangiana o materiale

! Il moto del continuo da una configurazione di riferimento


C ∗ ad una successiva C puo’ essere descritto sempli- P* P
cemente determinando le traiettorie di ciascun punto fra
i due istanti t∗ e t: P

x = ξ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) (47)
z C* C
y = η(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) (48) C0

z = ζ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) (49) y

dx dy dz
! Per le velocita’ degli elementi fluidi si ha ovviamente: vx = dt , vy = dt , vz = dt e analogamente per le
accelerazioni.

! Adottando questo punto di vista l’osservatore fissa la sua attenzione su ciascun elemento fluido e valuta le variazioni
delle varie quantita’ lungo la sua traiettoria. Per una generica quantita’ φ si avra’ quindi: φ = φ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t)

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Rappresentazione lagrangiana e euleriana del moto
Rappresentazione euleriana o locale

! Le (49) definiscono ovviamente una corrispondenza


biunivoca fra i punti delle due successive configurazioni P* P
del sistema. Esse possono pertanto essere invertite per
ottenere: P

x∗ = ξ ∗ (x, y, z, t) (50)
z C* C
y∗ = η ∗ (x, y, z, t) (51) C0

z∗ = ζ ∗ (x, y, z, t) (52) y

! In tale rappresentazione del moto l’osservatore fissa la propria attenzione su un generico punto dello spazio e valuta
ad ogni istante t i valori delle varie quantita’ associate agli elementi fluidi che si avvicendano in quella posizione.
Effettuando idealmente tali osservazioni per tutti i punti di una prefissata regione dello spazio si perviene ad una
descrizione completa del moto in tale regione

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Rappresentazione lagrangiana e euleriana del moto
Rappresentazione euleriana o locale

! La generica quantita’ associata al moto del fluido si


esprime quindi come: φ = φ(x, y, z, t). In altre paro-
P* P
le, questo tipo di rappresentazione si basa sul concetto
di campo per le varie grandezze (campo di velocita’, di P
pressione, di densita’, etc..). Le proprieta’ del flusso so-
no cioe’ espresse in funzione della posizione e del tem- z C* C
po. Il valore di una data proprieta’ ad un certo istante C0

e in una data posizione corrisponde al valore associato y


all’elemento fluido che in quell’istante si trova in quella
x
data posizione.

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Rappresentazione lagrangiana e euleriana del moto

Rappresentazione euleriana o locale

! Nel caso dei fluidi, spostamenti e deformazioni


aumentano indefinitamente con il tempo. L’u- P* P

tilizzo della rappresentazione lagrangiana per


P
una completa descrizione del moto richiede-
rebbe l’integrazione delle equazioni della dina- z C* C

mica per ciascuno degli elementi fluidi coinvol- C0

ti rendendo la soluzione dei problemi di una y

complessita’ intollerabile! x

! Per lo studio della meccanica dei fluidi si utilizza solo ed esclusivamente la rappresentazione euleriana

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Rappresentazione lagrangiana e euleriana del moto

! E’ ovviamente possibile passare dalla rappresentazione lagrangiana a quella euleriana. Infatti, in


un generico punto P (x, y, z) considerato come appartenente alla traiettoria di un certo elemento
fluido, deve risultare per ogni grandezza φ:

dφ ∂φ ∂φ dx ∂φ dy ∂φ dz
= + + + (53)
dt ∂t ∂x dt ∂y dt ∂z dt
dφ ∂φ ∂φ ∂φ ∂φ
= + vx + vy + vz (54)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z

dφ ∂φ
= + v · ∇φ (55)
dt ∂t
! Il primo membro, nello spirito della rappresentazione lagrangiana, rappresenta la variazione istan-
tanea di φ lungo la traiettoria dell’elemento fluido

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Rappresentazione lagrangiana e euleriana del moto

dφ ∂φ
= + v · ∇φ (56)
dt ∂t
! Il termine a secondo membro e’ interpretabile come variazione istantanea di φ dal punto di vista della rappresentazione
euleriana e consta della somma di due termini:
∂φ
• Un termine locale, ∂t , che rappresenta la variazione istantanea di φ nel punto considerato dovuta all’eventuale
dipendenza esplicita di φ dal tempo
• Il termine v · ∇φ, detto termine convettivo, che rappresenta la variazione istantanea di φ dovuta al fatto che
l’elemento fluido viene trasportato lungo la sua traiettoria in un campo in cui φ e’ disuniforme.

! Se le proprieta’ del flusso non dipendono esplicitamente dal tempo si ha:


∂φ dφ
=0, = v · ∇φ (57)
∂t dt
! Le variazioni istantanee delle proprieta’ del flusso non risultano nulle in quanto ad esse contribuiscono i termini
convettivi
∂φ
! Flussi caratterizzati da ∂t = 0 e quindi da proprieta’ non dipendenti esplicitamente dal tempo sono detti stazionari.
In caso contrario si parla di flussi non stazionari

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Moto dei fluidi: considerazioni generali


Rappresentazione lagrangiana e euleriana del moto

! La relazione fra sistema lagrangiano e euleriano sancita dalla (27) vale sia per grandezze scalari
che vettoriali. Ad esempio per il vettore velocita’:

dv ∂v
= + (v · ∇)v (58)
dt ∂t
∂ ∂ ∂
dove l’operatore v · ∇ = vx ∂x + vy ∂y + vz ∂z deve pensarsi applicato a ciascuna componente
del vettore v:
dvx ∂vx ∂vx ∂vx ∂vx
= + vx + vy + vz (59)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
dvy ∂vy ∂vy ∂vy ∂vy
= + vx + vy + vz (60)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
dvz ∂vz ∂vz ∂vz ∂vz
= + vx + vy + vz (61)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
∂v
! Il termine ∂t
e’ detto accelerazione locale, mentre il termine (v · ∇)v e’ detto accelerazione
convettiva

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Visualizzazioni di flusso
! Nello studio dei problemi di meccanica dei fluidi risulta spesso utile ottenere delle visualizzazioni
del flusso

! A tal fine si fa ricorso ai seguenti concetti:


• timelines: Se ad un dato istante si individua un certo numero di elementi fluidi adiacenti, essi for-
meranno una linea nel campo di moto. Tal linea e’ detta timeline. L’osservazione dell’evoluzione
di tale linea agli istanti successivi fornisce una visualizzazione del flusso.
• pathlines (traiettorie): Rappresentano le traiettorie degli elementi fluidi.
• streaklines: Se focalizziamo la nostra attenzione su una posizione fissa nello spazio e identi-
fichiamo gli elementi fluidi che vi transitano ad istanti successivi, possiamo individuare la linea
che li unisce dopo un certo tempo. Tale linea e’ detta appunto streakline
• streamlines (linee di flusso o linee di corrente: sono le linee tangenti in ogni punto al vettore
velocita’ in quel punto (velocita’ dell’elemento fluido che, in quell’istante, si trova in quel punto).
Nel caso stazionario, linee di corrente distinte non possono avere punti in comune.

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Visualizzazioni di flusso

Linee di flusso attorno a una combinazione


randa-gennaker per yacht da regata

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Visualizzazioni di flusso

Linee di flusso in una schiera di turbina

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Visualizzazioni di flusso

! E’ immediato dedurre come, nel caso di flusso un tubo di flusso. Per i campi di moto stazio-
stazionario, tali famiglie di linee vengano tutte nari i tubi di flusso si comportano come come
a coincidere. condotti a pareti impermeabili.

! Se ad un qualsiasi istante tracciamo una linea


arbitraria nel campo di moto e consideriamo
tutte le linee di corrente passanti per i punti
di essa otteniamo una superficie di corrente.
Nel caso stazionario, avendo il vettore veloci-
ta’ tangente in ogni suo punto, tale superficie
risulta impermeabile al flusso.

! Se consideriamo una linea chiusa otteniamo

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Flussi interni ed esterni

! Flussi che si sviluppano completamente fra sezione:


pareti solide sono detti flussi interni 1
!
v̄ = ρv · ndA (63)
! Flussi intorno a corpi immersi in un dominio ρA A
indefinito sono detti flussi esterni si ha: ṁ = ρAv̄
! Un concetto fondamentale per i flussi interni e’
quello di portata di massa in una data sezio-
ne, definita come il flusso di massa attraverso
quella sezione:
!
ṁ = ρv · ndA (62)
A

! Essa rappresenta la massa di fluido che


attraversa la sezione nell’unita’ di tempo

! Introducendo una velocita’ media nella

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Metodo del volume di controllo

! Le equazioni fondamentali per lo studio del ! In questo caso risulta conveniente applicare
moto dei fluidi derivano dall’applicazione delle le leggi fondamentali ad una regione finita del
leggi della meccanica e della termodinamica campo di moto. Questo approccio e’ noto

! Nei problemi tecnici che coinvolgono la mecca- come metodo del volume di controllo

nica dei fluidi si e’ spesso interessati agli effetti


che il flusso ha su sistemi meccanici o strutture
con cui esso interagisce

! In molti casi per ottenere risultati di interes-


se ingegneristico non e’ necessario arrivare a
conoscere in modo puntuale le proprieta’ del
campo di moto, ma risulta sufficiente studiare
gli effetti di tali interazioni sul sistema nel suo
complesso

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Metodo del volume di controllo

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Equazioni di base
! Conservazione della massa
! Secondo principio della dinamica
! Equazione del momento angolare
! Primo principio della termodinamica (conservazione dell’energia)
! Secondo principio della termodinamica

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Equazioni di base
Conservazione della massa
! Un generico continuo materiale in moto potra’ in generale variare la propria configurazione ed il proprio volume, ma la
sua massa: !
M= ρdV (1)
V (t)
rimarra’ costante nel tempo:
dM
=0 (2)
dt
Secondo principio della dinamica
! La seconda legge della dinamica afferma che, per un sistema in moto in un riferimento inerziale, la risultante delle
forze eguaglia la derivata rispetto al tempo della quantita’ di moto:
!
dQ
=F , Q= ρvdV (3)
dt V (t)

! la risultante F sara’ la somma della risultante delle forze di volume, di quelle di superficie e di eventuali forze esterne
Rn applicate al sistema: ! ! "
F= ρgdV + f dA + Rn (4)
V (t) A(t) n

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Equazioni di base
Equazione del momento angolare

! La derivata rispetto al tempo del momento angolare del piu’ il momento risultante di eventuali forze esterne:
sistema eguaglia il momento risultante delle forze agenti ! ! "
sul sistema: T= r × ρgdV + rs × f dA + rn × Rn
V (t) A(t) n
! Se: (7)
!
H= ρr × vdV (5)
V (t)
e’ il momento angolare del sistema potremo allora
scrivere che:
dH
=T (6)
dt
Il momento risultante T sara’ in generale la somma del mo-
mento risultante delle forze di volume, di quelle di superficie

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Equazioni di base
Primo principio della termodinamica
! Formulazione del principio di conservazione dell’energia che tiene conto di scambi di potenza meccanica Ẇ e termica
Q̇ con l’esterno. La somma algebrica di tali contributi eguaglia la variazione di energia totale del sistema:
v2
E = U +M + M gz (8)
2
con u energia interna.
dE
= Q̇ + Ẇ (9)
dt
! La potenza meccanica Ẇ sara’ in generale la somma del lavoro delle forze di volume per unita’ di tempo, di quello
delle forze di superficie piu’ eventuali altri contributi di potenza W˙ ∗ scambiati dal sistema con l’esterno:
! !
Ẇ = ρg · vdV + f · vdA + W˙ ∗ (10)
V (t) A(t)

Secondo principio della termodinamica


! In termini di entropia S del sistema puo’essere formulato come:

dS Q̇
≥ (11)
dt T

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo


! Le equazioni che esprimono i principi fisici di conservazione risultano scritte per una definita
massa di fluido in moto, e quindi sono espresse nello spirito della rappresentazione materiale
o lagrangiana

! L’obiettivo e’ quello di esprimerle per un volume prefissato del campo di moto e quindi dal punto di
vista della rappresentazione spaziale o euleriana

! Abbiamo visto come, con riferimento ad una certa grandezza η associata al campo di moto, sia
possibile passare puntualmente dalla rappresentazione lagrangiana delle sue variazioni a quella
euleriana tramite la:
dη ∂η
= + v · ∇η (12)
dt ∂t
! Si vuole trovare una relazione analoga alla (12) valida non piu’ puntualmente, ma per un volume
finito

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo

! Nella rappresentazione lagrangiana del moto di un con-


tinuo, il sistema di riferimento si muove e si deforma as-
sieme al sistema divenendo ad un certo istante t un
sistema di riferimento curvilineo non necessariamente
ortogonale

! La corrispondenza biunivoca tra la configurazione attua-


le e quella di riferimento V ∗ all’istante t∗ e’ espressa
come noto dalle:

x = ξ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) ! Gli elementi di volume variano secondo la relazione:


dV = JdV ∗ , dove: J e’ il determinante jacobiano
y = η(x∗ , y ∗ , z ∗ , t)
della trasformazione definita dalle (13)
z = ζ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) (13)

% %
∂x
$ %% ∂x ∂y ∂z %
∂x∗ ∂x∗ %
# ∗
∂xi %
∂x ∂y ∂z %
%
J = det = %% ∂y (14)
∂x∗j ∗ ∂y ∗ ∂y %

∂y
% ∂x ∂z %
%
% ∗
∂z ∂z ∗ ∂z ∗

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo

! A partire dalla configurazione di riferimento V ∗ consi- ! passando al limite per δt → 0, ed utilizzando il teorema
deriamo la variazione di volume δV del sistema in un della divergenza:
prefissato intervallo di tempo δt ! !
dV dV
= v · ndA, = ∇ · vdV (16)
! La variazione di volume e’ determinata dagli spo- dt A dt V
stamenti dei punti della superficie del sistema nella
! D’altra parte il contributo alla variazione di volume dato
direzione normale alla superficie stessa:
! ! da ciascun elemento e’ esprimibile tramite il determi-
δV = δ' · ndA = δt v · ndA (15) nante jacobiano: dV = JdV ∗ e quindi, tenuto conto
A A
che V ∗ e’ prefissato e non varia nel tempo, per il primo
δl n e secondo membro della (16) si ottiene rispettivamente:
! ! !
δlt δln dV d d dJ
= dV = JdV =∗
dV ∗
dt dt V dt V ∗ V ∗ dt
(17)
! !
V ∇ · vdV = ∇ · vJdV ∗ (18)
V V∗

V*
Infine:
! & '
dJ dJ
− J∇ · v dV ∗ = 0, = J∇ · v (19)
V∗ dt dt

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo


! L’equazione:
dJ
= J∇ · v (20)
dt
fornisce la variazione nel tempo del volume del sistema considerato durante il suo moto.

! E’ interessante osservare che, se il volume del sistema non varia nel tempo (condizione di incom-
primibilita’):
dJ
J =1 → =0 → ∇·v =0 (21)
dt
! Nei flussi incomprimibili il campo vettoriale della velocita’ ha divergenza nulla.

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Grandezze estensive e intensive


! Si dicono intensive quelle proprieta’ che non dipendono dalla massa del sistema considerato, ma
soltanto dalla sua natura e dallo stato in cui si trova

! Si dicono estensive quelle proprieta’che dipendono dalla massa del sistema a cui ci si riferisce
! Una generica proprieta’ intensiva η rappresenta la corrispondente proprieta’ estensiva N riferita all’u-
nita’ di massa: ! !
N= ηdm = ρηdV (1)
M V

! Le equazioni di conservazione per il generico sistema continuo sono, come visto, scritte in termini di
grandezze estensive e risulta:

N =M → η=1 (2)

N =Q → η=V (3)

N =H → η = r×V (4)

N =E → η=e (5)

N =S → η=s (6)

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo

! Consideriamo un volume di controllo CV fisso nel tem-


po e coincidente con volume istantaneamente occupato
dal sistema al tempo t, V = V (t). Il volume CV sia
delimitato dalla superficie CS

! La variazione istantanea della generica grandezza


estensiva N e’ espressa da:
!
dN d
= ρηdV (28)
dt dt V (t)

! Ricordando che V ∗ non dipende dal tempo:


d (ρηJ) ∗
! ! !
dN d d
= ρηdV = ρηJdV = (29)

dV
dt dt V (t) dt V ∗ V∗ dt
! & '
dN d (ρη) dJ
= J + ρη dV ∗ (30)
dt V∗ dt dt

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo

" #
d (ρη)
!
dN dJ
= J + ρη dV ∗ (1)
dt V∗ dt dt
! " #
d (ρη)
= + ρη∇ · v JdV ∗
V∗ dt
! " #
d (ρη)
= + ρη∇ · v dV
V dt

! utilizzando la (12):
! " # ! " # ! " #
d (ρη) ∂ (ρη) ∂ (ρη)
+ ρη∇ · v dV = + v · ∇ρη + ρη∇ · v dV = + ∇ · (ρηv) dV
V dt V ∂t V ∂t
e ricordando che all’istante considerato CV
≡V
! " # ! " #
dN ∂ (ρη) ∂ (ρη)
= + ∇ · (ρηv) dV = + ∇ · (ρηv) dV
dt V ∂t CV ∂t

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo

! Dato che CV non dipende dal tempo:


! !
dN ∂
= ρηdV + ∇ · (ρηv) dV
dt ∂t CV CV
(33)

! il secondo integrale di volume puo’ essere tra-


sformato in un integrale di superficie tramite il
teorema della divergenza:
! !
∇ · (ρηv) dV = ρηv · ndA (34)
CV CS

! si ottiene cosi’ il risultato noto come teorema del trasporto di Reynolds:


! !
dN ∂
= ρηdV + ρηv · ndA (35)
dt ∂t CV CS

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo


! Il teorema del trasporto di Reynolds:
! !
dN ∂
= ρηdV + ρηv · ndA (36)
dt ∂t CV CS

! esprime la relazione tra la derivata totale di una proprieta’ estensiva N associata ad un volume fluido con il rateo di
variazione di tale proprieta’ nel volume di controllo all’istante in cui volume fluido e volume di controllo coincidono

! Il primo membro esprime la derivata totale della proprieta’ estensiva riferita all’intero volume fluido all’istante conside-
rato (nello spirito quindi della rappresentazione lagrangiana del moto di detto volume)

! I termini a secondo membro contribuiscono alla variazione di tale grandezza nel volume di controllo assunto fisso nel
sistema di riferimento dell’osservatore (nello spirito quindi della rappresentazione lagrangiana)

• il termine: !

ρηdV (37)
∂t CV
rappresenta la variazione locale istantanea di N nel volume di controllo
• il termine: !
ρηv · ndA (38)
CS
rappresenta il flusso totale di N attraverso la superficie di controllo

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Equazioni di conservazione per un volume di controllo


Equazione di conservazione della massa o equazione di continuita’

! Il principio di conservazione della massa applicato ad un generico volume fluido di massa M


asserisce che, in ogni istante:
dM
=0 (39)
dt
! Per esprimere tale risultato per un volume di controllo coincidente ad un certo istante col volume
fluido considerato, applichiamo il terorema del trasporto di Reynolds ricordando che, in questo
caso: N∼
=M, η∼
= 1. Si ottiene:
! !
dM ∂
= ρdV + ρv · ndA (40)
dt ∂t CV CS

! Da tali due relazioni si perviene all’equazione di conservazione della massa scritta per un volume
di controllo:
! !

ρdV + ρv · ndA = 0 (41)
∂t CV CS

detta anche equazione di continuita’

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Equazione di continuita’ per un volume di controllo



(
! Il primo termine: ∂t CV
ρdV rappresenta la variazione per unita’ di tempo della massa di fluido
nel voume di controllo
(
! Il secondo termine CS
ρv · ndA rappresenta il flusso di massa ovvero la massa di fluido che
attraversa la superficie di controllo nell’unita’ di tempo

! A tale termine contribuisce con segno positivo la frazione CS + della superficie di controllo in cui
il versore normale (assunta con verso uscente) risulta concorde con il vettore velocita’ per cui:
vn = v · n > 0, mentre contribuisce con segno negativo la frazione CS − in cui la normale ha
verso opposto a quello della velocita’: vn = v · n < 0. Le frazioni di CS che risultano tangenti al
vettore velocita’ non danno invece alcun contributo.

! Possiamo allora scrivere:


! ! !

ρdV = ρ |vn | dA − ρ |vn | dA = 0 (42)
∂t CV CS − CS +

! Si giustifica cosi’ il fatto fisico per cui la massa all’interno del volume di controllo aumenta se
la massa che vi entra nell’unita’ di tempo supera quella uscente e viceversa. Se i due flussi si
eguagliano non si verifica variazione istantanea di massa nel volume di controllo

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Equazione di continuita’ - flusso stazionario

! si ha ∂ρ
= 0 e, se CV non varia nel tempo: Ricordando la definizione di portata massica:
∂t
! ! ! !
∂ ∂ρ ṁ = ρv·ndA = ρv·ndA = costante
ρdV = dV = 0 A1 A2
∂t CV CV ∂t
(44)
essa risulta indipendente dalla sezione, ovvero
!
ρv · ndA = 0 (43)
CS si conserva attraverso il condotto

! Il flusso di massa entrante nel volume di


controllo eguaglia, istante per istante, quello
uscente

! Consideriamo il flusso stazionario in un con-


dotto, ed un volume di controllo come in figura.

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Equazione di continuita’ - flusso incomprimibile

! si ha ρ = costante e, se CV non varia nel volumetrica (volume di fluido che attraversa


tempo: una sezione nell’unita’ di tempo):
! !

! !
∂ ∂ρ
ρdV = dV = 0 V̇ = = v·ndA = v·ndA = costante
∂t CV CV ∂t ρ A1 A2
(46)
!
risulta indipendente dalla sezione, ovvero si
v · ndA = 0 (45)
CS conserva attraverso il condotto
! Il flusso di volume entrante nel volume di
controllo eguaglia, istante per istante, quel-
lo uscente. Per un flusso incomprimibile tale
risultato e’ indipendente dalla stazionarieta’

! Consideriamo il flusso in un condotto, ed un


volume di controllo come in figura. La portata

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Equazione di continuita’ - flusso incomprimibile

! Consideriamo un flusso incomprimibile attraverso un condotto di sezione variabile


1
(
! Con riferimento alla velocita’ media nella sezione: v̄ = A A v · ndA si ha:
v̄2 A1
A1 v̄1 = A2 v̄2 , = (47)
v̄1 A2
! Pertanto, un flusso incomprimibile:
• accelera in un condotto convergente (A2 < A1 )
• decelera in un condotto divergente (A2 > A1 )

Pag. 20
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Equazione della quantita’ di moto


! Il principio di conservazione della quantita’ di moto applicato ad un generico volume fluido asseri-
sce che, in ogni istante:
dQ
= B+F (48)
dt
! Per esprimere tale risultato per un volume di controllo supposto inerziale e coincidente ad un certo
istante col volume fluido considerato, applichiamo il teorema del trasporto di Reynolds ricordando
che, in questo caso: N∼
=Q, η ∼= v. Si ottiene:
! !
dQ ∂
= ρvdV + ρv (v · n) dA (49)
dt ∂t CV CS

! Da tali due relazioni si perviene all’equazione della quantita’ di moto scritta per un volume di
controllo:
! !

ρvdV + ρv (v · n) dA = B + F (50)
∂t CV CS

! dove B e F sono rispettivamente le risultanti delle forze di volume e di superficie agenti sul volume
di controllo coincidente, al tempo attuale, con il volume fluido considerato
! !
B= ρgdV = ρgdV (51)
V CV

Pag. 21
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Equazione della quantita’ di moto


! Alla risultante delle forze di superficie contribuiscono in generale le azioni dovute alle tensioni piu’ eventuali forze
esterne applicate in punti della superficie di controllo:
! "
F= τ ndA + Rn (52)
CS n

! Se il volume di controllo non e’ fisso, ma si muove di moto rigido stazionario rispetto ad un sistema di riferimento
inerziale, l’equazione della quantita’ di moto mantiene formalmente la stessa scrittura purche’:

• Alla velocita’ assoluta v del fluido (quella nel riferimento inerziale) si sostituisca la w relativa al sistema di riferimento
solidale al volume di controllo. Detta u la velocitá di quest’ultimo:

w =v−u (53)

• Si tenga conto, fra le forze esterne agenti sul volume di controllo, anche delle forze di inerzia di risultante:
!
I= ρ [aO + ω × (ω × r) + 2ω × w] dV (54)
CV

dove aO e’ l’accelerazione dell’origine del sistema di riferimento solidale e ω la sua velocita’ angolare
• Si ottiene:
! !

ρwdV + ρw (w · n) dA = B + F − I (55)
∂t CV CS

Pag. 22
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Equazione della quantita’ di moto

! Riguardo al termine di forza di superficie: ! Supponiamo che la superficie di controllo con-


tenga la sezione di un condotto percorso da
!
F= τ ndA (56)
CS
flusso. Se tale sezione risulta normale al vet-

ad esso concorrono in generale sia la pressio- tore velocita’ allora a detto termine contribui-
ne sia gli sforzi di taglio. Esso tuttavia puo’ ranno soltanto gli sforzi normali. Il contributo
talvolta essere semplificato con un’opportuna preponderante agli sforzi normali e’ dato dal-
scelta della superficie di controllo. la pressione e allora, con riferimento a tale
sezione, non si introdurra’ un errore rilevante
assumendo:
p
! !
Σ
FΣ = τ ndA = − pndA (57)
Σ Σ

CS

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Equazione della quantita’ di moto

! Nella sezione di un condotto la velocita’ non e’


mai uniforme. In virtu’ della condizione di ade- v
renza, dovuta agli effetti viscosi, questa risulta
nulla in corrispondenza della parete interna del
condotto.
v
! Per esempio, in un condotto ad asse retti-
lineo, la velocita’ raggiunge un massimo in ! Il flusso di quantita’ di moto non puo’, a rigore
corrispondenza dell’asse. essere espresso semplicemente in termini di

! Se, per semplicita’, consideriamo casi di flusso V̄ , in quanto:


%! %
incomprimibile, la portata attraverso il tubo e’ % %
% v(v · n)dA% '= V̄ 2 Σ (59)
la stessa che avrebbe un flusso uniforme con %
Σ
%
velocita’ pari a quella media nella sezione
1
!
V̄ = v · ndA, V̇ = V̄ Σ (58)
Σ Σ

Pag. 24
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Equazione della quantita’ di moto

! Si puo’ semmai porre: v


!
v(v · n)dA = β V̄ 2 Σn (60)
Σ

con β coefficiente correttivo che dipende dalla v


forma del profilo di velocita’ nella sezione:
! Per quanto riguarda la pressione, questa puo’
! per tubi ad asse rettilineo β risulta prossimo spesso essere ritenuta uniforme nella sezio-
all’unita’, e assumere β = 1 nella (60) com- ne normale di un condotto rettilineo e cio’
porta solo un errore di qualche percento nella comporta che:
valutazione del termine di flusso ! !
τ ndA = − pndA = −pΣn (61)
Σ Σ

Pag. 25
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Equazione della quantita’ di moto

! I contributi alla risultante delle forze esterne nell’equa-


zione della quantita’ di moto dipendono dalla scelta del
volume di controllo

! Consideriamo un ugello (condotto convergente) conico


flangiato ad un condotto come in figura. Determiniamo
la risultante X delle forze che si esercitano sulla flangia
nel caso di flusso incomprimibile stazionario.
! Iniziamo con il considerare il volume di controllo CV 1
! Le sezioni A1 e A2 sono normali al flusso e l’unico con-
tributo di forza su di esse e’ quello dovuto agli sforzi nor-
mali. Questi possono essere assunti coincidenti con le
pressioni

! Sulla superficie laterale agiscono sia la pressione sia gli


sforzi tangenziali

! La forza incognita X non compare fra le forze esterne


in quanto essa agisce sull’ugello e non sul volume di
controllo

Pag. 26
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Equazione della quantita’ di moto

! Consideriamo invece un volume di controllo CVII


come in figura

! In questo caso la forza incognita X contribuisce alla ri-


sultante sul volume di controllo, dato che esso contiene
l’ugello considerato

! La componente in direzione x della risultante delle for-


ze di superficie agenti sul volume di controllo risulta data
da:
! !
Fx = − pn · idA − pn · idA + X · i (62)
A1 A2
! !
Fx = pdA − pdA + X (63)
A1 A2

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Equazione della quantita’ di moto

1 e
! Se assumiamo pressione uniforme nelle sezioni (
2
(
Fx = p1 A1 − p2 A2 + X (64)

! Se si trascurano le forze di volume, dall’equazione della


quantita’ di moto in direzione x si ha:
! !
ρv·i (v · n) dA+ ρv·i (v · n) = F·i = Fx
A1 A2
(65)

! Supponendo che anche le velocita’ siano uniformi nel-


1 e(
le sezioni ( 2 (o ricorrendo ad opportune velocita’
medie nelle sezioni)

Fx = −ρv12 A1 + ρv22 A2 (66)

! Eguagliando le due espressioni di Fx :

X = (p2 + ρv22 )A2 − (p1 + ρv12 )A1 (67)

Pag. 28
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Equazione del momento angolare


! Il principio di conservazione del momento angolare applicato ad un generico volume fluido asseri-
sce che, in ogni istante:
dH
=T (68)
dt
! Per esprimere tale risultato per un volume di controllo supposto inerziale e coincidente ad un certo
istante col volume fluido considerato, applichiamo il teorema del trasporto di Reynolds ricordando
che, in questo caso: N∼ =H, η ∼= r × v. Si ottiene:
! !
dH ∂
= ρr × vdV + ρr × v (v · n) dA (69)
dt ∂t CV CS

! Da tali due relazioni si perviene all’equazione della quantita’ di moto scritta per un volume di
controllo:
! !

ρr × vdV + ρr × v (v · n) dA = T (70)
∂t CV CS

! dove T e’ il momento risultante delle forze agenti sul volume di controllo coincidente, al tempo
attuale, con il volume fluido considerato
! ! "
T= r × ρgdV + rs × f dA + rn × Rn (71)
CV CS n

Pag. 29
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Equazione del momento angolare


! Se il volume di controllo non e’ fisso, ma si muove di moto rigido stazionario rispetto ad un sistema
di riferimento inerziale, l’equazione del momento angolare mantiene formalmente la stessa scrittura
purche’:
• Alla velocita’ assoluta v del fluido (quella nel riferimento inerziale) si sostituisca la w relativa al
sistema di riferimento solidale al volume di controllo
• Si tenga conto, fra le forze esterne agenti sul volume di controllo, anche delle forze di inerzia. Il
loro momento risultante:
!
J= ρr × {[r × ω × (ω × r) + 2ω × W]} dV (72)
CV

dove r e’ il vettore posizione dei punti del volume di controllo rispetto al sistema di riferimento
solidale
• Si ottiene:
! !

ρr × wdV + ρr × w (w · n) dA = T − J (73)
∂t CV CS

Pag. 30
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Primo principio della termodinamica


! Il primo principio della termodinamica (principio di conservazione dell’energia) applicato ad un
generico volume fluido asserisce che, in ogni istante:

dE
= Q̇ + Ẇ (74)
dt
! Per esprimere tale risultato per un volume di controllo supposto inerziale e coincidente ad un certo
istante col volume fluido considerato, applichiamo il teorema del trasporto di Reynolds ricordando
che, in questo caso: N∼
=E, η∼ = e. Si ottiene:
! !
dE ∂
= ρedV + ρe (v · n) dA (75)
dt ∂t CV CS

! Da tali due relazioni si perviene all’equazione del primo principio della termodinamica (nota breve-
mente come equazione dell’energia) scritta per un volume di controllo:
! !
dE ∂
= ρedV + ρe (v · n) dA = Q̇ + Ẇ (76)
dt ∂t CV CS

! dove Q̇ e Ẇ rappresentano rispettivamente la potenza termica e la potenza meccanica scambiate


fra volume di controllo ed esterno

Pag. 31
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Primo principio della termodinamica


! Alla potenza meccanica scambiata con l’esterno contribuiscono il lavoro delle forze di volume,
quello delle forze di superficie piu’ altri contributi scambiati con l’esterno:
! !
Ẇ = ρg · vdV + f · vdA + Ẇ ∗ (77)
CV CS

! Il contributo di potenza associato alle forze di superficie e’ in generale dovuto al lavoro degli sforzi:
!
τ n · vdA (78)
CS

! Conviene in generale distinguere fra il contributo della pressione e quello degli sforzi di taglio:

τ = −pI + τ̂ (79)
! ! !
τ n · vdA = − pn · vdA + τ̂ n · vdA (80)
CS CS CS

Pag. 32
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Primo principio della termodinamica


! Sostituendo nell’equazione dell’energia:
! ! ! ! !

ρedV + ρe (v · n) dA = Q̇+ ρg·vdV − pn·vdA+ τ̂ n·vdA+Ẇ ∗
∂t CV CS CV CS CS
(81)
! ! ! !

ρedV + (ρe + p) (v · n) dA = Q̇+ ρg ·vdV + τ̂ n·vdA+ Ẇ ∗ (82)
∂t CV CS CV CS

! Introducendo la funzione entalpia:


p
h=e+ (83)
ρ
! Si ottiene:
! ! ! !

ρedV + ρh (v · n) dA = Q̇ + ρg · vdV + τ̂ n · vdA + Ẇ ∗ (84)
∂t CV CS CV CS

Pag. 33
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Primo principio della termodinamica


! Gli sforzi di taglio sono come noto legati alla viscosita’. La potenza ad essi associata:
!
τ̂ n · vdA (85)
CS

rappresenta quindi un termine di dissipazione per attrito viscoso

! Conviene distinguere fra i contributi a tale termine da parte di porzioni della superficie di controllo
appartenenti a pareti solide As e di porzioni corrispondenti a sezioni di ingresso o uscita del flusso
dal volume di controllo (porte) Ap

! Se il volume di controllo e’ fisso, sulle superfici solide v = 0 e quindi:


!
τ̂ n · vdA = 0 (86)
As

! Anche il contributo relativo alle porte puo’ essere reso nullo attraverso una opportuna scelta della
superficie di controllo. Infatti se le superfici Ap sono scelte normali al vettore velocita’ allora il
vettore τ̂ n, che giace sulla superficie stessa, risulta anch’esso normale al vettore velocita’ e quindi
τ̂ n · v = 0

Pag. 34
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Equazioni del moto in forma differenziale

➢ Le equazioni del moto dei fluidi in forma diffe- moto su un volumetto elementare
renziale rappresentano l’unico strumento pos-
sibile per avere una descrizione puntuale del
campo di moto stesso

➢ In particolare saranno ricavate, in forma dif-


ferenziale, l’equazione di continuita’ e quella
della quantita’ di moto

➢ I risultati ottenuti finora possono essere utiliz-


zati per ottenere tali equazioni in modo molto
semplice

➢ Esse possono essere tuttavia ottenute anche


effettuando i bilanci di massa e quantita’ di

Pag. 1
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Forma differenziale del principio di conservazione della massa


➢ Da luogo alla forma differenziale dell’equazione di continuita’
➢ In un generico campo di moto consideriamo un volume di controllo fisso ed arbitrariamente scelto V ∗ con superficie
di contorno A∗

➢ L’equazione di continuita’ per tale volume si scrive:


Z Z

ρdV + ρv · ndA = 0 (1)
∂t V ∗ A∗

➢ L’integrale di flusso puo’ essere trasformato in un integrale esteso al volume di controllo tramite il teorema della
divergenza:
Z Z
ρv · ndA = ∇ · (ρv)dV (2)
A∗ V ∗

➢ Si ottiene cosi’: Z  
∂ρ
+ ∇ · (ρv) dV = 0 (3)
V∗ ∂t
➢ e per l’arbitrarieta’ di V ∗ :
∂ρ
+ ∇ · (ρv) = 0 (4)
∂t

∂ρ ∂ρvx ∂ρvy ∂ρvz


+ + + =0 (5)
∂t ∂x ∂y ∂z

Pag. 2
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Equazione di continuita’ - caso incomprimibile


➢ L’ipotesi di incomprimibilita’ comporta la perdita del termine instazionario nell’equazione di conti-
nuita’ che diviene:
∇·v =0 (6)

e sancisce l’annullarsi della divergenza del vettore velocita’

➢ Ricordando che la variazione di volume di un continuo durante il suo moto e’ espressa da:
Z Z Z Z
dV d d dJ
= dV = JdV ∗ = dV ∗ = ∇ · vJdV ∗ (7)
dt dt V dt V ∗ V ∗ dt V∗

dove J e’ lo jacobiano della trasformazione delle coordinate dei punti del sistema da una configu-
razione di riferimento C ∗ a quella attuale, nel caso incomprimibile risulta:

dV
=0 (8)
dt
ovvero il volume del sistema non varia durante il moto il che rappresenta un altro modo di esprimere
la condizione di incomprimibilita’

Pag. 3
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Funzione di corrente
➢ Consideriamo un caso di flusso bidimensionale e incomprimibile
➢ L’equazione di continuita’:
∂vx ∂vy
+ =0 (9)
∂x ∂y
rappresenta la condizione di esistenza di una funzione ψ = ψ(x, y, z, t) (detta funzione di corrente) tale che:

∂ψ ∂ψ
vx = ; vy = − (10)
∂y ∂x

➢ Sostituendo nell’equazione di continuita’ e sfruttando il teorema di Schwartz si ottiene infatti:


∂vx ∂vy ∂2ψ ∂2ψ
+ = − =0 (11)
∂x ∂y ∂x∂y ∂y∂x
➢ Le linee di corrente sono, per definizione, in ogni punto tangenti al vettore velocita’. Con riferimento ad un elemento di
linea di corrente dℓ, tale condizione puo’ essere espressa come: dℓ × v = 0, che fornisce l’equazione differenziale
delle linee di corrente:
vx dy − vy dx = 0 (12)

➢ In termini di funzione di corrente:


∂ψ ∂ψ
dx + dy = 0 (13)
∂x ∂y

Pag. 4
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Funzione di corrente

➢ Daltra parte:
∂ψ ∂ψ
dψ = dx + dy (14)
∂x ∂y
e quindi, lungo una linea di corrente: dψ = 0. La
funzione di corrente si mantiene costante lungo una li-
nea di corrente. Una volta che ψ sia nota, risulta quin-
di semplice tracciare le linee di corrente come linee
ψ = costante Z Z
➢ La portata volumetrica fluente fra due linee di corrente e’ Q̇ = v · ndy = v · ndx (15)
AB BC
indipendente dalla sezione in cui viene valutata poiche’
y2 y2
le linee di corrente sono impermeabili al flusso
Z Z
∂ψ
Q̇ = udy = dy (16)
y1 y1 ∂y
➢ La portata volumetrica fluente fra due linee di corrente e’ Z x2 Z x2
data dalla differenza dei valori della funzione di corrente ∂ψ
= vdx = − dx (17)
ad esse associati x1 x1 ∂x
= ψ2 − ψ1 (18)

Pag. 5
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Conservazione della quantita’ di moto in forma differenziale


➢ Sempre con riferimento al generico volume di controllo V ∗ l’equazione della quantita’ di moto si esprime:
Z Z Z Z

ρvdV + ρv (v · n) dA = ρgdV + τ ndA (19)
∂t V A V A

➢ Gli integrali di flusso possono al solito essere trasformati in integrali di superficie attraverso il teorema della divergenza:
Z Z
ρv (v · n) dA = ∇ · (ρv ⊗ v) dV (20)
A∗ V∗
Z Z
τ ndA = ∇ · τ dV (21)
A∗ V∗

➢ Nell’ultimo termine conviene distinguere fra il contributo della pressione e quello degli sforzi normali e tangenziali di
natura viscosa. Posto: τ = −pI + τ̂ , si ottiene:
Z  
∂ρv 
+ ∇ · ρv ⊗ v + pI − τ̂ − ρg dV = 0 (22)
V∗ ∂t

➢ Data l’arbitrarieta’ di V ∗ :
∂ρv 
+ ∇ · ρv ⊗ v + pI − τ̂ = ρg (23)
∂t
(equazione della quantita’ di moto in forma differenziale)

Pag. 6
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Conservazione della quantita’ di moto in forma differenziale


➢ Nella notazione ad indici:
∂ρvi ∂
+ (ρvi vj + pδij − τ̂ij ) = ρgi (24)
∂t ∂xj

➢ e, in componenti cartesiane:
∂ρvx ∂ (ρvx2 + p) ∂ρvx vy ∂ρvx vz ∂ τ̂xx ∂ τ̂xy ∂ τ̂xz
+ + + = ρgx + + + (25)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z

∂ρvy ∂ρvx vy ∂ ρvy2 + p ∂ρvy vz ∂ τ̂yx ∂ τ̂yy ∂ τ̂yz
+ + + = ρgy + + + (26)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z
∂ρvz ∂ρvx vz ∂ρvy vz ∂ (ρvz2 + p) ∂ τ̂zx ∂ τ̂zy ∂ τ̂zz
+ + + = ρgz + + + (27)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z

Pag. 7
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Conservazione della quantita’ di moto in forma differenziale


➢ Ad una formulazione alternativa si puo’ arrivare scrivendo il secondo principio della dinamica per un generico volumetto
elementare dV

➢ Come noto la risultante delle forze agenti su di esso e’ data da:



ρg + ∇ · τ dV (28)

ed essa eguaglia il prodotto della massa dell’elemento per la sua accelerazione:


 dv
ρg + ∇ · τ dV = ρadV = ρ dV (29)
dt
➢ Ricordando la rappresentazione euleriana del vettore accelerazione ed esplicitando il contributo della pressione, si
ottiene:
∂v 1 1
+ (v · ∇)v = g − ∇p + ∇ · τ̂ (30)
∂t ρ ρ
➢ In componenti cartesiane:
 
∂vx ∂vx ∂vx ∂vx 1 ∂p 1 ∂ τ̂xx ∂ τ̂xy ∂ τ̂xz
+ vx + vy + vz = gx − + + + (31)
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂x ρ ∂x ∂y ∂z
 
∂vy ∂vy ∂vy ∂vy 1 ∂p 1 ∂ τ̂yx ∂ τ̂yy ∂ τ̂yz
+ vx + vy + vz = gx − + + + (32)
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂y ρ ∂x ∂y ∂z
 
∂vz ∂vz ∂vz ∂vz 1 ∂p 1 ∂ τ̂zx ∂ τ̂zy ∂ τ̂zz
+ vx + vy + vz = gx − + + + (33)
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂z ρ ∂x ∂y ∂z

Pag. 8
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Conservazione della quantita’ di moto in forma differenziale


➢ Le due formulazioni dell’equazione della quantita’ di moto sono ovviamente equivalenti e si puo’
passare dall’una all’altra sfruttando l’equazione di continuita’

➢ Per esempio, con riferimento alla componente x, sommando alla (31) moltiplicata per ρ:
∂vx ∂vx ∂vx ∂vx ∂p ∂ τ̂xx ∂ τ̂xy ∂ τ̂xz
ρ + ρvx + ρvy + ρvz = ρgx − + + + (34)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂x ∂y ∂z
l’equazione di continuita’ moltiplicata per vx :

∂ρ ∂ρvx ∂ρvy ∂ρvz


vx + vx + vx + vx =0 (35)
∂t ∂x ∂y ∂z
e tenuto conto che:
∂ρvj ∂vi ∂ρvi vj
vi + ρvj = (36)
∂xj ∂xj ∂xj
e’ immediato riottenere la (25)

Pag. 9
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Velocita’ di deformazione
➢ Per poter utilizzare l’equazione della quantita’ di moto (25)-(31) e’ necessario fornire le espressioni
degli sforzi

➢ Se ci limitiamo allo studio del moto di fluidi newtoniani, gli sforzi tangenziali risultano proporzionali
alle velocita’ di deformazione

➢ Risulta quindi necessario esprimere in generale le velocita’ di deformazione e a tale scopo occorre
approfondire lo studio del moto di un generico elemento fluido

➢ In generale si possono avere deformazioni lineari e deformazioni angolari

Pag. 10
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Deformazioni lineari

➢ Con riferimento ad un elemento lineare


parallelo all’asse x:
• δx 7→ lunghezza iniziale
7 lunghezza attuale
• δx′ →
′ −δx dξ
• ǫxx = limδx→0 δxδx = dx
deformazione
lineare
δǫ dǫ
• ǫ̇xx = limδt→0 δt
= dt
velocita’ di
deformazione lineare

∂vx ∂vx ∂vx ∂vx


vx|δx = vx|O + δx ; δx′ = δx + δxδt ; δξ = δxδt ; ǫ̇xx = (37)
∂x ∂x ∂x ∂x
➢ In generale:
∂vx ∂vy ∂vz
ǫ̇xx = ; ǫ̇yy = ; ǫ̇zz = (38)
∂x ∂y ∂z

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Deformazioni angolari

➢ Con riferimento ad un elemento inizialmente rettangola-


re di lati δx e δy :
 
δη δξ dη dξ
• ǫxy = limδx→0 δx + δy = dx + dy
deformazione angolare
δǫxy dǫxy dα dβ
• ǫ̇xy = limδt→0 δt = dt = dt + dt velocita’
di deformazione angolare
∂vy ∂vy
vy|δx = vy|O + δx ; δη = δxδt
∂x ∂x
(39)
δη ∂vy dα ∂vy
δα = = δt ; = (40)
δx ∂x dt ∂x

dβ ∂vx ∂vy ∂vx


➢ Analogamente dt
= ∂y
e quindi: ǫ̇xy = ∂x
+ ∂y

➢ In generale:

∂vy ∂vx ∂vy ∂vz ∂vz ∂vx


ǫ̇xy = ǫ̇yx = + ; ǫ̇yz = ǫ̇zy = + ; ǫ̇zx = ǫ̇xz = + (41)
∂x ∂y ∂z ∂y ∂x ∂z

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Tensore velocita’ di deformazione


➢ I vari contributi di velocita’ di deformazione possono essere espressi attraverso le componenti di
un tensore doppio simmetrico detto tensore velocita’ di deformazione:
   
∂vx 1 ∂vx ∂vy 1 ∂vx ∂vz
  ∂x 2 ∂y
+ ∂x 2 ∂z
+ ∂x
1 ∂vi ∂vj     
γ̇ = γ̇ij = + =  12 ∂vy
+ ∂vx ∂vy 1 ∂vy ∂vz 
+ ∂y  (42)

2 ∂xj ∂xi  ∂x ∂y ∂y 2 ∂z 
 
1 ∂vz ∂vx
 1 ∂vz ∂vy ∂vz
2 ∂x
+ ∂z 2 ∂y
+ ∂z ∂z

la cui matrice rappresentativa ha le velocita’ di dilatazione lineare nelle tre direzioni dello spazio
sulla diagonale principale e la meta’ delle dilatazioni angolari fuori dalla diagonale principale

➢ Noto il tensore velocita’ di deformazione in un punto, il campo di velocita’ associato nell’intorno di


raggio δℓ di detto punto e’ dato dal prodotto righe per colonne:

δv = γ̇δℓ ; vi = γ̇ij δℓj (43)

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Moto nell’intorno di un punto


➢ In un generico campo di moto un elemento fluido potra’ in generale traslare, ruotare, subire
deformazioni lineari e angolari

➢ Il moto piu’ generale di un elemento fluido e’ quindi dato dalla sovrapposizione di un moto rigido
e di un moto legato alle deformazioni. Nell’intorno di di raggio δℓ di un generico punto O si potra’
allora scrivere:
δv = Ω × δℓ + γ̇δℓ (44)

dove Ω e γ̇ sono rispettivamente la velocita’ angolare e il tensore velocita’ di deformazione nel


punto O

➢ D’altra parte la velocita’ nell’intorno del punto O puo’ essere anche espressa con uno sviluppo in
serie di Taylor:
δv = ∇vδℓ (45)

dove:  
∂vx ∂vx ∂vx
∂x ∂y ∂z
∂vi  ∂v ∂vy

∂vy 
∇v = =  y
 ∂x (46)
∂xj ∂y ∂z 
∂vz ∂vz ∂vz
∂x ∂y ∂z
e’ il tensore gradiente di velocita’

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Moto nell’intorno di un punto


➢ Se al tensore gradiente di velocita’ si somma e si sottrae la meta’ del suo trasposto si ottiene:
   
∂vi 1 ∂vi ∂vj 1 ∂vi ∂vj
= + + − = γ̇ij + Ωij (47)
∂xj 2 ∂xj ∂xi 2 ∂xj ∂xi
∂v
Il tensore ∂xi risulta cosi decomposto nella somma di un tensore simmetrico, coincidente con il ten-
j
   
1 ∂vi ∂vj 1 ∂vi ∂vj
sore velocita’ di deformazione γ̇ij = 2 ∂xj
+ ∂xi
e di uno antisimmetrico: Ωij = 2 ∂xj
− ∂xi

Eguagliando le (44) e (45):

γ̇δℓ + Ωδℓ = Ω × δℓ + γ̇δℓ ; Ωδℓ = Ω × δℓ (48)

Il tensore Ω e’ detto tensore rotazione

Lecomponenti del vettore velocita’ angolare degli elementi fluidi sono allora espresse da: Ωk =
1 ∂vi ∂vj
2 ∂xj
− ∂xi
ovvero:
  
1 ∂vz ∂vy
 Ω = −
 x 2 ∂y ∂z


1 ∂vx ∂vz (49)

Ωy = 2  ∂z
− ∂x 

1 ∂vy
 ∂vx
 Ωz =


2 ∂x ∂y

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Moto nell’intorno di un punto


➢ Introducendo l’operatore rotore, rot ≡ ∇×:
1 1
Ω = rot(v) = ∇ × v (50)
2 2
➢ Il vettore velocita’ angolare e’ poco usato nello studio della fluidodinamica. Si preferisce far
riferimento ad un’altra grandezza vettoriale data dal doppio della velocita’ angolare:

∂vi ∂vj
ω = 2Ω = ∇ × v ; ωk = − (51)
∂xj ∂xi

➢ A tale grandezza si da il nome di vettore vorticita’


➢ Flussi con vorticita’ nulla sono caratterizzati da elementi fluidi che traslano e si deformano durante
il loro moto, ma non ruotano. Essi sono detti flussi irrotazionali o non vorticosi

➢ Se il vettore ω non e’ nullo allora gli elementi fluidi sono soggetti a rotazione durante il moto e il
flusso e’ detto vorticoso

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Circolazione e vorticita’
➢ Consideriamo una generica linea chiusa ℓ contenuta interamente nel campo di e sia t il suo versore
tangente . Si definisce circolazione relativa alla curva ℓ:
Z
Γ = v · tdℓ (52)

➢ Sia Aℓ una qualsiasi superficie, semplicemente connessa, che si appoggia sulla curva ℓ e che sia
completamente contenuta nel campo di moto. Sia n il suo versore normale. Ricordando il teorema
di Stokes si perviene al seguente importante risultato:
Z Z Z
Γ= v · tdℓ = ∇ × v · ndA = ω · ndA (53)
ℓ Aℓ Aℓ

➢ Tale risultato puo’ essere sintetizzato dicendo che la circolazione relativa ad una curva chiusa
eguaglia il flusso di vorticita’ attraverso una qualsiasi superficie semplicemente connessa che si
appoggia alla curva

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Relazioni sforzo velocita’ di deformazione


➢ Per un fluido newtoniano isotropo:
• Gli sforzi normali risultano proporzionali alle componenti di velocita’ deformazione lineare
• Gli sforzi tangenziali risultano proporzionali alle componenti di velocita’ di deformazione angolare
2
τ̂ij = − µ(∇ · V)δij + 2µγ̇ij (54)
3
dove µ e’ al solito il coefficiente di viscosita’ dinamica

➢ In componenti cartesiane:
2 ∂vx
τ̂xx = − µ∇ · V + 2µ (55)
3 ∂x
2 ∂vy
τ̂yy = − µ∇ · V + 2µ (56)
3 ∂y
2 ∂vz
τ̂zz = − µ∇ · V + 2µ (57)
3 ∂z
 
∂vx ∂vy
τ̂xy = τ̂xy = µ + (58)
∂y ∂x
 
∂vy ∂vz
τ̂yz = τ̂zy = µ + (59)
∂z ∂y
 
∂vz ∂vx
τ̂zx = τ̂xz = µ + (60)
∂x ∂z

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Equazioni di Navier-Stokes
➢ Accoppiando le relazioni sforzo/velocita’ di deformazione ora introdotte all’equazione della quantita’
di moto si ottengono le cosiddette equazioni di Navier-Stokes:

 ∂ρvi + ∂ (ρvi vj + pδij − τ̂ij ) = ρgi
∂t ∂xj  
τ̂ij = − 2 µ(∇ · v)δij + µ ∂vi + j ∂v
3 ∂xj ∂xi

➢ Tali equazioni rappresentano il piu’ generale strumento fisico/matematico per lo studio del moto
dei fluidi

➢ Da un punto di vista matematico sono equazioni differenziali alle derivate parziali del secondo
ordine

➢ Soluzioni analitiche di tali equazioni sono possibili solo in un limitatissimo numero di casi molto
semplici di interesse marginale da un punto di vista ingegneristico

➢ In problemi di interesse tecnico si deve ricorrere a soluzioni numeriche

Pag. 19
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Equazioni di Navier-Stokes - Caso incomprimibile


➢ Le equazioni di Navier-Stokes si semplificano significativamente nel caso di flusso incomprimibile
e viscosita’ costante:
 2
∂ vx ∂ 2 vx ∂ 2 vx

∂vx ∂vx ∂vx ∂vx 1 ∂p
+ vx + vy + vz = gx − +ν + +
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂x ∂x2 ∂y 2 ∂z 2
 2 2 2

∂vy ∂vy ∂vy ∂vy 1 ∂p ∂ vy ∂ vy ∂ vy
+ vx + vy + vz = gy − +ν + +
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂y ∂x2 ∂y 2 ∂z 2
 2
∂ vz ∂ 2 vz ∂ 2 vz

∂vz ∂vz ∂vz ∂vz 1 ∂p
+ vx + vy + vz = gz − +ν + +
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂z ∂x2 ∂y 2 ∂z 2
(61)

µ
dove ν = ρ
e’ la viscosita’ cinematica
∂2 ∂2 ∂2
➢ In notazione vettoriale compatta ed introducendo l’operatore laplaciano ∇2 = ∂x2
+ ∂y2
+ ∂z 2
:

∂v 1
+ (v · ∇)v = g − ∇p + ν∇2 v (62)
∂t ρ

Pag. 20
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Flussi incomprimibili non viscosi


➢ Tutti i fluidi reali possiedono un coefficiente di viscosita’ non nullo
➢ Supporre nullo il coefficiente di viscosita’ del fluido ( che e’ detto in questo caso fluido ideale)
conduce ad una forma notevolmente piu’ semplice per le equazioni del moto (situazione analoga
allo studio dei sistemi meccanici in assenza di attrito)

➢ Lo studio del moto basato su tali equazioni semplificate (equazioni di Eulero) puo’ fornire infor-
mazioni decisamente interessanti da un punto di vista ingegneristico

➢ Supporre nulla la viscosita’ significa supporre identicamente nulli tutti gli sforzi tangenziali cosic-
che’, anche in condizioni di moto, gli elementi fluidi risultano soggetti alla sola pressione:

τ = −pI (1)

Pag. 1
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Equazioni di Eulero per un flusso incomprimibile


➢ Dato che l’equazione di continuita’ non coinvolge gli sforzi essa risulta identica tanto per un fluido
reale quanto per un fluido ideale

➢ Per ottenere l’equazione della quantita’ di moto basta porre ν = 0 nelle equazioni di Navier-
Stokes. Si ottengono cosi’ le equazioni di Eulero che, per flussi incomprimibili si scrivono:

∂v 1
+ (v · ∇)v = g − ∇p (2)
∂t ρ

∂vx ∂vx ∂vx ∂vx 1 ∂p


+ vx + vy + vz = gx −
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂x
∂vy ∂vy ∂vy ∂vy 1 ∂p
+ vx + vy + vz = gy −
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂y
∂vz ∂vz ∂vz ∂vz 1 ∂p
+ vx + vy + vz = gz −
∂t ∂x ∂y ∂z ρ ∂z
(3)

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Equazioni di Eulero per un flusso incomprimibile


➢ Se l’unica forza di massa agente sul fluido e’ la forza di gravita’, allora, scegliendo l’asse z verticale
ascendente si puo’ scrivere:
ρg = −ρgk = −ρg∇z (4)

➢ Sostituendo nelle equazioni di Eulero:


 
∂v p
+ (v · ∇)v = −∇ + gz (5)
∂t ρ

 
∂vx ∂vx ∂vx ∂vx ∂ p
+ vx + vy + vz = − + gz
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ρ
 
∂vy ∂vy ∂vy ∂vy ∂ p
+ vx + vy + vz = − + gz
∂t ∂x ∂y ∂z ∂y ρ
 
∂vz ∂vz ∂vz ∂vz ∂ p
+ vx + vy + vz = − + gz
∂t ∂x ∂y ∂z ∂z ρ
(6)

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Equazioni di Eulero in coordinate relative alle linee di flusso

➢ In un flusso stazionario le linee di flusso il campo di moto stazionario in esame si


coincidono con le traiettorie degli elementi conosca la geometria delle linee di flusso
fluidi
#
➢ Se come sistema di coordinate si assume !
∂p
quello individuato da:
∂n #
• il versore s tangente alla streamline
"
• il versore n normale alla streamline e gia-
cente localmente sul piano osculatore la $
streamline stessa nel punto considerato
le equazioni di Eulero possono essere ulterior-
mente semplificate

➢ Cio’ risulta particolarmente utile quando per

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Equazioni di Eulero in coordinate relative alle linee di flusso


➢ Per esprimere la:
dv
= (v · ∇)v (7)
dt
nel sistema di coordinate riferito alle generica linea di flusso, osserviamo che si ha v = vs e
quindi:
dv d dv ds ∂v ds ∂s ds ∂v ∂s
= (vs) = s + v = s+v = v s + v2 (8)
dt dt dt dt ∂s dt ∂s dt ∂s ∂s
e infine:
v2
 
dv ∂ ∂s
= s + v2 (9)
dt ∂s 2 ∂s
➢ Per il versore s si ha:
∂ ∂s ∂s
s · s = |s2 | = 1 → (s · s) = 2s · =0→ = −kn (10)
∂s ∂s ∂s
1
➢ lo scalare positivo k rappresenta la curvatura della linea di flusso e si ha k = R
, con R raggio di
curvatura, per cui:
v2 v2
 
dv ∂
= s− n (11)
dt ∂s 2 R

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Equazioni di Eulero in coordinate relative alle linee di flusso

➢ L’equazione di Eulero per flusso incomprimi- dove si é supposto che, come di norma acca-
bile, stazionario soggetto alla sola gravitá ed de, il vettore g sia uniforme in tutto il campo di
espressa in coordinate relative alla linea di moto
flusso: #
2
v2
   
dv ∂ v p !
= s− n = −∇ + gz ∂p
dt ∂s 2 R ρ ∂n #
(12)
"
ha due sole componenti, nelle direzioni sen
$
rispettivamente. Ricordando che:

∂() ∂()
∇() · s = , ∇() · n = (13)
∂s ∂n
in direzione n si ottiene:

1 ∂p ∂z v2
+g = (14)
ρ ∂n ∂n R

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Equazioni di Eulero: componente tangente alla streamline


➢ La componente in direzione s, tangente alla streamline::
1 ∂v 2 1 ∂p ∂ v2
 
∂z p
+ +g = 0, + +z =0 (15)
2 ∂s ρ ∂s ∂s ∂s 2g ρg
➢ comporta che:
v2 p
+ + z = costante (16)
2g ρg
lungo la streamline

➢ Tale risultato e’ noto come teorema di Bernoulli


➢ E’ importante ricordare le ipotesi nelle quali esso e’ stato ottenuto:
• Flusso non viscoso
• Flusso incomprimibile
• Flusso stazionario
• Flusso lungo una streamline

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Teorema di Bernoulli
➢ Abbiamo ottenuto l’espressione del teorema di Bernoulli:
v2 p
+ + z = costante lungo una streamline (17)
2g ρg
in termini di quote
• il termine z prende, per evidenti ragioni, il nome di quota geodetica
2
• il termine v2g prende il nome di quota cinetica
p
• il termine ρg prende il nome di quota piezometrica

➢ Possiamo cosi’ enunciare il teorema di Bernoulli come: In un flusso non viscoso, incomprimi-
bile, stazionario la somma delle quote geodetica, cinetica e piezometrica rimane costante
lungo una linea di flusso

➢ E’ possibile formulare il teorema di Bernoulli in termini di grandezze omogenee alla pressione:


v2
p + ρ + ρgz = costante lungo una streamline (18)
2
➢ E’ importante rimarcare come, nelle ipotesi fatte, il trinomio di Bernoulli rimanga costante esclusi-
vamente lungo una linea di flusso. In generale la costante a secondo membro della (17) o della
(18) varia da una linea di flusso all’altra

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Teorema di Bernoulli nel caso irrotazionale


➢ Ripartiamo dalle equazioni di Eulero nel caso incompribile:
∂v 1
+ (v · ∇)v = − ∇p − g∇z (19)
∂t ρ
➢ Una identita’ vettoriale nota dall’analisi fornisce:
v2
(v · ∇)v = ∇ − v × (∇ × v) (20)
2
ed introducendo il vettore vorticita’ ω = ∇ × v si puo’ scrivere:

v2 v2
 
∂v 1 ∂v
+ ∇ − v × ω = − ∇ (p + gz) , + ω × v = −∇ p + ρ + gz (21)
∂t 2 ρ ∂t 2

che esprime la formulazione dell’equazione di Eulero in termini di vorticitá

➢ Se il flusso e’ incomprimibile, non viscoso, stazionario ed irrotazionale (ω = 0):


v2
 
∇ p + ρ + gz = 0 (22)
2
e quindi:
v2
 
p + ρ + gz = costante (23)
2

➢ Il trinomio di Bernoulli e’ costante, non solo lungo una linea di flusso, ma in tutto il campo di moto

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Teorema di Bernoulli

➢ Ipotesi: ➢ Se il flusso e’ anche irrotazionale:


1. Flusso non viscoso
B1 = B2 = B3 = costante (26)
2. Flusso incomprimibile
3. Flusso stazionario e, per esempio:
4. Soggetto alla sola forza di gravita’ 2
vA v2
pA + ρ + ρgzA = pD + ρ D + ρgzD (27)
➢ Lungo le linee di flusso: 2 2
2 2
vA vB
B1 = pA +ρ +ρgzA = pB +ρ +ρgzB (24)
2 2 B
2 2
vC vD
B3 = pC + ρ + ρgzC = pD + ρ + ρgzD
2 2 A
(25)
D
➢ in generale, il trinomio di Bernoulli e’ diverso da linea di
1
flusso a linea di flusso, per esempio: B1 6= B2 6= B3 C
2
3

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Teorema di Bernoulli

➢ Prelievo di liquido da serbatoio nel serbatoio puo’ essere considerato costan-


z
te con buona approssimazione ed il flusso puo’
!
1
essere ritenuto stazionario
H
2,494
!
2 ➢ Con riferimento alla generica linea di flusso
1-2:

➢ Ipotesi: v22
p1 + ρgz1 = p2 + ρ + ρgz2 (v1 ≃ 0)
1. Flusso non viscoso 2
(28)
2. Flusso incomprimibile
p1 = p2 = patm , H = z2 − z1 (29)
➢ Fluido evidentemente soggetto alla sola forza p
di gravita’ v2 = 2gH (30)

➢ Se le dimensioni del serbatoio sono molto piu’ (formula di Torricelli)


grandi di quelle della bocca di prelievo, il livello

Pag. 11
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Teorema di Bernoulli

➢ Prelievo di liquido da serbatoio con tubo verticale p1 = p2 = patm , z2 − z1 = H + L (32)


!
1 p
v2 = 2g(H + L) (33)

H
2,830
➢ pressione in 0 (imbocco del tubo)

!
0 • Per continuita’: v0 = v2 :
p0 + ρgz0 = patm + ρgz2 , p0 = patm − ρgL

➢ In base alla lunghezza del tubo, la pressione in 0


L
4,818
potrebbe teoricamente divenire negativa!

➢ questo in realta’ non succede, ma la pressione raggiun-


!
2 ge un valore minimo pari alla tensione di vapore pv ,
alla quale comincia a liberarsi vapore (fenomeno della
➢ Stesse ipotesi del caso precedente:
cavitazione)
➢ Con riferimento alla generica linea di flusso 1 - 2 :
➢ Il valor massimo di L per prevenire la cavitazione e’:
v22
p1 + ρgz1 = p2 + ρ + ρgz2 (v1 ≃ 0) (31) Lmax = patmρg−pv
2

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Teorema di Bernoulli

➢ Getto liquido in aria quiescente elemento fluido e’ nulla:

• Gli sforzi di taglio sono nulli (velocita’ uniforme in


ciascuna sezione)
v
• La pressione e’ pari all’atmosferica su tutta la
superficie
pa
➢ Ciascun elemento fluido e’ soggetto alla sola forza peso
e si muove quindi come un grave in caduta libera
pa

pa
pa

pa
pa

➢ Caratterizzato da: g

• velocita’ diretta come l’asse del getto e uniforme nella ➢ In realta’ il getto e’ interessato da flusso fortemente bi-
sezione
fase (aria/liquido) che porta, ad una certa distanza del-
• pressione uniforme e pari all’atmosferica la bocca di emissione, alla frammentazione del getto
➢ La risultante delle forze di superficie su ciascun stesso

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Teorema di Bernoulli

➢ Getto liquido in aria quiescente v = v0x = v0 cos α

➢ Ipotesi:
• Si trascurano gli effetti bifase
• Flusso stazionario H
7,804
max

➢ Le ipotesi del teorema di Bernoulli sono v0

verificate

➢ Osservazioni fisiche: α
• Alla massima altezza la velocita’ e’ diretta
orizzontalmente
v02 v02 cos2 α
• Dato che non agiscono forze orizzontali la ✚a +ρ
p✚
❃ +ρgz0 = ✚a +ρ
p✚
❃ +ρgzmax
2 2
componente x della velocita’ si conserva
zmax − z0 = Hmax
v02 2
 v02
Hmax = 1 − cos α = sin2 α
2g 2g

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Pressione totale
➢ Con riferimento ad un generico campo di moto risulta utile poter definire uno stato di riferimento rispetto al quale
valutare le variazioni delle varie grandezze

➢ A tale scopo si introducono le cosiddette grandezze totali


➢ Nel caso incomprimibile l’unica grandezza totale significativa e’ la pressione totale. La pressione totale in un deter-
minato punto del campo di moto e’ definita come la pressione che il fluido raggiungerebbe qualora, a partire da quello
stato, fosse portato in quiete attraverso un ideale processo stazionario e privo di attrito

➢ Il processo ideale che porta il fluido dallo stato considerato a quello in cui vige la pressione totale e’ per ipotesi
stazionario e caratterizzato da sforzi viscosi tutti nulli, per cui, nel caso incomprimibile, possiamo applicare il teorema
di Bernoulli e ottenere:
v02 v2
p0 + ρ = p + ρ (34)
2 2
dove si e’ supposto che il punto 0 fosse alla stessa quota di quello considerato

➢ Poiche’ per ipotesi nello stato 0 la velocita’ e’ nulla:

v2
p0 = p + ρ (35)
2
(espressione della pressione totale per flussi incomprimibili)

• La pressione p e’ detta anche pressione statica per distinguerla dalla totale


2
• Il termine ρ v2 e’ detto pressione dinamica

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Pressione totale
➢ Dati due punti 1 e 2 appartenenti ad una stessa linea di flusso, nel caso incomprimibile avremo:
v12 v22
p01 = p1 + ρ , p02 = p2 + ρ (36)
2 2
➢ I due valori di pressione totale saranno in generale diversi
➢ Se il flusso oltre che incomprimibile e’ anche non viscoso e stazionario allora vale il teorema di
Bernoulli e risulta:
p01 − p02 = ρg(z2 − z1 ) (37)

e se si puo’ trascurare la differenza di quota: p01 = p02 , ovvero la pressione totale si conserva
lungo la generica streamline

➢ Se i punti 1 e 2 appartengono a linee di flusso diverse le corrispondenti pressioni totali potranno


risultare diverse anche qualora si ritengano valide le ipotesi del teorema di Bernoulli

➢ Affinche’ esse risultino uguali occorre aggiungere la condizione di irrotazionalita’ del flusso. In
quest’ultimo caso la pressione totale e’ costante in tutto il campo di moto

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Punti di ristagno

➢ Se una streamline intercetta una superficie so- v


lida in direzione normale ad essa il punto di
intersezione e’ detto punto di ristagno

➢ In corrispondenza di un punto di ristagno la ve- pR − dp


locita’ del flusso e’ nulla e la pressione e’ detta
dy pR
pressione di ristagno. Essa coincide con la
pressione totale nel punto di ristagno stesso dx
➢ L’arresto dell’elemento fluido in corrisponden-
za della parete avviene per effetto degli sforzi
normali (pressione), senza contributo da parte
degli sforzi di taglio

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Punti di ristagno

➢ Nel caso di flusso incomprimibile, non viscoso, streamline di ristagno sara’ diversa da punto a
stazionario, applicando il teorema di Bernoul- punto e diversa dalla pressione di ristagno
li lungo la streamline di ristagno, fra un punto
generico ed il punto di ristagno R

v2
pR = p + ρ (38) p
2 p = p R = p0
v=0
la pressione di ristagno risulta uguale alla v
pressione totale lungo tutta la streamline

➢ In generale, se non valgono le ipotesi del teo-


rema di Bernoulli, la pressione totale lungo la (flusso non viscoso)

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Flussi a potenziale
➢ Consideriamo il caso di flusso non viscoso, incomprimibile, stazionario e irrotazionale ovvero
caratterizzato da vettore vorticita’ identicamente nullo in ogni punto del campo di moto

➢ La condizione di irrotazionalita’:
ω =∇×v =0
puo’ essere interpretata matematicamente come la condizione di esistenza di una funzione ϕ(x, y, z)
(detta potenziale di velocita’) tale che:

v = −∇ϕ (30)

➢ Si noti infatti che:


∇ × v = −∇ × ∇ϕ = 0 (31)

➢ In componenti cartesiane si ha:


∂ϕ ∂ϕ ∂ϕ
vx = − , vy = − , vz = − (32)
∂x ∂y ∂z

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Flussi a potenziale bidimensionali


➢ Nel caso bidimensionale di flusso non viscoso, incomprimibile, stazionario e irrotazionale le componenti del vettore
velocita’ possono essere espresse come derivate di due funzioni scalari:

• La funzione di corrente:
∂ψ ∂ψ
vx = , vy = − (33)
∂y ∂x
• La funzione potenziale di velocita’:
∂ϕ ∂ϕ
vx = − , vy = − (34)
∂x ∂y
➢ Sostituendo la (33) nella condizione di irrotazionalita’:
∂vx ∂vy
− =0 (35)
∂y ∂x
si ottiene:
∇2 ψ = 0 (36)

➢ Analogamente sostituendo la (34) nell’equazione di continuita’:


∂vx ∂vy
+ =0 (37)
∂x ∂y
si ottiene:
∇2 ϕ = 0 (38)

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Flussi a potenziale bidimensionali


➢ Nelle ipotesi fatte (flusso incomprimibile, stazionario, bidimensionale e irrotazionale) la funzione di corrente e la
funzione potenziale sono legate fra loro da un’interessante proprietá

➢ Le linee a ϕ = costante sono dette linee equipotenziali. Lungo di esse risulta ovviamente:
∂ϕ ∂ϕ
dϕ = dx + dy = 0 (39)
∂x ∂y
➢ e quindi la pendenza delle equipotenziali e’ pari a:
∂ϕ
dy ∂x vx
= − ∂ϕ =− (40)
dx |ϕ ∂y
vy

➢ La funzione di corrente risulta invece costante lungo le linee di corrente:


∂ψ ∂ψ
dψ = dx + dy = 0 (41)
∂x ∂y
➢ per cui si ha:
∂ψ
dy ∂x vy
= − ∂ψ = (42)
dx |ψ ∂y
vx

➢ Le linee potenziali e le linee di corrente risultano pertanto ortogonali fra loro


➢ Questa proprietá risulta molto utile nelle visualizzazioni di flussi che soddisfino le ipotesi fatte

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Flussi a potenziale bidimensionali


➢ Le due equazioni:
∇2 ψ = 0 ∇2 ϕ = 0 (43)

➢ sono due cosiddette equazioni di Laplace per la funzione di corrente e per la funzione potenziale
di velocitá rispettivamente

➢ esse governano il moto dei fluidi nel caso bidimensionale, stazionario, irrotazionale e incomprimi-
bile

➢ si tratta di equazioni differenziali alle derivate parziali del secondo ordine omogenee e lineari
➢ alcune loro soluzioni per flussi piani elementari sono riportate di seguito, dove si fa riferimento a
coordinate cartesiane o polari privilegiando la semplicitá nel descrivere la configurazione del flusso

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Flussi a potenziale bidimensionali

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Flussi a potenziale bidimensionali

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Flussi a potenziale bidimensionali


➢ Le linearitá dell’equazione di Laplace fa si che la somma di due soluzioni sia ancora una soluzione
➢ Questo fa si che la sovrapposizione di due flussi a potenziale sia ancora un flusso a potenziale
➢ Sommando le funzioni potenziale o le funzioni di corrente dei flussi considerati si possono ottenere
per derivazione le relative componenti di velocita’

➢ Il campo di pressione puo’ essere ottenuto dall’equazione di Bernoulli. Si noti che la suddetta equa-
zione non e’ lineare (in essa compare la velocitá al quadrato). Sarebbe pertanto sbagliato ottenere
il campo di pressione del flusso risultante come somma delle pressioni dei campi sovrapposti.

➢ Alcuni esempi sono riportati di seguito:

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Flussi a potenziale bidimensionali

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Flussi a potenziale bidimensionali

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Flussi a potenziale bidimensionali

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Flussi a potenziale bidimensionali


➢ Le proprieta’ illustrate hanno interessanti applicazioni pratiche. A al proposito e’ bene tener pre-
sente che:

• Nel contesto dei flussi non viscosi ciascuna linea di flusso puo’ essere interpretata come una
virtuale superficie solida, dato che essa risulta impermeabile al flusso
• Una qualunque distribuzione di pozzi e sorgenti le cui intensita’ sommano a zero genera linee di
flusso chiuse

➢ Si hanno quindi due possibilita’ nell’applicare i concetti sinora visti:


• metodo di analisi: dato un generico corpo solido e’ possibile determinare una sovrapposizione
di flussi elementari che ammette una linea di corrente coincidente con il suo contorno esterno.
E’ cosi’ possibile studiare il moto del fluido attorno al corpo stesso.
• metodo di progetto: Tramite la sovrapposizione di opportuni flussi elementari e’ possibile costrui-
re un flusso con proprieta’ arbitrarie. In esso ciascuna linea di corrente individua la superficie di
un corpo solido attorno al quale si sviluppa il flusso risultante.

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Flussi incomprimibili viscosi


➢ Fra le poche soluzioni analitiche delle equazioni di Navier-Stokes, una di particolare interesse
ingegneristico e’ quella relativa al flusso incomprimibile stazionario attraverso un condotto cilindrico
ad asse rettilineo

➢ Il problema risulta particolarmente semplice se si applicano le equazioni ad un flusso completa-


mente sviluppato

➢ Consideriamo un flusso con velocita’ uniforme U0 che entra in un tubo cilindrico


➢ In virtu’ della condizione di aderenza a parete sappiamo che la velocita’ sulla parete interna del
tubo sara’ nulla lungo tutto il condotto.

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Flussi incomprimibili viscosi


➢ Immediatamente a valle della sezione di ingresso del tubo il flusso non rimarra’ uniforme, ma
insorgera’ un gradiente radiale di velocita’ a cui corrispondono sforzi di taglio di natura viscosa che
tenderanno a ridurre la velocita’ degli elementi fluidi che scorrono in prossimita’ della parete

➢ Considerando sezioni via via a valle, una sempre maggiore quantita’ di fluido risultera’ rallentata
a causa degli effetti viscosi. L’effetto della presenza della parete sara’ cosi’ risentito sempre piu’
profondamente in direzione radiale

➢ Considerando la velocita’ media nella sezione V̄ , affinche’ l’ equazione di continuita’ risulti soddi-
sfatta:
1
Z
V̄ = udA = U0 = costante (1)
A A

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Flussi incomprimibili viscosi


➢ Dato che il flusso in prossimita’ della parete rallenta, la conservazione della massa richiede che la
velocita’ lungo l’asse del condotto aumenti con la distanza dalla sezione di ingresso

➢ Ad una certa distanza dalla sezione di ingresso la zona di influenza degli sforzi viscosi, che
si sviluppa lungo la parete e aumenta progressivamente di spessore nella direzione del flusso,
raggiungera’ l’asse del condotto

➢ A partire da questa distanza il flusso diventa completamente viscoso ed il profilo di velocita’ non
puo’ piu’ cambiare da una sezione all’altra. Il flusso si dice allora completamente sviluppato

➢ La distanza L dalla sezione di ingresso alla quale il flusso diviene completamente sviluppato puo’
essere stimata sulla base della formula:

L ∼ ρV̄ D
= 0.06 (2)
D µ

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Flussi incomprimibili viscosi


➢ Al fine di determinare il profilo di velocita’ del flusso viscoso completamente sviluppato in un tubo
cilindrico ad asse rettilineo, nel caso incomprimibile e stazionario, consideriamo le equazioni di
Navier-Stokes scritte in coordinate cilindriche. Detta x la coordinata lungo l’asse del tubo, r la
coordinata radiale e ϑ l’anomalia:
 
∂vx ∂vx ∂vx vϑ ∂vx 1 ∂p 1 ∂ τ̂xx 1 ∂(rτ̂xr ) 1 ∂ τ̂xϑ
+ vx + vr + = − + + +
∂t ∂x ∂r r ∂ϑ ρ ∂x ρ ∂x r ∂r r ∂ϑ
   
∂vr ∂vr ∂vr vϑ ∂vr 1 ∂p 1 ∂ τ̂rx 1 ∂(rτ̂rr ) 1 ∂ τ̂rϑ
+ vx + vr + − vϑ = − + + +
∂t ∂x ∂r r ∂ϑ ρ ∂r ρ ∂x r ∂r r ∂ϑ
   
∂vϑ ∂vϑ ∂vϑ vϑ ∂vϑ 1 1 ∂p 1 ∂ τ̂ϑx 1 ∂(rτ̂ϑr ) 1 ∂ τ̂ϑϑ
+ vx + vr + + vr = − + + +
∂t ∂x ∂r r ∂ϑ ρ r ∂ϑ ρ ∂x r ∂r r ∂ϑ

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Tubi cilindrici ad asse rettilineo


➢ Per la simmetria del problema:
∂(...)
vr = vϑ = 0 ; =0 (3)
∂ϑ
➢ Ne consegue che:
τrr = τϑϑ = τxϑ = τrϑ = 0 (4)

➢ La componente in direzione x delle equazioni di Navier-Stokes si riduce allora a:


∂p 1 d(rτrx )
= (5)
∂x r dr
➢ Osservando che il primo membro e’ funzione solo di x mentre il secondo e’ funzione di r se ne
deduce che tale uguaglianza puo’ essere soddisfatta solo se:

∂p 1 d(rτrx )
= = costante (6)
∂x r dr

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Tubi cilindrici ad asse rettilineo


➢ Integrando in r:  
r ∂p C1
τrx = + (7)
2 ∂x r
con C1 costante di integrazione

➢ Essendo:  
du
τrx = µ (8)
dr
➢ Si ottiene infine:
r2
 
∂p C1
u= + ln r + C2 (9)
4µ ∂x µ
➢ Abbiamo due costanti di integrazione ed una sola condizione al contorno: la condizione di aderen-
za a parete per cui u = 0 per r = R

➢ Pur non conoscendo il valore della velocita’ in corrispondenza dell’asse sappiamo che tale valore
dovra’ essere finito e cio’ comporta che C1 = 0

➢ Si ottiene in definitiva:
2
   r 2 
R ∂p
u=− 1− (10)
4µ ∂x R

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Tubi cilindrici ad asse rettilineo


➢ Integrando in r:  
r ∂p C1
τrx = + (11)
2 ∂x r
con C1 costante di integrazione

➢ Essendo:  
du
τrx = µ (12)
dr
➢ Si ottiene infine:
r2
 
∂p C1
u= + ln r + C2 (13)
4µ ∂x µ
➢ Abbiamo due costanti di integrazione ed una sola condizione al contorno: la condizione di aderen-
za a parete per cui u = 0 per r = R

➢ Pur non conoscendo il valore della velocita’ in corrispondenza dell’asse sappiamo che tale valore
dovra’ essere finito e cio’ comporta che C1 = 0

➢ Si ottiene in definitiva:
2
   r 2 
R ∂p
u=− 1− (14)
4µ ∂x R

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Tubi cilindrici ad asse rettilineo


➢ Distribuzione dello sforzo di taglio:    
du r ∂p
τrx = µ = (15)
dr 2 ∂x
➢ Lo sforzo
 di taglio ha andamento lineare con il raggio. E’ nullo sull’asse e massimo a parete: τrxmax = τrxr=R =
R ∂p
2 ∂x

➢ La variazione della pressione lungo il condotto e’ una conseguenza degli effetti di attrito viscoso. Il gradiente di
pressione risulta infatti direttamente proporzionale allo sforzo di taglio a parete

➢ Portata volumetrica:
R
πR4
 
∂p
Z Z
Q= v · ndA = u · 2πrdr = (16)
A 0 8µ ∂x
∂p ∆p π∆pD 4
essendo: ∂x = costante = L si ha anche: Q= 128µL

➢ Velocita’ media nella sezione:


πR2
 
Q ∂p
V̄ = = (17)
A 8µ ∂x
➢ Velocita’ massima:
πR2
 
∂p
U = umax = ur=0 =− = 2V̄ (18)
4µ ∂x
➢ Risulta anche:
u  r 2
=1− (19)
U R

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Esperienze di Reynolds

➢ Effettuando misure su tubi cilindrici ad asse rettilineo,


Osborne Reynolds (1842-1912) osservo’ che il profi-
lo di parabolico di velocita’ cosi’ come ottenuto dalle
equazioni di Navier-Stokes cessava di esistere quando
la velocita’ media nel tubo superava un certo valore di
soglia

➢ In questi casi egli osservo’ l’instaurarsi di un profilo


di velocita’ che rispetto a quello parabolico presentava
una maggior pendenza in corrispondenza delle pareti
mentre risultava piu’ piatto verso l’asse del tubo

➢ Ripetendo le misure in sezioni successive egli osservo’


come, nel caso di moto completamente sviluppato, tale
profilo si mantenesse autosimilare esattamente come
accadeva per il profilo parabolico tipico delle velocita’
piu’ basse

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Esperienze di Reynolds

➢ Egli correttamente intui’ come non fossero le equazioni


di Navier-Sokes a cadere in difetto quando la velocita’
media nel condotto superava certi valori, bensi’ come
piuttosto non risultassero piu’ valide le ipotesi sotto le
quali si era ottenuta la soluzione parabolica per il profilo
di velocita’.

➢ Dato che egli operava con acqua (incomprimibile!) l’i-


potesi che appariva piu’ debole era quella che il flusso
fosse stazionario

➢ Effettivamente, ripetendo le misure con strumenti in gra-


do di rilevare le variazioni nel tempo della velocita’, Rey-
nolds osservo’ come questa fosse affetta da fluttuazioni
di ampiezza e frequenza pressoche’ casuali non solo
nella direzione del moto, ma in tutte e tre le direzioni
dello spazio

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Esperienze di Reynolds

➢ Nel tentativo di comprendere la natura di tali fluttuazio- se apprezzabile miscelamento con quelli adiacenti. Si
ni spazio-temporali della velocita’ e come esse insor- parla in questo caso di flusso laminare
gessero, effettuo’ delle misure nella sezione di ingresso
nel condotto osservando come anche in tale sezione il
flusso presentasse delle fluttuazioni nel tempo anche se
meno intense di quelle rilevabili piu’ a valle

➢ Esperienze cruciali furono quelle effettuate operando


con tubi trasparenti e iniettando dell’inchiostro colorato
in punti della sezione di ingresso del condotto

➢ Finche’ la velocita’ media nel condotto era mantenuta


sufficientemente bassa, le linee di flusso, evidenziate
dalle tracce dell’inchiostro, si mantenevano rettilinee e
parallele all’asse del tubo. Non era possibile rilevare
sensibili fluttuazioni della velocita’ e gli elementi fluidi,
che si muovevano a velocita’ costante lungo le proprie
traiettorie, si mantenevano ben distinti senza che vi fos-

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Esperienze di Reynolds

➢ Quando la velocita’ media nel tubo superava un certo oggi noto come numero di Reynolds, dato da:
valore, si osservava che ad una certa distanza dalla se-
ρV̄ D
zione di ingresso le linee di flusso non si mantenevano Re = (20)
µ
piu’ rettilinee, ma, per effetto delle fluttuazioni di veloci-
ta’, iniziavano ad incurvarsi rapidamente nelle tre dire-
zioni dello spazio dando luogo a dei piccoli vortici capa-
ci di promuovere un intenso miscelamento fra elemen-
ti fluidi adiacenti tantoche’ le tracce di inchiostro spari-
vano rapidamente, completamente miscelate nell’intera
massa liquida fluente nel condotto. Si parla in questo
caso di flusso turbolento

➢ Ripetendo gli esperimenti con diverse velocita’ del flus-


so, condotti di diverso diametro e fluidi diversi, Reynolds
osservo’ che l’instaurarsi del regime di moto turbolento
non era legato al solo valore della velocita’ media, ma
piu’ correttamente al raggiungimento di un determina-
to valore di soglia da parte del numero adimensionale,

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Moto turbolento
➢ I risultati delle esperienze di Reynolds, cosi’ come quelli di numerose altre osservazioni effettuate su svariate configu-
razioni di flusso, possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

• Un flusso reale e’ sempre caratterizzato da fluttuazioni spazio-temporali delle sue proprieta’. Se le fluttuazioni sono
piccole rispetto ad un opportuno valor medio ed il numero di Reynolds e’ inferiore ad un certo valore di soglia
(Reynolds critico), esse vengono rapidamente smorzate dalla viscosita’. Il flusso si mantiene laminare e per il
condotto cilindrico il profilo di velocita’ e’ quello parabolico dato dalle equazioni di Navier-Stokes stazionarie.
• Il passaggio (noto come transizione) dal regime laminare a quello turbolento e’ il risultato di una situazione di
instabilita’ del flusso viscoso che si manifesta quando il numero di Reynolds supera quello critico. Al di sotto il
flusso laminare risulta stabile e le piccole fluttuazioni vengono smorzate e dissipate dagli effetti viscosi. Al di sopra il
flusso laminare e’ invece instabile e le fluttuazioni possono venire amplificate determinando l’insorgenza del regime
turbolento
• Le fluttuazioni tipiche del regime turbolento completamente sviluppato hanno frequenze molto elevate e sono as-
sociate al trasporto di microvortici che si sviluppano su scale spaziali molto piu’ piccole di quelle tipiche della
configurazione in esame.
• Tali microvortici promuovono un intenso miscelamento in direzione trasversale rispetto a quella prevalente del flusso
e cio’ rende ragione del diverso andamento del profilo di velocita’ rispetto al caso laminare. Nel caso del tubo, il
miscelamento in direzione radiale tende ad uniformare la velocita’ che quindi assume un andamento piu’ piatto nella
zona centrale con un massimo poco pronunciato in corrispondenza dell’asse. In prossimita’ della parete, dove vale
la condizione di aderenza, la velocita’ cresce rapidamente da zero fino ad un valore prossimo a quello massimo e
la pendenza del suo profilo risulta maggiore rispetto al caso laminare.

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Moto turbolento
➢ Nel caso dei tubi lisci (tubi con rugosita’ della parete interna trascurabile) il numero di Reynolds
critico e’ pari a circa 2300:
• Per Re ≤ 2300 si ha flusso laminare
• Per Re > 2300 si ha flusso turbolento
➢ Per numeri di Reynolds via via maggiori di quello critico si osserva che la transizione avviene
sempre piu’ vicino alla sezione di ingresso del tubo, ovvero diminuisce sempre di piu’ la porzione
di flusso laminare rispetto a quella di flusso turbolento.

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Studio di flussi turbolenti


➢ Le equazioni di Navier-Stokes rimangono perfettamente valide anche nel caso turbolento.
➢ Anzi, assegnando come condizione al contorno componenti di velocita’ fluttuanti nel tempo e’ pos-
sibile, con approcci numerici, risolvere le equazioni di Navier-Stokes in forma non stazionaria e
studiare in dettaglio l’evoluzione delle fluttuazioni turbolente, dalla transizione al moto turbolento
completamente sviluppato.

➢ Tale metodologia e’ nota come Direct Numerical Simulation (DNS). Le sue applicazioni sono esclu-
sivamente a fini di ricerca, dato che i tempi di calcolo che essa richiede risultano incompatibili con
un utilizzo industriale

Contorni colorati di intensita’ delle fluttuazioni (Calcolo DNS per tubo cilindrico)

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Studio di flussi turbolenti


➢ E’ un fatto sperimentale che, se si considerano medie temporali effettuate su intervalli di tempo ab-
bastanza lunghi, e’ possibile rilevare profili di velocitá media che si ripetono in maniera autosimilare
in sezioni successive (come nelle esperienze di Reynolds)

➢ Se, in un flusso turbolento completamente sviluppato, si considerano medie temporali di una


qualunque grandezza ϕ del tipo:
Z t+∆t
1
ϕ̄ = ϕdt (21)
∆t t
¯ , per valori maggiori o uguali del
si osserva l’esistenza di un intervallo di tempo caratteristico ∆t
quale, i valori medi ϕ̄ risultano indipendenti dal tempo stesso. Cio’ significa che medie temporali
¯ risultano indipendenti dall’istante a partire dal quale viene effettuata la
effettuate sull’intervallo ∆t
media (cosiddetta media alla Reynolds)

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Studio di flussi turbolenti


➢ Abbiamo gia’ osservato come le equazioni di Navier-Stokes rimangano perfettamente valide anche
nel caso turbolento. Assegnando come condizione al contorno componenti di velocita’ fluttuanti
nel tempo e’ possibile, con approcci numerici, risolvere le equazioni di Navier-Stokes in forma non
stazionaria e studiare in dettaglio il flusso turbolento

➢ Tale metodologia e’ nota come Direct Numerical Simulation (DNS). Le sue applicazioni sono esclu-
sivamente a fini di ricerca, dato che i tempi di calcolo che essa richiede risultano incompatibili con
un utilizzo industriale

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Studio di flussi turbolenti

➢ Un approccio sicuramente meno accurato, ma sicuramente piu’ in linea con le esigenze ingegneri-
stiche e’ quello basato sulla media alla Reynolds

➢ Una generica grandezza puo’ essere decomposta nella somma della sua media alla Reynolds piu’
la sua fluttuazione nel tempo

vx = v̄x + vx′
vy = v̄y + vy′
vz = v̄z + vz′
p = p̄ + p′

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Equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds


➢ Possiamo pensare di semplificare le equazioni di Navier-Stokes e ricercare una metodologia che
ci consenta di determinare le solo componenti medie che per noi sono quelle che rivestono la
massima importanza

➢ A tale scopo, nel sistema di equazioni NS sostituiamo ciascuna grandezza con la somma del suo
valor medio alla Reynolds piu’ la sua fluttuazione istantanea

➢ Possiamo poi effettuare l’operazione di media alla Reynolds delle equazioni stesse. Tenendo conto
che:
• Il valor medio delle fluttuazioni e’ nullo, ma non e’ nullo, in generale, il valor medio dei loro prodotti
(e.g. v¯x′ = v¯y′ = 0, vx′ · vy′ 6= 0)
• le fluttuazioni di pressione contribuiscono con termini che risultano di ordine superiore rispetto a
quelle di velocita’ e che possono essere, in prima approssimazione, trascurati

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Equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds


➢ si perviene alle cosiddette equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds, che nella nota-
zione ad indici e nel caso incomprimibile si esprimono come:

∂v̄i ∂v̄i v̄j 1 ∂ p̄ ∂ 


+ = gi − − τ̄ij + ρvi vj
′ ′
(22)
∂t ∂xj ρ ∂xi ∂xj

➢ Tali equazioni hanno come incognite le grandezze medie e risultano formalmente analoghe a quelle
∂ρvi′ vj′
valide nel caso laminare con l’aggiunta del termine - ∂x
j

➢ I termini −ρvi′ vj′ rappresentano l’effetto delle fluttuazioni sulle grandezze medie e giocano un ruolo
analogo a quello degli sforzi viscosi. Essi possono essere visti come le componenti di un tensore
doppio simmetrico della forma:
 
ρvx vx ρvx vy ρvx vz
′ ′ ′ ′ ′ ′
 
τTij = −
ρvy vx ρvy vy ρvy vz 
′ ′ ′ ′ ′ ′  (23)

ρvz′ vx′ ρvz′ vy′ ρvz′ vz′

detto tensore degli sforzi turbolenti o tensore degli sforzi di Reynolds

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Equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds


➢ Fintanto che si sia interessati alle sole grandezze medie, un flusso turbolento puo’ quindi essere
trattato matematicamente come un flusso laminare purche’ gli sforzi tangenziali di natura viscosa
vengano aumentati dei corrispondenti sforzi di Reynolds

➢ Le RANS (Reynolds-Averaged Navier-Stokes equations) rappresentano l’approccio ad oggi piu’


utilizzato nello studio di flussi turbolenti in campo ingegneristico

➢ Osserviamo come gli sforzi di Reynolds non siano noti a priori. Essi sono da riguardarsi come
proprieta’ del moto e, sotto opportune ipotesi, possono essere espressi in funzione delle variabili
medie

➢ Un insieme di relazioni, algebriche o differenziali, che consenta di esprimere gli sforzi di Reynolds
in funzione delle proprieta’ medie del moto (velocita’ medie alla Reynolds e loro gradienti) prende
il nome di modello di turbolenza

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Equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds

r/R

r/R
u/Umax 2
−vx′ vr′ /Umax

➢ Andamenti della velocita’ media e dello sforzo di Reynolds in un condotto cilindrico. Simboli: valori
sperimentali, linee: andamenti calcolati con metodo RANS e diversi modelli di turbolenza

➢ Da notare come, per flusso completamente sviluppato, le fluttuazioni interessino l’intera sezione
del condotto, essendo lo sforzo di Reynolds nullo soltanto a parete ed in corrispondenza dell’asse.

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Moto turbolento completamente sviluppato in tubi e condotti

➢ Per quanto riguarda lo studio di tubi e condotti e’ pos- ➢ L’esponente n e’ legato al rapporto fra la velocita’
sibile affrontare il problema del moto turbolento da un massima (sull’asse del condotto) e la velocita’ media:
punto di vista ingegneristico con approcci piu’ semplici
V̄ 2n2
e maneggevoli rispetto alle RANS = (25)
U (n + 1)(2n + 1)
➢ Abbiamo visto come il profilo di velocita’ turbolen-
to risulti autosimilare. In linea di principio e’ quindi
possibile ottenerne un’espressione interpolando i dati
sperimentali

➢ Per esempio, per tubi idraulicamente lisci (tubi per i quali


la rugosita’ superficiale della parete non e’ abbastanza
pronunciata da influenzare il moto) i dati sperimentali
per il profilo di velocita’ sono ben correlati da una legge
di potenza del tipo:

u  r  n1
= 1− (24)
U R

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Moto turbolento completamente sviluppato in tubi e condotti

➢ L’uso di tale equazione presenta alcuni importanti controllo


problemi:

• La pendenza del profilo tende all’infinito avvicinando-


si alla parete
• L’esponente n varia col numero di Reynolds
• La pendenza non si annula in corrispondenza
dell’asse
• Perde di validita’ quando la rugosita’ della parete in-
terna del tubo e’ tale da avere un effetto sugli sforzi
di Reynolds (caso tipico nei tubi commerciali)

➢ Si preferisce in generale far ricorso ad un approc-


cio integrale basato ancora sul concetto di volume di

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Equazione dell’energia per tubi e condotti

➢ Consideriamo un generico condotto come • flusso incomprimibile


quello in figura e facciamo riferimento al • energia interna e pressione uniformi nelle
volume di controllo ivi rappresentato sezioni 1 e 2

➢ L’equazione dell’energia: puo’ essere scritta come:


 
p1 p2
Z

Q̇ + Ẇ = ρedV Q̇ = ṁ(u2 − u1 ) + ṁ +
∂t CV ρ ρ
v3 v3
Z   Z Z
p
+ ρ e+ v · ndA + ρ dA − ρ dA + ṁ(gz2 − gz1 )
CS ρ A2 2 A1 2
2
dove e = u + v2 + gz e’ l’energia totale, som-
ma dell’energia interna u piu’ l’energia cinetica
v2
2
piu’ l’energia potenziale dovuta alla gravita’
gz , nelle ipotesi di:
• assenza di scambi di lavoro con l’esterno
• condotto fisso
• flusso stazionario

Pag. 25
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Scuola di Ingegneria

Equazione dell’energia per tubi e condotti


➢ Gli integrali relativi alle energie cinetiche non sono calcolabili a meno di non ipotizzare un profilo di velocita’
➢ Risulta molto piu’ comodo esprimerli attraverso i cosiddetti coefficienti di energia cinetica:
R 3
v dA
α= A 3 (26)
Av̄
definiti come rapporti fra il flusso di energia cinetica attraverso la generica sezione ed il flusso di energia cinetica
competente ad un flusso uniforme di velocita’ pari alla velocita’ media nella sezione

➢ Si ha:
v3 v̄ 3
Z
ρ dA = αρA (27)
A 2 2
➢ Il coefficiente di energia cinetica dipende unicamente dal profilo di velocita’ e quindi dal regime di flusso. Esso vale
α = 2 nel caso laminare e α = 1.03 − 1.06 nel caso turbolento. In quest’ultimo caso si puo’ in pratica assumere
α=1
➢ In termini di coefficienti di energia cinetica l’equazione dell’energia diviene:
v¯2 2 v¯1 2
   
p1 p2
Q̇ = ṁ(u2 − u1 ) + ṁ − + ṁ α2 − α1 + ṁ(gz2 − gz1 )
ρ ρ 2 2

v¯1 2 v¯2 2
   
p1 p2 Q̇
+ α1 + gz1 − + α2 + gz2 = (u2 − u1 ) −
ρ 2 ρ 2 ṁ

Pag. 26
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Equazione dell’energia per tubi e condotti


➢ Il termine:
v̄ 2
 
p
+ α + gz
ρ 2
rappresenta l’energia meccanica per unita’ di massa in una data sezione

➢ Il termine:

(u2 − u1 ) − (28)

tiene conto della conversione (dissipazione) dell’energia meccanica del flusso nella sezione 1 in energia termica

(u1 − u2 ) e della perdita di energia per scambio termico ṁ

➢ Al termine:

h = (u2 − u1 ) − (29)

si da il nome di perdita di carico fra le sezioni 1 e 2 . Essa rappresenta la perdita di energia meccanica fra le
suddette sezioni:
v¯1 2 v¯2 2
   
p1 p2
+ α1 + gz1 − + α2 + gz2 =h
ρ 2 ρ 2

➢ Si usa esprimere il bilancio energetico espresso dalla precedente relazione anche in termini di quota, ponendo h =
gH :
v¯1 2 v¯2 2
   
p1 p2
+ α1 + z1 − + α2 + z2 = H
ρg 2g ρg 2g

Pag. 27
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Perdite di carico
➢ Il termine di perdita di carico totale h puo’ essere in generale espresso come somma di un termine di perdita distri-
buita riferito ad effetti di attrito in tratti di condotto a sezione costante e flusso completamente sviluppato e di termini
di perdita concentrata dovuti a brusche variazioni di sezione, effetti d’ingresso, etc...

➢ Per determinare la perdita di carico distribuita consideriamo un tratto di condotto con:


2 2
• sezione costante (α1 v¯21 = α2 v¯22 )
• asse orizzontale (z1 = z2 )
• flusso completamente sviluppato
➢ Il bilancio energetico fornisce:
p1 − p2 ∆p
= =h (30)
ρ ρ
➢ La perdita di carico nelle ipotesi fatte si traduce quindi in una differenza di pressione fra le sezioni di ingresso e uscita
del tubo e come tale puo’ essere determinata

➢ Nel caso laminare, come visto, si ha:


L v̄ 2
 
µLQ 64
∆p = 128 = (31)
πD4 Re D 2
ρv̄D
dove, al solito, Re = µ

Pag. 28
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Perdite di carico distribuite - fattore d’attrito


➢ Nel caso turbolento per poter esprimere la perdita di carico occorre far riferimento a correlazioni basate su dati
sperimentali

➢ In generale ∆p dipende da:


• Lunghezza L e diametro D del tubo
• Velocita’ media nella sezione v̄
• Viscosita’ µ
• Rugosita’ superficiale della parete interna del tubo, rappresentata da un parametro di scabrezza e

➢ Conviene operare in termini adimensionali cosicche’:


 
∆p h L e
1 = 1 2 =F Re, , (32)
2 ρv̄
2
2 v̄
D D
➢ I risultati sperimentali mostrano come la perdita di carico adimensionale risulti direttamente proporzionale al rapporto
L
D:
h L  e
1 2 = ϕ Re, (33)
2 v̄ D D
➢ Alla funzione  e
f = ϕ Re, (34)
D
si da il nome di fattore di attrito. Risulta cosi’, per la perdita distribuita

L v̄ 2
h=f (35)
D 2

Pag. 29
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Perdite di carico distribuite - fattore d’attrito


64
➢ Nel caso laminare risulta: f = Re
➢ Nel caso turbolento per la determinazione del fattore di attrito e’ d’uso far riferimento al diagramma di Moody

➢ Alternativamente, le curve del diagramma di Moody sono ben riprodotte dalla cosiddetta formula di Colebrook
 
1 e/D 2.51
√ = −2log + √ (36)
f 3.7 Re f

Pag. 30
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Perdite di carico concentrate


➢ Possono essere associate ad una varieta’ di situazioni:
• Effetti di ingresso in condotti
• Brusche variazioni di sezione nel collegamento fra due tubi
• Variazioni di direzione dell’asse del condotto
• Presenza di valvole
• ...

➢ In generale si esprimono come:


v̄ 2
h=K (37)
2
dove il coefficiente K puo’ assumere dipendenze funzionali e valori diversi a seconda della situazione a cui si riferisce

Pag. 31
Teoria dello strato limite
➢ Per fissare le idee iniziamo da un caso particolare molto semplice: flusso viscoso su lastra piana
U
1 2
δ(x)

y u
A B
x

L
➢ Si possono effettuare le seguenti considerazioni:
• In virtu’ della condizione di aderenza la velocita’ del flusso in corrispondenza della parete e’
nulla: u|y=0 = 0
• La velocita’ del flusso aumenta in modo monotono in direzione y e tende asintoticaente al valore
della velocita’ all’infinito U : limy→∞ u(y) = U
• In pratica, ad una certa distanza (finita) dalla parete la velocita’ locale u sara’ gia’ molto prossima
alla velocita’ U
Teoria dello strato limite
➢ Sia δ la distanza lungo y alla quale la velocita’ locale u raggiunge il 99% della velocita’ all’infinito:
y = δ → u = 0.99 · U .
U
1 2
δ(x)

y u
A B
x

L
➢ Si possono effettuare le seguenti considerazioni:
• Per y < δ si hanno sensibili effetti viscosi, mentre per y > δ gli effetti viscosi divegono
trascurabili.
• Considerando due sezioni del flusso 1 e 2 come in figura, si ha che δ1 < δ2 . Lo spessore
δ = δ(x) aumenta in modo monotono nella direzione del moto.
• Immediatamente fuori dalla zona viscosa la velocita’ del flusso e’ pari ad U e parallela alla lastra.
Il flusso esterno attaversa quindi la linea y = δ(x) che pertanto non e’ una linea di flusso.
Teoria dello strato limite
U
1 2
δ(x)

y u
A B
x

L
➢ Se consideriamo una retta AB parallela alla lastra e posta al’interno della zona viscosa risulta:
uA > uB . La portata in massa di fluido fra la parete e tale linea diminuisce quindi nel senso del
moto. Cio’ implica che la retta AB non sia una linea di flusso. Le linee di flusso non coincidono
quindi con le rette parallele alla lastra. Ne segue l’esistenza di una componente di velocita’ v nella
direzione y normale alla lastra.

➢ Agli effetti viscosi si associano quindi variazioni della velocita’ locale sia in direzione normale alla
parete, sia nella direzione del moto. Essi sono pertanto responsabili dell’insorgenza di componenti
di accelerazione convettiva del tipo u ∂u
∂x
e di conseguenza di forze di inerzia del tipo ρu ∂u
∂x
Teoria dello strato limite
➢ In generale si ritiene valida la seguente ipotesi (Ipotesi di Prandtl):
U
1 2
δ(x)

y u
A B
x

L
All’interno della zona viscosa (y < δ ) forze viscose e forze di inerzia hanno
lo stesso ordine di grandezza
Teoria dello strato limite
U
1 2
δ(x)

y u
A B
x

L
➢ Ordine di grandezza delle forze di inerzia per unita’ di volume:
 
∂u U U2
O ρu =ρ·U · =ρ (1)
∂x L L
➢ Ordine di grandezza delle forze viscose per unita’ di volume:
     2 
∂τij ∂τyx ∂ u U
O =O =O µ 2 =µ 2 (2)
∂xi ∂y ∂y δ
(L’unica componente di sforzo tangenziale non nulla e’ la τyx )
Teoria dello strato limite
➢ Per l’ipotesi di Prandtl:

 2
U2 U O(δ) µ
ρ =µ , = (3)
L O(δ)2 L ρU L
ρU L
➢ Introducendo il numero di Reynolds: Re = µ
si ottiene:

O(δ) 1
=√ (4)
L Re
Se il numero di Reynolds e’ molto grande, allora lo spessore δ della zona viscosa e’ molto piccolo rispetto a L!

➢ Si dice in questo caso (flussi ad alto Re) che la zona viscosa costituisce uno strato limite di parete
➢ δ e’ in questo caso detto lo spessore dello strato limite
➢ Per esempio, se per una lastra lunga 1m, si ha Re = 106 , allora δ ha l’ordine di grandezza del
mm!
Teoria dello strato limite
➢ Nelle ipotesi fatte, i precedenti risultati comportano notevoli semplificazioni per quanto riguarda lo
studio del flusso viscoso, rispetto all’applicazione diretta delle equazioni di Navier-Stokes:

∂u ∂v
+ = 0 (continuita′ ) (5)
∂x ∂y
∂u ∂u 1 ∂p ∂2u
u +v = − + ν 2 (q.d.m. in x) (6)
∂x ∂y ρ ∂x ∂y
∂v ∂v 1 ∂p ∂ 2v
u +v = − + ν 2 (q.d.m. in y) (7)
∂x ∂y ρ ∂y ∂y
➢ L’analisi degli o.d.g basata sull’equazione di continuita’ fornisce:
   
∂u ∂v O(v) O(δ)
O =O , = (8)
∂x ∂y U L
Teoria dello strato limite

➢ Risulta quindi: v << u parete.

➢ Sulla base di tali risultati si puo’ dimostrare ➢ la pressione in un punto dello strato limite
che nell’equazione della quantita’ di moto in y eguaglia quella che si ha al bordo dello stra-
i termini convettivi ed il termine diffusivo hanno to limite stesso, lungo la normale a parete
o.d.g. pari a 1/Re passante per quel punto.

➢ Se il Re e’ grande tali termini possono essere


trascurati, cosicche’ l’equazione della q.d.m in
y
U (x)
direzione normale a parete si riduce alla:
pe (x)
∂p p(x, y)
=0 (9)
∂y pw (x) x
➢ All’interno dello strato limite la pressione sta-
tica e’ costante lungo le direzioni normali a p(x, y) = pw (x) = pe (x) = cost|y (0 ≤ y ≤ δ)
Teoria dello strato limite

• all’interno dello strato limite la pressione e’


costante e uguale a quella al bordo lungo
2
ρU la stessa normale a parete, quindi, essen-
p0,e = pe +
2
do la velocita’ minore di quella esterna, la
ρu2 pressione totale diminuisce
p0 = pe +
2 • sulla parete la velocita’ e’ nulla e la pressio-
ne totale e’ uguale alla statica di parete e
quindi anche alla statica al bordo dello strato
p0,w = pw = pe
limite
➢ Osserviamo che il precedente risultato com- ➢ Si capisce quindi come, all’interno dello stra-
porta: to limite, tutta la pressione dinamica presente
• la pressione totale al bordo dello strato limite nel flusso esterno venga dissipata dagli sforzi
e’ quella del flusso esterno non viscoso di taglio di natura viscosa
Teoria dello strato limite

y quindi:
U (x) ∂u ∂v
pe (x) + = 0 (11)
∂x ∂y
p(x, y)
x ∂u ∂u dU ∂2u
pw (x) u +v = U + ν 2 (12)
∂x ∂y dx ∂y
∂p
p(x, y) = pw (x) = pe (x) = cost|y (0 ≤ y ≤ δ) =0 (13)
∂y
➢ All’esterno delo strato limite il flusso puo’ es- ➢ Le condizioni al contorno sono:
sere considerato non viscoso e pertanto, dal
teorema di Benoulli: u|y=0 = v|y=0 = 0 (14)
1 ∂p 1 dpe dU u|y=δ = U (15)
= = −U (10)
ρ ∂x ρ dx dx
v|y=δ = 0 (16)
➢ le equazioni dello strato limite divengono
Teoria dello strato limite
➢ I risultati della teoria dello strato limite valgono sia nel caso laminare che in quello turbolento
➢ Il caso turbolento puo’ essere trattato introducendo lo sforzo di Reynolds τT = −u¯′ v ′ nell’equa-
zione della quantita’ di moto:

∂u ∂u dU ∂ 2 u ∂τT
u +v =U +ν 2 + (17)
∂x ∂y dx ∂y ∂y

➢ Facendo ricorso al concetto di viscosita’ turbolenta per cui: τT = νT ∂u


∂y
si ha:

 
∂u ∂u dU ∂ ∂u
u +v =U + (ν + νT ) (18)
∂x ∂y dx ∂y ∂y

➢ Sono necessari modelli aggiuntivi (modelli di turbolenza) per esprimere τT o νT in funzione delle
vaiabili del flusso mediato alla Reynolds.
Teoria dello strato limite
dU
➢ Nel caso della lastra piana il gradiente di pressione e’ nullo: dx
=0
➢ In accordo con l’ipotesi di Prandtl si ha:
f (x)
δ(x) = √ (19)
Re
➢ I profili di velocita’ risultano autosimilari cioe’ si ha:
u y 
=g (20)
U δ
➢ sostituendo nelle equazioni dello strato limite si ottiene un equazione differenziale ordinaria che
puo’ essere integrata numericamente in modo molto semplice e con la precisione desiderata.
Teoria dello strato limite

➢ Nel caso laminare si ottiene (Blasius):


δ 5.0
= √ (21)
x Rex
0.332ρU 2
τw = √ (22)
Rex y
2τw 0.664 δ
cf = = √ (23)
ρU 2 Re
 x
∂u
τw = τyx|y=0 = ν (24)
∂y |y=0

➢ dove τw e’ lo sforzo di taglio in corrispondenza


della parete e cf e’ il coefficiente di attrito u/U

➢ Tali risultati risultano in eccellente accordo con


i risultati sperimentali.
Teoria dello strato limite
➢ Nel caso generale in cui esista un gradiente di pressione non nullo, l’integrazione delle equazioni
(11),(12) non risulta semplice come per la lastra piana

➢ Nel caso turbolento l’integrazione delle equazioni (11),(17) risulta alquanto complessa anche nel
caso della lastra piana.

➢ Al fine di ottenere in modo piu’ semplice risultati approssimati, ma di interesse ingegneristico, si


preferisce ricorrere ad un appoccio integrale invece che a quello differenziale sintetizzato dalle
(11),(17).
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

➢ Moltiplicando l’equazione di continuita’ (11) per (u − U ) e sommandola all’equazione della quan-


tita’ di moto (17) si ottiene:

−U ∂v
∂y
+ ∂uv
∂y
z }| {
∂u ∂u ∂v ∂u ∂U 1 ∂(τ − τT )
(u − U ) +u + (u − U ) +v =U + (25)
∂x ∂x ∂y ∂y ∂x ρ ∂y

➢ sottraendo u ∂U
∂x
da ambo i membri e ricordando che ∂U
∂y
= 0 si perviene alla:

∂ ∂U ∂ 1 ∂(τ − τT )
[u(U − u)] + (U − u) + [v(U − u)] = − (26)
∂x ∂x ∂y ρ ∂y

➢ integrando in y fra la parete (y = 0) e il bordo dello strato limite (y = δ ) e tenuto conto che:
τ|y=0 = τw
τ|y=δ = τT |y=δ = τT |y=0 = 0, (u′ = v ′ = 0 alla parete e fuori dallo strato limite)
v|y=0 = v|y=δ = 0
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
si ottiene:

✯0


Z δ Z δ Zδ ✟

∂ ∂U ∂ ✟✟ τw
u(U − u), dy + (U − u) dy + [v(U
✟ − u)] dy = (27)
∂x 0 ∂x 0 ∂y

✟ ρ
0 ✟

e in definitiva:
Z δ Z δ
∂ ∂U τw
u(U − u), dy + (U − u) dy = (28)
∂x 0 ∂x 0 ρ
equazione integrale della quantita’ di moto per lo strato limite (in breve: equazione integrale dello strato limite)
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

➢ Risulta utile introdurre le seguenti grandezze che hanno le dimensioni di una lunghezza:
➢ Lo spessore di spostamento dello strato limite:
Z δ
u
δ∗ = (1 − ) dy (29)
0 U
➢ Lo spessore di quantita’ di moto dello strato limite:
Z δ
u u
θ= (1 − ) dy (30)
0 U U
➢ Tali spessori risultano funzione solo della coordinata x nel senso del flusso
➢ Risulta anche interessante andare ad analizzarne il significato fisico
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

➢ Consideriamo un tubo di flusso compreso fra la parete e una linea di flusso fuori dallo strato limite.

Difetto
di
portata
δ
u

➢ A causa del difetto di velocita’ nello strato limite rispetto alla velocita’ indisturbata U , la portata del
tubo di flusso risulta inferiore rispetto al caso di flusso non viscoso con velocita’ uniforme U .
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

➢ Lo spessore di spostamento δ ∗ rappresenta la quota di cui si dovrebbe spostare la parete in


direzione y nel caso non viscoso per avere la stessa portata del caso viscoso.
Flusso viscoso Flusso non viscoso

δ δ
u

δ*

➢ Risulta infatti, per la portata in volume Q attraverso una generica sezione dello strato limite:
Z δ Z δ Z δ Z δ
u
Q= u dy = (u− U ) dy + U dy = −U (1− ) dy +U δ = U (δ − δ ∗ ) (31)
0 0 0 0 U
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

➢ Lo spessore di quantita’ di moto θ rappresenta la quota di cui si dovrebbe spostare la parete in


direzione y nel caso non viscoso per avere lo stesso flusso di quantita’ di moto del caso viscoso
linea di flusso
" !
! n
n h

➢ la variazione di quantita’ di moto attraverso il volume di controllo in figura é, per unita’ di massa,
data da:
Z δ Z h Z δ Z δ
2 2 2
u dy − U dy = (u − U u)dy + uU dy − U 2 h (32)
0 0 0 0
Z δ Z δ
u u
= −U 2 1− dy + U udy − U 2 h (33)
0 U U 0
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
linea di flusso
" !
! n
n h

➢ Per definizione: Z δ
u u
θ= 1− dy
0 U U
e per continuitá:
Z δ
udy = U h
0
quindi:
Z δ Z h Z δ
2 2 2
u dy − U dy = −U θ, u2 dy = U 2 (h − θ) (34)
0 0 0

➢ Gli spessori di spostamento e quantita’ di moto non sono costanti nelle varie sezioni dello strato
limite, ma aumentano nel senso del moto

➢ Risulta sempre: δ > δ ∗ > θ


Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

➢ In termini di spessori di spostamento e quantita’ di moto, l’equazione integrale dello strato limite
puo’ essere riscritta come:

∂θ (2θ + δ ∗ ) ∂U τw cf
+ = = (35)
∂x U ∂x ρU 2 2
➢ Per come e’ stata ricavata tale equazione risulta valida sia per flusso laminare che turbolento
∂U 1 ∂p
➢ In base al teorema di Bernoulli per cui: ∂x
= − ρU ∂x
si puo’ anche scrivere:

∂θ cf 1 ∂p
= + (2θ + δ ∗ ) (36)
∂x 2 ρU 2 ∂x
➢ Rispetto al caso di gradiente di pressione nullo, si possono effettuare le seguenti considerazioni:
• nel caso di gradiente di pressione negativo (gradiente favorevole, flusso accelerante) il secondo
termine a secondo membro e’ negativo e quindi θ (insieme con gli altri spessori) cresce meno
rapidamente
• nel caso di gradiente di pressione positivo (gradiente avverso, flusso decelerante) il secondo
termine a secondo membro e’ positivo e quindi θ (insieme con gli altri spessori) cresce piu’
rapidamente
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

∂θ (2θ + δ ∗ ) ∂U τw cf
+ = = (37)
∂x U ∂x ρU 2 2
➢ Di grande importanza ingegneristica: semplici formulazioni analitiche per il profilo di velocita’
forniscono stime per il coefficiente di attrito!

➢ Esempio: lastra piana nel caso laminare ( ∂U


∂x
= 0, ∂θ
∂x
= τw
ρU 2
)
u y

➢ il soddisfacimento delle condizioni al contorno (14)-(16) richiede che la funzione : U
=f δ
sia
almeno un polinomio di secondo grado. Si ottiene in questo caso:
 
u y ∂u 2µU
= 2η − η 2 , η = , , τw = µ = (38)
U δ ∂y |y=0 δ

➢ L’equazione integrale della quantita’ di moto diviene:


Z
τw dδ 1 u u
= (1 − ) dη (39)
ρU 2 dx 0 U U
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto

➢ Dalle (38) e (39) si ottiene allora:


2µ 2 dδ
= (40)
ρδU 15 dx
➢ Integrando con la condizione al contorno :

x=0→δ=0 (41)

si ottiene infine:
δ 5.48
= √ (42)
x Rex
0.730
Cf = √ (43)
Rex
➢ Tali risultati risultano accurati entro il 10% rispetto alla soluzione esatta di Blasius!
Teoria dello strato limite
Strato limite laminare con gradiente di pressione

➢ Il caso con gradiente di pressione puo’ esse-


re trattato con profili di velocita’ parametrati in
1

funzione del gradiente di pressione stesso.


0.8
➢ Una delle espressioni piu’ utilizzate e’ il
polinomio di 4◦ grado di Polhausen: 0.6

y/δ
u Λ  Λ<<0
= 2η−2η 3 +η 4 + η (1 − η)3 (44) 0.4
U 6 Λ=0
dove:
0.2 Λ<0
δ 2 dU Λ>0
Λ= (45)
v dx
0
rappresenta il gradiente di pressione conve- -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
nientemente adimensionalizzato. u/U
Teoria dello strato limite
Strato limite laminare con gradiente di pressione

➢ Nota la funzione U = U (x), l’unica incognita


1
e’ rappresentata dalla funzione δ(x) che puo’
essere determinata nel modo consueto: 0.8
• Si determina dUdx
e si esprime Λ in funzione
di δ 0.6

y/δ
• Si sostituisce la (44) nell’equazione integra- Λ<<0
0.4
le della q.d.m. ottenendo, al solito, una Λ=0
equazione differenziale ordinaria in δ(x).
0.2 Λ<0
Λ>0
0
-0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
u/U
Teoria dello strato limite
Separazione dello strato limite

➢ Sulla base dei profili di Polhausen possono essere effettuate le


seguenti considerazioni: 1
• Rispetto al profilo di velocita’
 della
 lastra piana, la pendenza del
∂u
profilo di velocita’ a parete ∂y
e di conseguenza lo sfor-
|y=0 0.8
zo di taglio τw ed il coefficiente di attrito Cf risultano piu’ elevati
> 0).
per gradienti di pressione favorevoli (flusso accelerante, Λ
• Per gradienti di pressione avversi (flusso decelerante, Λ < 0), la 0.6
pendenza del profilo di velocita’ a parete tende a ridursi rispetto al

y/δ
caso di gradiente di pressione nullo. Λ<<0
• Per Λ negativi tale pendenza puo’ annullarsi. Il profilo di velocita’ 0.4
presenta un flesso, lo sforzo di taglio a parete ed il coefficiente di Λ=0
attrito si annullano.
• Per valori inferiori di Λ (Λ ≪ 0) la pendenza del profilo di velocita’ 0.2 Λ<0
cambia segno e fino ad una certa distanza dalla parete il flusso si Λ>0
inverte e si ha la formazione di una zona di ricircolo. Questo feno-
meno, che si verifica in presenza di gradienti avversi di pressione,
0
prende il nome di separazione dello strato limite.
-0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
u/U
Teoria dello strato limite
Separazione dello strato limite

➢ La figura mostra una situazione in cui si verifica la separazione dello strato limite.
• Lo spessore dello strato limite cresce lentamente nella zona di flusso accelerante e molto rapidamente dove si ha invece decelerazione.
2
• Con il perdurare del gradiente avverso di pressione e grazie all’effetto combinato dell’ispessimento dello strato limite, il coefficiente Λ = δv dU
dx
tende a divenire sempre piu’ negativo.  
∂u
• La separazione dello strato limite si instaura allorche’ si verifica la condizione per cui: ∂y
= 0 (punto di separazione)
|y=0
• A valle del punto di separazione la componente di velocita’ in direzione x cambia segno in prossimita’ della parete e si ha la formazione della
zona di ricircolo.
Teoria dello strato limite
Strato limite turbolento

➢ Nel caso turbolento, per definire il profilo di velocita’ nello strato limite e’ necessario ricorrere a
risultati sperimentali.

➢ Per correlare analiticamente i dati sperimentali sullo strato limite turbolento e’ necessario riferirsi
alle cosiddette variabili di parete o variabili interne

➢ Si definiscono:
q
∗ τw
• La velocita’ d’attrito: v = ρ
yv∗
• Una coordinata di parete (distanza dalla parete adimensionalizzata): y + = ν
• Una velocita’ adimensionale: u+ = vu∗
Teoria dello strato limite
Strato limite turbolento

➢ In prossimita’ della parete le fluttuazioni turbolente non hanno lo rappresentabile in generale solo in forma approssimata.
spazio necessario per svilupparsi.

➢ A contatto della parete si ha quindi una zona in cui il flusso comun-


que si mantiene sempre laminare (substrato laminare che si estende
dalla parete fino a circa y + = 11). Qui la velocita’ varia linearmente 25
con la distanza da parete:
20 strato logaritmico

u+ = y + (46)
15

+
substrato laminare

u
➢ A maggiori distanze dalla parete la velocita’ ha un andamento 10
logaritmico (strato logaritmico):
5
+ 1
u = ln y+ + 5.5 (47)
κ 0
1 10 100 1000
➢ La costante κ = 0.4 e’ detta costante di Von Karman
+
➢ Tale profilo composito a due strati e’ tipico della lastra piana. Nel caso
y
con gradiente di pressione si ha un terzo strato (strato esterno) in
cui il difetto di velocita’ rispetto al valore freestream ha un andamento
Teoria dello strato limite
Strato limite turbolento su lastra piana

➢ L’espressione logaritmica per il profilo di velocita’ mal si presta ad essere utilizzata con l’equazione
integrale della q.d.m.

➢ Per una soluzione approssimata, ma ingegneristicamente interessante, dello strato limite turbolen-
to si preferisce procedere in analogia al caso dei tubi cilindrici assumendo le seguenti espressioni
per il profilo di velocita’ e per lo sforzo a parete:

u  y  17  ν  14
2
= , τw = 0.0233ρU (48)
U δ Uδ
➢ Procedendo nel modo consueto con l’equazione integrale della q.d.m. si ottiene:
δ 0.0382 0.0594
= 1 , C f = 1 (49)
x Rex5 Rex5
Teoria dello strato limite
➢ Il coefficiente di attrito per strato limite turbolento e’ sempre maggiore che nel caso laminare.
Risulta infatti in entrambi i casi (lo strato limite in vicinanza della parete e’ sempre "laminare"):

τw = µ (∂u/∂y)|y=0 (50)

e la pendenza del profilo di velocita’ a parete e’, a parita di gradiente di pressione, piu’ elevata nel
caso turbolento.

➢ Cio’ fa anche si che, sempre a parita’ di gradiente avverso di pressione, la separazione nel caso
turbolento sia sensibilmente ritardata rispetto al caso laminare. Si puo’ anche dire che per far se-
parare uno strato limite turbolento occorre un gradiente positivo di pressione ben maggiore rispetto
al caso laminare.
1
1
0.8
0.8
Cf x 105

0.6 0.6
y/δ

0.4 Turbolento Laminare


0.4
0.2 Laminare
0.2
0 Turbolento
0 200000 400000 600000 800000 1e+06 0
Rex 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Teoria dello strato limite
Parte 2

Roberto Pacciani

22/10/2020
Studio dello strato limite
Ø In definitiva per lo studio dello strato limite sono possibili due diversi
approcci
• Approccio differenziale
• Approccio integrale
Ø Entrambi presuppongono la conoscenza del campo di pressione e quindi
della velocita’ esterna U
Ø E’ quindi necessario un preventivo studio non viscoso del flusso
y

U d

d*
x

2
Studio dello strato limite – Approccio differenziale
Ø Equazioni:
8
> @u @v
< @x @y = 0
> +
h i
⇢u @u
@x + ⇢v @u
@y = U dU
dx + @
@y (⌫ + ⌫ ) @u
T @y
>
>
:⌫ ( modello di turbolenza
T

Ø Condizioni al contorno: Ø Risoluzione con metodi alle differenze


( finite
u = 0, v = 0 per y = 0
Ø Metodo accurato e generale per lo
u = U, v = 0 per y = studio dello strato limite
Ø Valido fino all’eventuale separazione
Ø Poco impiegato nelle applicazioni

3
Studio dello strato limite – Approccio integrale
Ø Equazione integrale della q.d.m:

@✓ (2✓ + ) @U ⌧w cf
+ = =
@x U @x ⇢U 2 2

Ø Condizioni al contorno: u = U in x=0


Ø Chiusura del problema con l’ausilio di:

• Profili universali di velocita’: u/U = f (y/ , ⇧)


ü Π gradiente di pressione adimensionalizzato
ü Valido per strato limite in equilibrio (completamente sviluppato)

• Correlazioni semiempiriche per spessore di spostamento e coefficiente di


attrito
• Valido anche per S.L. non in equilibrio

4
Studio dello strato limite – Approccio integrale
Ø Molto impiegato nelle applicazioni

Ø Puo’ essere utilizzato anche in presenza di separazione (purche’ piccola)

Ø In questo caso pero’ non e’ possibile prescindere dall’effetto di “spostamento”


(bloccaggio) della separazione sul campo di pressione e si deve procedere
iterativamente:
• Dopo un preventivo calcolo euleriano si integra l’equazione della q.d.m. per
lo strato limite sulla superficie del corpo
• Si trova la distribuzione di 𝛿 ∗ e lo si “applica” sulla superficie del corpo
ottenendo cosi’ una geometria modificata
• Si determina una nuova soluzione non viscosa
• Si integra l’equazione dello strato limite e si determina una nuova
distribuzione di 𝛿 ∗
• Si itera fino a convergenza

5
Studio dello strato limite – Fattore di forma
𝐻
Ø Un parametro fondamentale per lo
studio dello strato limite, sia dal punto 5
di vista teorico che sperimentale, e’ il
cosiddetto fattore di forma 4
𝛿∗
𝐻= 3
𝜗
Ø Esso dipende esclusivamente da:
• Gradiente di pressione (H 2
aumenta con il gradiente di
pressione) 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
x/L
• Regime di flusso (laminare o Regime Separazione Regime
turbolento) Laminare Turbolento
Ø Si hanno i seguenti valori tipici:
• Flusso laminare: 𝐻~2 ÷ 3 • 𝐻 ≥ 3.5 indica separazione
• Flusso turbolento: 𝐻~1.4 ÷ 1.6 laminare

6
Cenni alla transizione in flussi di strato limite
Falkner-Skan Curve di stabilita’
profile with =0. per(Blasius
lastra piana
Profile)
0.4
Ø La transizione e’ la sequenza Re ⇤ ,cr = 520
di fenomeni che portano uno 0.35

Fattore di amplificazione spaziale


strato limite laminare a 0 Curva di stabilita’
0.3
divenire turbolento 0.01
neutra
0.25

0
Fattore di
Ø Analogamente a quanto
0.2 0
amplificazione
discusso per i condotti, la
0.0
15 0.
01
temporale

0.0
0.0
transizione si manifesta a
2

15
0.15

0.
01
seguito dell’instabilita’ a cui
0.1

0
0
va incontro lo strato limite
0.0
15 0.0
0.0 1
0.0 2
quando il numero di Reynolds 0.05 0.0 2
15
0.01
supera un certo valore critico. 0
0.15
0.0 02
0.010

103 104 105


Re
<latexit sha1_base64="kT165TVGhCC931abOTzTKUfcCa8=">AAACBHicbVC7TsNAEDyHVwgvAyXNiQiJKrJREJSRaCgDIg8pMdH6sgmnnB+6W0eKrLR8BS1UdIiW/6DgX3CCC0iYajSzq50dP1bSkON8WoWV1bX1jeJmaWt7Z3fP3j9omijRAhsiUpFu+2BQyRAbJElhO9YIga+w5Y+uZn5rjNrIKLyjSYxeAMNQDqQAyqSebd9iL+32URHcd8HQtGeXnYozB18mbk7KLEe9Z391+5FIAgxJKDCm4zoxeSlokkLhtNRNDMYgRjDETkZDCNB46Tz5lJ8kBijiMWouFZ+L+HsjhcCYSeBnkwHQg1n0ZuJ/XiehwaWXyjBOCEMxO0RS4fyQEVpmlSDvS41EMEuOXIZcgAYi1JKDEJmYZB2Vsj7cxe+XSfOs4p5XnJtquVbNmymyI3bMTpnLLliNXbM6azDBxuyJPbMX69F6td6s95/RgpXvHLI/sD6+Aa4gmDw=</latexit>

Ø Al di sotto del Reynolds critico eventuali disturbi vengono dissipati dagli effetti viscosi
all’interno dello strato limite, mentre al di sopra di esso possono venire amplificati
innescando il processo di transizione

7
Cenni alla transizione in flussi di strato limite
Ø L’innesco e lo sviluppo della transizione dipendono da numerosi aspetti del flusso:
<latexit sha1_base64="zKbigyY3HWCgYMHRrzc7yO/xdac=">AAACFXicbVC7TsNAEDyHVwivACXNQYSgimwUBA0SEg1lkAggxVa0PjbhlPNDd3tIyHLNJ/AVtFDRIVpqCv4FO6SAwFSj2dnbmwlTJQ257odTmZqemZ2rztcWFpeWV+qraxcmsVpgRyQq0VchGFQyxg5JUniVaoQoVHgZDk/K+eUtaiOT+JzuUgwiGMSyLwVQIfXqm+f2yO9rEJmfFL7ymczu5HnWybnPu/520Ks33KY7Av9LvDFpsDHavfqnf50IG2FMQoExXc9NKchAkxQK85pvDaYghjDAbkFjiNAE2ShKzretAUp4ippLxUci/tzIIDLmLgoLZwR0YyZnpfjfrGupfxhkMk4tYSzKQyQVjg4ZoWWRHfm11EgE5c+Ry5gL0ECEWnIQohBtUVqt6MObTP+XXOw1vf2me9ZqHLfGzVTZBttiu8xjB+yYnbI26zDB7tkje2LPzoPz4rw6b9/WijPeWWe/4Lx/ARMqntw=</latexit>

u0
ü Livello di turbolenza del freestream (freestream turbulence): T u = [%]
U
• Quantifica l’entita’ delle fluttuazioni del freestream. All’aumentare di Tu la
transizione risulta anticipata (il punto di inizio transizione si sposta a monte) e si
completa in modo piu’ rapido.
14000
ü Gradiente di pressione:
Wazzan
O-S temporal solution
12000

• rispetto al caso della lastra piana, 10000

il Reynolds critico aumenta per


,crit
8000

gradiente favorevole e dimuisce Re 6000


per gradiente avverso. La 4000
concorrenza di questo ed altri
2000
fenomeni fa si’ che la transizione
sia favorita da gradienti avversi e 0
-0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
ritardata da gradienti favorevoli Gradiente di pressione adimensionale
8
Cenni alla transizione in flussi di strato limite
ü Rugosita’ superficiale della parete:

• Introduce disturbi su ampi range


di lunghezze d’onda e intensita’.
Favorisce la transizione.

ü Scambio termico:

• Il riscaldamento della parete


solida favorisce la transizione, il
raffreddamento la ritarda

ü Altri effetti:

• Curvatura della parete,


perturbazioni acustiche,
(fluttuazioni di pressione),
separazione laminare, etc…
9
Modelli per flussi interni

Roberto Pacciani

20/10/2020
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
Ø Vani palari di una turbomacchina

Ø Condotti convergenti, divergenti,


convergenti-divergenti, etc..

L
5,852

Ø Qual’e’ il modello di flusso viscoso piu’


L
9,155
idoneo?

Ø Il modello di flusso non viscoso che


indicazioni puo’ dare?

11,661L 2
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:

L
11,661
L
9,155

L
5,852

Ø Per lo studio degli effetti viscosi, i metodi di base possibili sono:


ü Tubo con flusso completamente sviluppato (laminare o turbolento)
ü Strato limite di parete

3
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:

L
11,661
L
9,155

Ø Nel caso del tubo, il flusso diviene completamente sviluppato (ovvero gli effetti viscosi
vanno ad interessare l’intera sezione di passaggio, dalla parete all’asse) ad una distanza
dalla sezione di ingresso esprimibile come:
( <latexit sha1_base64="j6rlNwUXAAKp1Fs+G4FlPMB1mpY=">AAACcXicbVFNb9QwEHXCVxu+lvaEuFhdgZCQlqSUrwNSJXrgwKEgtq20WaKJd3axajuRPUZUVn4oB078BP4A3pADdJnT05s388bPdaukozz/nqRXrl67fmNrO7t56/adu6N7Oyeu8VbgVDSqsWc1OFTS4JQkKTxrLYKuFZ7W52/X/dOvaJ1szCe6aHGuYWXkUgqgSFWjrlxaEOF9hV046t5kZY0raYKIK12X5ZP8Bf+I1RF/xEvCb2R1WCrvXMMVaGnAYsfLMismz173us+heHrQbarJ27pRaKjpshLNYjCoRuNo0RffBMUAxmyo42r0o1w0wuu4SShwblbkLc0DWJJCYdztHbYgzmGFswgNaHTz0MfU8YfeATW8Rcul4j2Jf08E0M5d6DoqNdAXd7m3Jv/Xm3lavpoHaVpPaMTaiKTC3sgJK2P+yBfSIhGsL0cuDRdggQit5CBEJH38kCzmUVx+/SY42Z8Uzyf5h4Px4f6QzBZ7wPbYY1awl+yQvWPHbMoE+5lsJzvJbvIrvZ/ydO+PNE2GmV32T6VPfgPPlbvA</latexit>

Le 0.06ReD flusso laminare


= 1/4
D 1.39ReD flusso turbolento
Ø Nelle configurazioni di tali dispositivi che piu’ comunemente si trovano nella pratica
ingegneristica L e’ piccola, mentre il Re e’ grande (105-106)

Ø Ne consegue che: Le >> L ed il flusso nel condotto e’ tutt’altro che sviluppato,


<latexit sha1_base64="QAwsvPP+ZQtUkrjQR5PdghS1Xo0=">AAAB+nicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIRCKooEg1FiiCRh5RY0fqyCaecH7pbI0UhP0ELFR2i5Wco+Bds4wISphrN7Gpnx4uUNGTbn1ZhZXVtfaO4Wdra3tndK+8ftE0Ya4EtEapQdz0wqGSALZKksBtpBN9T2PEm16nfeUBtZBjc0TRC14dxIEdSACVStzFAXqvxxqBcsat2Br5MnJxUWI7moPzVH4Yi9jEgocCYnmNH5M5AkxQK56V+bDACMYEx9hIagI/GnWV55/wkNkAhj1BzqXgm4u+NGfjGTH0vmfSB7s2il4r/eb2YRlfuTAZRTBiI9BBJhdkhI7RMikA+lBqJIE2OXAZcgAYi1JKDEIkYJ82Ukj6cxe+XSfus6lxU7dvzSv08b6bIjtgxO2UOu2R1dsOarMUEU+yJPbMX69F6td6s95/RgpXvHLI/sD6+ARcRk10=</latexit>

ovvero la zona di influenza degli sforzi viscosi e’ confinata nelle vicinanze della parete e
non interessa il cuore del flusso
4
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:

11,661 L
L
9,155
<latexit sha1_base64="j6rlNwUXAAKp1Fs+G4FlPMB1mpY=">AAACcXicbVFNb9QwEHXCVxu+lvaEuFhdgZCQlqSUrwNSJXrgwKEgtq20WaKJd3axajuRPUZUVn4oB078BP4A3pADdJnT05s388bPdaukozz/nqRXrl67fmNrO7t56/adu6N7Oyeu8VbgVDSqsWc1OFTS4JQkKTxrLYKuFZ7W52/X/dOvaJ1szCe6aHGuYWXkUgqgSFWjrlxaEOF9hV046t5kZY0raYKIK12X5ZP8Bf+I1RF/xEvCb2R1WCrvXMMVaGnAYsfLMismz173us+heHrQbarJ27pRaKjpshLNYjCoRuNo0RffBMUAxmyo42r0o1w0wuu4SShwblbkLc0DWJJCYdztHbYgzmGFswgNaHTz0MfU8YfeATW8Rcul4j2Jf08E0M5d6DoqNdAXd7m3Jv/Xm3lavpoHaVpPaMTaiKTC3sgJK2P+yBfSIhGsL0cuDRdggQit5CBEJH38kCzmUVx+/SY42Z8Uzyf5h4Px4f6QzBZ7wPbYY1awl+yQvWPHbMoE+5lsJzvJbvIrvZ/ydO+PNE2GmV32T6VPfgPPlbvA</latexit>

(
Le 0.06ReD flusso laminare
Ø Occorre osservare come la: = 1/4 e’ valida per un
D 1.39ReD flusso turbolento
gradiente di pressione imposto nullo.

Ø La entrance length dipende in realta’ anche dal gradiente di pressione imposto:

ü Diminuisce nel caso di gradiente avverso

ü Aumenta nel caso di gradiente favorevole

5
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:

Ø La teoria dello strato limite appare quindi piu’ adeguata per lo studio di tali problemi.
Se il gradiente di pressione varia rapidamente lo S.L. non risulta in equilibrio cioe’ non
si applica l’ipotesi di S.L. completamente sviluppato.

Contorni a colori di pressione


totale in un condotto
convergente/divergente
(calcolo RANS, flusso
turbolento)

Re=5x105, L=100 mm, D=30 mm, Le ≈ 1000 mm

Ø Strati limite turbolenti risultano preferibili in quanto piu’ resistenti alla separazione
(fenomeno altamente dissipativo)

6
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:

Ø Se il gradiente di pressione e’ favorevole


(flusso accelerante) lo strato limite cresce
lentamente e si mantiene sottile

Ø Il cuore del flusso e’ interessato da effetti


viscosi trascurabili e occupa la maggior parte
della sezione di passaggio

Ø Il teorema di Bernoulli puo’ essere applicato


alle linee di flusso esterne allo strato limite per
ottenere stime riguardanti le proprieta’ del
cuore non viscoso del flusso

7
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:

Ø Se il gradiente di pressione e’ avverso (flusso decelerante) lo spessore dello strato limite


cresce rapidamente
Ø Se il gradiente di pressione non e’
sufficientemente intenso da causare la
separazione, la teoria dello strato limite puo’
ancora essere applicata

Ø Il cuore non viscoso del flusso occupa una


frazione ridotta dell’area di passaggio

Ø Il modello non viscoso puo’ ancora essere applicato per dedurre stime di quantita’
relative al cuore del flusso, ma non si puo’ trascurare l’effetto di displacement
(bloccaggio) dello strato limite.

Ø Per tali valutazioni le dimensioni della sezione di passaggio devono essere decurtate
dello spessore di spostamento dello strato limite
8
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:

Ø Se il gradiente di pressione avverso e’ tale da causare la separazione, la teoria dello


strato limite non e’ piu’ applicabile
Ø L’estensione della zona viscosa diviene molto
rilevante e puo’ arrivare ad interessare l’intera
sezione di passaggio

Ø Si tratta di configurazioni di flusso molto


complesse (con possibili fenomeni di non
stazionarieta’) per le quali i semplici modelli
trattati non risultano piu’ adeguati

Ø Il modello non viscoso risulta completamente inapplicabile e puo’ solo fornire stime
molto grossolane

9
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di pressione totale

➢ Consideriamo un flusso incomprimibile stazionario


➢ La pressione totale in un punto del campo di moto puo’ essere rilevata creando un punto di ristagno
➢ Se la sonda e’ sufficientemente piccola rispetto alle dimensioni caratteristiche del campo di moto,
allora possiamo supporre che l’effetto di disturbo indotto dalla sonda stessa sia trascurabile e la
pressione di ristagno rilevata risulta allora uguale alla totale in quel punto prima dell’inserimento
della sonda stessa

Pag. 1
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di pressione totale

➢ Per ottenere misure accurate l’asse della sonda de-


ve essere perfettamente allineato alla direzione della
velocitá locale

➢ Qualora un cosí preciso allineamento non sia realizza-


bile, per minimizzare l’errore di misura si ricorre a sonde
schermate tipo Kiel

Pag. 2
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di pressione statica su parete solida

➢ Consideriamo un piccolo foro praticato normalmente alla parete e supponiamo che ad esso sia collegato un tubicino
che termina su un sensore di pressione, cosicché all’interno del tubo il flusso e’ fermo

➢ la pressione rilevata dal sensore e’ la pressione in corrispondenza della parete in quel punto
➢ alla parete la velocitá e’ nulla e la pressione totale coincide allora con la statica (il contributo dinamico viene dissipato
dagli effetti viscosi all’interno dello strato limite di parete)

➢ la pressione rilevata e’ quindi pari alla statica in quel punto della parete
➢ in base alla teoria dello strato limite (supposto completamente sviluppato) essa coincide anche con la statica imme-
diatamente fuori dallo strato limite stesso

Pag. 3
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di pressione statica su parete solida

Pag. 4
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di velocitá - Il tubo di Pitot

➢ Il tubo di Pitot e’ uno strumento per la misura del modulo


della velocitá di un flusso nota che ne sia la direzione

➢ Esso deve essere posizionato con l’apertura del foro


centrale nel punto P in cui si vuole misurare la velocitá
e con l’asse allineato alla direzione della velocitá stessa

➢ il valore del modulo della velocitá puó essere dedotto dalla differenza fra la pressione che vige all’interno del tubo
centrale e quella in corrispondenza delle prese laterali che vige all’interno dell’intercapedine

Pag. 5
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di velocitá - Il tubo di Pitot

➢ In corrispondenza del punto P si ha la formazione di un


punto di ristagno

➢ All’interno del foro centrale vige allora la pressione


totale nel punto P

1
p0 = p + ρv 2 (1)
2

Pag. 6
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di velocitá - Il tubo di Pitot

➢ In corrispondenza delle prese laterali (dette anche


prese statiche) vige la pressione sulla parete pw

➢ Questa come abbiamo visto puó essere considerata sia


totale che statica

➢ In base alla teoria dello strato limite (se questo ećompletamente sviluppato) essa risulta costante, all’interno dello
strato limite stesso, lungo la direzione normale alla parete

➢ essa risulta quindi uguale a quella immediatamente fuori dallo strato limite stesso: pw = p

Pag. 7
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di velocitá - Il tubo di Pitot

➢ Se le prese sono poste ad opportuna distanza dalla testa del tubo e questa e’ convenientemente
profilata in modo da ridurre al minimo le perdite, allora la pressione pw = p che vige nell’inter-
capedine puo’ con ottima approssimazione essere ritenuta uguale alla pressione statica nel punto
P

Pag. 8
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria

Misure di velocitá - Il tubo di Pitot


In definitiva, se le dimensioni della sonda sono ridotte rispetto a quelle del campo di moto e risultano verificate le ipotesi:

➢ l’asse del tubo e’ allineato con la direzione della velocitá ➢ le prese statiche sono poste ad una distanza suffi-
ciente perché in corrispondenza di esse lo s.l. sia
completamente sviluppato

➢ la testa del tubo sia opportunamente profilata in modo


da minimizzare le perdite di pressione per attrito viscoso

allora si puo’ assumere che, con buona approssimazione:

➢ la pressione che vige nel tubo centrale coincida con la ➢ la pressione che vige nell’intercapedine sia uguale alla
totale nel punto P prima dell’inserimento della sonda statica nel punto P prima dell’inserimento della sonda

Misurata quindi la differenza di pressione ∆p = p0 − p, si puo’ determinare il modulo della velocitá in P dalla formula:
s
∆p
v= 2 (2)
ρ

Pag. 9
Studio fluidodinamico del tubo di
Pitot
Roberto Pacciani

15/11/2020
Tubo di Pitot
Ø Flusso incomprimibile uniforme, pressione atmosferica, v=20 m/s, Re=5x105

Contorni e isolinee di velocita’

2
Tubo di Pitot
Ø Flusso incomprimibile uniforme, pressione atmosferica, v=20 m/s, Re=5x105

Contorni e isolinee di pressione statica

3
Tubo di Pitot
Ø Flusso incomprimibile
uniforme, pressione
atmosferica, v=20 m/s,
Re=5x105

<latexit sha1_base64="3ySbX9bWgxvKI+pxGQeUqyw4XM4=">AAAB83icbVA9TwJBFNzDL8Qv1NJmIzGxIncGoyWJjSUkgiRwIXvLAzfs7W1235oQwi+w1crO2PqDLPwv3p1XKDjVZOa9vHkTaSks+v6nV1pb39jcKm9Xdnb39g+qh0ddmzjDocMTmZhexCxIoaCDAiX0tAEWRxLuo+lN5t8/grEiUXc40xDGbKLEWHCGqdTWw2rNr/s56CoJClIjBVrD6tdglHAXg0IumbX9wNcYzplBwSUsKgNnQTM+ZRPop1SxGGw4z4Mu6JmzDBOqwVAhaS7C7405i62dxVE6GTN8sMteJv7n9R2Or8O5UNohKJ4dQiEhP2S5EWkDQEfCACLLkgMVinJmGCIYQRnnqejSSippH8Hy96uke1EPLut+u1FrNopmyuSEnJJzEpAr0iS3pEU6hBMgT+SZvHjOe/XevPef0ZJX7ByTP/A+vgF3LZFv</latexit>

<latexit sha1_base64="EoU+uqSU3Y32QEdX5jysc0Rcwaw=">AAAB9XicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrJREJSRaCiDIA8psaLzZRNOOZ9Pd2tQZOUTaKGiQ7R8DwX/gm1cQMJUo5ld7ewEWgqLrvvplFZW19Y3ypuVre2d3b3q/kHHRrHh0OaRjEwvYBakUNBGgRJ62gALAwndYHqV+d0HMFZE6g5nGvyQTZQYC84wlW710B1Wa27dzUGXiVeQGinQGla/BqOIxyEo5JJZ2/dcjX7CDAouYV4ZxBY041M2gX5KFQvB+kkedU5PYsswohoMFZLmIvzeSFho7SwM0smQ4b1d9DLxP68f4/jST4TSMYLi2SEUEvJDlhuRdgB0JAwgsiw5UKEoZ4YhghGUcZ6KcVpKJe3DW/x+mXTO6t553b1p1JqNopkyOSLH5JR45II0yTVpkTbhZEKeyDN5cR6dV+fNef8ZLTnFziH5A+fjG6E8khI=</latexit>

p0
Distribuzione di pressione
lungo la linea di ristagno e 2
<latexit sha1_base64="CmhvWHXYKGyS+3J1GaJK5L4VQmk=">AAAB/HicbVC7TsNAEDzzDOEVoKQ5ESFRBTsKgjISDWWQyEMkJjpfNskp57N1t44UWeEraKGiQ7T8CwX/gm1cQMJUo5ld7ex4oRQGbfvTWlldW9/YLGwVt3d29/ZLB4ctE0SaQ5MHMtAdjxmQQkETBUrohBqY70loe5Pr1G9PQRsRqDucheD6bKTEUHCGiXTf0+OATh+q59V+qWxX7Ax0mTg5KZMcjX7pqzcIeOSDQi6ZMV3HDtGNmUbBJcyLvchAyPiEjaCbUMV8MG6cJZ7T08gwDGgImgpJMxF+b8TMN2bme8mkz3BsFr1U/M/rRji8cmOhwghB8fQQCgnZIcO1SKoAOhAaEFmaHKhQlDPNEEELyjhPxCjpppj04Sx+v0xa1YpzUbFva+V6LW+mQI7JCTkjDrkkdXJDGqRJOFHkiTyTF+vRerXerPef0RUr3zkif2B9fAMXnZSF</latexit>

⇢v
4,681 /2
sulla superficie del tubo

Zona utile per la disposizione


delle prese statiche
x
<latexit sha1_base64="VGJwrAMvBJPxZ7TgZR1ngKmHz8I=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrJREJSRaCgTiTykxIrOl0045Xy27vYQkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTxFIYdN1Pp7S2vrG5Vd6u7Ozu7R9UD4+6JrKaQ4dHMtL9gBmQQkEHBUroxxpYGEjoBbObzO89gDYiUnc4j8EP2VSJieAMU6n9OKrW3Lqbg64SryA1UqA1qn4NxxG3ISjkkhkz8NwY/YRpFFzCojK0BmLGZ2wKg5QqFoLxkzzogp5ZwzCiMWgqJM1F+L2RsNCYeRikkyHDe7PsZeJ/3sDi5NpPhIotguLZIRQS8kOGa5E2AHQsNCCyLDlQoShnmiGCFpRxnoo2raSS9uEtf79Kuhd177Luthu1ZqNopkxOyCk5Jx65Ik1yS1qkQzgB8kSeyYtjnVfnzXn/GS05xc4x+QPn4xuDpZF3</latexit>

4
Flussi esterni incomprimibili

Roberto Pacciani

06/10/2018
Aeronautica Navi

Flussi esterni
Trasporti
Ø Problema fondamentale: Studio del flusso attorno ad un corpo immerso
Aeronautica
Ø Uno dei principali obiettivi e’ la determinazione della forza aerodinamica
Treni alta velocità
scambiata fra corpo e fluido
Sottomarini

Ø Ipotesi:

• Flusso incompribimile

• Flusso stazionario Treni alta velocità

• Corpo immerso in una corrente uniforme

2
Flussi esterni
Ø Un corpo investito dal flusso
induce una curvatura nelle linee
di corrente

Ø Questo effetto risultera’


pronunciato nelle immediate
vicinanze del corpo e tendera’ a
ridursi man mano che ci si
allontana da esso

Ø Man mano che ci si allontana dal corpo le linee di corrente gradualmente


tenderanno a tornare alla configurazione indisturbata, ovvero presenteranno sempre
minor curvatura finché, a sufficiente distanza, torneranno rettilinee e caratterizzate
da velocita’ uniforme

Ø La distanza a cui cio’ accade vale all’incirca 40/50 volte la dimensione caratteristica
del corpo

3
Flussi esterni
Ø La curvatura delle linee di flusso
in prossimitá del profilo instaura
un gradiente di pressione
normale ad esse.

Ø Tenendo presente che in questo


tipo di problemi le variazioni di
quota non risultano
significative:
v2
<latexit sha1_base64="3G2E/75Ev6XqzlK57GYCklJhw/0=">AAACI3icbVDLSgNBEJz1bXxFPXoZDIKnuCuKXgTBi0cVo4FsDL1jJxmcnR1megVZ9jP8BL/Cq568iRcP/ou7MeAj1qmoqqa7KzJKOvL9d29sfGJyanpmtjI3v7C4VF1euXBJagU2RKIS24zAoZIaGyRJYdNYhDhSeBndHJX+5S1aJxN9TncG2zH0tOxKAVRInepW2LUgstCAJQmKm/yb6/wgtP3kK3F7tZ1nZ3mnWvPr/gB8lARDUmNDnHSqH+F1ItIYNQkFzrUC31A7K1cIhXklTB0aEDfQw1ZBNcTo2tngsZxvpA4o4QYtl4oPRPw5kUHs3F0cFckYqO/+eqX4n9dKqbvfzqQ2KaEW5SKSCgeLnLCyaAz5tbRIBOXlyKXmAiwQoZUchCjEtKiwUvQR/P1+lFxs14Pdun+6UzvcGTYzw9bYOttkAdtjh+yYnbAGE+yePbIn9uw9eC/eq/f2FR3zhjOr7Be8j0/RnKW2</latexit>

Esternamente allo @p Equazione di Eulero in direzione


strato limite
=⇢ normale
@n R

Ø Tale gradiente normale di pressione ha direzione uscente dal corpo

Ø Ció comporta che la pressione sulla superficie del corpo risulta minore di quella del
flusso indisturbato

4
Flussi esterni

Ø Una delle linee di flusso


incidera’ sulla superficie del
corpo in direzione normale ad
essa.

Ø Essa dà pertanto luogo ad un


punto di ristagno

Ø In tal punto della superficie del


corpo vige la pressione massima

Ø Se il flusso indisturbato e’ uniforme (irrotazionale) tale pressione risulta uguale alla


totale all’infinito

5
LIMITI DELLA TEORIA DEL MOTO POTENZIALE
ATTORNO AD UN CORPO TOZZO
Il campo
Flussi di pressione derivante dal moto potenziale di un fluido ideale
esterni
attorno ad un corpo tozzo presenta una simmetria “prua-poppa” che
annulla la forza resistente: nel caso reale,
U1 come vedremo in seguito, la
<latexit sha1_base64="p+LRUvu3SnUjonfqaT/opmnxgaE=">AAAB+nicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIRCMpINJRBwkmkxIrWl0045Xy27tZIkclP0EJFh2j5GQr+BSe4gISpRjO72tkJEyUtue6nU1pZXVvfKG9WtrZ3dveq+wctG6dGoC9iFZtOCBaV1OiTJIWdxCBEocJ2OL6e+e0HNFbG+o4mCQYRjLQcSgGUSx2/35N6SJN+tebW3Tn4MvEKUmMFmv3qV28QizRCTUKBtV3PTSjIwJAUCqeVXmoxATGGEXZzqiFCG2TzvFN+klqgmCdouFR8LuLvjQwiaydRmE9GQPd20ZuJ/3ndlIZXQSZ1khJqMTtEUuH8kBVG5kUgH0iDRDBLjlxqLsAAERrJQYhcTPNmKnkf3uL3y6R1Vvcu6u7tea1xXjRTZkfsmJ0yj12yBrthTeYzwRR7Ys/sxXl0Xp035/1ntOQUO4fsD5yPb92IlH8=</latexit>

Ø Se il corpo e’ a simmetria cilindrica o


forza resistente è originata sia dalle tensioni deviatoriche alla parete che
sferica la distribuzione di pressione
dal distacco dei filetti fluidi dalla superficie nella parte posteriore del corpo
risultera’ simmetrica rispetto all’asse
(scia); quest’ultimo
diametrale allineato con fenomeno,
il flusso ad alto numero di Reynolds, è prevalente
nei corpi tozzi e dà luogo alla formazione di una scia che rende il campo di
pressione
Ø La asimmetrico.
teoria Euleriana (flusso non
viscoso) prevede una distribuzione di

p1
2 ⇢U1
2
Essendosimmetrica
pressione l’equazione di rispetto
anche Laplaceal

1
p
piano diametrale normale
un’equazione ellittica,alla
la presenza

Cp =
direzione del influenza
della scia flusso indisturbato.
anche il campo

<latexit sha1_base64="EmRzbCSrOLMIifLi65BUvf3PsSo=">AAACJXicbVDLSsRAEJz4dn2tevQyuAheXJJF0Yuw4MWjgqvCZg2dsVcHJ5NhpiMsId/hJ/gVXvXkTQQP4q+YXXPwVaeiqpvuqtgo6cj337yx8YnJqemZ2drc/MLiUn155dSlmRXYEalK7XkMDpXU2CFJCs+NRUhihWfxzcHQP7tF62SqT2hgsJfAlZZ9KYBKKaoHB5HZD/sWRG62TBRK3adBkX8pQZG3itBep7xTORetIqo3/KY/Av9Lgoo0WIWjqP4eXqYiS1CTUOBcN/AN9XKwJIXCohZmDg2IG7jCbkk1JOh6+ShawTcyB5Ryg5ZLxUcift/IIXFukMTlZAJ07X57Q/E/r5tRf6+XS20yQi2Gh0gqHB1ywsqyM+SX0iIRDD9HLjUXYIEIreQgRClmZYm1so/gd/q/5LTVDHaa/vF2o71ZNTPD1tg622QB22VtdsiOWIcJdsce2CN78u69Z+/Fe/0aHfOqnVX2A97HJ6Jppgc=</latexit>
di moto nella parte anteriore del
Ø Secondo tale teoria quindi la
corpo: tuttavia la previsione del
risultante delle forze di pressione sul
campo
corpo di pressione
risulta nulla sulla parte
anteriore del cilindro rimane
accettabile, almeno fino ad un
angolo di circa 45°.
6
P. Di Marco – Termofluidodinamica Appl. MPO-2
Elementi di
Flussi esterni
Ø Se il corpo e’ a simmetria assiale e il
flusso indisturbato e’ parallelo all’asse Vettori gradiente di pressione sul profilo
di simmetria anche la distribuzione di
p=p
pressione sul corpo e’ simmetrica 0,

rispetto a tale asse


Ø Es: profilo alare simmetrico
e flusso allineato con la linea p=p

media:
Distribuzione di pressione sul profilo
bordo d'attacco
bordo d'uscita
spessore
massimo

corda

posizione spessore massimo


0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
x/C
7
Flussi esterni
Ø Se il flusso indisturbato non e’
parallelo all’asse del profilo, ma
presenta un certo angolo di attacco
(α), la distribuzione di pressione non
risulta piú simmetrica

Ø il punto di ristagno non coincide piú


col bordo d’attacco del profilo, ma si
sposta su uno dei due lati (quello
inferiore in figura).

Ø le linee di corrente che vanno ad


interessare il lato superiore presentano
allora curvature molto piú accentuate,
nella parte frontale del profilo,
rispetto a quelle che insistono sul lato
inferiore.
Vettori gradiente di pressione sul profilo

8
nti di teoria del profilo alare
Flussi esterni
p=p
0, F
L

lato in depressione

lato in pressione p=p

dA lato in pressione

pndA

dA pndA
lato in depressione

Ø La pressione sul lato inferiore (lato in


pressione) risulta maggiore rispetto a 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
x/C
quello superiore (lato in depressione)
Distribuzione di pressione sul profilo

eriore (lato in pressione) risulta maggiore rispetto a quello superio


9
ti Flussi
di teoria del profilo
esterni: forze aerodinamiche
alare
Ø La forza aerodinamica che il fluido e il
corpo si scambiano mutuamente risulta
dall’azione degli sforzi sulla superficie del p=p
0,
L F

corpo:
Z lato in depressione

R
F= ⌧ij nj dA lato in pressione p=p
<latexit sha1_base64="meDdfKDBBg8jecAxhHjqts0elFk=">AAACFHicbVA9SwNBEN3z2/gVtbRZDIJVuBNBG8EPEEsFYwK5cMxtJnGTvb1jd06QI60/wV9hq5Wd2Npb+F+8iyk08VWP92aYNy9MlLTkup/O1PTM7Nz8wmJpaXllda28vnFj49QIrIlYxaYRgkUlNdZIksJGYhCiUGE97J8Vfv0OjZWxvqb7BFsRdLXsSAGUS0GZ+xHQbdjJzgdHvtQUnHCfIA0y2RvooNc+CcoVt+oOwSeJNyIVNsJlUP7y27FII9QkFFjb9NyEWhkYkkLhoOSnFhMQfehiM6caIrStbPjJgO+kFijmCRouFR+K+Hsjg8ja+yjMJ4vcdtwrxP+8Zkqdw1YmdZISalEcIqlweMgKI/OKkLelQSIokiOXmgswQIRGchAiF9O8s1Lehzf+/SS52at6Ob/arxyfjppZYFtsm+0yjx2wY3bBLlmNCfbAntgze3EenVfnzXn/GZ1yRjub7A+cj2/H0J7M</latexit>
A
dA lato in pressione

Ø con l’usuale decomposizione: pndA

dA pndA
⌧ij =
<latexit sha1_base64="auNatnBL6XvMxzZJActBw5g37qk=">AAACG3icbVC7SgNREL3rM8ZX1NLmYhAFMeyKoI0g2lhGMA/IhjB7M0muufvg3llBlnyCn+BX2GplJ7YWFv6Lu2sKTTzVmXNmmJnjRUoasu1Pa2Z2bn5hsbBUXF5ZXVsvbWzWTRhrgTURqlA3PTCoZIA1kqSwGWkE31PY8IaXmd+4Q21kGNzQfYRtH/qB7EkBlEqd0p5LEHcSeTs6O4zcLiqCvDpwB0BJZo7yulMq2xU7B58mzpiU2RjVTunL7YYi9jEgocCYlmNH1E5AkxQKR0U3NhiBGEIfWykNwEfTTvKHRnw3NkAhj1BzqXgu4u+JBHxj7n0v7fSBBmbSy8T/vFZMvdN2IoMoJgxEtoikwnyREVqmSSHvSo1EkF2OXAZcgAYi1JKDEKkYp9EV0zycye+nSf2o4qT8+rh8fjFOpsC22Q7bZw47YefsilVZjQn2wJ7YM3uxHq1X6816/2mdscYzW+wPrI9vhaWifA==</latexit>
p ij + ⌧ˆij lato in depressione

<latexit sha1_base64="z0VvVPLI7EtFQyRE/vUzuGNA/3w=">AAACJ3icbVDBbtNAEF230JYAJS1HLisiJCREZJdW7aVSIqSKY5FIEymOrPFmkky6Xlu740qR5Q/pJ/AVXOHEDZUDB/4EO8kBUt7p7Xszmn0vzjQ59v2f3tb2g4c7u3uPGo+fPN1/1jw4vHJpbhX2VKpTO4jBoSaDPSbWOMgsQhJr7MfX72u/f4PWUWo+8SLDUQJTQxNSwJUUNd+FCfAsnhQX5fnbkAxH3cxENO6+WT3CGXARMuRlVNC8NNF83I2aLb/tLyHvk2BNWmKNy6j5KxynKk/QsNLg3DDwMx4VYJmUxrIR5g4zUNcwxWFFDSToRsUyXClf5Q44lRlaSVouRfx7o4DEuUUSV5N1FLfp1eL/vGHOk7NRQSbLGY2qDzFpXB5yylLVGsoxWWSG+ucoyUgFFpjRkgSlKjGvamxUfQSb6e+Tq6N2cNL2Px63OsfrZvbEC/FSvBaBOBUd8UFcip5Q4lZ8EV/FN++z99374d2tRre89c5z8Q+8338AJ86m2w==</latexit>

Z Z
F= pni dA + ⌧ˆij nj dA
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
A A x/C

Ø Il primo integrale esprime il contributo della


pressione, il secondo degli sforzi viscosi

10
Flussi esterni: forze aerodinamiche
Z Z
Ø In generale si pone: F= pni dA + ⌧ˆij nj dA = L + D
<latexit sha1_base64="sZIn+9x4to0x++lDLxJPYKv7YoM=">AAACPnicbVBNSxxBEO0xX7r5cBOPXhqXQEAiMyFgLgu7UUTEg0JWhZ1lqOmtdUt7eobumoAM85/yE/wVggfRkzfJNUdn1hX8yDu9eq+Kqnpxpsmx7597My9evnr9Znau8fbd+w/zzY+f9lyaW4U9lerUHsTgUJPBHhNrPMgsQhJr3I+P12p//zdaR6n5xScZDhI4NDQiBVxJUXMrTIDH8ajYKNtfQzIcdTMT0bC7fFeEY+AiZMjLqKCj0kRHw65s3w9tl8v3dL2Mmi1/xZ9APifBlLTEFDtR8yIcpipP0LDS4Fw/8DMeFGCZlMayEeYOM1DHcIj9ihpI0A2Kyc+l/Jw74FRmaCVpORHx4UQBiXMnSVx11he6p14t/s/r5zz6MSjIZDmjUfUiJo2TRU5ZqsJEOSSLzFBfjpKMVGCBGS1JUKoS8yrdRpVH8PT752Tv20pQ8d3vrc7PaTKzYlEsiS8iEKuiIzbFjugJJf6IM3EprrxT79q78f7etc5405kF8Qjev1siUbBv</latexit>
A A
Ø L: portanza (Lift), normale alla
direzione del moto relativo
fluido/profilo e con verso che
va dal lato in pressione verso D

quello in depressione

Ø D: resistenza (Drag) nella


direzione del moto relativo
fluido/profilo e con verso tale
da opporsi ad esso

0 0.2 0.4 0.6 0.8 1


x/C

11
Flussi esterni: forze aerodinamiche
La risultante delle forze di pressione (pari in modulo
all’area compresa fra le curve relative al lato in
pressione e a quello in depressione): D

<latexit sha1_base64="rCWhGZStx3O03clyIAxuRLllgkc=">AAACCHicbVC7TsNAEDyHVwgv8+hoTkRINEQ2CoIyEQ1lkMhDiqPofNmEU85n626NFKz8AF9BCxUdouUvKPgXbJMCEqYazexqZ8ePpDDoOJ9WYWl5ZXWtuF7a2Nza3rF391omjDWHJg9lqDs+MyCFgiYKlNCJNLDAl9D2x1eZ374HbUSobnESQS9gIyWGgjNMpb59cOoJhf165AUM7/xhoqaDet8uOxUnB10k7oyUyQyNvv3lDUIeB6CQS2ZM13Ui7CVMo+ASpiUvNhAxPmYj6KZUsQBML8nTT+lxbBiGNAJNhaS5CL83EhYYMwn8dDLLaOa9TPzP68Y4vOwlQkUxguLZIRQS8kOGa5HWAnQgNCCyLDlQoShnmiGCFpRxnopx2lMp7cOd/36RtM4q7nnFuamWa9VZM0VySI7ICXHJBamRa9IgTcLJA3kiz+TFerRerTfr/We0YM129skfWB/fWPGZqw==</latexit>

Z
pndA
A

(A area della superficie del profilo), fornisce la


portanza, ma contribuisce, in parte, anche alla
resistenza
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Z
<latexit sha1_base64="PBDj/2i2IkxblAO2gLVYTNvX60Y=">AAACwnicnZFNb9NAEIbH5quErwBHLiuiSkgVkY2C4IJURIU4cCgSaSuSyBpvJumm67XZHSNVJj+UAz+EG2OTA004Madn35l3Z3cmr6wJnCQ/ovja9Rs3b+3d7t25e+/+g/7DRyehrL2msS5t6c9yDGSNozEbtnRWecIit3SaX7xr86ffyAdTus98WdGswKUzC6ORRSr7S9iHKRSAwHAOOSyggfewhjfwXHQDTvQM3kIllMl5LnxwJTMVX+tuhFioFncmJwMroda16lxK7tzu9FEqDnbUI1F/Qe9/umT9QTJMulC7kG5gAJs4zvo/p/NS1wU51hZDmKRJxbMGPRttad2b1oEq1Be4pImgw4LCrOnmvlb7dUAuVUVeGas6kf52NFiEcFnkUlkgn4ftXCv+KzepefF61hhX1UxOt43YWOoaBe2NLJTU3HhixvblpIxTGj0ykzcKtRaxlg33ZB7p9u934eTFMH05TD6NBoejzWT24Ak8hWeQwis4hA9wDGPQ0Sj6EuloHh/Fq/hrHP6UxtHG8xiuRPz9N4Kzt+s=</latexit>

x/C

La risultante degli sforzi viscosi: ⌧ˆij nj dA contribuisce principalmente alla resistenza


A

12
Flussi esterni: forza diZDrag Z
F= pni dA + ⌧ˆij nj dA = L + D
<latexit sha1_base64="sZIn+9x4to0x++lDLxJPYKv7YoM=">AAACPnicbVBNSxxBEO0xX7r5cBOPXhqXQEAiMyFgLgu7UUTEg0JWhZ1lqOmtdUt7eobumoAM85/yE/wVggfRkzfJNUdn1hX8yDu9eq+Kqnpxpsmx7597My9evnr9Znau8fbd+w/zzY+f9lyaW4U9lerUHsTgUJPBHhNrPMgsQhJr3I+P12p//zdaR6n5xScZDhI4NDQiBVxJUXMrTIDH8ajYKNtfQzIcdTMT0bC7fFeEY+AiZMjLqKCj0kRHw65s3w9tl8v3dL2Mmi1/xZ9APifBlLTEFDtR8yIcpipP0LDS4Fw/8DMeFGCZlMayEeYOM1DHcIj9ihpI0A2Kyc+l/Jw74FRmaCVpORHx4UQBiXMnSVx11he6p14t/s/r5zz6MSjIZDmjUfUiJo2TRU5ZqsJEOSSLzFBfjpKMVGCBGS1JUKoS8yrdRpVH8PT752Tv20pQ8d3vrc7PaTKzYlEsiS8iEKuiIzbFjugJJf6IM3EprrxT79q78f7etc5405kF8Qjev1siUbBv</latexit>
A A

Ø Si distingue infatti fra:

• Resistenza di forma: dipende D

dalla distribuzione di pressione


sul corpo e quindi dalla
geometria del corpo stesso

• Resistenza viscosa: dovuta agli


sforzi di taglio di natura viscosa e
turbolenta e quindi legata allo 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
sviluppo dello strato limite sulla x/C

superficie del corpo

13
Friction and Pressure Drag: Flow over a Sphere and Cylinder
We have looked at two special flow cases in which either friction or pressure drag was
the sole form of drag present. In the former case, the drag coefficient was a strong
function of Reynolds number, while in the latter case, CD was essentially independent
of Reynolds number for Re * 1000.
Flussi
VIDEO
esterni: resistenza di forma
In the case of flow over a sphere, both friction drag and pressure drag contribute to
total drag. The drag coefficient for flow over a smooth sphere is shown in Fig. 9.11 as a
Plate Normal to the Flow. function of Reynolds number.2
At very low Reynolds number,3 Re # 1, there is no flow separation from a sphere;
Ø Il caso limite si ha per una lastra piana normale al flusso
the wake is laminar and the drag is predominantly friction drag. Stokes has shown
analytically, for very low Reynolds number flows where inertia forces may be

Wake

Fig. 9.9 Flow over a flat plate normal to the flow.

Ø Il flusso separa in corrispondenza degli spigoli e la zona posteriore risulta interamente


occupata da una zona di ricircolo
2
An approximate curve fit to the data of Fig. 9.11 is presented in Problem 9.132.
3
See Shapiro [17] for a good discussion of drag on spheres and other shapes. See also Fage [18].

Ø Sulla faccia anteriore la pressione e’ pari alla totale mentre su quella posteriore, a
causa della forte dissipazione, risulta addirittura inferiore alla statica all’infinito.

Ø La risultante delle forse di pressione agisce interamente in direzione opposta al moto


relativo

14
LIMITI DELLA TEORIA DEL MOTO POTENZIALE
ATTORNO AD UN CORPO TOZZO
FlussiIlesterni:
campo di pressione di
resistenza derivante
forma dal moto potenziale di un fluido ideale
attorno ad un corpo tozzo presenta una simmetria “prua-poppa” che
Ø Nel annulla
caso del cilindro
la forzao resistente:
sfera la presenza della reale, come vedremo in seguito, la
nel caso
separazione e la conseguente
forza resistente elevatasia dalle tensioni deviatoriche alla parete che
è originata
dissipazione fà si che
dal distacco deilafiletti
pressione
fluidirimanga
dalla superficie nella parte posteriore del corpo
bassa nella zona di ricircolo e non riesca a
(scia); quest’ultimo fenomeno, ad alto numero di Reynolds, è prevalente
bilanciare la spinta dinamica agente sulla
neifrontale
parte corpi tozzi e dà luogo alla formazione di una scia che rende il campo d
pressione asimmetrico.
Ø La risultante delle pressioni risulta nella sola

p1
2 ⇢U1
2
Essendodil’equazione
componente resistenza di di Laplace
forma

1
p
un’equazione ellittica, la presenza

Cp =
della scia influenza anche il campo

<latexit sha1_base64="EmRzbCSrOLMIifLi65BUvf3PsSo=">AAACJXicbVDLSsRAEJz4dn2tevQyuAheXJJF0Yuw4MWjgqvCZg2dsVcHJ5NhpiMsId/hJ/gVXvXkTQQP4q+YXXPwVaeiqpvuqtgo6cj337yx8YnJqemZ2drc/MLiUn155dSlmRXYEalK7XkMDpXU2CFJCs+NRUhihWfxzcHQP7tF62SqT2hgsJfAlZZ9KYBKKaoHB5HZD/sWRG62TBRK3adBkX8pQZG3itBep7xTORetIqo3/KY/Av9Lgoo0WIWjqP4eXqYiS1CTUOBcN/AN9XKwJIXCohZmDg2IG7jCbkk1JOh6+ShawTcyB5Ryg5ZLxUcift/IIXFukMTlZAJ07X57Q/E/r5tRf6+XS20yQi2Gh0gqHB1ywsqyM+SX0iIRDD9HLjUXYIEIreQgRClmZYm1so/gd/q/5LTVDHaa/vF2o71ZNTPD1tg622QB22VtdsiOWIcJdsce2CN78u69Z+/Fe/0aHfOqnVX2A97HJ6Jppgc=</latexit>
di moto nella parte anteriore del
corpo: tuttavia la previsione del
campo di pressione sulla parte
anteriore del cilindro rimane
accettabile, almeno fino ad un
angolo di circa 45°.
15
P. Di Marco – Termofluidodinamica Appl. MP
Flussi esterni: resistenza di forma 9.1 The Boun

U–Uniform velocity field upstream

Streamlines
Ø Al bordo d’uscita gli strati limite che si T
TBL

sono sviluppati sui due lati iniziano a LBL Airfoil


S

Viscous wake
S
miscelarsi dando origine ad una zona a Stagnation point LBL T
TBL

bassa velocita’ che si propaga a valle del LBL– Laminar boundary layer
TBL– Turbulent boundary layer
bordo d’uscita (la cosiddetta scia). T–
S–
Transition
Separation point
Fig. 9.1 Details of viscous flow around an airfoil.

Ø L’interazione fra i due strati limite


genera nella regione del bordo d’uscita laminar. Transition to turbulent flow occurs at some distance from the stagnation point,
depending on freestream conditions, surface roughness, and pressure gradient. The
una zona di bassa pressione transition points are indicated by “T” in the figure. The turbulent boundary layer fol-
lowing transition grows more rapidly than the laminar layer. A slight displacement of the
streamlines of the external flow is caused by the D thickening boundary layers on the sur-
face. In a region of increasing pressure (an adverse pressure gradient—so called because it
Ø Se si ha separazione dello strato limite opposes the fluid motion, tending to decelerate the fluid particles) flow separation may
occur. Separation points are indicated by “S” in the figure. Fluid that was in the boundary
a monte del bordo d’uscita la scia layers on the body surface forms the viscous wake behind the separation points.
This chapter has two parts. Part A is a review of boundary-layer flows. Here we discuss
risultera’ piu’ spessa e la zona di bassa in a little more detail the ideas introduced in Chapter 2, and then apply the fluid mechanics
concepts we have learned to analyze the boundary layer for flow along a flat plate—the
pressione piu’ estesa. simplest possible boundary layer, because the pressure field is constant. We will be
interested in seeing how the boundary-layer thickness grows, what the surface friction
will be, and so on. We will explore a classic analytical solution for a laminar boundary
layer, and see that we need to resort to approximate methods when the boundary layer
is turbulent (and we will also be able to use these approximate methods for laminar
boundary layers, to avoid using the somewhat difficult analytical method). This will
conclude our introduction to boundary layers, except we will briefly discuss the effect of
pressure gradients 0 (present 0.2for all body
0.4 shapes
0.6except flat
0.8 plates) 1on boundary-layer
behavior. x/C
In Part B we will discuss the force on a submerged body, such as the airfoil of
Fig. 9.1. We will see that this force results from both shear and pressure forces acting
on the body surface, and that both of these are profoundly affected by the16 fact that we
Flussi esterni: resistenza di forma 9.1 The Boun

U–Uniform velocity field upstream

Ø le forze elementari di pressione che agiscono TBL


Streamlines

T
sulla porzione di superficie del profilo LBL Airfoil
S

Viscous wake
compresa fra il punto di ristagno e la sezione Stagnation point LBL T
TBL
S

di massimo spessore del profilo hanno verso LBL– Laminar boundary layer

opposto al moto, mentre quelle che agiscono TBL–


T–
S–
Turbulent boundary layer
Transition
Separation point
fra la sezione di spessore massimo ed il Fig. 9.1 Details of viscous flow around an airfoil.

bordo di uscita hanno verso concorde ad


esso laminar. Transition to turbulent flow occurs at some distance from the stagnation point,
depending on freestream conditions, surface roughness, and pressure gradient. The
transition points are indicated by “T” in the figure. The turbulent boundary layer fol-
lowing transition grows more rapidly than the laminar layer. A slight displacement of the
streamlines of the external flow is caused by the D thickening boundary layers on the sur-
face. In a region of increasing pressure (an adverse pressure gradient—so called because it
Ø Piu’ spessa e’ la scia, piu’ estesa e’ la opposes the fluid motion, tending to decelerate the fluid particles) flow separation may
occur. Separation points are indicated by “S” in the figure. Fluid that was in the boundary
zona a bassa pressione nella regione layers on the body surface forms the viscous wake behind the separation points.
This chapter has two parts. Part A is a review of boundary-layer flows. Here we discuss
del bordo d’uscita e tanto le forze che in a little more detail the ideas introduced in Chapter 2, and then apply the fluid mechanics
concepts we have learned to analyze the boundary layer for flow along a flat plate—the
si oppongono al moto risulteranno simplest possible boundary layer, because the pressure field is constant. We will be
interested in seeing how the boundary-layer thickness grows, what the surface friction
preponderanti e cio’ comporta la will be, and so on. We will explore a classic analytical solution for a laminar boundary
layer, and see that we need to resort to approximate methods when the boundary layer
generazione di resistenza di forma is turbulent (and we will also be able to use these approximate methods for laminar
boundary layers, to avoid using the somewhat difficult analytical method). This will
conclude our introduction to boundary layers, except we will briefly discuss the effect of
pressure gradients 0 (present 0.2for all body
0.4 shapes
0.6except flat
0.8 plates) 1on boundary-layer
behavior. x/C
In Part B we will discuss the force on a submerged body, such as the airfoil of
Fig. 9.1. We will see that this force results from both shear and pressure forces acting
on the body surface, and that both of these are profoundly affected by the17 fact that we
Flussi esterni: resistenza di forma 1

0.95

Re = 1 · 106
<latexit sha1_base64="lfp005HlyfnuNV9E9590g7X/krM=">AAACDHicbVC7TsNAEDyHVwgvAw0SzYkIiSqyI14NUiQayoDIQ4pDdL5swinnh+7WiMgKn8BX0EJFh2j5Bwr+Bdu4gISpRjO72p1xQyk0WtanUZibX1hcKi6XVlbX1jfMza2mDiLFocEDGai2yzRI4UMDBUpohwqY50pouaPz1G/dgdIi8K9xHELXY0NfDARnmEg9c8dBuEflxVcwObOpw/sBUtu6Oe6ZZatiZaCzxM5JmeSo98wvpx/wyAMfuWRad2wrxG7MFAouYVJyIg0h4yM2hE5CfeaB7sZZggndjzTDgIagqJA0E+H3Rsw8rceem0x6DG/1tJeK/3mdCAen3Vj4YYTg8/QQCgnZIc2VSKoB2hcKEFn6OVDhU84UQwQlKOM8EaOkq1LShz2dfpY0qxX7qGJdHpZr1byZItkle+SA2OSE1MgFqZMG4eSBPJFn8mI8Gq/Gm/H+M1ow8p1t8gfGxzcB05ps</latexit>

Re = 1 · 106
<latexit sha1_base64="yssAUO/RzETrgYevG2tJZfEOFE4=">AAACDHicdVDLSgNBEJyNrxhfUS+Cl8EgeAq7IRpzEAJePEYxD8jGMDvpxCGzD2Z6xbDET/ArvOrJm3j1Hzz4L242K6honYqqbrqrnEAKjab5bmTm5hcWl7LLuZXVtfWN/OZWU/uh4tDgvvRV22EapPCggQIltAMFzHUktJzR6dRv3YDSwvcucRxA12VDTwwEZxhLvfyOjXCLyo0uYHJiUZv3faSWeXXUyxfMYjUBnZFKOSVVi1pFM0GBpKj38h923+ehCx5yybTuWGaA3YgpFFzCJGeHGgLGR2wInZh6zAXdjZIEE7ofaoY+DUBRIWkiwveNiLlaj10nnnQZXuvf3lT8y+uEODjuRsILQgSPTw+hkJAc0lyJuBqgfaEAkU0/Byo8ypliiKAEZZzHYhh3lYv7+ApN/yfNUtE6LJrn5UKtlDaTJbtkjxwQi1RIjZyROmkQTu7IA3kkT8a98Wy8GK+z0YyR7myTHzDePgHdT5r/</latexit>

0.9

p/p01
0.85

<latexit sha1_base64="U0xD2d/VeWGPCPOo+ztU/8Lx/nA=">AAACAHicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJytgIBGUkGsogkYeUmOh82YRTzufT3RopstLwFbRQ0SFa/oSCf8E2KSBhqtHMrnZ2Qi2FRc/7dEpLyyura+X1ysbm1vZOdXevZePEcGjyWMamEzILUihookAJHW2ARaGEdji+yv32AxgrYnWLEw1BxEZKDAVnmEl3+kT3U4/2hBriZNqv1jzXK0AXiT8jNTJDo1/96g1inkSgkEtmbdf3NAYpMyi4hGmll1jQjI/ZCLoZVSwCG6RF6ik9SizDmGowVEhaiPB7I2WRtZMozCYjhvd23svF/7xugsPLIBVKJwiK54dQSCgOWW5EVgfQgTCAyPLkQIWinBmGCEZQxnkmJlk/lawPf/77RdI6df1z17s5q9XdWTNlckAOyTHxyQWpk2vSIE3CiSFP5Jm8OI/Oq/PmvP+MlpzZzj75A+fjG/A2lrc=</latexit>
0.8

Re = 1 · 105
<latexit sha1_base64="Fsit1W3p/tvZcCbP5WW09LgGBbo=">AAACDHicbVC7TsNAEDzzDOFloEGiOREhUUU2IoIGKRINZUDkIcUmOl824ZTzQ3drRGSFT+AraKGiQ7T8AwX/gm1cQMJUo5ld7c54kRQaLevTmJtfWFxaLq2UV9fWNzbNre2WDmPFoclDGaqOxzRIEUATBUroRAqY70loe6PzzG/fgdIiDK5xHIHrs2EgBoIzTKWeuesg3KPykyuYnNnU4f0QqW3d1HpmxapaOegssQtSIQUaPfPL6Yc89iFALpnWXduK0E2YQsElTMpOrCFifMSG0E1pwHzQbpInmNCDWDMMaQSKCklzEX5vJMzXeux76aTP8FZPe5n4n9eNcXDqJiKIYoSAZ4dQSMgPaa5EWg3QvlCAyLLPgYqAcqYYIihBGeepGKddldM+7On0s6R1VLVrVevyuFK3imZKZI/sk0NikxNSJxekQZqEkwfyRJ7Ji/FovBpvxvvP6JxR7OyQPzA+vgH/m5pp</latexit>

0.75

0.7
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Scia <latexit sha1_base64="XiOZuMJU9FvVPSgJ8+/mNfNT00U=">AAAB9XicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJytgIBGWkNJRBkIeUWNH5sgmnnM/W3RqIrHwCLVR0iJbvoeBfsI0LSJhqNLOrnR0/ksKg43xapaXlldW18nplY3Nre6e6u9c2Yaw5tHgoQ931mQEpFLRQoIRupIEFvoSOP2lkfucetBGhusVpBF7AxkqMBGeYSjePJ41BtebYTg66SNyC1EiB5qD61R+GPA5AIZfMmJ7rROglTKPgEmaVfmwgYnzCxtBLqWIBGC/Jo87oUWwYhjQCTYWkuQi/NxIWGDMN/HQyYHhn5r1M/M/rxTi69BKhohhB8ewQCgn5IcO1SDsAOhQaEFmWHKhQlDPNEEELyjhPxTgtpZL24c5/v0jap7Z7bjvXZ7W6XTRTJgfkkBwTl1yQOrkiTdIinIzJE3kmL9aD9Wq9We8/oyWr2Nknf2B9fAN+k5H3</latexit>

x/C

Re = 1 · 105
<latexit sha1_base64="PmdJh0feGNT4T7m+I915PsrOKgM=">AAACDHicdVDLSgNBEJyNrxhfUS+Cl8EgeAq7ISHmIAS8eIxiHpCsYXbSiUNmH8z0imGJn+BXeNWTN/HqP3jwX9xsVlDROhVV3XRXOYEUGk3z3cgsLC4tr2RXc2vrG5tb+e2dlvZDxaHJfemrjsM0SOFBEwVK6AQKmOtIaDvj05nfvgGlhe9d4iQA22UjTwwFZxhL/fxeD+EWlRtdwPTEoj0+8JFa5lWlny+YxVoCOifVckpqFrWKZoICSdHo5z96A5+HLnjIJdO6a5kB2hFTKLiEaa4XaggYH7MRdGPqMRe0HSUJpvQw1Ax9GoCiQtJEhO8bEXO1nrhOPOkyvNa/vZn4l9cNcXhsR8ILQgSPzw6hkJAc0lyJuBqgA6EAkc0+Byo8ypliiKAEZZzHYhh3lYv7+ApN/yetUtGqFM3zcqFeSpvJkn1yQI6IRaqkTs5IgzQJJ3fkgTySJ+PeeDZejNf5aMZId3bJDxhvn9vAmv4=</latexit>

Separazione

Contorni di pressione totale a colori (calcolo RANS)


18
Flussi esterni: resistenza di forma

Ø Si noti che la resistenza di forma e’ dovuta alla particolare distribuzione di


pressione che viene a instaurarsi sul corpo, ma questa e’, in generale, il
risultato degli effetti viscosi (separazione).

Ø La resistenza aerodinamica e’ quindi interamente dovuta agli effetti viscosi, in


parte in maniera diretta (resistenza viscosa), in parte in maniera indiretta
(resistenza di forma).

19
Flussi esterni: forza di Drag
Ø Il drag, nel caso stazionario incomprimibile, dipende da:

• Geometria del corpo


• Densita’
D = f (`, ⇢, V1 , µ)
• Velocita’ del flusso indisturbato <latexit sha1_base64="wnd1O7GpYDx3HiANjCvNwzQ4zAM=">AAACD3icbVC7SgNBFJ31GeMraplmMAgRQtgVQRshqIVlBPOA7BJmJzfJkNnZZeauEEIKP8GvsNXKTmz9BAv/xc26hSae6nDOvdx7jh9JYdC2P62l5ZXVtfXcRn5za3tnt7C33zRhrDk0eChD3faZASkUNFCghHakgQW+hJY/upr5rXvQRoTqDscReAEbKNEXnGEidQvF64t+2QUpK64ehpVm1xWqj+OKG8TH3ULJrtop6CJxMlIiGerdwpfbC3kcgEIumTEdx47QmzCNgkuY5t3YQMT4iA2gk1DFAjDeJA0xpUexYRjSCDQVkqYi/N6YsMCYceAnkwHDoZn3ZuJ/XifG/rk3ESqKERSfHUIhIT1kuBZJO0B7QgMim30OVCjKmWaIoAVlnCdinNSVT/pw5tMvkuZJ1Un47Wmpdpk1kyNFckjKxCFnpEZuSJ00CCcP5Ik8kxfr0Xq13qz3n9ElK9s5IH9gfXwDO1ebsQ==</latexit>

• Viscosita’ del fluido


✓ ◆
D ⇢V1 ` ⇢V1 `
Ø In termini adimensionali: 2 `2
=f = f (Re), Re =
<latexit sha1_base64="yfTWkedLNzSsuk2/kpiYDk/dgpc=">AAACfnicfVFNbxMxEPUuHy3hK4DEhQMWESiVoN2NkOglUgUcOBZE0kpxGs06s4lV27vYs4hotX+Af9hD/wM/AWcbIdoi3unpzRvP+E1WauUpSc6i+MbNW7e3tu907t67/+Bh99HjsS8qJ3EkC1244ww8amVxRIo0HpcOwWQaj7LTD+v60Xd0XhX2K61KnBpYWJUrCRSkWfenyB3I+mNTC7cs+HgmlM1pdTLgArU+GTTDXGjMqX/hu2RqLaHRVI1warGknWHeFyYrftRfsNl5zcW3Cub8jzL8/xuzbi/ZTVrw6yTdkB7b4HDWPRfzQlYGLUkN3k/SpKRpDY6U1Nh0ROWxBHkKC5wEasGgn9ZtZg1/WXmggpfouNK8FfHvjhqM9yuTBacBWvqrtbX4r9qkonx/WitbVoRWrgeR0tgO8tKpcAzkc+WQCNabI1eWS3BAhE5xkDKIVbhOJ+SRXv39dTIe7KaBf37bO3i/SWabPWMvWJ+l7B07YJ/YIRsxyX5FT6PnEY9Z/Cp+E+9dWONo0/OEXUK8/xvewML6</latexit>
⇢V1 µ µ
D
Ø Ovvero, introducendo il coefficiente di drag: CD = 1 2 `2
, CD = f (Re)
<latexit sha1_base64="holYmLGoD/l++B7Pea/CDDroBjw=">AAACx3icfVHLbtNAFB27BUp4hbJkM2pUKZVQZUeVoItIFe0CdgWRtFImtcaT62TUGY87c101srzgG1mx4F8YuwH6AO7q6Nxz7jMtlHQYRd+DcG39wcNHG487T54+e/6i+3Jz7ExpBYyEUcaeptyBkjmMUKKC08IC16mCk/T8sMmfXIJ10uRfcFnAVPN5LjMpOHoq6X7bZpnlojqqK2YXho4TJvMMl2cDykCps0E9zJiCDPvXuluiVuKNuqyZlfMF7gyzPtOpuao+Q73zhrKLks/ob2b4/xqdw+Ro+GecFsR1Naj/Mdmv+o3tZt+k24t2ozbofRCvQI+s4jjp/mAzI0oNOQrFnZvEUYHTiluUQkHdYaWDgotzPoeJhznX4KZVe/yabpeOo6EFWCoVbUm46ai4dm6pU6/UHBfubq4h/5ablJi9m1YyL0qEXDSNUCpoGzlhpf8q0Jm0gMibyYHKnApuOSJYSbkQniz9mzv+HvHd7e+D8WA39vjTXu/g/eoyG+Q12SJ9EpO35IB8IMdkRESwHyTBIpDhx9CEl+HVtTQMVp5X5FaEX38CGULehQ==</latexit>
2 ⇢V 1
1 2 2
D= CD ⇢V1 `
<latexit sha1_base64="rrxgk/wCp1VHEDB9ExS6eMiBHgk=">AAAC+HicfVJNb9NAEF27fBTzlcKRy6pRpFRClR0hwSVSRXvgWFCTVsqm1nozTpbu2mZ3jAiW/wNXOHFDXPk3HPgvrN0U+kGZ09ObN/NmZycplLQYhj89f+3GzVu31+8Ed+/df/Cws/FobPPSCBiJXOXmKOEWlMxghBIVHBUGuE4UHCYnu03+8D0YK/PsAJcFTDWfZzKVgqOj4g1vrcdSw0W1V1fMLHI6jpnMUlweDygDpY4H9TBlClLsn+ouiFqJK9RlzYycL3BrmPaZTvIP1Ruot55S9q7kM/qHGf6/R9DbjfeGf+dpQVRXg/qa0c4MmrLzxgFzCGbVWbO2hxNd0ybudMPtsA16FUQr0CWr2I87v9gsF6WGDIXi1k6isMBpxQ1KoaAOWGmh4OKEz2HiYMY12GnV/lZNe6XlmNMCDJWKtiScr6i4tnapE6fUHBf2cq4h/5WblJi+mFYyK0qETDRGKBW0RlYY6c4A6EwaQOTN5EBlRgU3HBGMpFwIR5buLgK3j+jy66+C8WA7cvj1s+7Oy9Vm1skTskn6JCLPyQ55RfbJiAjvrffJ++x98T/6X/1v/vdTqe+tah6TC+H/+A3NpfCQ</latexit>
2
Ø In generale, se il flusso e’ comprimibile, il coefficiente di drag dipende anche
dal numero di Mach:
CD = f (Re, M )
<latexit sha1_base64="i5K1yGZ/lCgizGDaZLOFQYK3lKY=">AAADDHicfVJNb9NAEF27fBTzldIDBy4rokiJVFV2hASXSBXtgQtSQSStlE2t9WacrLr+YHeMiCz3J/RXcIUTN8SV/8CB/8LaTaFNKXN6evPmzezsRLmSBn3/p+Ou3bh56/b6He/uvfsPHrY2Ho1MVmgBQ5GpTB9G3ICSKQxRooLDXANPIgUH0fFunT/4ANrILH2HixwmCZ+lMpaCo6XCDedxh8Wai3KvKpmeZ3QUMpnGuDjqUwZKHfWrQcwUxNg9010SNRJbmBQV03I2x94g7rIkyj6Wb6HqbVH2vuBT+ocZ/N/D6+yGe4O/8zQgqMp+dc1o5w3qsouNvQ6zEKbluVtjYlXX+HgrBluve2Gr7W/7TdCrIFiCNlnGftj6xaaZKBJIUShuzDjwc5yUXKMUCiqPFQZyLo75DMYWpjwBMymbH6xopzAcM5qDplLRhoSLFSVPjFkkkVUmHOdmNVeT/8qNC4xfTEqZ5gVCKupGKBU0jYzQ0p4G0KnUgMjryYHKlAquOSJoSbkQlizsrXh2H8Hq66+CUX87sPjNs/bOy+Vm1skT8pR0SUCekx3yiuyTIRHOifPJ+ex8cU/dr+439/uZ1HWWNZvkUrg/fgMocPeb</latexit>

20
Forza di drag su lastra piana
Ø Nel caso della lastra piana la forza resistente e’ di natura puramente viscosa e
non si hanno contributi di forma

Ø Per unita’ di profondita’:


Z L
D= ⌧w dx L
<latexit sha1_base64="oyym4G4D2UdlazIg5SK9ia+94Hc=">AAADIXicfVLLbtNAFB2bVzGvFJZsRkSREimq7AgJNpEq2gULkAoiaaVMYo0n18mo4wcz19DI8lfwCXwFW1ixQ+wQ4l+YOCmkLeWujs495547jyhX0qDv/3DcK1evXb+xddO7dfvO3XuN7ftDkxVawEBkKtNHETegZAoDlKjgKNfAk0jBYXS8t+wfvgNtZJa+wUUO44TPUhlLwdFS4bbTbbFYc1HuVyXT84wOQybTGBeTHmWg1KRX9WOmIMb2SndGVEusMSkqpuVsjp1+3GZJlJ2Ur6HqdCl7W/Ap/cP0/z/Da+2F+/2/+9QgqMpedclqpwFL22aw12IWwrQ8nVYPsapL5qyCNyZ0X3Y865Uphv7kBUNehO/p9CRsNP0dvy56EQRr0CTrOggbv9g0E0UCKQrFjRkFfo7jkmuUQkHlscJAzsUxn8HIwpQnYMZl/awVbRWGY0Zz0FQqWpOw6Sh5Yswiiawy4Tg353tL8l+9UYHx03Ep07xASMUyCKWCOsgILe1/ATqVGhD5cnOgMqWCa44IWlIuhCUL+4E8ex/B+dNfBMPeTmDxq8fN3Wfrm9kiD8kj0iYBeUJ2yXNyQAZEOB+cT85n54v70f3qfnO/r6Sus/Y8IGfK/fkb0c//dQ==</latexit>
0

Ø Dall’equazione integrale della q.d.m. per lo strato limite:


Z L 0
⌧w
=
d#
, D= 2
⇢V1
d# 2
dx = ⇢V1 [#(L) *
#(0)]
⇢V12 dx dx
<latexit sha1_base64="jzqp180ItLAbc8GjILJhBCA8fnE=">AAAD5HicfVNNb9NAEN3EfBTzlcKRy4ooUiKVyo6Q4BKpanvgUKSCSFopm1rr9ThZdf3R3XVJZPkfcENc+V+IX8E/YOM4IU1a5vQ8M++9mdHaTwVX2nF+1erWvfsPHu48sh8/efrseWP3xUAlmWTQZ4lI5LlPFQgeQ19zLeA8lUAjX8CZf3k0r59dg1Q8ib/oWQqjiI5jHnJGtUl5u7XfLRJKyvLjIidykuCBR3gc6tlFFxMQ4qJb9EIiINTtRd+NprLFEKOsIJKPJ7rTC9sk8pNp/hmKzh4mVxkN8CrT+7+G3Tryjnv/5imBW+Td4o7RlgZz2rqx3SIGQpAv1UoR03WHzsJ4TWHvo9EwZB5rz7k4IZpm3lccTO1qgfJ762LL/czG11TqCWha5MF0NaYR3PSvDPDtROOIe3iTNFw1tU86bwijMQOhk9wxA60qTqcYeY2ms++UgbeBW4EmquLUa/whQcKyCGLNBFVq6DqpHuVGkzMBhU0yBSlll3QMQwNjGoEa5eUrLHArU1QnOAWJucBlEtYZOY2UmkW+6YyonqjN2jx5a22x4Ia7Dt+Pch6nmYaYzc01F1CaKya5efKAAy5BazrfBjCPMaOSag2SY8qYSWbmH7DNjdzNi2yDQXffNfjT2+bBYXWtHfQKvUZt5KJ36AB9QKeoj1j9sD6pX9WlFVrfrO/Wj0VrvVZxXqIbYf38C/JQRik=</latexit>
0

2 D #L
D= ⇢V1 #L , CD = 1 2 =2
2 ⇢V1 L
L
<latexit sha1_base64="zX7c7Inzi6YzRmXBsz9TGakIAUY=">AAAEVHicjVRdb9MwFM3SAiPA6OCRF4uqUiuNKamQ4KXSxPaARJEGot2kuo1c96a15nxgO6NV5D/Fj0HwCP+Adx5w0/Rj3Ybw09G9555zfRRnmHAmlev+2LFL5Tt37+3edx48fLT3uLL/pCvjVFDo0JjH4nxIJHAWQUcxxeE8EUDCIYez4cXxvH92CUKyOPqkZgn0QzKOWMAoUabk79vvajgQhGYnOsNiEqOuj1kUqNmgiTBwPmjqVoA5BKq+4F0h5RQzGKYaCzaeqEYrqONwGE+zj6AbBwh/TskIrSqtf2s4tWP/pLXeJweezpr6ltWWBvOxTWOnhg2EUbZUy0UM6xadhfGGwsF7o2GGWaR8d9DGiqT+FzSaOkVai8K1yJYXNFe+JEJNQBGdjaarPY3i9gKFA7p50FiiFtoe6q1I9XbjBaYkosBVnLlmoVXHbei+s45h23fJ89ubIf5P9m3dahYprEV01tbar1TdQzc/6DrwClC1inPqV37jUUzTECJFOZGy57mJ6mdGlVEO2sGphITQCzKGnoERCUH2s/yr16iWSqJilIBAjKO8CJsTGQmlnIVDwwyJmsjt3rx4Y2+R55a7Cl73MxYlqYKIzs0V45CbSyqYeWKARkyAUmR+G0AsQpQIohQIhgilppiaN+eYjLztRK6DbvPQM/jDy+rRmyKtXeuZ9dyqW571yjqy3lqnVsei9lf7u/3T/lX6VvpTNn+JBdXeKWaeWldOee8vHMJvyw==</latexit>

21
0:0742 1740
CD 5 1=5
2 ð5 3 105 , ReL , 107 Þ ð9:37aÞ
ReL ReL

or to Eq. 9.35, in which case

Forza di drag su lastra


C 5
piana
0:455
D 2:58
2
1610
ð5 3 105 , ReL , 109 Þ ð9:37bÞ
ðlog ReL Þ ReL

2 D #L
D = ⇢V1 #L , CDThe
=variation in drag =
1 plot of
2
2
coefficient
L
for a flat plate parallel to the flow is shown in Fig. 9.8.
2 ⇢V1 L
In the Fig. 9.8, L
transition was assumed to occur at Re 5 5 3 10 for flows in x
5

<latexit sha1_base64="zX7c7Inzi6YzRmXBsz9TGakIAUY=">AAAEVHicjVRdb9MwFM3SAiPA6OCRF4uqUiuNKamQ4KXSxPaARJEGot2kuo1c96a15nxgO6NV5D/Fj0HwCP+Adx5w0/Rj3Ybw09G9555zfRRnmHAmlev+2LFL5Tt37+3edx48fLT3uLL/pCvjVFDo0JjH4nxIJHAWQUcxxeE8EUDCIYez4cXxvH92CUKyOPqkZgn0QzKOWMAoUabk79vvajgQhGYnOsNiEqOuj1kUqNmgiTBwPmjqVoA5BKq+4F0h5RQzGKYaCzaeqEYrqONwGE+zj6AbBwh/TskIrSqtf2s4tWP/pLXeJweezpr6ltWWBvOxTWOnhg2EUbZUy0UM6xadhfGGwsF7o2GGWaR8d9DGiqT+FzSaOkVai8K1yJYXNFe+JEJNQBGdjaarPY3i9gKFA7p50FiiFtoe6q1I9XbjBaYkosBVnLlmoVXHbei+s45h23fJ89ubIf5P9m3dahYprEV01tbar1TdQzc/6DrwClC1inPqV37jUUzTECJFOZGy57mJ6mdGlVEO2sGphITQCzKGnoERCUH2s/yr16iWSqJilIBAjKO8CJsTGQmlnIVDwwyJmsjt3rx4Y2+R55a7Cl73MxYlqYKIzs0V45CbSyqYeWKARkyAUmR+G0AsQpQIohQIhgilppiaN+eYjLztRK6DbvPQM/jDy+rRmyKtXeuZ9dyqW571yjqy3lqnVsei9lf7u/3T/lX6VvpTNn+JBdXeKWaeWldOee8vHMJvyw==</latexit>
which the boundary layer was initially laminar. The actual Reynolds number at which
transition occurs depends on a combination of factors, such as surface roughness and
freestream disturbances. Transition tends to occur earlier (at lower Reynolds number)
Ø Lo spessore di q.d.m. alla fine della lastra puo’ in linea di principio essere determinato
as surface roughness or freestream turbulence is increased. For transition at other
than Rex 5 5 3 105, the constant in the second term of Eqs. 9.37 is modified using Eq.
nel modo consueto, ovvero assumendo un profilo di velocita’ all’interno dello s.l. e
9.36. Figure 9.8 shows that the drag coefficient is less, for a given length of plate, when

calcolando l’integrale che definisce # ottenendo # = f (Re )


laminar flow is maintained over the longest possible distance. However, at large ReL
(. 107) the contribution of the laminar drag is negligible.L<latexit

L
<latexit sha1_base64="xF3Eh/0kFmVa+9T81HQrjhaBoAU=">AAAEhnicjVPLbtNAFHUTA8E8mlJ2bEZEkRKpVHYEKptIEe2CRZAKImmlOLEmk+tk1PGDmXFJZM2HsucH+AMmjvOo0yJmdXTvuefcOfaMY0aFtO1fB6Wy+ejxk8pT69nzFy8Pq0ev+iJKOIEeiVjEr8dYAKMh9CSVDK5jDjgYM7ga35wv+1e3wAWNwu9yEcMwwNOQ+pRgqUveUUnVXZ9jkl6o1OWzCPU9l4a+XIxayAXGRi3V9l0GvmyseHdIGUUPBolyOZ3OZLPtN9xgHM3Tb6CaJ8j9keAJ2lTa/9aw6ufeRXu7TwYclbbUA6utDZZju8ZW3dUQJulaLRPRrAd0VsY7CidftIYepqH07FHXlTjxfqLJ3MrTWhX2IltfUF/5FnM5A4lVOplv9tSKxQVyB3T/oLZEbVQcGmxIjW7znUtwSIDJKLX1QpuO3VTD3RyKxmui191N8X/C76p2K49hK6LSrlLWpqCdt73NH7SO1+vmv4tXrdmndnbQPnByUDPyc+lV/7iTiCQBhJIwLMTAsWM5TLUVJQz0AomAGJMbPIWBhiEOQAzT7J0oVE8ElhGKgSPKUFaE3YkUB0IsgrFmBljORLG3LN7bW32Bgrv0Pw5TGsaJhJAszSVlkJkLwql+lIAmlIOUeHkbQDREBHMsJXCKMCG6mOhXaumMnGIi+6DfOnU0/vq+1vmUp1Ux3hhvjYbhGGdGx/hsXBo9g5R+l63ycfm1WTFPzQ/m2YpaOshnjo07x+z8BaK1fyQ=</latexit>

<latexit sha1_base64="pnxF5z8wGXwVLlWLr8qI5+tOG+U=">AAAEhnicjVNdb9owFE2BbSz7KF33thdrCAmkDiVoU/eChNY+7IFJ3TRoJQyRMTdg1fmY7XSgyD907/sD+wczIVAK7TQ/Hd177jnXJ/E45kwqx/l1UCiWHj1+Un5qP3v+4uVh5ehVX0aJoNCjEY/E1ZhI4CyEnmKKw1UsgARjDpfj67Nl//IGhGRR+F0tYhgGZBoyn1GiTMk7Kuga9gWh6blOsZhFqO9hFvpqMWohDJyPWrrtYw6+qq94d0gZxQwGicaCTWeq0fbrOBhH8/Qb6MYJwj8SMkGbSvvfGnbtzDtv3+6TAVenLf3AamuD5di2sV3DBsIkXatlIob1gM7KeEvh5IvRMMMsVJ4z6mJFEu8nmsztPK1VYS+y9QXNlW+IUDNQRKeT+WZPo7i7QO6A7h80lqiNdocGG1K923iHKQkpcBWljllo03Eaeridw67xmuh1t1P8n/C7ut3KY7gV0WlXmxw3FXurt/mD1vF63fx38SpVp+lkB+0DNwdVKz8XXuUPnkQ0CSBUlBMpB64Tq2FqrBjloG2cSIgJvSZTGBgYkgDkMM3eiUa1RBIVoRgEYhxlRdieSEkg5SIYG2ZA1Ezu9pbFe3urL7DjrvyPw5SFcaIgpEtzxThk5pIKZh4loAkToBRZ3gYQCxElgigFgiFCqSkm5pXaJiN3N5F90G81XYO/vq92PuVpla031lurbrnWqdWxPlsXVs+ihd9Fu3hcfF0ql5qlD6XTFbVwkM8cW3dOqfMXoGJ/JA==</latexit>

Ø A seconda della lunghezza della lastra piana, lo strato limite puo’ formarsi in regime
laminare e poi transire a regime turbolento ad una certa distanza dal bordo di ingresso
0.010

0.008
Turbulent
0.006 boundary layer
(Eq. 9.34)
Drag coefficient, CD

0.004

Turbulent
Transition at boundary layer
Rex = 5 ! 105 (Eq. 9.35)
(Eq. 9.37b)
0.002

Laminar
boundary layer
(Eq. 9.33)
0.001
105 2 5 106 2 5 107 2 5 108 2 5 109
Reynolds number, ReL

Fig. 9.8 Variation of drag coefficient with Reynolds number for a smooth flat plate parallel to
the flow. 22
Coefficiente di drag per un cilindro
Ø Per corpi diversi dalla lastra piana parallela al flusso entrambi i contributi di resistenza
viscosa e di forma risultano importanti.

Ø In genere si ricorre alla sperimentazione per la determinazione del coefficiente di drag


452 Chapter 9 External Incompressible Viscous Flow
Ø Il coefficiente di drag diminuisce in 400
200
modo monotono con Re fino a circa 100
60
Re=1000. 40
20
10
CD 6

Ø Si ha quindi una zona di CD costante 4


2
Theory due
to Stokes

fino a circa Re=3x106 1


0.6
0.4
0.2
0.1
Ø Per valori maggiori di Re si osserva 0.06
10–1 2 4 6 8100 2 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106

una brusca caduta del coefficiente di Re = VD


__
v

drag Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].

As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
VIDEO Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
Examples of Flow around a Sphere. sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading 23
to a large
pressure drag. By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
452 Chapter 9 External Incompressible Viscous Flow
Coefficiente di drag per un cilindro 400
200
100

Ø Al fine di comprendere tale andamento 60


40
20
e’ opportuno discutere la distribuzione CD
10
6
di pressione sulla superficie del cilindro 4
2
9.7 Theory453
Drag due
to Stokes
1
1.0
0.6
0.4
0.8 0.2
0.1
0.6 θ 0.06
V
10–1 2 4 6 8100 2 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106

Measured pressure Re = VD
0.4
__
v
distribution
(turbulent) Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
0.2 S
Ø Per Re<1000 lo strato limite risulta laminare.
0
L’intenso
As the gradiente
Reynolds number avverso di pressione
is further increased, che la drops con-
the drag coefficient
Cp = _______
p – px
_ ρV 2

Measured pressure
–0.2
teoria non viscosa prevederebbe nella porzione
tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
1
2

distribution
(laminar) VIDEO Stokes’
VIDEOtheory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
–0.4 posteriore della superficie del corpo (linea
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
S Examples of Flow around a Sphere. Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.
–0.6 tratteggiata)
pressure drag. Byne
3
provoca
the time Re ! 1000,la
5
separazione
about 95% of total drag a monte
is due to pressure. For
10 , Re , 3 3 10 the drag coefficient is approximately constant. In this range the
–0.8 Theoretical
distribution
dellaentire
sezione
rear of thediametrale.
sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12
and most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that C ~
–1.0 Ø La parte posteriore
1/Re corresponds to F ~ V,del corpo
and that D
risulta
C B const. interessata
correspondsD to F ~ V , indicating D
2
D

–1.2
S = Separation point
da una For grossa zona larger
di ricircolo
a quite rapid increase in drag.
Reynolds numbers than about e3 3la10distribuzione
, transition occurs and the 5

–1.4 di pressione ha l’andamento riportato in figura


boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
θ, degrees (linea
wakecon simboli)
decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
the drag coefficient decreases abruptly.
Fig. 9.12 Pressure distribution around a smooth sphere for laminar
A turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. 24 in Section
VIDEO layer, can better resist an adverse pressure gradient, as discussed
boundary
452 Chapter 9 External Incompressible Viscous Flow
Coefficiente di drag per un cilindro 9.7
400
Drag 453
200
100
1.0
60
40
0.8 20
10
θ CD 6
0.6 V
4 Theory due
2 to Stokes
0.4 Measured pressure
distribution 1
(turbulent) 0.6
0.2 0.4
S
0.2
0 0.1
0.06
Cp = _______
p – px
_ ρV 2

Measured pressure 10–1 2 4 6 8100 2 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
–0.2
Re = VD
1
2

distribution __
(laminar) VIDEO v

–0.4 Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
S Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.
–0.6

Theoretical As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
–0.8
distribution tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
VIDEO Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
–1.0
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
Examples of Flow around a Sphere. sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
–1.2
S = Separation point pressure drag. By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
–1.4 103 , Re , 3 3 105 the drag coefficient is approximately constant. In this range the
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 entire rear of the sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12
θ, degrees and most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that CD ~
Fig. 9.12 Pressure distribution around a smooth sphere for laminar 1/Re corresponds to FD ~ V, and that CD B const. corresponds to FD ~ V2, indicating
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. a quite
VIDEOrapid increase in drag.
For Reynolds numbers larger than about 3 3 105, transition occurs and the
ng roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations in boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
Flow Separation on a Cylinder.
of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer. separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
scillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift (see wake decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erratically to the drag coefficient decreases abruptly.
the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies on the A turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
o cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way to 25
boundary layer, can better resist an adverse pressure gradient, as discussed in Section
Coefficiente di 452
dragChapterper un Incompressible
9 External cilindroViscous
9.7 Drag
Flow 453
1.0 400
200
0.8
100
60
0.6 V θ 40
20
0.4 Measured pressure
10
distribution
CD 6
(turbulent)
4 Theory due
0.2 S
2 to Stokes
0 1
0.6
Cp = _______
p – px
_ ρV 2

Measured pressure 0.4


–0.2
1
2

distribution 0.2
(laminar) VIDEO
0.1
–0.4 0.06
S 10–1
Laminar 4 6 810
and2Turbulent
02
Flow Past 6 8101 2
a4Sphere. 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
–0.6
Re = VD
__
v
–0.8 Ø Fig.
Theoretical
distributionNella9.11 zona di ricircolo
Drag coefficient la aspressione
of a smooth sphere si mantiene
a function of Reynolds number [3].

–1.0 bassa contribuendo grandemente alla resistenza


–1.2 As dithe forma, che rappresenta
Reynolds number is further increased,circa
the dragilcoefficient
95% della drops con-
S = Separation point
tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
–1.4
0 20 40 60
VIDEO
80 100 120 140
Stokes’
160 resistenza
180 totale.
theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
Ø Aumentando
toward the front; thisilwake Reis iat punti dilowseparazione
θ, degrees
Fig. 9.12 Pressure distribution around a smooth sphere for laminar sphere
Examples of Flow around a Sphere. a relatively pressure, leading to a large

10 ,tendono
Re , 3 3 10 a the spostarsi
drag coefficientverso valle,drag lais due
zona
In thisdi
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. pressure drag. By
VIDEO the time Re ! 1000, about 95% of total to pressure. For
3 5
is approximately constant. range the
ding roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations
on of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer.
entire
ricircolo a ridursi ed il drag a diminuire: la
in rear of the sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12,
Flow Separation on a Cylinder.
and most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that C ~ D

to distribuzione di pressione tende a recuperare


oscillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift1/Re
(see corresponds to F ~ V, and that C B const. corresponds to F ~ V , indicating
D D D
2
on 9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erraticallya quite rapid increase in drag.
to cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way to simmetria e a ridurre il contributo di forma.
se the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies on the 5
For Reynolds numbers larger than about 3 3 10 , transition occurs and the
boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
atter. This causes the desired variation in the flight path of the ball.
ure 9.13 shows the drag coefficient for flow over a smooth cylinder. Theseparation
var- then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
of CD with Reynolds number shows the same characteristics as observed inwakethe decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
the drag coefficient decreases abruptly.
over a smooth sphere, but the values of CD are about twice as high.
A turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
26
ow about a smooth circular cylinder may develop a regular pattern of alternating
Chapter 9 External Incompressible Viscous
Coefficiente di drag
452
per un cilindro 9.7 DragFlow453
1.0 400
200
0.8 100 1
60 CD ⇠ , D / V1
0.6 V θ 40 <latexit sha1_base64="oR+/qHVl/sj0X91BXAMOCqy7kKM=">AAAEvnicjVNdb9owFE2BbV32RbfH7cEaQgKpqwKatL0gobYPk5ZJ3TRoJQyRMTdg1fmY7XSgyD9rP2Y/Y/9gJoRAoZ3mp6N7zz3n+iQex5xJ5Ti/D0rlyoOHjw4f20+ePnv+onr0si+jRFDo0YhH4mpMJHAWQk8xxeEqFkCCMYfL8fXZsn95A0KyKPyuFjEMAzINmc8oUabkHZV+1bEvCE3PdYrFLEJ9D7PQV4tRG2HgfNTWHR9z8FVjxbtFyihmMEg0Fmw6U82O38DBOJqn30A3jxH+kZAJKiqdf2vY9TPvvLPZJwMtnbb1PautDZZj28Z2HRsIk3StlokY1j06K+MtheMvRsMMs1B5zsjFiiTeTzSZ23laq8JeZOsLmivfEKFmoIhOJ/NiT6O4u0DugO4eNJaog3aHBgWp4TbfYUpCClxFqWMWKjpOUw+3c9g1XhM9dzvF/wnf1Z12HsNGRKeuNjkWlS3oucUvtM7Xc/P/xTamCEsWoMKwIG1iQzgWUaw2W3jVmnPiZAftg1YOalZ+LrzqHzyJaBJAqCgnUg5aTqyGqdmQUQ7axomEmNBrMoWBgSEJQA7T7H1pVE8kMeYxCMQ4yoqwPZGSQMpFMDbMgKiZ3O0ti3f2Vl9ux135H4cpC+NEQUiX5opxyMwlFcw8ZkATJkApsrwNIBYiSgRRCgRDhFJTTMzrtk1Grd1E9kG/fdIy+Ov7Wvc0T+vQem29tRpWy/pgda1P1oXVs2j5Tfm0/LnsVroVvxJUohW1dJDPvLJuncr8L/F5lFs=</latexit>
Re
20
0.4 Measured pressure 10
distribution
(turbulent)
CD 6 CD ' costante
4 Theory due 2
0.2 S 2 to Stokes D
<latexit sha1_base64="x/vcIJarmz7iX2s3QkdzMejpYes=">AAAE33icjVNNb9MwGM7WAiN8dXDkYjF1aqUxpRUSXCJNbAcOQRqIfUhzFznum9aa42S2M1ZFPnNDXPljSPwM/gFumnZZtyF8evV+PM/jx6+jjDOlPe/3ymqjee/+g7WH7qPHT54+a60/P1RpLikc0JSn8jgiCjgTcKCZ5nCcSSBJxOEoOtud1o8uQCqWii96ksEgISPBYkaJtqlwffVXG8eS0GLPFFiOU3QYYiZiPTntIwycn/aNH2MOse7M+q41lS12MMkNlmw01l0/7uAkSi+Lz2C6Wwif52SIFhn/3xhuezfc86/0lEHPFH1zh7Q5wXSsTuy2sQ1hWMzRShDbdQfOjLiGsPXRYthhJnTonQZYkzz8ioaXbuXWLHHDsvkF7ZUviNRj0MQUw8uFTou4LKBiQLcPWkrko+Whk0VTJ+i+xpQIClynhWcFLSpe1wzqPiwTzxvDoO7i/5gfGL9f2XAFYorAWB8XmVoYBosVmvsbBtW+uDiCERMFkZJMTMHtKrhWB9rEiiVwvlntDk2VJkKDQRi702om00ynaBPVhLkYxLBCClsb3rZXHnQz6FXBhlOd/bD1Bw9TmicgNOVEqZOel+mBRdOMcjAuzhVkhJ6REZzYUJAE1KAoP6BB7VwRqyYDiRhHZRLqEwVJlJokke1MiB6r5do0eWtt9rRL7Dp+NyiYyHINgk7JNeNQkisqmf3tgIZMgtZkehtATCBKJNEaJEOEUpvM7fd3rUe9ZUduBof97Z6NP73Z2HlfubXmvHReOR2n57x1dpwPzr5z4NCG36AN3kiapPmt+b35Y9a6ulLNvHCunebPv66joVU=</latexit>
/ V1
0
1
0.6
Cp = _______
p – px
_ ρV 2

Measured pressure
0.4
–0.2
1
2

distribution 0.2
(laminar) VIDEO
0.1
–0.4 0.06
–1 2 0 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
S 10Turbulent
Laminar and 6 810
4Flow Past a2Sphere.
–0.6 Re = VD
__
v

Ø Per Re<1000 la resistenza aumenta all’incirca in


–0.8 Theoretical Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
distribution

–1.0
modo proporzionale alla velocita’ del flusso
As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
–1.2
Per up
Øtinuously
S = Separation point 10to3 a<Re<3x10
Reynolds number of iabout
6 punti di separazione si
1000, but not as rapidly as predicted by
VIDEO
stabilizzano
at the rear of theall’incirca sul piano diametrale
from the reareofilthe
–1.4 Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
θ, degrees
grows sphere as the separation point moves
coefficiente di drag si mantiene
sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
Examples of Flow around a Sphere.
Fig. 9.12 Pressure distribution around a smooth sphere for laminar
pressure drag. By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. VIDEO
10 approssimativamente
, Re , 3 3 10 the drag coefficientcostante.
3 5
is approximately constant. In this range the
ding roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations in entire rear of the sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12,
on of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer. Ø La resistenza tuttavia non pressure
and most of the
Flow Separation on a Cylinder.
drag is caused by the front-rear si mantiene costante,
asymmetry. Note that C ~ ma
2
D
1/Re corresponds to F ~ V, and that C B const. corresponds to F ~ V , indicating
oscillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift (see
aumenta proporzionalmente al quadrato della
D D D
on 9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erratically toa quite rapid increase in drag.
se the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies on the For Reynolds numbers larger than about 3 3 10 , transition occurs and the 5
to cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way to velocita’
boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
atter. This causes the desired variation in the flight path of the ball.
separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
ure 9.13 shows the drag coefficient for flow over a smooth cylinder. The var-
wake decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
of CD with Reynolds number shows the same characteristics as observed in the
the drag coefficient decreases abruptly.
over a smooth sphere, but the values of CD are about twice as high. 27
ow about a smooth circular cylinder may develop a regular pattern of alternating A turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
Coefficiente di drag
452 per
Chapter un cilindro
9 External 9.7 DragFlow453
Incompressible Viscous
1.0
400
0.8 200
100
0.6 V θ 60
40
Measured pressure 20
0.4
distribution 10
(turbulent) CD 6
0.2 S 4 Theory due
2 to Stokes
0
1
Cp = _______
p – px
_ ρV 2

Measured pressure
0.6
–0.2 0.4
1
2

distribution
(laminar) VIDEO
0.2
–0.4 0.1
0.06
S Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.
10–1 2 4 6 8100 2 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
–0.6
Re = VD
__
v
–0.8 Theoretical
distribution Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
–1.0

–1.2
S = Separation point As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
–1.4 tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
0 20 40 60 80 100 VIDEO
120 140 160 180 Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
θ, degrees
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
Fig. 9.12 Pressure distribution around aExamples
smoothofsphere for laminar
Flow around a Sphere. sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. VIDEO By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
pressure drag.
103 , Re , 3 3 105 the drag coefficient is approximately constant. In this range the
ding roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations in
on of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer.
entire rear of theon sphere
Flow Separation a Cylinder. has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12,

and
oscillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift (see most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that CD ~
2
on 9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erratically to1/Re corresponds to F D ~ V, and that CD B const. corresponds to FD ~ V , indicating
se the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies onathe quite rapid increase in drag.
5
to cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way toFor Reynolds numbers larger than about 3 3 10 , transition occurs and the
atter. This causes the desired variation in the flight path of the ball. boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
ure 9.13 shows the drag coefficient for flow over a smooth cylinder. The var- separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
of CD with Reynolds number shows the same characteristics as observed inwake the decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
over a smooth sphere, but the values of CD are about twice as high. the drag coefficient decreases abruptly. 28
ow about a smooth circular cylinder may develop a regular pattern of alternatingA turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
452 Chapter 9 External Incompressible Viscous Flow

Coefficiente di drag per un cilindro


400
9.7 Drag 453
200
100
1.0
60
40
0.8 20
10
θ CD 6
0.6 V 4 Theory due
2 to Stokes
0.4 Measured pressure
distribution 1
(turbulent) 0.6
0.4
0.2 S
0.2
0.1
0 0.06
Cp = _______
p – px

10–1 4 6 8100 2 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106


_ ρV 2

2
Measured pressure
–0.2 Re = VD
1
2

distribution __
v
(laminar) VIDEO
–0.4 Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].

–0.6
S
Ø Per Re>3x106 lo strato limite transisce nella zona
Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.

–0.8 frontale
Theoretical
distribution
e diviene
tinuously turbolento
As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by

–1.0
VIDEO
Ø I puntigrows diatseparazione
the rear of the spheresias muovono a moves
the separation point vallefromdella
Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
the rear of the

–1.2 sezione diametrale


sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
Examples of Flow around a Sphere.
S = Separation point pressure drag. By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
Ø La zona di separazione si riduce notevolmente, la
3 5
10 , Re , 3 3 10 the drag coefficient is approximately constant. In this range the
–1.4
0 20 40 60 80 100 120 140 160 entire rear of the sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12,
180
θ, degrees
Fig. 9.12 Pressure distribution around a smooth sphere for laminar
risultante
1/Re
delle pressioni (resistenza di forma)
and most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that C ~
corresponds to F ~ V, and that C B const. corresponds to F ~ V , indicating
D D D
2
D

and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. diminuisce
VIDEO in modo considerevole ed il coefficiente
a quite rapid increase in drag.
For Reynolds numbers larger than about 3 3 10 , transition occurs and the 5

ding roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations in


on of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer.
di drag crolla bruscamente
boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
Flow Separation on a Cylinder.
separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
Ø(seeLa rugosita’
oscillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift
on 9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erratically to
superficiale, che agisce da promotore di
wake decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
the drag coefficient decreases abruptly.
turbolenza,
se the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies on the
to cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way to
puo’ anticipare la transizione a Re piu’
A turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
boundary layer, can better resist an adverse pressure gradient, as discussed in Section
atter. This causes the desired variation in the flight path of the ball.
ure 9.13 shows the drag coefficient for flow over a smooth cylinder. The var-
bassi con
it delays
effetto
9.6. Consequently,
separation
benefico
turbulent
and thus reduces
sul
boundary-layer
the
drag
flow
pressure
(vedi
is desirable
drag.
palline
on a blunt da
body because

of C with Reynolds number shows the same characteristics as observed in the


D golf) turbulence
Transition in the boundary layer is affected by roughness of the sphere surface and
in the flow stream. Therefore, the reduction in drag associated with a
over a smooth sphere, but the values of C are about twice as high.
D
turbulent boundary layer does not occur at a unique value of Reynolds number.
29
ow about a smooth circular cylinder may develop a regular pattern of alternating
Corpi aerodinamici
V t = thickness

Ø La separazione dietro ad un corpo puo’ 0.12


c = chord length

essere ridotta o praticamente eliminata

CD = ___________________
_ ρV 2 (Frontal area)
0.10 Rec = 4 !105
Total drag

profilando opportunamente il corpo 0.08

Drag
0.06
Skin-friction
0.04 drag

Ø Se la parte posteriore (quella in cui lo

1
2
0.02 Pressure drag

spessore diminuisce) viene allungata e 0


0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5

quindi rastremata piu’ gradualmente, il t/c


Fig. 9.14 Drag coefficient on a streamlined strut as a function of
gradiente avverso di pressione tende a thickness ratio, showing contributions of skin friction and pressure to
total drag [19].
diminuire perche’ il recupero di pressione Ø Cio’ riduce grandemente il contributo
viene distribuito su una lunghezza maggiore di forma,
initially have an adverse pressure ma tende
gradient at the ad
rear aumentare
of the body, leading to
boundary-layer separation and ultimately to a low-pressure wake leading to large
l’area is'bagnata’
pressure drag. Streamlining the attempt to reducedel corpo
the drag on a body. We can

can reduce the dragaumentando il itcontributo diwhich


attrito
reduce the drag on a body by making the rear of the body more tapered (e.g., we
Ø Questo ritarda la separazione, on a sphere by making “teardrop” shaped), will reduce

confinandola al piu’ nella regione viscoso


the adverse pressure gradient and hence make the turbulent wake smaller. However,
as we do so, we are in danger of increasing the skin friction drag simply because we
immediatamente precedente il bordo di have increased the surface area. In practice, there is an optimum amount of fairing or
tapering at which the total drag (the sum of pressure and skin friction drag) is
uscita. minimized. Ø Esiste un campo di valore ottimali del
The pressure gradient around a “teardrop” shape (a “streamlined” cylinder) is less
severe than that aroundrapporto
a cylinder of(spessore
circular section.massimo)/(corda)
The trade-off between pressure
and friction drag for this case is illustrated by the results presented in Fig. 9.14, for
tests at Rec 5 4 3 105 . (This Reynolds number is typical of that for a strut on an early
aircraft.) From the figure, the minimum drag coefficient is CD ! 0:06, which occurs T
when the ratio of thickness to chord is t=c ! 0:25. This value is approximately 20
30
percent of the minimum drag coefficient for a circular cylinder of the same thickness!
Hence, even a small aircraft will typically have fairings on many structural members,
9.1 The Bou

Profili alari U–Uniform velocity field upstream

Streamlines
TBL
T

Ø Nei profili alari convenzionali il gradiente LBL Airfoil


S

Viscous wake
di pressione diviene avverso nelle Stagnation point LBL T
TBL
S

immediate vicinanze del punto di


LBL– Laminar boundary layer
spessore massimo inducendo la TBL–
T–
Turbulent boundary layer
Transition

transizione Fig. 9.1


S– Separation point
Details of viscous flow around an airfoil.
Ø Il gradiente di pressione avverso va ad
Ø La maggioranza della superficie del laminar. Transition interessare una piu’ ridotta frazione di
to turbulent flow occurs at some distance from the stagnation point,
profilo e’ allora caratterizzata da stratodepending on freestreamdivenendo
corda piu’roughness,
conditions, surface ripidoand pressure gradient. The
transition points are indicated by “T” in the figure. The turbulent boundary layer fol-
limite turbolento attaccato ed elevato lowing transition grows more rapidly than the laminar layer. A slight displacement of the
coefficiente di attrito streamlinesØofProgettando il profilo
the external flow is caused con accuratezza
by the thickening boundary layers on the e’ sur-
face. In a region of increasing pressure (an adverse pressure gradient—so called because it
possibile
opposes the fluid far toavvenire
motion, tending decelerate thelafluid
transizione primamay
particles) flow separation
occur. Separation points are indicated by “S” in the figure. Fluid that was in the boundary
Ø Con un’accorta definizione del profilo e’ del surface
layers on the body raggiungimento
forms the viscous wakedelbehind
punto di points.
the separation

possibile ampliare la regione in cui il in aThis separazione laminare, mantenendo lo s.l.


chapter has two parts. Part A is a review of boundary-layer flows. Here we discuss
little more detail the ideas introduced in Chapter 2, and then apply the fluid mechanics
gradiente e’ favorevole e lo strato limite attaccato
concepts we have learned to analyze the boundary layer for flow along a flat plate—the
simplest possible boundary layer, because the pressure field is constant. We will be
Si consegue
laminare (i cosiddetti ‘profili laminari’)interestedØin seeing cosi’ una
how the boundary-layer riduzione
thickness grows, what del dragfriction
the surface
will be, and so on. We will explore a classic analytical solution for a laminar boundary
layer, and see that we need to resort to approximate methods when the boundary layer
is turbulent (and we will also be able to use these approximate methods for laminar
boundary layers, to avoid using the somewhat difficult analytical method). This will
conclude our introduction to boundary layers, except we will briefly discuss the effect of
pressure gradients (present for all body shapes except flat plates) on boundary-layer
31
behavior.
458 Chapter 9 External Incompressible Viscous Flow
Profili alari 1.0

V
Ø Portanza e resistenza dei profili 0.8
p∞
tmax
_____
alari sono espresse in termini 0.6 x tmax c
= 0.15

della pressione dinamica di c

monte attraverso i rispettivi 0.4

Pressure coefficient, Cp = _______


p – p∞
_ ρV2
coefficienti:

1
2
Conventional section, CD ≅ 0.0061
0.2
NACA 0015
1 2 1 2
<latexit sha1_base64="F6qR7qFMorBveqN/HlHbIFGIGJo=">AAACFnicbVC7TsNAEDzzDOEVoKQ5ESFRRXYEggYpKCkog0RCpDhY68sGTpzP1t0aKbLS8wl8BS1UdIiWloJ/wQkpeE01mtnV7kyYKGnJdd+dmdm5+YXFwlJxeWV1bb20sdm2cWoEtkSsYtMJwaKSGlskSWEnMQhRqPAivKmP/YtbNFbG+pyGCfYiuNJyIAVQLgWlncZxPWjwE+4PDIjMG2XVkW+uY94KfKkHNLysBqWyW3En4H+JNyVlNkUzKH34/VikEWoSCqztem5CvQwMSaFwVPRTiwmIG7jCbk41RGh72STLiO+mFijmCRouFZ+I+H0jg8jaYRTmkxHQtf3tjcX/vG5Kg6NeJnWSEmoxPkRS4eSQFUbmJSHvS4NEMP4cudRcgAEiNJKDELmY5q0V8z683+n/kna14h1U3LP9cq06babAttkO22MeO2Q1dsqarMUEu2MP7JE9OffOs/PivH6NzjjTnS32A87bJxT3njo=</latexit>

<latexit sha1_base64="c2v9JJUpPadoSHiJeVMXY6Fz2MI=">AAACFnicbVA9SwNBEN3zM8avqKXNkiBYhbugaCMoNhYpIphEyMVjbp3o4t7esTsnhCO9P8FfYauVndjaWvhfvMQUmviqx3szzLwXJkpact1PZ2Z2bn5hsbBUXF5ZXVsvbWy2bJwagU0Rq9hchmBRSY1NkqTwMjEIUaiwHd6dDv32PRorY31B/QS7Edxo2ZMCKJeCUrl+dBrU+Qn3ewZE5g2y2sA3tzFvBr7UPepf1YJSxa26I/Bp4o1JhY3RCEpf/nUs0gg1CQXWdjw3oW4GhqRQOCj6qcUExB3cYCenGiK03WyUZcB3UgsU8wQNl4qPRPy9kUFkbT8K88kI6NZOekPxP6+TUu+wm0mdpIRaDA+RVDg6ZIWReUnIr6VBIhh+jlxqLsAAERrJQYhcTPPWinkf3mT6adKqVb39qnu+VzmujZspsG1WZrvMYwfsmJ2xBmsywR7YE3tmL86j8+q8Oe8/ozPOeGeL/YHz8Q0v155K</latexit>

0
L = CL A ⇢U1 D = CD A ⇢U1
2 2
–0.2
Ø Come area caratteristica si
assume in genere l’area in pianta –0.4

dell’ala, ovvero il prodotto della –0.6


Laminar-flow section, CD ≈ 0.0035

corda c del profilo per lo span


NACA 662–015
Re = Vc = 6 ! 106
(lunghezza) s dell’ala: A=cs –0.8 __
v

–1.0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
Dimensionless distance, x/c
Fig. 9.15 Theoretical pressure distributions at zero angle of attack for two symmetric
Ø In generale CL e CD dipendono dall’angolo
airfoil sectionsd’attacco, dal numero
of 15 percent thickness di Reynolds,
ratio. (Data from dal [21].)
Abbott and von Doenhoff
numero di Mach, nonche’ dalla rugosita’ superficiale del profilo
32
airfoil (NACA 662!015) designed for laminar flow. The boundary layer is maintaine
External Incompressible Viscous Flow

Profili alari α =0

1.8 1.8
CLmax = 1.72
1.6 1.6 CLmax = 1.50
V

α >0 1.4 1.4


Stagnation point
(a) Flow patterns
1.2 1.2
1.0 CL CL
1.0 1.0
0.8
V α NACA 662–015 0.8 0.8
0.6
0.6 0.6
Conventional section Laminar-flow section
0.4 (NACA 23015) (NACA 662–215)
Pressure coefficient, Cp = ________
p – p∞
_ ρV 2

0.4 α 0.4 α
1
2

0.2
V V
0.2 0.2
0 α = 0° (CL = 0)

α = 0.5° (CL = 0.1) 0 0


0 4 8 12 16 20 0 4 8 12 16 20
–0.2
α = 1.0° (CL = 0.2) Angle of attack, α (deg) Angle of attack, α (deg)
(a) Lift coefficient vs. angle of attack
–0.4

–0.6
α = 1.5° (CL = 0.3) 0.020 0.020

–0.8
0.016 0.016
CD CD
–1.0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 0.012 0.012
Dimensionless distance, x/c
(b) Pressure distribution on upper surface
0.008 0.008
Fig. 9.18 Effect of angle of attack on flow pattern and theoretical pressure distribution
for a symmetric laminar-flow airfoil of 15 percent thickness ratio. (Data from [21].) Conventional section Laminar-flow section
0.004 (NACA 23015) 0.004 (NACA 662–215)

0 0
Because laminar-flow sections have very sharp leading edges, all of the effects we 0 4 8 12 16 20 0 4 8 12 16 20
Angle of attack, α (deg) Angle of attack, α (deg)
have described are exaggerated, and they stall at lower angles of attack than con-
ventional sections, as shown in Fig. 9.17. The maximum possible lift coefficient, CLmax , (b) Drag coefficient vs. angle of attack
also is less for laminar-flow sections. Fig. 9.17 Lift and drag coefficients versus angle of attack for two airfoil sections of 15
Plots of CL versus CD (called lift-drag polars) often are used to present airfoil data percent thickness ratio at Rec 5 9 3 106. (Data from Abbott and von Doenhoff [21].)
in compact form. A polar plot is given in Fig. 9.19 for the two sections we have dis-
cussed. The lift/drag ratio, CL/CD, is shown at the design lift coefficient for both 33
sections. This ratio is very important in the design of aircraft: The lift coefficient
Profili alari: stallo aerodinamico
Flusso incomprimibile, calcolo RANS, Re=1x106

↵ = 6o ↵ = 10o
<latexit sha1_base64="dwquv/PM/58lzkkbaNXmXdGITaI=">AAAB/HicbVDLTgJBEJzFF+IL9ehlIjHxRHaJr4sJiRePmMgjApLeoYEJs7ObmV4TQvArvOrJm/Hqv3jwX9xFDgrWqVLVna4uP1LSkut+Opml5ZXVtex6bmNza3snv7tXs2FsBFZFqELT8MGikhqrJElhIzIIga+w7g+vUr/+gMbKUN/SKMJ2AH0te1IAJdJdC1Q0gMuz+7CTL7hFdwq+SLwZKbAZKp38V6sbijhATUKBtU3Pjag9BkNSKJzkWrHFCMQQ+thMqIYAbXs8TTzhR7EFCnmEhkvFpyL+3hhDYO0o8JPJAGhg571U/M9rxtS7aI+ljmJCLdJDJBVOD1lhZFIF8q40SARpcuRScwEGiNBIDkIkYpx0k0v68Oa/XyS1UtE7Lbo3J4VyadZMlh2wQ3bMPHbOyuyaVViVCabZE3tmL86j8+q8Oe8/oxlntrPP/sD5+AbPb5T5</latexit> <latexit sha1_base64="Lhvzd6f5H+n/4ZlXdpYEf7R/s08=">AAACBnicbVA9TwJBEN3DL8QvxNJmIzGxIndEo40JiY0lJvKRAJK5ZYANe3eb3TkjudD7K2y1sjO2/g0L/4sHUij4qpf3ZjJvnq+VtOS6n05mZXVtfSO7mdva3tndy+8X6jaKjcCaiFRkmj5YVDLEGklS2NQGIfAVNvzR1dRv3KOxMgpvaayxE8AglH0pgFKpmy+0QekhXHruXRsDPUyiSTdfdEvuDHyZeHNSZHNUu/mvdi8ScYAhCQXWtjxXUycBQ1IonOTasUUNYgQDbKU0hABtJ5lln/Dj2AJFXKPhUvGZiL83EgisHQd+OhkADe2iNxX/81ox9S86iQx1TBiK6SGSCmeHrDAyLQV5Txokgmly5DLkAgwQoZEchEjFOG0pl/bhLX6/TOrlkndWcm9Oi5XyvJksO2RH7IR57JxV2DWrshoT7IE9sWf24jw6r86b8/4zmnHmOwfsD5yPb4R+mKM=</latexit>

o
↵ = 16o
<latexit sha1_base64="oAz2YLd97AKIocgwXnVtlVVLrhw=">AAACBnicbVC7TgJBFJ31ifhCLG0mEhMrskt8NSYkNpaYyCMBJHeHC0yY3Z3M3DWSDb1fYauVnbH1Nyz8FxekUPBUJ+fcm3vu8bWSllz301laXlldW89sZDe3tnd2c3v5mo1iI7AqIhWZhg8WlQyxSpIUNrRBCHyFdX94NfHr92isjMJbGmlsB9APZU8KoFTq5PItUHoAl97ZXQsDPUiicSdXcIvuFHyReDNSYDNUOrmvVjcScYAhCQXWNj1XUzsBQ1IoHGdbsUUNYgh9bKY0hABtO5lmH/Oj2AJFXKPhUvGpiL83EgisHQV+OhkADey8NxH/85ox9S7aiQx1TBiKySGSCqeHrDAyLQV5Vxokgkly5DLkAgwQoZEchEjFOG0pm/bhzX+/SGqlondadG9OCuXSrJkMO2CH7Jh57JyV2TWrsCoT7IE9sWf24jw6r86b8/4zuuTMdvbZHzgf344OmKk=</latexit>

<latexit sha1_base64="/FiJ2lLlieT3PsKL75iHVuZ/mZE=">AAACBnicbVA9TwJBEN3zE/ELsbTZSEysyB3BaGNCYmOJiXwkgGRuGWDD3t1md85ILvT+Clut7Iytf8PC/+KBFAq+6uW9mcyb52slLbnup7Oyura+sZnZym7v7O7t5w7ydRvFRmBNRCoyTR8sKhlijSQpbGqDEPgKG/7oauo37tFYGYW3NNbYCWAQyr4UQKnUzeXboPQQLr3yXRsDPUyiSTdXcIvuDHyZeHNSYHNUu7mvdi8ScYAhCQXWtjxXUycBQ1IonGTbsUUNYgQDbKU0hABtJ5lln/CT2AJFXKPhUvGZiL83EgisHQd+OhkADe2iNxX/81ox9S86iQx1TBiK6SGSCmeHrDAyLQV5Txokgmly5DLkAgwQoZEchEjFOG0pm/bhLX6/TOqlondWdG/KhUpp3kyGHbFjdso8ds4q7JpVWY0J9sCe2DN7cR6dV+fNef8ZXXHmO4fsD5yPb4remKc=</latexit>

↵ = 14

Linee di flusso su contorni di velocita’


34
Profili alari
ernal Incompressible Viscous Flow

Ø Diagramma polare del profilo V

Ø Quando l’angolo d’attacco aumenta il gradiente favorevole nella zona frontale α =0

diventa sempre meno intenso


Ø Per un certo valore dell’angolo d’attacco la transizione ‘salta’ nella parte frontale e
V

α >0
Stagnation point
si esce dal ‘drag bucket’ (a) Flow patterns

1.0 1.8

0.8
V α
1.6
NACA 662–015

0.6 Conventional section


1.4
(NACA 23015)
0.4
Pressure coefficient, Cp = ________
p – p∞
_ ρV 2

1.2
1
2

0.2 CL
1.0
Laminar-flow section
0 α = 0° (CL = 0) (NACA 662–215)
α = 0.5° (CL = 0.1) 0.8
–0.2
α = 1.0° (CL = 0.2)
0.6
–0.4
CL
___ CL
= 59.5 ___ = 47.6
–0.6
0.4 CD CD
α = 1.5° (CL = 0.3)
CL = 0.3
–0.8 0.2 CL = 0.2

–1.0 0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 0 0.004 0.008 0.012 0.016 0.020
Dimensionless distance, x/c CD
(b) Pressure distribution on upper surface
Fig. 9.18 Effect of angle of attack on flow pattern and theoretical pressure distribution Fig. 9.19 Lift-drag polars for two airfoil sections of 15 percent
for a symmetric laminar-flow airfoil of 15 percent thickness ratio. (Data from [21].) thickness ratio. (Data from Abbott and von Doenhoff [21].)

Because laminar-flow sections have very sharp leading edges, all of the effects we
35
Finite wing
Elementi di teoria del pro

Profili non simmetrici ! Al fine


Lato in depressione linea di scheletro
(camber line)
co senz

Ø Si ottengono disponendo una distribuzione mettere


usano p
simmetrica di spessore ortogonalmente ad
Lato in pressione spessore

una linea di scheletro (camberline) curva ! questi s


zione s

Ø Confronto col profilo simmetrico a pari t/c ad una


p/
p0,

0 0.2 0.4 0.6 0.8 1


x/C
1.5
Ø A causa delle diverse curvature dei due
NACA 0012 lati la portanza ad angolo di attacco
CL

nullo non risulta nulla


1
NACA 4412

0.5

Pag. 9

0
-5 0 5 10 15 20 25
α [deg]

36
Profili non simmetrici
Ø Confronto a pari angolo di incidenza rispetto all’angolo di attacco di portanza nulla
Ø L’effetto della camberline curva e’ quello di spostare l’incidenza di minimo Drag a
valori non nulli e cioe’ verso valori di CL positivi (si consegue portanza positiva con
Drag minimo)
Ø Per incidenze entro il limite di stallo non vi sono differenze nel CL, ma solo nel CD

2
2

1.5

1.5
1

NACA 0012

CL
CL

1 0.5
NACA 4412

0
0.5

-0.5

0 -1
-5 0 5 10 15 20 25
0.004 0.006 0.008 0.01 0.012 0.014 0.016 0.018
i=α-α0 [deg]
CD

37
Profili non simmetrici
Ø Per piccoli valori di incidenza il profilo simmetrico presenta un miglior
comportamento (minor CD a pari CL), mentre per rilevanti valori di incidenza e’ il
profilo asimmetrico ad essere conveniente

Ø Il profilo asimmetrico presenta vantaggi in termini di margine sullo stallo, perchè


non stalla sino ad un’incidenza sensibilmente più alta.
2
2

1.5

1.5
1

NACA 0012

CL
CL

1 0.5
NACA 4412

0
0.5

-0.5

0 -1
-5 0 5 10 15 20 25
0.004 0.006 0.008 0.01 0.012 0.014 0.016 0.018
i=α-α0 [deg]
CD

38
Flussi comprimibili
➢ In flussi di areiformi le variazioni di densita’ possono risultare importanti. Cio’ accade ad elevate
velocita’ o per rilevanti variazioni di temperatura

➢ Rispetto al caso incomprimibile, dove pressione e componenti di velocita’ sono sufficienti a carat-
terizzare completamente il campo di moto, si hanno altre due proprieta’ fondamentali: temperatura
e, appunto, densita’

➢ Le variazioni di temperatura sono governate dall’equazione dell’energia (o primo principio della


termodinamica) mentre per determinare quelle di densita’ e’ necessario introdurre un ulteriore
relazione che ne leghi le variazioni a quelle di temperatura e di pressione.

➢ Tale relazione aggiuntiva e’ fornita dall’equazione di stato che lega appunto pressione densita’ e
temperatura

➢ Nella presente trattazione faremo sempre riferimento all’equazione di stato dei gas perfetti:

p = ρRT (1)

dove R e’ una costante dipendente dalla natura fisica del gas. Le sue dimensioni sono [kJ/kgK]

Pag. 1
Termodinamica applicata alla gasdinamica
➢ Nel caso di gas perfetto, energia interna ed entalpia risultano funzioni della sola temperatura

du = cv dT , dh = cp dT (2)

dove cv e cp , funzioni al piu’ della sola temperatura, sono detti calori specifici a volume e a
pressione costante rispettivamente

➢ La loro differenza non dipende invece dalla temperatura e piu’ specificatamente si ha: R = cp −cv
cp
➢ Risulta ovviamente cp > cv e posto γ = cv
si ha:

R γR
cv = , cp = (3)
γ−1 γ−1
➢ Dal secondo principio della termodinamica:
δQ
ds ≥ (4)
T
e per un processo reversibile:
dQ
ds = (5)
T

Pag. 2
Termodinamica applicata alla gasdinamica
➢ In questo caso, sostituendo nell’espressione del primo principio si ha:
p dp
T ds = du − dρ , T ds = dh − (6)
ρ2 ρ
Per un processo reversibile ed adiabatico ds = 0 e quindi dalle precedenti:
p
= costante (7)
ργ

Pag. 3
Velocita’ del suono
➢ La propagazione di perturbazioni di densita’/pressione sufficientemente piccole da poter essere
considerate infinitesime (onde acustiche) rappresenta un fenomeno isentropico

➢ La velocita’ di propagazione delle onde acustiche (velocita’ del suono) risulta data da:
s 
∂p
a= (8)
∂ρ |s

➢ Per un gas perfetto si ha:


p p
r
a= γ = γRT (9)
ρ
➢ Il rapporto
v
M= (10)
a
e’ il numero di Mach. Il suo valore, come noto, da una significativa indicazione circa l’importanza
degli effetti di comprimibilita’

Pag. 4
Flussi comprimibili monodimensionali
➢ Consideriamo flussi:
• comprimibili
• non viscosi (e non conduttivi)
• monodimensionali (flussi in condotti in cui le proprieta’ possono essere considerate uniformi
nella generica sezione, ma variabili lungo l’asse del condotto stesso)
• adiabatici (privi di scambi termici con l’esterno)
➢ Le relazioni fondamentali possono essere ottenute applicando il metodo del volume di controllo ad
un tratto infinitesimo di condotto di lunghezza dx e volume dV = A(x)dx. Si ottiene:
• equazione di continuita’
∂ρA ∂ρvA
+ =0 (11)
∂t ∂x
che nel caso stazionario, sancisce come noto la costanza della portata di massa lungo il con-
dotto: ṁ = ρAv = costante. In forma differenziale:

dA dρ dv
+ + =0 (12)
A ρ v

Pag. 5
Flussi comprimibili monodimensionali
• equazione della quantita’ di moto
∂ρvA ∂  2   dA
+ ρv + p A = p (13)
∂t ∂x dx
che per il caso stazionario diviene:

dp + ρvdv = 0 (14)

• equazione dell’energia
∂ρAe ∂
+ (ρvh0 A) = 0 (15)
∂t ∂x
che per il caso stazionario diviene:
0
∂ ∂h0 ∂ρvA✒
(ρvh0 A) = 0 , ρvA + h0 =0 (16)
∂x ∂x ∂x
p v2 p v2
h0 = e + = u + + =h+ = costante (17)
ρ 2 ρ 2

dh + vdv = 0 (18)

Pag. 6
Grandezze totali
➢ L’equazione dell’energia ci permette in modo assai diretto di definire l’entalpia totale e di determi-
narne l’espressione generale

➢ L’entalpia totale in un punto del campo di moto e’ definita come l’entalpia che il fluido raggiunge-
rebbe qualora fosse portato adiabaticamente in quiete

➢ Dall’equazione dell’energia, valutando la costante a secondo membro nello stato totale in cui v =
0, si ha:
v2
h0 = h + (19)
2
➢ In modo del tutto analogo si puo’ definire anche la temperatura totale e risulta:
h0 v2 v2
T0 = =T+ = T + (γ − 1) (20)
cp 2cp 2γR

T0 v2 (γ − 1) v 2
= 1 + (γ − 1) =1+ (21)
T 2γRT 2 a2
T0 (γ − 1) 2
=1+ M (22)
T 2

Pag. 7
Grandezze totali
➢ In modo del tutto analogo a quanto fatto nel caso incomprimibile, possiamo definire la pressione
totale come la pressione che il fluido raggiungerebbe qualora fosse portato isentropicamente in
quiete. Lo stesso dicasi per la densita’ totale.

➢ La pressione totale risulta allora legata alle corrispondenti temperatura e densita’ totali dalla re-
p
lazione caratteristica dei processi isentropici ( ργ0 = costante) e dall’equazione di stato (p0 =
0
ρ0 RT0 )
 γ
 γ−1
p0 (γ − 1) 2
= 1+ M (23)
p 2
  1
ρ0 (γ − 1) 2 γ−1
= 1+ M (24)
ρ 2
➢ Si noti come, per definire in modo univoco la pressione totale e la densita’ totale, il processo ideale
a cui si fa riferimento debba essere isentropico, mentre nel caso dell’entalpia e della temperatura
totali e’ sufficiente sia adiabatico

Pag. 8
Grandezze critiche
➢ Lo stato totale rappresenta un utile stato di riferimento per tutte le grandezze tranne la velocita’
che, per definizione, e’ nulla in tale stato

➢ Allo scopo di definire un set di grandezze di riferimento che includa anche la velocita’ si introducono
le cosiddette grandezze critiche. Esse sono definite come le grandezze nello stato in cui la
velocita’ locale del flusso eguaglia quella locale del suono, ovvero in cui M =1
  1
ρ0 (γ − 1) γ−1
= 1+ (25)
ρ∗ 2

  γ
p0 (γ − 1) γ−1
= 1+ (26)
p∗ 2
 
T0 (γ − 1)
= 1+ (27)
T∗ 2
➢ Per la velocita’ critica si ha:
r

v ∗ = a∗ = RT0 (28)
γ+1

Pag. 9
Flussi isentropici monodimensionali
➢ Consideriamo un flusso isentropico, stazionario e monodimensionale attraverso un condotto di
area variabile

➢ Nel caso incomprimibile abbiamo visto come in virtu’ della conservazione della massa, ad una
diminuzione di area di passaggio corrispondeva un’accelerazione del flusso e viceversa. Nel caso
comprimibile la relazione area-velocita’ non e’ cosi’ diretta dato che su di essa intervengono le
variazioni di densita’

➢ Dalla continuita’ si ha:


dA dρ dv
+ + =0 (29)
A ρ v
➢ dalla quantita’ di moto:
dp dv
= − (30)
ρv 2 v
➢ Sostituendo:
v2
 
dA dp
= 2 1− (31)
A ρv dp/dρ
 
2 ∂p dp
➢ Ricordando che stiamo trattando un processo isentropico: a = ∂ρ
= dρ
|s

Pag. 10
Flussi isentropici monodimensionali
➢ Si ottiene
dA  dV
= − 1 − M2 (32)
A V
che prende il nome di equazione di Rankine-Hugoniot e mostra come le variazioni di velocita’
possano risultare discordi o concordi con quelle di area a seconda del valore del numero di Mach.
In particolare:

➢ Flussi in accelerazione (espansione) richiedo- ➢ Flussi in decelerazione (compressione) richie-


no: dono:
• Condotti convergenti se M < 1 • Condotti divergenti se M < 1
• Condotti divergenti se M > 1 • Condotti convergenti se M > 1

➢ Per M = 1 ovvero in corrispondenza delle condizioni critiche dA = 0 e l’area presenta quindi un


estremo

Pag. 11
Flussi isentropici monodimensionali

➢ Per stabilire se esso corrisponde ad un mas-


simo od un minimo scriviamo l’equazione di
continuita’ fra la generica sezione del condotto
e quella (reale o virtuale) in cui si verificano le
condizioni critiche

ρAv = ρ∗ A∗ v ∗ (33)
s
∗ ∗
A ρv 1 ρ ρ0 T ∗ /T0
= = (34)
A∗ ρv M ρ0 ρ∗ T /T0
" # 12 γ−1
γ+1

A 1 1 + γ−1
2
M2
= (35)
A∗ M 1 + γ−1
2

Pag. 12
Flussi isentropici monodimensionali

➢ Si possono effettuare le seguenti considera- uno divergente (che continua l’espansione


zioni in supersonico). Le condizioni soniche si
• La sezione in cui si verificano le condizioni hanno nella sezione di gola
critiche corrisponde ad un minimo dell’area
di passaggio (sezione di gola del condotto)
• Per una data area si hanno due possibili
soluzioni per il flusso: una subsonica, l’al-
tra supersonica a cui corrisponde la stessa
portata
• In un condotto convergente l’area minima
corrisponde alla sezione di uscita ed in essa
il flusso puo’, al piu’, essere sonico
• Per accelerare un flusso da condizioni sub-
soniche a condizioni supersoniche ad un
tratto di condotto convergente (che porta il
flusso in condizioni soniche) deve seguirne

Pag. 13
Onde in flussi comprimibili

➢ Consideriamo un emettitore puntiforme di onde acu- a valle (effetto Doppler)


stiche in moto a velocita’ costante v in un fluido in
quiete

➢ I fronti d’onda sono sferici con centro nel punto in cui si


trovava l’emettitore all’istante in cui l’onda e’ stata emes-
sa. Nella figura sono mostrati i fronti delle onde emesse
a instanti successivi distanti ∆t

➢ Se l’emettitore e’ fermo i fronti d’onda sono concentrici


➢ Se v < a (caso subsonico) la posizione dell’emettito-
re si trova sempre all’interno di ciascuno dei fronti delle
onde emesse

➢ Le onde si propagano quindi sia a monte che a valle


della posizione istantanea dell’emettitore

➢ A monte i fronti d’onda risultano piu’ vicini fra loro ri-


spetto a quanto avviene a valle. Un osservatore po-
sto a monte dell’emettitore percepisce il passaggio di
un maggior numero di fronti d’onda nell’unita’ di tempo
e quindi un suono a maggior frequenza rispetto ad uno

Pag. 14
Onde in flussi comprimibili

➢ Se v = a (caso sonico) i fronti d’onda risultano tangenti


fra loro in corrispondenza della posizione dell’emettiore

➢ Le onde si propagano solo nel semipiano di valle


rispetto alla posizione dell’emettitore

➢ Se v > a (caso supersonico) la posizione dell’e-


mettitore risulta sempre esterna ai fronti delle onde
emesse

➢ Le onde si propagano solo all’interno di un cono (detto


cono di Mach), di semiangolo al vertice pari a:
 
1
µ = arcsin (36)
M
che rappresenta l’inviluppo dei fronti d’onda

➢ La regione interna al cono e’ detta zona di azione,


quella esterna zona di silenzio

Pag. 15
Onde in flussi comprimibili

➢ Si capisce quindi come un flusso supersonico


risenta della perturbazione prodotta da un’on-
da acustica solo a valle della corrispondente
linea di Mach

➢ Per esempio, nel caso del flusso attorno ad un


cuneo di semiaperta infinitesima dϑ il flusso
cambierá direzione solo dopo aver attraversa-
to la linea di Mach che si diparte dal vertice
del cuneo stesso, a differenza del caso subso-
nico dove il cambiamento di direzione avviene Zona di silenzio

gradualmente ed inizia a monte dell’ostacolo

Zona di azione

Pag. 16
Onde in flussi comprimibili
➢ Le stesse considerazioni possono essere effettuate se si considera una rampa di inclinazione
infinitesima, sia che essa devii il flusso verso se stesso o allontanandolo da se stesso

➢ Il primo caso corrisponde ad una compressione, il secondo ad un’espansione


➢ I processi sin qui considerati sono assimilabili alla propagazione di onde acustiche lungo le corri-
spondenti linee di Mach e pertanto risultano isentropici

Pag. 17
Onde in flussi comprimibili
➢ Nel caso in cui si consideri una rampa di inclinazione finita, ma raccordata in modo da deviare gradualmente il flusso, la
compressione o l’espansione avvengono per attraversamento di una famiglia di linee di Mach, ciascuna corrispondente
ad una variazione infinitesima della direzione del flusso stesso

➢ Chiaramente in questo caso, una volta che il flusso avrá attraversato l’ultima linea di Mach e pertanto avrá terminato il
cambiamento di direzione tornando uniforme, esso avrá subito una variazione finita delle sue proprietá

Pag. 18
Onde in flussi comprimibili
➢ Nel caso della compressione le linee di Mach convergono l’una verso l’altra. Esse pero’ non possono intersecarsi per
cui ad una certa distanza dal punto di origine esse tendono a incurvarsi e a coalescere in un un’unica linea inclinata
di un certo angolo β rispetto alla direzione del flusso indisturbato

➢ Ad una tale linea si da il nome di onda d’urto


➢ Le linee di flusso piú vicine alla parete subiranno una deviazione graduale e una altrettanto graduale variazione nei
propri parametri. Anche questo e’ un processo isentropico in quanto successione di processi isentropici

Pag. 19
Onde in flussi comprimibili

➢ le linee di flusso piú lontane dalla parete risulteranno in- isentropico (dissipativo)
vece interessate dall’onda d’urto. Attraverso di essa si
➢ Se la rampa e’ a spigolo vivo l’onda d’urto si origina
realizza una variazione finita nelle proprietá del flusso.
direttamente nello spigolo
➢ Essa rappresenta in effetti una discontinuitá nei
parametri del flusso. In particolare:
• Il numero di Mach diminuisce
• La pressione statica aumenta
• La pressione totale diminuisce
• La temperatura aumenta
• La temperatura totale rimane costante

➢ Alla diminuzione di pressione totale si associa un’au-


mento di entropia: l’onda d’urto e’ un fenomeno non

Pag. 19
Onde in flussi comprimibili
➢ L’aumento di entropia dipende dal Mach a monte e dall’inclinazione β dell’onda d’urto. Esso aumenta all’aumentare
dell’intensitá dell’onda d’urto, definita come il rapporto fra il Mach a monte e quello a valle

➢ La relazione fra Mach a monte, deflessione del flusso e inclinazione dell’onda d’urto é suscettibile di una rappre-
sentazione grafica molto espressiva. Essa riporta le curve β − ϑ parametrate in funzione del numero di Mach a
monte

Pag. 20
Onde in flussi comprimibili

➢ Si possono effettuare le seguenti considera- entropia.


zioni:
• Per un determinato numero di Mach la stes-
sa deflessione puó essere realizzata attra-
verso due diverse inclinazioni dell’onda d’ur-
to. Ad esse corrispondono due diverse
intensitá dell’onda d’urto.
• L’urto meno intenso corrisponde all’inclina-
zione β minore, il numero di Mach a valle
e’ ancora maggiore di 1 ovvero il flusso si
mantiene supersonico.
• La soluzione a β piú elevato corrisponde
invece ad un Mach subsonico a valle.
• Rispetto al caso precedente quindi l’inten-
sitá e’ piú elevata e con essa l’aumento di

Pag. 21
Onde in flussi comprimibili

• La condizione piú dissipativa corrisponde ad vertice del cuneo (urto staccato) e presenta
un angolo di inclinazione β pari a π/2. un’intensita’ variabile lungo il suo sviluppo.
• L’onda d’urto e’ normale al flusso, la defles-
sione e’ nulla, il Mach a valle e’ il minimo
possibile e quindi l’intensitá e’ massima e
con essa l’aumento di entropia. Si parla in
questo caso di urto retto (β = π/2), mentre
quelli analizzati finora sono detti urti obliqui
(β < π/2)
• Per ciascun valore di deflessione, esiste un
numero di Mach minimo al di sotto del qua-
le il diagramma non fornisce soluzioni. In
queste condizioni l’urto che si forma non
ha andamento rettilineo ma curvo. Tale ur-
to si stabilisce a monte della rampa o del

Pag. 22
Onde in flussi comprimibili

Pag. 23
Onde in flussi comprimibili

Visualizzazioni di onda d’urto su profilo alare tramite contorni di densita’. Sperimentale (interferometria) a sinistra e
numerica (calcolo RANS) a destra

Visualizzazione numerica di onda d’urto su profilo alare tramite contorni e isolinee di numero di Mach (calcolo RANS)

Pag. 24
Onde in flussi comprimibili

➢ Nel caso dell’espansione le linee di Mach tendono a


divergere e ad allontanarsi l’una dall’altra

➢ Non si ha pertanto l’effetto di coalescenza e l’espan-


sione risulta sempre graduale e quindi isentropica (non
esistono urti di espansione!)

➢ Questo vale anche per la rampa a spigolo vivo. In que-


sto caso tutte le linee di Mach si dipartono dallo spigo-
lo e si parla di ventaglio di espansione o ventaglio di
Prandtl-Meyer

Ventaglio di espansione o di Prandtl-Meyer

Pag. 25
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)
➢ Lo studio del flusso adiabatico con attrito in condotti di sezione costante risulta interessante in
svariati problemi ingegneristici (es. gasdotti)

➢ Tale studio puo’ essere affrontato applicando le equazioni di continuita’, quantita’ di moto, energia
e secondo principio della termodinamica ad un volume di controllo finito delimitato da un tratto di
superficie interna del condotto

➢ continuita’: ṁ = ρAv = costante


➢ quantita’ di moto: (p1 − p2 )A + R = ṁ(v2 − v1 ) (R risultante delle forze di attrito)
v12 v22
➢ energia: h1 + 2
= h2 + 2
(conservazione dell’entalpia totale)

➢ secondo principio: ṁ(s2 − s1 ) ≥ 0 (s entropia)


➢ Per un gas perfetto si ha poi:
T2 p2
p = ρRT , h2 − h1 = cp (T2 − T1 ) , s2 − s1 = cp ln − Rln (37)
T1 p1

Pag. 26
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)

➢ Se tutte le quantita’ sono note nello stato 1 ,


allora appare chiaro come per lo stato 2 si
debbano determinare p2 , T2 , v2 , ρ2 , R

➢ Il fatto che si abbiano 4 equazioni e 5 inco-


gnite mostra come si abbiano infiniti stati 2
possibile a partire da un assegnato stato 1

➢ Se si riportano, per esempio in un piano T −s,


tutti gli infiniti stati 2 raggiungibili a partire da
un prefissato stato 1 si ottiene la curva in
figura detta linea di Fanno

➢ Tale curva unisce stati caratterizzati dalla stes-


sa portata smaltita attraverso il condotto e
caratterizzati dalla stessa entalpia totale.

Pag. 27
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)

➢ Si possono effettuare le seguenti considerazioni:


• Nel punto di massima entropia il numero di Mach e’
unitario
• Lungo il ramo superiore della curva il numero di Mach
e’ sempre minore di 1 e cresce in modo monotono
muovendosi verso destra lungo la curva
• Lungo il ramo inferiore della curva il numero di
Mach e’ sempre maggiore di 1 e decresce in modo
monotono muovendosi verso destra lungo la curva
• Tenuto conto che l’entropia puo’ solo aumentare fra
un prefissato stato ed un’altro rappresentativo di una
sezione a valle, se ne deduce che l’effetto dell’attrito
e’ quello di accelerare un flusso subsonico verso la
condizione a Mach unitario e di decelerare un flus-
so supersonico ancora fino alla condizione di Mach
unitario.

Pag. 28
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)

➢ La figura mostra il percorso da uno stato 1 ad uno stato


2 lungo la porzione subsonica della curva. Spostando-
si verso destra nel piano T − s si passa da una isobara
ad un’altra a pressione inferiore. La pressione totale
diminuisce quindi nel senso del moto.

➢ Identiche considerazioni si possono fare lungo la


porzione supersonica della curva.

➢ La temperature totale rimane costante lungo entrambi


i rami. La temperatura statica decresce lungo il ramo
subsonico e cresce lungo il ramo supersonico e allo
stesso modo si comporta la densita’.

➢ La pressione statica diminuisce lungo il ramo subsonico


e aumenta lungo il ramo supersonico

Pag. 29
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
➢ Le equazioni per il volume di controllo divengono adesso
➢ continuita’: ṁ = ρAv = costante
➢ quantita’ di moto: (p1 − p2 )A = ṁ(v2 − v1 ) (risultante delle forze esterne nulla)
v22 v22
➢ energia: ṁ(h2 + 2
− h1 − )
= Q̇ (potenza termica scambiata = variazione di entalpia totale).
2
δQ
Per unita’ di massa: δm = h01 − h02

➢ secondo principio: ṁ(s2 − s1 ) ≥ CS T1 Q̇


R
A
dA
➢ Per un gas perfetto:
T2 p2
p = ρRT , h2 − h1 = cp (T2 − T1 ) , s2 − s1 = cp ln − Rln (38)
T1 p1

Pag. 30
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)

➢ Di nuovo siamo nella condizione per cui, no-


te tutte le proprieta’ nello stato 1 si hanno
4 equazioni per determinare le 5 proprieta’
incognite dello stato 2 (p2 , T2 , v2 , ρ2 , Q̇).

➢ La curva che, in un piano T − s, connette tutti


gli infiniti stati 2 raggiungibili a partire da un
prefissato stato 1 e’ detta linea di Rayleigh

➢ Tale curva unisce stati caratterizzati dalla stes-


sa portata smaltita attraverso il condotto e
stessa quantita’ di moto

Pag. 31
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)

➢ Nel punto di massima entropia il numero di Mach e’


unitario

➢ Nel punto di massima temperature (punto a) il numero



di Mach per un gas perfetto vale 1/ γ

➢ Lungo il ramo superiore della curva il numero di Mach


e’ sempre minore di 1 e cresce in modo monotono
muovendosi verso destra lungo la curva

➢ Lungo il ramo inferiore della curva il numero di Mach e’


sempre maggiore di 1 e decresce in modo monotono
muovendosi verso destra lungo la curva

➢ A partire da un qualsiasi stato iniziale, se si ha cessione


di calore al flusso il suo stato si sposta verso destra, se
si ha rilascio di calore da parte del flusso il suo stato si
sposta verso sinistra lungo la linea di Rayleigh.

Pag. 32
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)

➢ Se M < 1/ γ una cessione di calore al fluido provo-
ca un aumento della sua temperatura, mentre il rilascio
di calore da parte del fluido provoca una diminuzione
della sua temperatura. Lo stesso accade lungo il ramo
supersonico della curva.

➢ Nella zona in cui 1/ γ < M < 1 si assiste all’i-
naspettato fenomeno per cui una cessione di calore al
fluido ne provoca una diminuzione di temperatura, men-
tre un rilascio di calore da parte del fluido ne provoca
l’aumento della temperatura.

➢ Lungo il ramo subsonico, la cessione di calore al flusso


ne provoca un’accelerazione verso Mach unitario, lun-
go il ramo supersonico ne provoca una decelerazione
ancora verso Mach unitario.

Pag. 33
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)

Pag. 34
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
➢ Si puo’ giustificare la diminuzione di pressione totale del flusso conseguente al suo riscaldamento
ragionando sulla linea di Rayleigh in maniera analoga a quanto fatto per il flusso di Fanno.

Pag. 35
Onde d’urto e curve di Fanno e Rayleigh

➢ Se a partire da un prefissato stato 1 , caratterizzato li rappresentativi del flusso a monte e valle di un’onda
da Mach supersonico, tracciamo le corrispondenti curve d’urto retta che si instaura in detta sezione
di Fanno e di Rayleigh queste presentano un secondo
punto di intersezione corrispondente ad uno stato 2 ,
nel ramo subsonico come in figura.

➢ Per tali due stati risulta:


➢ ṁ = ρAv = costante
➢ (p1 − p2 )A = ṁ(v2 − v1 )
v12 v22
➢ h1 + 2 = h2 + 2

➢ (s2 − s1 ) = cp ln TT21 − Rln pp21 > 0


➢ Tali relazioni mostrano come, in un generico flusso
monodimensionale, sia possibile passare da un flus-
so supersonico ad uno subsonico in una sezione del
condotto.

➢ Tale passaggio avviene attraverso un aumento di entro-


pia (l’entropia nello stato 2 e’ maggiore di quella nello
stato 1 )

➢ Gli stati 1 e 2 posso essere riguardati come quel-

Pag. 36
Ugello convergente

➢ La configurazione a cui ci riferiamo e’ quella in figura, in


cui le condizioni nel serbatoio di monte (condizioni tota-
li) sono costanti mentre la pressione statica allo scarico
puó essere diminuita aprendo la valvola

➢ Finché la pressione di scarico si mantiene superio-


re a quella critica il flusso espande subsonicamente
nell’ugello (l’area diminuisce e la velocitá aumenta)

➢ Quando la pressione allo scarico e’ pari a quella critica il


numero di Mach nella sezione di uscita diviene unitario

Pag. 37
Ugello convergente

➢ Poiché la sezione di uscita rappresenta la minima se-


zione di passaggio per il flusso in essa il numero di
Mach puó al piú essere unitario e la pressione non puó
scendere sotto al valore critico.

➢ Pertanto una ulteriore diminuzione della pressione di


scarico non si riflette sulla sezione di uscita e l’adat-
tamento fra la pressione critica, che ivi vige, e quel-
la di scarico avviene esternamente all’ugello, tramite
espansione supersonica.

Pag. 38
Ugello convergente

➢ Le conseguenze di questo meccanismo hanno choking dell’ugello)


importanti ricadute sulla variazione della por-
tata in funzione della pressione di scarico. Al
diminuire di quest’ultima la portata aumenta
in seguito all’incremento di velocitá all’interno
dell’ugello.

➢ Una volta peró che il flusso abbia raggiunto le


condizioni critiche nella sezione di uscita, la
distribuzione di velocitá all’interno dell’ugello
non puó pi’ĕssere influenzata da ulteriori dimi-
nuzioni nella pressione di scarico e la portata
rimane bloccata al valore critico (condizione di

Pag. 39
Ugello convergente-divergente

➢ Per pressioni di scarico pd non troppo basse zato di notevole lunghezza in modo da con-
il flusso rimane ovunque subsonico, accele- tenere il gradiente avverso di pressione e
ra nel tratto convergente e decelera nel tratto prevenire la separazione dello strato limite
divergente (curve (a) e (b)).

➢ La pressione minima compete all’area minima


(area di gola) e rimane al di sopra della pres-
sione critica. Il comportamento dell’ugello e’
quello del cosiddetto tubo di venturi.

➢ Dato che nel tratto divergente si compie una


compressione del flusso, questo viene realiz-

Pag. 40
Ugello convergente-divergente

➢ La curva (c) corrisponde al massimo valore


della pressione di scarico per cui si verificano
le condizioni critiche nella sezione di gola

➢ Per valori inferiori della pressione di scarico


esiste una sola soluzione isentropica per il
flusso. Essa corrisponde alla curva (j) lungo
la quale il flusso accelera subsonicamente nel
condotto convergente, raggiunge le condizioni
soniche in gola e continua la propria espan-
sione in supersonico nel tratto divergente. La
corrispondente pressione allo scarico e’ detta
pressione di progetto dell’ugello

Pag. 41
Ugello convergente-divergente

dall’insorgenza di onde d’urto

➢ Per pressioni allo scarico comprese fra quelle


relative alle curve (c) ed (f) si hanno onde d’ur-
to rette che vanno ad interessare sezioni del
tratto divergente dell’ugello.

➢ Il flusso espande supersonicamente fino alle


sezione in cui si stabilisce l’onda d’urto. A valle
dell’urto poi si hanno numeri di Mach subsoni-
ci ed il flusso subisce quindi una compressione
nella parte finale del tratto divergente fino alla
pressione di uscita.

➢ Per una pressione allo scarico corrispondente


➢ Per pressioni di scarico comprese fra quelle alla curva (f) l’onda d’urto retta e’ posizionata
relative alle curve (c) e (j) non esistono soluzio- nella sezione di uscita dell’ugello.
ni isentropiche per il flusso che risulta affetto

Pag. 42
Ugello convergente-divergente

supersonico. L’adattamento fra il valore della pressione


nella sezione di uscita e quello della pressione nell’am-
biente di scarico avviene attraverso un sistema di onde
d’urto oblique ed espansioni supersoniche successive

➢ Tale sistema di urti ed espansioni diviene sempre piu’


debole al diminuire della pressione di scarico finche’
scompare del tutto allorche’ si raggiungono le condizio-
ni corrispondenti alla curva (j). Come detto infatti, a tali
condizioni (pressione di scarico uguale alla pressione
di progetto) corrisponde una soluzione isentropica per il
flusso.

➢ Una ulteriore diminuzione della pressione di scarico non


si riflette sulle condizioni di flusso all’interno dell’ugel-
lo e l’adattamento fra la pressione di uscita e quella di
scarico avviene esternamente all’ugello stesso, tramite
➢ Per pressioni di scarico comprese fra quelle relative al-
espansione supersonica [curva (h)].
le curve (f) e (j) il flusso nell’ugello e’ completamente

Pag. 43
Appendici teoria flussi
comprimibili

Roberto Pacciani

01/07/2016
Velocità del suono
dx
Ø Consideriamo la propagazione di un’onda
<latexit sha1_base64="bvV6okhH0Ugsb8eMrvGpRO3cms8=">AAAB9HicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJQBkYeUWNH6sgmnnB+6W0dEVv6AFio6RMv/UPAv2MEFJEw1mtnVzo4XKWnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZMNYCmyJUoe54YFDJAJskSWEn0gi+p7Dtja8zvz1BbWQY3NM0QteHUSCHUgCl0t3gsV+u2FV7Dr5MnJxUWI5Gv/zVG4Qi9jEgocCYrmNH5CagSQqFs1IvNhiBGMMIuykNwEfjJvOkM34SG6CQR6i5VHwu4u+NBHxjpr6XTvpAD2bRy8T/vG5Mwys3kUEUEwYiO0RS4fyQEVqmFSAfSI1EkCVHLgMuQAMRaslBiFSM005KaR/O4vfLpHVWdc6rF7e1Sr2WN1NkR+yYnTKHXbI6u2EN1mSCDdkTe2Yv1sR6td6s95/RgpXvHLI/sD6+AUXVkeg=</latexit>

acustica in un fluido quiescente

Ø Vogliamo determinare l’espressione della <latexit sha1_base64="nq2hOEHQuEjRl1kDOsqC6iW6sVA=">AAAB9nicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJRBIiFSYkXnyyY55fzQ3RoRWfkFWqjoEC2/Q8G/YBsXkDDVaGZXOztepKQh2/60Siura+sb5c3K1vbO7l51/6BjwlgLbItQhbrrcYNKBtgmSQq7kUbuewrvvel15t8/oDYyDO5oFqHr83EgR1JwyqS+noSDas2u2znYMnEKUoMCrUH1qz8MRexjQEJxY3qOHZGbcE1SKJxX+rHBiIspH2MvpQH30bhJnnXOTmLDKWQRaiYVy0X8vZFw35iZ76WTPqeJWfQy8T+vF9Poyk1kEMWEgcgOkVSYHzJCy7QEZEOpkYhnyZHJgAmuORFqybgQqRinrVTSPpzF75dJ56zunNcvbhu1ZqNopgxHcAyn4MAlNOEGWtAGARN4gmd4sR6tV+vNev8ZLVnFziH8gfXxDcsLksU=</latexit>


⇢ ⇢ + d⇢
velocità a dell’onda in funzione delle
<latexit sha1_base64="vsppF0ZasXbySlb0013UdlFt/iE=">AAAB/HicbVA9SwNBEJ3zM8avqKXNYhAEIdxpRMuAjWUE84FJCHubSbJkb+/YnRNCiL/CVis7sfW/WPhfvDtTaOIrhsd7M8zM8yMlLbnup7O0vLK6tp7byG9ube/sFvb26zaMjcCaCFVomj63qKTGGklS2IwM8sBX2PBH16nfeEBjZajvaBxhJ+ADLftScEqk+7YZhqe9tHYLRbfkZmCLxJuRIsxQ7Ra+2r1QxAFqEopb2/LciDoTbkgKhdN8O7YYcTHiA2wlVPMAbWeSXTxlx7HlFLIIDZOKZSL+npjwwNpx4CedAaehnfdS8T+vFVP/qjOROooJtUgXkVSYLbLCyCQKZD1pkIinlyOTmgluOBEaybgQiRgn2eSTPLz57xdJ/azknZcubsvFSnmWTA4O4QhOwINLqMANVKEGAjQ8wTO8OI/Oq/PmvP+0LjmzmQP4A+fjGybjlTU=</latexit>

<latexit sha1_base64="/exRdqTDLXC1LVGLm1eIhzHNBzw=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccrZPd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTKCkMuu6nU1pb39jcKm9Xdnb39g+qh0ddE1vNocNjGet+wAxIEUEHBUroKw0sDCT0gtlt5vceQRsRR/c4V+CHbBqJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOY2hAi5ZMYMPFehnzCNgktYVIbWgGJ8xqYwSGnEQjB+kgdd0DNrGMZUgaZC0lyE3xsJC42Zh0E6GTJ8MMteJv7nDSxObvxERMoiRDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqIsqZZoigBWWcp6JNK6mkfXjL36+S7kXdu6xftRu1ZqNopkxOyCk5Jx65Jk1yR1qkQzgB8kSeyYtjnVfnzXn/GS05xc4x+QPn4xt4H5Fy</latexit>
p p + dp
n n a dv
<latexit sha1_base64="oXYWa/fKmbsgIV+FZkcMCEd6Mwc=">AAAB9nicbVDLSgNBEJyNrxhfUY9eBoMgCGFXI3oMePEYwTwgCWF20kmGzM4OM71iWPILXvXkTbz6Ox78F3fXPWhinYqqbrq6fC2FRdf9dAorq2vrG8XN0tb2zu5eef+gZcPIcGjyUIam4zMLUihookAJHW2ABb6Etj+9Sf32AxgrQnWPMw39gI2VGAnOMJX02VAPyhW36magy8TLSYXkaAzKX71hyKMAFHLJrO16rsZ+zAwKLmFe6kUWNONTNoZuQhULwPbjLOucnkSWYUg1GCokzUT4vRGzwNpZ4CeTAcOJXfRS8T+vG+Houh8LpSMExdNDKCRkhyw3IikB6FAYQGRpcqBCUc4MQwQjKOM8EaOklVLSh7f4/TJpnVe9i+rlXa1Sr+XNFMkROSanxCNXpE5uSYM0CScT8kSeyYvz6Lw6b877z2jByXcOyR84H992i5KP</latexit>

proprietà del fluido a


<latexit sha1_base64="LjFSadKPPKUfBKuFJnYp5CLZnt8=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXryyaccn7obo0UWfkCWqjoEC0fRMG/YBsXkDDVaGZXOztepKQh2/60SmvrG5tb5e3Kzu7e/kH18KhrwlgL7IhQhbrvgUElA+yQJIX9SCP4nsKeN7vN/N4jaiPD4J7mEbo+TAM5kQIoldowqtbsup2DrxKnIDVWoDWqfg3HoYh9DEgoMGbg2BG5CWiSQuGiMowNRiBmMMVBSgPw0bhJHnTBz2IDFPIINZeK5yL+3kjAN2bue+mkD/Rglr1M/M8bxDS5cRMZRDFhILJDJBXmh4zQMm0A+VhqJIIsOXIZcAEaiFBLDkKkYpxWUkn7cJa/XyXdi7pzWb9qN2rNRtFMmZ2wU3bOHHbNmuyOtViHCYbsiT2zFyu2Xq036/1ntGQVO8fsD6yPb2C+kWM=</latexit>
<latexit sha1_base64="Ox1onudihZ1StRwP2Dw5UB6+2ik=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccj5bd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTxFIYdN1Pp7S2vrG5Vd6u7Ozu7R9UD4+6JrKaQ4dHMtL9gBmQQkEHBUroxxpYGEjoBbPbzO89gjYiUvc4j8EP2VSJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOI2BIVcMmMGnhujnzCNgktYVIbWQMz4jE1hkFLFQjB+kgdd0DNrGEY0Bk2FpLkIvzcSFhozD4N0MmT4YJa9TPzPG1ic3PiJULFFUDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqFOVMM0TQgjLOU9GmlVTSPrzl71dJ96LuXdav2o1as1E0UyYn5JScE49ckya5Iy3SIZwAeSLP5MWxzqvz5rz/jJacYueY/IHz8Q11AZFw</latexit>

<latexit sha1_base64="Ox1onudihZ1StRwP2Dw5UB6+2ik=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccj5bd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTxFIYdN1Pp7S2vrG5Vd6u7Ozu7R9UD4+6JrKaQ4dHMtL9gBmQQkEHBUroxxpYGEjoBbPbzO89gjYiUvc4j8EP2VSJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOI2BIVcMmMGnhujnzCNgktYVIbWQMz4jE1hkFLFQjB+kgdd0DNrGEY0Bk2FpLkIvzcSFhozD4N0MmT4YJa9TPzPG1ic3PiJULFFUDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqFOVMM0TQgjLOU9GmlVTSPrzl71dJ96LuXdav2o1as1E0UyYn5JScE49ckya5Iy3SIZwAeSLP5MWxzqvz5rz/jJacYueY/IHz8Q11AZFw</latexit>

<latexit sha1_base64="eK4N1UCmCJ45F1+MBIPGIV6dFfI=">AAAB9nicbVC7TsNAEDzzDOEVoKQ5ESHRENkQBGUkGsogkYeUWNH6sklOOT90t46IovwCLVR0iJbfoeBfsI0LSJhqNLOrnR0vUtKQbX9aK6tr6xubha3i9s7u3n7p4LBpwlgLbIhQhbrtgUElA2yQJIXtSCP4nsKWN75N/dYEtZFh8EDTCF0fhoEcSAGUSnDen/RKZbtiZ+DLxMlJmeWo90pf3X4oYh8DEgqM6Th2RO4MNEmhcF7sxgYjEGMYYiehAfho3FmWdc5PYwMU8gg1l4pnIv7emIFvzNT3kkkfaGQWvVT8z+vENLhxZzKIYsJApIdIKswOGaFlUgLyvtRIBGly5DLgAjQQoZYchEjEOGmlmPThLH6/TJoXFeeycnVfLdeqeTMFdsxO2Blz2DWrsTtWZw0m2Ig9sWf2Yj1ar9ab9f4zumLlO0fsD6yPb2t5kog=</latexit>

Ø Consideriamo un volume di controllo


rettangolare come in figura supposto dA
<latexit sha1_base64="S07MZZ7emvuEPQXIQjBXpG0H04Y=">AAAB9HicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMogGsqAyENKouh82YRTzg/drSNFVv6AFio6RMv/UPAv2MYFJEw1mtnVzo4bKmnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZINICmyJQge643KCSPjZJksJOqJF7rsK2O7lJ/fYUtZGB/0CzEPseH/tyJAWnRLofXg/KFbtqZ2DLxMlJBXI0BuWv3jAQkYc+CcWN6Tp2SP2Ya5JC4bzUiwyGXEz4GLsJ9bmHph9nSefsJDKcAhaiZlKxTMTfGzH3jJl5bjLpcXo0i14q/ud1Ixpd9WPphxGhL9JDJBVmh4zQMqkA2VBqJOJpcmTSZ4JrToRaMi5EIkZJJ6WkD2fx+2XSOqs659WLu1qlXsubKcIRHMMpOHAJdbiFBjRBwAie4BlerKn1ar1Z7z+jBSvfOYQ/sD6+AfANkbE=</latexit>
dA
<latexit sha1_base64="S07MZZ7emvuEPQXIQjBXpG0H04Y=">AAAB9HicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMogGsqAyENKouh82YRTzg/drSNFVv6AFio6RMv/UPAv2MYFJEw1mtnVzo4bKmnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZINICmyJQge643KCSPjZJksJOqJF7rsK2O7lJ/fYUtZGB/0CzEPseH/tyJAWnRLofXg/KFbtqZ2DLxMlJBXI0BuWv3jAQkYc+CcWN6Tp2SP2Ya5JC4bzUiwyGXEz4GLsJ9bmHph9nSefsJDKcAhaiZlKxTMTfGzH3jJl5bjLpcXo0i14q/ud1Ixpd9WPphxGhL9JDJBVmh4zQMqkA2VBqJOJpcmTSZ4JrToRaMi5EIkZJJ6WkD2fx+2XSOqs659WLu1qlXsubKcIRHMMpOHAJdbiFBjRBwAie4BlerKn1ar1Z7z+jBSvfOYQ/sD6+AfANkbE=</latexit>

solidale all’onda viaggiante

Ø Continuità: (⇢a)dA + (⇢ + d⇢)(a dv)da = 0


<latexit sha1_base64="BxYlFVJ/deosWAaMrkUYgpUjeaQ=">AAACFnicbVC7SgNREL3rM8ZX1NLmkiAkhIRdH2gjRGwsI5goJCHM3p3oJXcf3DsrhJDeT/ArbLWyE1tbC//F3TWFr1MMh3NmmJnjRkoasu13a2Z2bn5hMbeUX15ZXVsvbGy2TRhrgS0RqlBfuWBQyQBbJEnhVaQRfFfhpTs8Tf3LW9RGhsEFjSLs+XAdyIEUQInULxRr5a6+CTlUvJNqRqteWitlqHm3FQ+O7X6hZNftDPwvcaakxKZo9gsfXS8UsY8BCQXGdBw7ot4YNEmhcJLvxgYjEEO4xk5CA/DR9MbZLxO+ExugkEeouVQ8E/H7xBh8Y0a+m3T6QDfmt5eK/3mdmAZHvbEMopgwEOkikgqzRUZomYSE3JMaiSC9HLkMuAANRKglByESMU5Syyd5OL+//0vau3Vnr35wvl9q7E+TybFtVmRl5rBD1mBnrMlaTLA79sAe2ZN1bz1bL9brV+uMNZ3ZYj9gvX0CJV2dBg==</latexit>

a
dv = d⇢
⇢ <latexit sha1_base64="ules3CqaFiw774ps3jZ5AMbmpfw=">AAACCnicbVC7SgNREL3rM8ZXVLCxuRgEq7CrEW2EgI1lBPOAJITZm0lyyd0H984Gwrp/4FfYamUntv6Ehf/ibkyhiacYDufMMDPHDZU0ZNuf1tLyyuraem4jv7m1vbNb2NuvmyDSAmsiUIFuumBQSR9rJElhM9QInquw4Y5uMr8xRm1k4N/TJMSOBwNf9qUASqVu4bA3vm73NYgYkrith0HSy2q3ULRL9hR8kTgzUmQzVLuFr3YvEJGHPgkFxrQcO6RODJqkUJjk25HBEMQIBthKqQ8emk48vT/hJ5EBCniImkvFpyL+nojBM2biuWmnBzQ0814m/ue1IupfdWLphxGhL7JFJBVOFxmhZRoM8p7USATZ5cilzwVoIEItOQiRilGaVD7Nw5n/fpHUz0rOeenirlyslGfJ5NgRO2anzGGXrMJuWZXVmGAP7Ik9sxfr0Xq13qz3n9YlazZzwP7A+vgGx4ObEw==</latexit>

Ø Quantità di moto in direzione x: (⇢a)adA + [(⇢ + d⇢)(a <latexit sha1_base64="b9sKuWK6AKaY54VK4U8X0LaI1DA=">AAACIHicbVDLSgNBEJz1bXxFPXoZDEKCGnY1ohdBEcSjgjFCsoTe2dYMmX0w0xsIwZ/wE/wKr3ryJh4V/Bd31xw0WoeZmqpuerq8WElDtv1ujY1PTE5Nz8wW5uYXFpeKyytXJkq0wLqIVKSvPTCoZIh1kqTwOtYIgaew4XVPMr/RQ21kFF5SP0Y3gNtQ3kgBlErt4tZ2uaU7EYcK+Mebzfyx6WdnpQzbfq/ifl/+8aF/2i6W7Kqdg/8lzpCU2BDn7eJny49EEmBIQoExTceOyR2AJikU3hVaicEYRBdusZnSEAI07iDf6o5vJAYo4jFqLhXPRfzZMYDAmH7gpZUBUMeMepn4n9dM6ObAHcgwTghDkQ0iqTAfZISWaVzIfamRCLKfI5chF6CBCLXkIEQqJml+hTQPZ3T7v+Rqp+rsVvcuaqWj2jCZGbbG1lmZOWyfHbEzds7qTLB79sie2LP1YL1Yr9bbd+mYNexZZb9gfXwBBuOglg==</latexit>


dv)](a dv)dA = dF
dF =
<latexit sha1_base64="xn2cCm7ZGyd6DjfOjxWdglV10/8=">AAAB+nicbVDLSsNAFJ3UV62vqks3g0VwY0m0ohuhIojLCvYBbSiTyW0dOkmGmRuhxP6EW125E7f+jAv/xSR2oa1ndTjnXu65x1NSGLTtT6uwsLi0vFJcLa2tb2xulbd3WiaKNYcmj2SkOx4zIEUITRQooaM0sMCT0PZGV5nffgBtRBTe4ViBG7BhKAaCM0yljn99ceRf+qpfrthVOwedJ86UVMgUjX75q+dHPA4gRC6ZMV3HVugmTKPgEialXmxAMT5iQ+imNGQBGDfJ807oQWwYRlSBpkLSXITfGwkLjBkHXjoZMLw3s14m/ud1Yxycu4kIVYwQ8uwQCgn5IcO1SIsA6gsNiCxLDlSElDPNEEELyjhPxThtppT24cx+P09ax1XnpHp6W6vUa9NmimSP7JND4pAzUic3pEGahBNJnsgzebEerVfrzXr/GS1Y051d8gfWxzfOmJPV</latexit>
dAdp

2
Velocità del suono
dx
Ø Trascurando i termini di ordine superiore ed
<latexit sha1_base64="bvV6okhH0Ugsb8eMrvGpRO3cms8=">AAAB9HicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJQBkYeUWNH6sgmnnB+6W0dEVv6AFio6RMv/UPAv2MEFJEw1mtnVzo4XKWnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZMNYCmyJUoe54YFDJAJskSWEn0gi+p7Dtja8zvz1BbWQY3NM0QteHUSCHUgCl0t3gsV+u2FV7Dr5MnJxUWI5Gv/zVG4Qi9jEgocCYrmNH5CagSQqFs1IvNhiBGMMIuykNwEfjJvOkM34SG6CQR6i5VHwu4u+NBHxjpr6XTvpAD2bRy8T/vG5Mwys3kUEUEwYiO0RS4fyQEVqmFSAfSI1EkCVHLgMuQAMRaslBiFSM005KaR/O4vfLpHVWdc6rF7e1Sr2WN1NkR+yYnTKHXbI6u2EN1mSCDdkTe2Yv1sR6td6s95/RgpXvHLI/sD6+AUXVkeg=</latexit>

utilizzando il risultato dell’equazione di


continuità:
1 ⇢ ⇢ + d⇢
dv = dp
<latexit sha1_base64="nq2hOEHQuEjRl1kDOsqC6iW6sVA=">AAAB9nicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJRBIiFSYkXnyyY55fzQ3RoRWfkFWqjoEC2/Q8G/YBsXkDDVaGZXOztepKQh2/60Siura+sb5c3K1vbO7l51/6BjwlgLbItQhbrrcYNKBtgmSQq7kUbuewrvvel15t8/oDYyDO5oFqHr83EgR1JwyqS+noSDas2u2znYMnEKUoMCrUH1qz8MRexjQEJxY3qOHZGbcE1SKJxX+rHBiIspH2MvpQH30bhJnnXOTmLDKWQRaiYVy0X8vZFw35iZ76WTPqeJWfQy8T+vF9Poyk1kEMWEgcgOkVSYHzJCy7QEZEOpkYhnyZHJgAmuORFqybgQqRinrVTSPpzF75dJ56zunNcvbhu1ZqNopgxHcAyn4MAlNOEGWtAGARN4gmd4sR6tV+vNev8ZLVnFziH8gfXxDcsLksU=</latexit>

<latexit sha1_base64="vsppF0ZasXbySlb0013UdlFt/iE=">AAAB/HicbVA9SwNBEJ3zM8avqKXNYhAEIdxpRMuAjWUE84FJCHubSbJkb+/YnRNCiL/CVis7sfW/WPhfvDtTaOIrhsd7M8zM8yMlLbnup7O0vLK6tp7byG9ube/sFvb26zaMjcCaCFVomj63qKTGGklS2IwM8sBX2PBH16nfeEBjZajvaBxhJ+ADLftScEqk+7YZhqe9tHYLRbfkZmCLxJuRIsxQ7Ra+2r1QxAFqEopb2/LciDoTbkgKhdN8O7YYcTHiA2wlVPMAbWeSXTxlx7HlFLIIDZOKZSL+npjwwNpx4CedAaehnfdS8T+vFVP/qjOROooJtUgXkVSYLbLCyCQKZD1pkIinlyOTmgluOBEaybgQiRgn2eSTPLz57xdJ/azknZcubsvFSnmWTA4O4QhOwINLqMANVKEGAjQ8wTO8OI/Oq/PmvP+0LjmzmQP4A+fjGybjlTU=</latexit>

⇢a <latexit sha1_base64="/exRdqTDLXC1LVGLm1eIhzHNBzw=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccrZPd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTKCkMuu6nU1pb39jcKm9Xdnb39g+qh0ddE1vNocNjGet+wAxIEUEHBUroKw0sDCT0gtlt5vceQRsRR/c4V+CHbBqJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOY2hAi5ZMYMPFehnzCNgktYVIbWgGJ8xqYwSGnEQjB+kgdd0DNrGMZUgaZC0lyE3xsJC42Zh0E6GTJ8MMteJv7nDSxObvxERMoiRDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqIsqZZoigBWWcp6JNK6mkfXjL36+S7kXdu6xftRu1ZqNopkxOyCk5Jx65Jk1yR1qkQzgB8kSeyYtjnVfnzXn/GS05xc4x+QPn4xt4H5Fy</latexit>
p p + dp
n n a dv
<latexit sha1_base64="oXYWa/fKmbsgIV+FZkcMCEd6Mwc=">AAAB9nicbVDLSgNBEJyNrxhfUY9eBoMgCGFXI3oMePEYwTwgCWF20kmGzM4OM71iWPILXvXkTbz6Ox78F3fXPWhinYqqbrq6fC2FRdf9dAorq2vrG8XN0tb2zu5eef+gZcPIcGjyUIam4zMLUihookAJHW2ABb6Etj+9Sf32AxgrQnWPMw39gI2VGAnOMJX02VAPyhW36magy8TLSYXkaAzKX71hyKMAFHLJrO16rsZ+zAwKLmFe6kUWNONTNoZuQhULwPbjLOucnkSWYUg1GCokzUT4vRGzwNpZ4CeTAcOJXfRS8T+vG+Houh8LpSMExdNDKCRkhyw3IikB6FAYQGRpcqBCUc4MQwQjKOM8EaOklVLSh7f4/TJpnVe9i+rlXa1Sr+XNFMkROSanxCNXpE5uSYM0CScT8kSeyYvz6Lw6b877z2jByXcOyR84H992i5KP</latexit>

a
<latexit sha1_base64="huzgD/zzvs4PWO2W1IxlOA7gwXE=">AAACCXicbVDLSgNBEJyNrxhfUfHkZTAInsKuRvQiBLx4jGAekITQO+kkQ2YfzPQGwrJf4Fd41ZM38epXePBf3MQ9aGKdiqpuurrcUElDtv1p5VZW19Y38puFre2d3b3i/kHDBJEWWBeBCnTLBYNK+lgnSQpboUbwXIVNd3w785sT1EYG/gNNQ+x6MPTlQAqgVOoVj/qTm85Ag4idJO7oUcAh6Ye9Ysku23PwZeJkpMQy1HrFr04/EJGHPgkFxrQdO6RuDJqkUJgUOpHBEMQYhthOqQ8emm48j5/w08gABTxEzaXicxF/b8TgGTP13HTSAxqZRW8m/ue1Ixpcd2PphxGhL2aHSCqcHzJCy7QX5H2pkQhmyZFLnwvQQIRachAiFaO0qELah7P4/TJpnJedi/LlfaVUrWTN5NkxO2FnzGFXrMruWI3VmWAxe2LP7MV6tF6tN+v9ZzRnZTuH7A+sj28y6pol</latexit>

<latexit sha1_base64="Ox1onudihZ1StRwP2Dw5UB6+2ik=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccj5bd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTxFIYdN1Pp7S2vrG5Vd6u7Ozu7R9UD4+6JrKaQ4dHMtL9gBmQQkEHBUroxxpYGEjoBbPbzO89gjYiUvc4j8EP2VSJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOI2BIVcMmMGnhujnzCNgktYVIbWQMz4jE1hkFLFQjB+kgdd0DNrGEY0Bk2FpLkIvzcSFhozD4N0MmT4YJa9TPzPG1ic3PiJULFFUDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqFOVMM0TQgjLOU9GmlVTSPrzl71dJ96LuXdav2o1as1E0UyYn5JScE49ckya5Iy3SIZwAeSLP5MWxzqvz5rz/jJacYueY/IHz8Q11AZFw</latexit>

<latexit sha1_base64="Ox1onudihZ1StRwP2Dw5UB6+2ik=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccj5bd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTxFIYdN1Pp7S2vrG5Vd6u7Ozu7R9UD4+6JrKaQ4dHMtL9gBmQQkEHBUroxxpYGEjoBbPbzO89gjYiUvc4j8EP2VSJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOI2BIVcMmMGnhujnzCNgktYVIbWQMz4jE1hkFLFQjB+kgdd0DNrGEY0Bk2FpLkIvzcSFhozD4N0MmT4YJa9TPzPG1ic3PiJULFFUDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqFOVMM0TQgjLOU9GmlVTSPrzl71dJ96LuXdav2o1as1E0UyYn5JScE49ckya5Iy3SIZwAeSLP5MWxzqvz5rz/jJacYueY/IHz8Q11AZFw</latexit>

<latexit sha1_base64="LjFSadKPPKUfBKuFJnYp5CLZnt8=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXryyaccn7obo0UWfkCWqjoEC0fRMG/YBsXkDDVaGZXOztepKQh2/60SmvrG5tb5e3Kzu7e/kH18KhrwlgL7IhQhbrvgUElA+yQJIX9SCP4nsKeN7vN/N4jaiPD4J7mEbo+TAM5kQIoldowqtbsup2DrxKnIDVWoDWqfg3HoYh9DEgoMGbg2BG5CWiSQuGiMowNRiBmMMVBSgPw0bhJHnTBz2IDFPIINZeK5yL+3kjAN2bue+mkD/Rglr1M/M8bxDS5cRMZRDFhILJDJBXmh4zQMm0A+VhqJIIsOXIZcAEaiFBLDkKkYpxWUkn7cJa/XyXdi7pzWb9qN2rNRtFMmZ2wU3bOHHbNmuyOtViHCYbsiT2zFyu2Xq036/1ntGQVO8fsD6yPb2C+kWM=</latexit>

<latexit sha1_base64="eK4N1UCmCJ45F1+MBIPGIV6dFfI=">AAAB9nicbVC7TsNAEDzzDOEVoKQ5ESHRENkQBGUkGsogkYeUWNH6sklOOT90t46IovwCLVR0iJbfoeBfsI0LSJhqNLOrnR0vUtKQbX9aK6tr6xubha3i9s7u3n7p4LBpwlgLbIhQhbrtgUElA2yQJIXtSCP4nsKWN75N/dYEtZFh8EDTCF0fhoEcSAGUSnDen/RKZbtiZ+DLxMlJmeWo90pf3X4oYh8DEgqM6Th2RO4MNEmhcF7sxgYjEGMYYiehAfho3FmWdc5PYwMU8gg1l4pnIv7emIFvzNT3kkkfaGQWvVT8z+vENLhxZzKIYsJApIdIKswOGaFlUgLyvtRIBGly5DLgAjQQoZYchEjEOGmlmPThLH6/TJoXFeeycnVfLdeqeTMFdsxO2Blz2DWrsTtWZw0m2Ig9sWf2Yj1ar9ab9f4zumLlO0fsD6yPb2t5kog=</latexit>

Ø Ed eguagliando le due
s espressioni di dv:
dp dA dA
a= <latexit sha1_base64="S07MZZ7emvuEPQXIQjBXpG0H04Y=">AAAB9HicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMogGsqAyENKouh82YRTzg/drSNFVv6AFio6RMv/UPAv2MYFJEw1mtnVzo4bKmnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZINICmyJQge643KCSPjZJksJOqJF7rsK2O7lJ/fYUtZGB/0CzEPseH/tyJAWnRLofXg/KFbtqZ2DLxMlJBXI0BuWv3jAQkYc+CcWN6Tp2SP2Ya5JC4bzUiwyGXEz4GLsJ9bmHph9nSefsJDKcAhaiZlKxTMTfGzH3jJl5bjLpcXo0i14q/ud1Ixpd9WPphxGhL9JDJBVmh4zQMqkA2VBqJOJpcmTSZ4JrToRaMi5EIkZJJ6WkD2fx+2XSOqs659WLu1qlXsubKcIRHMMpOHAJdbiFBjRBwAie4BlerKn1ar1Z7z+jBSvfOYQ/sD6+AfANkbE=</latexit> <latexit sha1_base64="S07MZZ7emvuEPQXIQjBXpG0H04Y=">AAAB9HicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMogGsqAyENKouh82YRTzg/drSNFVv6AFio6RMv/UPAv2MYFJEw1mtnVzo4bKmnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZINICmyJQge643KCSPjZJksJOqJF7rsK2O7lJ/fYUtZGB/0CzEPseH/tyJAWnRLofXg/KFbtqZ2DLxMlJBXI0BuWv3jAQkYc+CcWN6Tp2SP2Ya5JC4bzUiwyGXEz4GLsJ9bmHph9nSefsJDKcAhaiZlKxTMTfGzH3jJl5bjLpcXo0i14q/ud1Ixpd9WPphxGhL9JDJBVmh4zQMqkA2VBqJOJpcmTSZ4JrToRaMi5EIkZJJ6WkD2fx+2XSOqs659WLu1qlXsubKcIRHMMpOHAJdbiFBjRBwAie4BlerKn1ar1Z7z+jBSvfOYQ/sD6+AfANkbE=</latexit>

d⇢
<latexit sha1_base64="Jya6fI3dbZfM+i9TQbEdgSZwZZI=">AAACDXicbVDLSgNBEJz1GeMr6km8DAbBU9jViF6EgBePEcwDsiH0TjrJkNmHM71CWBY/wa/wqidv4tVv8OC/uIk5aGKdiqpuuqu8SElDtv1pLSwuLa+s5tby6xubW9uFnd26CWMtsCZCFeqmBwaVDLBGkhQ2I43gewob3vBq7DfuURsZBrc0irDtQz+QPSmAMqlT2IdL19xpStyeBpF0ozTpunoQpmmnULRL9gR8njhTUmRTVDuFL7cbitjHgIQCY1qOHVE7AU1SKEzzbmwwAjGEPrYyGoCPpp1MIqT8KDZAIY9Qc6n4RMTfGwn4xox8L5v0gQZm1huL/3mtmHoX7UQGUUwYiPEhkgonh4zQMusGeVdqJILx58hlwAVoIEItOQiRiXFWVj7rw5lNP0/qJyXntHR2Uy5WytNmcuyAHbJj5rBzVmHXrMpqTLAH9sSe2Yv1aL1ab9b7z+iCNd3ZY39gfXwDlo2cpA==</latexit>

Ø Ricordando che, in generale:


✓ ◆ ✓ ◆
@p @p
p = p(⇢, s), dp = d⇢ + ds
@⇢ s @s ⇢
<latexit sha1_base64="kuw4IquXTWxvo0QybU5ycciAGaQ=">AAACcHichVFNa9tAEF2pH3HcLye9BHLotqbgtMFIbUpyCQRyydGB2jFYxoxWY3vJStrsjApB9Q/NoZf8hP6CSo4JbVzInN6+N29m921sjSYOghvPf/L02fONxmbzxctXr9+0trYHlBdOYV/lJnfDGAiNzrDPmg0OrUNIY4MX8eVprV/8QEc6z77ztcVxCrNMT7UCrqhJ66c9tp3IzfN92tuPrgpIZGKPI4NT7kRTB6qMLDjWYKRd3OPasIicns15b0Iyqc+fHzNJurfU/TKhSasddINlyXUQrkBbrKo3af2KklwVKWasDBCNwsDyuKznK4OLZlQQWlCXMMNRBTNIkcblMqWF/FgQcC4tOqmNXJL4t6OElOg6javOFHhOD7Wa/J82Knh6NC51ZgvGTNWLWBtcLiLldBU/ykQ7ZIb65ih1JhU4YEanJShVkUX1H80qj/Dh69fB4Es3/Nr9dn7QPjlYJdMQu+KD6IhQHIoTcSZ6oi+UuPUa3pa37f32d/x3/vu7Vt9bed6Kf8r/9AcM7r4v</latexit>

e che la propagazione di un’onda acustica è un fenomeno isentropico:


s s✓ ◆
dp @p
a= =
d⇢ @⇢ s
3
<latexit sha1_base64="UEMYx+2k2m7BcG1F0XyX8DMNQt8=">AAACRHicbVDLSsNAFJ34tr6qLt0MFkE3JfGBbgTBjcsKVoWmlJvpbTs4ScaZG0FCfstP8B8EXerKnbgVk1jF11kdzjl37twTaCUtue6dMzI6Nj4xOTVdmZmdm1+oLi6d2jgxApsiVrE5D8CikhE2SZLCc20QwkDhWXBxWPhnV2isjKMTutbYDqEfyZ4UQLnUqTZg37eXhlK/Z0CkXZ2lXd8M4iz71BX2aP3D9TUYkqB4nvriZdo3sj+gjY7NOtWaW3dL8L/EG5IaG6LRqT743VgkIUYkFFjb8lxN7bR4XSjMKn5iUYO4gD62chpBiLadlpdnfC2xQDHXaLhUvBTx+0QKobXXYZAnQ6CB/e0V4n9eK6HeXjuVkU4II1EsIqmwXGSFkXmlyLvSIBEUP0cuIy7AABEayUGIXEzyjit5H97v6/+S0826t1XfOd6uHWwPm5liK2yVrTOP7bIDdsQarMkEu2H37JE9ObfOs/PivH5ER5zhzDL7AeftHS6btJg=</latexit>
Velocità del suono
dx
Ø Dato che per un processo isentropico:
<latexit sha1_base64="bvV6okhH0Ugsb8eMrvGpRO3cms8=">AAAB9HicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJQBkYeUWNH6sgmnnB+6W0dEVv6AFio6RMv/UPAv2MEFJEw1mtnVzo4XKWnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZMNYCmyJUoe54YFDJAJskSWEn0gi+p7Dtja8zvz1BbWQY3NM0QteHUSCHUgCl0t3gsV+u2FV7Dr5MnJxUWI5Gv/zVG4Qi9jEgocCYrmNH5CagSQqFs1IvNhiBGMMIuykNwEfjJvOkM34SG6CQR6i5VHwu4u+NBHxjpr6XTvpAD2bRy8T/vG5Mwys3kUEUEwYiO0RS4fyQEVqmFSAfSI1EkCVHLgMuQAMRaslBiFSM005KaR/O4vfLpHVWdc6rF7e1Sr2WN1NkR+yYnTKHXbI6u2EN1mSCDdkTe2Yv1sR6td6s95/RgpXvHLI/sD6+AUXVkeg=</latexit>

p
= costante, p = K⇢
⇢ ⇢
<latexit sha1_base64="xwMEEGFnPtVaG0Jzp02k8DZO1Xg=">AAACL3icbVBNaxNRFH3Tqq2p1ViXbh4GwYWEmTbSQgkU3AhuIpi0kEnDnZeb9JH31ffuFMMwP6Y/ob/Cra6ki4pb/4WTMYvaelaHc87l3nsyp2SgOL6O1tYfPHy0sfm4sfVk++mz5vOdQbC5F9gXVll/kkFAJQ32SZLCE+cRdKbwOJu/X/rHF+iDtOYzLRyONMyMnEoBVEnj5mE69SAKVxapP7On6Qy0hrKb6sx+KYQNBIawfMvT8xwm3HU/3oqNm624Hdfg90myIi22Qm/cvEknVuQaDQkFIQyT2NGoAE9SKCwbaR7QgZjDDIcVNaAxjIr6yZK/zgOQ5Q49l4rXIt6eKECHsNBZldRAZ+GutxT/5w1zmh6MCmlcTmjEchFJhfWiILys2kM+kR6JYHk5cmm4AA9E6CUHISoxr+psVH0kd7+/Twa77WSv/e5Tp3XUWTWzyV6yV+wNS9g+O2IfWI/1mWCX7Cv7xr5HV9GP6Gf06290LVrNvGD/IPr9B4jmqqY=</latexit>

<latexit sha1_base64="nq2hOEHQuEjRl1kDOsqC6iW6sVA=">AAAB9nicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJRBIiFSYkXnyyY55fzQ3RoRWfkFWqjoEC2/Q8G/YBsXkDDVaGZXOztepKQh2/60Siura+sb5c3K1vbO7l51/6BjwlgLbItQhbrrcYNKBtgmSQq7kUbuewrvvel15t8/oDYyDO5oFqHr83EgR1JwyqS+noSDas2u2znYMnEKUoMCrUH1qz8MRexjQEJxY3qOHZGbcE1SKJxX+rHBiIspH2MvpQH30bhJnnXOTmLDKWQRaiYVy0X8vZFw35iZ76WTPqeJWfQy8T+vF9Poyk1kEMWEgcgOkVSYHzJCy7QEZEOpkYhnyZHJgAmuORFqybgQqRinrVTSPpzF75dJ56zunNcvbhu1ZqNopgxHcAyn4MAlNOEGWtAGARN4gmd4sR6tV+vNev8ZLVnFziH8gfXxDcsLksU=</latexit>
⇢ + d⇢ <latexit sha1_base64="vsppF0ZasXbySlb0013UdlFt/iE=">AAAB/HicbVA9SwNBEJ3zM8avqKXNYhAEIdxpRMuAjWUE84FJCHubSbJkb+/YnRNCiL/CVis7sfW/WPhfvDtTaOIrhsd7M8zM8yMlLbnup7O0vLK6tp7byG9ube/sFvb26zaMjcCaCFVomj63qKTGGklS2IwM8sBX2PBH16nfeEBjZajvaBxhJ+ADLftScEqk+7YZhqe9tHYLRbfkZmCLxJuRIsxQ7Ra+2r1QxAFqEopb2/LciDoTbkgKhdN8O7YYcTHiA2wlVPMAbWeSXTxlx7HlFLIIDZOKZSL+npjwwNpx4CedAaehnfdS8T+vFVP/qjOROooJtUgXkVSYLbLCyCQKZD1pkIinlyOTmgluOBEaybgQiRgn2eSTPLz57xdJ/azknZcubsvFSnmWTA4O4QhOwINLqMANVKEGAjQ8wTO8OI/Oq/PmvP+0LjmzmQP4A+fjGybjlTU=</latexit>

Differenziando si ottiene: <latexit sha1_base64="/exRdqTDLXC1LVGLm1eIhzHNBzw=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccrZPd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTKCkMuu6nU1pb39jcKm9Xdnb39g+qh0ddE1vNocNjGet+wAxIEUEHBUroKw0sDCT0gtlt5vceQRsRR/c4V+CHbBqJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOY2hAi5ZMYMPFehnzCNgktYVIbWgGJ8xqYwSGnEQjB+kgdd0DNrGMZUgaZC0lyE3xsJC42Zh0E6GTJ8MMteJv7nDSxObvxERMoiRDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqIsqZZoigBWWcp6JNK6mkfXjL36+S7kXdu6xftRu1ZqNopkxOyCk5Jx65Jk1yR1qkQzgB8kSeyYtjnVfnzXn/GS05xc4x+QPn4xt4H5Fy</latexit>


p p + dp
n n a dv
<latexit sha1_base64="oXYWa/fKmbsgIV+FZkcMCEd6Mwc=">AAAB9nicbVDLSgNBEJyNrxhfUY9eBoMgCGFXI3oMePEYwTwgCWF20kmGzM4OM71iWPILXvXkTbz6Ox78F3fXPWhinYqqbrq6fC2FRdf9dAorq2vrG8XN0tb2zu5eef+gZcPIcGjyUIam4zMLUihookAJHW2ABb6Etj+9Sf32AxgrQnWPMw39gI2VGAnOMJX02VAPyhW36magy8TLSYXkaAzKX71hyKMAFHLJrO16rsZ+zAwKLmFe6kUWNONTNoZuQhULwPbjLOucnkSWYUg1GCokzUT4vRGzwNpZ4CeTAcOJXfRS8T+vG+Houh8LpSMExdNDKCRkhyw3IikB6FAYQGRpcqBCUc4MQwQjKOM8EaOklVLSh7f4/TJpnVe9i+rlXa1Sr+XNFMkROSanxCNXpE5uSYM0CScT8kSeyYvz6Lw6b877z2jByXcOyR84H992i5KP</latexit>

a
p
<latexit sha1_base64="Ox1onudihZ1StRwP2Dw5UB6+2ik=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccj5bd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTxFIYdN1Pp7S2vrG5Vd6u7Ozu7R9UD4+6JrKaQ4dHMtL9gBmQQkEHBUroxxpYGEjoBbPbzO89gjYiUvc4j8EP2VSJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOI2BIVcMmMGnhujnzCNgktYVIbWQMz4jE1hkFLFQjB+kgdd0DNrGEY0Bk2FpLkIvzcSFhozD4N0MmT4YJa9TPzPG1ic3PiJULFFUDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqFOVMM0TQgjLOU9GmlVTSPrzl71dJ96LuXdav2o1as1E0UyYn5JScE49ckya5Iy3SIZwAeSLP5MWxzqvz5rz/jJacYueY/IHz8Q11AZFw</latexit>

<latexit sha1_base64="Ox1onudihZ1StRwP2Dw5UB6+2ik=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccj5bd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTxFIYdN1Pp7S2vrG5Vd6u7Ozu7R9UD4+6JrKaQ4dHMtL9gBmQQkEHBUroxxpYGEjoBbPbzO89gjYiUvc4j8EP2VSJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOI2BIVcMmMGnhujnzCNgktYVIbWQMz4jE1hkFLFQjB+kgdd0DNrGEY0Bk2FpLkIvzcSFhozD4N0MmT4YJa9TPzPG1ic3PiJULFFUDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqFOVMM0TQgjLOU9GmlVTSPrzl71dJ96LuXdav2o1as1E0UyYn5JScE49ckya5Iy3SIZwAeSLP5MWxzqvz5rz/jJacYueY/IHz8Q11AZFw</latexit>

<latexit sha1_base64="LjFSadKPPKUfBKuFJnYp5CLZnt8=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXryyaccn7obo0UWfkCWqjoEC0fRMG/YBsXkDDVaGZXOztepKQh2/60SmvrG5tb5e3Kzu7e/kH18KhrwlgL7IhQhbrvgUElA+yQJIX9SCP4nsKeN7vN/N4jaiPD4J7mEbo+TAM5kQIoldowqtbsup2DrxKnIDVWoDWqfg3HoYh9DEgoMGbg2BG5CWiSQuGiMowNRiBmMMVBSgPw0bhJHnTBz2IDFPIINZeK5yL+3kjAN2bue+mkD/Rglr1M/M8bxDS5cRMZRDFhILJDJBXmh4zQMm0A+VhqJIIsOXIZcAEaiFBLDkKkYpxWUkn7cJa/XyXdi7pzWb9qN2rNRtFMmZ2wU3bOHHbNmuyOtViHCYbsiT2zFyu2Xq036/1ntGQVO8fsD6yPb2C+kWM=</latexit>

<latexit sha1_base64="eK4N1UCmCJ45F1+MBIPGIV6dFfI=">AAAB9nicbVC7TsNAEDzzDOEVoKQ5ESHRENkQBGUkGsogkYeUWNH6sklOOT90t46IovwCLVR0iJbfoeBfsI0LSJhqNLOrnR0vUtKQbX9aK6tr6xubha3i9s7u3n7p4LBpwlgLbIhQhbrtgUElA2yQJIXtSCP4nsKWN75N/dYEtZFh8EDTCF0fhoEcSAGUSnDen/RKZbtiZ+DLxMlJmeWo90pf3X4oYh8DEgqM6Th2RO4MNEmhcF7sxgYjEGMYYiehAfho3FmWdc5PYwMU8gg1l4pnIv7emIFvzNT3kkkfaGQWvVT8z+vENLhxZzKIYsJApIdIKswOGaFlUgLyvtRIBGly5DLgAjQQoZYchEjEOGmlmPThLH6/TJoXFeeycnVfLdeqeTMFdsxO2Blz2DWrsTtWZw0m2Ig9sWf2Yj1ar9ab9f4zumLlO0fsD6yPb2t5kog=</latexit>

( 1)
dp = K ⇢ d⇢ = d⇢
<latexit sha1_base64="X2bG4XHuFrK+JnzvL7RoGj6yHYs=">AAACMnicbZDLSgNBEEV7fBtfUZduGoOgC8OMD3SjCG4ENwpGhSSGmk4lNnbPNN01ggz5Gz/Br3CrGwUX4taPcCaO4KtWt8+torpuaJR05PtP3sDg0PDI6Nh4aWJyanqmPDt36uLECqyJWMX2PASHSkZYI0kKz41F0KHCs/BqP/fPrtE6GUcndGOwqaEbyY4UQBlqlXfbZuew0QWtgTfsZXyRLn++VoOVHm/naOfL7lgQqemlOSy8VrniV/1+8b8iKESFFXXUKr802rFINEYkFDhXD3xDzRQsSaGwV2okDg2IK+hiPZMRaHTNtH9njy8lDijmBi2Xivchfp9IQTt3o8OsUwNdut9eDv/z6gl1tpupjExCGIl8EUmF/UVOWJkFiLwtLRJB/nPkMuICLBChlRyEyGCSJVrK8gh+X/9XnK5Vg/Xq5vFGZW+jSGaMLbBFtswCtsX22AE7YjUm2C27Zw/s0bvznr1X7+2zdcArZubZj/LePwCN9aqE</latexit>

e quindi: dA
<latexit sha1_base64="S07MZZ7emvuEPQXIQjBXpG0H04Y=">AAAB9HicbVC7TsNAEFyHVwivACXNiQiJKrIhCMogGsqAyENKouh82YRTzg/drSNFVv6AFio6RMv/UPAv2MYFJEw1mtnVzo4bKmnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZINICmyJQge643KCSPjZJksJOqJF7rsK2O7lJ/fYUtZGB/0CzEPseH/tyJAWnRLofXg/KFbtqZ2DLxMlJBXI0BuWv3jAQkYc+CcWN6Tp2SP2Ya5JC4bzUiwyGXEz4GLsJ9bmHph9nSefsJDKcAhaiZlKxTMTfGzH3jJl5bjLpcXo0i14q/ud1Ixpd9WPphxGhL9JDJBVmh4zQMqkA2VBqJOJpcmTSZ4JrToRaMi5EIkZJJ6WkD2fx+2XSOqs659WLu1qlXsubKcIRHMMpOHAJdbiFBjRBwAie4BlerKn1ar1Z7z+jBSvfOYQ/sD6+AfANkbE=</latexit>
dA
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s✓ ◆ r
@p p p
a= = = RT
@⇢ s ⇢
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4
Ugello convergente-divergente

Roberto Pacciani

2/11/2020
Onda retta

Contorni a colori ed
isolinee di pressione
statica

2
Ugello sovraespanso

Caso “g”: p2 /p01 = 0.35


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Onde oblique

Caso “h”: p2 /p01 = 0.18


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3
Ugello sovraespanso

1.2

1 Caso “h”: p2 /p01 = 0.18


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0.8
p/p01

0.6

0.4

0.2

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
x/L 4

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