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Scuola di Ingegneria
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UNIVERSITÀ DI FIRENZE
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• Fluidodinamica di base
• Fluidodinamica sperimentale
• Fluidodinamica computazione
Questo corso, limitato alla fluidodinamica di base, fornisce i primi fondamenti
della materia
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Sistemi continui
! Sistema continuo: Regione dello spazio al- ! Il reciproco della densita’ e’ detto volume
l’interno del quale le proprieta’ fisiche variano specifico: v = 1/ρ
con continuita’ da punto a punto:
δm
φ = φ(t, x, y, z) (1)
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! Forze di volume: Distribuite con continuita’ ! Noti i campi di forza di volume e di superficie,
nel volume V occupato dal sistema: per le risultanti si ha:
! !
B= bdV , F = f dA (6)
δB
dB = bdV , b = lim (3) V A
δV →0 δV
! b: campo di forza di volume
V
! Per unita’ di massa:
δB
dB = gdm , g = lim (4)
δm→0 δm
! risulta evidentemente: b = ρg δB
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δFn δFt
σ = lim , τ = lim (8)
δAn →0 δAn δAn →0 δAn
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! Fissato un sistema di riferimento cartesiano ! Analoghe espressioni per gli sforzi normali e
O(x, y, z), consideriamo un elemento di area tangenziali relativi agli assi y e z
normale all’asse x, δAx :
δFxx
σxx = lim (9)
δAx →0 δAx
δFxy
τxy = lim (10)
δAx →0 δAx
δFxz
τxz = lim (11)
δAx →0 δAx
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! Esse rappresentano le componenti di un tensore doppio del secondo ordine detto tensore degli
sforzi:
σxx τxy τxz
τij = τyx σyy τyz
(13)
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! Le forze di superficie sono quelle associate agli sforzi agenti sulle facce laterali (dAx = dydz , dAy =
dxdz , dAz = dydz )
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In direzione x:
( ) ( )
∂σxx dx ∂σxx dx
dFx = σxx + dAx − σxx − dAx + (15)
∂x 2 ∂x 2
( ) ( )
∂τyx dy ∂τyx dy
+ τyx + dAy − τyx − dAy + (16)
∂y 2 ∂x 2
( ) ( )
∂τzx dz ∂τxx dz
+ τzx + dAz − τzx − dAz (17)
∂z 2 ∂z 2
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( )
∂σxx ∂τyx ∂τzx
dFx = + + dxdydz (18)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τxy ∂σyy ∂τzy
dFy = + + dxdydz (19)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τzx ∂τzy ∂σzz
dFz = + + dxdydz (20)
∂x ∂y ∂z
! Per la risultante dR = dB + dF si ha:
( )
∂σxx ∂τyx ∂τzx
dRx = ρgx + + + dxdydz (21)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τxy ∂σyy ∂τzy
dRy = ρgy + + + dxdydz (22)
∂x ∂y ∂z
( )
∂τzx ∂τzy ∂σzz
dRz = ρgz + + + dxdydz (23)
∂x ∂y ∂z
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A
!
Fi = τij nj dA (24)
A∗
! La risultante su V ∗ , in componenti, risulta:
! ( )
! Per il teorema della divergenza e’ possibile ∂τij
Ri = Bi +Fi = ρgi + dV (26)
trasformare tale integrale di superficie in un V ∗ ∂x j
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Definizione di fluido
! Si dice fluido un continuo materiale che in condizioni di equilibrio presenta soltanto sforzi normali
aventi carattere di compressione
! Tale definizione e’ del tutto equivalente alla seguente: si dice fluido un continuo materiale che si
deforma con continuita’ sotto l’azione di sforzi tangenziali
! La definizione data comporta che in ogni punto di un fluido in equilibrio il tensore degli sforzi e’
diagonale.
! In piu’ gli sforzi normali sotto tutti uguali fra loro (principio di Pascal) e pertanto il tensore degli
sforzi puo’ essere scritto come:
con p scalare positivo. δij e’ il cosiddetto tensore di Kronecker, corrispondente alla matrice identita’ I
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Definizione di fluido
! Infatti, dalla definizione si deduce che lo sforzo relativo ad una generica giacitura di normale nj
puo’ essere scritto come:
da cui: σjj = −p
! Lo scalare positivo p e’ detto pressione ed ha le dimensioni di uno sforzo, ovvero forza per unita’
di superfice:
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! In un fluido soggetto alla sola forza peso l’ele- ! Le relazioni sforzo-velocita’ di deformazione so-
mento in figura non risulterebbe in equilibrio per no fondamentali per la caratterizzazione dei
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! Suponiamo che la lastra inferiore sia ferma mentre quella superiore si muova a velocita’ costante δu sotto l’azione
dela forza applicata δFx
δFx
τyx = lim (31)
δAy →0 δAy
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! Quindi:
δα δu
= (35)
δt δy
! E in definitiva, la deformazione angolare subita dall’elemento fluido soggetto allo sforzo di taglio τyx e’ data da:
du
γ̇yx = (36)
dy
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! La grande maggioranza dei fluidi tecnicamente interessanti sono newtoniani (es.: acqua, benzina,
glicerina, alcool, aria, gas di combustione etc..)
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! Una prima classificazione puo’ essere effettuata distinguendo i casi in cui µ dipende o non dipende dal tempo
! Nel caso indipendente dal tempo la relazione sforzo-deformazione puo’, a fini ingegneristici, essere adeguatamente
rappresentata da una legge di potenza del tipo (n: indice di comportamento, k : indice di consistenza):
( )n
du
τyx = k (40)
dy
! Si puo’ anche scrivere:
du
τyx = η (41)
dy
! dove: . .n−1
. du .
η = k .. .. (42)
dy
! e’ la viscosita’ apparente
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! Tutti fluidi reali possiedono una viscosita’ non nulla. Esi- ticolare, se la parete e’ fissa, il flusso avra’ velocita’ nulla
ste tuttavia una vasta classe di problemi di interesse in tutti i punti di contatto con questa.
ingegneristico in cui il trascurare gli effetti della visco-
sita’ semplifica di molto lo studio e allo stesso tempo
V
conduce a risultati significativi.
! E’ un fatto sperimentale che i fluidi reali aderiscono alle ! Trascurare la viscosita’ del flusso comporta la perdita di
pareti solide con cui vengono in contatto tale condizione. Un fluido non viscoso puo’ scorrere li-
! Tale comportamento, legato alla viscosita’, fa si che in beramente su una superficie solida, con vettore velocita’
corrispondenza di pareti solide il flusso abbia la stessa tangente alla parete e di modulo arbitrario dipendente
velocita’ della parete (condizione di aderenza). In par- solo dalle condizioni di moto del fluido stesso.
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! Nei flussi di fluidi incomprimibili le variazioni pressione sono legate alle variazioni di velocita’ ma
non alle variazioni di densita’
! Il contenuto termico di un fluido in moto e’ legato al campo di temperatura secondo le leggi della
termodinamica
! In base a tai leggi, parte dell’energia cinetica del flusso puo’ venir convertita in calore influenzando
il campo di temperatura
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! Se le velocita’ sono piccole tale trasformazione ha effetto trascurabile sul campo di temperatura e
di conseguenza sulla densita’
! Un conveniente termine di confronto per la velocita’ puo’ essere dedotto proprio dal modulo di
comprimibilita’ introducendo la velocita’ caratteristica:
/ /
E dp
a= = (45)
ρ dρ
! Si puo’ dimostrare che il termine a rappresenta la velocita’ con cui piccole variazioni di pressione
si propagano nel campo di moto considerato, ovvero la cosiddetta velocita’ del suono
! Il rapporto fra l’energia cinetica locale del flusso e la sua energia termica risulta uguale al rapporto
fra la velocita’ locale del flusso stesso v e la velocita’ del suono a nel punto considerato, cioe’ il
cosiddetto numero di Mach:
v
M= (46)
a
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Ovvero:
∂σxx ∂τyx ∂τzx
dRx = ρgx + + + dxdydz (2)
∂x ∂y ∂z
∂τxy ∂σyy ∂τzy
dRy = ρgy + + + dxdydz (3)
∂x ∂y ∂z
∂τzx ∂τzy ∂σzz
dRz = ρgz + + + dxdydz (4)
∂x ∂y ∂z
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➢ Per essere integrata necessita di essere accoppiata alle opportune condizioni al contorno. Queste
corrispondono ad assegnare la pressione sulla superficie libera del fluido.
➢ Se l’unica forza di volume agente e’ la gravita’, assumendo l’asse z del riferimento verticale
ascendente si ha:
gx = gy = 0 , gz = −g (13)
∂p ∂p dp ∂p
= =0 , = = −ρg (14)
∂x ∂y dz ∂z
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Idrostatica
p − p0 = −ρg(z − z0 ) (17)
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➢ La (24) corrisponde a 3 equazioni scalari che forniscono ciascuna delle coordinate del punto di
applicazione della forza R
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Superfici piane
R
➢ L’espressione della risultante e’ identica alla (20): R = − A
pndA =
➢ Utilizzando la legge di Stevino: p = p0 + ρgh, per la planarita’ della superficie considerata
Z Z Z
R = − (p0 + ρgh)dA = −p0A − ρghdA = −p0 A − ρgy sin θdA = (25)
A A A
Z
= −p0 A − ρg sin θ ydA (26)
A
R
➢ Introducendo le coordinate del baricentro C dell’area A: A
ydA = yC A
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Superfici piane
➢ Con riferimento allo schema in figura, dall’equilibrio dei momenti risulta, per le coordinate del punto
di applicazione:
Z Z
(Xi + Y j) × (−Rk) = (Xj − Y i) R = −p (xi + yj) × kdA = p (xj − yi) dA
A A
(28)
➢ Da cui:
Z Z
X ·R = xpdA , Y · R = ypdA (29)
A A
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Superfici piane
➢ ricordando la definizione di momento centrifugo della superficie A rispetto agli assi x e y : Ixy =
R
A
xydA e sfruttando il teorema di Huygens e Steiner per introdurre il momento rispetto agli assi
baricentrici x̂ e ŷ : Ixy = Ix̂ŷ + xC yC A:
ρg sin θIx̂ŷ
X = xC + (31)
R
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Superfici piane
➢ Per quanto riguarda la coordinata Y del punto di applicazione, procedendo in maniera del tutto
analoga si ottiene:
ρg sin θIx̂x̂
Y = yC + (32)
R
dove Ixx e’ il omento di inerzia della superficie A rispetto all’asse x e Ix̂x̂ il corrispondente
momento baricentrico
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➢ La forza esercitata dal fluido sul corpo solido e’ data al solito dalla risultante delle azioni di pressione:
Z
F=− pndA (33)
A
➢ Confrontiamo i due sistemi in figura. Nella figura di destra, il volume fluido V , racchiuso da una superficie A identica
a quella esterna del solido, si trova in condizioni di equilibrio. La risultante delle pressioni risultera’ quindi uguale al
peso del fluido contenuto in V
Z
F = Gℓ = ρℓ gdV (34)
V
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➢ Tale forza e’ evidentemente la stessa che agisce sul corpo solido. Si e’ cosi’ dimostrato il risultato noto come teorema
di Archimede: Un corpo immerso in un fluido risulta soggetto ad una forza verticale ascendente di intensita’ pari al
peso del liquido spostato (spinta di Archimede)
➢ Tale forza risulta applicata nel baricentro del volume immerso (centro di spinta).
➢ Il corpo risultera’ in equilibrio se:
Z Z
F = Gℓ = ρℓ gdV = Gs = ρs gdV , ρℓ = ρs (35)
V V
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Galleggiamento
➢ In generale:
• Se ρs > ρℓ , il peso del corpo e’ maggiore della spinta di Archimede. La risultante e’ diretta in
senso discendente: il corpo affonda fino a toccare il fondo del recipiente contenente il liquido
• Se ρs < ρℓ , il peso del corpo e’ minore della spinta di Archimede. La risultante e’ diretta in
senso ascendente: il corpo sale fino restare in equilibrio, immerso solo per una parte Vi del suo
volume tale che il suo peso sia equilibrato da quello del liquido spostato:
Z Z
ρℓ gdV = ρs gdV (36)
Vi V
(condizione di galleggiamento)
• Se le densita’ sono costanti:
Vi ρs
ρℓ gVi = ρs gV , = (37)
V ρℓ
• La (37) e’ detta equazione del galleggiamento
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Stabilita’ di galleggiamento
➢ In generale, affinche’ un corpo immerso si trovi in equilibrio devono verificarsi le sequenti circo-
stanze:
• Il peso del fluido spostato eguagli quello del corpo (forza risultante nulla)
• Il centro di spinta e il baricentro si trovino sulla stessa verticale (momento risultante nullo)
➢ La configurazione di equilibrio del sistema potra’ essere stabile, indifferente o instabile se ogni
piccola variazione della configurazione :
• provoca una situazione di moto che tende a riportare il sistema nella configurazione originale
• porta ad un’altra configurazione di equilibrio
• allontana la configurazione del sistema indefinitamente da quella originale
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Stabilita’ di galleggiamento
➢ La forza peso G resta applicata nel baricentro O, immutata nel modulo e nel verso ma inclinata di δα rispetto alla
direzione verticale della configurazione originale (retta s∗ )
➢ La spinta F immutata anch’essa in modulo ed in verso risultera’ inclinata di δα rispetto alla verticale originale, ma il
suo punto di applicazione si spostera’ dal baricentro S ∗ della parte sommersa originale al baricentro S della nuova
parte sommersa.
➢ Tracciando per S la nuova verticale s perpendicolare alla nuova linea di galleggiamento ℓ, questa incontra la verticale
originale S ∗ nel punto M (detto metacentro)
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Stabilita’ di galleggiamento
➢ E’ altresi’ evidente che la posizione del metacentro dipende dalla forma geometrica del corpo e in particolare dal suo
rapporto base/altezza
➢ Quanto maggiore infatti e’ la base rispetto all’altezza tanto maggiore sara’ lo spostamento del punto S verso destra e
verso l’alto con maggiore possibilita’ da parte della retta s di intercettare la verticale originale s∗ al di sopra del punto
O.
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Stabilita’ di galleggiamento
instabile
➢ Al fine contrastare questa tendenza si puo’ aumentare il peso del corpo nella zona del fondo della parte immersa
➢ Cosi’ facendo si puo’ abbassare la quota dell baricentro O al di sotto di quella del metacentro M ottenendo di nuovo
una configurazione stabile
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x = ξ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) (47)
z C* C
y = η(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) (48) C0
z = ζ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t) (49) y
dx dy dz
! Per le velocita’ degli elementi fluidi si ha ovviamente: vx = dt , vy = dt , vz = dt e analogamente per le
accelerazioni.
! Adottando questo punto di vista l’osservatore fissa la sua attenzione su ciascun elemento fluido e valuta le variazioni
delle varie quantita’ lungo la sua traiettoria. Per una generica quantita’ φ si avra’ quindi: φ = φ(x∗ , y ∗ , z ∗ , t)
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x∗ = ξ ∗ (x, y, z, t) (50)
z C* C
y∗ = η ∗ (x, y, z, t) (51) C0
z∗ = ζ ∗ (x, y, z, t) (52) y
! In tale rappresentazione del moto l’osservatore fissa la propria attenzione su un generico punto dello spazio e valuta
ad ogni istante t i valori delle varie quantita’ associate agli elementi fluidi che si avvicendano in quella posizione.
Effettuando idealmente tali osservazioni per tutti i punti di una prefissata regione dello spazio si perviene ad una
descrizione completa del moto in tale regione
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complessita’ intollerabile! x
! Per lo studio della meccanica dei fluidi si utilizza solo ed esclusivamente la rappresentazione euleriana
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dφ ∂φ ∂φ dx ∂φ dy ∂φ dz
= + + + (53)
dt ∂t ∂x dt ∂y dt ∂z dt
dφ ∂φ ∂φ ∂φ ∂φ
= + vx + vy + vz (54)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
dφ ∂φ
= + v · ∇φ (55)
dt ∂t
! Il primo membro, nello spirito della rappresentazione lagrangiana, rappresenta la variazione istan-
tanea di φ lungo la traiettoria dell’elemento fluido
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dφ ∂φ
= + v · ∇φ (56)
dt ∂t
! Il termine a secondo membro e’ interpretabile come variazione istantanea di φ dal punto di vista della rappresentazione
euleriana e consta della somma di due termini:
∂φ
• Un termine locale, ∂t , che rappresenta la variazione istantanea di φ nel punto considerato dovuta all’eventuale
dipendenza esplicita di φ dal tempo
• Il termine v · ∇φ, detto termine convettivo, che rappresenta la variazione istantanea di φ dovuta al fatto che
l’elemento fluido viene trasportato lungo la sua traiettoria in un campo in cui φ e’ disuniforme.
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! La relazione fra sistema lagrangiano e euleriano sancita dalla (27) vale sia per grandezze scalari
che vettoriali. Ad esempio per il vettore velocita’:
dv ∂v
= + (v · ∇)v (58)
dt ∂t
∂ ∂ ∂
dove l’operatore v · ∇ = vx ∂x + vy ∂y + vz ∂z deve pensarsi applicato a ciascuna componente
del vettore v:
dvx ∂vx ∂vx ∂vx ∂vx
= + vx + vy + vz (59)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
dvy ∂vy ∂vy ∂vy ∂vy
= + vx + vy + vz (60)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
dvz ∂vz ∂vz ∂vz ∂vz
= + vx + vy + vz (61)
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
∂v
! Il termine ∂t
e’ detto accelerazione locale, mentre il termine (v · ∇)v e’ detto accelerazione
convettiva
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Visualizzazioni di flusso
! Nello studio dei problemi di meccanica dei fluidi risulta spesso utile ottenere delle visualizzazioni
del flusso
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Visualizzazioni di flusso
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Visualizzazioni di flusso
! E’ immediato dedurre come, nel caso di flusso un tubo di flusso. Per i campi di moto stazio-
stazionario, tali famiglie di linee vengano tutte nari i tubi di flusso si comportano come come
a coincidere. condotti a pareti impermeabili.
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! Le equazioni fondamentali per lo studio del ! In questo caso risulta conveniente applicare
moto dei fluidi derivano dall’applicazione delle le leggi fondamentali ad una regione finita del
leggi della meccanica e della termodinamica campo di moto. Questo approccio e’ noto
! Nei problemi tecnici che coinvolgono la mecca- come metodo del volume di controllo
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Equazioni di base
! Conservazione della massa
! Secondo principio della dinamica
! Equazione del momento angolare
! Primo principio della termodinamica (conservazione dell’energia)
! Secondo principio della termodinamica
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Equazioni di base
Conservazione della massa
! Un generico continuo materiale in moto potra’ in generale variare la propria configurazione ed il proprio volume, ma la
sua massa: !
M= ρdV (1)
V (t)
rimarra’ costante nel tempo:
dM
=0 (2)
dt
Secondo principio della dinamica
! La seconda legge della dinamica afferma che, per un sistema in moto in un riferimento inerziale, la risultante delle
forze eguaglia la derivata rispetto al tempo della quantita’ di moto:
!
dQ
=F , Q= ρvdV (3)
dt V (t)
! la risultante F sara’ la somma della risultante delle forze di volume, di quelle di superficie e di eventuali forze esterne
Rn applicate al sistema: ! ! "
F= ρgdV + f dA + Rn (4)
V (t) A(t) n
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Equazioni di base
Equazione del momento angolare
! La derivata rispetto al tempo del momento angolare del piu’ il momento risultante di eventuali forze esterne:
sistema eguaglia il momento risultante delle forze agenti ! ! "
sul sistema: T= r × ρgdV + rs × f dA + rn × Rn
V (t) A(t) n
! Se: (7)
!
H= ρr × vdV (5)
V (t)
e’ il momento angolare del sistema potremo allora
scrivere che:
dH
=T (6)
dt
Il momento risultante T sara’ in generale la somma del mo-
mento risultante delle forze di volume, di quelle di superficie
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Equazioni di base
Primo principio della termodinamica
! Formulazione del principio di conservazione dell’energia che tiene conto di scambi di potenza meccanica Ẇ e termica
Q̇ con l’esterno. La somma algebrica di tali contributi eguaglia la variazione di energia totale del sistema:
v2
E = U +M + M gz (8)
2
con u energia interna.
dE
= Q̇ + Ẇ (9)
dt
! La potenza meccanica Ẇ sara’ in generale la somma del lavoro delle forze di volume per unita’ di tempo, di quello
delle forze di superficie piu’ eventuali altri contributi di potenza W˙ ∗ scambiati dal sistema con l’esterno:
! !
Ẇ = ρg · vdV + f · vdA + W˙ ∗ (10)
V (t) A(t)
dS Q̇
≥ (11)
dt T
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! L’obiettivo e’ quello di esprimerle per un volume prefissato del campo di moto e quindi dal punto di
vista della rappresentazione spaziale o euleriana
! Abbiamo visto come, con riferimento ad una certa grandezza η associata al campo di moto, sia
possibile passare puntualmente dalla rappresentazione lagrangiana delle sue variazioni a quella
euleriana tramite la:
dη ∂η
= + v · ∇η (12)
dt ∂t
! Si vuole trovare una relazione analoga alla (12) valida non piu’ puntualmente, ma per un volume
finito
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% %
∂x
$ %% ∂x ∂y ∂z %
∂x∗ ∂x∗ %
# ∗
∂xi %
∂x ∂y ∂z %
%
J = det = %% ∂y (14)
∂x∗j ∗ ∂y ∗ ∂y %
∗
∂y
% ∂x ∂z %
%
% ∗
∂z ∂z ∗ ∂z ∗
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! A partire dalla configurazione di riferimento V ∗ consi- ! passando al limite per δt → 0, ed utilizzando il teorema
deriamo la variazione di volume δV del sistema in un della divergenza:
prefissato intervallo di tempo δt ! !
dV dV
= v · ndA, = ∇ · vdV (16)
! La variazione di volume e’ determinata dagli spo- dt A dt V
stamenti dei punti della superficie del sistema nella
! D’altra parte il contributo alla variazione di volume dato
direzione normale alla superficie stessa:
! ! da ciascun elemento e’ esprimibile tramite il determi-
δV = δ' · ndA = δt v · ndA (15) nante jacobiano: dV = JdV ∗ e quindi, tenuto conto
A A
che V ∗ e’ prefissato e non varia nel tempo, per il primo
δl n e secondo membro della (16) si ottiene rispettivamente:
! ! !
δlt δln dV d d dJ
= dV = JdV =∗
dV ∗
dt dt V dt V ∗ V ∗ dt
(17)
! !
V ∇ · vdV = ∇ · vJdV ∗ (18)
V V∗
V*
Infine:
! & '
dJ dJ
− J∇ · v dV ∗ = 0, = J∇ · v (19)
V∗ dt dt
Pag. 9
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! E’ interessante osservare che, se il volume del sistema non varia nel tempo (condizione di incom-
primibilita’):
dJ
J =1 → =0 → ∇·v =0 (21)
dt
! Nei flussi incomprimibili il campo vettoriale della velocita’ ha divergenza nulla.
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! Si dicono estensive quelle proprieta’che dipendono dalla massa del sistema a cui ci si riferisce
! Una generica proprieta’ intensiva η rappresenta la corrispondente proprieta’ estensiva N riferita all’u-
nita’ di massa: ! !
N= ηdm = ρηdV (1)
M V
! Le equazioni di conservazione per il generico sistema continuo sono, come visto, scritte in termini di
grandezze estensive e risulta:
N =M → η=1 (2)
N =Q → η=V (3)
N =H → η = r×V (4)
N =E → η=e (5)
N =S → η=s (6)
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" #
d (ρη)
!
dN dJ
= J + ρη dV ∗ (1)
dt V∗ dt dt
! " #
d (ρη)
= + ρη∇ · v JdV ∗
V∗ dt
! " #
d (ρη)
= + ρη∇ · v dV
V dt
! utilizzando la (12):
! " # ! " # ! " #
d (ρη) ∂ (ρη) ∂ (ρη)
+ ρη∇ · v dV = + v · ∇ρη + ρη∇ · v dV = + ∇ · (ρηv) dV
V dt V ∂t V ∂t
e ricordando che all’istante considerato CV
≡V
! " # ! " #
dN ∂ (ρη) ∂ (ρη)
= + ∇ · (ρηv) dV = + ∇ · (ρηv) dV
dt V ∂t CV ∂t
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! esprime la relazione tra la derivata totale di una proprieta’ estensiva N associata ad un volume fluido con il rateo di
variazione di tale proprieta’ nel volume di controllo all’istante in cui volume fluido e volume di controllo coincidono
! Il primo membro esprime la derivata totale della proprieta’ estensiva riferita all’intero volume fluido all’istante conside-
rato (nello spirito quindi della rappresentazione lagrangiana del moto di detto volume)
! I termini a secondo membro contribuiscono alla variazione di tale grandezza nel volume di controllo assunto fisso nel
sistema di riferimento dell’osservatore (nello spirito quindi della rappresentazione lagrangiana)
• il termine: !
∂
ρηdV (37)
∂t CV
rappresenta la variazione locale istantanea di N nel volume di controllo
• il termine: !
ρηv · ndA (38)
CS
rappresenta il flusso totale di N attraverso la superficie di controllo
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! Da tali due relazioni si perviene all’equazione di conservazione della massa scritta per un volume
di controllo:
! !
∂
ρdV + ρv · ndA = 0 (41)
∂t CV CS
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! A tale termine contribuisce con segno positivo la frazione CS + della superficie di controllo in cui
il versore normale (assunta con verso uscente) risulta concorde con il vettore velocita’ per cui:
vn = v · n > 0, mentre contribuisce con segno negativo la frazione CS − in cui la normale ha
verso opposto a quello della velocita’: vn = v · n < 0. Le frazioni di CS che risultano tangenti al
vettore velocita’ non danno invece alcun contributo.
! Si giustifica cosi’ il fatto fisico per cui la massa all’interno del volume di controllo aumenta se
la massa che vi entra nell’unita’ di tempo supera quella uscente e viceversa. Se i due flussi si
eguagliano non si verifica variazione istantanea di massa nel volume di controllo
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! si ha ∂ρ
= 0 e, se CV non varia nel tempo: Ricordando la definizione di portata massica:
∂t
! ! ! !
∂ ∂ρ ṁ = ρv·ndA = ρv·ndA = costante
ρdV = dV = 0 A1 A2
∂t CV CV ∂t
(44)
essa risulta indipendente dalla sezione, ovvero
!
ρv · ndA = 0 (43)
CS si conserva attraverso il condotto
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! Da tali due relazioni si perviene all’equazione della quantita’ di moto scritta per un volume di
controllo:
! !
∂
ρvdV + ρv (v · n) dA = B + F (50)
∂t CV CS
! dove B e F sono rispettivamente le risultanti delle forze di volume e di superficie agenti sul volume
di controllo coincidente, al tempo attuale, con il volume fluido considerato
! !
B= ρgdV = ρgdV (51)
V CV
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! Se il volume di controllo non e’ fisso, ma si muove di moto rigido stazionario rispetto ad un sistema di riferimento
inerziale, l’equazione della quantita’ di moto mantiene formalmente la stessa scrittura purche’:
• Alla velocita’ assoluta v del fluido (quella nel riferimento inerziale) si sostituisca la w relativa al sistema di riferimento
solidale al volume di controllo. Detta u la velocitá di quest’ultimo:
w =v−u (53)
• Si tenga conto, fra le forze esterne agenti sul volume di controllo, anche delle forze di inerzia di risultante:
!
I= ρ [aO + ω × (ω × r) + 2ω × w] dV (54)
CV
dove aO e’ l’accelerazione dell’origine del sistema di riferimento solidale e ω la sua velocita’ angolare
• Si ottiene:
! !
∂
ρwdV + ρw (w · n) dA = B + F − I (55)
∂t CV CS
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ad esso concorrono in generale sia la pressio- tore velocita’ allora a detto termine contribui-
ne sia gli sforzi di taglio. Esso tuttavia puo’ ranno soltanto gli sforzi normali. Il contributo
talvolta essere semplificato con un’opportuna preponderante agli sforzi normali e’ dato dal-
scelta della superficie di controllo. la pressione e allora, con riferimento a tale
sezione, non si introdurra’ un errore rilevante
assumendo:
p
! !
Σ
FΣ = τ ndA = − pndA (57)
Σ Σ
CS
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1 e
! Se assumiamo pressione uniforme nelle sezioni (
2
(
Fx = p1 A1 − p2 A2 + X (64)
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! Da tali due relazioni si perviene all’equazione della quantita’ di moto scritta per un volume di
controllo:
! !
∂
ρr × vdV + ρr × v (v · n) dA = T (70)
∂t CV CS
! dove T e’ il momento risultante delle forze agenti sul volume di controllo coincidente, al tempo
attuale, con il volume fluido considerato
! ! "
T= r × ρgdV + rs × f dA + rn × Rn (71)
CV CS n
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dove r e’ il vettore posizione dei punti del volume di controllo rispetto al sistema di riferimento
solidale
• Si ottiene:
! !
∂
ρr × wdV + ρr × w (w · n) dA = T − J (73)
∂t CV CS
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dE
= Q̇ + Ẇ (74)
dt
! Per esprimere tale risultato per un volume di controllo supposto inerziale e coincidente ad un certo
istante col volume fluido considerato, applichiamo il teorema del trasporto di Reynolds ricordando
che, in questo caso: N∼
=E, η∼ = e. Si ottiene:
! !
dE ∂
= ρedV + ρe (v · n) dA (75)
dt ∂t CV CS
! Da tali due relazioni si perviene all’equazione del primo principio della termodinamica (nota breve-
mente come equazione dell’energia) scritta per un volume di controllo:
! !
dE ∂
= ρedV + ρe (v · n) dA = Q̇ + Ẇ (76)
dt ∂t CV CS
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! Il contributo di potenza associato alle forze di superficie e’ in generale dovuto al lavoro degli sforzi:
!
τ n · vdA (78)
CS
! Conviene in generale distinguere fra il contributo della pressione e quello degli sforzi di taglio:
τ = −pI + τ̂ (79)
! ! !
τ n · vdA = − pn · vdA + τ̂ n · vdA (80)
CS CS CS
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! Conviene distinguere fra i contributi a tale termine da parte di porzioni della superficie di controllo
appartenenti a pareti solide As e di porzioni corrispondenti a sezioni di ingresso o uscita del flusso
dal volume di controllo (porte) Ap
! Anche il contributo relativo alle porte puo’ essere reso nullo attraverso una opportuna scelta della
superficie di controllo. Infatti se le superfici Ap sono scelte normali al vettore velocita’ allora il
vettore τ̂ n, che giace sulla superficie stessa, risulta anch’esso normale al vettore velocita’ e quindi
τ̂ n · v = 0
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➢ Le equazioni del moto dei fluidi in forma diffe- moto su un volumetto elementare
renziale rappresentano l’unico strumento pos-
sibile per avere una descrizione puntuale del
campo di moto stesso
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➢ L’integrale di flusso puo’ essere trasformato in un integrale esteso al volume di controllo tramite il teorema della
divergenza:
Z Z
ρv · ndA = ∇ · (ρv)dV (2)
A∗ V ∗
➢ Si ottiene cosi’: Z
∂ρ
+ ∇ · (ρv) dV = 0 (3)
V∗ ∂t
➢ e per l’arbitrarieta’ di V ∗ :
∂ρ
+ ∇ · (ρv) = 0 (4)
∂t
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➢ Ricordando che la variazione di volume di un continuo durante il suo moto e’ espressa da:
Z Z Z Z
dV d d dJ
= dV = JdV ∗ = dV ∗ = ∇ · vJdV ∗ (7)
dt dt V dt V ∗ V ∗ dt V∗
dove J e’ lo jacobiano della trasformazione delle coordinate dei punti del sistema da una configu-
razione di riferimento C ∗ a quella attuale, nel caso incomprimibile risulta:
dV
=0 (8)
dt
ovvero il volume del sistema non varia durante il moto il che rappresenta un altro modo di esprimere
la condizione di incomprimibilita’
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Funzione di corrente
➢ Consideriamo un caso di flusso bidimensionale e incomprimibile
➢ L’equazione di continuita’:
∂vx ∂vy
+ =0 (9)
∂x ∂y
rappresenta la condizione di esistenza di una funzione ψ = ψ(x, y, z, t) (detta funzione di corrente) tale che:
∂ψ ∂ψ
vx = ; vy = − (10)
∂y ∂x
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Funzione di corrente
➢ Daltra parte:
∂ψ ∂ψ
dψ = dx + dy (14)
∂x ∂y
e quindi, lungo una linea di corrente: dψ = 0. La
funzione di corrente si mantiene costante lungo una li-
nea di corrente. Una volta che ψ sia nota, risulta quin-
di semplice tracciare le linee di corrente come linee
ψ = costante Z Z
➢ La portata volumetrica fluente fra due linee di corrente e’ Q̇ = v · ndy = v · ndx (15)
AB BC
indipendente dalla sezione in cui viene valutata poiche’
y2 y2
le linee di corrente sono impermeabili al flusso
Z Z
∂ψ
Q̇ = udy = dy (16)
y1 y1 ∂y
➢ La portata volumetrica fluente fra due linee di corrente e’ Z x2 Z x2
data dalla differenza dei valori della funzione di corrente ∂ψ
= vdx = − dx (17)
ad esse associati x1 x1 ∂x
= ψ2 − ψ1 (18)
Pag. 5
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➢ Gli integrali di flusso possono al solito essere trasformati in integrali di superficie attraverso il teorema della divergenza:
Z Z
ρv (v · n) dA = ∇ · (ρv ⊗ v) dV (20)
A∗ V∗
Z Z
τ ndA = ∇ · τ dV (21)
A∗ V∗
➢ Nell’ultimo termine conviene distinguere fra il contributo della pressione e quello degli sforzi normali e tangenziali di
natura viscosa. Posto: τ = −pI + τ̂ , si ottiene:
Z
∂ρv
+ ∇ · ρv ⊗ v + pI − τ̂ − ρg dV = 0 (22)
V∗ ∂t
➢ Data l’arbitrarieta’ di V ∗ :
∂ρv
+ ∇ · ρv ⊗ v + pI − τ̂ = ρg (23)
∂t
(equazione della quantita’ di moto in forma differenziale)
Pag. 6
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➢ e, in componenti cartesiane:
∂ρvx ∂ (ρvx2 + p) ∂ρvx vy ∂ρvx vz ∂ τ̂xx ∂ τ̂xy ∂ τ̂xz
+ + + = ρgx + + + (25)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z
∂ρvy ∂ρvx vy ∂ ρvy2 + p ∂ρvy vz ∂ τ̂yx ∂ τ̂yy ∂ τ̂yz
+ + + = ρgy + + + (26)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z
∂ρvz ∂ρvx vz ∂ρvy vz ∂ (ρvz2 + p) ∂ τ̂zx ∂ τ̂zy ∂ τ̂zz
+ + + = ρgz + + + (27)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z
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➢ Per esempio, con riferimento alla componente x, sommando alla (31) moltiplicata per ρ:
∂vx ∂vx ∂vx ∂vx ∂p ∂ τ̂xx ∂ τ̂xy ∂ τ̂xz
ρ + ρvx + ρvy + ρvz = ρgx − + + + (34)
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂x ∂y ∂z
l’equazione di continuita’ moltiplicata per vx :
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Velocita’ di deformazione
➢ Per poter utilizzare l’equazione della quantita’ di moto (25)-(31) e’ necessario fornire le espressioni
degli sforzi
➢ Se ci limitiamo allo studio del moto di fluidi newtoniani, gli sforzi tangenziali risultano proporzionali
alle velocita’ di deformazione
➢ Risulta quindi necessario esprimere in generale le velocita’ di deformazione e a tale scopo occorre
approfondire lo studio del moto di un generico elemento fluido
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Deformazioni lineari
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Deformazioni angolari
➢ In generale:
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la cui matrice rappresentativa ha le velocita’ di dilatazione lineare nelle tre direzioni dello spazio
sulla diagonale principale e la meta’ delle dilatazioni angolari fuori dalla diagonale principale
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➢ Il moto piu’ generale di un elemento fluido e’ quindi dato dalla sovrapposizione di un moto rigido
e di un moto legato alle deformazioni. Nell’intorno di di raggio δℓ di un generico punto O si potra’
allora scrivere:
δv = Ω × δℓ + γ̇δℓ (44)
➢ D’altra parte la velocita’ nell’intorno del punto O puo’ essere anche espressa con uno sviluppo in
serie di Taylor:
δv = ∇vδℓ (45)
dove:
∂vx ∂vx ∂vx
∂x ∂y ∂z
∂vi ∂v ∂vy
∂vy
∇v = = y
∂x (46)
∂xj ∂y ∂z
∂vz ∂vz ∂vz
∂x ∂y ∂z
e’ il tensore gradiente di velocita’
Pag. 14
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Lecomponenti del vettore velocita’ angolare degli elementi fluidi sono allora espresse da: Ωk =
1 ∂vi ∂vj
2 ∂xj
− ∂xi
ovvero:
1 ∂vz ∂vy
Ω = −
x 2 ∂y ∂z
1 ∂vx ∂vz (49)
Ωy = 2 ∂z
− ∂x
1 ∂vy
∂vx
Ωz =
−
2 ∂x ∂y
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∂vi ∂vj
ω = 2Ω = ∇ × v ; ωk = − (51)
∂xj ∂xi
➢ Se il vettore ω non e’ nullo allora gli elementi fluidi sono soggetti a rotazione durante il moto e il
flusso e’ detto vorticoso
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Circolazione e vorticita’
➢ Consideriamo una generica linea chiusa ℓ contenuta interamente nel campo di e sia t il suo versore
tangente . Si definisce circolazione relativa alla curva ℓ:
Z
Γ = v · tdℓ (52)
ℓ
➢ Sia Aℓ una qualsiasi superficie, semplicemente connessa, che si appoggia sulla curva ℓ e che sia
completamente contenuta nel campo di moto. Sia n il suo versore normale. Ricordando il teorema
di Stokes si perviene al seguente importante risultato:
Z Z Z
Γ= v · tdℓ = ∇ × v · ndA = ω · ndA (53)
ℓ Aℓ Aℓ
➢ Tale risultato puo’ essere sintetizzato dicendo che la circolazione relativa ad una curva chiusa
eguaglia il flusso di vorticita’ attraverso una qualsiasi superficie semplicemente connessa che si
appoggia alla curva
Pag. 17
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➢ In componenti cartesiane:
2 ∂vx
τ̂xx = − µ∇ · V + 2µ (55)
3 ∂x
2 ∂vy
τ̂yy = − µ∇ · V + 2µ (56)
3 ∂y
2 ∂vz
τ̂zz = − µ∇ · V + 2µ (57)
3 ∂z
∂vx ∂vy
τ̂xy = τ̂xy = µ + (58)
∂y ∂x
∂vy ∂vz
τ̂yz = τ̂zy = µ + (59)
∂z ∂y
∂vz ∂vx
τ̂zx = τ̂xz = µ + (60)
∂x ∂z
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Equazioni di Navier-Stokes
➢ Accoppiando le relazioni sforzo/velocita’ di deformazione ora introdotte all’equazione della quantita’
di moto si ottengono le cosiddette equazioni di Navier-Stokes:
∂ρvi + ∂ (ρvi vj + pδij − τ̂ij ) = ρgi
∂t ∂xj
τ̂ij = − 2 µ(∇ · v)δij + µ ∂vi + j ∂v
3 ∂xj ∂xi
➢ Tali equazioni rappresentano il piu’ generale strumento fisico/matematico per lo studio del moto
dei fluidi
➢ Da un punto di vista matematico sono equazioni differenziali alle derivate parziali del secondo
ordine
➢ Soluzioni analitiche di tali equazioni sono possibili solo in un limitatissimo numero di casi molto
semplici di interesse marginale da un punto di vista ingegneristico
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µ
dove ν = ρ
e’ la viscosita’ cinematica
∂2 ∂2 ∂2
➢ In notazione vettoriale compatta ed introducendo l’operatore laplaciano ∇2 = ∂x2
+ ∂y2
+ ∂z 2
:
∂v 1
+ (v · ∇)v = g − ∇p + ν∇2 v (62)
∂t ρ
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➢ Lo studio del moto basato su tali equazioni semplificate (equazioni di Eulero) puo’ fornire infor-
mazioni decisamente interessanti da un punto di vista ingegneristico
➢ Supporre nulla la viscosita’ significa supporre identicamente nulli tutti gli sforzi tangenziali cosic-
che’, anche in condizioni di moto, gli elementi fluidi risultano soggetti alla sola pressione:
τ = −pI (1)
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➢ Per ottenere l’equazione della quantita’ di moto basta porre ν = 0 nelle equazioni di Navier-
Stokes. Si ottengono cosi’ le equazioni di Eulero che, per flussi incomprimibili si scrivono:
∂v 1
+ (v · ∇)v = g − ∇p (2)
∂t ρ
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∂vx ∂vx ∂vx ∂vx ∂ p
+ vx + vy + vz = − + gz
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ρ
∂vy ∂vy ∂vy ∂vy ∂ p
+ vx + vy + vz = − + gz
∂t ∂x ∂y ∂z ∂y ρ
∂vz ∂vz ∂vz ∂vz ∂ p
+ vx + vy + vz = − + gz
∂t ∂x ∂y ∂z ∂z ρ
(6)
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➢ L’equazione di Eulero per flusso incomprimi- dove si é supposto che, come di norma acca-
bile, stazionario soggetto alla sola gravitá ed de, il vettore g sia uniforme in tutto il campo di
espressa in coordinate relative alla linea di moto
flusso: #
2
v2
dv ∂ v p !
= s− n = −∇ + gz ∂p
dt ∂s 2 R ρ ∂n #
(12)
"
ha due sole componenti, nelle direzioni sen
$
rispettivamente. Ricordando che:
∂() ∂()
∇() · s = , ∇() · n = (13)
∂s ∂n
in direzione n si ottiene:
1 ∂p ∂z v2
+g = (14)
ρ ∂n ∂n R
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Teorema di Bernoulli
➢ Abbiamo ottenuto l’espressione del teorema di Bernoulli:
v2 p
+ + z = costante lungo una streamline (17)
2g ρg
in termini di quote
• il termine z prende, per evidenti ragioni, il nome di quota geodetica
2
• il termine v2g prende il nome di quota cinetica
p
• il termine ρg prende il nome di quota piezometrica
➢ Possiamo cosi’ enunciare il teorema di Bernoulli come: In un flusso non viscoso, incomprimi-
bile, stazionario la somma delle quote geodetica, cinetica e piezometrica rimane costante
lungo una linea di flusso
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v2 v2
∂v 1 ∂v
+ ∇ − v × ω = − ∇ (p + gz) , + ω × v = −∇ p + ρ + gz (21)
∂t 2 ρ ∂t 2
➢ Il trinomio di Bernoulli e’ costante, non solo lungo una linea di flusso, ma in tutto il campo di moto
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Teorema di Bernoulli
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Teorema di Bernoulli
➢ Ipotesi: v22
p1 + ρgz1 = p2 + ρ + ρgz2 (v1 ≃ 0)
1. Flusso non viscoso 2
(28)
2. Flusso incomprimibile
p1 = p2 = patm , H = z2 − z1 (29)
➢ Fluido evidentemente soggetto alla sola forza p
di gravita’ v2 = 2gH (30)
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Teorema di Bernoulli
H
2,830
➢ pressione in 0 (imbocco del tubo)
!
0 • Per continuita’: v0 = v2 :
p0 + ρgz0 = patm + ρgz2 , p0 = patm − ρgL
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Teorema di Bernoulli
pa
pa
pa
pa
➢ Caratterizzato da: g
• velocita’ diretta come l’asse del getto e uniforme nella ➢ In realta’ il getto e’ interessato da flusso fortemente bi-
sezione
fase (aria/liquido) che porta, ad una certa distanza del-
• pressione uniforme e pari all’atmosferica la bocca di emissione, alla frammentazione del getto
➢ La risultante delle forze di superficie su ciascun stesso
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Teorema di Bernoulli
➢ Ipotesi:
• Si trascurano gli effetti bifase
• Flusso stazionario H
7,804
max
verificate
➢ Osservazioni fisiche: α
• Alla massima altezza la velocita’ e’ diretta
orizzontalmente
v02 v02 cos2 α
• Dato che non agiscono forze orizzontali la ✚a +ρ
p✚
❃ +ρgz0 = ✚a +ρ
p✚
❃ +ρgzmax
2 2
componente x della velocita’ si conserva
zmax − z0 = Hmax
v02 2
v02
Hmax = 1 − cos α = sin2 α
2g 2g
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Pressione totale
➢ Con riferimento ad un generico campo di moto risulta utile poter definire uno stato di riferimento rispetto al quale
valutare le variazioni delle varie grandezze
➢ Il processo ideale che porta il fluido dallo stato considerato a quello in cui vige la pressione totale e’ per ipotesi
stazionario e caratterizzato da sforzi viscosi tutti nulli, per cui, nel caso incomprimibile, possiamo applicare il teorema
di Bernoulli e ottenere:
v02 v2
p0 + ρ = p + ρ (34)
2 2
dove si e’ supposto che il punto 0 fosse alla stessa quota di quello considerato
v2
p0 = p + ρ (35)
2
(espressione della pressione totale per flussi incomprimibili)
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Pressione totale
➢ Dati due punti 1 e 2 appartenenti ad una stessa linea di flusso, nel caso incomprimibile avremo:
v12 v22
p01 = p1 + ρ , p02 = p2 + ρ (36)
2 2
➢ I due valori di pressione totale saranno in generale diversi
➢ Se il flusso oltre che incomprimibile e’ anche non viscoso e stazionario allora vale il teorema di
Bernoulli e risulta:
p01 − p02 = ρg(z2 − z1 ) (37)
e se si puo’ trascurare la differenza di quota: p01 = p02 , ovvero la pressione totale si conserva
lungo la generica streamline
➢ Affinche’ esse risultino uguali occorre aggiungere la condizione di irrotazionalita’ del flusso. In
quest’ultimo caso la pressione totale e’ costante in tutto il campo di moto
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Punti di ristagno
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Punti di ristagno
➢ Nel caso di flusso incomprimibile, non viscoso, streamline di ristagno sara’ diversa da punto a
stazionario, applicando il teorema di Bernoul- punto e diversa dalla pressione di ristagno
li lungo la streamline di ristagno, fra un punto
generico ed il punto di ristagno R
v2
pR = p + ρ (38) p
2 p = p R = p0
v=0
la pressione di ristagno risulta uguale alla v
pressione totale lungo tutta la streamline
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Flussi a potenziale
➢ Consideriamo il caso di flusso non viscoso, incomprimibile, stazionario e irrotazionale ovvero
caratterizzato da vettore vorticita’ identicamente nullo in ogni punto del campo di moto
➢ La condizione di irrotazionalita’:
ω =∇×v =0
puo’ essere interpretata matematicamente come la condizione di esistenza di una funzione ϕ(x, y, z)
(detta potenziale di velocita’) tale che:
v = −∇ϕ (30)
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• La funzione di corrente:
∂ψ ∂ψ
vx = , vy = − (33)
∂y ∂x
• La funzione potenziale di velocita’:
∂ϕ ∂ϕ
vx = − , vy = − (34)
∂x ∂y
➢ Sostituendo la (33) nella condizione di irrotazionalita’:
∂vx ∂vy
− =0 (35)
∂y ∂x
si ottiene:
∇2 ψ = 0 (36)
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➢ Le linee a ϕ = costante sono dette linee equipotenziali. Lungo di esse risulta ovviamente:
∂ϕ ∂ϕ
dϕ = dx + dy = 0 (39)
∂x ∂y
➢ e quindi la pendenza delle equipotenziali e’ pari a:
∂ϕ
dy ∂x vx
= − ∂ϕ =− (40)
dx |ϕ ∂y
vy
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➢ sono due cosiddette equazioni di Laplace per la funzione di corrente e per la funzione potenziale
di velocitá rispettivamente
➢ esse governano il moto dei fluidi nel caso bidimensionale, stazionario, irrotazionale e incomprimi-
bile
➢ si tratta di equazioni differenziali alle derivate parziali del secondo ordine omogenee e lineari
➢ alcune loro soluzioni per flussi piani elementari sono riportate di seguito, dove si fa riferimento a
coordinate cartesiane o polari privilegiando la semplicitá nel descrivere la configurazione del flusso
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➢ Il campo di pressione puo’ essere ottenuto dall’equazione di Bernoulli. Si noti che la suddetta equa-
zione non e’ lineare (in essa compare la velocitá al quadrato). Sarebbe pertanto sbagliato ottenere
il campo di pressione del flusso risultante come somma delle pressioni dei campi sovrapposti.
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• Nel contesto dei flussi non viscosi ciascuna linea di flusso puo’ essere interpretata come una
virtuale superficie solida, dato che essa risulta impermeabile al flusso
• Una qualunque distribuzione di pozzi e sorgenti le cui intensita’ sommano a zero genera linee di
flusso chiuse
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➢ Considerando sezioni via via a valle, una sempre maggiore quantita’ di fluido risultera’ rallentata
a causa degli effetti viscosi. L’effetto della presenza della parete sara’ cosi’ risentito sempre piu’
profondamente in direzione radiale
➢ Considerando la velocita’ media nella sezione V̄ , affinche’ l’ equazione di continuita’ risulti soddi-
sfatta:
1
Z
V̄ = udA = U0 = costante (1)
A A
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➢ Ad una certa distanza dalla sezione di ingresso la zona di influenza degli sforzi viscosi, che
si sviluppa lungo la parete e aumenta progressivamente di spessore nella direzione del flusso,
raggiungera’ l’asse del condotto
➢ A partire da questa distanza il flusso diventa completamente viscoso ed il profilo di velocita’ non
puo’ piu’ cambiare da una sezione all’altra. Il flusso si dice allora completamente sviluppato
➢ La distanza L dalla sezione di ingresso alla quale il flusso diviene completamente sviluppato puo’
essere stimata sulla base della formula:
L ∼ ρV̄ D
= 0.06 (2)
D µ
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∂p 1 d(rτrx )
= = costante (6)
∂x r dr
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➢ Essendo:
du
τrx = µ (8)
dr
➢ Si ottiene infine:
r2
∂p C1
u= + ln r + C2 (9)
4µ ∂x µ
➢ Abbiamo due costanti di integrazione ed una sola condizione al contorno: la condizione di aderen-
za a parete per cui u = 0 per r = R
➢ Pur non conoscendo il valore della velocita’ in corrispondenza dell’asse sappiamo che tale valore
dovra’ essere finito e cio’ comporta che C1 = 0
➢ Si ottiene in definitiva:
2
r 2
R ∂p
u=− 1− (10)
4µ ∂x R
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➢ Essendo:
du
τrx = µ (12)
dr
➢ Si ottiene infine:
r2
∂p C1
u= + ln r + C2 (13)
4µ ∂x µ
➢ Abbiamo due costanti di integrazione ed una sola condizione al contorno: la condizione di aderen-
za a parete per cui u = 0 per r = R
➢ Pur non conoscendo il valore della velocita’ in corrispondenza dell’asse sappiamo che tale valore
dovra’ essere finito e cio’ comporta che C1 = 0
➢ Si ottiene in definitiva:
2
r 2
R ∂p
u=− 1− (14)
4µ ∂x R
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➢ La variazione della pressione lungo il condotto e’ una conseguenza degli effetti di attrito viscoso. Il gradiente di
pressione risulta infatti direttamente proporzionale allo sforzo di taglio a parete
➢ Portata volumetrica:
R
πR4
∂p
Z Z
Q= v · ndA = u · 2πrdr = (16)
A 0 8µ ∂x
∂p ∆p π∆pD 4
essendo: ∂x = costante = L si ha anche: Q= 128µL
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Esperienze di Reynolds
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Esperienze di Reynolds
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Esperienze di Reynolds
➢ Nel tentativo di comprendere la natura di tali fluttuazio- se apprezzabile miscelamento con quelli adiacenti. Si
ni spazio-temporali della velocita’ e come esse insor- parla in questo caso di flusso laminare
gessero, effettuo’ delle misure nella sezione di ingresso
nel condotto osservando come anche in tale sezione il
flusso presentasse delle fluttuazioni nel tempo anche se
meno intense di quelle rilevabili piu’ a valle
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Esperienze di Reynolds
➢ Quando la velocita’ media nel tubo superava un certo oggi noto come numero di Reynolds, dato da:
valore, si osservava che ad una certa distanza dalla se-
ρV̄ D
zione di ingresso le linee di flusso non si mantenevano Re = (20)
µ
piu’ rettilinee, ma, per effetto delle fluttuazioni di veloci-
ta’, iniziavano ad incurvarsi rapidamente nelle tre dire-
zioni dello spazio dando luogo a dei piccoli vortici capa-
ci di promuovere un intenso miscelamento fra elemen-
ti fluidi adiacenti tantoche’ le tracce di inchiostro spari-
vano rapidamente, completamente miscelate nell’intera
massa liquida fluente nel condotto. Si parla in questo
caso di flusso turbolento
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Moto turbolento
➢ I risultati delle esperienze di Reynolds, cosi’ come quelli di numerose altre osservazioni effettuate su svariate configu-
razioni di flusso, possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
• Un flusso reale e’ sempre caratterizzato da fluttuazioni spazio-temporali delle sue proprieta’. Se le fluttuazioni sono
piccole rispetto ad un opportuno valor medio ed il numero di Reynolds e’ inferiore ad un certo valore di soglia
(Reynolds critico), esse vengono rapidamente smorzate dalla viscosita’. Il flusso si mantiene laminare e per il
condotto cilindrico il profilo di velocita’ e’ quello parabolico dato dalle equazioni di Navier-Stokes stazionarie.
• Il passaggio (noto come transizione) dal regime laminare a quello turbolento e’ il risultato di una situazione di
instabilita’ del flusso viscoso che si manifesta quando il numero di Reynolds supera quello critico. Al di sotto il
flusso laminare risulta stabile e le piccole fluttuazioni vengono smorzate e dissipate dagli effetti viscosi. Al di sopra il
flusso laminare e’ invece instabile e le fluttuazioni possono venire amplificate determinando l’insorgenza del regime
turbolento
• Le fluttuazioni tipiche del regime turbolento completamente sviluppato hanno frequenze molto elevate e sono as-
sociate al trasporto di microvortici che si sviluppano su scale spaziali molto piu’ piccole di quelle tipiche della
configurazione in esame.
• Tali microvortici promuovono un intenso miscelamento in direzione trasversale rispetto a quella prevalente del flusso
e cio’ rende ragione del diverso andamento del profilo di velocita’ rispetto al caso laminare. Nel caso del tubo, il
miscelamento in direzione radiale tende ad uniformare la velocita’ che quindi assume un andamento piu’ piatto nella
zona centrale con un massimo poco pronunciato in corrispondenza dell’asse. In prossimita’ della parete, dove vale
la condizione di aderenza, la velocita’ cresce rapidamente da zero fino ad un valore prossimo a quello massimo e
la pendenza del suo profilo risulta maggiore rispetto al caso laminare.
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Moto turbolento
➢ Nel caso dei tubi lisci (tubi con rugosita’ della parete interna trascurabile) il numero di Reynolds
critico e’ pari a circa 2300:
• Per Re ≤ 2300 si ha flusso laminare
• Per Re > 2300 si ha flusso turbolento
➢ Per numeri di Reynolds via via maggiori di quello critico si osserva che la transizione avviene
sempre piu’ vicino alla sezione di ingresso del tubo, ovvero diminuisce sempre di piu’ la porzione
di flusso laminare rispetto a quella di flusso turbolento.
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➢ Tale metodologia e’ nota come Direct Numerical Simulation (DNS). Le sue applicazioni sono esclu-
sivamente a fini di ricerca, dato che i tempi di calcolo che essa richiede risultano incompatibili con
un utilizzo industriale
Contorni colorati di intensita’ delle fluttuazioni (Calcolo DNS per tubo cilindrico)
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➢ Tale metodologia e’ nota come Direct Numerical Simulation (DNS). Le sue applicazioni sono esclu-
sivamente a fini di ricerca, dato che i tempi di calcolo che essa richiede risultano incompatibili con
un utilizzo industriale
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➢ Un approccio sicuramente meno accurato, ma sicuramente piu’ in linea con le esigenze ingegneri-
stiche e’ quello basato sulla media alla Reynolds
➢ Una generica grandezza puo’ essere decomposta nella somma della sua media alla Reynolds piu’
la sua fluttuazione nel tempo
vx = v̄x + vx′
vy = v̄y + vy′
vz = v̄z + vz′
p = p̄ + p′
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➢ A tale scopo, nel sistema di equazioni NS sostituiamo ciascuna grandezza con la somma del suo
valor medio alla Reynolds piu’ la sua fluttuazione istantanea
➢ Possiamo poi effettuare l’operazione di media alla Reynolds delle equazioni stesse. Tenendo conto
che:
• Il valor medio delle fluttuazioni e’ nullo, ma non e’ nullo, in generale, il valor medio dei loro prodotti
(e.g. v¯x′ = v¯y′ = 0, vx′ · vy′ 6= 0)
• le fluttuazioni di pressione contribuiscono con termini che risultano di ordine superiore rispetto a
quelle di velocita’ e che possono essere, in prima approssimazione, trascurati
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➢ Tali equazioni hanno come incognite le grandezze medie e risultano formalmente analoghe a quelle
∂ρvi′ vj′
valide nel caso laminare con l’aggiunta del termine - ∂x
j
➢ I termini −ρvi′ vj′ rappresentano l’effetto delle fluttuazioni sulle grandezze medie e giocano un ruolo
analogo a quello degli sforzi viscosi. Essi possono essere visti come le componenti di un tensore
doppio simmetrico della forma:
ρvx vx ρvx vy ρvx vz
′ ′ ′ ′ ′ ′
τTij = −
ρvy vx ρvy vy ρvy vz
′ ′ ′ ′ ′ ′ (23)
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➢ Osserviamo come gli sforzi di Reynolds non siano noti a priori. Essi sono da riguardarsi come
proprieta’ del moto e, sotto opportune ipotesi, possono essere espressi in funzione delle variabili
medie
➢ Un insieme di relazioni, algebriche o differenziali, che consenta di esprimere gli sforzi di Reynolds
in funzione delle proprieta’ medie del moto (velocita’ medie alla Reynolds e loro gradienti) prende
il nome di modello di turbolenza
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r/R
r/R
u/Umax 2
−vx′ vr′ /Umax
➢ Andamenti della velocita’ media e dello sforzo di Reynolds in un condotto cilindrico. Simboli: valori
sperimentali, linee: andamenti calcolati con metodo RANS e diversi modelli di turbolenza
➢ Da notare come, per flusso completamente sviluppato, le fluttuazioni interessino l’intera sezione
del condotto, essendo lo sforzo di Reynolds nullo soltanto a parete ed in corrispondenza dell’asse.
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➢ Per quanto riguarda lo studio di tubi e condotti e’ pos- ➢ L’esponente n e’ legato al rapporto fra la velocita’
sibile affrontare il problema del moto turbolento da un massima (sull’asse del condotto) e la velocita’ media:
punto di vista ingegneristico con approcci piu’ semplici
V̄ 2n2
e maneggevoli rispetto alle RANS = (25)
U (n + 1)(2n + 1)
➢ Abbiamo visto come il profilo di velocita’ turbolen-
to risulti autosimilare. In linea di principio e’ quindi
possibile ottenerne un’espressione interpolando i dati
sperimentali
u r n1
= 1− (24)
U R
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➢ Si ha:
v3 v̄ 3
Z
ρ dA = αρA (27)
A 2 2
➢ Il coefficiente di energia cinetica dipende unicamente dal profilo di velocita’ e quindi dal regime di flusso. Esso vale
α = 2 nel caso laminare e α = 1.03 − 1.06 nel caso turbolento. In quest’ultimo caso si puo’ in pratica assumere
α=1
➢ In termini di coefficienti di energia cinetica l’equazione dell’energia diviene:
v¯2 2 v¯1 2
p1 p2
Q̇ = ṁ(u2 − u1 ) + ṁ − + ṁ α2 − α1 + ṁ(gz2 − gz1 )
ρ ρ 2 2
v¯1 2 v¯2 2
p1 p2 Q̇
+ α1 + gz1 − + α2 + gz2 = (u2 − u1 ) −
ρ 2 ρ 2 ṁ
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➢ Il termine:
Q̇
(u2 − u1 ) − (28)
ṁ
tiene conto della conversione (dissipazione) dell’energia meccanica del flusso nella sezione 1 in energia termica
Q̇
(u1 − u2 ) e della perdita di energia per scambio termico ṁ
➢ Al termine:
Q̇
h = (u2 − u1 ) − (29)
ṁ
si da il nome di perdita di carico fra le sezioni 1 e 2 . Essa rappresenta la perdita di energia meccanica fra le
suddette sezioni:
v¯1 2 v¯2 2
p1 p2
+ α1 + gz1 − + α2 + gz2 =h
ρ 2 ρ 2
➢ Si usa esprimere il bilancio energetico espresso dalla precedente relazione anche in termini di quota, ponendo h =
gH :
v¯1 2 v¯2 2
p1 p2
+ α1 + z1 − + α2 + z2 = H
ρg 2g ρg 2g
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Perdite di carico
➢ Il termine di perdita di carico totale h puo’ essere in generale espresso come somma di un termine di perdita distri-
buita riferito ad effetti di attrito in tratti di condotto a sezione costante e flusso completamente sviluppato e di termini
di perdita concentrata dovuti a brusche variazioni di sezione, effetti d’ingresso, etc...
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L v̄ 2
h=f (35)
D 2
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➢ Alternativamente, le curve del diagramma di Moody sono ben riprodotte dalla cosiddetta formula di Colebrook
1 e/D 2.51
√ = −2log + √ (36)
f 3.7 Re f
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Teoria dello strato limite
➢ Per fissare le idee iniziamo da un caso particolare molto semplice: flusso viscoso su lastra piana
U
1 2
δ(x)
y u
A B
x
L
➢ Si possono effettuare le seguenti considerazioni:
• In virtu’ della condizione di aderenza la velocita’ del flusso in corrispondenza della parete e’
nulla: u|y=0 = 0
• La velocita’ del flusso aumenta in modo monotono in direzione y e tende asintoticaente al valore
della velocita’ all’infinito U : limy→∞ u(y) = U
• In pratica, ad una certa distanza (finita) dalla parete la velocita’ locale u sara’ gia’ molto prossima
alla velocita’ U
Teoria dello strato limite
➢ Sia δ la distanza lungo y alla quale la velocita’ locale u raggiunge il 99% della velocita’ all’infinito:
y = δ → u = 0.99 · U .
U
1 2
δ(x)
y u
A B
x
L
➢ Si possono effettuare le seguenti considerazioni:
• Per y < δ si hanno sensibili effetti viscosi, mentre per y > δ gli effetti viscosi divegono
trascurabili.
• Considerando due sezioni del flusso 1 e 2 come in figura, si ha che δ1 < δ2 . Lo spessore
δ = δ(x) aumenta in modo monotono nella direzione del moto.
• Immediatamente fuori dalla zona viscosa la velocita’ del flusso e’ pari ad U e parallela alla lastra.
Il flusso esterno attaversa quindi la linea y = δ(x) che pertanto non e’ una linea di flusso.
Teoria dello strato limite
U
1 2
δ(x)
y u
A B
x
L
➢ Se consideriamo una retta AB parallela alla lastra e posta al’interno della zona viscosa risulta:
uA > uB . La portata in massa di fluido fra la parete e tale linea diminuisce quindi nel senso del
moto. Cio’ implica che la retta AB non sia una linea di flusso. Le linee di flusso non coincidono
quindi con le rette parallele alla lastra. Ne segue l’esistenza di una componente di velocita’ v nella
direzione y normale alla lastra.
➢ Agli effetti viscosi si associano quindi variazioni della velocita’ locale sia in direzione normale alla
parete, sia nella direzione del moto. Essi sono pertanto responsabili dell’insorgenza di componenti
di accelerazione convettiva del tipo u ∂u
∂x
e di conseguenza di forze di inerzia del tipo ρu ∂u
∂x
Teoria dello strato limite
➢ In generale si ritiene valida la seguente ipotesi (Ipotesi di Prandtl):
U
1 2
δ(x)
y u
A B
x
L
All’interno della zona viscosa (y < δ ) forze viscose e forze di inerzia hanno
lo stesso ordine di grandezza
Teoria dello strato limite
U
1 2
δ(x)
y u
A B
x
L
➢ Ordine di grandezza delle forze di inerzia per unita’ di volume:
∂u U U2
O ρu =ρ·U · =ρ (1)
∂x L L
➢ Ordine di grandezza delle forze viscose per unita’ di volume:
2
∂τij ∂τyx ∂ u U
O =O =O µ 2 =µ 2 (2)
∂xi ∂y ∂y δ
(L’unica componente di sforzo tangenziale non nulla e’ la τyx )
Teoria dello strato limite
➢ Per l’ipotesi di Prandtl:
2
U2 U O(δ) µ
ρ =µ , = (3)
L O(δ)2 L ρU L
ρU L
➢ Introducendo il numero di Reynolds: Re = µ
si ottiene:
O(δ) 1
=√ (4)
L Re
Se il numero di Reynolds e’ molto grande, allora lo spessore δ della zona viscosa e’ molto piccolo rispetto a L!
➢ Si dice in questo caso (flussi ad alto Re) che la zona viscosa costituisce uno strato limite di parete
➢ δ e’ in questo caso detto lo spessore dello strato limite
➢ Per esempio, se per una lastra lunga 1m, si ha Re = 106 , allora δ ha l’ordine di grandezza del
mm!
Teoria dello strato limite
➢ Nelle ipotesi fatte, i precedenti risultati comportano notevoli semplificazioni per quanto riguarda lo
studio del flusso viscoso, rispetto all’applicazione diretta delle equazioni di Navier-Stokes:
∂u ∂v
+ = 0 (continuita′ ) (5)
∂x ∂y
∂u ∂u 1 ∂p ∂2u
u +v = − + ν 2 (q.d.m. in x) (6)
∂x ∂y ρ ∂x ∂y
∂v ∂v 1 ∂p ∂ 2v
u +v = − + ν 2 (q.d.m. in y) (7)
∂x ∂y ρ ∂y ∂y
➢ L’analisi degli o.d.g basata sull’equazione di continuita’ fornisce:
∂u ∂v O(v) O(δ)
O =O , = (8)
∂x ∂y U L
Teoria dello strato limite
➢ Sulla base di tali risultati si puo’ dimostrare ➢ la pressione in un punto dello strato limite
che nell’equazione della quantita’ di moto in y eguaglia quella che si ha al bordo dello stra-
i termini convettivi ed il termine diffusivo hanno to limite stesso, lungo la normale a parete
o.d.g. pari a 1/Re passante per quel punto.
y quindi:
U (x) ∂u ∂v
pe (x) + = 0 (11)
∂x ∂y
p(x, y)
x ∂u ∂u dU ∂2u
pw (x) u +v = U + ν 2 (12)
∂x ∂y dx ∂y
∂p
p(x, y) = pw (x) = pe (x) = cost|y (0 ≤ y ≤ δ) =0 (13)
∂y
➢ All’esterno delo strato limite il flusso puo’ es- ➢ Le condizioni al contorno sono:
sere considerato non viscoso e pertanto, dal
teorema di Benoulli: u|y=0 = v|y=0 = 0 (14)
1 ∂p 1 dpe dU u|y=δ = U (15)
= = −U (10)
ρ ∂x ρ dx dx
v|y=δ = 0 (16)
➢ le equazioni dello strato limite divengono
Teoria dello strato limite
➢ I risultati della teoria dello strato limite valgono sia nel caso laminare che in quello turbolento
➢ Il caso turbolento puo’ essere trattato introducendo lo sforzo di Reynolds τT = −u¯′ v ′ nell’equa-
zione della quantita’ di moto:
∂u ∂u dU ∂ 2 u ∂τT
u +v =U +ν 2 + (17)
∂x ∂y dx ∂y ∂y
∂u ∂u dU ∂ ∂u
u +v =U + (ν + νT ) (18)
∂x ∂y dx ∂y ∂y
➢ Sono necessari modelli aggiuntivi (modelli di turbolenza) per esprimere τT o νT in funzione delle
vaiabili del flusso mediato alla Reynolds.
Teoria dello strato limite
dU
➢ Nel caso della lastra piana il gradiente di pressione e’ nullo: dx
=0
➢ In accordo con l’ipotesi di Prandtl si ha:
f (x)
δ(x) = √ (19)
Re
➢ I profili di velocita’ risultano autosimilari cioe’ si ha:
u y
=g (20)
U δ
➢ sostituendo nelle equazioni dello strato limite si ottiene un equazione differenziale ordinaria che
puo’ essere integrata numericamente in modo molto semplice e con la precisione desiderata.
Teoria dello strato limite
➢ Nel caso turbolento l’integrazione delle equazioni (11),(17) risulta alquanto complessa anche nel
caso della lastra piana.
−U ∂v
∂y
+ ∂uv
∂y
z }| {
∂u ∂u ∂v ∂u ∂U 1 ∂(τ − τT )
(u − U ) +u + (u − U ) +v =U + (25)
∂x ∂x ∂y ∂y ∂x ρ ∂y
➢ sottraendo u ∂U
∂x
da ambo i membri e ricordando che ∂U
∂y
= 0 si perviene alla:
∂ ∂U ∂ 1 ∂(τ − τT )
[u(U − u)] + (U − u) + [v(U − u)] = − (26)
∂x ∂x ∂y ρ ∂y
➢ integrando in y fra la parete (y = 0) e il bordo dello strato limite (y = δ ) e tenuto conto che:
τ|y=0 = τw
τ|y=δ = τT |y=δ = τT |y=0 = 0, (u′ = v ′ = 0 alla parete e fuori dallo strato limite)
v|y=0 = v|y=δ = 0
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
si ottiene:
✯0
✟
✟
Z δ Z δ Zδ ✟
✟
∂ ∂U ∂ ✟✟ τw
u(U − u), dy + (U − u) dy + [v(U
✟ − u)] dy = (27)
∂x 0 ∂x 0 ∂y
✟
✟ ρ
0 ✟
✟
e in definitiva:
Z δ Z δ
∂ ∂U τw
u(U − u), dy + (U − u) dy = (28)
∂x 0 ∂x 0 ρ
equazione integrale della quantita’ di moto per lo strato limite (in breve: equazione integrale dello strato limite)
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
➢ Risulta utile introdurre le seguenti grandezze che hanno le dimensioni di una lunghezza:
➢ Lo spessore di spostamento dello strato limite:
Z δ
u
δ∗ = (1 − ) dy (29)
0 U
➢ Lo spessore di quantita’ di moto dello strato limite:
Z δ
u u
θ= (1 − ) dy (30)
0 U U
➢ Tali spessori risultano funzione solo della coordinata x nel senso del flusso
➢ Risulta anche interessante andare ad analizzarne il significato fisico
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
➢ Consideriamo un tubo di flusso compreso fra la parete e una linea di flusso fuori dallo strato limite.
Difetto
di
portata
δ
u
➢ A causa del difetto di velocita’ nello strato limite rispetto alla velocita’ indisturbata U , la portata del
tubo di flusso risulta inferiore rispetto al caso di flusso non viscoso con velocita’ uniforme U .
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
δ δ
u
δ*
➢ Risulta infatti, per la portata in volume Q attraverso una generica sezione dello strato limite:
Z δ Z δ Z δ Z δ
u
Q= u dy = (u− U ) dy + U dy = −U (1− ) dy +U δ = U (δ − δ ∗ ) (31)
0 0 0 0 U
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
➢ la variazione di quantita’ di moto attraverso il volume di controllo in figura é, per unita’ di massa,
data da:
Z δ Z h Z δ Z δ
2 2 2
u dy − U dy = (u − U u)dy + uU dy − U 2 h (32)
0 0 0 0
Z δ Z δ
u u
= −U 2 1− dy + U udy − U 2 h (33)
0 U U 0
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
linea di flusso
" !
! n
n h
➢ Per definizione: Z δ
u u
θ= 1− dy
0 U U
e per continuitá:
Z δ
udy = U h
0
quindi:
Z δ Z h Z δ
2 2 2
u dy − U dy = −U θ, u2 dy = U 2 (h − θ) (34)
0 0 0
➢ Gli spessori di spostamento e quantita’ di moto non sono costanti nelle varie sezioni dello strato
limite, ma aumentano nel senso del moto
➢ In termini di spessori di spostamento e quantita’ di moto, l’equazione integrale dello strato limite
puo’ essere riscritta come:
∂θ (2θ + δ ∗ ) ∂U τw cf
+ = = (35)
∂x U ∂x ρU 2 2
➢ Per come e’ stata ricavata tale equazione risulta valida sia per flusso laminare che turbolento
∂U 1 ∂p
➢ In base al teorema di Bernoulli per cui: ∂x
= − ρU ∂x
si puo’ anche scrivere:
∂θ cf 1 ∂p
= + (2θ + δ ∗ ) (36)
∂x 2 ρU 2 ∂x
➢ Rispetto al caso di gradiente di pressione nullo, si possono effettuare le seguenti considerazioni:
• nel caso di gradiente di pressione negativo (gradiente favorevole, flusso accelerante) il secondo
termine a secondo membro e’ negativo e quindi θ (insieme con gli altri spessori) cresce meno
rapidamente
• nel caso di gradiente di pressione positivo (gradiente avverso, flusso decelerante) il secondo
termine a secondo membro e’ positivo e quindi θ (insieme con gli altri spessori) cresce piu’
rapidamente
Teoria dello strato limite
Equazione integrale della quantita’ di moto
∂θ (2θ + δ ∗ ) ∂U τw cf
+ = = (37)
∂x U ∂x ρU 2 2
➢ Di grande importanza ingegneristica: semplici formulazioni analitiche per il profilo di velocita’
forniscono stime per il coefficiente di attrito!
x=0→δ=0 (41)
si ottiene infine:
δ 5.48
= √ (42)
x Rex
0.730
Cf = √ (43)
Rex
➢ Tali risultati risultano accurati entro il 10% rispetto alla soluzione esatta di Blasius!
Teoria dello strato limite
Strato limite laminare con gradiente di pressione
y/δ
u Λ Λ<<0
= 2η−2η 3 +η 4 + η (1 − η)3 (44) 0.4
U 6 Λ=0
dove:
0.2 Λ<0
δ 2 dU Λ>0
Λ= (45)
v dx
0
rappresenta il gradiente di pressione conve- -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
nientemente adimensionalizzato. u/U
Teoria dello strato limite
Strato limite laminare con gradiente di pressione
y/δ
• Si sostituisce la (44) nell’equazione integra- Λ<<0
0.4
le della q.d.m. ottenendo, al solito, una Λ=0
equazione differenziale ordinaria in δ(x).
0.2 Λ<0
Λ>0
0
-0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
u/U
Teoria dello strato limite
Separazione dello strato limite
y/δ
caso di gradiente di pressione nullo. Λ<<0
• Per Λ negativi tale pendenza puo’ annullarsi. Il profilo di velocita’ 0.4
presenta un flesso, lo sforzo di taglio a parete ed il coefficiente di Λ=0
attrito si annullano.
• Per valori inferiori di Λ (Λ ≪ 0) la pendenza del profilo di velocita’ 0.2 Λ<0
cambia segno e fino ad una certa distanza dalla parete il flusso si Λ>0
inverte e si ha la formazione di una zona di ricircolo. Questo feno-
meno, che si verifica in presenza di gradienti avversi di pressione,
0
prende il nome di separazione dello strato limite.
-0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
u/U
Teoria dello strato limite
Separazione dello strato limite
➢ La figura mostra una situazione in cui si verifica la separazione dello strato limite.
• Lo spessore dello strato limite cresce lentamente nella zona di flusso accelerante e molto rapidamente dove si ha invece decelerazione.
2
• Con il perdurare del gradiente avverso di pressione e grazie all’effetto combinato dell’ispessimento dello strato limite, il coefficiente Λ = δv dU
dx
tende a divenire sempre piu’ negativo.
∂u
• La separazione dello strato limite si instaura allorche’ si verifica la condizione per cui: ∂y
= 0 (punto di separazione)
|y=0
• A valle del punto di separazione la componente di velocita’ in direzione x cambia segno in prossimita’ della parete e si ha la formazione della
zona di ricircolo.
Teoria dello strato limite
Strato limite turbolento
➢ Nel caso turbolento, per definire il profilo di velocita’ nello strato limite e’ necessario ricorrere a
risultati sperimentali.
➢ Per correlare analiticamente i dati sperimentali sullo strato limite turbolento e’ necessario riferirsi
alle cosiddette variabili di parete o variabili interne
➢ Si definiscono:
q
∗ τw
• La velocita’ d’attrito: v = ρ
yv∗
• Una coordinata di parete (distanza dalla parete adimensionalizzata): y + = ν
• Una velocita’ adimensionale: u+ = vu∗
Teoria dello strato limite
Strato limite turbolento
➢ In prossimita’ della parete le fluttuazioni turbolente non hanno lo rappresentabile in generale solo in forma approssimata.
spazio necessario per svilupparsi.
u+ = y + (46)
15
+
substrato laminare
u
➢ A maggiori distanze dalla parete la velocita’ ha un andamento 10
logaritmico (strato logaritmico):
5
+ 1
u = ln y+ + 5.5 (47)
κ 0
1 10 100 1000
➢ La costante κ = 0.4 e’ detta costante di Von Karman
+
➢ Tale profilo composito a due strati e’ tipico della lastra piana. Nel caso
y
con gradiente di pressione si ha un terzo strato (strato esterno) in
cui il difetto di velocita’ rispetto al valore freestream ha un andamento
Teoria dello strato limite
Strato limite turbolento su lastra piana
➢ L’espressione logaritmica per il profilo di velocita’ mal si presta ad essere utilizzata con l’equazione
integrale della q.d.m.
➢ Per una soluzione approssimata, ma ingegneristicamente interessante, dello strato limite turbolen-
to si preferisce procedere in analogia al caso dei tubi cilindrici assumendo le seguenti espressioni
per il profilo di velocita’ e per lo sforzo a parete:
u y 17 ν 14
2
= , τw = 0.0233ρU (48)
U δ Uδ
➢ Procedendo nel modo consueto con l’equazione integrale della q.d.m. si ottiene:
δ 0.0382 0.0594
= 1 , C f = 1 (49)
x Rex5 Rex5
Teoria dello strato limite
➢ Il coefficiente di attrito per strato limite turbolento e’ sempre maggiore che nel caso laminare.
Risulta infatti in entrambi i casi (lo strato limite in vicinanza della parete e’ sempre "laminare"):
τw = µ (∂u/∂y)|y=0 (50)
e la pendenza del profilo di velocita’ a parete e’, a parita di gradiente di pressione, piu’ elevata nel
caso turbolento.
➢ Cio’ fa anche si che, sempre a parita’ di gradiente avverso di pressione, la separazione nel caso
turbolento sia sensibilmente ritardata rispetto al caso laminare. Si puo’ anche dire che per far se-
parare uno strato limite turbolento occorre un gradiente positivo di pressione ben maggiore rispetto
al caso laminare.
1
1
0.8
0.8
Cf x 105
0.6 0.6
y/δ
Roberto Pacciani
22/10/2020
Studio dello strato limite
Ø In definitiva per lo studio dello strato limite sono possibili due diversi
approcci
• Approccio differenziale
• Approccio integrale
Ø Entrambi presuppongono la conoscenza del campo di pressione e quindi
della velocita’ esterna U
Ø E’ quindi necessario un preventivo studio non viscoso del flusso
y
U d
d*
x
2
Studio dello strato limite – Approccio differenziale
Ø Equazioni:
8
> @u @v
< @x @y = 0
> +
h i
⇢u @u
@x + ⇢v @u
@y = U dU
dx + @
@y (⌫ + ⌫ ) @u
T @y
>
>
:⌫ ( modello di turbolenza
T
3
Studio dello strato limite – Approccio integrale
Ø Equazione integrale della q.d.m:
⇤
@✓ (2✓ + ) @U ⌧w cf
+ = =
@x U @x ⇢U 2 2
4
Studio dello strato limite – Approccio integrale
Ø Molto impiegato nelle applicazioni
5
Studio dello strato limite – Fattore di forma
𝐻
Ø Un parametro fondamentale per lo
studio dello strato limite, sia dal punto 5
di vista teorico che sperimentale, e’ il
cosiddetto fattore di forma 4
𝛿∗
𝐻= 3
𝜗
Ø Esso dipende esclusivamente da:
• Gradiente di pressione (H 2
aumenta con il gradiente di
pressione) 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
x/L
• Regime di flusso (laminare o Regime Separazione Regime
turbolento) Laminare Turbolento
Ø Si hanno i seguenti valori tipici:
• Flusso laminare: 𝐻~2 ÷ 3 • 𝐻 ≥ 3.5 indica separazione
• Flusso turbolento: 𝐻~1.4 ÷ 1.6 laminare
6
Cenni alla transizione in flussi di strato limite
Falkner-Skan Curve di stabilita’
profile with =0. per(Blasius
lastra piana
Profile)
0.4
Ø La transizione e’ la sequenza Re ⇤ ,cr = 520
di fenomeni che portano uno 0.35
0
Fattore di
Ø Analogamente a quanto
0.2 0
amplificazione
discusso per i condotti, la
0.0
15 0.
01
temporale
0.0
0.0
transizione si manifesta a
2
15
0.15
0.
01
seguito dell’instabilita’ a cui
0.1
0
0
va incontro lo strato limite
0.0
15 0.0
0.0 1
0.0 2
quando il numero di Reynolds 0.05 0.0 2
15
0.01
supera un certo valore critico. 0
0.15
0.0 02
0.010
Ø Al di sotto del Reynolds critico eventuali disturbi vengono dissipati dagli effetti viscosi
all’interno dello strato limite, mentre al di sopra di esso possono venire amplificati
innescando il processo di transizione
7
Cenni alla transizione in flussi di strato limite
Ø L’innesco e lo sviluppo della transizione dipendono da numerosi aspetti del flusso:
<latexit sha1_base64="zKbigyY3HWCgYMHRrzc7yO/xdac=">AAACFXicbVC7TsNAEDyHVwivACXNQYSgimwUBA0SEg1lkAggxVa0PjbhlPNDd3tIyHLNJ/AVtFDRIVpqCv4FO6SAwFSj2dnbmwlTJQ257odTmZqemZ2rztcWFpeWV+qraxcmsVpgRyQq0VchGFQyxg5JUniVaoQoVHgZDk/K+eUtaiOT+JzuUgwiGMSyLwVQIfXqm+f2yO9rEJmfFL7ymczu5HnWybnPu/520Ks33KY7Av9LvDFpsDHavfqnf50IG2FMQoExXc9NKchAkxQK85pvDaYghjDAbkFjiNAE2ShKzretAUp4ippLxUci/tzIIDLmLgoLZwR0YyZnpfjfrGupfxhkMk4tYSzKQyQVjg4ZoWWRHfm11EgE5c+Ry5gL0ECEWnIQohBtUVqt6MObTP+XXOw1vf2me9ZqHLfGzVTZBttiu8xjB+yYnbI26zDB7tkje2LPzoPz4rw6b9/WijPeWWe/4Lx/ARMqntw=</latexit>
u0
ü Livello di turbolenza del freestream (freestream turbulence): T u = [%]
U
• Quantifica l’entita’ delle fluttuazioni del freestream. All’aumentare di Tu la
transizione risulta anticipata (il punto di inizio transizione si sposta a monte) e si
completa in modo piu’ rapido.
14000
ü Gradiente di pressione:
Wazzan
O-S temporal solution
12000
ü Scambio termico:
ü Altri effetti:
Roberto Pacciani
20/10/2020
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
Ø Vani palari di una turbomacchina
L
5,852
11,661L 2
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
L
11,661
L
9,155
L
5,852
3
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
L
11,661
L
9,155
Ø Nel caso del tubo, il flusso diviene completamente sviluppato (ovvero gli effetti viscosi
vanno ad interessare l’intera sezione di passaggio, dalla parete all’asse) ad una distanza
dalla sezione di ingresso esprimibile come:
( <latexit sha1_base64="j6rlNwUXAAKp1Fs+G4FlPMB1mpY=">AAACcXicbVFNb9QwEHXCVxu+lvaEuFhdgZCQlqSUrwNSJXrgwKEgtq20WaKJd3axajuRPUZUVn4oB078BP4A3pADdJnT05s388bPdaukozz/nqRXrl67fmNrO7t56/adu6N7Oyeu8VbgVDSqsWc1OFTS4JQkKTxrLYKuFZ7W52/X/dOvaJ1szCe6aHGuYWXkUgqgSFWjrlxaEOF9hV046t5kZY0raYKIK12X5ZP8Bf+I1RF/xEvCb2R1WCrvXMMVaGnAYsfLMismz173us+heHrQbarJ27pRaKjpshLNYjCoRuNo0RffBMUAxmyo42r0o1w0wuu4SShwblbkLc0DWJJCYdztHbYgzmGFswgNaHTz0MfU8YfeATW8Rcul4j2Jf08E0M5d6DoqNdAXd7m3Jv/Xm3lavpoHaVpPaMTaiKTC3sgJK2P+yBfSIhGsL0cuDRdggQit5CBEJH38kCzmUVx+/SY42Z8Uzyf5h4Px4f6QzBZ7wPbYY1awl+yQvWPHbMoE+5lsJzvJbvIrvZ/ydO+PNE2GmV32T6VPfgPPlbvA</latexit>
ovvero la zona di influenza degli sforzi viscosi e’ confinata nelle vicinanze della parete e
non interessa il cuore del flusso
4
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
11,661 L
L
9,155
<latexit sha1_base64="j6rlNwUXAAKp1Fs+G4FlPMB1mpY=">AAACcXicbVFNb9QwEHXCVxu+lvaEuFhdgZCQlqSUrwNSJXrgwKEgtq20WaKJd3axajuRPUZUVn4oB078BP4A3pADdJnT05s388bPdaukozz/nqRXrl67fmNrO7t56/adu6N7Oyeu8VbgVDSqsWc1OFTS4JQkKTxrLYKuFZ7W52/X/dOvaJ1szCe6aHGuYWXkUgqgSFWjrlxaEOF9hV046t5kZY0raYKIK12X5ZP8Bf+I1RF/xEvCb2R1WCrvXMMVaGnAYsfLMismz173us+heHrQbarJ27pRaKjpshLNYjCoRuNo0RffBMUAxmyo42r0o1w0wuu4SShwblbkLc0DWJJCYdztHbYgzmGFswgNaHTz0MfU8YfeATW8Rcul4j2Jf08E0M5d6DoqNdAXd7m3Jv/Xm3lavpoHaVpPaMTaiKTC3sgJK2P+yBfSIhGsL0cuDRdggQit5CBEJH38kCzmUVx+/SY42Z8Uzyf5h4Px4f6QzBZ7wPbYY1awl+yQvWPHbMoE+5lsJzvJbvIrvZ/ydO+PNE2GmV32T6VPfgPPlbvA</latexit>
(
Le 0.06ReD flusso laminare
Ø Occorre osservare come la: = 1/4 e’ valida per un
D 1.39ReD flusso turbolento
gradiente di pressione imposto nullo.
5
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
Ø La teoria dello strato limite appare quindi piu’ adeguata per lo studio di tali problemi.
Se il gradiente di pressione varia rapidamente lo S.L. non risulta in equilibrio cioe’ non
si applica l’ipotesi di S.L. completamente sviluppato.
Ø Strati limite turbolenti risultano preferibili in quanto piu’ resistenti alla separazione
(fenomeno altamente dissipativo)
6
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
7
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
Ø Il modello non viscoso puo’ ancora essere applicato per dedurre stime di quantita’
relative al cuore del flusso, ma non si puo’ trascurare l’effetto di displacement
(bloccaggio) dello strato limite.
Ø Per tali valutazioni le dimensioni della sezione di passaggio devono essere decurtate
dello spessore di spostamento dello strato limite
8
Condotti rettilinei e/o curvi a sezione variabile:
Ø Il modello non viscoso risulta completamente inapplicabile e puo’ solo fornire stime
molto grossolane
9
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
Pag. 1
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
Pag. 2
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
➢ Consideriamo un piccolo foro praticato normalmente alla parete e supponiamo che ad esso sia collegato un tubicino
che termina su un sensore di pressione, cosicché all’interno del tubo il flusso e’ fermo
➢ la pressione rilevata dal sensore e’ la pressione in corrispondenza della parete in quel punto
➢ alla parete la velocitá e’ nulla e la pressione totale coincide allora con la statica (il contributo dinamico viene dissipato
dagli effetti viscosi all’interno dello strato limite di parete)
➢ la pressione rilevata e’ quindi pari alla statica in quel punto della parete
➢ in base alla teoria dello strato limite (supposto completamente sviluppato) essa coincide anche con la statica imme-
diatamente fuori dallo strato limite stesso
Pag. 3
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
Pag. 4
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
➢ il valore del modulo della velocitá puó essere dedotto dalla differenza fra la pressione che vige all’interno del tubo
centrale e quella in corrispondenza delle prese laterali che vige all’interno dell’intercapedine
Pag. 5
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
1
p0 = p + ρv 2 (1)
2
Pag. 6
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
➢ In base alla teoria dello strato limite (se questo ećompletamente sviluppato) essa risulta costante, all’interno dello
strato limite stesso, lungo la direzione normale alla parete
➢ essa risulta quindi uguale a quella immediatamente fuori dallo strato limite stesso: pw = p
Pag. 7
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
➢ Se le prese sono poste ad opportuna distanza dalla testa del tubo e questa e’ convenientemente
profilata in modo da ridurre al minimo le perdite, allora la pressione pw = p che vige nell’inter-
capedine puo’ con ottima approssimazione essere ritenuta uguale alla pressione statica nel punto
P
Pag. 8
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Scuola di Ingegneria
➢ l’asse del tubo e’ allineato con la direzione della velocitá ➢ le prese statiche sono poste ad una distanza suffi-
ciente perché in corrispondenza di esse lo s.l. sia
completamente sviluppato
➢ la pressione che vige nel tubo centrale coincida con la ➢ la pressione che vige nell’intercapedine sia uguale alla
totale nel punto P prima dell’inserimento della sonda statica nel punto P prima dell’inserimento della sonda
Misurata quindi la differenza di pressione ∆p = p0 − p, si puo’ determinare il modulo della velocitá in P dalla formula:
s
∆p
v= 2 (2)
ρ
Pag. 9
Studio fluidodinamico del tubo di
Pitot
Roberto Pacciani
15/11/2020
Tubo di Pitot
Ø Flusso incomprimibile uniforme, pressione atmosferica, v=20 m/s, Re=5x105
2
Tubo di Pitot
Ø Flusso incomprimibile uniforme, pressione atmosferica, v=20 m/s, Re=5x105
3
Tubo di Pitot
Ø Flusso incomprimibile
uniforme, pressione
atmosferica, v=20 m/s,
Re=5x105
<latexit sha1_base64="3ySbX9bWgxvKI+pxGQeUqyw4XM4=">AAAB83icbVA9TwJBFNzDL8Qv1NJmIzGxIncGoyWJjSUkgiRwIXvLAzfs7W1235oQwi+w1crO2PqDLPwv3p1XKDjVZOa9vHkTaSks+v6nV1pb39jcKm9Xdnb39g+qh0ddmzjDocMTmZhexCxIoaCDAiX0tAEWRxLuo+lN5t8/grEiUXc40xDGbKLEWHCGqdTWw2rNr/s56CoJClIjBVrD6tdglHAXg0IumbX9wNcYzplBwSUsKgNnQTM+ZRPop1SxGGw4z4Mu6JmzDBOqwVAhaS7C7405i62dxVE6GTN8sMteJv7n9R2Or8O5UNohKJ4dQiEhP2S5EWkDQEfCACLLkgMVinJmGCIYQRnnqejSSippH8Hy96uke1EPLut+u1FrNopmyuSEnJJzEpAr0iS3pEU6hBMgT+SZvHjOe/XevPef0ZJX7ByTP/A+vgF3LZFv</latexit>
<latexit sha1_base64="EoU+uqSU3Y32QEdX5jysc0Rcwaw=">AAAB9XicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrJREJSRaCiDIA8psaLzZRNOOZ9Pd2tQZOUTaKGiQ7R8DwX/gm1cQMJUo5ld7ewEWgqLrvvplFZW19Y3ypuVre2d3b3q/kHHRrHh0OaRjEwvYBakUNBGgRJ62gALAwndYHqV+d0HMFZE6g5nGvyQTZQYC84wlW710B1Wa27dzUGXiVeQGinQGla/BqOIxyEo5JJZ2/dcjX7CDAouYV4ZxBY041M2gX5KFQvB+kkedU5PYsswohoMFZLmIvzeSFho7SwM0smQ4b1d9DLxP68f4/jST4TSMYLi2SEUEvJDlhuRdgB0JAwgsiw5UKEoZ4YhghGUcZ6KcVpKJe3DW/x+mXTO6t553b1p1JqNopkyOSLH5JR45II0yTVpkTbhZEKeyDN5cR6dV+fNef8ZLTnFziH5A+fjG6E8khI=</latexit>
p0
Distribuzione di pressione
lungo la linea di ristagno e 2
<latexit sha1_base64="CmhvWHXYKGyS+3J1GaJK5L4VQmk=">AAAB/HicbVC7TsNAEDzzDOEVoKQ5ESFRBTsKgjISDWWQyEMkJjpfNskp57N1t44UWeEraKGiQ7T8CwX/gm1cQMJUo5ld7ex4oRQGbfvTWlldW9/YLGwVt3d29/ZLB4ctE0SaQ5MHMtAdjxmQQkETBUrohBqY70loe5Pr1G9PQRsRqDucheD6bKTEUHCGiXTf0+OATh+q59V+qWxX7Ax0mTg5KZMcjX7pqzcIeOSDQi6ZMV3HDtGNmUbBJcyLvchAyPiEjaCbUMV8MG6cJZ7T08gwDGgImgpJMxF+b8TMN2bme8mkz3BsFr1U/M/rRji8cmOhwghB8fQQCgnZIcO1SKoAOhAaEFmaHKhQlDPNEEELyjhPxCjpppj04Sx+v0xa1YpzUbFva+V6LW+mQI7JCTkjDrkkdXJDGqRJOFHkiTyTF+vRerXerPef0RUr3zkif2B9fAMXnZSF</latexit>
⇢v
4,681 /2
sulla superficie del tubo
4
Flussi esterni incomprimibili
Roberto Pacciani
06/10/2018
Aeronautica Navi
Flussi esterni
Trasporti
Ø Problema fondamentale: Studio del flusso attorno ad un corpo immerso
Aeronautica
Ø Uno dei principali obiettivi e’ la determinazione della forza aerodinamica
Treni alta velocità
scambiata fra corpo e fluido
Sottomarini
Ø Ipotesi:
• Flusso incompribimile
2
Flussi esterni
Ø Un corpo investito dal flusso
induce una curvatura nelle linee
di corrente
Ø La distanza a cui cio’ accade vale all’incirca 40/50 volte la dimensione caratteristica
del corpo
3
Flussi esterni
Ø La curvatura delle linee di flusso
in prossimitá del profilo instaura
un gradiente di pressione
normale ad esse.
Ø Ció comporta che la pressione sulla superficie del corpo risulta minore di quella del
flusso indisturbato
4
Flussi esterni
5
LIMITI DELLA TEORIA DEL MOTO POTENZIALE
ATTORNO AD UN CORPO TOZZO
Il campo
Flussi di pressione derivante dal moto potenziale di un fluido ideale
esterni
attorno ad un corpo tozzo presenta una simmetria “prua-poppa” che
annulla la forza resistente: nel caso reale,
U1 come vedremo in seguito, la
<latexit sha1_base64="p+LRUvu3SnUjonfqaT/opmnxgaE=">AAAB+nicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIRCMpINJRBwkmkxIrWl0045Xy27tZIkclP0EJFh2j5GQr+BSe4gISpRjO72tkJEyUtue6nU1pZXVvfKG9WtrZ3dveq+wctG6dGoC9iFZtOCBaV1OiTJIWdxCBEocJ2OL6e+e0HNFbG+o4mCQYRjLQcSgGUSx2/35N6SJN+tebW3Tn4MvEKUmMFmv3qV28QizRCTUKBtV3PTSjIwJAUCqeVXmoxATGGEXZzqiFCG2TzvFN+klqgmCdouFR8LuLvjQwiaydRmE9GQPd20ZuJ/3ndlIZXQSZ1khJqMTtEUuH8kBVG5kUgH0iDRDBLjlxqLsAAERrJQYhcTPNmKnkf3uL3y6R1Vvcu6u7tea1xXjRTZkfsmJ0yj12yBrthTeYzwRR7Ys/sxXl0Xp035/1ntOQUO4fsD5yPb92IlH8=</latexit>
p1
2 ⇢U1
2
Essendosimmetrica
pressione l’equazione di rispetto
anche Laplaceal
1
p
piano diametrale normale
un’equazione ellittica,alla
la presenza
Cp =
direzione del influenza
della scia flusso indisturbato.
anche il campo
<latexit sha1_base64="EmRzbCSrOLMIifLi65BUvf3PsSo=">AAACJXicbVDLSsRAEJz4dn2tevQyuAheXJJF0Yuw4MWjgqvCZg2dsVcHJ5NhpiMsId/hJ/gVXvXkTQQP4q+YXXPwVaeiqpvuqtgo6cj337yx8YnJqemZ2drc/MLiUn155dSlmRXYEalK7XkMDpXU2CFJCs+NRUhihWfxzcHQP7tF62SqT2hgsJfAlZZ9KYBKKaoHB5HZD/sWRG62TBRK3adBkX8pQZG3itBep7xTORetIqo3/KY/Av9Lgoo0WIWjqP4eXqYiS1CTUOBcN/AN9XKwJIXCohZmDg2IG7jCbkk1JOh6+ShawTcyB5Ryg5ZLxUcift/IIXFukMTlZAJ07X57Q/E/r5tRf6+XS20yQi2Gh0gqHB1ywsqyM+SX0iIRDD9HLjUXYIEIreQgRClmZYm1so/gd/q/5LTVDHaa/vF2o71ZNTPD1tg622QB22VtdsiOWIcJdsce2CN78u69Z+/Fe/0aHfOqnVX2A97HJ6Jppgc=</latexit>
di moto nella parte anteriore del
Ø Secondo tale teoria quindi la
corpo: tuttavia la previsione del
risultante delle forze di pressione sul
campo
corpo di pressione
risulta nulla sulla parte
anteriore del cilindro rimane
accettabile, almeno fino ad un
angolo di circa 45°.
6
P. Di Marco – Termofluidodinamica Appl. MPO-2
Elementi di
Flussi esterni
Ø Se il corpo e’ a simmetria assiale e il
flusso indisturbato e’ parallelo all’asse Vettori gradiente di pressione sul profilo
di simmetria anche la distribuzione di
p=p
pressione sul corpo e’ simmetrica 0,
media:
Distribuzione di pressione sul profilo
bordo d'attacco
bordo d'uscita
spessore
massimo
corda
8
nti di teoria del profilo alare
Flussi esterni
p=p
0, F
L
lato in depressione
dA lato in pressione
pndA
dA pndA
lato in depressione
corpo:
Z lato in depressione
R
F= ⌧ij nj dA lato in pressione p=p
<latexit sha1_base64="meDdfKDBBg8jecAxhHjqts0elFk=">AAACFHicbVA9SwNBEN3z2/gVtbRZDIJVuBNBG8EPEEsFYwK5cMxtJnGTvb1jd06QI60/wV9hq5Wd2Npb+F+8iyk08VWP92aYNy9MlLTkup/O1PTM7Nz8wmJpaXllda28vnFj49QIrIlYxaYRgkUlNdZIksJGYhCiUGE97J8Vfv0OjZWxvqb7BFsRdLXsSAGUS0GZ+xHQbdjJzgdHvtQUnHCfIA0y2RvooNc+CcoVt+oOwSeJNyIVNsJlUP7y27FII9QkFFjb9NyEWhkYkkLhoOSnFhMQfehiM6caIrStbPjJgO+kFijmCRouFR+K+Hsjg8ja+yjMJ4vcdtwrxP+8Zkqdw1YmdZISalEcIqlweMgKI/OKkLelQSIokiOXmgswQIRGchAiF9O8s1Lehzf+/SS52at6Ob/arxyfjppZYFtsm+0yjx2wY3bBLlmNCfbAntgze3EenVfnzXn/GZ1yRjub7A+cj2/H0J7M</latexit>
A
dA lato in pressione
dA pndA
⌧ij =
<latexit sha1_base64="auNatnBL6XvMxzZJActBw5g37qk=">AAACG3icbVC7SgNREL3rM8ZX1NLmYhAFMeyKoI0g2lhGMA/IhjB7M0muufvg3llBlnyCn+BX2GplJ7YWFv6Lu2sKTTzVmXNmmJnjRUoasu1Pa2Z2bn5hsbBUXF5ZXVsvbWzWTRhrgTURqlA3PTCoZIA1kqSwGWkE31PY8IaXmd+4Q21kGNzQfYRtH/qB7EkBlEqd0p5LEHcSeTs6O4zcLiqCvDpwB0BJZo7yulMq2xU7B58mzpiU2RjVTunL7YYi9jEgocCYlmNH1E5AkxQKR0U3NhiBGEIfWykNwEfTTvKHRnw3NkAhj1BzqXgu4u+JBHxj7n0v7fSBBmbSy8T/vFZMvdN2IoMoJgxEtoikwnyREVqmSSHvSo1EkF2OXAZcgAYi1JKDEKkYp9EV0zycye+nSf2o4qT8+rh8fjFOpsC22Q7bZw47YefsilVZjQn2wJ7YM3uxHq1X6816/2mdscYzW+wPrI9vhaWifA==</latexit>
p ij + ⌧ˆij lato in depressione
<latexit sha1_base64="z0VvVPLI7EtFQyRE/vUzuGNA/3w=">AAACJ3icbVDBbtNAEF230JYAJS1HLisiJCREZJdW7aVSIqSKY5FIEymOrPFmkky6Xlu740qR5Q/pJ/AVXOHEDZUDB/4EO8kBUt7p7Xszmn0vzjQ59v2f3tb2g4c7u3uPGo+fPN1/1jw4vHJpbhX2VKpTO4jBoSaDPSbWOMgsQhJr7MfX72u/f4PWUWo+8SLDUQJTQxNSwJUUNd+FCfAsnhQX5fnbkAxH3cxENO6+WT3CGXARMuRlVNC8NNF83I2aLb/tLyHvk2BNWmKNy6j5KxynKk/QsNLg3DDwMx4VYJmUxrIR5g4zUNcwxWFFDSToRsUyXClf5Q44lRlaSVouRfx7o4DEuUUSV5N1FLfp1eL/vGHOk7NRQSbLGY2qDzFpXB5yylLVGsoxWWSG+ucoyUgFFpjRkgSlKjGvamxUfQSb6e+Tq6N2cNL2Px63OsfrZvbEC/FSvBaBOBUd8UFcip5Q4lZ8EV/FN++z99374d2tRre89c5z8Q+8338AJ86m2w==</latexit>
Z Z
F= pni dA + ⌧ˆij nj dA
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
A A x/C
10
Flussi esterni: forze aerodinamiche
Z Z
Ø In generale si pone: F= pni dA + ⌧ˆij nj dA = L + D
<latexit sha1_base64="sZIn+9x4to0x++lDLxJPYKv7YoM=">AAACPnicbVBNSxxBEO0xX7r5cBOPXhqXQEAiMyFgLgu7UUTEg0JWhZ1lqOmtdUt7eobumoAM85/yE/wVggfRkzfJNUdn1hX8yDu9eq+Kqnpxpsmx7597My9evnr9Znau8fbd+w/zzY+f9lyaW4U9lerUHsTgUJPBHhNrPMgsQhJr3I+P12p//zdaR6n5xScZDhI4NDQiBVxJUXMrTIDH8ajYKNtfQzIcdTMT0bC7fFeEY+AiZMjLqKCj0kRHw65s3w9tl8v3dL2Mmi1/xZ9APifBlLTEFDtR8yIcpipP0LDS4Fw/8DMeFGCZlMayEeYOM1DHcIj9ihpI0A2Kyc+l/Jw74FRmaCVpORHx4UQBiXMnSVx11he6p14t/s/r5zz6MSjIZDmjUfUiJo2TRU5ZqsJEOSSLzFBfjpKMVGCBGS1JUKoS8yrdRpVH8PT752Tv20pQ8d3vrc7PaTKzYlEsiS8iEKuiIzbFjugJJf6IM3EprrxT79q78f7etc5405kF8Qjev1siUbBv</latexit>
A A
Ø L: portanza (Lift), normale alla
direzione del moto relativo
fluido/profilo e con verso che
va dal lato in pressione verso D
quello in depressione
11
Flussi esterni: forze aerodinamiche
La risultante delle forze di pressione (pari in modulo
all’area compresa fra le curve relative al lato in
pressione e a quello in depressione): D
<latexit sha1_base64="rCWhGZStx3O03clyIAxuRLllgkc=">AAACCHicbVC7TsNAEDyHVwgv8+hoTkRINEQ2CoIyEQ1lkMhDiqPofNmEU85n626NFKz8AF9BCxUdouUvKPgXbJMCEqYazexqZ8ePpDDoOJ9WYWl5ZXWtuF7a2Nza3rF391omjDWHJg9lqDs+MyCFgiYKlNCJNLDAl9D2x1eZ374HbUSobnESQS9gIyWGgjNMpb59cOoJhf165AUM7/xhoqaDet8uOxUnB10k7oyUyQyNvv3lDUIeB6CQS2ZM13Ui7CVMo+ASpiUvNhAxPmYj6KZUsQBML8nTT+lxbBiGNAJNhaS5CL83EhYYMwn8dDLLaOa9TPzP68Y4vOwlQkUxguLZIRQS8kOGa5HWAnQgNCCyLDlQoShnmiGCFpRxnopx2lMp7cOd/36RtM4q7nnFuamWa9VZM0VySI7ICXHJBamRa9IgTcLJA3kiz+TFerRerTfr/We0YM129skfWB/fWPGZqw==</latexit>
Z
pndA
A
x/C
12
Flussi esterni: forza diZDrag Z
F= pni dA + ⌧ˆij nj dA = L + D
<latexit sha1_base64="sZIn+9x4to0x++lDLxJPYKv7YoM=">AAACPnicbVBNSxxBEO0xX7r5cBOPXhqXQEAiMyFgLgu7UUTEg0JWhZ1lqOmtdUt7eobumoAM85/yE/wVggfRkzfJNUdn1hX8yDu9eq+Kqnpxpsmx7597My9evnr9Znau8fbd+w/zzY+f9lyaW4U9lerUHsTgUJPBHhNrPMgsQhJr3I+P12p//zdaR6n5xScZDhI4NDQiBVxJUXMrTIDH8ajYKNtfQzIcdTMT0bC7fFeEY+AiZMjLqKCj0kRHw65s3w9tl8v3dL2Mmi1/xZ9APifBlLTEFDtR8yIcpipP0LDS4Fw/8DMeFGCZlMayEeYOM1DHcIj9ihpI0A2Kyc+l/Jw74FRmaCVpORHx4UQBiXMnSVx11he6p14t/s/r5zz6MSjIZDmjUfUiJo2TRU5ZqsJEOSSLzFBfjpKMVGCBGS1JUKoS8yrdRpVH8PT752Tv20pQ8d3vrc7PaTKzYlEsiS8iEKuiIzbFjugJJf6IM3EprrxT79q78f7etc5405kF8Qjev1siUbBv</latexit>
A A
13
Friction and Pressure Drag: Flow over a Sphere and Cylinder
We have looked at two special flow cases in which either friction or pressure drag was
the sole form of drag present. In the former case, the drag coefficient was a strong
function of Reynolds number, while in the latter case, CD was essentially independent
of Reynolds number for Re * 1000.
Flussi
VIDEO
esterni: resistenza di forma
In the case of flow over a sphere, both friction drag and pressure drag contribute to
total drag. The drag coefficient for flow over a smooth sphere is shown in Fig. 9.11 as a
Plate Normal to the Flow. function of Reynolds number.2
At very low Reynolds number,3 Re # 1, there is no flow separation from a sphere;
Ø Il caso limite si ha per una lastra piana normale al flusso
the wake is laminar and the drag is predominantly friction drag. Stokes has shown
analytically, for very low Reynolds number flows where inertia forces may be
Wake
Ø Sulla faccia anteriore la pressione e’ pari alla totale mentre su quella posteriore, a
causa della forte dissipazione, risulta addirittura inferiore alla statica all’infinito.
14
LIMITI DELLA TEORIA DEL MOTO POTENZIALE
ATTORNO AD UN CORPO TOZZO
FlussiIlesterni:
campo di pressione di
resistenza derivante
forma dal moto potenziale di un fluido ideale
attorno ad un corpo tozzo presenta una simmetria “prua-poppa” che
Ø Nel annulla
caso del cilindro
la forzao resistente:
sfera la presenza della reale, come vedremo in seguito, la
nel caso
separazione e la conseguente
forza resistente elevatasia dalle tensioni deviatoriche alla parete che
è originata
dissipazione fà si che
dal distacco deilafiletti
pressione
fluidirimanga
dalla superficie nella parte posteriore del corpo
bassa nella zona di ricircolo e non riesca a
(scia); quest’ultimo fenomeno, ad alto numero di Reynolds, è prevalente
bilanciare la spinta dinamica agente sulla
neifrontale
parte corpi tozzi e dà luogo alla formazione di una scia che rende il campo d
pressione asimmetrico.
Ø La risultante delle pressioni risulta nella sola
p1
2 ⇢U1
2
Essendodil’equazione
componente resistenza di di Laplace
forma
1
p
un’equazione ellittica, la presenza
Cp =
della scia influenza anche il campo
<latexit sha1_base64="EmRzbCSrOLMIifLi65BUvf3PsSo=">AAACJXicbVDLSsRAEJz4dn2tevQyuAheXJJF0Yuw4MWjgqvCZg2dsVcHJ5NhpiMsId/hJ/gVXvXkTQQP4q+YXXPwVaeiqpvuqtgo6cj337yx8YnJqemZ2drc/MLiUn155dSlmRXYEalK7XkMDpXU2CFJCs+NRUhihWfxzcHQP7tF62SqT2hgsJfAlZZ9KYBKKaoHB5HZD/sWRG62TBRK3adBkX8pQZG3itBep7xTORetIqo3/KY/Av9Lgoo0WIWjqP4eXqYiS1CTUOBcN/AN9XKwJIXCohZmDg2IG7jCbkk1JOh6+ShawTcyB5Ryg5ZLxUcift/IIXFukMTlZAJ07X57Q/E/r5tRf6+XS20yQi2Gh0gqHB1ywsqyM+SX0iIRDD9HLjUXYIEIreQgRClmZYm1so/gd/q/5LTVDHaa/vF2o71ZNTPD1tg622QB22VtdsiOWIcJdsce2CN78u69Z+/Fe/0aHfOqnVX2A97HJ6Jppgc=</latexit>
di moto nella parte anteriore del
corpo: tuttavia la previsione del
campo di pressione sulla parte
anteriore del cilindro rimane
accettabile, almeno fino ad un
angolo di circa 45°.
15
P. Di Marco – Termofluidodinamica Appl. MP
Flussi esterni: resistenza di forma 9.1 The Boun
Streamlines
Ø Al bordo d’uscita gli strati limite che si T
TBL
Viscous wake
S
miscelarsi dando origine ad una zona a Stagnation point LBL T
TBL
bassa velocita’ che si propaga a valle del LBL– Laminar boundary layer
TBL– Turbulent boundary layer
bordo d’uscita (la cosiddetta scia). T–
S–
Transition
Separation point
Fig. 9.1 Details of viscous flow around an airfoil.
T
sulla porzione di superficie del profilo LBL Airfoil
S
Viscous wake
compresa fra il punto di ristagno e la sezione Stagnation point LBL T
TBL
S
di massimo spessore del profilo hanno verso LBL– Laminar boundary layer
0.95
Re = 1 · 106
<latexit sha1_base64="lfp005HlyfnuNV9E9590g7X/krM=">AAACDHicbVC7TsNAEDyHVwgvAw0SzYkIiSqyI14NUiQayoDIQ4pDdL5swinnh+7WiMgKn8BX0EJFh2j5Bwr+Bdu4gISpRjO72p1xQyk0WtanUZibX1hcKi6XVlbX1jfMza2mDiLFocEDGai2yzRI4UMDBUpohwqY50pouaPz1G/dgdIi8K9xHELXY0NfDARnmEg9c8dBuEflxVcwObOpw/sBUtu6Oe6ZZatiZaCzxM5JmeSo98wvpx/wyAMfuWRad2wrxG7MFAouYVJyIg0h4yM2hE5CfeaB7sZZggndjzTDgIagqJA0E+H3Rsw8rceem0x6DG/1tJeK/3mdCAen3Vj4YYTg8/QQCgnZIc2VSKoB2hcKEFn6OVDhU84UQwQlKOM8EaOkq1LShz2dfpY0qxX7qGJdHpZr1byZItkle+SA2OSE1MgFqZMG4eSBPJFn8mI8Gq/Gm/H+M1ow8p1t8gfGxzcB05ps</latexit>
Re = 1 · 106
<latexit sha1_base64="yssAUO/RzETrgYevG2tJZfEOFE4=">AAACDHicdVDLSgNBEJyNrxhfUS+Cl8EgeAq7IRpzEAJePEYxD8jGMDvpxCGzD2Z6xbDET/ArvOrJm3j1Hzz4L242K6honYqqbrqrnEAKjab5bmTm5hcWl7LLuZXVtfWN/OZWU/uh4tDgvvRV22EapPCggQIltAMFzHUktJzR6dRv3YDSwvcucRxA12VDTwwEZxhLvfyOjXCLyo0uYHJiUZv3faSWeXXUyxfMYjUBnZFKOSVVi1pFM0GBpKj38h923+ehCx5yybTuWGaA3YgpFFzCJGeHGgLGR2wInZh6zAXdjZIEE7ofaoY+DUBRIWkiwveNiLlaj10nnnQZXuvf3lT8y+uEODjuRsILQgSPTw+hkJAc0lyJuBqgfaEAkU0/Byo8ypliiKAEZZzHYhh3lYv7+ApN/yfNUtE6LJrn5UKtlDaTJbtkjxwQi1RIjZyROmkQTu7IA3kkT8a98Wy8GK+z0YyR7myTHzDePgHdT5r/</latexit>
0.9
p/p01
0.85
<latexit sha1_base64="U0xD2d/VeWGPCPOo+ztU/8Lx/nA=">AAACAHicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJytgIBGUkGsogkYeUmOh82YRTzufT3RopstLwFbRQ0SFa/oSCf8E2KSBhqtHMrnZ2Qi2FRc/7dEpLyyura+X1ysbm1vZOdXevZePEcGjyWMamEzILUihookAJHW2ARaGEdji+yv32AxgrYnWLEw1BxEZKDAVnmEl3+kT3U4/2hBriZNqv1jzXK0AXiT8jNTJDo1/96g1inkSgkEtmbdf3NAYpMyi4hGmll1jQjI/ZCLoZVSwCG6RF6ik9SizDmGowVEhaiPB7I2WRtZMozCYjhvd23svF/7xugsPLIBVKJwiK54dQSCgOWW5EVgfQgTCAyPLkQIWinBmGCEZQxnkmJlk/lawPf/77RdI6df1z17s5q9XdWTNlckAOyTHxyQWpk2vSIE3CiSFP5Jm8OI/Oq/PmvP+MlpzZzj75A+fjG/A2lrc=</latexit>
0.8
Re = 1 · 105
<latexit sha1_base64="Fsit1W3p/tvZcCbP5WW09LgGBbo=">AAACDHicbVC7TsNAEDzzDOFloEGiOREhUUU2IoIGKRINZUDkIcUmOl824ZTzQ3drRGSFT+AraKGiQ7T8AwX/gm1cQMJUo5ld7c54kRQaLevTmJtfWFxaLq2UV9fWNzbNre2WDmPFoclDGaqOxzRIEUATBUroRAqY70loe6PzzG/fgdIiDK5xHIHrs2EgBoIzTKWeuesg3KPykyuYnNnU4f0QqW3d1HpmxapaOegssQtSIQUaPfPL6Yc89iFALpnWXduK0E2YQsElTMpOrCFifMSG0E1pwHzQbpInmNCDWDMMaQSKCklzEX5vJMzXeux76aTP8FZPe5n4n9eNcXDqJiKIYoSAZ4dQSMgPaa5EWg3QvlCAyLLPgYqAcqYYIihBGeepGKddldM+7On0s6R1VLVrVevyuFK3imZKZI/sk0NikxNSJxekQZqEkwfyRJ7Ji/FovBpvxvvP6JxR7OyQPzA+vgH/m5pp</latexit>
0.75
0.7
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Scia <latexit sha1_base64="XiOZuMJU9FvVPSgJ8+/mNfNT00U=">AAAB9XicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJytgIBGWkNJRBkIeUWNH5sgmnnM/W3RqIrHwCLVR0iJbvoeBfsI0LSJhqNLOrnR0/ksKg43xapaXlldW18nplY3Nre6e6u9c2Yaw5tHgoQ931mQEpFLRQoIRupIEFvoSOP2lkfucetBGhusVpBF7AxkqMBGeYSjePJ41BtebYTg66SNyC1EiB5qD61R+GPA5AIZfMmJ7rROglTKPgEmaVfmwgYnzCxtBLqWIBGC/Jo87oUWwYhjQCTYWkuQi/NxIWGDMN/HQyYHhn5r1M/M/rxTi69BKhohhB8ewQCgn5IcO1SDsAOhQaEFmWHKhQlDPNEEELyjhPxTgtpZL24c5/v0jap7Z7bjvXZ7W6XTRTJgfkkBwTl1yQOrkiTdIinIzJE3kmL9aD9Wq9We8/oyWr2Nknf2B9fAN+k5H3</latexit>
x/C
Re = 1 · 105
<latexit sha1_base64="PmdJh0feGNT4T7m+I915PsrOKgM=">AAACDHicdVDLSgNBEJyNrxhfUS+Cl8EgeAq7ISHmIAS8eIxiHpCsYXbSiUNmH8z0imGJn+BXeNWTN/HqP3jwX9xsVlDROhVV3XRXOYEUGk3z3cgsLC4tr2RXc2vrG5tb+e2dlvZDxaHJfemrjsM0SOFBEwVK6AQKmOtIaDvj05nfvgGlhe9d4iQA22UjTwwFZxhL/fxeD+EWlRtdwPTEoj0+8JFa5lWlny+YxVoCOifVckpqFrWKZoICSdHo5z96A5+HLnjIJdO6a5kB2hFTKLiEaa4XaggYH7MRdGPqMRe0HSUJpvQw1Ax9GoCiQtJEhO8bEXO1nrhOPOkyvNa/vZn4l9cNcXhsR8ILQgSPzw6hkJAc0lyJuBqgA6EAkc0+Byo8ypliiKAEZZzHYhh3lYv7+ApN/yetUtGqFM3zcqFeSpvJkn1yQI6IRaqkTs5IgzQJJ3fkgTySJ+PeeDZejNf5aMZId3bJDxhvn9vAmv4=</latexit>
Separazione
19
Flussi esterni: forza di Drag
Ø Il drag, nel caso stazionario incomprimibile, dipende da:
20
Forza di drag su lastra piana
Ø Nel caso della lastra piana la forza resistente e’ di natura puramente viscosa e
non si hanno contributi di forma
2 D #L
D= ⇢V1 #L , CD = 1 2 =2
2 ⇢V1 L
L
<latexit sha1_base64="zX7c7Inzi6YzRmXBsz9TGakIAUY=">AAAEVHicjVRdb9MwFM3SAiPA6OCRF4uqUiuNKamQ4KXSxPaARJEGot2kuo1c96a15nxgO6NV5D/Fj0HwCP+Adx5w0/Rj3Ybw09G9555zfRRnmHAmlev+2LFL5Tt37+3edx48fLT3uLL/pCvjVFDo0JjH4nxIJHAWQUcxxeE8EUDCIYez4cXxvH92CUKyOPqkZgn0QzKOWMAoUabk79vvajgQhGYnOsNiEqOuj1kUqNmgiTBwPmjqVoA5BKq+4F0h5RQzGKYaCzaeqEYrqONwGE+zj6AbBwh/TskIrSqtf2s4tWP/pLXeJweezpr6ltWWBvOxTWOnhg2EUbZUy0UM6xadhfGGwsF7o2GGWaR8d9DGiqT+FzSaOkVai8K1yJYXNFe+JEJNQBGdjaarPY3i9gKFA7p50FiiFtoe6q1I9XbjBaYkosBVnLlmoVXHbei+s45h23fJ89ubIf5P9m3dahYprEV01tbar1TdQzc/6DrwClC1inPqV37jUUzTECJFOZGy57mJ6mdGlVEO2sGphITQCzKGnoERCUH2s/yr16iWSqJilIBAjKO8CJsTGQmlnIVDwwyJmsjt3rx4Y2+R55a7Cl73MxYlqYKIzs0V45CbSyqYeWKARkyAUmR+G0AsQpQIohQIhgilppiaN+eYjLztRK6DbvPQM/jDy+rRmyKtXeuZ9dyqW571yjqy3lqnVsei9lf7u/3T/lX6VvpTNn+JBdXeKWaeWldOee8vHMJvyw==</latexit>
21
0:0742 1740
CD 5 1=5
2 ð5 3 105 , ReL , 107 Þ ð9:37aÞ
ReL ReL
2 D #L
D = ⇢V1 #L , CDThe
=variation in drag =
1 plot of
2
2
coefficient
L
for a flat plate parallel to the flow is shown in Fig. 9.8.
2 ⇢V1 L
In the Fig. 9.8, L
transition was assumed to occur at Re 5 5 3 10 for flows in x
5
<latexit sha1_base64="zX7c7Inzi6YzRmXBsz9TGakIAUY=">AAAEVHicjVRdb9MwFM3SAiPA6OCRF4uqUiuNKamQ4KXSxPaARJEGot2kuo1c96a15nxgO6NV5D/Fj0HwCP+Adx5w0/Rj3Ybw09G9555zfRRnmHAmlev+2LFL5Tt37+3edx48fLT3uLL/pCvjVFDo0JjH4nxIJHAWQUcxxeE8EUDCIYez4cXxvH92CUKyOPqkZgn0QzKOWMAoUabk79vvajgQhGYnOsNiEqOuj1kUqNmgiTBwPmjqVoA5BKq+4F0h5RQzGKYaCzaeqEYrqONwGE+zj6AbBwh/TskIrSqtf2s4tWP/pLXeJweezpr6ltWWBvOxTWOnhg2EUbZUy0UM6xadhfGGwsF7o2GGWaR8d9DGiqT+FzSaOkVai8K1yJYXNFe+JEJNQBGdjaarPY3i9gKFA7p50FiiFtoe6q1I9XbjBaYkosBVnLlmoVXHbei+s45h23fJ89ubIf5P9m3dahYprEV01tbar1TdQzc/6DrwClC1inPqV37jUUzTECJFOZGy57mJ6mdGlVEO2sGphITQCzKGnoERCUH2s/yr16iWSqJilIBAjKO8CJsTGQmlnIVDwwyJmsjt3rx4Y2+R55a7Cl73MxYlqYKIzs0V45CbSyqYeWKARkyAUmR+G0AsQpQIohQIhgilppiaN+eYjLztRK6DbvPQM/jDy+rRmyKtXeuZ9dyqW571yjqy3lqnVsei9lf7u/3T/lX6VvpTNn+JBdXeKWaeWldOee8vHMJvyw==</latexit>
which the boundary layer was initially laminar. The actual Reynolds number at which
transition occurs depends on a combination of factors, such as surface roughness and
freestream disturbances. Transition tends to occur earlier (at lower Reynolds number)
Ø Lo spessore di q.d.m. alla fine della lastra puo’ in linea di principio essere determinato
as surface roughness or freestream turbulence is increased. For transition at other
than Rex 5 5 3 105, the constant in the second term of Eqs. 9.37 is modified using Eq.
nel modo consueto, ovvero assumendo un profilo di velocita’ all’interno dello s.l. e
9.36. Figure 9.8 shows that the drag coefficient is less, for a given length of plate, when
L
<latexit sha1_base64="xF3Eh/0kFmVa+9T81HQrjhaBoAU=">AAAEhnicjVPLbtNAFHUTA8E8mlJ2bEZEkRKpVHYEKptIEe2CRZAKImmlOLEmk+tk1PGDmXFJZM2HsucH+AMmjvOo0yJmdXTvuefcOfaMY0aFtO1fB6Wy+ejxk8pT69nzFy8Pq0ev+iJKOIEeiVjEr8dYAKMh9CSVDK5jDjgYM7ga35wv+1e3wAWNwu9yEcMwwNOQ+pRgqUveUUnVXZ9jkl6o1OWzCPU9l4a+XIxayAXGRi3V9l0GvmyseHdIGUUPBolyOZ3OZLPtN9xgHM3Tb6CaJ8j9keAJ2lTa/9aw6ufeRXu7TwYclbbUA6utDZZju8ZW3dUQJulaLRPRrAd0VsY7CidftIYepqH07FHXlTjxfqLJ3MrTWhX2IltfUF/5FnM5A4lVOplv9tSKxQVyB3T/oLZEbVQcGmxIjW7znUtwSIDJKLX1QpuO3VTD3RyKxmui191N8X/C76p2K49hK6LSrlLWpqCdt73NH7SO1+vmv4tXrdmndnbQPnByUDPyc+lV/7iTiCQBhJIwLMTAsWM5TLUVJQz0AomAGJMbPIWBhiEOQAzT7J0oVE8ElhGKgSPKUFaE3YkUB0IsgrFmBljORLG3LN7bW32Bgrv0Pw5TGsaJhJAszSVlkJkLwql+lIAmlIOUeHkbQDREBHMsJXCKMCG6mOhXaumMnGIi+6DfOnU0/vq+1vmUp1Ux3hhvjYbhGGdGx/hsXBo9g5R+l63ycfm1WTFPzQ/m2YpaOshnjo07x+z8BaK1fyQ=</latexit>
<latexit sha1_base64="pnxF5z8wGXwVLlWLr8qI5+tOG+U=">AAAEhnicjVNdb9owFE2BbSz7KF33thdrCAmkDiVoU/eChNY+7IFJ3TRoJQyRMTdg1fmY7XSgyD907/sD+wczIVAK7TQ/Hd177jnXJ/E45kwqx/l1UCiWHj1+Un5qP3v+4uVh5ehVX0aJoNCjEY/E1ZhI4CyEnmKKw1UsgARjDpfj67Nl//IGhGRR+F0tYhgGZBoyn1GiTMk7Kuga9gWh6blOsZhFqO9hFvpqMWohDJyPWrrtYw6+qq94d0gZxQwGicaCTWeq0fbrOBhH8/Qb6MYJwj8SMkGbSvvfGnbtzDtv3+6TAVenLf3AamuD5di2sV3DBsIkXatlIob1gM7KeEvh5IvRMMMsVJ4z6mJFEu8nmsztPK1VYS+y9QXNlW+IUDNQRKeT+WZPo7i7QO6A7h80lqiNdocGG1K923iHKQkpcBWljllo03Eaeridw67xmuh1t1P8n/C7ut3KY7gV0WlXmxw3FXurt/mD1vF63fx38SpVp+lkB+0DNwdVKz8XXuUPnkQ0CSBUlBMpB64Tq2FqrBjloG2cSIgJvSZTGBgYkgDkMM3eiUa1RBIVoRgEYhxlRdieSEkg5SIYG2ZA1Ezu9pbFe3urL7DjrvyPw5SFcaIgpEtzxThk5pIKZh4loAkToBRZ3gYQCxElgigFgiFCqSkm5pXaJiN3N5F90G81XYO/vq92PuVpla031lurbrnWqdWxPlsXVs+ihd9Fu3hcfF0ql5qlD6XTFbVwkM8cW3dOqfMXoGJ/JA==</latexit>
Ø A seconda della lunghezza della lastra piana, lo strato limite puo’ formarsi in regime
laminare e poi transire a regime turbolento ad una certa distanza dal bordo di ingresso
0.010
0.008
Turbulent
0.006 boundary layer
(Eq. 9.34)
Drag coefficient, CD
0.004
Turbulent
Transition at boundary layer
Rex = 5 ! 105 (Eq. 9.35)
(Eq. 9.37b)
0.002
Laminar
boundary layer
(Eq. 9.33)
0.001
105 2 5 106 2 5 107 2 5 108 2 5 109
Reynolds number, ReL
Fig. 9.8 Variation of drag coefficient with Reynolds number for a smooth flat plate parallel to
the flow. 22
Coefficiente di drag per un cilindro
Ø Per corpi diversi dalla lastra piana parallela al flusso entrambi i contributi di resistenza
viscosa e di forma risultano importanti.
drag Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
VIDEO Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
Examples of Flow around a Sphere. sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading 23
to a large
pressure drag. By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
452 Chapter 9 External Incompressible Viscous Flow
Coefficiente di drag per un cilindro 400
200
100
Measured pressure Re = VD
0.4
__
v
distribution
(turbulent) Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
0.2 S
Ø Per Re<1000 lo strato limite risulta laminare.
0
L’intenso
As the gradiente
Reynolds number avverso di pressione
is further increased, che la drops con-
the drag coefficient
Cp = _______
p – px
_ ρV 2
Measured pressure
–0.2
teoria non viscosa prevederebbe nella porzione
tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
1
2
distribution
(laminar) VIDEO Stokes’
VIDEOtheory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
–0.4 posteriore della superficie del corpo (linea
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
S Examples of Flow around a Sphere. Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.
–0.6 tratteggiata)
pressure drag. Byne
3
provoca
the time Re ! 1000,la
5
separazione
about 95% of total drag a monte
is due to pressure. For
10 , Re , 3 3 10 the drag coefficient is approximately constant. In this range the
–0.8 Theoretical
distribution
dellaentire
sezione
rear of thediametrale.
sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12
and most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that C ~
–1.0 Ø La parte posteriore
1/Re corresponds to F ~ V,del corpo
and that D
risulta
C B const. interessata
correspondsD to F ~ V , indicating D
2
D
–1.2
S = Separation point
da una For grossa zona larger
di ricircolo
a quite rapid increase in drag.
Reynolds numbers than about e3 3la10distribuzione
, transition occurs and the 5
Measured pressure 10–1 2 4 6 8100 2 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
–0.2
Re = VD
1
2
distribution __
(laminar) VIDEO v
–0.4 Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
S Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.
–0.6
Theoretical As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
–0.8
distribution tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
VIDEO Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
–1.0
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
Examples of Flow around a Sphere. sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
–1.2
S = Separation point pressure drag. By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
–1.4 103 , Re , 3 3 105 the drag coefficient is approximately constant. In this range the
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 entire rear of the sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12
θ, degrees and most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that CD ~
Fig. 9.12 Pressure distribution around a smooth sphere for laminar 1/Re corresponds to FD ~ V, and that CD B const. corresponds to FD ~ V2, indicating
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. a quite
VIDEOrapid increase in drag.
For Reynolds numbers larger than about 3 3 105, transition occurs and the
ng roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations in boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
Flow Separation on a Cylinder.
of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer. separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
scillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift (see wake decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erratically to the drag coefficient decreases abruptly.
the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies on the A turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
o cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way to 25
boundary layer, can better resist an adverse pressure gradient, as discussed in Section
Coefficiente di 452
dragChapterper un Incompressible
9 External cilindroViscous
9.7 Drag
Flow 453
1.0 400
200
0.8
100
60
0.6 V θ 40
20
0.4 Measured pressure
10
distribution
CD 6
(turbulent)
4 Theory due
0.2 S
2 to Stokes
0 1
0.6
Cp = _______
p – px
_ ρV 2
distribution 0.2
(laminar) VIDEO
0.1
–0.4 0.06
S 10–1
Laminar 4 6 810
and2Turbulent
02
Flow Past 6 8101 2
a4Sphere. 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
–0.6
Re = VD
__
v
–0.8 Ø Fig.
Theoretical
distributionNella9.11 zona di ricircolo
Drag coefficient la aspressione
of a smooth sphere si mantiene
a function of Reynolds number [3].
10 ,tendono
Re , 3 3 10 a the spostarsi
drag coefficientverso valle,drag lais due
zona
In thisdi
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. pressure drag. By
VIDEO the time Re ! 1000, about 95% of total to pressure. For
3 5
is approximately constant. range the
ding roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations
on of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer.
entire
ricircolo a ridursi ed il drag a diminuire: la
in rear of the sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12,
Flow Separation on a Cylinder.
and most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that C ~ D
Measured pressure
0.4
–0.2
1
2
distribution 0.2
(laminar) VIDEO
0.1
–0.4 0.06
–1 2 0 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
S 10Turbulent
Laminar and 6 810
4Flow Past a2Sphere.
–0.6 Re = VD
__
v
–1.0
modo proporzionale alla velocita’ del flusso
As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
–1.2
Per up
Øtinuously
S = Separation point 10to3 a<Re<3x10
Reynolds number of iabout
6 punti di separazione si
1000, but not as rapidly as predicted by
VIDEO
stabilizzano
at the rear of theall’incirca sul piano diametrale
from the reareofilthe
–1.4 Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
θ, degrees
grows sphere as the separation point moves
coefficiente di drag si mantiene
sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
Examples of Flow around a Sphere.
Fig. 9.12 Pressure distribution around a smooth sphere for laminar
pressure drag. By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. VIDEO
10 approssimativamente
, Re , 3 3 10 the drag coefficientcostante.
3 5
is approximately constant. In this range the
ding roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations in entire rear of the sphere has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12,
on of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer. Ø La resistenza tuttavia non pressure
and most of the
Flow Separation on a Cylinder.
drag is caused by the front-rear si mantiene costante,
asymmetry. Note that C ~ ma
2
D
1/Re corresponds to F ~ V, and that C B const. corresponds to F ~ V , indicating
oscillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift (see
aumenta proporzionalmente al quadrato della
D D D
on 9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erratically toa quite rapid increase in drag.
se the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies on the For Reynolds numbers larger than about 3 3 10 , transition occurs and the 5
to cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way to velocita’
boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
atter. This causes the desired variation in the flight path of the ball.
separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
ure 9.13 shows the drag coefficient for flow over a smooth cylinder. The var-
wake decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
of CD with Reynolds number shows the same characteristics as observed in the
the drag coefficient decreases abruptly.
over a smooth sphere, but the values of CD are about twice as high. 27
ow about a smooth circular cylinder may develop a regular pattern of alternating A turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
Coefficiente di drag
452 per
Chapter un cilindro
9 External 9.7 DragFlow453
Incompressible Viscous
1.0
400
0.8 200
100
0.6 V θ 60
40
Measured pressure 20
0.4
distribution 10
(turbulent) CD 6
0.2 S 4 Theory due
2 to Stokes
0
1
Cp = _______
p – px
_ ρV 2
Measured pressure
0.6
–0.2 0.4
1
2
distribution
(laminar) VIDEO
0.2
–0.4 0.1
0.06
S Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.
10–1 2 4 6 8100 2 4 6 8101 2 4 6 8102 2 4 6 8103 2 4 6 8104 2 4 6 8 105 2 4 6 8106
–0.6
Re = VD
__
v
–0.8 Theoretical
distribution Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
–1.0
–1.2
S = Separation point As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
–1.4 tinuously up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
0 20 40 60 80 100 VIDEO
120 140 160 180 Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
θ, degrees
grows at the rear of the sphere as the separation point moves from the rear of the
Fig. 9.12 Pressure distribution around aExamples
smoothofsphere for laminar
Flow around a Sphere. sphere toward the front; this wake is at a relatively low pressure, leading to a large
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. VIDEO By the time Re ! 1000, about 95% of total drag is due to pressure. For
pressure drag.
103 , Re , 3 3 105 the drag coefficient is approximately constant. In this range the
ding roughness elements to a sphere also can suppress local oscillations in
on of the transition between laminar and turbulent flow in the boundary layer.
entire rear of theon sphere
Flow Separation a Cylinder. has a low-pressure turbulent wake, as indicated in Fig. 9.12,
and
oscillations can lead to variations in drag and to random fluctuations in lift (see most of the drag is caused by the front-rear pressure asymmetry. Note that CD ~
2
on 9.8). In baseball, the “knuckle ball” pitch is intended to behave erratically to1/Re corresponds to F D ~ V, and that CD B const. corresponds to FD ~ V , indicating
se the batter. By throwing the ball with almost no spin, the pitcher relies onathe quite rapid increase in drag.
5
to cause transition in an unpredictable fashion as the ball moves on its way toFor Reynolds numbers larger than about 3 3 10 , transition occurs and the
atter. This causes the desired variation in the flight path of the ball. boundary layer on the forward portion of the sphere becomes turbulent. The point of
ure 9.13 shows the drag coefficient for flow over a smooth cylinder. The var- separation then moves downstream from the sphere midsection, and the size of the
of CD with Reynolds number shows the same characteristics as observed inwake the decreases. The net pressure force on the sphere is reduced (Fig. 9.12), and
over a smooth sphere, but the values of CD are about twice as high. the drag coefficient decreases abruptly. 28
ow about a smooth circular cylinder may develop a regular pattern of alternatingA turbulent boundary layer, since it has more momentum flux than a laminar
452 Chapter 9 External Incompressible Viscous Flow
2
Measured pressure
–0.2 Re = VD
1
2
distribution __
v
(laminar) VIDEO
–0.4 Fig. 9.11 Drag coefficient of a smooth sphere as a function of Reynolds number [3].
–0.6
S
Ø Per Re>3x106 lo strato limite transisce nella zona
Laminar and Turbulent Flow Past a Sphere.
–0.8 frontale
Theoretical
distribution
e diviene
tinuously turbolento
As the Reynolds number is further increased, the drag coefficient drops con-
up to a Reynolds number of about 1000, but not as rapidly as predicted by
–1.0
VIDEO
Ø I puntigrows diatseparazione
the rear of the spheresias muovono a moves
the separation point vallefromdella
Stokes’ theory. A turbulent wake (not incorporated in Stokes’ theory) develops and
the rear of the
and turbulent boundary-layer flow, compared with inviscid flow [18]. diminuisce
VIDEO in modo considerevole ed il coefficiente
a quite rapid increase in drag.
For Reynolds numbers larger than about 3 3 10 , transition occurs and the 5
CD = ___________________
_ ρV 2 (Frontal area)
0.10 Rec = 4 !105
Total drag
Drag
0.06
Skin-friction
0.04 drag
1
2
0.02 Pressure drag
Streamlines
TBL
T
Viscous wake
di pressione diviene avverso nelle Stagnation point LBL T
TBL
S
V
Ø Portanza e resistenza dei profili 0.8
p∞
tmax
_____
alari sono espresse in termini 0.6 x tmax c
= 0.15
1
2
Conventional section, CD ≅ 0.0061
0.2
NACA 0015
1 2 1 2
<latexit sha1_base64="F6qR7qFMorBveqN/HlHbIFGIGJo=">AAACFnicbVC7TsNAEDzzDOEVoKQ5ESFRRXYEggYpKCkog0RCpDhY68sGTpzP1t0aKbLS8wl8BS1UdIiWloJ/wQkpeE01mtnV7kyYKGnJdd+dmdm5+YXFwlJxeWV1bb20sdm2cWoEtkSsYtMJwaKSGlskSWEnMQhRqPAivKmP/YtbNFbG+pyGCfYiuNJyIAVQLgWlncZxPWjwE+4PDIjMG2XVkW+uY94KfKkHNLysBqWyW3En4H+JNyVlNkUzKH34/VikEWoSCqztem5CvQwMSaFwVPRTiwmIG7jCbk41RGh72STLiO+mFijmCRouFZ+I+H0jg8jaYRTmkxHQtf3tjcX/vG5Kg6NeJnWSEmoxPkRS4eSQFUbmJSHvS4NEMP4cudRcgAEiNJKDELmY5q0V8z683+n/kna14h1U3LP9cq06babAttkO22MeO2Q1dsqarMUEu2MP7JE9OffOs/PivH6NzjjTnS32A87bJxT3njo=</latexit>
<latexit sha1_base64="c2v9JJUpPadoSHiJeVMXY6Fz2MI=">AAACFnicbVA9SwNBEN3zM8avqKXNkiBYhbugaCMoNhYpIphEyMVjbp3o4t7esTsnhCO9P8FfYauVndjaWvhfvMQUmviqx3szzLwXJkpact1PZ2Z2bn5hsbBUXF5ZXVsvbWy2bJwagU0Rq9hchmBRSY1NkqTwMjEIUaiwHd6dDv32PRorY31B/QS7Edxo2ZMCKJeCUrl+dBrU+Qn3ewZE5g2y2sA3tzFvBr7UPepf1YJSxa26I/Bp4o1JhY3RCEpf/nUs0gg1CQXWdjw3oW4GhqRQOCj6qcUExB3cYCenGiK03WyUZcB3UgsU8wQNl4qPRPy9kUFkbT8K88kI6NZOekPxP6+TUu+wm0mdpIRaDA+RVDg6ZIWReUnIr6VBIhh+jlxqLsAAERrJQYhcTPPWinkf3mT6adKqVb39qnu+VzmujZspsG1WZrvMYwfsmJ2xBmsywR7YE3tmL86j8+q8Oe8/ozPOeGeL/YHz8Q0v155K</latexit>
0
L = CL A ⇢U1 D = CD A ⇢U1
2 2
–0.2
Ø Come area caratteristica si
assume in genere l’area in pianta –0.4
–1.0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
Dimensionless distance, x/c
Fig. 9.15 Theoretical pressure distributions at zero angle of attack for two symmetric
Ø In generale CL e CD dipendono dall’angolo
airfoil sectionsd’attacco, dal numero
of 15 percent thickness di Reynolds,
ratio. (Data from dal [21].)
Abbott and von Doenhoff
numero di Mach, nonche’ dalla rugosita’ superficiale del profilo
32
airfoil (NACA 662!015) designed for laminar flow. The boundary layer is maintaine
External Incompressible Viscous Flow
Profili alari α =0
1.8 1.8
CLmax = 1.72
1.6 1.6 CLmax = 1.50
V
0.4 α 0.4 α
1
2
0.2
V V
0.2 0.2
0 α = 0° (CL = 0)
–0.6
α = 1.5° (CL = 0.3) 0.020 0.020
–0.8
0.016 0.016
CD CD
–1.0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 0.012 0.012
Dimensionless distance, x/c
(b) Pressure distribution on upper surface
0.008 0.008
Fig. 9.18 Effect of angle of attack on flow pattern and theoretical pressure distribution
for a symmetric laminar-flow airfoil of 15 percent thickness ratio. (Data from [21].) Conventional section Laminar-flow section
0.004 (NACA 23015) 0.004 (NACA 662–215)
0 0
Because laminar-flow sections have very sharp leading edges, all of the effects we 0 4 8 12 16 20 0 4 8 12 16 20
Angle of attack, α (deg) Angle of attack, α (deg)
have described are exaggerated, and they stall at lower angles of attack than con-
ventional sections, as shown in Fig. 9.17. The maximum possible lift coefficient, CLmax , (b) Drag coefficient vs. angle of attack
also is less for laminar-flow sections. Fig. 9.17 Lift and drag coefficients versus angle of attack for two airfoil sections of 15
Plots of CL versus CD (called lift-drag polars) often are used to present airfoil data percent thickness ratio at Rec 5 9 3 106. (Data from Abbott and von Doenhoff [21].)
in compact form. A polar plot is given in Fig. 9.19 for the two sections we have dis-
cussed. The lift/drag ratio, CL/CD, is shown at the design lift coefficient for both 33
sections. This ratio is very important in the design of aircraft: The lift coefficient
Profili alari: stallo aerodinamico
Flusso incomprimibile, calcolo RANS, Re=1x106
↵ = 6o ↵ = 10o
<latexit sha1_base64="dwquv/PM/58lzkkbaNXmXdGITaI=">AAAB/HicbVDLTgJBEJzFF+IL9ehlIjHxRHaJr4sJiRePmMgjApLeoYEJs7ObmV4TQvArvOrJm/Hqv3jwX9xFDgrWqVLVna4uP1LSkut+Opml5ZXVtex6bmNza3snv7tXs2FsBFZFqELT8MGikhqrJElhIzIIga+w7g+vUr/+gMbKUN/SKMJ2AH0te1IAJdJdC1Q0gMuz+7CTL7hFdwq+SLwZKbAZKp38V6sbijhATUKBtU3Pjag9BkNSKJzkWrHFCMQQ+thMqIYAbXs8TTzhR7EFCnmEhkvFpyL+3hhDYO0o8JPJAGhg571U/M9rxtS7aI+ljmJCLdJDJBVOD1lhZFIF8q40SARpcuRScwEGiNBIDkIkYpx0k0v68Oa/XyS1UtE7Lbo3J4VyadZMlh2wQ3bMPHbOyuyaVViVCabZE3tmL86j8+q8Oe8/oxlntrPP/sD5+AbPb5T5</latexit> <latexit sha1_base64="Lhvzd6f5H+n/4ZlXdpYEf7R/s08=">AAACBnicbVA9TwJBEN3DL8QvxNJmIzGxIndEo40JiY0lJvKRAJK5ZYANe3eb3TkjudD7K2y1sjO2/g0L/4sHUij4qpf3ZjJvnq+VtOS6n05mZXVtfSO7mdva3tndy+8X6jaKjcCaiFRkmj5YVDLEGklS2NQGIfAVNvzR1dRv3KOxMgpvaayxE8AglH0pgFKpmy+0QekhXHruXRsDPUyiSTdfdEvuDHyZeHNSZHNUu/mvdi8ScYAhCQXWtjxXUycBQ1IonOTasUUNYgQDbKU0hABtJ5lln/Dj2AJFXKPhUvGZiL83EgisHQd+OhkADe2iNxX/81ox9S86iQx1TBiK6SGSCmeHrDAyLQV5Txokgmly5DLkAgwQoZEchEjFOG0pl/bhLX6/TOrlkndWcm9Oi5XyvJksO2RH7IR57JxV2DWrshoT7IE9sWf24jw6r86b8/4zmnHmOwfsD5yPb4R+mKM=</latexit>
o
↵ = 16o
<latexit sha1_base64="oAz2YLd97AKIocgwXnVtlVVLrhw=">AAACBnicbVC7TgJBFJ31ifhCLG0mEhMrskt8NSYkNpaYyCMBJHeHC0yY3Z3M3DWSDb1fYauVnbH1Nyz8FxekUPBUJ+fcm3vu8bWSllz301laXlldW89sZDe3tnd2c3v5mo1iI7AqIhWZhg8WlQyxSpIUNrRBCHyFdX94NfHr92isjMJbGmlsB9APZU8KoFTq5PItUHoAl97ZXQsDPUiicSdXcIvuFHyReDNSYDNUOrmvVjcScYAhCQXWNj1XUzsBQ1IoHGdbsUUNYgh9bKY0hABtO5lmH/Oj2AJFXKPhUvGpiL83EgisHQV+OhkADey8NxH/85ox9S7aiQx1TBiKySGSCqeHrDAyLQV5Vxokgkly5DLkAgwQoZEchEjFOG0pm/bhzX+/SGqlondadG9OCuXSrJkMO2CH7Jh57JyV2TWrsCoT7IE9sWf24jw6r86b8/4zuuTMdvbZHzgf344OmKk=</latexit>
<latexit sha1_base64="/FiJ2lLlieT3PsKL75iHVuZ/mZE=">AAACBnicbVA9TwJBEN3zE/ELsbTZSEysyB3BaGNCYmOJiXwkgGRuGWDD3t1md85ILvT+Clut7Iytf8PC/+KBFAq+6uW9mcyb52slLbnup7Oyura+sZnZym7v7O7t5w7ydRvFRmBNRCoyTR8sKhlijSQpbGqDEPgKG/7oauo37tFYGYW3NNbYCWAQyr4UQKnUzeXboPQQLr3yXRsDPUyiSTdXcIvuDHyZeHNSYHNUu7mvdi8ScYAhCQXWtjxXUycBQ1IonGTbsUUNYgQDbKU0hABtJ5lln/CT2AJFXKPhUvGZiL83EgisHQd+OhkADe2iNxX/81ox9S86iQx1TBiK6SGSCmeHrDAyLQV5Txokgmly5DLkAgwQoZEchEjFOG0pm/bhLX6/TOqlondWdG/KhUpp3kyGHbFjdso8ds4q7JpVWY0J9sCe2DN7cR6dV+fNef8ZXXHmO4fsD5yPb4remKc=</latexit>
↵ = 14
α >0
Stagnation point
si esce dal ‘drag bucket’ (a) Flow patterns
1.0 1.8
0.8
V α
1.6
NACA 662–015
1.2
1
2
0.2 CL
1.0
Laminar-flow section
0 α = 0° (CL = 0) (NACA 662–215)
α = 0.5° (CL = 0.1) 0.8
–0.2
α = 1.0° (CL = 0.2)
0.6
–0.4
CL
___ CL
= 59.5 ___ = 47.6
–0.6
0.4 CD CD
α = 1.5° (CL = 0.3)
CL = 0.3
–0.8 0.2 CL = 0.2
–1.0 0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 0 0.004 0.008 0.012 0.016 0.020
Dimensionless distance, x/c CD
(b) Pressure distribution on upper surface
Fig. 9.18 Effect of angle of attack on flow pattern and theoretical pressure distribution Fig. 9.19 Lift-drag polars for two airfoil sections of 15 percent
for a symmetric laminar-flow airfoil of 15 percent thickness ratio. (Data from [21].) thickness ratio. (Data from Abbott and von Doenhoff [21].)
Because laminar-flow sections have very sharp leading edges, all of the effects we
35
Finite wing
Elementi di teoria del pro
0.5
Pag. 9
0
-5 0 5 10 15 20 25
α [deg]
36
Profili non simmetrici
Ø Confronto a pari angolo di incidenza rispetto all’angolo di attacco di portanza nulla
Ø L’effetto della camberline curva e’ quello di spostare l’incidenza di minimo Drag a
valori non nulli e cioe’ verso valori di CL positivi (si consegue portanza positiva con
Drag minimo)
Ø Per incidenze entro il limite di stallo non vi sono differenze nel CL, ma solo nel CD
2
2
1.5
1.5
1
NACA 0012
CL
CL
1 0.5
NACA 4412
0
0.5
-0.5
0 -1
-5 0 5 10 15 20 25
0.004 0.006 0.008 0.01 0.012 0.014 0.016 0.018
i=α-α0 [deg]
CD
37
Profili non simmetrici
Ø Per piccoli valori di incidenza il profilo simmetrico presenta un miglior
comportamento (minor CD a pari CL), mentre per rilevanti valori di incidenza e’ il
profilo asimmetrico ad essere conveniente
1.5
1.5
1
NACA 0012
CL
CL
1 0.5
NACA 4412
0
0.5
-0.5
0 -1
-5 0 5 10 15 20 25
0.004 0.006 0.008 0.01 0.012 0.014 0.016 0.018
i=α-α0 [deg]
CD
38
Flussi comprimibili
➢ In flussi di areiformi le variazioni di densita’ possono risultare importanti. Cio’ accade ad elevate
velocita’ o per rilevanti variazioni di temperatura
➢ Rispetto al caso incomprimibile, dove pressione e componenti di velocita’ sono sufficienti a carat-
terizzare completamente il campo di moto, si hanno altre due proprieta’ fondamentali: temperatura
e, appunto, densita’
➢ Tale relazione aggiuntiva e’ fornita dall’equazione di stato che lega appunto pressione densita’ e
temperatura
➢ Nella presente trattazione faremo sempre riferimento all’equazione di stato dei gas perfetti:
p = ρRT (1)
dove R e’ una costante dipendente dalla natura fisica del gas. Le sue dimensioni sono [kJ/kgK]
Pag. 1
Termodinamica applicata alla gasdinamica
➢ Nel caso di gas perfetto, energia interna ed entalpia risultano funzioni della sola temperatura
du = cv dT , dh = cp dT (2)
dove cv e cp , funzioni al piu’ della sola temperatura, sono detti calori specifici a volume e a
pressione costante rispettivamente
➢ La loro differenza non dipende invece dalla temperatura e piu’ specificatamente si ha: R = cp −cv
cp
➢ Risulta ovviamente cp > cv e posto γ = cv
si ha:
R γR
cv = , cp = (3)
γ−1 γ−1
➢ Dal secondo principio della termodinamica:
δQ
ds ≥ (4)
T
e per un processo reversibile:
dQ
ds = (5)
T
Pag. 2
Termodinamica applicata alla gasdinamica
➢ In questo caso, sostituendo nell’espressione del primo principio si ha:
p dp
T ds = du − dρ , T ds = dh − (6)
ρ2 ρ
Per un processo reversibile ed adiabatico ds = 0 e quindi dalle precedenti:
p
= costante (7)
ργ
Pag. 3
Velocita’ del suono
➢ La propagazione di perturbazioni di densita’/pressione sufficientemente piccole da poter essere
considerate infinitesime (onde acustiche) rappresenta un fenomeno isentropico
➢ La velocita’ di propagazione delle onde acustiche (velocita’ del suono) risulta data da:
s
∂p
a= (8)
∂ρ |s
Pag. 4
Flussi comprimibili monodimensionali
➢ Consideriamo flussi:
• comprimibili
• non viscosi (e non conduttivi)
• monodimensionali (flussi in condotti in cui le proprieta’ possono essere considerate uniformi
nella generica sezione, ma variabili lungo l’asse del condotto stesso)
• adiabatici (privi di scambi termici con l’esterno)
➢ Le relazioni fondamentali possono essere ottenute applicando il metodo del volume di controllo ad
un tratto infinitesimo di condotto di lunghezza dx e volume dV = A(x)dx. Si ottiene:
• equazione di continuita’
∂ρA ∂ρvA
+ =0 (11)
∂t ∂x
che nel caso stazionario, sancisce come noto la costanza della portata di massa lungo il con-
dotto: ṁ = ρAv = costante. In forma differenziale:
dA dρ dv
+ + =0 (12)
A ρ v
Pag. 5
Flussi comprimibili monodimensionali
• equazione della quantita’ di moto
∂ρvA ∂ 2 dA
+ ρv + p A = p (13)
∂t ∂x dx
che per il caso stazionario diviene:
dp + ρvdv = 0 (14)
• equazione dell’energia
∂ρAe ∂
+ (ρvh0 A) = 0 (15)
∂t ∂x
che per il caso stazionario diviene:
0
∂ ∂h0 ∂ρvA✒
(ρvh0 A) = 0 , ρvA + h0 =0 (16)
∂x ∂x ∂x
p v2 p v2
h0 = e + = u + + =h+ = costante (17)
ρ 2 ρ 2
dh + vdv = 0 (18)
Pag. 6
Grandezze totali
➢ L’equazione dell’energia ci permette in modo assai diretto di definire l’entalpia totale e di determi-
narne l’espressione generale
➢ L’entalpia totale in un punto del campo di moto e’ definita come l’entalpia che il fluido raggiunge-
rebbe qualora fosse portato adiabaticamente in quiete
➢ Dall’equazione dell’energia, valutando la costante a secondo membro nello stato totale in cui v =
0, si ha:
v2
h0 = h + (19)
2
➢ In modo del tutto analogo si puo’ definire anche la temperatura totale e risulta:
h0 v2 v2
T0 = =T+ = T + (γ − 1) (20)
cp 2cp 2γR
T0 v2 (γ − 1) v 2
= 1 + (γ − 1) =1+ (21)
T 2γRT 2 a2
T0 (γ − 1) 2
=1+ M (22)
T 2
Pag. 7
Grandezze totali
➢ In modo del tutto analogo a quanto fatto nel caso incomprimibile, possiamo definire la pressione
totale come la pressione che il fluido raggiungerebbe qualora fosse portato isentropicamente in
quiete. Lo stesso dicasi per la densita’ totale.
➢ La pressione totale risulta allora legata alle corrispondenti temperatura e densita’ totali dalla re-
p
lazione caratteristica dei processi isentropici ( ργ0 = costante) e dall’equazione di stato (p0 =
0
ρ0 RT0 )
γ
γ−1
p0 (γ − 1) 2
= 1+ M (23)
p 2
1
ρ0 (γ − 1) 2 γ−1
= 1+ M (24)
ρ 2
➢ Si noti come, per definire in modo univoco la pressione totale e la densita’ totale, il processo ideale
a cui si fa riferimento debba essere isentropico, mentre nel caso dell’entalpia e della temperatura
totali e’ sufficiente sia adiabatico
Pag. 8
Grandezze critiche
➢ Lo stato totale rappresenta un utile stato di riferimento per tutte le grandezze tranne la velocita’
che, per definizione, e’ nulla in tale stato
➢ Allo scopo di definire un set di grandezze di riferimento che includa anche la velocita’ si introducono
le cosiddette grandezze critiche. Esse sono definite come le grandezze nello stato in cui la
velocita’ locale del flusso eguaglia quella locale del suono, ovvero in cui M =1
1
ρ0 (γ − 1) γ−1
= 1+ (25)
ρ∗ 2
γ
p0 (γ − 1) γ−1
= 1+ (26)
p∗ 2
T0 (γ − 1)
= 1+ (27)
T∗ 2
➢ Per la velocita’ critica si ha:
r
2γ
v ∗ = a∗ = RT0 (28)
γ+1
Pag. 9
Flussi isentropici monodimensionali
➢ Consideriamo un flusso isentropico, stazionario e monodimensionale attraverso un condotto di
area variabile
➢ Nel caso incomprimibile abbiamo visto come in virtu’ della conservazione della massa, ad una
diminuzione di area di passaggio corrispondeva un’accelerazione del flusso e viceversa. Nel caso
comprimibile la relazione area-velocita’ non e’ cosi’ diretta dato che su di essa intervengono le
variazioni di densita’
Pag. 10
Flussi isentropici monodimensionali
➢ Si ottiene
dA dV
= − 1 − M2 (32)
A V
che prende il nome di equazione di Rankine-Hugoniot e mostra come le variazioni di velocita’
possano risultare discordi o concordi con quelle di area a seconda del valore del numero di Mach.
In particolare:
Pag. 11
Flussi isentropici monodimensionali
ρAv = ρ∗ A∗ v ∗ (33)
s
∗ ∗
A ρv 1 ρ ρ0 T ∗ /T0
= = (34)
A∗ ρv M ρ0 ρ∗ T /T0
" # 12 γ−1
γ+1
A 1 1 + γ−1
2
M2
= (35)
A∗ M 1 + γ−1
2
Pag. 12
Flussi isentropici monodimensionali
Pag. 13
Onde in flussi comprimibili
Pag. 14
Onde in flussi comprimibili
Pag. 15
Onde in flussi comprimibili
Zona di azione
Pag. 16
Onde in flussi comprimibili
➢ Le stesse considerazioni possono essere effettuate se si considera una rampa di inclinazione
infinitesima, sia che essa devii il flusso verso se stesso o allontanandolo da se stesso
Pag. 17
Onde in flussi comprimibili
➢ Nel caso in cui si consideri una rampa di inclinazione finita, ma raccordata in modo da deviare gradualmente il flusso, la
compressione o l’espansione avvengono per attraversamento di una famiglia di linee di Mach, ciascuna corrispondente
ad una variazione infinitesima della direzione del flusso stesso
➢ Chiaramente in questo caso, una volta che il flusso avrá attraversato l’ultima linea di Mach e pertanto avrá terminato il
cambiamento di direzione tornando uniforme, esso avrá subito una variazione finita delle sue proprietá
Pag. 18
Onde in flussi comprimibili
➢ Nel caso della compressione le linee di Mach convergono l’una verso l’altra. Esse pero’ non possono intersecarsi per
cui ad una certa distanza dal punto di origine esse tendono a incurvarsi e a coalescere in un un’unica linea inclinata
di un certo angolo β rispetto alla direzione del flusso indisturbato
Pag. 19
Onde in flussi comprimibili
➢ le linee di flusso piú lontane dalla parete risulteranno in- isentropico (dissipativo)
vece interessate dall’onda d’urto. Attraverso di essa si
➢ Se la rampa e’ a spigolo vivo l’onda d’urto si origina
realizza una variazione finita nelle proprietá del flusso.
direttamente nello spigolo
➢ Essa rappresenta in effetti una discontinuitá nei
parametri del flusso. In particolare:
• Il numero di Mach diminuisce
• La pressione statica aumenta
• La pressione totale diminuisce
• La temperatura aumenta
• La temperatura totale rimane costante
Pag. 19
Onde in flussi comprimibili
➢ L’aumento di entropia dipende dal Mach a monte e dall’inclinazione β dell’onda d’urto. Esso aumenta all’aumentare
dell’intensitá dell’onda d’urto, definita come il rapporto fra il Mach a monte e quello a valle
➢ La relazione fra Mach a monte, deflessione del flusso e inclinazione dell’onda d’urto é suscettibile di una rappre-
sentazione grafica molto espressiva. Essa riporta le curve β − ϑ parametrate in funzione del numero di Mach a
monte
Pag. 20
Onde in flussi comprimibili
Pag. 21
Onde in flussi comprimibili
• La condizione piú dissipativa corrisponde ad vertice del cuneo (urto staccato) e presenta
un angolo di inclinazione β pari a π/2. un’intensita’ variabile lungo il suo sviluppo.
• L’onda d’urto e’ normale al flusso, la defles-
sione e’ nulla, il Mach a valle e’ il minimo
possibile e quindi l’intensitá e’ massima e
con essa l’aumento di entropia. Si parla in
questo caso di urto retto (β = π/2), mentre
quelli analizzati finora sono detti urti obliqui
(β < π/2)
• Per ciascun valore di deflessione, esiste un
numero di Mach minimo al di sotto del qua-
le il diagramma non fornisce soluzioni. In
queste condizioni l’urto che si forma non
ha andamento rettilineo ma curvo. Tale ur-
to si stabilisce a monte della rampa o del
Pag. 22
Onde in flussi comprimibili
Pag. 23
Onde in flussi comprimibili
Visualizzazioni di onda d’urto su profilo alare tramite contorni di densita’. Sperimentale (interferometria) a sinistra e
numerica (calcolo RANS) a destra
Visualizzazione numerica di onda d’urto su profilo alare tramite contorni e isolinee di numero di Mach (calcolo RANS)
Pag. 24
Onde in flussi comprimibili
Pag. 25
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)
➢ Lo studio del flusso adiabatico con attrito in condotti di sezione costante risulta interessante in
svariati problemi ingegneristici (es. gasdotti)
➢ Tale studio puo’ essere affrontato applicando le equazioni di continuita’, quantita’ di moto, energia
e secondo principio della termodinamica ad un volume di controllo finito delimitato da un tratto di
superficie interna del condotto
Pag. 26
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)
Pag. 27
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)
Pag. 28
Flusso in area costante con attrito (problema di Fanno)
Pag. 29
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
➢ Le equazioni per il volume di controllo divengono adesso
➢ continuita’: ṁ = ρAv = costante
➢ quantita’ di moto: (p1 − p2 )A = ṁ(v2 − v1 ) (risultante delle forze esterne nulla)
v22 v22
➢ energia: ṁ(h2 + 2
− h1 − )
= Q̇ (potenza termica scambiata = variazione di entalpia totale).
2
δQ
Per unita’ di massa: δm = h01 − h02
Pag. 30
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
Pag. 31
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
Pag. 32
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
√
➢ Se M < 1/ γ una cessione di calore al fluido provo-
ca un aumento della sua temperatura, mentre il rilascio
di calore da parte del fluido provoca una diminuzione
della sua temperatura. Lo stesso accade lungo il ramo
supersonico della curva.
√
➢ Nella zona in cui 1/ γ < M < 1 si assiste all’i-
naspettato fenomeno per cui una cessione di calore al
fluido ne provoca una diminuzione di temperatura, men-
tre un rilascio di calore da parte del fluido ne provoca
l’aumento della temperatura.
Pag. 33
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
Pag. 34
Flusso in area costante con scambio termico (problema di
Rayleigh)
➢ Si puo’ giustificare la diminuzione di pressione totale del flusso conseguente al suo riscaldamento
ragionando sulla linea di Rayleigh in maniera analoga a quanto fatto per il flusso di Fanno.
Pag. 35
Onde d’urto e curve di Fanno e Rayleigh
➢ Se a partire da un prefissato stato 1 , caratterizzato li rappresentativi del flusso a monte e valle di un’onda
da Mach supersonico, tracciamo le corrispondenti curve d’urto retta che si instaura in detta sezione
di Fanno e di Rayleigh queste presentano un secondo
punto di intersezione corrispondente ad uno stato 2 ,
nel ramo subsonico come in figura.
Pag. 36
Ugello convergente
Pag. 37
Ugello convergente
Pag. 38
Ugello convergente
Pag. 39
Ugello convergente-divergente
➢ Per pressioni di scarico pd non troppo basse zato di notevole lunghezza in modo da con-
il flusso rimane ovunque subsonico, accele- tenere il gradiente avverso di pressione e
ra nel tratto convergente e decelera nel tratto prevenire la separazione dello strato limite
divergente (curve (a) e (b)).
Pag. 40
Ugello convergente-divergente
Pag. 41
Ugello convergente-divergente
Pag. 42
Ugello convergente-divergente
Pag. 43
Appendici teoria flussi
comprimibili
Roberto Pacciani
01/07/2016
Velocità del suono
dx
Ø Consideriamo la propagazione di un’onda
<latexit sha1_base64="bvV6okhH0Ugsb8eMrvGpRO3cms8=">AAAB9HicbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJQBkYeUWNH6sgmnnB+6W0dEVv6AFio6RMv/UPAv2MEFJEw1mtnVzo4XKWnItj+twsrq2vpGcbO0tb2zu1feP2iZMNYCmyJUoe54YFDJAJskSWEn0gi+p7Dtja8zvz1BbWQY3NM0QteHUSCHUgCl0t3gsV+u2FV7Dr5MnJxUWI5Gv/zVG4Qi9jEgocCYrmNH5CagSQqFs1IvNhiBGMMIuykNwEfjJvOkM34SG6CQR6i5VHwu4u+NBHxjpr6XTvpAD2bRy8T/vG5Mwys3kUEUEwYiO0RS4fyQEVqmFSAfSI1EkCVHLgMuQAMRaslBiFSM005KaR/O4vfLpHVWdc6rF7e1Sr2WN1NkR+yYnTKHXbI6u2EN1mSCDdkTe2Yv1sR6td6s95/RgpXvHLI/sD6+AUXVkeg=</latexit>
<latexit sha1_base64="/exRdqTDLXC1LVGLm1eIhzHNBzw=">AAAB83icbVC7TsNAEDyHVwivACXNiQiJKrIhCMpINJSJRB5SYkXnyyaccrZPd3tIkZUvoIWKDtHyQRT8C7ZxAQlTjWZ2tbMTKCkMuu6nU1pb39jcKm9Xdnb39g+qh0ddE1vNocNjGet+wAxIEUEHBUroKw0sDCT0gtlt5vceQRsRR/c4V+CHbBqJieAMU6mtRtWaW3dz0FXiFaRGCrRG1a/hOOY2hAi5ZMYMPFehnzCNgktYVIbWgGJ8xqYwSGnEQjB+kgdd0DNrGMZUgaZC0lyE3xsJC42Zh0E6GTJ8MMteJv7nDSxObvxERMoiRDw7hEJCfshwLdIGgI6FBkSWJQcqIsqZZoigBWWcp6JNK6mkfXjL36+S7kXdu6xftRu1ZqNopkxOyCk5Jx65Jk1yR1qkQzgB8kSeyYtjnVfnzXn/GS05xc4x+QPn4xt4H5Fy</latexit>
p p + dp
n n a dv
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a
dv = d⇢
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2
Velocità del suono
dx
Ø Trascurando i termini di ordine superiore ed
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p p + dp
n n a dv
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a
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Ø Ed eguagliando le due
s espressioni di dv:
dp dA dA
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d⇢
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p
= costante, p = K⇢
⇢ ⇢
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a
p
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( 1)
dp = K ⇢ d⇢ = d⇢
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⇢
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4
Ugello convergente-divergente
Roberto Pacciani
2/11/2020
Onda retta
Contorni a colori ed
isolinee di pressione
statica
2
Ugello sovraespanso
Onde oblique
3
Ugello sovraespanso
1.2
0.8
p/p01
0.6
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
x/L 4