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Abbiamo già visto, nell’introduzione al corso, i principi che discendono dalla legge di Stevino
(uguaglianza delle pressioni di punti alla stessa quota, ove si possano connettere tramite un
percorso continuo in seno allo stesso fluido) e le relative applicazioni alla manometria a
liquido …
… approcciamo adesso molto in breve il calcolo della forza agente su una superficie piana,
partendo dal caso elementare di una superficie coincidente con il fondo di un recipiente:
Fnormale p A
Tuttavia, essi possono altresì trasmettere forze superficiali aventi una
componente tangenziale, legate ad una componente τ, denominata "sforzo di
taglio", che ha le medesime unità di misura di una pressione (N/m2):
Ftan genziale A
L’entità degli sforzi di taglio che si ingenerano sia tra un fluido ed una parete, sia tra filetti adiacenti di
un fluido, dipendono sia dalle caratteristiche del fluido che dal suo moto.
Per la maggior parte dei fluidi (tra cui aria, acqua, olii, ecc.), che sono detti newtoniani, lo sforzo
tangenziale è approssimativamente proporzionale al gradiente di velocità:
du
dy
Il coefficiente di proporzionalità μ è detto viscosità (o, talvolta,
viscosità dinamica, per differenziarlo dalla viscosità cinematica).
Le unità di misura della viscosità sono:
1 1
du N m / s
2
N s
2
dy m m m
La viscosità dipende dalla temperatura, ed in particolare:
Diminuisce (al crescere di T) nei liquidi
Aumenta (al crescere di T) nei gas
Similitudine ed analisi dimensionale
Uno dei principali problemi in meccanica dei fluidi ed in termofluidodinamica è la derivazione sperimentale
di relazioni che esprimano una variabile dipendente in funzione di una serie di parametri indipendenti.
Il problema è connesso al fatto che:
il numero di parametri indipendenti che influenzano la variabile dipendente ricercata è in genere elevato
per creare correlazioni o tabelle relative a tutte le possibili combinazioni di variabili/dati, ci vorrebbe un
numero elevatissimo di indagini sperimentali (spesso non agevole da realizzare)
a priori, infatti, il risultato di ciascuna sperimentazione sarebbe utilizzabile solo nel caso di perfetta
coincidenza di tutte le condizioni con quelle della sperimentazione effettuata!
Esempio:
Si determini la relazione che consente di esprimere, per il flusso stazionario di un fluido viscoso
incomprimibile attraverso un lungo tubo circolare orizzontale con pareti lisce, le cadute di pressione
(ovviamente connesse all’attrito) per unità di lunghezza del tubo.
pl f D , , , w
Il problema è complesso perché non è facile trovare la forma della funzione f. Si
potrebbero condurre sperimentazioni ripetitive, con 3 parametri costanti ed 1
variabile, ma riuscire a derivare la funzione f sarebbe ugualmente complesso.
La soluzione al problema consiste nel fatto che un fenomeno fisico è spesso descrivibile tramite un numero
di variabili adimensionali (opportune combinazioni delle variabili dimensionali in gioco), chiamate Variabili
Pi Greco o Пi, inferiore al numero di variabili dimensionali.
Vi è ovviamente uno studio piuttosto accurato da fare per identificare la forma di questi gruppi
adimensionali ma, a valle di questo sforzo, risulta poi ridotto il numero di grandezze da mettere in relazione
tramite le rilevanze sperimentali.
pl F L3 Ma come definire, per il nostro caso studio, una serie
D L
sufficiente di parametri pi greco?
F L t pl f D , , , w
4 2
F L 2
t
Formalizziamo una procedura sistematica che ci porti ad
w L t 1 ottenerli …
1. Elencare tutte le variabili che sono presenti nel problema. Questo è un passo difficile e ci si può
avvalere, come detto, di osservazioni sperimentali preliminari. Nel nostro caso:
Variabili pl , D , , , w
2. Esprimere ciascuna delle variabili in termini di dimensioni fondamentali. Nel nostro caso:
4. Selezionare le variabili da ripetere (ossia quelle che dovranno comparire in tutti i parametri
adimensionali identificati), il cui numero è pari al numero delle dimensioni fondamentali di cui al passo
2. Dall’elenco delle k variabili, si scarta preliminarmente quella dipendente (ossia quella che si vuole
calcolare), perché questa deve stare in 1 solo parametro adimensionale (e quindi non va ripetuta). Tra le
restanti, si opta per la ripetizione di quelle più semplici dimensionalmente. Nel nostro caso:
1 pl D a wb c
dove a, b e c sono scelti imponendo:
F L L L t F L
3 a 1 b 4
t2
c
F 0 L0 t 0
da cui:
1 c 0 (esponenti di F)
3 a b 4c 0 (esponenti di L) a 1, b -2, c -1
b 2c 0 (esponenti di t)
pl D
Il primo numero adimensionale che risulta è: 1
w2
6. Ripetere il passo 5 per ogni rimanente variabile non ripetuta. Finite le variabili non ripetute, il numero
di termini pi greco ottenuti risulterà pari a quello richiesto, determinato nel passo 3. Nel nostro caso:
2 D a wb c
dove a, b e c sono scelti imponendo:
F L t L L t F L
2 a 1 b 4
t2
c
F 0 L0 t 0
da cui:
1 c 0 (esponenti di F)
2 a b 4c 0 (esponenti di L) a 1, b -1, c -1
1 b 2c 0 (esponenti di t)
Il secondo numero adimensionale che risulta è: 2
Dw
7. Esprimere la forma finale come una relazione tra i termini pi greco (da derivare sperimentalmente, in
quanto l’analisi dimensionale non può fornirne la formulazione analitica!!), e cercare di fornirne a
posteriori un’interpretazione fisica:
pl D ~
1 2
~
w Dw
2
Se si desidera, i termini pi greco possono essere riorganizzati. Nella pratica, ad esempio, invece
dell’espressione П2 ottenuta si utilizza quella reciproca:
Dw
2
Infatti, se П1 è funzione di μ/Dρw, sarà senza dubbio anche esprimibile come funzione (diversa) di Dρw/μ:
Il Dρw/μ è un numero adimensionale estremamente importante nella meccanica dei fluidi e nella
termofluidodinamica, ed è denominato Numero di Reynolds.
Lw forze d' inerzia
Tale numero ha anche un significato fisico ben intuitivo: Re
forze viscose
Ciò è molto agevole da vedere dal punto di vista dimensionale:
1 2
il problema viene risolto facilmente facendo variare П2 (agendo su uno
o più dei parametri fisici inclusi nella sua espressione) e misurando il
corrispondente valore П1.
In aggiunta alla presentazione grafica, è auspicabile ricavare un’equazione empirica che leghi П1 e П2,
utilizzando metodi di interpolazione. Simili relazioni prevedono, oltre ad una formulazione analitica,
anche un campo di validità entro le quali possono essere utilizzate.
1 2 , 3
xcs
0.05 Re (Regime laminare)
D
x
10 cs 60 (Regime turbolento)
D
Flussi esterni: strato limite su una lastra piana
Uno dei più semplici esempi di moto esterno è il flusso stazionario incomprimibile di un fluido che
lambisce una piastra piana parallela al moto. Il fluido indisturbato ha una velocità U, uniforme.
La condizione di scorrimento nullo che si instaura sin da subito fa sì che esista una regione, detta strato
limite, in cui il fluido passa da velocità nulla (in corrispondenza della superficie) a velocità U.
Lo spessore dello strato limite, δ(x), è convenzionalmente fissato in modo che si assuma già compiuta,
dalla piastra al punto in esame, una data percentuale (in genere fissata pari al 99%) dell’intera variazione
di velocità tra piastra e corrente fluida indisturbata:
u(δx ) 0,99 U
Spessore e lunghezza dello strato limite
La linea che delimita lo strato limite ha un andamento
diverso nella regione laminare ed in quella turbolenta. In
particolare, l’incremento dello spessore è più repentino nella
regione di moto turbolento, per ovvie ragioni connesse alla
propagazione trasversale del disturbo di velocità.
Nella regione di flusso laminare, è possibile calcolare come lo strato limite aumenti con la distanza dal
bordo d’attacco della piastra:
Si osserva come lo spessore dello
x
1
x 5 5 x2
strato limite cresca con la radice
w w della distanza dal bordo d’attacco, e
come diminuisca al crescere della
Viscosità cinematica o diffusività cinematica ν, velocità della corrente indisturbata.
dimensionalmente [L]2[T]-1 (come tutte le diffusività),
misura della resistenza di un fluido a scorrere sotto l’effetto
di un campo di forze di massa (come quello gravitazionale).