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IISS “MARCONI- HACK”

CORSO SERALE - PERCORSO DI 2° LIVELLO

A.S. 2017-2018

MECCANICA, MACCHINE ED ENERGIA

Dispensa a cura del prof. D. Piperis


IDROSTATICA

L’idrostatica è quel settore dell’idraulica che si occupa dei problemi associati ai liquidi a
riposo e ai corpi in essa immersi.

GRANDEZZE FISICHE FONDAMENTALI



La massa specifica o densità di una sostanza è il rapporto tra la massa della sostanza
stessa e il suo volume:
⁄ ⁄


Il peso specifico di una sostanza è il rapporto tra il peso della sostanza stessa e il suo
volume:
⁄ ⁄ ⁄

La viscosità dinamica di un fluido misura la resistenza opposta dagli strati adiacenti del
fluido stesso al loro mutuo scorrimento

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La viscosità cinematica è il rapporto tra la viscosità dinamica e la densità:

 ⁄ ⁄

Per quanto riguarda gli oli motore, la tabella SAE li classifica in base alla viscosità, senza
tener conto di nessun'altra caratteristica del lubrificante. Il primo numero della
classificazione seguito dalla lettera "W" (Winter) e dal successivo numero, indicano
l'intervallo di temperatura esterno per cui quel tipo di olio mantiene una soddisfacente
viscosità cinematica. Se un olio garantisce una sola prestazione, vale a dire se è adatto
solo a freddo o a caldo, (ad esempio: SAE 10W, SAE 20W, SAE 30, SAE 50) esso si
definisce "monogrado" altrimenti si definisce "multigrado" (ad esempio: SAE 5W30, SAE
10W40, SAE 15W50).

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La pressione è il rapporto tra la forza e la superficie sulla quale è applicata:

⁄ ⁄

Altre unità di misura della pressione:


LEGGI FONDAMENTALI DELL’IDROSTATICA

Legge di Pascal: la pressione che si esercita in un punto della superficie delimitante un


fluido si trasmette inalterata a tutti gli altri punti di tale superficie, in direzione normale alla
superficie stessa:

- Principio di Pascal

Esempio di applicazione: moltiplicatore di forza o leva idraulica (pressa idraulica o torchio


idraulico):

Esempio di applicazione: moltiplicatore di pressione (cilindro idraulico):

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Legge di Stevino: la pressione in un fluido in quiete è direttamente proporzionale a peso
specifico e profondità.

dove e sono le forze di pressione che agiscono sulle facce inferiore e superiore
di area la densità del fluido, l’altezza del parallelepipedo.

Legge di Archimede: un solido immerso in un fluido riceve una spinta (di galleggiamento)
dal basso verso l’alto pari al peso del fluido spostato.

Si possono verificare tre casi:


il corpo affonda

il corpo galleggia

il corpo rimane in equilibrio nel fluido


con peso del corpo.

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Esercizio n. 1

Calcolare il valore della forza che bisogna applicare alla leva per aprire il portello
incernierato in D (le distanze sono in metri). Il portello è largo 1 m. Il rapporto delle aree
dei pistoni è 225. Il liquido è acqua ( ).

Risoluzione

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Esercizio n. 2

Un’applicazione della legge di Pascal si ha nella pressa idraulica. Quando una forza F1 è
applicata ad un pistone di area S1, la pressione si trasmette attraverso il fluido ad un
pistone di area S2 attraverso la forza F2. Poiché la pressione sui due pistoni è la stessa

p = F1 / S1 = F2 / S2

si ha

F1 / F2 = S1 / S2

Se il rapporto tra le aree è molto piccolo, si può ottenere una forza elevata (F 2)
applicandone una di bassa intensità (F1).

Consideriamo ora una pressa idraulica utilizzata come sollevatore per auto, avente un
pistone di raggio 5,0 cm e l’altro di raggio 15,0 cm.

Risoluzione
1. Se un’auto che pesa 13300 N è posta sul pistone più grande, quale forza deve essere
esercitata sul più piccolo per poterla sollevare?

F1 = (S1 / S2) F2 = [π (5,0 x 10-2 m)2 / π (15,0 x 10-2 m)2] (1,33 x 104 N) = 1,48 x 105 N

- Schema di una leva idraulica

2. Quale pressione produrrà questa forza?

P = F1 / S1 = (1,48 x 105 N) / [π (5,0 x 10-2 m)2] = 1,88 x 105 Pa

3. Considerando la pressa idraulica come un sistema non isolato, verificare se il


trasferimento di energia in entrata è uguale, in valore assoluto, al trasferimento di energia
in uscita.

L’energia in ingresso e in uscita è data dal lavoro svolto dalle forze che si esercitano sui
due pistoni; bisogna quindi ricavare lo spostamento lungo il quale esse agiscono. Poiché il

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fluido è supposto incomprimibile, il volume di liquido compresso dai due pistoni deve
essere uguale. Si ha quindi:

V1 = V2 → A1 Δx1 = A2 Δx2 → S1 / S2 = Δx1 /Δx2

Calcolando il rapporto del lavoro in ingresso e di quello in uscita, troviamo:

L1 / L2 = (F1 Δx1) / (F2 Δx2) = (F1 / F2) (Δx1 / Δx2) = (S1 / S2) (S2 / S1) = 1

quindi il lavoro fornito è uguale al lavoro prodotto, come deve essere affinché si conservi
l’energia meccanica.

Esercizio n. 3

Consideriamo una diga, rappresentata schematicamente nella figura seguente. Se con L


indichiamo la sua lunghezza e l’acqua arriva a un’altezza H, determinare la forza
esercitata dall’acqua sulla diga.

Risoluzione
Poiché la pressione esercitata dall’acqua sulla diga varia con la profondità, non possiamo
trovare la forza moltiplicando semplicemente la pressione per l’area della diga. Dobbiamo
quindi calcolare la forza dFa agente su una striscia orizzontale della superficie della diga a
profondità h e integrarla su l’altezza H.

- Diga soggetta alla pressione dell'acqua.

Applicando la legge di Stevino e non considerando la pressione atmosferica, in quanto


agisce sia sulla superficie dell’acqua che sul lato esterno della diga, la pressione
esercitata dall’acqua sulla diga a una profondità h è data dalla

p = ρ g h = ρ g (H – y)

per la definizione di pressione, si ha

dFa = p dS

poiché dS = L dy si ha

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dFa = p dS = ρ g (H – y) L dy

quindi la forza totale esercitata dall’acqua sulla diga è data dalla

∫ ∫ = pmedia S

cioè Fa è pari al prodotto della pressione media moltiplicato l’area


della parete bagnata

La forza Fa è perpendicolare alla parete ed ha la retta d’azione ad H/3 dal fondo.

- Diga soggetta alla pressione dell'acqua: rappresentazione della spinta dell’acqua.

Esercizio n. 4

Un corpo di densità ρ, a forma di cubo, è immerso in un recipiente contenente acqua. Il


corpo galleggia, come mostrato nella figura, emergendo per 1/8 della sua altezza. Note la
densità dell’acqua ρacqua e la misura del lato L del cubo, calcolare la densità ρ.

- Un corpo parzialmente immerso in acqua

Risoluzione

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Il corpo galleggia sull’acqua, quindi la risultante delle forze applicate su di esso deve
essere nulla. La forza peso Fg e la spinta di galleggiamento Fa si equilibrano, per cui
applicando la legge di Archimede

Fa = Fg → macqua spostata g = mcorpo g

Tenendo conto della definizione di densità, si ha

Vacqua spostata ρacqua = V ρ

Nel caso in esame, i volumi indicati nella relazione precedente valgono

Vacqua spostata = (7/8) L3

V = L3

l’equazione precedente diventa

(7/8) L3 ρacqua = L3 ρ

da cui, semplificando

ρ = 7/8 ρacqua

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IDRODINAMICA

L’idrodinamica è la scienza che si occupa dei fluidi, pensati praticamente incomprimibili, in


movimento e dell’interazione tra essi e le superfici dei solidi circostanti.
Per descrivere il moto dei fluidi è necessario introdurre il concetto di linea di flusso o
linea di corrente che non è altro che la traiettoria seguita da ciascun elemento di fluido
(è anche denominato filetto fluido), come mostrato nella figura seguente:

- Linee di corrente di una particella in moto

Per le linee di flusso valgono le seguenti due proprietà:


a) la velocità del fluido è in ogni punto tangente alla linea di flusso perché il vettore
velocità è sempre tangente alla traiettoria;
b) due linee di flusso non possono mai intersecarsi perché altrimenti nel punto di
intersezione la velocità del fluido avrebbe due direzioni diverse.

Si chiama tubo di flusso l’insieme delle linee di flusso che passano per i punti di una linea
chiusa tracciata all’interno del fluido, vedi figura seguente:

- Tubo di flusso

Tutti gli elementi del fluido, che viaggiano in un tubo di flusso, restano sempre al suo
interno perché le linee di corrente non attraversano mai la superficie del tubo.
Quando la velocità del fluido in un punto dipende solo dalla posizione del punto e non
dal tempo il moto si dice stazionario. Ciò significa che la configurazione delle linee di
flusso non cambia col passare del tempo.
Quando gli elementi di fluido scorrono uno vicino all’altro, senza mescolarsi, il moto si dice
laminare. Se invece ci sono dei vortici che portano a un rimescolamento dei filetti fluidi il
moto si dice turbolento. Le altre ipotesi sono la non viscosità del fluido, la sua
incomprimibilità, il fatto cioè che cambiamenti di pressione non producono cambiamenti di
densità, e assenza di vortici (vale a dire le linee di corrente restano parallele tra loro quindi

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una particella non può cambiare direzione). Un fluido che soddisfa queste condizioni viene
definito fluido ideale.

Moto laminare di un fluido idea


(filetti fluidi paralleli tra loro)

Profilo di velocità (parabolico)

Moto laminare di un fluido reale


(filetti fluidi paralleli tra loro)

Moto turbolento di un fluido reale


(filetti fluidi non paralleli)

Il parametro che ci dice quando siamo in presenza di moto laminare o di moto turbolento è
il numero di Reynolds Re

in cui d è la lunghezza caratteristica (uguale al diametro del condotto nel caso di moto
entro tubazioni a sezione circolare).

Per condotti di sezione diversa da quella circolare, occorre determinare il diametro


equivalente che è funzione del raggio idraulico che è il rapporto tra l’area della sezione
liquida S e il contorno bagnato L (parte del perimetro solido a contatto con il fluido).
In un tubo circolare di diametro d il raggio idraulico è

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Quindi il diametro equivalente di un condotto di sezione non circolare può essere calcolato
con la precedente relazione e sostituito al posto del diametro d sia nella formula di Re sia
in quella della rugosità relativa r è

pertanto si ha

Per la sezione quadrata di lato a, occupata interamente dal fluido, si ha

e dunque

Per la sezione rettangolare si ha

Per l’acqua che scorre in una tubazione, il moto è laminare se R< 2100 mentre è
turbolento se Re> 4000. Nel campo tra 2100 <Re< 4000 vi è la zona di transizione.

Si definisce numero di Reynolds critico quel valore del numero di Reynolds in


corrispondenza del quale si verifica la transizione da regime laminare a regime turbolento;
la relativa velocità è detta velocità critica.
Il diagramma di Moody consente di valutare il regime di moto del fluido in funzione del
coefficiente d’attrito fluido- tubazione funzione della rugosità delle tubazioni.

Rugosità  di alcuni materiali:

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Il diagramma è realizzato in scala doppio logaritmica e riporta in ascissa il numero di
Reynolds e in ordinata il fattore di attrito.

PORTATA

Si definisce portata il volume di fluido che attraversa la sezione di un condotto nell’unità di


tempo; in altre parole la portata è il rapporto tra il volume che passa e il tempo impiegato a
passare

x
Q = Δ V/Δ t (m3/s)

La portata si può esprimere come il prodotto dell’area della sezione per la velocità del
fluido:

Q=Sv

Infatti se Δx è lo spessore dell’elemento di fluido che attraversa la sezione S nel tempo Δt


si ha:
ΔV = S Δx
e quindi:
Q = V/Δx = S Δx/Δt = S v

Se il fluido è incomprimibile e il moto è stazionario sussiste la seguente legge di


conservazione della portata: la portata è la stessa in tutte le sezioni di un tubo di
flusso. Infatti sotto le ipotesi fatte il tubo di flusso si comporta come un condotto rigido,
privo di buchi, all’interno del quale non si può accumulare materia e quindi la massa che
entra nel condotto in un certo tempo deve essere uguale a quella che esce nello stesso
tempo.
Con riferimento alla figura seguente, siano S1 e S2 le aree di due sezioni rette del condotto
dove un volume ΔV di fluido entra con velocità v 1 relativa alla sezione di area S1 ed esce
alla velocità v2 relativa alla sezione di area S2

- Condotto a sezione variabile

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Pertanto

m1 = m2
ovvero

1 V1 = 2 V2
dividendo per il tempo

1 V1 /t = 2 V2/t
da cui

1 Q1 = 2 Q2

Se il fluido è incomprimibile la densità non cambia 1 = 2 e quindi: Q1 = Q2


Durante l’intervallo di tempo Δt l’elemento di fluido descrive una distanza Δx = vΔt per cui
si ha

ΔV = S Δx = S vΔt = S1 v1Δt = S2 v2Δt

quando si applica alle sezioni 1 e 2.

Semplificando Δt da ambo i membri dell’equazione si ottiene un’equazione chiamata


equazione di continuità:
S1 v1 = S2 v2
ossia il prodotto dell’area e della velocità del fluido è costante in tutti i punti del tubo:

Q = S v = costante (m3/s)

Se in un condotto la portata del fluido è costante nel tempo, il moto del fluido si dice
permanente o stazionario.

TEOREMA DI BERNOULLI

Consideriamo un fluido ideale che si muova di moto permanente in un condotto,


schematizzato nella figura seguente, e siano p1 e p2, v1 e v2, h1 e h2 i valori della
pressione, velocità e quota del fluido che attraversa le due sezioni di area S1 e S2.
Applichiamo il teorema dell’energia cinetica al tratto di fluido in questione: il lavoro delle
forze di pressione deve eguagliare la variazione di energia meccanica:

Lp = ΔEg + ΔEc

Le forze di superficie che compiono lavoro sono quelle agenti su S1 e S2 e il loro lavoro
vale

Lp = F1 x1 - F2 x2 = p1S1 v1Δt – p2 S2 v2Δt

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dove il segno meno tiene conto del verso del moto (da 1 a 2). Il lavoro svolto dalle forze di
volume (la forza di gravità) è dato dalla variazione di energia potenziale, cambiata di
segno, della massa Δm di fluido che va ad occupare il volume ΔV (= S1x1 = S1v1Δt = S2x2=
S2v2Δt), cioè

ΔEg = mgh1 – mgh2 = ρ1 S1v1Δt gh1 – ρ2 S2v2Δt gh2

Linea di riferimento (h=0)

- Un fluido scorre con moto permanente in un tubo di sezione variabile.

La variazione di energia cinetica dell’elemento di massa m vale

ΔEc = ½ (ρ2 S2 v2 Δt) v22 – ½ (ρ1 S1 v1 Δt) v12

Applicando il teorema dell’energia cinetica

p1 S1v1Δt – p2 S2v2Δt = ρ1S1 v1Δt gh1 – ρ2S2v2Δt gh2 + ½( ρ2S2v2Δt)v22 – ½ (ρ1S1v1Δt)v12

Separando tra loro i termini che si riferiscono alla stessa sezione, si ha

p1S1v1Δt + (ρ1S1v1Δt) gh1 + ½ (ρ1S1v1Δt)v12 = p2S2v2Δt + (ρ2S2v2Δt)gh2 + ½ (ρ2S2v2Δt) v22

e dividendo per S1v1Δt = S2v2Δt si ha infine l’equazione

p1 + ρ1 g h1 + ½ ρ1 v12 = p2 + ρ2 g h2 + ½ ρ2 v22

che è nota come teorema di Bernoulli, spesso espresso nella forma

p + ρ g h + ½ ρ v2 = costante
cioè per un fluido ideale in moto laminare in un condotto la somma della pressione
piezometrica p (cioè la pressione che il fluido esercita sulle pareti del condotto), della
pressione cinetica per unità di volume ½ ρ v2 (la pressione che il fluido esercita contro
un ostacolo che si oppone al moto) e della pressione idrostatica ρ g h (la pressione
esercitata da una colonna di fluido di altezza h) si mantiene costante.
Se dividiamo tutto per γg si ha

p/γ + h + v2/2g = costante

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in cui tutti i termini hanno le dimensioni di una lunghezza. Il primo termine (p/ ρg) si chiama
altezza piezometrica e rappresenta l’altezza a cui sale un fluido spinto dalla pressione p;
il secondo termine (h) si chiama altezza geometrica e rappresenta l’altezza del centro
della sezione rispetto ad un livello di riferimento; infine il terzo termine (v 2/2 g) si chiama
altezza cinetica e rappresenta l’altezza di arresto di un fluido quando viene lanciato verso
l’alto con velocità v. Pertanto il teorema di Bernoulli può essere enunciato anche
affermando che la somma di queste tre altezze (piezometrica, geometrica e cinetica) è
costante in tutte le sezioni del condotto. Queste altezze possono essere visualizzate
facilmente con l’ausilio di due tubi manometrici, come illustrato in figura seguente

- Un fluido scorre con moto permanente in un tubo di sezione costante.

Il primo tubo è inserito nella parete del condotto e l’altezza a cui si pone in equilibrio il
liquido all’interno di esso corrisponde all’altezza piezometrica. Il secondo tubo è inserito
nel condotto e piegato in modo da arrestare il flusso. In questo tubo il liquido raggiunge
un’altezza pari alla somma dell’altezza piezometrica e di quella cinetica. Pertanto la
differenza di livello tra i due tubi rappresenta l’altezza cinetica. Infine l’altezza geometrica
si misura da un livello orizzontale arbitrario, scelto come riferimento. Il teorema di Bernoulli
afferma che la somma delle tre altezze è costante, pertanto passando da una sezione ad
un’altra ciascuna delle tre altezze può cambiare ma la loro somma rimane invariata;
pertanto il fluido raggiunge la stessa altezza nelle due canne che arrestano il flusso.

- Un fluido scorre con moto permanente in un tubo di sezione variabile.

Quando il fluido è fermo, l’equazione che esprime il teorema di Bernoulli diventa

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in accordo con la legge di Stevino.

Esercizio n. 5

La portata di una tubazione si determina utilizzando il tubo di Venturi o venturimetro.

acqua

mercurio

- Venturimetro

Risoluzione
Applicando il teorema di Bernoulli tra le due sezioni 1 e 2

Applicando l’equazione di continuità


Esercizio n.6

Consideriamo un serbatoio chiuso contenente del liquido di densità e con una piccola
apertura posta a quota rispetto al fondo del serbatoio, come mostrato nella figura
seguente

- Liquido che esce da un serbatoio forato

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Sia la pressione dell’aria sopra il liquido. Determinare la velocità del liquido in uscita
dall’apertura inferiore quando la superficie esposta all’aria è a quota da esso.

Risoluzione
Poiché si può considerare trascurabile la velocità v 2 in corrispondenza della
superficie superiore del liquido. Applicando l’equazione di Bernoulli tra i punti 1 e 2 si ha

p0 + ρ g h1 + ½ ρ v12 = p + ρ g h2.

tenendo conto che h2 – h1 = h si ha

se il serbatoio non è chiuso in alto, si ha p = p0 da cui

che esprime anche la velocità di un corpo in caduta libera da un’altezza h.

Questo risultato è noto come teorema di Torricelli, secondo il quale la velocità di efflusso
di un liquido da una piccola apertura alla base di un recipiente è quella di un corpo che
cada liberamente nel vuoto da un’altezza pari a quella del livello libero del liquido nel
recipiente.

TEOREMA DI BERNOULLI GENERALIZZATO

L’equazione di Bernoulli scritta nel caso più generale possibile, vale a dire considerando
sia le perdite di pressione nella tubazione Yd (distribuite o continue) e Yc (accidentali o
localizzate) sia l’energia scambiata dal fluido Lm con una macchina motrice, è formulata
come segue

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p1/ρg + h1 + v12/2g = p2/ρg + h2 + v22/2g +Lm+Yd+Yc [J/N = m]
con Lm considerato positivo se sottratto al fluido (macchina motrice) e negativo se
aggiunto al fluido (macchina operatrice).
La perdita di carico distribuita è direttamente proporzionale alla viscosità e alla
velocità del fluido e alla lunghezza del tubo ed è inversamente proporzionale al diametro
del tubo. Ad ogni metro di tubo corrisponde una certa perdita di carico; inoltre, più il fluido
scorre veloce, più energia viene dissipata.

[m] (formula di Darcy)

in cui si è indicato con ξd il coefficiente di resistenza d’attrito

Nella relazione sopra scritta, il fattore d’attrito, se il moto è laminare, si calcola con la
seguente relazione

oppure, se il moto è turbolento, con la formula di Colebrook

√ √

oppure con il diagramma di Moody.

È anche possibile utilizzare dei diagrammi che forniscono il valore della perdita di carico
ad ogni metro di tubazione yd; questi diagrammi sono basati sulla formula di Darcy

[m/m]

Le perdite di carico concentrate hanno un’espressione simile a quella delle perdite di


carico distribuite, ma a differenza di queste ultime, non dipendono dalla lunghezza del
tubo, in quanto sono localizzate (concentrate) in un ben determinato punto

[m]

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- Esempi di perdite di carico localizzate

La perdita di carico totale è la somma delle precedenti perdite

dove si è posto

Tabella tubi in acciaio

TUBI IN ACCIAIO
Diametro Interno Diametro Esterno Diametro Interno Diametro Esterno
NB DN DE NB DN DE
(pollici) (mm) (mm) (pollici) (mm) (mm)
1/8 6 10,3 20 500 508
1/4 8 13,7 24 600 609,6
3/8 10 17,2 44 1100 1117,6
1/2 15 21,3 48 1200 1219.2
3/4 20 26,7 52 1300 1320.8
1 25 33,4 56 1400 1422.4
1 1/4 32 42,2 60 1500 1524
1 1/2 40 48,3 64 1600 1625.6
2 50 60,3 68 1700 1727.2
2 1/2 65 73 72 1800 1828.8
3 80 88,9 76 1900 1930.4
3 1/2 90 101,6 80 2000 2032
4 100 114,3 88 2200 2235.2
5 125 141,3 96 2400 2438.4
6 150 168,3 104 2600 2641.6
8 200 219,1 112 2800 2844.8
10 250 273,1 120 3000 3048
12 300 323,9 128 3200 3251.2
14 350 355,6
16 400 406,4
18 450 457,2
DN = diametro nominale (designazione europea)
NB = natural bore (designazione americana)

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Esercizio n. 7

Acqua a 15,5 °C scorre dal piano terra al secondo piano di un edificio attraverso una
tubazione in rame dal diametro d = ¾” con una portata Q = 0,76 l/s ed esce da un
rubinetto del diametro dr = ½”, come mostrato in figura

Determinare la pressione nel punto 1 quando:


a) non esistano perdite
b) esistano solo le perdite ripartite
c) esistano tutte le perdite, ripartite e localizzate

Risoluzione
Dato che la velocità del fluido nella tubazione è data dalla relazione

 m3 
0,76 / 1000  
v1 
Q

Q
  s   2,65 m
S1

d 2

  
0,01905 m 2
2
s
4 4
e le proprietà del fluido sono
kg kg  s
  1000 ,   0,00112
m3 m2
 vd
ne segue che il numero di Reynolds vale Re   45000 , avendo naturalmente posto

d = 0,01905 m .
Ciò significa che il flusso è turbolento.
L’equazione che governa il fenomeno in tutti e tre i casi è l’equazione di Bernoulli
p1 v12 p2 v 22
 z    z Y
 2g 1  2g 2 t

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nella quale

z1  0 ;
z 2  6,096 m ;
p2  0 (getto libero);

kg
   g  1000  9,81  9810 ;
m2 s 2
 m3 
0,76  1000 
v2 
Q
  s   5,97 m
S2

0,0127 m 2
2
  s
4
Allora l’equazione di Bernoulli diventa:

1
 
p1   z 2   v 22  v12   Yt
2
nella quale il termine di perdita è diverso nei tre casi a, b, c.
a) se tutte le perdite sono trascurate, Yt  0 , dall’equazione [1] si ha:

1
2
2

p1  9,811000 6,096  1000 5,97  2,65  74110 Pa
2

si noti che di questa caduta di pressione la parte dovuta alla differenza di quota è

 z2  z1   59801 Pa
e la parte dovuta all’incremento di energia cinetica è

1
2
 
 v 22  v12  14309 Pa

b) se si includono solo le perdite distribuite, il termine di perdita è

l  v12
Yt  Yd  
d 2g

dai dati relativi alla rugosità delle tubazioni si ha   0,00001524m quindi  0,0008 .
d

Con questo valore e col numero di Reynolds già calcolato (Re = 45000), dall’abaco di
Moody si trova il valore di   0,024 . Quindi, considerata la lunghezza totale della

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tubazione l  18,288 m e i valori già calcolati al punto a), l’equazione di Bernoulli
generalizzata dà
1
2
2 2

p1   z 2   v 2  v1     l v12
d 2

18,288 2,65
2
 59801 14309  1000  0,024 
0,01905 2
 59801 14309  80899  155009 Pa
Di questa caduta di pressione, la parte dovuta all’attrito nella tubazione è

approssimativamente (155009 74110)  80899 Pa

c) nel caso in cui vengano considerate tutte le perdite, l’equazione [1] diventa

1
2
2

p1   z 2   v 2  v1    
2
l v12
d 2g
  c
v12
2g
viste le soluzioni dei punti a) e b) si può anche scrivere

v12
p1  155009 Pa     c
2g
in cui il primo termine a destra è dovuto a: differenza di quota, variazione di energia
cinetica e perdite ripartite.
I coefficienti di perdita dei vari componenti (  c  1,5 per ogni gomito e  c  8 per la valvola

d’intercettazione sono tabulati (vedi tabelle sopra riportate). Il coefficiente di perdita del
rubinetto è invece  c  2 .

  c
v12
 10004  1,5  8  2
2,65
2
 56180 Pa
2 2
Si noti che non è stata inclusa alcuna perdita di imbocco o d’uscita dell’acqua poiché i
punti (1) e (2) sono posizionati dentro la tubazione e non in un eventuale serbatoio in cui
l’energia cinetica sarebbe stata nulla.
La perdita di carico complessiva è dunque:

p1  155009 56180  211189 Pa

30
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Per calcolare la perdita di carico totale, anziché sommare alle perdite di carico distribuite
le perdite di carico concentrate, si può procedere con il metodo della lunghezza
equivalente che consiste nel maggiorare la lunghezza del condotto sostituendo con
nella formula

[m]

dove è la somma delle lunghezze equivalenti di tutte le perdite accidentali.

Per determinare una lunghezza equivalente si può utilizzare la seguente tabella

31
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MACCHINE A FLUIDO

CLASSIFICAZIONE GENERALE DELLE MACCHINE A FLUIDO

32
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33
Dispensa a cura del prof. D. Piperis
MACHINE IDRAULICHE MOTRICI

TURBINE IDRAULICHE

Le macchine motrici o turbine trasformano l'energia della corrente idrica in energia


meccanica.
Delle macchine idrauliche studiamo i principi di funzionamento e il loro effetto sulla
corrente idrica con la quale interagiscono. Un esempio di schema generale d’impianto
idroelettrico è mostrato nella seguente figura (Hm = altezza del bacino a monte. Hv =
altezza del bacino a valle)

Tipi di turbine

Turbina ad azione PELTON Turbina a reazione FRANCIS Turbina a reazione KAPLAN

Applicando il teorema di Bernoulli tra la vasca di carico A e quella di scarico B


dell’impianto idroelettrico e, inoltre, sapendo che

pA = pB = patm

vA  vB
si ha

pA/ρg + Hm + vA2/2g = pB/ρg + Hv + vB2/2g +Lt+Yd+Yc [J/N = m]

34
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da cui

L’equazione afferma che l’energia teorica all’unità di peso sottratta al fluido dalla turbina
è pari alla differenza tra il salto disponibile H

e la sommatoria delle perdite di carico distribuite e localizzate presenti nella condotta

con salto utile o netto della turbina.

Si definisce rendimento della condotta il rapporto

La potenza teorica all’unità di peso ottenibile dalla turbina è

[ ]

che moltiplicata per il peso del fluido che attraversa la turbina nel tempo ,
permette di ricavare la seguente relazione fondamentale

* +

a causa delle perdite meccaniche e idrauliche e delle perdite di portata attraverso le


tenute, la potenza utile o effettiva in uscita dalla turbina Pu è minore di quella teorica

con ηt rendimento totale della turbina, sempre minore dell'unità. A sua volta il
rendimento totale è dato dal prodotto seguente

in cui

rendimento volumetrico della turbina

35
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rendimento idraulico della turbina (Hi sono le perdite interne alla turbina
dovute all’attrito del fluido lungo superfici mobili e fisse)

rendimento meccanico della turbina ( è la potenza interna


della turbina a prescindere dalle perdite per attrito meccanico dovute allo strisciamento di
parti meccaniche a contatto e in moto relativo tra di loro)

Si definisce infine rendimento globale dell’impianto il prodotto seguente

Si hanno i seguenti valori dei rendimenti

0,85  ηt  0,93
0,65  ηg  0,85

Velocità specifica e numero di giri caratteristico

Per la scelta del tipo di turbina (ad azione o a reazione) più adatta a sfruttare un certo
salto Hu (m) e a smaltire una prefissata portata ad una velocità angolare

( ) in cui il numero di giri ( ) , si fa riferimento ad una


grandezza adimensionale chiamata velocità specifica (numero adimensionale)
definito dalla seguente relazione

Il numero di velocità specifica di una turbina, dunque, è la velocità a cui deve


ruotare una girante, geometricamente simile a quella che si considera, attraversata da una
portata sotto la caduta di .

La velocità specifica può essere espressa anche in altro modo se si pone al posto
di ⁄ , e se si trascura il rendimento



√ √ √

Il diagramma seguente riassume i valori minimi e massimi di per i vari tipi di turbine

36
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La relazione di scaturisce dalle seguenti leggi di similitudine fluidodinamica tra due
turbine geometricamente simili e operanti in condizioni di similitudine idraulica delle
quali l’una rappresenta il modello e l’altra il prototipo
- similitudine geometrica, ovvero tutte le dimensioni corrispondenti delle due macchine
devono rispettare un rapporto di scala costante.
- similitudine cinematica, ovvero i triangoli di velocità in sezioni omologhe devono
rispettare un rapporto di scala costante;
- similitudine dinamica, ovvero le forze corrispondenti in sezioni omologhe devono
rispettare un rapporto di scala costante.

Quest’ultima condizione implica l’uguaglianza dei numeri di Reynolds.


Il fatto più importante che si ricava dalla teoria della similitudine è che macchine
geometricamente simili e operanti in condizioni di similitudine idraulica hanno lo
stesso rendimento.
L’uguaglianza dei rendimenti consente, in sostanza, di studiare la macchina reale o
prototipo tramite il modello in scala ancor prima di realizzare la macchina vera e propria,
permettendo così la modifica di eventuali errori progettuali senza eccessive spese.

Le leggi di affinità per due macchine A e B operanti in condizioni di similitudine


idraulica sono

I Legge II Legge III Legge

( ) ( ) ( ) ( ) ( )

in cui .

Le leggi di similitudine sono rigorosamente valide solo se il modello e il prototipo operano


a numeri Reynolds identici e sono geometricamente simili. Purtroppo, non è sempre
possibile soddisfare tutti questi criteri perché il numero di Reynolds del modello è

37
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generalmente molto più piccolo di quello del prototipo. Quando il prototipo è
significativamente più grande del suo modello, il rendimento del prototipo è generalmente
maggiore. Alcune equazioni sperimentali sono state sviluppate per spiegare il maggior
rendimento del prototipo in scala reale rispetto al modello. Una di queste è l'equazione
proposta da Moody e può essere usata per una valutazione preventiva del rendimento

√( )

A volte, ai fini del dimensionamento di una turbina, viene utilizzato il numero di giri
caratteristico (numero con dimensioni)


con , e .

La relazione fra le due velocità, dunque, è

√ √

Se fosse espressa in e in si avrebbe un numero di giri caratteristico
di valore diverso da , la relazione tra i due numeri di giri caratteristici è

Analogamente se nella formula di si usasse in al posto di in


si avrebbe un valore diverso di , la relazione tra le due velocità specifiche
(entrambe adimensionali) è

L’equazione che lega e è indicata di seguito

√ √

Esercizio n. 9

Determinare la velocità specifica e il numero di giri caratteristico nei casi discussi in


precedenza. Indicare anche il tipo di turbina adatto. Dati disponibili: salto utile: 900 m,
potenza utile 40000 kW, numero di giri 417,5 giri/min.

38
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Risoluzione
Velocità specifica (adimensionale)

√ √
√ √ √ √

Numero di giri caratteristico (dimensionale)

√ √
√ √

Velocità specifica (adimensionale)

√ √
√ √ √ √

Numero di giri caratteristico (dimensionale)

√ √
√ √

La turbina idonea sarà la Pelton a singolo getto.


La seguente tabella riporta i valori della velocità specifica  per ogni tipo di turbina

Tipo di turbina s ηt % Salto Hm (m)


PELTON a 1 getto 0,02 0,18 88 90
PELTON a 2 getti 0,09 0,26 89 92
2000 200
PELTON a 3 getti 0,10 0,30 89 92
PELTON a 4 getti 0,12 0,36 86
FRANCIS LENTA 0,39 0,65 90 92 400 300
FRANCIS NORMALE 0,65 1,2 93 300 200
FRANCIS VELOCE 1,2 1,9 93 96 200 60
FRANCIS ULTRAVELOCE 1,9 2,3 89 91 60 10
KAPLAN 1,55 5,17 87 94
30 5
ASSIALI 3 8 87 94

39
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con ηt rendimento della turbina.
Similmente a viene definito il diametro specifico che rappresenta la capacità di
una turbina a sviluppare il lavoro , in corrispondenza di una determinata portata Q,
in funzione del suo diametro D indipendentemente da n


Per le turbine Francis e Kaplan si definiscono anche i seguenti parametri adimensionali


che consentono una valutazione più rapida delle dimensioni

Coefficiente di caduta Coefficiente di potenza Coefficiente di portata

Rendimento della turbina



Numero di giri specifico ⁄
√ √

40
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Esercizio n. 10

Una turbina Francis è stata progettata per una diga idroelettrica riutilizzando una
precedente turbina. L'esistente turbina (turbina A) ha diametro DA =2,05 m, e gira a nA=
120 giri/min (A=12,57 rad/s). Nel punto di rendimento massimo si hanno QA= 350 m3/s,
Hu,A=75,0 m e Pu,A= 242 MW. La nuova turbina (turbina B) sarà collegata ad un alternatore
che ruoterà alla stessa velocità (120 giri/min), ma il suo salto netto sarà più alto (Hu,B=104
m). Calcolare il diametro della nuova turbina che funzioni con il più alto rendimento
possibile e calcolare QuB, PuB e ηt,B.

Risoluzione
Poiché la nuova turbina (B) è dinamicamente simile a quella esistente turbina (A), ci
interessa solo un particolare punto di funzionamento coincidenti per entrambe le turbine,
vale a dire il punto di maggior rendimento. Risolviamo la seconda legge di affinità per D B,

√ √

dalla prima legge di affinità si ricava la portata

( ) ( )

dalla terza legge di affinità si ricava la potenza

( ) ( ) ( ) ( )

Come controllo, calcoliamo i parametri adimensionali per entrambe le turbine per


dimostrare che questi due punti operativi sono effettivamente coincidenti

41
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Come esaminato in precedenza, tuttavia, la similitudine idrodinamica potrebbe non essere
stata effettivamente raggiunta dalle due turbine a causa dell’effetto di scala (le turbine più
grandi hanno generalmente un maggiore rendimento). Il diametro della nuova turbina è
circa il 18% maggiore di quella della turbina esistente, quindi l'aumento del rendimento
dovuto alle dimensioni della turbina non dovrebbe essere significativo. Lo verifichiamo
utilizzando l'equazione di correzione del rendimento, qui riportata, considerando la turbina
A come "modello" e B come "prototipo"

√( ) √( )

In effetti, il rendimento previsto per la turbina più grande è solo una frazione percentuale
maggiore di quello della turbina più piccola.
Infine verifichiamo se il numero specifico di giri è lo stesso per entrambe le turbine
A e B.

√ √
√ √ √ √

√ √
√ √ √ √

o anche

⁄ ⁄

⁄ ⁄

42
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TURBINA PELTON
Descrizione e principio di funzionamento
Nella figura seguente è mostrato uno schema d’impianto idroelettrico con turbina Pelton

Le turbine PELTON sfruttano salti elevati e portate d’acqua anche piccole;


orientativamente Hm = 200 ÷ 2000 m e portate Q < 10 ÷ 15 m3/s. L’acqua proveniente
da un invaso arriva, attraverso una condotta forzata, al distributore Doble che trasforma
tutta l’energia disponibile all’uscita della condotta forzata Hu (per questo motivo sono dette
ad azione) in energia cinetica del getto che colpisce una pala per volta creando una
spinta.
Distributore Doble Turbina ad azione Pelton

Applicando il teorema di Bernoulli tra l’invaso e la sezione d’uscita del distributore e


indicando la velocità del getto con abbiamo l’equazione seguente

43
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pA/ρg + Hm + vA2/2g = p1/ρg + Hv + c12/2g + Yd + Yc [J/N = m]
da cui si ricava, ponendo e trascurando rispetto a ,

c12/2g = Hm - Hv -Yd -Yc = H -Yd -Yc = Hu [J/N = m]


e infine la velocità ideale di uscita del getto dal distributore

In realtà, quando l’acqua attraversa il distributore, subisce delle piccole perdite di energia
delle quali si tiene conto introducendo il coefficiente di efflusso φ= 0,96 ÷ 0,98, per cui , in
definitiva, la velocità reale d’uscita del getto dal distributore vale

Il getto, di sezione circolare con diametro d, colpisce, ad alta velocità, ognuna delle pale
disposte lungo la periferia della girante, in modo da ridurre al minimo gli urti in ingresso
(rispetto della prima condizione di massimo rendimento)

Questo si realizza sagomando le pale a doppio cucchiaio con un coltello centrale; così
facendo la velocità relativa d’ingresso del fluido nella girante risulta tangente al
coltello e gli urti sono minimi (in ingresso i vettori sono paralleli fra loro)

Il cerchio ideale lungo cui avviene il contatto fluido pala si chiama cerchio dei getti e il
suo diametro lo indicheremo con la lettera .

44
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Il getto, colpendo il coltello (vedi figura seguente), si divide in due falde simmetriche che
percorrono i due cucchiai e abbandonano la pala, con velocità assoluta d'uscita data dalla
seguente equazione vettoriale ( varia tra 160° e 165°)

⃗ ⃗ ⃗⃗
Se si sagomano le pale in modo da rendere minima la ⃗ (rispetto della seconda
condizione di massimo rendimento) l’energia persa allo scarico può essere ridotta e
questo si realizza se i vettori ⃗ ⃗⃗ risultano fra loro perpendicolari

La cessione di energia dal fluido alla pala avviene mentre la vena fluida percorre la pala,
infatti perché il fluido possa deviare la sua direzione di moto, la pala deve
necessariamente esercitare una forza sul fluido; per il 3° principio della dinamica (principio
di azione e reazione) il fluido eserciterà sulla pala una forza uguale e contraria. Tale forza
moltiplicata per il raggio e per la velocità angolare dà la potenza all’albero della turbina
(questa equazione è detta equazione di Eulero ed è applicabile ad ogni tipo di
turbomacchina)

(spinta sulla pala)

(momento sull’albero della turbina)

(potenza sull’albero della turbina)

Per la Pelton si ha che

45
Dispensa a cura del prof. D. Piperis
e

Se la turbina funzionasse in condizioni ideali (vale a dire se trascurassimo le perdite per


attrito nella pala (→ ) e se fossero rispettate le due condizioni di massimo
rendimento (→ ingresso del getto senza urti e velocità di scarico dell’acqua
), la velocità di massimo rendimento sarebbe


con in giri/min.
Nel funzionamento reale, considerando le piccole perdite nella pala ( ) e il fatto
che la velocità assoluta d’uscita c2 non può essere nulla altrimenti il fluido non uscirebbe
dalla pala, si considera la seguente velocità periferica di massimo rendimento


√ ⁄

Poiché la velocità periferica della girante è legata sia al diametro della girante , sia al
numero di giri , fissato il valore di è possibile calcolare il valore del diametro dalla
seguente relazione

Solitamente il valore del numero di giri è vincolato dal fatto che la turbina (sempre negli
impianti idroelettrici) è accoppiata in modo diretto con un alternatore, per la produzione di
energia elettrica alla frequenza di 50 Hz.

Per un alternatore con poli vale la seguente relazione

con = frequenza di rete (50 Hz) e = numero di coppie polari dell’alternatore.

Tale relazione è tabulata come mostrato nella tabella seguente:

46
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Velocità di sincronismo n (giri/min) in relazione ad una frequenza f = 50 Hz per
generatori elettrici sincroni aventi Np poli

Np 2 4 6 8 10 12 14 16 20 24 32 40 48 64 80

n 3000 1500 1000 750 600 500 428,6 375 300 250 187,5 150 125 93,7 75

In definitiva calcolato il valore della velocità e noto il valore di si calcola il diametro


della girante in corrispondenza del cerchio dei getti

Le dimensioni delle pale vengono determinate in funzione del diametro d del getto di
acqua dal distributore, attraverso l’uso di relazioni pratiche dettate dall’esperienza. Le
vedremo successivamente nel dimensionamento di massima.
Per determinare il valore del diametro del getto si ricorre all’equazione di continuità

Nel caso di ig getti la portata viene suddivisa in parti uguali per ogni distributore,
pertanto il diametro del getto di ognuno di essi sarà

47
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Procedimento per il dimensionamento di massima di una PELTON

Per dimensionare una turbina PELTON devono essere noti:


 il salto utile ;
 il numero di giri di funzionamento a regime della turbina;
 la potenza meccanica utile della turbina.

Noti questi parametri è possibile calcolare la velocità specifica della turbina

√ √
√ √ √

oppure il numero di giri caratteristico




dove (giri/min).
Calcolato  si stabilisce il numero di distributori con cui si deve realizzare la turbina.
Dall’espressione della potenza, ipotizzando un valore accettabile del rendimento della
turbina , si calcola la portata che deve affluire dalla condotta forzata

con (W),  (N/m3), (m).


Noto il salto utile si calcola la velocità di efflusso dal distributore, che coincide con la
velocità assoluta d’ingresso dell’acqua nella pala ( = 0,96 ÷ 0,98)

e la velocità periferica di massimo rendimento della girante

√ ⁄

Noto il valore della velocità si calcola il diametro medio della girante, cioè il diametro in
corrispondenza del cerchio dei getti

Per dimensionare la pala di determina, dall’equazione di continuità, il valore del diametro


del getto, infatti dalla formula seguente

48
Dispensa a cura del prof. D. Piperis

Noto , con riferimento alla figura, si dimensionano le pale utilizzando le seguenti


relazioni

a = (3 ÷ 4) d c = (1 ÷ 1,2) d b = (2,5 ÷ 3) d

Inoltre, si determina il numero di pale della girante utilizzando la seguente relazione


stabilita dall’esperienza

che si approssima ad un numero intero.


Per evitare ruote sproporzionate s’impone che il rapporto tra il diametro della girante e
quello del getto sia compreso nel seguente intervallo

La scelta del rendimento si può fare con i dati della seguente tabella

PELTON
0,85÷0,92 0,98÷0,99 0,96÷0,98 0,8÷0,9

Infine, nella figura seguente, si mostrano rispettivamente le variazioni del rendimento,


della portata e della potenza, in funzione del grado di apertura del distributore

49
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TURBINA FRANCIS

Le turbine Francis sfruttano salti non molto grandi e portate d’acqua anche notevoli;
orientativamente = 10 ÷ 400 m e portate Q < 40 m3/s. Un esempio d’impianto è
rappresentato in figura seguente

La parte di salto geodetico apparentemente non sfruttabile assume valori intorno a


4 ÷ 6 m, ma attraverso il tubo diffusore si recupera buona parte dell’energia che il fluido ha
allo scarico della turbina.

50
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La turbina Francis è costituita da un distributore fisso disposto attorno alla girante e
suddiviso da una serie di pale in tanti condotti a sezione gradualmente decrescente.
L’acqua proveniente dalla condotta forzata riempie tutta la camera a spirale (voluta).
La voluta è a sezione decrescente in modo da compensare la portata che man mano entra
nei condotti del distributore; in tal modo tutto il distributore è avvolto dall’acqua.
Quando l’acqua entra nel distributore, nel percorrere i condotti convergenti, una parte
dell’energia viene trasformata in energia cinetica, cioè il liquido aumenta la sua
velocità.
La velocità con cui l’acqua esce dai condotti del distributore, coincide con la velocità
assoluta d’ingresso del fluido nella girante, quindi la chiameremo

L’energia all’unità di tempo ceduta dal fluido alla pala può essere calcolato con la formula
di Eulero

( ) ( ) (potenza sull’albero della turbina)

In funzione di come è costruito il distributore, esso riesce a trasformare aliquote diverse


del carico Hu in energia cinetica, questa caratteristica viene quantificata attraverso un
parametro adimensionale chiamato grado di reazione .
Il grado di reazione è definito come rapporto tra l’energia effettiva idraulica che non si è
trasformata in energia cinetica nel distributore e l’energia totale disponibile Hu (energia
disponibile all’ingresso nella girante)

con rendimento idraulico della turbina.


Il valore di varia teoricamente da 0 a 1, ma in pratica assume valori compresi tra 0,3 e
0,8.

51
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Se per esempio una turbina ha vuol dire che il 70% del carico disponibile viene
trasformato in energia cinetica nella girante e il 30% del carico disponibile viene
trasformato in energia cinetica nel distributore.
Per la Pelton che è una turbina ad azione, il grado di reazione .

Se ricaviamo la c1 dalla formula di si ha

dunque quando è grande è piccola mentre quando è piccola è grande.

La velocità perché la pressione in ingresso viene convertita in velocità


all’uscita, in queste condizioni il lavoro di reazione è

Per ottenere il massimo rendimento la deve essere tangente al profilo della pala
(ingresso senza urti) e la deve essere la più piccola possibile. Quest’ultima
condizione si verifica se è perpendicolare a . La velocità periferica di
massimo rendimento è

dove è l’angolo che forma con tangente alla circonferenza esterna della
girante; In pratica .
Ovviamente

( )

Cavitazione
Se in un punto qualsiasi della corrente la pressione nel liquido uguaglia la sua pressione di
saturazione, il liquido allora bollirà in quel punto e si formeranno bolle di vapore. Mentre il
fluido scorre in una regione di maggiore pressione le bolle di vapore si condensano
improvvisamente o collassano. Questa azione produce una pressione dinamica molto
elevata sulle pareti solide adiacenti e poiché l'azione è continua e ha un'alta frequenza il
materiale in quella zona sarà danneggiato. Le giranti delle turbine sono spesso
gravemente danneggiate da tale azione. Tale processo è chiamato cavitazione. Al fine di
evitare la cavitazione, la pressione assoluta in tutti i punti dovrebbe essere al di sopra
della tensione di vapore.
La cavitazione può verificarsi nel caso di turbine a reazione all'uscita della turbina o in
ingresso al diffusore dove la pressione può essere inferiore a quella atmosferica.
Oltre ai danni arrecati alla girante dalla cavitazione, si producono rumori, vibrazioni e
riduzione del rendimento. La portata sarà diversa da quella di progetto. Nelle turbine a
reazione il punto più probabile per l’insorgenza della cavitazione è il lato posteriore delle

52
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pale della girante vicino al bordo estremo. Per valutare le caratteristiche di cavitazione si
utilizza un parametro detto coefficiente di cavitazione di Thoma σ, come definito di
seguito

da cui si ricava il valore massimo di che evita l’insorgenza della cavitazione

dove è il valore critico del coefficiente di cavitazione di Thoma , per cui insorge la
cavitazione nelle turbine Francis e assiali, è la pressione atmosferica e è la
pressione di saturazione dell’acqua alla temperatura di lavoro in turbina.
La è funzione della velocità specifica. Per la turbina Francis varia da 0,1 a 0,64
mentre per la turbina Kaplan varia da 0,4 a 1,5.

Turbine Francis Turbine assiali


1,0 1,5 2,0 2,3 2,3 2,5 3,0 3,5 4,0 4,6

0,115 0,24 0,48 0,64 0,43 0,48 0,59 0,73 1,0 1,5

Alcuni valori della pressione di saturazione dell’acqua alle diverse temperature sono
riportati nella seguente tabella

0 5 10 15 20 25 30 40 50

0,611 0,872 1,23 1,71 2,34 3,17 4,25 7,38 12,35

53
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L’energia residua posseduta dall’acqua all’uscita dalla girante è recuperata
allora dal diffusore perché, per sua conformazione, riduce la velocità dell’acqua da
e ciò crea una depressione allo scarico della girante che permette di
recuperare il salto che non supera 4÷6 m per evitare la cavitazione

La perdita effettiva nel diffusore è:

dove è il rendimento del diffusore.


La seguente tabella mostra come vengono classificate le turbine Francis in funzione della
velocità specifica

Tipo di turbina
FRANCIS LENTA 0,39 0,65 0,3 0,4 400 300
FRANCIS NORMALE 0,65 1,2 0,4 0,5 300 200
FRANCIS VELOCE 1,2 1,9 0,5 0,6 200 60
FRANCIS ULTRAVELOCE 1,9 2,3 0,6 0,7 60 10

Al variare di la girante assume le seguenti forme

54
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La figura seguente mostra le misure dei diametri d’entrata e d’uscita delle varie giranti (il
diametro massimo della girante D coincide con il diametro esterno della girante in
ingresso D1e nel caso di girante lenta e con il diametro esterno della girante in ingresso
D2e nel caso di girante veloce, Dsc è il diametro allo scarico)

Lenta / normale Veloce / ultraveloce

Per le turbine a reazione vengono definiti i seguenti coefficienti di velocità (diagrammati)


coi quali si possono dimensionare i diametri D1e e D2e

√ √
( ) ( )

con 

Il diametro Dsc si ricava dalla formula della portata con la seguente relazione

Il diametro all’uscita del diffusore può essere calcolato nello stesso modo

55
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Procedimento per il dimensionamento di massima di una turbina FRANCIS

Per dimensionare una turbina FRANCIS devono essere noti:


 il salto utile ;
 il numero di giri di funzionamento a regime della turbina;
 la potenza meccanica utile della turbina.

Noti questi parametri è possibile calcolare la velocità caratteristica s della turbina

√ √
√ √ √

oppure il numero di giri caratteristico




dove (giri/min).
Solitamente il valore del numero di giri è vincolato dal fatto che la turbina (sempre negli
impianti idroelettrici) è accoppiata in modo diretto con un alternatore, per la produzione di
energia elettrica alla frequenza f di 50 Hz.
Se n non fosse noto, lo si può ricavare conoscendo il numero delle coppie polari p o quello
dei poli dell’alternatore e la frequenza di rete

con f = 50 Hz (frequenza di rete) e Np= 2p.

Velocità di sincronismo n (giri/min) in relazione ad una frequenza f = 50 Hz per

generatori elettrici sincroni aventi Np poli

Np 2 4 6 8 10 12 14 16 20 24 32 40 48 64 80

n 3000 1500 1000 750 600 500 428,6 375 300 250 187,5 150 125 93,7 75

Calcolato s si stabilisce il tipo di turbina e il grado di reazione dalla tabella seguente

Tipo di turbina s nc Salto Hm (m)


FRANCIS LENTA 0,39 0,65 65 108 0,3 0,4 400 300
FRANCIS NORMALE 0,65 1,2 108 199 0,4 0,5 300 200
FRANCIS VELOCE 1,2 1,9 199 315 0,5 0,6 200 60
FRANCIS ULTRAVELOCE 1,9 2,3 315 381 0,6 0,7 60 10

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Noto il salto netto si calcola la velocità di efflusso dal distributore, che coincide con la
velocità assoluta d’ingresso dell’acqua nella turbina


con

e la velocità periferica di massimo rendimento della girante

Noto il valore della velocità ⁄ si calcola il diametro nominale della


girante

Noto il diametro nominale, da tabelle riportate nei manuali tecnici, si determinano il


numero di pale del distributore ZD e della girante ZG.

FRANCIS FRANCIS
DIAMETRO D1
LENTE/NORMALI VELOCI/ULTRAVELOCI
(mm)
ZD ZG ZD ZG
< 300 10 12 14 12
300÷500 12 14 16 14
500÷700 14 16 18 16
700÷900 16 18 20 18
900÷1200 18 20 22 20
> 1200 20 24 24 22

Dall’espressione della potenza, ipotizzando un valore accettabile del rendimento della


turbina , si calcola la portata che deve affluire dalla condotta forzata

con  (N/m3), Hu(m)

La scelta del rendimento si può fare con i dati della seguente tabella

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FRANCIS
RENDIMENTO
LENTE→VELOCI

0,95÷0,85
0,99÷0,97
0,98÷0,96

Infine, nelle figure seguenti, si mostrano le variazioni della potenza, della portata e del
rendimento in funzione del grado di apertura del distributore rispettivamente e il
rendimento in funzione del numero di giri caratteristico

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TURBINA KAPLAN
La turbina Kaplan è una turbina idraulica a reazione che sfrutta salti limitati, da 2 a 30 m.
Essa è caratterizzata da un flusso dell’acqua pressoché assiale e costruttivamente è
un’elica che può essere a singola o doppia regolazione per potersi adattare a regimi
diversi di portata con alti rendimenti (η=0.9).
Nella turbina Kaplan si distinguono, similmente alle altre turbine, tre parti: il distributore (a
pale regolabili o meno), ove avviene la prima trasformazione di energia; la girante dove si
completa la trasformazione di energia ed il diffusore che provvede al recupero parziale
dell’energia di scarico e avvia il flusso nel canale di scarico.

Il numero di giri effettivo della turbina è spesso basso per cui sono collegate a generatori
con alto numero di coppie polari o tramite moltiplicatori di giri.
A causa delle elevate velocità di scarico, necessarie a contenere le dimensioni della
macchina, e delle basse cadute, i diffusori sono di norma divergenti.

Il grado di reazione, come già sappiamo, è il rapporto tra l’energia effettiva idraulica che
non si è trasformata in energia cinetica nel distributore e l’energia effettiva idraulica o salto
utile (energia disponibile all’ingresso nella girante)

con rendimento idraulico della turbina.


Come per le turbine Francis, anche per la Kaplan la si può ricavare dalla formula di

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Nella figura seguente è riportata una sezione dei condotti di una Kaplan

I tipici diagrammi di velocità in punta (fig. a) e sul mozzo (fig. b) sono mostrati nelle figure
seguenti. Lo schema è nel piano assiale e tangenziale invece del piano radiale e
tangenziale come nelle altre turbine

Nella figura seguente sono mostrati gli stessi triangoli di velocità ma con l’evidenziazione
delle componenti tangenziali e assiali di e

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Il fluido agendo sulle pale rende disponibile all’albero della turbina la potenza
(equazione di Eulero)

( ) ( )

con e componenti tangenziali delle velocità assolute e .


Se necessario, le seguenti relazioni permettono di ricavare la coppia e il salto utile

( ) ( )

( )

La portata elaborata dalla girante si calcola con la formula seguente, con velocità
dell’acqua all’ uscita dalla girante

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Ovviamente la potenza, scelto un valore accettabile del rendimento della turbina , si può
calcolare con la seguente relazione

con  , e rendimento totale.

Tutte le altre relazioni definite per le altre turbine valgono anche per questo tipo. La
velocità del flusso rimane costante con il raggio.

Velocità specifica

Per la scelta del tipo di turbina si fa riferimento alla velocità specifica

√ √
√ √ √

con salto utile e ⁄ .

Calcolata la velocità specifica   si sceglie il tipo di turbina più adatta,

Tipo di turbina s ηt % Salto Hm (m)


KAPLAN 1,55 5,17
87 94 30 5
ELICA 3 8

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Procedimento per il dimensionamento di massima di una KAPLAN

Per dimensionare una turbina KAPLAN devono essere noti:


 il salto netto Hu;
 il numero di giri n di funzionamento a regime della turbina;
 la potenza meccanica utile Pu o la portata massima Qmax della turbina.

Noti questi parametri è possibile calcolare la velocità specifica della turbina

√ √
√ √ √

calcolato   si stabilisce il tipo di turbina e il grado di reazione .

Il rendimento è definito come il rapporto tra la potenza meccanica trasmessa all’albero


della turbina , e la potenza idraulica nelle condizioni di salto e portata nominali .
Il rendimento massimo è riferito alla portata di progetto che è calcolabile con la
seguente relazione

quindi per la portata massima dell’installazione, il rendimento è valutabile con la seguente


formula sperimentale
( )

in cui è relativo all’80% di portata e si ricava dal seguente diagramma sperimentale

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Si può in tal modo stimare la potenza effettiva sia per le condizioni di progetto che per la
massima portata dell'impianto a parità di caduta idrica disponibile

Per quanto riguarda il numero di giri è consigliato verificare che la velocità di rotazione
della turbina n non superi non superi quella massima consigliata nmax valutabile con la
seguente relazione sperimentale


I diametri della turbina si ricavano dalle seguenti relazioni

diametro esterno √

diametro del mozzo


larghezza del condotto
distanza tra le pale distributrici e
l’asse della girante

Noto s, dalla seguente tabella, si determinano il numero di pale del della girante ZG

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