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Concetti fondamentali di
gasdinamica
La gasdinamica studia il moto dei fluidi compressibili, cioè di quei fluidi nei
quali le variazioni di pressione, dovute al moto, generano variazioni di densità
non trascurabili rispetto al valore della densità stessa.
In generale tutti i fluidi sono più o meno compressibili. Tuttavia a volte,
le variazioni di densità sono cosı́ piccole da poter essere trascurate e rendere
quindi accettabile il modello di fluido incompressibile. E’ questo ad esempio
il caso del moto dei liquidi, i quali per la loro struttura costitutiva hanno una
comprimibilità molto piccola, o il caso del moto di un gas a bassa velocità, nel
quale, essendo piccole le variazioni di pressione, sono piccole anche le variazioni
di densità.
E’ opportuno sottolineare come l’ipotesi di incomprimibilità non sia equi-
valente a quella di densità costante; la densità, infatti, è in generale funzione
della temperatura oltre che della pressione. Si pensi ad esempio alle corren-
ti marine: pur essendo l’acqua un fluido sostanzialmente incompressibile, le
differenze di temperatura generano differenze di densità che, in presenza del
campo gravitazionale, danno luogo al moto delle masse d’acqua.
I flussi nei quali il moto è originato dalle differenze di densità conseguenti
a differenze di temperatura prendono il nome di flussi a convezione naturale.
Ad eccezione dei problemi di convezione naturale, nello studio del moto di
fluidi incompressibili si hanno in generale due sole incognite: la velocità V e la
pressione p. Pertanto tali flussi possono essere studiati mediante la soluzione
delle due sole equazioni di conservazione della massa e della quantità di moto.
Nel caso di fluidi compressibili invece, l’aggiunta di un’ulteriore incognita,
la densità ρ, richiede di introdurre anche un’altra equazione: l’equazione di
conservazione dell’energia. Poiché in quest’ultima compare come nuova inco-
gnita l’energia interna e (o l’entalpia h, o la temperatura T ), sarà inoltre neces-
1
2 Capitolo 1
sario far ricorso ad una relazione che leghi fra loro le variabili termodinamiche
p, ρ, e (o p, ρ, h o p, ρ, T ), cioè ad una equazione di stato.
La differenza fra flussi incompressibili e compressibili non risiede solo nella
maggior complessità matematica di questi ultimi, ma anche nella presenza di
fenomeni fisici che non si verificano nel caso dei flussi incompressibili. Tali fe-
nomeni sono in massima parte dovuti alle diverse modalità con cui un disturbo
propaga in un fluido compressibile o incompressibile.
B A
p + dp p p + dp p
ρ
ρ + dρ dV V =0 ρ ρ + dρ a dV a
2 1 2 1
a) b)
Fig. 1.1
m = ρa = (ρ + dρ)(a − dV ) (1.1)
che, a meno di infinitesimi di ordine superiore, si riduce a
dp = ρadV (1.4)
Eliminando dV fra le (1.2) e (1.4), si ottiene
dp
a2 = (1.5)
dρ
Come già accennato, essendo il disturbo di intensità infinitesima, il proces-
so è isentropico. E’ quindi opportuno menzionare esplicitamente il fatto che
la trasformazione è isentropica, riscrivendo la (1.5) come
dp
2
a = (1.6)
dρ s=cost
Per poter dare una valutazione anche quantitativa della velocità del suono,
definita dalla (1.6), è necessario specificare la natura del gas. Ci limitiamo qui
a considerare il caso di un gas ideale, cioè di un gas la cui energia interna è
funzione unicamente della temperatura e per il quale vale l’equazione di stato
p = ρRT (1.7)
R è la costante del gas per unità di massa che è legata alla costante universale
dei gas R dalla relazione
R
R= (1.8)
m
dove m è il peso molecolare del gas. Essendo R = 8314 Joule/Kmole◦ K, per
l’aria che ha m = 28.93 Kg/Kmole, si ha R = 287 Joule/Kg◦ K.
∂e
cv = (1.9)
∂T v=cost
Poiché per un gas ideale e = e(T ), la (1.9) si può scrivere
de
cv = (1.10)
dT
Dalla definizione dell’entalpia
p
h =e+ (1.11)
ρ
e dalla (1.7) discende che per un gas ideale anche l’entalpia è funzione unica-
mente della temperatura e quindi il calore specifico a pressione costante può
essere espresso come
dh
cp = = cv + R (1.12)
dT
Introduciamo l’ulteriore ipotesi che il gas sia anche caloricamente perfetto
cioè che siano costanti cp e cv e di conseguenza anche il loro rapporto
cp
γ= (1.13)
cv
5 7
Per i gas biatomici, come l’aria cv = R, cp = R e quindi γ = 1.4.
2 2
Mediante le (1.12) e (1.13) si possono esprimere cp e cv in funzione di γ ed
R:
γ
cp = R (1.14)
γ−1
1
cv = R (1.15)
γ−1
Per un gas ideale e caloricamente perfetto, il primo principio della termo-
dinamica può scriversi
1
T ds = cv dT + pd (1.16)
ρ
che, assieme all’equazione di stato scritta nella forma
dT dp dρ
= − (1.17)
T p ρ
fornisce
6 Capitolo 1
dp dρ
ds = cv −γ (1.18)
p ρ
dp p
=γ (1.19)
dρ ρ
ovvero
p
= cost (1.20)
ργ
Dal confronto delle (1.6) e (1.19)
p
a2 = γ = γRT (1.21)
ρ
Questa relazione conferma, come già visto qualitativamente, che la velocità
del suono dipende essenzialmente dalla temperatura del gas, ma mette anche
in evidenza la dipendenza della natura del gas attraverso le sue costanti γ e
R.
Tornando ad esaminare le differenze fra fluidi compressibili ed incompres-
dρ
sibili, la (1.5) mostra che in un fluido incompressibile, essendo = 0, la velo-
dp
cità del suono è infinita. Un disturbo generato in un punto si risente pertanto
istantaneamente in tutti gli altri punti del fluido, a differenza di quanto accade
in un fluido compressibile, dove, essendo la velocità del suono finita, i disturbi
possono essere risentiti solo in alcune regioni del campo fluidodinamico, come
sarà chiarito nei prossimi paragrafi.
V
M= (1.22)
a
Poiché sia V che a sono in genere variabili da punto a punto del campo
fluidodinamico, il numero di Mach ha valore locale anche se a volte, nello
studio del moto di un corpo in un fluido, viene indicato come numero di Mach
Capitolo 1 7
1
1
2 A 1
2
3 3 2
V 3
α
4 321 4 3 2 1 4 3 2 1
a) M < 1 b) M = 1 c) M > 1
Fig. 1.2
1 avrà percorso una distanza 3a∆t > 3∆x e sarà quindi rappresentata da
una circonferenza con centro nel punto 1 e raggio 3a∆t. Analogamente la
perturbazione originata all’istante 2 avrà centro nel punto 2 e raggio 2a∆t. Le
onde non sono più concentriche, come accade nel caso di sorgente in quiete,
ma sono addensate nella direzione del moto.
Dopo un tempo infinito, la perturbazione avrà interessato l’intero campo
fluidodinamico, anche se con intensità che all’infinito tende a zero. In altri
termini, nel riferimento solidale al corpo, una corrente subsonica comincia a
risentire la presenza del diedro molto prima di investire nel corpo stesso.
Nel caso in cui la velocità del diedro sia uguale alla velocità del suono
(M = 1) la situazione sarà quella rappresentata in Fig. 1.2.b. Le onde emesse
a differenti istanti saranno tutte tangenti fra loro e ad un piano normale alla
direzione della corrente, che divide il campo in due regioni: quella dietro al
corpo, in cui propagano i disturbi, e quella davanti al corpo nella quale il fluido
è indisturbato. Una corrente sonica, pertanto, non risente della presenza del
corpo fino a quando non investe il corpo stesso.
Infine, nel caso in cui si muova con velocità supersonica, il diedro si tro-
verà sempre davanti ai disturbi emessi negli istanti precedenti (Fig. 1.2.c). E’
immediato verificare che le onde emesse ai diversi istanti sono tutte tangenti
a due piani passanti per il vertice del diedro (punto 4). Questi due piani,
detti anche onde di Mach, individuano un diedro (diedro di Mach) all’interno
del quale sono confinati i disturbi, mentre all’esterno il fluido è indisturbato.
L’angolo di semi-apertura del diedro di Mach, che prende anch’esso il nome di
angolo di Mach, è dato da
10 Capitolo 1
Fig. 1.3
a∆t 1
sin α = = (1.23)
V ∆t M
come si rileva immediatamente dal triangolo 1A4 in Fig. 1.2.c. La zona di
fluido perturbata è quindi tanto più piccola quanto più grande è il numero di
Mach con cui si muove il diedro.
Nel riferimento solidale al corpo la situazione apparirà come indicato in
Fig. 1.3. Le linee di corrente rimangono indisturbate fino a quando incontrano
il diedro di Mach, attraverso il quale vengono deviate assumendo la direzione
parallela alla parete del diedro.
Nel caso tridimensionale, si può pensare il disturbo come originato da un
cono avente angolo di apertura infinitesimo. In questo caso i disturbi non
saranno più onde cilindriche, ma onde sferiche, il cui inviluppo è costituito da
un cono, detto cono di Mach.
a0
u=0 tp
T0
up u
Fig. 1.4 Fig. 1.5
A A A
x x x
a) b) c)
Fig. 1.6
Si è cioè generata una forma d’onda d’ampiezza finita che propaga nel
fluido con una velocità media maggiore della velocità del suono nel fluido
indisturbato. Inoltre la forma dell’onda non si mantiene costante ma, poiché
la velocità del fronte posteriore (punto B) è maggiore di quella del fronte
anteriore (punto A), l’onda diventa sempre più ripida (Fig. 1.6.b.c).
In un fluido reale il fronte posteriore non può mai raggiungere quello an-
teriore poiché, tanto più piccolo diviene lo spessore dell’onda (cioè la distanza
fra A e B), tanto più grandi diventano i gradienti di velocità e di temperatu-
ra e quindi diventano importanti gli sforzi viscosi e lo scambio di calore per
12 Capitolo 1
A x A x
up B up B
Fig. 1.7
!
∂e ∂e ∂e ∂u ∂v ∂2T ∂2T
ρ +u +v +p + =k + + µφ (2.28)
∂t ∂x ∂y ∂x ∂y ∂x2 ∂y 2
2 2 2 2
∂u ∂v ∂u ∂v λ ∂u ∂v
φ=2 +2 + + + + (2.29)
∂x ∂y ∂y ∂x µ ∂x ∂y
Dφ ∂φ ∂φ ∂φ
= +u +v (2.30)
Dt ∂t ∂x ∂y
le equazioni quasi-lineari possono scriversi più sinteticamente come
Dρ
+ ρ∇ · V = 0 (2.31)
Dt
DV
ρ + ∇p = µ∇2 V + (λ + µ)∇(∇ · V ) (2.32)
Dt
De
ρ + p∇ · V = k∇2 T + µφ (2.33)
Dt
E’ talvolta conveniente esprimere l’equazione dell’energia in termini del-
l’entalpia, anziché dell’energia interna. Eliminando ∇ · V fra le (2.31) e (2.33)
si ottiene
Dh Dp
ρ − = k∇2 T + µφ (2.34)
Dt Dt
non hanno quindi corrispondenza con la realtà fisica. Per escludere queste
soluzioni (urti di espansione) bisogna quindi in qualche modo aver memoria
del fatto che gli effetti viscosi hanno carattere dissipativo. Ciò può essere rea-
lizzato facendo ricorso al secondo principio della termodinamica, che afferma
che l’entropia di un sistema isolato è non decrescente. In particolare si dovrà
imporre che l’entropia delle particelle che attraversano una discontinuità non
diminuisca.
Pertanto al fine di escludere le soluzioni spurie ed individuare quindi l’unica
soluzione fisicamente corretta, si dovranno integrare le equazioni di Eulero con
la condizione
d
Z
ρsdV ≥ 0 (2.35)
dt V
essendo s l’entropia per unità di massa.
La (2.35) prende il nome di condizione di entropia.
S1 S0 V2 S2
w
V1
U- U+
Fig. 2.1
d
Z I
U dV + P j nj dS = 0 (2.36)
dt V S
cui va aggiunta la (2.35).
Gli integrali di volume che compaiono nelle (2.35)–(2.36) possono essere
decomposti nella somma degli integrali estesi ai volumi V1 e V2 separati fra
loro dalla superficie S0 :
Z Z Z
U dV = U dV + U dV (2.37)
V V1 V2
22 Capitolo 2
d d
Z Z Z Z
U dV = U dV + U uj nj dS + U wj nj dS (2.38)
dt V1 dt V̄1 S1 S0
d
Z I Z
U dV + (P j + U uj )nj dS + (U − − U + )wj nj dS = 0 (2.39)
dt V̄1 ∪V̄2 S̄1 ∪S̄2 S0
dU
Z I Z
dV + F j nj dS + (U − − U + )wj nj dS = 0 (2.40)
V̄ dt S̄1 ∪S̄2 S0
[ψ] = ψ + − ψ − (2.42)
la (2.41) fornisce
[F j ]nj = wn [U ] (2.43)
[F j ] = 0 (2.45)
cioè, pur essendo discontinue le variabili U , i loro flussi generalizzati sono
continui attraverso la discontinuità.
Le relazioni di salto possono essere esplicitate introducendo in esse le (2.11)
e (2.18) ed utilizzando, anziché una base generica le componenti della velocità
ut , tangenziale, e un = uj nj normale alla discontinuità. Si ottiene
[ρun ] = wn [ρ]
[p + ρu2n ] = wn [ρun ]
[ρsun ] ≥ wn [ρs]
vn = un − wn (2.47)
assumono le espressioni
[ρvn ] = 0 (2.48)
[p + ρvn un ] = 0 (2.49)
[ρvn ut ] = 0 (2.50)
[ρsvn ] ≥ 0 (2.52)
[p + ρvn un ] − wn [ρvn ] = 0
da cui
[p + ρvn2 ] = 0 (2.53)
Analogamente per la (2.51) si ha
wn2 + wt2
[Evn + pun ] + [ρvn ] − wn [p + ρun vn ] − wt [ρvn ut ] = 0
2
che, ricordando la definizione (2.10), risulta:
" !#
p v 2 + vt2
ρvn e+ + n =0 (2.54)
ρ 2
ovvero
[ρvn H] = 0 (2.55)
dove H è l’entalpia totale per unità di massa nel moto relativo alla discontinuità
vn2 + vt2
H =h+ (2.56)
2
La quantità ρvn che compare nella (2.48) è il flusso di massa che passa
attraverso la discontinuità e la (2.48) esprime il fatto che nella discontinuità
non si ha accumulo (o perdita) di massa e pertanto il flusso di massa entrante
è uguale a quello uscente.
u+ −
n = un = wn (2.58)
Capitolo 2 25
[p] = 0 (2.59)
Pertanto attraverso una discontinuità di contatto si mantengono continue
sia la velocità normale che la pressione. Viceversa dalle (2.45), (2.50), (2.52)
e (2.55) si desume che la densità, la velocità tangenziale, l’entropia, l’entalpia
e di conseguenza la temperatura possono essere discontinue con un salto di
entità qualunque.
Una discontinuità di contatto è quindi una superficie che separa due fluidi
aventi diverse caratteristiche termodinamiche o diversa velocità tangenziale
alla discontinuità. Il primo caso corrisponde, ad esempio, all’interfaccia fra
due zone di fluido aventi stessa pressione ma diversa temperatura, il secondo
al confine di un getto che fuoriesca in un ambiente in cui il fluido è in quiete.
Nella realtà fisica i fenomeni diffusivi (viscosità e conducibilità termica) fanno
sı́ che una discontinuità di contatto, se pur esiste ad un istante iniziale, non
si mantenga come tale ma divenga uno strato, il cui spessore va sempre più
aumentando, attraverso il quale si ha una variazione continua delle grandezze
termodinamiche o della velocità (strato di mescolamento).
[ρvn ] = 0 (2.60)
[p + ρvn2 ] = 0 (2.61)
[ut ] = 0 (2.62)
[H] = 0 (2.63)
1 dA
Eliminando il termine fra la (3.12) e la (3.8), si ottiene infine
A dx
Dē D 1
+ p̄ =0 (3.13)
Dt Dt ρ̄
che, in base al primo principio della termodinamica (1.16) equivale a
Ds
=0 (3.14)
Dt
La (3.14) esprime il fatto che l’entropia di una particella non varia, ovvero
che il flusso è isentropico. Si osservi che ciò non significa che l’entropia è
costante in tutto il campo in quanto essa può essere diversa da particella a
∂s ∂s
particella e quindi e possono essere diverse da zero.
∂x ∂t
Nel caso invece in cui l’entropia abbia lo stesso valore in tutto il campo il
flusso viene detto omentropico.
Nel derivare la (3.14) si è implicitamente assunta la derivabilità e continuità
delle variabili, con ciò escludendo la possibilità che siano presenti onde d’urto.
In assenza di fenomeni dissipativi è perciò del tutto logico che si pervenga alla
conclusione che il flusso è isentropico.
In altri termini, nel caso di variabili continue la (3.14) è perfettamente
equivalente alla (3.11) e, nel caso in cui si possa fare l’assunzione di flusso
omentropico, non è più necessario far ricorso alla equazione di conservazione
dell’energia, che viene sostituita da s = cost.
Per semplicità di notazione, nel seguito della trattazione dei flussi quasi-
unidimensionali si ometterà la sovralineatura delle variabili, fermo restando
che esse rappresentano il valore medio su una sezione.
d
(ρuA) = 0 (3.15)
dx
du 1 dp
u + = 0 (3.16)
dx ρ dx
dH
= 0 (3.17)
dx
avendo utilizzato la definizione di entalpia totale (2.56). La (3.17) comporta
34 Capitolo 3
che
u2
h+ = H = cost (3.18)
2
ed esprime il fatto che in un flusso stazionario e adiabatico la somma del-
l’entalpia e dell’energia cinetica si mantiene costante, ovvero che il flusso è
omentalpico.
Nel caso in cui sia u = 0, come accade in un punto di ristagno, l’entalpia,
che viene detta entalpia di ristagno, è uguale all’entalpia totale
h0 = H (3.19)
E’ opportuno rilevare che ciò è vero sia nel caso in cui il fluido raggiunga
la condizione di ristagno attraverso un processo isentropico, sia quando lo
raggiunga mediante un processo non isentropico, come si può rilevare dal fatto
che l’entalpia totale si mantiene costante anche attraverso un fenomeno non
isentropico, quale l’onda d’urto (vedi 2.70). Esprimendo l’entalpia in funzione
della temperatura mediante la (1.12), la (3.18) può anche scriversi
u2
T+ = T0 (3.20)
2cp
nella quale T0 è la temperatura di ristagno, che in un flusso stazionario e
adiabatico coincide con la temperatura totale ed è costante.
Esprimendo cp mediante la (1.14), ricordando le (1.21–1.22), e posto
γ−1
δ= (3.21)
2
la (3.20) può scriversi come
T0
= 1 + δM 2 (3.22)
T
o anche
1
ρ T
γ−1 1
= = (1 + δM 2 )− γ−1 (3.24)
ρ0 T0
γ
p T
γ−1 γ
− γ−1
= = (1 + δM 2 ) (3.25)
p0 T0
Capitolo 3 35
T∗ 2
= (3.26)
T0 γ+1
γ
p∗ 2
γ−1
= (3.27)
p0 γ+1
1
ρ∗ 2
γ−1
= (3.28)
ρ0 γ+1
2 2
a∗ = a2 (3.29)
γ+1 0
γ + 1 ∗2
a2 + δu2 = a (3.30)
2
Si noti che la definizione di a∗ (e delle altre grandezze critiche) è indi-
pendente dal fatto che nel particolare flusso in esame si verifichi o meno la
36 Capitolo 3
a2 2
M ∗2 = M
a∗2
si ottengono le relazioni fra M ed M ∗
γ+1 2
M
M ∗2 = 2 (3.32)
γ−1 2
1+ M
2
2
M ∗2
γ+1
M2 = (3.33)
γ − 1 ∗2
1− M
γ+1
dA dρ du
+ + =0 (3.36)
A ρ u
mentre dalla (3.16) si ha
1
du = − dp (3.37)
ρu
Eliminando du fra le (3.36) e (3.37) ed esprimendo dρ in funzione di dp
mediante la (1.5), dato che il processo è isentropico, si ottiene
dA dp
= 2 (1 − M 2 ) (3.38)
A ρu
La relazione precedente mostra che in un condotto convergente (dA < 0)
se il flusso è subsonico (M < 1), la pressione diminuisce (dp < 0), e, in virtù
della (3.37), la velocità aumenta (du > 0). Viceversa, se il flusso è supersonico,
la pressione aumenta e la velocità diminuisce. L’opposto accade in un condotto
divergente, come è schematicamente indicato in Fig. 3.4. I condotti nei quali
si realizza un’espansione ed un’accelerazione del fluido vengono detti ugelli,
mentre quelli in cui si ha una compressione e decelerazione vengono detti
diffusori.
La differenza tra subsonico e supersonico corrisponde al fatto che per
M < 1 la variazione di velocità predomina sulla variazione di densità, men-
tre l’opposto accade per M > 1. In una espansione, ad esempio, la velocità
aumenta e la densità diminuisce: come si vede dalla (3.36), se prevale l’au-
mento di velocità (M < 1), la sezione dovrà diminuire, mentre se prevale la
diminuzione di densità (M > 1), la sezione dovrà aumentare.
Capitolo 4
Lo studio dei flussi non stazionari di un fluido perfetto, cosı́ come quello dei
flussi stazionari supersonici, porta a dover risolvere sistemi di equazioni dif-
ferenziali per i quali è particolarmente utile il metodo delle caratteristiche.
Il metodo verrà presentato in questo capitolo con riferimento ad un generico
sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali, del primo ordine, che
soddisfi le seguenti condizioni:
iii) il sistema sia di natura iperbolica. Verrà chiarito nel seguito come
sia possibile verificare che quest’ipotesi sia soddisfatta.
62
Capitolo 4 63
avendo fatto uso della regola dell’indice ripetuto. La forma vettoriale (4.3) ha
il vantaggio di essere invariante rispetto alla scelta del sistema di coordinate, il
che consente in ogni particolare situazione di scegliere il sistema di coordinate
nel modo geometricamente più conveniente.
Al sistema di equazioni (4.3) è in generale associato un insieme di condizioni
iniziali che specificano il valore delle variabili vj su una superficie dello spazio
ad n dimensioni. Nel caso di n = 3 questa è una superficie nel senso stretto,
mentre nel caso n = 2 questa è una linea.
Si consideri un generico punto P di tale superficie ed il piano passante per
P tangente alla superficie stessa. La conoscenza dei valori delle vj in tutti i
punti della superficie corrisponde a conoscere in ogni punto anche i valori delle
derivate di vj “lungo” la superficie. Ciò significa che in un riferimento locale
avente uno degli assi normale al piano tangente, per ogni variabile vj sono note
le derivate nelle (n − 1) direzioni che giacciono nel piano. Per i k gradienti,
che hanno nk componenti, sono quindi note le (n − 1)k componenti nel piano.
Nelle equazioni (4.3) rimangono incognite solo le k componenti dei gradienti in
direzione normale al piano, che possono pertanto essere determinate risolvendo
le k equazioni (4.3). Conoscendo le derivate normali in ogni punto è allora
possibile determinare i valori delle variabili su una nuova superficie e, ripetendo
il procedimento, determinare la soluzione in tutto lo spazio.
Tuttavia, ciò è possibile solo se è diverso da zero il determinante dei coef-
ficienti delle k componenti normali. Se questo determinante è nullo, ovvero
se esiste una combinazione lineare delle (4.3) che non contiene le k compo-
nenti normali dei gradienti, il piano è detto piano eccezionale nel punto P .
Una superficie che sia inviluppo di piani eccezionali è detta una superficie
caratteristica.
Ci proponiamo ora di verificare se per il sistema (4.3) esistono piani ecce-
zionali e di determinare la direzione della normale n a questi piani.
Consideriamo una combinazione lineare con coefficienti αi delle k equazio-
ni (4.3)
D j = αi dij (4.5)
e ponendo
C = αi bi (4.6)
può anche scriversi
D j · ∇vj + C = 0 (4.7)
64 Capitolo 4
n · Dj = 0 (j = 1, . . . , k) (4.8)
α1 (d12 · n) + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . = 0 (4.9)
..
.
α1 (d1k · n) + . . . . . . . . . . . . . . . . . + αk (dkk · n) = 0
Affinché esista una soluzione non banale di questo sistema, deve essere
nullo il determinante dei coefficienti:
d11 · n d21 · n · · · dk1 · n
d12 · n d22 · n · · · dk2 · n
=0 (4.10)
.. .. .. ..
. . . .
d1k · n d2k · n · · · dkk ·n
∂ρ ∂ρ ∂u
+ u +ρ =0 (4.11)
∂t ∂x ∂x
∂u ∂u a2 ∂ρ
+ u + =0 (4.12)
∂t ∂x ρ ∂x
( )
a2
d11 = {1 u} d12 = {0 ρ} d21 = 0 d22 = {1 u}
ρ
(4.13)
Indicando con n1 , n2 le componenti in direzione x1 e x2 del vettore n
normale alla superficie caratteristica, che in questo caso sarà una linea carat-
teristica, la condizione (4.10) risulta
a2
n1 + un2 n2
ρ
=0 (4.14)
ρn2 n1 + un2
n1
λ = tgϑ = − (4.15)
n2
66 Capitolo 4
a2
u−λ
ρ
|A| = =0 (4.16)
ρ u−λ
Sviluppando il calcolo del determinante, si ha
(u − λ)2 = a2
λ1,2 = u ∓ a (4.17)
Per ogni punto P del piano x, t si hanno quindi due rette eccezionali di
equazione
dx
= u−a (4.18)
dt
dx
= u+a (4.19)
dt
Poiché in generale u ed a sono variabili da punto a punto del piano x, t, le
direzioni eccezionali sono anch’esse variabili e le (4.18) e (4.19) definiscono le
equazioni di due famiglie di linee caratteristiche, che sono inviluppo di rette
eccezionali (Fig. 4.1 e 4.2).
t t
n n1 retta eccezionale
dx = u + a
θ linea caratteristica dt
n2
P
θ P
dx =
dt u - a
x x
Fig. 4.1 Fig. 4.2
Introducendo il vettore
l = {α1 , α2 } (4.20)
Capitolo 4 67
AlT = 0 (4.21)
Consideriamo ora una delle due soluzioni (4.17) ad esempio λ1 = u − a.
Per questo valore si ha
a2
a ρ
A=
ρ a
ρ ρ
D 1 = {1 u − a} D2 = − (a − u) (4.22)
a a
e l’equazione di compatibilità (4.7) assume la forma
∂ρ ∂ρ ρ ∂u ∂u
+ (u − a) − + (u − a) =0 (4.23)
∂t ∂x a ∂t ∂x
Poiché quest’equazione è valida lungo la corrispondente curva caratteri-
stica (4.18), possiamo introdurre quest’ultima nella (4.23) che risulta quindi
un’equazione alle derivate totali
dρ ρ du
− =0
dt a dt
ovvero
dρ du
− =0 (4.24)
ρ a
nella quale dρ e du rappresentano le variazioni lungo la linea caratteristi-
ca (4.18).
Ripetendo il procedimento per l’altra soluzione λ2 = u + a si ottiene
l’equazione di compatibilità valida lungo la (4.19)
dρ du
+ =0 (4.25)
ρ a
68 Capitolo 4
v1
b1
v b
2 2
v= B=
.. ..
.
.
vk bk
∂φ
φ,x1 = (4.27)
∂x1
La condizione (4.10) che determina le direzioni caratteristiche può scriversi
(A1 n1 + A2 n2 )T = 0
Capitolo 4 69
| − λA1 + A2 | = 0 (4.28)
Per i flussi non stazionari, cosı́ come per i flussi stazionari supersonici, è
sempre possibile scrivere le equazioni in modo che A1 ≡ I e la (4.28) risulta
(A2 − λI)T lT = 0
RL = I (4.34)
La matrice A2 può scriversi
A2 = R Λ L (4.35)
e la (4.26) risulta
u = Lv (4.38)
che sono combinazioni lineari delle variabili originarie vj per le quali le (4.37)
risultano
∂w
=T (4.40)
∂v
la (4.36) diviene
T −1 w,x1 + R Λ LT −1 w,x2 + B = 0
ovvero
R′ = T R L′ = LT −1 B′ = T B
la (4.41) si scrive
che è formalmente uguale alla (4.36) ma con diversi autovettori destri e sinistri,
mentre ha la stessa matrice degli autovalori.
da dp dρ
2 = − (4.42)
a p ρ
Eliminando prima dp e poi dρ fra questa e la (1.18), si ottiene
dρ 1 da ds
= − (4.43)
ρ δ a R
dp γ da ds
= − (4.44)
p δ a R
A,x δa
a,t + ua,x + δau,x + δau − (s,t + us,x ) = 0 (4.45)
A R
ove l’ultimo termine è nullo in base alla (3.14). Analogamente utilizzando
la (4.44) per esprimere p,x nella (3.10), si ottiene
a a2
u,t + uu,x + a,x − s,x = 0 (4.46)
δ γR
Le equazioni (3.14), (4.45) e (4.46) possono essere scritte in forma adimen-
sionale assumendo come grandezze di riferimento; l per le lunghezze, ā per le
velocità, t̄ = l/ā per il tempo e γR/δ per l’entropia.
Seguitando ad indicare per comodità le grandezze adimensionali con gli
stessi simboli sinora usati per le grandezze dimensionali, le equazioni in forma
adimensionale risultano
δau
a,t + ua,x + δau,x + A,x = 0 (4.47)
A
a a2
u,t + uu,x + a,x − s,x = 0 (4.48)
δ δ
s,t + us,x = 0 (4.49)
Capitolo 4 73
λ1 = u − a λ2 = u + a λ3 = u (4.50)
i quali definiscono in ogni punto tre direzioni caratteristiche di equazioni
dx
= λi (i = 1, 2, 3) (4.51)
dt
Si noti che i primi due autovalori sono quelli che si otterebbero nel caso
omentropico e coincidono con i valori (4.17) ottenuti a partire dalla formula-
zione nelle variabili ρ, u.
In corrispondenza ad ognuno degli autovalori λi si possono determinare le
componenti lij del corrispondente autovettore sinistro li risolvendo il sistema
algebrico ottenibile dalla (4.30), che per il caso in esame risulta
a
(u − λi )li1 + li2 = 0
δ
δali1 + (u − λi )li2 = 0
a2
− li2 + (u − λi )li3 = 0
δ
Poiché gli autovettori sono definiti a meno di una costante, possiamo as-
sumere per comodità l11 = l21 = l33 = 1 ed ottenere quindi gli autovettori
sinistri
l3 = {0, 0, 1}
74 Capitolo 4
1
Assumendo, ai fini della normalizzazione, r11 = r21 = e r33 = 1, gli
2
autovettori destri risultano
1 1
a
2 2
r1 = 1 r2 = 1 r3 = 0 (4.53)
−
2δ 2δ
1
0
0
1 −δ −a
a
u−a 0 0 1 −δ −a
a
1 δ −a
u + 0 u+a 0
1 δ −a u +
0 0 1 s 0 0 u 0 0 1 s
t x
A,x
1 −δ −a δau
A
1 δ −a = 0
0
0 0 1
0
A,x
(a − δu),t − as,t + (u − a) [(a − δu),x − as,x ] + δau = 0 (4.54)
A
A,x
(a + δu),t − as,t + (u + a) [(a + δu),x − as,x ] + δau = 0 (4.55)
A
d ds A,x dx
(a − δu) − a + δau =0 lungo = λ1 (4.57)
dt dt A dt
e analogamente
d ds A,x dx
(a + δu) − a + δau =0 lungo = λ2 (4.58)
dt dt A dt
ds dx
=0 lungo = λ3 (4.59)
dt dt
E’ a queste equazioni che faremo riferimento con il termine di equazioni di
compatibilità.
Nel caso particolare di un flusso unidimensionale e omentropico, la (4.59) è
soddisfatta non solo lungo la traiettoria di una particella ma in tutto il campo
e le (4.57) e (4.58) possono essere integrate dando luogo a
dx
R1 = a − δu = cost lungo =u−a (4.60)
dt
dx
R2 = a + δu = cost lungo =u+a (4.61)
dt
Le grandezze R1 e R2 , che sono combinazione lineare delle variabili origi-
narie u ed a, prendono il nome di invarianti di Riemann.
Si noti che le variabili R1 e R2 possono essere introdotte nelle (4.57) e (4.58)
anche nel caso più generale dei flussi quasi–unidimensionali e isentropici, ma
sia nel caso quasi–unidimensionale omentropico, sia nel caso unidimensionale
isentropico R1 ed R2 non sono più costanti lungo le corrispondenti linee carat-
teristiche. In questo caso R1 ed R2 vengono più propriamente dette variabili
di Riemann.
76 Capitolo 4
i) il sistema è omogeneo
1
h i1/2
λi = (a11 + a22 ) ∓ (a11 − a22 )2 + 4a12 a21 (4.64)
2
e definiscono nel piano x1 , x2 , che viene detto piano fisico, due famiglie di
curve caratteristiche di equazione
dx2
= λi (4.65)
dx1
La famiglia corrispondente a λ1 , che convenzionalmente assumiamo essere
quella con il segno meno, verrà indicata con C1 e quella corrispondente a λ2
con C2 .
Gli autovettori sinistri sono dati da
dv
l1 · = 0 lungo C1 (4.68)
dα
dv
l2 · = 0 lungo C2 (4.69)
dβ
ovvero
Z Z
li1 dv1 + li2 dv2 = Ri = cost lungo Ci (4.71)
dv1 a11 − λi
= lungo Ci (4.72)
dv2 a21
∂v1 ∂v1
dv1 = dx1 + dx2
∂x1 ∂x2
∂v2 ∂v2
dv2 = dx1 + dx2
∂x1 ∂x2
Da queste, se lo jacobiano
∂v1 ∂v1
∂x1 ∂x2
J =
(4.73)
∂v2 ∂v2
∂x1 ∂x2
1 ∂v2 ∂v1
dx1 = dv1 − dv2
J ∂x2 ∂x2
1 ∂v2 ∂v1
dx2 = − dv1 + dv2
J ∂x1 ∂x1
e quindi
∂v1 ∂x2 ∂v1 ∂x1
=J = −J
∂x1 ∂v2 ∂x2 ∂v2
dv1
= λ∗i (4.75)
dv2
Calcolando gli autovalori λ∗i della matrice dei coefficienti del sistema (4.74),
è facile verificare che le (4.75) coincidono con le (4.72) e rappresentano le
curve Γi , che vengono pertanto dette caratteristiche odografe. Ovviamente
le equazioni di compatibilità lungo le caratteristiche (4.75) coincidono con le
caratteristiche nel piano fisico cioè con le curve Ci .
Le caratteristiche odografe Γi sono l’immagine nel piano odografo delle
caratteristiche fisiche Ci . Questa corrispondenza però non sempre è biunivo-
ca. Immaginando di utilizzare il sistema (4.74) per ricavare i valori (x1 , x2 )
che corrispondono ad una coppia di valori (v1 , v2 ), ciò è possibile solo se lo
jacobiano (4.73) è diverso da zero.
S S’
v20
C1 C2
x1 v10 v1
Fig. 4.3
cioè quando in una regione S del piano fisico esiste una relazione v1 = v1 (v2 ).
Utilizzando questa relazione per esprimere le derivate di v1 nel sistema (4.62),
si ottiene facilmente
2
dv1 a22 − a11 dv1 a12
+ − =0
dv2 a21 dv2 a21
che coincide con la definizione delle caratteristiche odografe (4.72). Ciò signi-
fica che la relazione v1 = v1 (v2 ) non può essere arbitraria ma deve coincidere
con una delle due equazioni di compatibilità, ovvero la curva v1 = v1 (v2 ) deve
essere un arco di caratteristica Γ1 o Γ2 . Poiché queste ultime possono anche
essere definite dalle Ri = cost, il fatto che nella regione S le variabili v1 e
v2 non siano indipendenti implica che uno dei due invarianti di Riemann sia
costante in tutta la regione S e non solo lungo la corrispondente caratteristica
Ci . Le regioni nelle quali uno dei due invarianti di Riemann è costante sono
dette regioni ad onda semplice.
Supponiamo, ad esempio, che in una regione S dello spazio fisico si abbia
R1 = cost. Poiché questa relazione è rappresentata nel piano odografo da
un arco di curva Γ1 , quest’arco di curva è l’immagine dell’intera regione S.
Nei flussi ad onda semplice si ha cioè una corrispondenza degenere in cui a
superfici del piano fisico corrisponde una linea sul piano odografo, cosı́ come
nei flussi uniformi si ha una corrispondenza doppiamente degenere in cui a
superfici del piano fisico corrisponde un punto del piano odografo.
x2 v2
A S D
Γ1
a’
C2 b’
C2
c’
C’1
d’
C’’
1
ab c d
x1 v1
a) b)
Fig. 4.4
es. il punto b′ è l’immagine della caratteristica fisica b). Si noti che il punto
a′ è l’immagine non solo della caratteristica a, ma dell’intera regione uniforme
A.
Poiché tutti i punti di una caratteristica C2 hanno la stessa immagine nel
piano odografo, lungo la C2 si ha v1 = cost e v2 = cost. Ciò può anche
essere dedotto considerando che lungo la C2 si ha R2 = cost e, poiché in tutta
la regione vale R1 = cost, queste due relazioni sono soddisfatte solo se sono
costanti sia v1 che v2 .
Pertanto le caratteristiche C2 sono rette ma, essendo i valori di v1 e v2
diversi da una all’altra delle caratteristiche C2 , esse non sono parallele.
Viceversa le caratteristiche C1 , che sono rette nelle zone uniformi, sono
curve nella zona ad onda semplice e vengono dette caratteristiche trasversali.
Naturalmente il ruolo delle caratteristiche C1 e C2 si inverte quando si
consideri una regione ad onda semplice nella quale R2 = cost, la cui immagine
nel piano odografo è costituita da un arco di curva Γ2 .
Poiché le regioni ad onda semplice sono rappresentate da una sola carat-
teristica Γi , esse vengono anche dette zone ad una famiglia.
Una regione ad onda semplice di dimensioni finite è delimitata nel piano
fisico da due caratteristiche rettilinee e da due caratteristiche curve della fa-
miglia opposta. Poiché zone a diverso numero di famiglie confinano fra loro
lungo linee caratteristiche Ci , una zona ad una famiglia può confinare lungo
le caratteristiche rettilinee solo con zone a zero famiglie e lungo le caratteri-
stiche trasversali solo con zone a due famiglie. Una zona a zero famiglie può
confinare con una zona a due famiglie al massimo in un punto.
Un esempio di un campo nel quale si hanno regimi a diverso numero di
famiglie è mostrato in Fig. 4.5.
x2
C1 C2
0
1 1
C2
C1 2
0 0
1 1
x1
Fig. 4.5
82 Capitolo 4
P Γ1
C1 m
H L
G
E f Γ2
F D a p
C g
B b
A h
c l
d
N e
x1 v1
a) b)
Fig. 4.6.
R1g = R1c
(4.76)
R2g = R2b
Capitolo 4 83
campo di influenza C2
C1
P
dominio di
dipendenza
x1
Fig. 4.7
t t
C1 C2
C1
C2 L
H
G M C1 M
G
B B
C2
A D C E A C E
xA xE x xA xE x
a) b)
Fig. 4.8
a20 ′
(ũ,t )t=0 = g(x) = −u0 f ′ (x) − h (x)
ρ0
che, sostituita nella (5.10), fornisce
a20
G(x) = − h(x)
ρ0
Pistone F.A.
P
B
t1 A C1
I
O D x
Fig. 5.3
Per ogni punto P del piano x, t passa una caratteristica C1 che interse-
ca il semiasse positivo delle x in un generico punto D. Poiché lungo que-
sta caratteristica R1 è costante, si ha R1P = R1D ed essendo, per t = 0,
R1 = a0 ∀ x, in tutti i punti del piano x, t si ha R1 = a0 = cost ed il flusso è
quindi ad onda semplice.
Per ogni punto lungo la traccia del pistone (ad es. il punto A) è pos-
sibile tracciare una caratteristica C2 utilizzando la condizione al contorno e
l’invarianza di R1
uA = vp (t)
R1A = aA − δuA = a0
Da queste si ricava
t F.P.
u
F.P. F.A.
x C2
F.A.
v1
O x
Fig. 5.4 Fig. 5.5
t t
F.P.
C2 C2
C1
F.A.
O x O x
a) b)
Fig. 5.6
Capitolo 5 105
a0
|v1 | = (5.21)
1+δ
a0
uf = (5.22)
δ
C2
C 2 = C1 F.P.
II
F F.A.
I
O x
Fig. 5.7
106 Capitolo 5
uI = 0 aI = a0
F.P.
t
F.A. C1 III
C
II B
F.P. C2 A
I F.A.
O x1 x
Fig.5.8
Capitolo 5 107
t t
t
F.P. C2 F.A. F.P.
III C2
II F.A.
I
x
Fig. 5.11
t t
Pistone
P Inviluppo
C2
C2
P
x x
Fig. 5.12
x
Fig. 5.13
t t Traiettorie delle
Pistone particelle
x = a0 t
Inviluppo II x =W t
I
x = a0 t
x x
Fig. 5.14 Fig. 5.15
2
(uI − w)(uII − w) = a∗ (5.24)
γ + 1 ∗2
a2I + δ(uI − w)2 = a (5.25)
2
2
Poiché nel caso in esame si ha uI = 0, aI = a0 e uII = vp , eliminando a∗
fra le (5.24) e (5.25) si ottiene l’equazione
γ+1
w2 − vp w − a20 = 0
2
che ammette le due soluzioni
" 2 #1/2
γ+1 γ+1
w= vp ± vp + a20 (5.26)
4 4
delle quali si dovrà scegliere quella col segno +, in quanto nel caso in esame
w > 0. Una volta determinata w, che risulta evidentemente maggiore di vp ,
Capitolo 5 111
w
si può calcolare il numero di Mach relativo a monte dell’urto MI = − e,
a0
tramite le relazioni (3.53-3.55), ottenere le grandezze termodinamiche a valle
dell’urto in funzione di quelle a monte.
Si osservi che nel moto assoluto il flusso a monte dell’urto è subsonico
mentre quello a valle può essere subsonico o supersonico a seconda del valore
di vp : infatti solo nel moto relativo devono essere verificate le condizioni che
il flusso a monte sia supersonico (w > a0 ) e quello a valle sia subsonico. Nel
moto assoluto inoltre la temperatura totale non si conserva, come è evidente
considerando che uII > uI e aII > aI : il contenuto energetico nella zona II è
maggiore di quello nella zona I in quanto il pistone ha compiuto un lavoro sul
fluido.
t Pistone
r
III
II
i
I
x1 x
Fig. 5.16
te, e tenendo conto che uIII , è nota in base alla condizione al contorno (in
particolare è nulla)
2
(uIII − w)(uII − w) = a∗ (5.27)
γ + 1 ∗2
a2II + δ(uII − w)2 = a (5.28)
2
Il primo membro della (5.27) può anche scriversi:
M 2 − 2bM − 1 = 0 (5.30)
cui corrispondono le soluzioni
p
M2i = b − b2 + 1 (5.31)
p
M1r = b + b2 + 1 (5.32)
Si osservi che le equazioni (5.27) e (5.28) valgono sia per l’urto riflesso che
per quello incidente, con la differenza che lo stato II rappresenta lo stato a valle
per l’urto incidente e quello a monte per l’urto riflesso. La soluzione (5.31),
−1 < M2i < 0, fornisce quindi il numero di Mach relativo a valle dell’urto
incidente, mentre la (5.32), M1r > 1, dà il numero di Mach relativo a monte
dell’urto riflesso. Dalle (5.31) e (5.32) si possono ottenere le relazioni
M2i M1r = −1
(5.33)
M1r + M2i = 2b
3−γ
|wi | − |wr | = uII
2
ed indica quindi che la velocità dell’urto riflesso è minore di quella dell’urto
incidente. Utilizzando le (5.33) e (3.51), si ha
1 γM1i2 −δ
2
M1r = 2 = 2 (5.34)
M2i 1 + δM1i
mentre i rapporti di pressione attraverso l’urto incidente e quello riflesso sono
dati da
pI 2γ
= 1+ (M 2 − 1) (5.35)
pII γ + 1 2i
pIII 2γ
= 1+ (M 2 − 1) (5.36)
pII γ + 1 1r
Pertanto si ha una riflessione speculare solo nel caso limite in cui l’urto in-
cidente sia un’onda acustica o, in modo approssimato, quando l’urto incidente
sia molto debole. Viceversa, se l’urto incidente è molto intenso,
√ il numero di
Mach relativo a monte dell’urto riflesso tende al valore limite 7 (per γ = 1.4)
ed il rapporto di pressione fra valle e monte dell’urto tende ad 8.
Se la superficie su cui incide l’urto anziché essere una parete solida è una
superficie a temperatura costante (ovvero ad a = cost), dalla superficie dovrà
avere origine un’onda di espansione affinché il fluido riscaldato dall’urto torni
alla temperatura iniziale (Fig. 5.17).
Si lascia al lettore la determinazione della velocità nella zona III in base
alla condizione al contorno aIII = a0 .
114 Capitolo 5
t Pistone
III
II
I
x1 x
Fig. 5.17
da δ dp
ds = −
a γ p
per le quali le onde della prima famiglia sono quelle aventi la zona di bassa
pressione a destra dell’espansione. Si osservi che l’appartenenza di un urto o
di un’espansione ad una famiglia non è legata alla direzione di propagazione
dell’onda stessa, come è evidente se si pensa che la direzione di propagazione
può essere invertita mediante una opportuna trasformazione galileiana.
Consideriamo l’interazione di due urti di famiglia opposta e di diversa
intensità, quali quelli generati in un fluido inizialmente in quiete da due pi-
stoni che vengano accelerati impulsivamente con velocità diverse ed in verso
opposto (Fig. 5.18)
discontinuità
di contatto
t
c II III d
v1
I IV
a P1
b
x1 x
Fig. 5.18
noscenza di un solo parametro per ognuno dei due urti (ad esempio la loro
velocità wc e wd ) per definirli completamente. Il valore dei due parametri
incogniti può dunque essere ottenuto imponendo che siano soddisfatte le due
condizioni (5.39).
La non linearità delle relazioni di salto rende necessario l’uso di un pro-
cedimento iterativo per la soluzione del problema. Si assuma ad esempio un
valore di primo tentativo pII = pIII = p′ : noto il salto di pressione, per ognuno
dei due urti è possibile determinare il numero di Mach relativo a monte e da
questo ricavare la velocità dell’urto, il numero di Mach a valle e quindi i valori
di uII ed uIII , che in generale risulteranno fra loro diversi. Se uII > uIII si
dovrà assumere per il secondo tentativo un valore p′′ > p′ cosicché i due urti
siano più intensi ed il valore di uII diminuisca, mentre quello di uIII aumen-
ta. L’uso di un metodo di interpolazione consente poi di ottenere in poche
iterazioni la soluzione per la quale uII = uIII .
Per assumere un valore plausibile della pressione di primo tentativo si può
adottare il modello isentropico (nel quale gli urti sono sostituiti da compressio-
ni isentropiche) che approssima la soluzione tanto meglio, quanto più piccola
è l’intensità degli urti. In questa approssimazione si ha
aIII
aII 1+ = R2I + R1IV (5.41)
aII
ed essendo
γ−1 γ−1
pII pIII
2γ 2γ
aII = aI aIII = aIV (5.42)
pI pIV
in base alla prima delle (5.39) si ricava
γ−1
aIII aIV pI
2γ
z= =
aII aI pIV
La velocità del suono aII può quindi essere ottenuta, in funzione di gran-
dezze note nelle regioni I e IV , come
R2I + R1IV
aII = (5.43)
1+z
Capitolo 5 117
w − uI
|MI | = >1 da cui w > uI + aI
aI
w − uII
|MII | = <1 da cui w < uII + aII
aII
t t
uII + aII W Pistone II
III
II I
uI + aI c
b P1
I a
V IV
x x
Fig. 5.19 Fig. 5.20
soddisfare la continuità sia della velocità che della pressione a valle dell’urto
è quindi necessario disporre di un altro parametro arbitrario. Questo è dato
dalla intensità di una ulteriore onda che ha origine dal punto P1 , che nel caso
in esame risulta essere una espansione.
La determinazione dell’urto c e dell’espansione in modo da soddisfare le
condizioni (5.39) può essere ottenuta con un procedimento iterativo del tutto
analogo a quello visto in precedenza.
Flussi bidimensionali
stazionari con piccole
perturbazioni
V · ∇ρ + ρ∇ · V = 0 (7.1)
V2 1
∇ + (∇ × V ) × V + ∇p = 0 (7.2)
2 ρ
1
V · (∇h − ∇p) = 0 (7.3)
ρ
DV ∂V V2
= +∇ + (∇ × V ) × V
Dt ∂t 2
1
Eliminando il termine ∇p tra le (7.2) e (7.3) e tenendo conto che
ρ
V · (∇ × V ) × V è identicamente nullo, si ha
!
V2
V ·∇ h+ =0 (7.4)
2
154
Capitolo 7 155
H = cost (7.6)
1
Eliminando il termine ∇p fra la (7.2) ed il primo principio della termo-
ρ
dinamica scritto nella forma
1
T ∇s = ∇h − ∇p (7.7)
ρ
si ottiene
T ∇s − (∇ × V ) × V = ∇H (7.8)
Quest’ultima espressione è nota come il teorema di Crocco ed indica che
in un flusso omentalpico si ha una vorticità diretta normalmente al vettore
velocità ed al gradiente dell’entropia. Se il flusso oltre ad essere omentalpico è
anche omentropico (∇s = 0), la (7.8) mostra che la vorticità è nulla ed il flusso
è irrotazionale. Si osservi che, utilizzando la (7.7), l’equazione di conservazione
dell’energia (7.3) può anche scriversi
V · ∇s = 0 (7.9)
ed esprime il fatto che il flusso è isentropico, ovvero che l’entropia si mantiene
costante lungo una linea di corrente. Però se l’entropia ha un diverso valore
da una linea di corrente all’altra, il flusso non è omentropico ed è quindi
rotazionale. Come si vedrà nel Capitolo 9, è questa la situazione che si verifica
nei flussi a valle di urti curvi.
Con l’ipotesi di omentalpia e omentropia, ovvero di irrotazionalità, la (7.2)
si riduce a
V2 1
∇ + ∇p = 0 (7.10)
2 ρ
nota anche come equazione di Bernoulli, e ∇p può essere espresso in funzione
156 Capitolo 7
di ∇ρ come
∇p = a2 ∇ρ (7.11)
Combinando le (7.1), (7.10) e (7.11) si ottiene
V2
V ·∇ − a2 ∇ · V = 0 (7.12)
2
che, scritta nel caso bidimensionale in termini di coordinate cartesiane, risulta
V = ∇Φ (7.16)
le due equazioni (7.13) e (7.14) possono anche essere ridotte ad un’unica
equazione del secondo ordine nell’incognita Φ
Φ2,x − a2 Φ,xx + 2Φ,x Φ,y Φ,xy + Φ2,y − a2 Φ,yy = 0 (7.17)
u = V∞ (1 + ũ)
(7.18)
v = V∞ ṽ
con
ũ ≪ 1 e ṽ ≪ 1 (7.19)
Il potenziale totale è dato dalla somma del potenziale della corrente indi-
sturbata e del potenziale di perturbazione
Φ = V∞ ℓ(x′ + φ) (7.20)
In questa espressione φ è il potenziale di perturbazione adimensionalizzato
rispetto a V∞ ℓ e con l’apice vengono indicate le coordinate adimensionalizzate
rispetto ad una lunghezza caratteristica ℓ. Le (7.18) possono anche scriversi
in termini di derivate del potenziale.
Φ,x = V∞ (1 + φ,x′ )
(7.21)
Φ,y = V∞ φ,y′
a2 = a2∞ + δV∞
2
− δ(Φ2,x + Φ2,y )
ovvero
1
2 2 2 2
a = V∞ 2
− δ φ, x′ + 2φ, x′
+ φ,y ′ (7.22)
M∞
158 Capitolo 7
avendo definito
V∞
M∞ = (7.23)
a∞
Sostituendo le (7.21) e (7.22) nella (7.17) ed omettendo per comodità gli
apici che indicano le coordinate adimensionali, si ottiene
h i
2 2
(1 − M∞ )φ,xx + φ,yy = M∞ 2(1 + δ)φ,x + (1 + δ)φ2,x + δφ2,y φ,xx
h i
2
+ M∞ 2δφ,x + δφ2,x + (1 + δ)φ2,y φ,yy (7.24)
2
+ M∞ φ,y 2(1 + φ,x )φ,xy
2
(1 − M∞ )φ,xx + φ,yy = 0 (7.25)
Questa semplificazione non può essere fatta nel caso in cui M∞ = 0(1)
cioè nel caso di flusso transonico. Per M∞ → 1 infatti, il primo termine
della equazione (7.24) tende a zero e conseguentemente φyy diviene anch’esso
piccolo e confrontabile con i termini dominanti a secondo membro della (7.24).
In queste condizioni il coefficiente 2M∞ 2 (1 + δ)φ
,x risulta essere dello stesso
ordine di grandezza del coefficiente 1−M∞ 2 che moltiplica φ
,xx a primo membro
della (7.24) e non può quindi essere trascurato rispetto a quest’ultimo. Per
quanto riguarda il termine 2M∞ 2 φ φ
,y ,xy non è possibile valutarne a priori la
rilevanza in quanto non si conosce l’ordine di grandezza di φ,xy . Esso verrà per
ora mantenuto anche se, come si vedrà nel prossimo paragrafo, risulta essere
sempre trascurabile. Nel caso di flusso transonico l’equazione rimane pertanto
non lineare ma assume la forma semplificata
2 2 2
(1 − M∞ )φ,xx + φ,yy = M∞ (γ + 1)φ,x φ,xx + 2M∞ φ,y φ,xy (7.26)
Un altro caso nel quale l’equazione (7.24) non può essere linearizzata è
quello di flusso ipersonico. Per valori di M∞2 molto grandi infatti il coefficien-
2
te 2δM∞ φ,x che moltiplica φ,yy a secondo membro della (7.24) può risultare
anch’esso di 0(1) come quello che compare a primo membro. Questo caso è
però di limitato interesse pratico in quanto nei flussi ipersonici attorno ad un
corpo si ha sempre la formazione di un urto curvo molto intenso davanti al
Capitolo 7 159
corpo e, come già accennato, ciò comporta la rotazionalità del flusso per il
quale non è quindi più valida la (7.24).
In conclusione, nell’ipotesi di piccole perturbazioni si deve utilizzare la (7.26)
nel caso di flussi transonici, mentre si può utilizzare l’equazione lineare (7.25)
nel caso di flussi subsonici o flussi supersonici.
Si osservi che per un flusso subsonico il coefficiente 1 − M∞ 2 è positivo e
y = sf (x) (7.27)
dove y e x sono adimensionalizzate rispetto alla corda ℓ del profilo ed s è lo
spessore massimo relativo. Per una assegnata funzione f (x), al variare di s,
la (7.27) rappresenta diversi profili che possono essere ottenuti uno dall’altro
attraverso un cambio di scala in direzione y. Questi profili costituiscono una
famiglia di profili affini.
Senza specificare il valore di M∞ , il flusso attorno al profilo è retto dall’e-
quazione (7.26), la quale comprende come caso particolare la (7.25). A questa
equazione devono essere associate le condizioni al contorno, le quali esprimono
il fatto che il flusso debba essere indisturbato all’infinito ed essere tangente
alla superficie del corpo:
v dy
al corpo = (7.29)
u dx
Quest’ultima condizione, utilizzando le (7.18) con la condizione (7.19) ed
dy
esprimendo mediante la (7.27), può essere scritta
dx
φ,y = sf,x (7.30)
La soluzione dell’equazione (7.26) con le condizioni (7.28) e (7.30) dipende
dal valore dei parametri M∞ , s, γ oltre che dalla funzione f (x).
160 Capitolo 7
Cp = −2φ,x (7.32)
Capitolo 7 161
φ
ξ=x η = λy φ∗ = (7.33)
ǫ
dove λ ed ǫ sono costanti arbitrarie da determinare in modo da ridurre il nu-
mero dei parametri che intervengono nell’equazione (7.26) e relative condizioni
al contorno. La costante λ definisce la trasformazione di scala che riporta tut-
ti i profili affini ad un unico profilo, mentre per la costante ǫ imponiamo la
condizione
ǫ≪1 (7.34)
cosicchéφ∗sia di ordine uno.
Mediante la trasformazione (7.33), l’equazione (7.26) risulta
2
(1 − M∞ )φ∗,ξξ + λ2 φ∗,ηη = ǫ(γ + 1)M∞ φ,ξ φ,ξξ + ǫλ2 2M∞
2 ∗ ∗ 2 ∗ ∗
φ,η φ,ηξ (7.35)
Nel caso non transonico, il primo termine è di ordine 1 e di conseguenza
dovrà aversi λ = 0(1), mentre i termini a secondo membro sono trascurabili
essendo di ordine ǫ.
Nel caso transonico il primo e terzo termine sono di ordine ǫ ed affinché il
secondo termine sia dello stesso ordine di grandezza dovrà aversi λ = 0(ǫ1/2 ).
Ne consegue che l’ultimo termine è di ordine ǫ2 ed è pertanto trascurabile
anche nel caso transonico. Applicando la trasformazione di coordinate alla
condizione al contorno (7.30) ed alla (7.32) si ha
Cp = −2ǫφ∗,ξ (7.37)
Assumiamo ora per la costante arbitraria λ il valore
s
λ=
ǫ
in modo che la (7.36) risulti indipendente da s. Con questa posizione la (7.35)
può scriversi
" #
ǫ2 2 ǫ3 2 ∗
φ∗,ηη = 2 (M∞ − 1) + (γ + 1) 2 M∞ φ,ξ φ∗,ξξ (7.38)
s s
Consideriamo ora separatamente i casi di flusso subsonico, supersonico e
transonico.
162 Capitolo 7
Flusso subsonico
In questo caso il secondo termine in parentesi quadra della (7.38) può essere
trascurato e per la costante arbitraria ǫ possiamo assumere il valore
s
ǫ= p 2
1 − M∞
L’equazione e le condizioni al contorno che governano il problema risultano
In particolare si può anche ottenere per uno stesso profilo come varia Cp
(e quindi anche CL e CD ) al variare del numero di Mach
1
Cp = Cpinc p 2
(7.44)
1 − M∞
dove Cpinc è il coefficiente di pressione per un fluido incompressibile, cioè in
corrispondenza a M∞ = 0.
In campo subsonico il comportamento qualitativo di un profilo è quindi
uguale a quello che si ha nel caso incompressibile e l’effetto della comprimibi-
lità è unicamenteqdi aumentare i valori di Cp , CL , CD in misura inversamente
proporzionale a 2 (Fig. 7.1).
1 − M∞
Capitolo 7 163
16
14
flusso subsonico flusso supersonico
12
Prandtl-Glauert Ackeret
d C L 10
dα 8
2π
6
f. incompressibile
4
2
0
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0
M
Fig. 7.1
Flusso supersonico
Anche in questo caso si può trascurare il termine non lineare nell’equazio-
ne (7.38) ed assumere
s
ǫ= p 2
M∞ − 1
Flusso transonico
In questo caso i due termini in parentesi quadra della (7.38) sono dello stesso
ordine di grandezza e debbono quindi essere mantenuti entrambi.
164 Capitolo 7
ǫ = s2/3 (γ + 1)−1/3 M∞
−2/3
cosicché sia unitario il coefficiente che moltiplica φ∗,ξ . Con questa posizione
l’equazione (7.38) risulta
con
2 −4/3
k = (1 − M∞ )M∞ [(γ + 1)s]−2/3 (7.47)
2(s)2/3
Cp = − 2 1/3
φ∗,ξ (7.48)
[(γ + 1)M∞ ]
La soluzione dell’equazione (7.46) e relative condizioni al contorno dipende
non solo dalla funzione f (ξ) ma anche dal valore del parametro di von Kar-
mann. Pertanto nel caso transonico due profili sono in similitudine se oltre ad
essere affini hanno lo stesso valore di k.
con
q
β= 2 −1
M∞ (7.50)
equazione
x + βy = cost
(7.52)
x − βy = cost
1 1
tgα∞ = =p 2 (7.53)
β M∞ − 1
Ricordando la definizione (1.23), si desume che l’angolo α∞ è proprio
dell’angolo di Mach e che le linee caratteristiche coincidono con le onde (o
linee) di Mach della prima (C1 ) e della seconda famiglia (C2 ).
Per fissare le idee, consideriamo il flusso supersonico lungo una parete che
presenti una piccola deformazione (Fig. 7.2)
C1 C2 C2
α α
A D
B
Fig. 7.2
φ,x (−∞, y) = 0
φ,y (−∞, y) = 0
166 Capitolo 7
f1 (−∞, y) = f2 (−∞, y) = 0
f1 (x, y) = 0 (7.54)
Siamo quindi in presenza di un flusso ad una sola famiglia nel quale sono
nulle le perturbazioni provenienti dall’infinito a monte e le perturbazioni ge-
nerate al contorno (nel tratto AB) propagano lungo le caratteristiche C2 . Ciò
corrisponde al fatto che in un flusso supersonico la variabile evolutiva è data
dalla direzione del flusso ed i disturbi propagano solo verso valle.
Con la condizione (7.54) la soluzione del problema in esame è data da
φ = f2 (x − βy) (7.55)
dy ṽ
ϑ= = (7.58)
dx 1 + ũ
dove con ϑ(x) si è indicata la pendenza locale della parete assunta positiva in
verso antiorario. Ricordando la (7.19) e sostituendo la (7.57) nella (7.58) si ha
ϑ
f2′ = −
β
La soluzione del problema risulta quindi
ũ = −ϑtgα∞ ṽ = ϑ (7.59)
e per il coefficiente di pressione (7.32) si ha
2ϑ
Cp = p 2 (7.60)
M∞ − 1
I valori di ũ e ṽ, essendo anch’essi funzione di x − βy, si mantengono
costanti lungo le caratteristiche C2 e quindi le linee di corrente hanno tutte la
stessa conformazione della parete cosı́ come indicato in Fig. 7.2.
Capitolo 7 167
C2 C2
α 1 + ∆V u~ α θ u~
v~ 1
1 v~
θ ∆V 1 + ∆V
∆V
a) b)
Fig. 7.3
Nel passaggio attraverso una linea di Mach come quella che ha origine nel
punto A, si ha una variazione positiva di ϑ e quindi anche del coefficiente di
pressione. Pertanto l’onda originata in A è un’onda di compressione. Viceversa
l’onda originata in D, attraverso la quale si ha una diminuzione di ϑ, è un’onda
di espansione. Le due situazioni sono rappresentate in Fig. 7.3.
Come si vede nel caso della compressione (Fig. 7.3.a) si ha una diminuzione
della velocità e nel caso dell’espansione un aumento. Si osservi che poiché
il potenziale è costante lungo una linea di Mach, quest’ultima è una linea
equipotenziale. Pertanto la variazione di velocità ∆V , che è il gradiente del
potenziale di perturbazione, è diretta normalmente alla linea di Mach.
Considerazioni del tutto analoghe a quelle svolte in precedenza possono
essere fatte per il flusso rappresentato in Fig. 7.4.
A B
D
M α
C2 C1 C1
Fig. 7.4
∆V θ ∆V
θ
1 + ∆V v~
1
v~
u~ α 1 + ∆V
α
1
u~
C1 C1
Fig. 7.5
C2
C2
l
α
C1
C1
Fig.7.6
Capitolo 7 169
In ogni punto del profilo il coefficiente di pressione dipende solo dalla in-
clinazione locale ϑ(x) della parete ed è dato dalla (7.60) con il segno positivo
nella parte superiore e con il segno negativo in quella inferiore.
La pendenza locale della superficie può essere espressa in funzione delle
caratteristiche geometriche del profilo. Con riferimento alla Fig. 7.7,
y
t ys
yi x
t h
l
Fig. 7.7
la forma del dorso ys (x) e del ventre yi (x) possono essere espresse come
dy
ϑ(x) = −α (7.63)
dx
essendo α l’angolo di incidenza del profilo . Utilizzando le (7.60), (7.62) e (7.63)
il coefficiente di pressione sul dorso e sul ventre del profilo risulta
2 dh dt
Cps = p
2 −1
+ −α
M∞ dx dx
(7.64)
2 dh dt
Cpi = − p 2 − −α
M∞ − 1 dx dx
4
Z 1 dh
CL = p 2 α− dx
M∞ − 1 0 dx
170 Capitolo 7
Essendo poi
Z 1 dh
dx = [h]10 = 0
0 dx
si ha
4α
CL = p 2 (7.65)
M∞ − 1
Il coefficiente di portanza di un profilo supersonico non dipende quindi
dalla forma del profilo ma solo dall’angolo di incidenza. La (7.65) mostra
anche che CL diminuisce al crescere di M∞ , in accordo con quanto previsto
dalla similitudine supersonica.
Per quanto riguarda il coefficiente di momento rispetto al bordo di attacco,
che viene assunto positivo se picchiante, si ha
Z 1 2
Z 1 dh
CM = (Cpi − Cps )xdx = p 2 −1
α−2 xdx
0 M∞ 0 dx
2
Z 1
CM = p 2 α+2 hdx (7.66)
M∞ − 1 0
ovvero
1
CM = CL + CM0 (7.67)
2
avendo posto
4
Z 1
CM0 = p 2 hdx (7.68)
M∞ − 1 0
ξF imponendo la condizione
dCMξ
=0
dCL
1
ξF = (7.69)
2
Z 1
CD = (Cps sin ϑs − Cpi sin ϑi )dx
0
U
U
S
L N D
∆p L N
∆p
S
U α U α
a) b)
Fig. 7.8
172 Capitolo 7
2
Z 1
CD = p
2 −1
(ϑ2s + ϑ2i )dx =
M∞ 0
" 2 2 #
2
Z 1
dyi
dys d(yi + ys )
2
= p
2 −1
2α + + − 2α dx
M∞ 0 dx dx dx
Tenendo conto che l’integrale dell’ultimo termine è nullo, mediante le (7.62)
si ha infine
" 2 #
4
Z 1 dt Z 1 dh 2
2
CD = p 2 α + dx + dx (7.71)
M∞ − 1 0 dx 0 dx
Come si vede la resistenza, che prende il nome di resistenza d’onda, è costi-
tuita da tre termini. Di questi il primo è proporzionale a CL ed è indipendente
dalla forma del profilo: in analogia al caso subsonico (nel quale però la resi-
stenza indotta esiste solo per un’ala di allungamento finito) prende il nome
di resistenza d’onda indotta. Gli altri due termini sono invece rispettivamen-
te proporzionali al quadrato dello spessore relativo e della curvatura relativa.
Ne deriva che il miglior profilo in regime supersonico, cioè quello che a parità
di portanza ha la minor resistenza, è costituito dalla lastra piana e che tra
i profili a spessore non nullo il profilo a doppio diedro con spessore massimo
a metà della corda ha la minor resistenza a parità di spessore massimo. Si
osservi che la resistenza data dalla (7.71) non dipende dal fatto che il fluido
sia viscoso dato che nella trattazione svolta si è supposto il fluido perfetto.
Pertanto mentre nel caso subsonico la resistenza in un fluido perfetto è nulla
(paradosso di D’Alambert), nel caso supersonico oltre alla resistenza dovuta
alla viscosità si ha la resistenza d’onda.
Da un punto di vista fisico ciò può essere spiegato considerando la lastra
piana in regime subsonico e supersonico.
Nel caso subsonico (Fig. 7.8.a) la differenza di pressione fra le superfici
inferiore e superiore della lastra genera una risultante N normale alla lastra
stessa. Poiché però in questo caso si verifica l’aggiramento del bordo di attacco,
in corrispondenza a questo si genera una forte depressione che dà luogo ad una
forza di risucchio S parallela alla lastra. La risultante di N ed S è la portanza
L, normale a V∞ .
Nel caso supersonico invece non si ha l’aggiramento del bordo di attacco
e non esiste quindi la forza S. La risultante delle pressioni è costituita dalla
sola N normale alla lastra, che dà luogo alle due componenti di portanza L e
di resistenza d’onda indotta D (Fig. 7.8.b).
Nella Fig. 7.9 sono riportate a titolo di esempio le distribuzione di pressione
sul ventre (i) e sul dorso (s) per diverse forme di profilo.
Capitolo 7 173
Linea di espansione
+ + - -
U U + +
+ +
+ +
α
linea di
compressione
s
p p s
+p +p i
i
a) b)
+ + + +
U U
+ +
s i s
+p +p i
c) d)
U U
+ + + +
+ + + +
+
s s
+p i +p i
e) f)
Fig. 7.9
Capitolo 8
2uv v 2 − a2
u, x + u , + v, = 0 (8.1)
u2 − a2 y u2 − a2 y
2uv v 2 − a2
a11 = a12 = a21 = −1 a22 = 0
u − a2
2 u2 − a2
(u2 + v 2 )1/2
M= (8.4)
a
Si osservi che le caratteristiche sono reali solo se M > 1.
174
Capitolo 8 175
dy dv dy dv
= −1 , = −1 (8.6)
dx C1 du Γ2 dx C2 du Γ1
Pertanto in punti corrispondenti del piano fisico (x, y) e del piano odo-
grafo (u, v) la caratteristica fisica della famiglia C1 (o C2 ) è ortogonale alla
caratteristica odografa della famiglia opposta Γ2 (o Γ1 ).
Le equazioni delle caratteristiche fisiche e odografe assumono espressioni
più semplici se il vettore velocità viene rappresentato tramite il modulo V e
la direzione ϑ che esso forma con l’asse x, anzichè in termini delle componenti
cartesiane u, v.
Utilizzando le relazioni
1 1
u = V cos ϑ v = V sin ϑ M= tan α = p
sin α M2 − 1
le (8.3) risultano
1
dy V 2 cos ϑ sin ϑ ∓ a2 / tan α cos ϑ sin ϑ ∓ 2
= = M tan α =
dx V 2 cos2 ϑ − a2 1
cos2 ϑ − 2
M
dy
= tan(ϑ ∓ α) (8.7)
dx
Le linee caratteristiche sono quindi inclinate dell’angolo α rispetto al vet-
tore velocità ed in ogni punto la linea di corrente è bisettrice dell’angolo fra le
due caratteristiche passanti per quel punto (Fig. 8.1).
Analogamente le (8.5) assumono la forma
y
C2
α V
θ
α
C1
x
Fig. 8.1
1 dV 1
= ∓ tan α = ∓ p (8.8)
V dϑ M2 − 1
Al fine di integrarle in forma chiusa, le (8.8) possono essere espresse uni-
camente in termini di M e ϑ.
Per eliminare V utilizziamo l’equazione dell’energia (7.15) che in forma
differenziale si scrive
da2 + (γ − 1)V dV = 0
Introducendo in questa il numero di Mach, si ha
dV dM 2
= 2
V M [2 + (γ − 1)M 2 ]
che, sostituita nelle (8.8), fornisce l’equazione
p
M 2 − 1dM 2
dϑ = ∓
M 2 [2 + (γ − 1)M 2 ]
il cui integrale risulta essere
s s
γ+1 γ−1 p
ϑ=∓ tan−1 (M 2 − 1) ± tan−1 M 2 − 1 + cost (8.9)
γ−1 γ+1
Introducendo la funzione
s s
γ+1 γ−1 p
ω(M ) = tan−1 (M 2 − 1) − tan−1 M 2 − 1 (8.10)
γ−1 γ+1
Capitolo 8 177
140
130
120
110
100
90
80
ω 70
60
50
40
30
20
10
0
5 10 15 20 25 30
Fig. 8.2
ϑ + ω = R1 = cost lungo C1
(8.11)
ϑ − ω = R2 = cost lungo C2
v
a*
Γ2
C2 C1
P’
l O
P
θ
A C2 u
130.4° M* α a*
γ+1 Γ1
γ−1 B
C 2 C1
Fig. 8.3 Fig. 8.4
I C2 v
a*
II C2
θ2
1’
1 2 3 O 2’ u
4 C2 3’ a*
5 4’
III 5’ C2
6 M*=1 6’
a) b)
Fig. 8.5
terminare la costante R1 nella prima delle (8.11), dalla quale per ogni valore
di ϑ è immediato ricavare ω e quindi, mediante la Tabella A.3, il valore di M .
Si osservi che l’arco di curva Γ1 di Fig. 8.5.b non rappresenta solo il flusso
di Fig. 8.5.a, ma può rappresentarne infiniti. Ad esempio il flusso di Fig. 8.6,
in cui un’espansione è seguita da una compressione isentropica, è anch’esso
rappresentato dalla curva Γ1 di Fig. 8.5.b.
C2
1 2 3
4
5 6 C2
6
5
4 3 2 1
Fig. 8.6
C1
220.4°
P
C2 C1
C2 C1 C2 C1 C1 C2
Fig. 8.7 Fig. 8.8
a) b)
Fig. 8.9
C2 C1
C2 C1
a) b)
Fig. 8.10
Ovviamente anche nel caso di una parete concava si può verificare sia una
compressione che una espansione. Il primo caso, che corrisponde all’arco P C
di Fig. 8.9.b, si verifica quando l’onda è originata dalla parete, mentre l’espan-
sione rappresentata in Fig. 8.10.b, che corrisponde all’arco P D di Fig. 8.9.b,
è generata altrove.
Poiché ϑII è negativo, si ha MIII > MII e di conseguenza pIII < pII .
Pertanto, cosı́ come nel caso dei flussi monodimensionali non-stazionari,
l’onda riflessa da una parete piana è della stessa natura dell’onda incidente.
La zona di interazione fra l’onda incidente e quella riflessa (zona 1’-4’-10 di
Fig. 8.11.a) costituisce una regione a due famiglie nella quale le caratteristiche
sono curve.
L’onda C1 , riflessa dalla parete superiore, inizia a sua volta a rifletter-
si sulla parete inferiore nel punto 4” ed il procedimento continua con una
serie di riflessioni alternativamente sulla parete superiore ed inferiore. Nel
passaggio attraverso queste onde di espansione il flusso subisce una continua
diminuzione di pressione, cosı́ come deve accadere per un flusso supersonico
Capitolo 8 183
Tabella 8.1
Fig. 8.12
a) b)
Fig. 8.13
Viceversa, nel caso in cui la parete superiore abbia una concavità maggiore
della curvatura della parete inferiore (Fig. 8.13.b), l’onda riflessa è un’onda di
compressione.
Nello studio dei flussi unidimensionali si è vista la possibilità che esistano onde
d’urto, le quali non possono che essere normali alla direzione della corrente.
Viceversa nei flussi multidimensionali supersonici si possono verificare onde
d’urto la cui direzione non è normale a quella del flusso (urti obliqui) o che
varia da punto a punto (urti curvi).
L’esistenza di urti obliqui può essere intuita se, con riferimento all’esempio
di Fig. 1.3, si pensa al caso in cui l’angolo del diedro non sia piccolo ma
sia tale da generare dei disturbi di intensità finita. L’inviluppo dei disturbi
sarà una superficie attraverso la quale le proprietà del flusso subiscono una
variazione non più infinitesima ma finita e che costituisce quindi una superficie
di discontinuità obliqua rispetto alla direzione della corrente. Cosı́ pure nel
caso del flusso supersonico lungo una parete concava esaminata in Fig. 9.1, è
intuitivo che le caratteristiche di compressione coalescano dando luogo ad una
linea di discontinuità non normale alla direzione della corrente.
191
192 Capitolo 9
Vn21 Vn22
h1 + = h2 + (9.4)
2 2
S2 ≥ S1 (9.5)
avendo tenuto conto della (9.3) nello scrivere la (9.4). Dal confronto con le
relazioni di salto (3.44)-(3.47) per un urto normale si rileva immediatamente
l’identità dei due sistemi di equazioni ove alle velocità v si sostituiscano le
componenti di velocità normale Vn . Con questa sostituzione si può quindi
ripetere la trattazione svolta nel §3.5 per ottenere i rapporti delle diverse
grandezze fra valle e monte dell’urto. Si osservi però che nel caso dell’urto
obliquo la relazione (3.48) diviene
γ−1 2 γ + 1 ∗2
a21 + Vn1 + Vt2 = a
2 2
ovvero
!
γ−1 2 γ + 1 ∗2 γ − 1 Vt2
a21 + Vn 1 = a 1−
2 2 γ + 1 a∗2
Vn2
Vt2
V1 δ
V2
Vn1 Vt1 V1 Vt V2
Vt
σ Vn1 Vn2 Vn1 Vn2
γ − 1 Vt2
Mn∗1 Mn∗2 = 1 − (9.6)
γ + 1 a∗2
che coincide con la (3.50) nel caso di urto normale per il quale Vt = 0 e
Mn ≡ M .
Tuttavia, poiché anche la relazione (3.32) risulta modificata nella
γ+1 2
Mn
!
2
2 γ − 1 Vt2
Mn∗ = 1−
γ−1 2 γ + 1 a∗2
1+ Mn
2
δ=0° a
90
δ=5° 10°
80 15° 20°
A 25° 30°
70 35°
60
B 35°
σ 50 30°
40 25°
20°
30 b 15°
10°
5°
20 δ=0°
10
0
1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5
M1
Fig. 9.4
Capitolo 9 195
7 3.5
6 3.0
5 2.5
δ=0°
5° 10°
4 2.0 15°
20°
M1 M2 25°
3 1.5 30°
b
45.6°
35°
2 1.0 B
A
a
1 0.5
0° 10° 20° 30° 40° 50° 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5
δ max M1
Fig. 9.5 Fig. 9.6
196 Capitolo 9
π
cot σ = 0 σ= (9.10)
2
1
M12 sin2 σ − 1 = 0 sin σ = (9.11)
M1
A
v/a * v/a*
* 2 B C
M2 *
σ δ M1 1 A δ 1
O * O
u/a u/a*
M
M
* =1
* =1
a) b)
Fig. 9.7
1. Il punto C nel quale la retta per l’origine è tangente alla polare corri-
sponde alla massima deviazione δmax .
2. Per ogni δ < δmax si hanno due intersezioni con la polare (punti B e D)
che rappresentano rispettivamente l’urto debole e l’urto forte.
v/a* v/a*
h
ac
H
M
Γ1
di
σ
ea
in
2L
δ max
C
C B
D δ α
O E A u/a* O E A u/a*
a) b)
Fig. 9.8
M=
v/a* M=
4
M=
2
A u/a*
0.41 2.45
Fig. 9.9
Capitolo 9 199
B
v/a*
M1
III
I a II b II
σ
A δ δ I
III u/a*
a) b)
Fig. 9.10
essere determinati per via grafica con l’ausilio delle polari relative all’urto
incidente ed a quello riflesso come indicato in Fig. 9.10.b.
a
II
I σ
δ
A
Fig. 9.11
a II b
I
σ
A δ
a) b) [da Shapiro]
Fig. 9.12
a, l’urto forte c e l’urto riflesso b, il quale quindi ha origine non più dalla parete
ma dall’interno del campo. L’esistenza dell’urto riflesso b è ora nuovamente
possibile in quanto esso deve deviare la corrente non più dell’angolo δ, ma
dell’angolo δ −δ1 . Si osservi inoltre che la linea di corrente uscente dal punto D
costituisce una discontinuità di contatto. Se infatti consideriamo due particelle
che passino una immediatamente al di sopra e l’altra immediatamente al di
sotto del punto D, esse dovranno avere la stessa direzione della velocità e la
stessa pressione ma, poiché la prima ha attraversato gli urti a e b, esse avranno
subito una diversa variazione di entropia. In particolare, poiché a parità di
salto di pressione la dissipazione è maggiore nel passaggio attraverso un singolo
urto, al di sopra della linea di corrente uscente da D l’entropia è maggiore,
la pressione totale è minore e di conseguenza la velocità è minore. Pertanto
lungo la linea di corrente passante per D si ha una vorticità concentrata di
verso antiorario.
Nell’analisi del flusso di Fig. 9.10 si è ipotizzata la formazione di un urto
debole. Il fatto che la deviazione δ avvenga attraverso un urto debole o un
urto forte dipende dal valore della pressione a valle del condotto. Se questa è
sufficientemente alta la deviazione della corrente viene realizzata mediante un
urto forte (Fig. 9.13.a). Poiché a valle dell’urto il flusso è subsonico, non può
esistere un urto riflesso ed in corrispondenza alla parete superiore la condizio-
ne di tangenza può essere soddisfatta solo se δ = 0 ovvero l’urto è normale
alla parete stessa. L’urto è pertanto un urto curvo la cui intensità aumenta
passando da A a B. Nel piano odografo (Fig. 9.13.b) l’urto è rappresentato
non più da un punto ma da un arco della polare.
B
v/a *
A
C δ
A δ O B u/a*
a) b)
Fig. 9.13
Vn 1
sin σ = (9.14)
V1
V2
V1
α2
σ
B α1 δ
C
A
Fig. 9.14
Vn 2
sin(σ − δ) = (9.16)
V2
Poiché la velocità normale a valle di un urto è subsonica, dal confronto
delle (9.15) e (9.16) risulta
σ − δ < α2
Consideriamo ora due urti della stessa famiglia generati ad esempio da due
successive deviazioni della parete come indicato in Fig. 9.15. Poiché, in base
Capitolo 9 203
c
V d.c.
D v/a*
IV Γ2
I
a b III IV
II σ2 δ2 V ΙΙΙ θ IV = θ V
σ1 α δ2 ΙΙ
δ1 B δ1 I
A O u/a*
a) b)
c) [da Shapiro]
Fig. 9.15
σ1 − δ1 < α e α < σ2
risulta
σ1 − δ1 < σ2
Il problema è del tutto analogo a quello visto nel caso dei flussi unidi-
mensionali non stazionari e costituisce un caso particolare del problema di
Riemann bidimensionale. Anche in questo caso la soluzione può essere ottenu-
ta con un metodo iterativo assumendo ad esempio un valore di primo tentativo
p′IV = p′V . Dal rapporto p′V /pI è possibile ottenere M1n e mediante la (9.7)
determinare l’angolo σ che, introdotto nella (9.9) (o mediante la Tabella A.4),
fornisce il valore di δ = ϑV . Nell’ipotesi che l’onda riflessa sia un’onda di
espansione come indicato in Fig 9.15, la relazione isentropica (3.25) (o la cor-
rispondente Tabella A.1) consente di determinare p0 in base ai valori di pIII
ed MIII e quindi di ottenere MIV con i valori di p′IV e p0 , che è costante attra-
verso l’espansione. La seconda delle (8.11) scritta fra gli stati III e IV consente
poi, con l’ausilio della Tabella A.3, di ottenere il valore di ϑIV che risulterà
in genere diverso dal valore ϑV precedentemente calcolato. Se ϑIV < ϑV si
dovrà ripetere il procedimento con un valore di secondo tentativo p′′IV < p′IV
cosicché diminuisca l’intensità dell’urto ed aumenti quella dell’espansione. Il
procedimento dovrà quindi essere iterato fino ad ottenere che sia soddisfatta
la condizione ϑIV = ϑV .
1100 v/a*
III δ2
V d.c.
01 IV II
M>1
I II
δ1 IV V
θIV = θV
O δ2 I u/a *
δ1 III
1100
a) b)
Fig. 9.16
pE
b d
b d
p1 e
a c a c
II
a) b)
Fig. 9.17
E
c g
D
M>1 V
a b D
IV
II
I IV
δ B III a
β
A C V
e f h
a) b)
Fig. 9.18
Il problema è del tutto analogo a quello di Fig. 9.10 e dal bordo di attacco
del profilo avrà quindi origine un urto obliquo. A differenza del flusso all’in-
terno di condotti, nel caso di flussi esterni la pressione a valle è sempre poco
differente da quella a monte e pertanto si ha sempre la formazione di un urto
debole.
Le condizioni del flusso nella regione II possono essere determinate me-
diante le relazioni per un urto obliquo. Dal punto B ha origine un’espansione
centrata e le condizioni nella zona III possono quindi essere determinate sfrut-
tando l’invarianza di R1 attraverso l’espansione e la conoscenza della direzione
della corrente ϑIII . A valle del bordo di uscita la corrente proveniente dal dor-
so e quella proveniente dal ventre del profilo devono avere lo stesso valore di
Capitolo 9 207
E
B II
σ2
D
I σ1
C
Fig. 9.19
0 x
1 2
Fig. 9.20
Ricordando la (3.25)
γ
p0 ρ
γ−1
= 1+δ V2
p γp
si ha
" γ−1 #
γ p0 γ
ρV 2 = p −1
δ p
h
( γ−1 γ−1 )
γ p01 p02
Z
γ γ
D = p∞ − dy (9.19)
δ 0 p∞ p∞
La resistenza dipende quindi dall’integrale della variazione di pressione
totale che si verifica per effetto degli urti al bordo di attacco ed al bordo di
uscita del profilo. Affinchè la resistenza sia finita è necessario che l’integrando,
e quindi l’intensità degli urti, tenda a zero allontanandosi dal profilo. L’espres-
sione (9.19) mostra come la resistenza di un profilo supersonico sia dovuta alla
non isentropicità e quindi alla dissipazione che si ha attraverso le onde d’urto
e giustifica il nome di resistenza d’onda.
Può a questo punto apparire sorprendente che si sia ottenuto un valore
finito della resistenza d’onda nell’ambito della teoria di Ackeret, la quale pre-
scinde dall’esistenza di onde d’urto. La spiegazione sta nel fatto che un profilo
di spessore infinitesimo genera disturbi infinitesimi ma non nulli e ad un’onda
di Mach è quindi associata una variazione infinitesima di entropia. Poichè
però le onde di Mach, non interagendo tra loro, si estendono fino all’infinito,
si ha una variazione di entropia infinitesima per una lunghezza infinita che dà
luogo ad un valore finito della resistenza.
Fig. 9.21
210 Capitolo 9
h Nu
St = = (13.38)
ρ∞ Cp V∞ ReP r
Essendo P r = 1, l’analogia di Reynolds può allora scriversi
1
St = cf (13.39)
2
u2
T0 = T + (13.40)
2Cp
Moltiplicando la (13.27) per u e sommandola membro a membro alla
(13.28) si ha
" ! !# " 2 #
∂ u2 ∂ u2 ∂2T ∂u ∂2u
ρCp u T+ +v T+ =k 2 +µ +u 2
∂x 2Cp ∂y 2Cp ∂y ∂y ∂y
" #
∂T0 ∂T0 µ ∂ 2 T0 ∂ 2 (u2 /2Cp )
ρ u +v = + (P r − 1) (13.41)
∂x ∂y P r ∂y 2 ∂y 2
T0 = au + b
condizioni al contorno
y=0 T0 = T = Tw , u=0
2
V∞
y=∞ T0 = T0∞ = T∞ + , u = V∞
2Cp
Si ottiene
T0∞ − Tw
a= b = Tw
V∞
e la temperatura è quindi data da
u u2
T = Tw + (T0∞ − Tw ) −
V∞ 2Cp
k ∂u
q|y=0 = (Tw − T0∞ ) (13.42)
V∞ ∂y y=0
Poichè ∂u/∂y alla parete è positiva, il flusso di calore è diretto dalla parete
verso il fluido o viceversa a seconda che Tw sia maggiore o minore di T0∞ . Si
osservi che, mentre nel caso di bassa velocità lo scambio di calore è determinato
dalla differenza di temperatura fra il fluido e la parete, nel caso di flusso ad
alta velocità ciò che conta è la differenza fra la temperatura del corpo e la
temperatura totale del flusso. Infatti all’interno dello strato limite si ha la
trasformazione dell’energia cinetica in energia interna per effetto delle forze
viscose e pertanto nel caso stazionario (q = 0, parete adiabatica) il corpo
assume una temperatura maggiore della temperatura del fluido indisturbato e
pari proprio alla temperatura totale. E’ questo il fenomeno del riscaldamento
aerodinamico, che riveste grande importanza nei flussi ipersonici (si pensi che
per M∞ = 6 e T∞ = 273◦ k si ha ∆Ta ≃ 2000◦ k). In Fig. 13.2 sono riportati gli
y T0 y T0 y T0
T V2 /2Cp T V 2 /2Cp T V 2 /2Cp
T T0 T T0 T T0
( )
dT >0
dy ( )
dT =0
d y y=0 ( dd Ty )y=0< 0
δT y=0
T T T
Tw Tw Tw
Fig. 13.2
294 Capitolo 13
T T0
T T0
Taw T
Fig. 13.3
Taw − T∞
r= (13.43)
T0∞ − T∞
che rappresenta il rapporto fra l’aumento di temperatura dovuto all’attrito e
Capitolo 13 295
√
r= Pr (13.44)
u2 V2
T+ = T∞ + ∞
2Cp 2Cp
T 2
= 1 + δM∞ (1 − ũ2 ) (13.46)
T∞
−1
ρ T
= (13.47)
ρ∞ T∞
297
298 Appendice A
1.00 .00 1.50 11.91 2.00 26.38 2.50 39.12 3.00 49.76
1.01 .04 1.51 12.20 2.01 26.66 2.51 39.36 3.02 50.14
1.02 .13 1.52 12.49 2.02 26.93 2.52 39.59 3.04 50.52
1.03 .23 1.53 12.79 2.03 27.20 2.53 39.82 3.06 50.90
1.04 .35 1.54 13.09 2.04 27.48 2.54 40.05 3.08 51.28
1.05 .49 1.55 13.38 2.05 27.75 2.55 40.28 3.10 51.65
1.06 .64 1.56 13.68 2.06 28.02 2.56 40.51 3.12 52.02
1.07 .80 1.57 13.97 2.07 28.29 2.57 40.74 3.14 52.39
1.08 .97 1.58 14.27 2.08 28.56 2.58 40.96 3.16 52.75
1.09 1.15 1.59 14.56 2.09 28.83 2.59 41.19 3.18 53.11
1.10 1.34 1.60 14.86 2.10 29.10 2.60 41.41 3.20 53.47
1.11 1.53 1.61 15.16 2.11 29.36 2.61 41.64 3.22 53.83
1.12 1.74 1.62 15.45 2.12 29.63 2.62 41.86 3.24 54.18
1.13 1.94 1.63 15.75 2.13 29.90 2.63 42.09 3.26 54.53
1.14 2.16 1.64 16.04 2.14 30.16 2.64 42.31 3.28 54.88
1.15 2.38 1.65 16.34 2.15 30.43 2.65 42.53 3.30 55.22
1.16 2.61 1.66 16.63 2.16 30.69 2.66 42.75 3.32 55.56
1.17 2.84 1.67 16.93 2.17 30.95 2.67 42.97 3.34 55.90
1.18 3.07 1.68 17.22 2.18 31.21 2.68 43.19 3.36 56.24
1.19 3.31 1.69 17.52 2.19 31.47 2.69 43.40 3.38 56.58
1.20 3.56 1.70 17.81 2.20 31.73 2.70 43.62 3.40 56.91
1.21 3.81 1.71 18.10 2.21 31.99 2.71 43.84 3.42 57.24
1.22 4.06 1.72 18.40 2.22 32.25 2.72 44.05 3.44 57.56
1.23 4.31 1.73 18.69 2.23 32.51 2.73 44.27 3.46 57.89
1.24 4.57 1.74 18.98 2.24 32.76 2.74 44.48 3.48 58.21
1.25 4.83 1.75 19.27 2.25 33.02 2.75 44.69 3.50 58.53
1.26 5.09 1.76 19.56 2.26 33.27 2.76 44.91 3.52 58.85
1.27 5.36 1.77 19.86 2.27 33.53 2.77 45.12 3.54 59.16
1.28 5.63 1.78 20.15 2.28 33.78 2.78 45.33 3.56 59.47
1.29 5.90 1.79 20.44 2.29 34.03 2.79 45.54 3.58 59.78
1.30 6.17 1.80 20.73 2.30 34.28 2.80 45.75 3.60 60.09
1.31 6.44 1.81 21.01 2.31 34.53 2.81 45.95 3.62 60.40
1.32 6.72 1.82 21.30 2.32 34.78 2.82 46.16 3.64 60.70
1.33 7.00 1.83 21.59 2.33 35.03 2.83 46.37 3.66 61.00
1.34 7.28 1.84 21.88 2.34 35.28 2.84 46.57 3.68 61.30
1.35 7.56 1.85 22.16 2.35 35.53 2.85 46.78 3.70 61.60
1.36 7.84 1.86 22.45 2.36 35.77 2.86 46.98 3.72 61.89
1.37 8.13 1.87 22.73 2.37 36.02 2.87 47.19 3.74 62.18
1.38 8.41 1.88 23.02 2.38 36.26 2.88 47.39 3.76 62.47
1.39 8.70 1.89 23.30 2.39 36.50 2.89 47.59 3.78 62.76
1.40 8.99 1.90 23.59 2.40 36.75 2.90 47.79 3.80 63.04
1.41 9.28 1.91 23.87 2.41 36.99 2.91 47.99 3.82 63.33
1.42 9.56 1.92 24.15 2.42 37.23 2.92 48.19 3.84 63.61
1.43 9.86 1.93 24.43 2.43 37.47 2.93 48.39 3.86 63.89
1.44 10.15 1.94 24.71 2.44 37.71 2.94 48.59 3.88 64.16
1.45 10.44 1.95 24.99 2.45 37.95 2.95 48.78 3.90 64.44
1.46 10.73 1.96 25.27 2.46 38.18 2.96 48.98 3.92 64.71
1.47 11.02 1.97 25.55 2.47 38.42 2.97 49.18 3.94 64.98
1.48 11.32 1.98 25.83 2.48 38.66 2.98 49.37 3.96 65.25
1.49 11.61 1.99 26.10 2.49 38.89 2.99 49.56 3.98 65.52
Appendice A 313
M1 1.10 1.11 1.12 1.13 1.14 1.15 1.16 1.17 1.18 1.19 M1
σmax 76.30 75.73 75.21 74.72 74.26 73.82 73.41 73.02 72.66 72.31 σmax
δmax 1.52 1.73 1.96 2.19 2.43 2.67 2.92 3.17 3.42 3.68 δmax
δ δ
.5 67.29 66.01 64.83 63.72 62.68 61.70 60.77 59.89 59.04 58.23 .5
1.0 69.80 68.17 66.74 65.45 64.26 63.16 62.13 61.16 60.25 59.38 1.0
1.5 75.14 71.40 69.29 67.61 66.15 64.86 63.69 62.60 61.59 60.63 1.5
2.0 70.93 68.71 67.00 65.56 64.28 63.11 62.04 2.0
2.5 70.34 68.08 66.38 64.95 63.69 2.5
3.0 69.65 67.41 65.74 3.0
68.89 3.5
M1 1.20 1.21 1.22 1.23 1.24 1.25 1.26 1.27 1.28 1.29 M1
σmax 71.98 71.66 71.36 71.07 70.80 70.54 70.29 70.05 69.82 69.60 σmax
δmax 3.94 4.21 4.47 4.74 5.01 5.29 5.56 5.83 6.11 6.39 δmax
δ δ
.5 57.46 56.71 55.99 55.30 54.63 53.98 53.36 52.75 52.16 51.59 .5
1.0 58.55 57.75 56.99 56.26 55.56 54.88 54.22 53.59 52.98 52.39 1.0
1.5 59.73 58.88 58.07 57.29 56.54 55.83 55.14 54.48 53.84 53.22 1.5
2.0 61.05 60.12 59.24 58.40 57.60 56.84 56.12 55.42 54.75 54.10 2.0
2.5 62.55 61.50 60.53 59.61 58.75 57.93 57.16 56.42 55.71 55.02 2.5
3.0 64.34 63.11 61.99 60.97 60.02 59.13 58.29 57.49 56.73 56.01 3.0
3.5 66.72 65.10 63.74 62.54 61.45 60.46 59.53 58.66 57.85 57.07 3.5
4.0 68.09 66.03 64.47 63.15 61.99 60.93 59.96 59.06 58.22 4.0
4.5 67.28 65.35 63.85 62.58 61.46 60.44 59.49 4.5
5.0 69.90 66.50 64.69 63.26 62.04 60.95 5.0
5.5 68.46 65.75 64.06 62.69 5.5
6.0 67.38 65.05 6.0
M1 1.30 1.31 1.32 1.33 1.34 1.35 1.36 1.37 1.38 1.39 M1
σmax 69.40 69.19 69.00 68.82 68.64 68.47 68.31 68.15 68.00 67.85 σmax
δmax 6.66 6.94 7.22 7.49 7.77 8.05 8.33 8.60 8.88 9.15 δmax
δ δ
.5 51.03 50.49 49.97 49.45 48.96 48.47 47.99 47.53 47.08 46.64 .5
1.0 51.81 51.25 50.71 50.18 49.67 49.17 48.68 48.20 47.74 47.28 1.0
1.5 52.62 52.04 51.48 50.93 50.40 49.89 49.38 48.89 48.42 47.95 1.5
2.0 53.47 52.87 52.28 51.72 51.16 50.63 50.11 49.61 49.12 48.64 2.0
2.5 54.37 53.74 53.13 52.54 51.96 51.41 50.87 50.35 49.84 49.35 2.5
3.0 55.31 54.65 54.01 53.39 52.80 52.22 51.66 51.12 50.60 50.09 3.0
3.5 56.33 55.62 54.95 54.30 53.67 53.07 52.49 51.92 51.38 50.85 3.5
4.0 57.42 56.67 55.95 55.26 54.60 53.97 53.36 52.77 52.20 51.65 4.0
4.5 58.62 57.80 57.02 56.29 55.58 54.91 54.27 53.65 53.06 52.48 4.5
5.0 59.96 59.05 58.20 57.40 56.64 55.93 55.24 54.59 53.96 53.36 5.0
5.5 61.52 60.47 59.51 58.63 57.80 57.03 56.29 55.59 54.93 54.29 5.5
6.0 63.46 62.16 61.03 60.02 59.09 58.23 57.43 56.68 55.96 55.28 6.0
6.5 66.46 64.39 62.89 61.65 60.57 59.59 58.69 57.86 57.08 56.35 6.5
7.0 65.65 63.78 62.37 61.18 60.14 59.19 58.32 57.52 7.0
7.5 64.93 63.21 61.88 60.74 59.74 58.82 7.5
8.0 66.91 64.29 62.70 61.43 60.34 8.0
8.5 65.92 63.71 62.22 8.5
9.0 65.14 9.0
Appendice A 315
M1 1.50 1.51 1.52 1.53 1.54 1.55 1.56 1.57 1.58 1.59 M1
σmax 66.59 66.50 66.41 66.33 66.25 66.17 66.10 66.03 65.96 65.89 σmax
δmax 12.11 12.37 12.63 12.89 13.15 13.40 13.66 13.91 14.16 14.41 δmax
δ δ
.5 42.35 42.01 41.67 41.34 41.02 40.70 40.38 40.07 39.77 39.47 .5
1.0 42.91 42.56 42.22 41.88 41.55 41.22 40.90 40.59 40.28 39.98 1.0
1.5 43.48 43.12 42.77 42.43 42.09 41.76 41.44 41.12 40.81 40.50 1.5
2.0 44.06 43.70 43.34 42.99 42.65 42.32 41.98 41.66 41.34 41.03 2.0
2.5 44.66 44.29 43.92 43.57 43.22 42.88 42.54 42.21 41.89 41.57 2.5
3.0 45.27 44.89 44.52 44.16 43.80 43.45 43.11 42.77 42.44 42.12 3.0
3.5 45.90 45.51 45.13 44.76 44.40 44.04 43.69 43.35 43.01 42.68 3.5
4.0 46.54 46.14 45.76 45.38 45.00 44.64 44.29 43.94 43.59 43.26 4.0
4.5 47.21 46.80 46.40 46.01 45.63 45.26 44.89 44.54 44.19 43.85 4.5
5.0 47.89 47.47 47.06 46.66 46.27 45.89 45.52 45.16 44.80 44.45 5.0
5.5 48.60 48.16 47.74 47.33 46.93 46.54 46.16 45.79 45.42 45.07 5.5
6.0 49.33 48.88 48.45 48.03 47.62 47.21 46.82 46.44 46.07 45.70 6.0
6.5 50.08 49.62 49.18 48.74 48.32 47.91 47.50 47.11 46.73 46.35 6.5
7.0 50.87 50.40 49.93 49.48 49.04 48.62 48.20 47.80 47.41 47.02 7.0
7.5 51.70 51.20 50.72 50.26 49.80 49.36 48.93 48.51 48.11 47.71 7.5
8.0 52.57 52.05 51.55 51.06 50.59 50.13 49.69 49.26 48.84 48.43 8.0
8.5 53.49 52.94 52.41 51.90 51.41 50.93 50.47 50.02 49.59 49.17 8.5
9.0 54.47 53.89 53.33 52.79 52.27 51.77 51.29 50.83 50.37 49.94 9.0
9.5 55.52 54.90 54.30 53.73 53.18 52.66 52.15 51.67 51.19 50.74 9.5
10.0 56.68 55.99 55.35 54.74 54.16 53.60 53.06 52.55 52.05 51.58 10.0
10.5 57.97 57.21 56.50 55.83 55.20 54.60 54.03 53.49 52.96 52.46 10.5
11.0 59.47 58.58 57.78 57.03 56.34 55.69 55.07 54.49 53.93 53.40 11.0
11.5 61.33 60.22 59.26 58.40 57.61 56.89 56.21 55.57 54.97 54.39 11.5
12.0 64.36 62.42 61.10 60.02 59.08 58.24 57.47 56.77 56.10 55.48 12.0
12.5 64.00 62.18 60.90 59.85 58.93 58.11 57.36 56.67 12.5
13.0 63.72 61.98 60.74 59.71 58.82 58.02 13.0
13.5 63.51 61.83 60.62 59.61 13.5
14.0 63.37 61.73 14.0
316 Appendice A
M1 2.00 2.02 2.04 2.06 2.08 2.10 2.15 2.20 2.25 2.30 M1
σmax 64.67 64.65 64.64 64.63 64.63 64.62 64.62 64.62 64.63 64.65 σmax
δmax 22.97 23.31 23.65 23.98 24.30 24.61 25.38 26.10 26.79 27.45 δmax
δ δ
1.0 30.81 30.48 30.15 29.84 29.53 29.22 28.49 27.80 27.14 26.52 1.0
2.0 31.64 31.31 30.98 30.65 30.34 30.03 29.29 28.59 27.93 27.29 2.0
3.0 32.50 32.16 31.83 31.50 31.18 30.87 30.11 29.40 28.73 28.09 3.0
4.0 33.39 33.04 32.70 32.37 32.04 31.72 30.96 30.24 29.55 28.91 4.0
5.0 34.30 33.94 33.60 33.26 32.93 32.60 31.83 31.10 30.40 29.75 5.0
6.0 35.24 34.88 34.52 34.18 33.84 33.51 32.72 31.98 31.28 30.61 6.0
7.0 36.21 35.84 35.48 35.13 34.78 34.45 33.65 32.89 32.18 31.50 7.0
8.0 37.21 36.83 36.46 36.10 35.75 35.41 34.60 33.83 33.10 32.42 8.0
9.0 38.24 37.86 37.48 37.11 36.75 36.41 35.57 34.79 34.05 33.36 9.0
10.0 39.31 38.91 38.53 38.15 37.79 37.43 36.58 35.78 35.03 34.33 10.0
11.0 40.42 40.01 39.62 39.23 38.86 38.49 37.62 36.81 36.05 35.32 11.0
12.0 41.58 41.15 40.75 40.35 39.97 39.59 38.70 37.87 37.09 36.35 12.0
13.0 42.77 42.34 41.92 41.51 41.11 40.73 39.82 38.96 38.16 37.41 13.0
14.0 44.03 43.58 43.14 42.72 42.31 41.91 40.97 40.09 39.28 38.51 14.0
15.0 45.34 44.87 44.42 43.98 43.55 43.14 42.17 41.27 40.43 39.64 15.0
16.0 46.73 46.23 45.76 45.30 44.86 44.43 43.42 42.49 41.62 40.81 16.0
17.0 48.20 47.68 47.18 46.69 46.23 45.78 44.73 43.76 42.86 42.03 17.0
18.0 49.79 49.22 48.69 48.17 47.68 47.21 46.10 45.09 44.16 43.30 18.0
19.0 51.51 50.89 50.31 49.76 49.23 48.73 47.56 46.49 45.52 44.62 19.0
20.0 53.42 52.74 52.09 51.49 50.91 50.36 49.11 47.98 46.95 46.01 20.0
21.0 55.64 54.83 54.09 53.40 52.76 52.15 50.78 49.56 48.47 47.47 21.0
22.0 58.46 57.39 56.46 55.63 54.87 54.17 52.62 51.28 50.09 49.03 22.0
23.0 61.20 59.63 58.43 57.43 56.55 54.70 53.18 51.86 50.70 23.0
24.0 61.28 59.77 57.22 55.36 53.83 52.53 24.0
25.0 60.86 58.06 56.14 54.61 25.0
26.0 62.69 59.12 57.08 26.0
27.0 60.55 27.0
318 Appendice A
M1 1.10 1.11 1.12 1.13 1.14 1.15 1.16 1.17 1.18 1.19 M1
σmax 76.30 75.73 75.21 74.72 74.26 73.82 73.41 73.02 72.66 72.31 σmax
δmax 1.52 1.73 1.96 2.19 2.43 2.67 2.92 3.17 3.42 3.68 δmax
δ δ
.5 86.99 87.28 87.52 87.71 87.88 88.03 88.16 88.27 88.37 88.45 .5
1.0 83.58 84.30 84.85 85.30 85.67 85.98 86.26 86.49 86.69 86.88 1.0
1.5 77.47 80.37 81.65 82.54 83.22 83.77 84.22 84.61 84.94 85.24 1.5
2.0 78.69 80.18 81.17 81.93 82.54 83.05 83.48 2.0
2.5 77.43 79.03 80.09 80.89 81.54 2.5
3.0 76.50 78.13 79.21 3.0
75.81 3.5
M1 1.20 1.21 1.22 1.23 1.24 1.25 1.26 1.27 1.28 1.29 M1
σmax 71.98 71.66 71.36 71.07 70.80 70.54 70.29 70.05 69.82 69.60 σmax
δmax 3.94 4.21 4.47 4.74 5.01 5.29 5.56 5.83 6.11 6.39 δmax
δ δ
.5 88.53 88.60 88.67 88.73 88.78 88.83 88.88 88.92 88.96 89.00 .5
1.0 87.04 87.19 87.32 87.44 87.55 87.65 87.75 87.83 87.91 87.99 1.0
1.5 85.50 85.73 85.94 86.13 86.30 86.45 86.59 86.73 86.85 86.96 1.5
2.0 83.86 84.19 84.49 84.75 84.99 85.21 85.41 85.59 85.76 85.91 2.0
2.5 82.08 82.54 82.95 83.31 83.63 83.92 84.18 84.42 84.64 84.84 2.5
3.0 80.03 80.70 81.26 81.74 82.17 82.54 82.89 83.19 83.47 83.72 3.0
3.5 77.42 78.49 79.32 79.99 80.56 81.06 81.49 81.88 82.23 82.55 3.5
4.0 75.31 76.84 77.89 78.71 79.39 79.96 80.46 80.90 81.29 4.0
4.5 74.93 76.38 77.39 78.20 78.86 79.43 79.93 4.5
5.0 71.71 74.64 75.99 76.97 77.75 78.40 5.0
5.5 72.13 74.40 75.66 76.60 5.5
6.0 72.28 74.19 6.0
M1 1.30 1.31 1.32 1.33 1.34 1.35 1.36 1.37 1.38 1.39 M1
σmax 69.40 69.19 69.00 68.82 68.64 68.47 68.31 68.15 68.00 67.85 σmax
δmax 6.66 6.94 7.22 7.49 7.77 8.05 8.33 8.60 8.88 9.15 δmax
δ δ
.5 89.03 89.06 89.09 89.12 89.15 89.17 89.19 89.22 89.24 89.26 .5
1.0 88.05 88.12 88.18 88.23 88.29 88.34 88.38 88.43 88.47 88.51 1.0
1.5 87.06 87.16 87.25 87.34 87.42 87.50 87.57 87.63 87.70 87.76 1.5
2.0 86.06 86.19 86.32 86.43 86.54 86.64 86.74 86.83 86.92 87.00 2.0
2.5 85.02 85.20 85.36 85.51 85.65 85.78 85.90 86.02 86.13 86.23 2.5
3.0 83.95 84.17 84.37 84.55 84.73 84.89 85.04 85.18 85.32 85.44 3.0
3.5 82.83 83.10 83.34 83.57 83.78 83.98 84.16 84.33 84.49 84.64 3.5
4.0 81.65 81.97 82.27 82.54 82.79 83.03 83.25 83.45 83.64 83.82 4.0
4.5 80.37 80.77 81.13 81.46 81.76 82.04 82.30 82.54 82.76 82.97 4.5
5.0 78.97 79.46 79.90 80.30 80.66 80.99 81.30 81.58 81.84 82.08 5.0
5.5 77.35 78.00 78.55 79.04 79.48 79.88 80.24 80.57 80.87 81.16 5.5
6.0 75.37 76.27 77.01 77.63 78.18 78.66 79.09 79.49 79.85 80.18 6.0
6.5 72.34 74.01 75.12 75.98 76.69 77.30 77.84 78.31 78.74 79.13 6.5
7.0 72.35 73.85 74.89 75.72 76.40 77.00 77.52 77.99 7.0
7.5 72.34 73.70 74.68 75.47 76.14 76.72 7.5
8.0 70.02 72.30 73.56 74.49 75.25 8.0
8.5 70.37 72.25 73.42 8.5
9.0 70.55 9.0
Appendice A 323
M1 1.50 1.51 1.52 1.53 1.54 1.55 1.56 1.57 1.58 1.59 M1
σmax 66.59 66.50 66.41 66.33 66.25 66.17 66.10 66.03 65.96 65.89 σmax
δmax 12.11 12.37 12.63 12.89 13.15 13.40 13.66 13.91 14.16 14.41 δmax
δ δ
.5 89.42 89.43 89.44 89.45 89.46 89.47 89.48 89.49 89.50 89.51 .5
1.0 88.84 88.86 88.88 88.90 88.92 88.94 88.96 88.98 89.00 89.01 1.0
1.5 88.26 88.29 88.32 88.35 88.38 88.41 88.44 88.47 88.49 88.52 1.5
2.0 87.67 87.71 87.76 87.80 87.84 87.88 87.92 87.95 87.99 88.02 2.0
2.5 87.08 87.13 87.19 87.24 87.29 87.34 87.39 87.44 87.48 87.52 2.5
3.0 86.48 86.55 86.61 86.68 86.74 86.80 86.86 86.91 86.97 87.02 3.0
3.5 85.87 85.95 86.04 86.11 86.18 86.25 86.32 86.39 86.45 86.51 3.5
4.0 85.26 85.35 85.44 85.53 85.62 85.70 85.78 85.85 85.92 86.00 4.0
4.5 84.63 84.74 84.85 84.95 85.04 85.14 85.23 85.31 85.39 85.47 4.5
5.0 83.99 84.12 84.23 84.35 84.46 84.56 84.67 84.76 84.86 84.94 5.0
5.5 83.34 83.48 83.61 83.74 83.86 83.98 84.09 84.20 84.31 84.41 5.5
6.0 82.66 82.82 82.97 83.12 83.25 83.39 83.51 83.63 83.75 83.86 6.0
6.5 81.97 82.14 82.31 82.47 82.63 82.77 82.92 83.05 83.18 83.30 6.5
7.0 81.25 81.45 81.63 81.81 81.98 82.15 82.30 82.45 82.59 82.73 7.0
7.5 80.50 80.72 80.93 81.13 81.32 81.50 81.67 81.83 81.99 82.14 7.5
8.0 79.71 79.96 80.19 80.42 80.63 80.83 81.02 81.20 81.37 81.53 8.0
8.5 78.88 79.16 79.42 79.67 79.91 80.13 80.34 80.54 80.73 80.91 8.5
9.0 78.00 78.32 78.61 78.89 79.15 79.39 79.63 79.85 80.06 80.26 9.0
9.5 77.04 77.40 77.74 78.06 78.35 78.62 78.88 79.13 79.36 79.58 9.5
10.0 75.99 76.42 76.80 77.16 77.49 77.80 78.10 78.37 78.63 78.87 10.0
10.5 74.82 75.32 75.77 76.19 76.57 76.92 77.25 77.56 77.85 78.12 10.5
11.0 73.44 74.06 74.62 75.11 75.56 75.97 76.34 76.69 77.02 77.32 11.0
11.5 71.69 72.55 73.26 73.88 74.42 74.90 75.34 75.75 76.12 76.47 11.5
12.0 68.79 70.47 71.55 72.39 73.09 73.69 74.22 74.70 75.13 75.53 12.0
12.5 68.79 70.37 71.41 72.22 72.91 73.50 74.02 74.49 12.5
13.0 68.73 70.24 71.25 72.05 72.72 73.30 13.0
13.5 68.63 70.09 71.08 71.87 13.5
14.0 68.49 69.92 14.0
324 Appendice A
M1 2.00 2.02 2.04 2.06 2.08 2.10 2.15 2.20 2.25 2.30 M1
σmax 64.67 64.65 64.64 64.63 64.63 64.62 64.62 64.62 64.63 64.65 σmax
δmax 22.97 23.31 23.65 23.98 24.30 24.61 25.38 26.10 26.79 27.45 δmax
δ δ
1.0 89.40 89.41 89.42 89.43 89.44 89.45 89.47 89.49 89.50 89.52 1.0
2.0 88.80 88.82 88.84 88.86 88.88 88.90 88.94 88.97 89.01 89.04 2.0
3.0 88.19 88.22 88.25 88.28 88.31 88.34 88.40 88.46 88.51 88.56 3.0
4.0 87.58 87.62 87.67 87.70 87.74 87.78 87.86 87.94 88.01 88.07 4.0
5.0 86.97 87.02 87.07 87.12 87.17 87.21 87.32 87.41 87.50 87.58 5.0
6.0 86.34 86.41 86.47 86.53 86.58 86.64 86.77 86.88 86.99 87.09 6.0
7.0 85.70 85.78 85.85 85.92 85.99 86.06 86.21 86.35 86.47 86.58 7.0
8.0 85.05 85.14 85.23 85.31 85.39 85.46 85.64 85.80 85.94 86.08 8.0
9.0 84.39 84.49 84.59 84.68 84.77 84.86 85.06 85.24 85.40 85.56 9.0
10.0 83.70 83.82 83.93 84.04 84.14 84.24 84.46 84.67 84.86 85.03 10.0
11.0 82.99 83.13 83.25 83.37 83.49 83.60 83.85 84.09 84.29 84.48 11.0
12.0 82.26 82.41 82.55 82.68 82.81 82.94 83.23 83.48 83.72 83.93 12.0
13.0 81.49 81.66 81.82 81.97 82.11 82.25 82.57 82.86 83.12 83.36 13.0
14.0 80.68 80.87 81.05 81.22 81.38 81.54 81.90 82.22 82.50 82.76 14.0
15.0 79.83 80.04 80.25 80.44 80.62 80.79 81.19 81.54 81.86 82.15 15.0
16.0 78.92 79.16 79.39 79.60 79.81 80.00 80.44 80.84 81.19 81.51 16.0
17.0 77.94 78.21 78.47 78.71 78.94 79.16 79.66 80.10 80.49 80.84 17.0
18.0 76.86 77.18 77.47 77.75 78.01 78.26 78.82 79.31 79.74 80.13 18.0
19.0 75.66 76.03 76.37 76.69 76.99 77.28 77.91 78.47 78.95 79.38 19.0
20.0 74.27 74.72 75.13 75.51 75.86 76.19 76.92 77.55 78.10 78.58 20.0
21.0 72.59 73.17 73.68 74.15 74.57 74.96 75.82 76.54 77.17 77.72 21.0
22.0 70.33 71.17 71.88 72.49 73.03 73.52 74.56 75.42 76.14 76.77 22.0
23.0 67.93 69.28 70.26 71.05 71.72 73.07 74.12 74.99 75.72 23.0
24.0 67.79 69.10 71.16 72.56 73.64 74.51 24.0
25.0 68.14 70.48 71.97 73.09 25.0
26.0 66.48 69.63 71.26 26.0
27.0 68.46 27.0
326 Appendice A