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PRINCIPI DI TERMODINAMICA
(LEZIONE CORSO MACCHINE 1NAVALI, GENOVA –A.A. 2007/08)
Prof. Ugo Campora

EQUAZIONE DI STATO DEI GAS

Lo stato termodinamico di un gas è definito da due parametri tra loro indipendenti, ad


esempio temperatura (T, [K]) e pressione (p, [Pa]), o temperatura e densità (o massa
volumica) ρ, [kg/m3].
L’equazione di stato di un gas è una relazione che lega tra loro le tre grandezze
termodinamiche prima citate.
Per calcoli tecnici inerenti allo studio delle macchine, è generalmente utilizzata
l’equazione di stato del gas perfetto (scritta facendo riferimento ad una massa di un
kilogrammo di fluido):
p
= RT
ρ
1
ed essendo: v = (v = volume specifico [m3/kg]), l’equazione di stato può essere
ρ
scritta anche nel seguente modo:
pv = RT
J
Nella equazione di stato del gas perfetto il termine: R [ ] è la costante del gas
kg K
considerato, data dalla:

R=
massa molecolare del gas

J
dove: ℜ è la costante universale dei gas (8314 [ ]).
kmole K
La temperatura, la pressione e la densità del fluido sono funzioni di stato, ovvero in
una trasformazione termodinamica il valore di queste tre variabili dipende solo dallo
stato del fluido e non dal cammino percorso per giungervi.
p
2

I° PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Facendo riferimento ad una quantità di fluido (gas) contenuto in un recipiente con


pareti deformabili, impermeabili al passaggio della massa ma non a quello
dell’energia (sistema chiuso):

Q
£

U’

il primo principio della termodinamica è espresso dalla seguente relazione:

ΔU' = Q - £
dove:
- U’ è l’energia interna del fluido contenuto nel sistema chiuso considerato
- Q è il calore scambiato con l’esterno attraverso le pareti
- £ è il lavoro scambiato con l’esterno (dovuto alla deformabilità delle pareti)

N.B. nella figura le frecce indicano il senso positivo degli scambi di calore e lavoro.

Il primo principio della termodinamica sancisce l’equivalenza tra il calore ed il


lavoro, esso è il principio base del funzionamento delle macchine termiche.

L’energia interna (U’) è una funzione di stato, mentre non lo sono il calore (Q) ed il
lavoro (£). Dalla relazione del I° principio si evince che la somma del calore e del
lavoro (Q - £) è una funzione di stato.
APPLICAZIONI DEL I° PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

SISTEMI CHIUSI

Si consideri un serbatoio chiuso e di dimensioni invarianti (vedi figura).

U’

N.B. un ‘sistema chiuso’ è un sistema a massa costante.

In tal caso non è possibile scambiare lavoro con l’esterno (pareti fisse), ma è possibile
scambiare calore con l’esterno attraverso le pareti (sistema non adiabatico).
In questo caso l’espressione del primo principio diviene:

ΔU’ = Q

La trasformazione termodinamica subita dal fluido si dice ‘isocora’ (ovvero a volume


costante).

Si consideri ora un serbatoio analogo a quello prima visto, ma con una porzione di
parete mobile (stantuffo):

Q £
dV dx

U’

In tal caso è possibile anche lo scambio di lavoro con l’esterno (attraverso l’organo
mobile (stantuffo)).
Se le pareti sono impermeabili al calore (Q = 0, sistema adiabatico), l’espressione del
primo principio sarà in questo caso:

ΔU’ = - £
la trasformazione termodinamica subita dal fluido è detta ‘adiabatica’.
Nel caso Q ed £ siano entrambi diversi da zero, si avranno infinite combinazioni
possibili, delle quali sono notevoli le seguenti trasformazioni termodinamiche:
- ‘isobara’, ovvero a pressione costante
- ‘isoterma’, ovvero a temperatura costante

Facendo riferimento alla figura soprastante, è possibile effettuare il calcolo del lavoro
scambiato con l’esterno attraverso l’organo mobile (stantuffo). Si supponga che lo
stantuffo subisca uno spostamento verso l’alto di un tratto dx (vedi figura), cui
corrisponde una variazione del volume dV, il lavoro compiuto dal sistema verso
l’esterno (positivo per via della convenzione adottata) sarà:

d£ = F dx

dove F è la forza esercitata dalla pressione vigente dentro al serbatoio sulla superficie
(A) dello stantuffo (F = p A), vale dunque:

d£ = F dx = p A dx = p dV

essendo dV = A dx.
In termini finiti il lavoro £ vale, con riferimento all’unità di massa del fluido, e
dunque alla variazione di volume (dv) dell’unità di massa del fluido:


£ = p dv

SISTEMI APERTI - ENTALPIA

Si consideri ora un sistema adiabatico (Q = 0) e aperto allo scambio di massa (m) con
l’esterno (sistema a massa variabile). Per comodità si ponga: m = 1.

Q=0 p, v m=1

U’

Nel caso la massa di fluido (m) sia immessa nel sistema, l’energia interna (U’) dello
stesso si arricchisce del contenuto energetico proprio della massa del fluido introdotto
(m). Avendo supposto il sistema adiabatico (Q = 0), dall’equazione del primo
principio della termodinamica, essendo dU* l’energia interna di un sistema a massa
variabile, si ha:

dU* = dm U’(m) + d£ = dm U’(m) + p dV =


N.B.: nell’espressione il termine del lavoro d£ è positivo, perché essendo dm >0 è l’esterno che
compie un lavoro sul sistema per introdurre la massa dm, dunque: -(-d£) = d£.

⎡ p⎤
= dm ⎡⎢U ' ( m ) + p ⎤⎥ = dm ⎢U ' ( m ) + ⎥
dV
⎣ dm ⎦ ⎣ ρ⎦

Dall’espressione precedente, avendo supposto dm = 1, si ricava la definizione


dell’entalpia (H’), in termini differenziali:
p
dH’ = dU’ + d = dU’ + d(pv)
ρ
ovvero, in termini finiti:
H ' = U ' + pv

essendo pv il prodotto della pressione per il volume specifico del fluido all’atto della
introduzione nel sistema. Il prodotto pv è detto: lavoro di pulsione del fluido.
Analogamente all’energia interna, anche l’entalpia è una funzione di stato.

In un sistema aperto, non adiabatico e sede di scambio di massa e lavoro (L) con
l’esterno (figura sottostante):

Q H 1 p 1 v1 m1

U’
L

H 2 p 2 v2
m2

in condizioni di regime permanente (assenza di accumuli di massa (m1 = m2) ed


energia (ΔU’= 0) al suo interno), vale la relazione:

ΔH’ = H1 – H2 = Q - L

Ricordando l’espressione del I° principio della termodinamica per un sistema chiuso:

ΔU’ = Q - £
quella del I° principio della termodinamica per un sistema aperto è:
ΔH' = Q - L

Dalla relazione: H’ = U’ + pv risulta che: H’ ≠ U’ e dunque: L ≠ £


In particolare:
• £ è il lavoro di compressione o espansione di un fluido in un sistema chiuso, il
quale, come già visto vale:
2
£ = ∫ p dv
1

• L è il lavoro tecnico o totale in un sistema aperto.

Dall’espressione del I° principi della termodinamica per sistema aperto (in forma
differenziale):
dH’ = dQ – dL

sottraendo ad entrambe i membri il termine d(pv) risulta:

dH’ - d(pv) = dQ – (dL + d(pv)) ⇒ dU’ = dQ - d£


ovvero:
d£ = dL + d(pv) ⇒ dL = d£ - d(pv)

Essendo: d£ = p dv e d(pv) = p dv + v dp, risulta:

dL = d£ -- d(pv) = p dv – p dv – v dp = -v dp

ovvero: dL = -v dp

dunque, in termini finiti:


2
L = ∫ − v dp
1

LE IRREVERSIBILITA’ - ENTROPIA

Si consideri il sistema chiuso della figura sottostante:


Q=0 £

U’

in assenza di attriti il lavoro di compressione del gas vale, come noto:

d£ = p dv

In tal caso la trasformazione è ideale, ovvero reversibile.


Nel caso reale si verificheranno degli attriti tra lo stantuffo e le pareti del cilindro, e
tra le stesse molecole del gas che viene compresso nel serbatoio.
A causa degli attriti il lavoro reale di compressione (d£*) risulterà maggiore di quello
ideale (d£) in assenza di attriti:

d£* > p dv = d£

Più precisamente:
d£* = p dv - dLa

ove: dLa è il lavoro dovuto alle forze di attrito. Detto lavoro è sempre ≥ 0
Per tale ragione un sistema reale, ovvero con attriti, è caratterizzato da trasformazioni
irreversibili.
Si fa osservare che il lavoro perduto a causa degli attriti (dLa) è dissipato in calore,
ovvero in un sistema con attriti si ha generazione di calore (dQ’i =dLa) al suo interno.

L’espressione del I° principio della termodinamica per un sistema chiuso, con attriti,
è dunque:
dU’ = dQ - d£* = dQ - p dv + dLa (1)

Si definisce entropia:
dQ dLa
dS = +
T T
ovvero:
TdS = dQ + dLa

Che sostituito nella (1) dà la seguente espressione del I° principio della


termodinamica per un sistema chiuso con attriti:

dU’ = TdS - p dv
nei sistemi aperti l’analoga espressione può essere facilmente ricavata:

dH’ = dU’ + d(pv) = TdS – p dv + p dv + v dp = TdS + v dp

Proprietà dell’entropia
• E’ una funzione di stato
• Nei processi adiabatici l’entropia non può diminuire:
Infatti, essendo:
dQ dLa
dS = +
T T

nei processi adiabatici dQ = 0, ma dLa è sempre ≥ 0.


• Non ubbidisce alla proprietà additiva (come invece fanno U’ e H’):
infatti in una miscela di gas U’ e H’ dei vari componenti si sommano, mentre
l’entropia no.

EQUAZIONE DELL’ENERGIA

Si consideri un sistema chiuso come in figura:

Q £

z
U’
x

per esso l’equazione del I° principio della termodinamica vale, come già visto:

dU’ = dQ - d£ (2)

in essa il termine relativo all’energia interna può essere scomposto nel seguente
modo:
dU’ = dU + c dc + g dz +X dx
dove:
- dU è il termine relativo all’energia interna termodinamica (esso dipende dal tipo di
fluido e dalle condizioni termodinamiche in cui si trova, ad esempio
U=U(p,T));
- c dc è il termine relativo all’energia cinetica del fluido;
- g dz è il termine relativo all’energia potenziale del fluido, valutata rispetto ad un
riferimento cartesiano (vedi figura);
- X dx fa riferimento ad un sistema nel quale sia in atto una reazione chimica (ad
esempio un combustore), esso è il termine relativo all’energia chimica che si
degrada nel corso della reazione stessa, questo termine è sempre < 0.
In particolare:
X è il termine relativo all’energia chimica dei reagenti e dei prodotti della reazione;
dx rappresenta il rapporto tra il numero di molecole che devono ancora reagire / il
numero di molecole totali del sistema.
Nella trattazione che si farà da ora in poi il termine dell’energia chimica X dx non
sarà più considerato.

Sostituendo quest’ultima equazione nella (2) si ottiene


l’equazione dell’energia per un sistema chiuso in termini termici:

c dc + g dz + dU = dQ - d£ (3)

In un sistema aperto, l’espressione del I° principio della termodinamica è, come noto:


dH’ = dQ – dL (4)

ed analogamente a quanto fatto in precedenza, è possibile scrivere, con ovvio


significato dei termini:
dH’ = dH + c dc + g dz

Dalla quale, sostituendo nell’equazione (4), si ottiene


l’equazione dell’energia per un sistema aperto in termini termici:

c dc + g dz + dH = dQ - dL (5)

Ricordando le espressioni già viste:

TdS = dQ + dLa e dU = TdS - p dv

Si ottiene, per sostituzione della prima nella seconda:

dU = TdS - p dv = dQ + dLa – p dv

che sostituita nella (3) dà:

c dc + g dz + dQ + dLa – p dv = dQ - d£

N.B.: da ora in poi il termine d£ sarà relativo al lavoro anche in presenza di attrito.
dalla quale, semplificando e riordinando i termini si ottiene
l’equazione dell’energia per un sistema chiuso in termini meccanici:

c dc + g dz − p dv + d£ + dLa = 0

Nel caso di sistema aperto, essendo, come già visto:

TdS = dQ + dLa e dH = TdS + v dp

Si ottiene, per sostituzione della prima nella seconda:

dH = TdS + v dp = dQ + dLa + v dp

che sostituita nella (5) dà:

c dc + g dz + dQ + dLa + v dp = dQ - dL

dalla quale, semplificando e riordinando i termini si ottiene


l’equazione dell’energia per un sistema aperto in termini meccanici:

c dc + g dz + v dp + dL + dLa = 0

L’equazione dell’energia, nelle sue varie espressioni, è molto importante per lo


studio delle mcchine.

EQUAZIONE DELLA CONTINUITA’

Si consideri un condotto generico (vedi figura sottostante), nel quale le condizioni

ds

del flusso sono uniformi nelle diverse sezioni (Ω) perpendicolari all’asse del
condotto.
Le particelle appartenenti alla generica sezione Ω del condotto si spostano di un tratto
ds (vedi figura) in un tempo dt. Come noto si definisce la velocità del flusso il
termine:
ds
c =
dt
3
La portata volumetrica (Q, [m /s]) del condotto vale dunque:

Q = Ωc

mentre la portata massica (M, [kg/s]) del condotto è definita come:

M = ρQ =ρ Ωc

essendo ρ la densità (o massa volumica) del fluido.


E’ importante osservare che, in assenza di accumuli di massa nel condotto, la portata
massica è uguale in tutte le sezioni, mentre ciò non è vero per la portata volumetrica.

CALORI SPECIFICI DEI FLUIDI

Il calore specifico di un fluido è la quantità di calore che occorre fornire ad una


massa di 1 kg di fluido per innalzare la sua temperatura di 1 °C.

In generale vale la relazione:


dQ
c =
dT

Nel caso la cessione di calore avvenga a volume costante (sistema chiuso):

⎛ dU ⎞
cv = ⎜ ⎟ ⇒ dU = cv dT
⎝ dT ⎠ v

Mentre nel caso la cessione di calore avvenga a pressione costante (sistema aperto):

⎛ dH ⎞
cp = ⎜ ⎟ ⇒ dH = cp dT
⎝ dT ⎠ p
Si definisce rapporto dei calori specifici:

cp
k =
cv
k è sempre > 1

Se il fluido è un gas perfetto, vale l’equazione di Mayer:

R = cp - cv
dove R è la costante del gas, che appare anche nell’equazione del gas perfetto:

pv = RT (6)

TRASFORMAZIONI TERMODINAMICHE

Consideriamo un gas perfetto, la cui equazione di stato è, come noto, la (6).

Trasformazione politropica:

L’espressione generale è: p = A ρm
dove:
- A è una costante opportuna
- ρ (densità o massa volumica del fluido) è l’inverso del volume specifico (ρ = 1/v)
- m è l’esponente della politropica

Per una trasformazione politropica che porta il gas dalla condizione iniziale (1) a
quella finale (2), valgono le seguenti relazioni:
m-1
m m-1
p2 ⎛ρ ⎞ T2 ⎛ρ ⎞ T2 ⎛p ⎞ m
= ⎜⎜ 2 ⎟⎟ = ⎜⎜ 2 ⎟⎟ = ⎜⎜ 2 ⎟⎟
p1 ⎝ ρ1 ⎠ T1 ⎝ ρ1 ⎠ T1 ⎝ p1 ⎠

la prima delle quali può essere scritta anche sostituendo la massa volumica con il
volume specifico, risulta dunque:
m
p2 ⎛v ⎞
= ⎜⎜ 1 ⎟⎟
p1 ⎝ v2 ⎠

La trasformazione politropica gode della seguente proprietà: tra due distinti stati
termodinamici di un fluido passa una sola politropica.

Trasformazione adiabatica (isoentropica):

L’espressione generale è: p = A ρk

Per una trasformazione adiabatica isoentropica che porta il gas dalla condizione
iniziale (1) a quella finale (2), valgono le seguenti relazioni:
k-1
k k-1
p2 ⎛ρ ⎞ T2 ⎛ρ ⎞ T2 ⎛ p2 ⎞ k
= ⎜⎜ 2 ⎟⎟ = ⎜⎜ 2 ⎟⎟ = ⎜⎜ ⎟⎟
p1 ⎝ ρ1 ⎠ T1 ⎝ ρ1 ⎠ T1 ⎝ p1 ⎠
Trasformazione isocora:

L’espressione generale è: ρ = costante

Nel caso di una variazione dello stato del fluido da una condizione iniziale (1) ad una
finale (2), vale la:
p2 T
= 2
p1 T1

Trasformazione isobara:

L’espressione generale è: p = costante

Nel caso di una variazione dello stato del fluido da una condizione iniziale (1) ad una
finale (2), vale la:
ρ1 T
= 2
ρ2 T1

Trasformazione isoterma:

L’espressione generale è: T = costante

Nel caso di una variazione dello stato del fluido da una condizione iniziale (1) ad una
finale (2), vale la:
p2 ρ
= 2
p1 ρ1

PIANI TERMODINAMICI E LORO PROPRIETA’

I piani termodinamici più usati nello studio delle macchine sono:


• Piano di Clapeyron (p,v)
• Piano entropico (T,S)
• Piano entalpico (H,S)
Piano di Clapeyron (p,v)

2 isobara 1
p
adiabatica isoterma isocora
2 2 2

L = - v dp

1 1
1

0 v
£ = p dv
Proprietà:
- l’area sottesa all’asse delle ascisse (v) rappresenta il lavoro di compressione o
espansione (£) ma non il lavoro di attrito (La)
- l’area sottesa all’asse delle ordinate (p) rappresenta il lavoro tecnico o totale (L)
ma non il lavoro di attrito (La)
- i lavori (£ o L) sono > 0 (macchina motrice) se, lungo il percorso della
trasformazione, l’area rappresentativa del lavoro si trova sul lato destro, il
contrario (macchina operatrice) se detta area si trova sul lato sinistro.

Piano di entropico (T,S)

nella figura:
- (b) trasformazione adiabatica
- (c) trasformazione isocora
- (d) trasformazione isobara
- (e) trasformazione isoterma
Proprietà:
- nel caso di gas perfetto, tutte le isocore e le isobare sono tra loro congruenti,
ovvero sovrapponibili per traslazione parallela all’asse delle ascisse (entropia)
- in una generica politropica (reversibile) la lunghezza della sottotangente (s in
figura) rappresenta il calore specifico (c) del fluido nelle condizioni
termodinamiche del punto p in figura, essendo:

T T T dS dQ
s = = = = = c
tg α dT dT dT
dS
- da quanto sopra si evince che, a parità di temperatura, le isocore sono più inclinate
delle isobare, essendo cp sempre > di cv
- l’area sottesa alla trasformazione (vedi figura sottostante) è proporzionale al calore
scambiato con l’esterno, in particolare sarà positivo (ceduto dall’esterno) se
percorrendo la trasformazione l’area suddetta si trova a destra. Il contrario se detta
area è a sinistra

- nel caso di trasformazione reale (1-2’ nella figura sopra) l’area sottesa è
rappresentativa del lavoro perduto (La , degradato in calore) a causa degli attriti.
Piano di entalpico (H,S)

S
nella figura:
- (b) trasformazione adiabatica
- (c) trasformazione isocora
- (d) trasformazione isobara
- (e) trasformazione isoentapica

Proprietà:
- nel caso cp = costante (essendo dH = cp dT), vi è proporzionalità tra H e T, dunque
i diagrammi delle trasformazioni termodinamiche sono uguali sui due piani, a
meno di un fattore di scala (cp) sull’esse delle ordinate e con l’isoterma (sul piano
T,S) sostituita dall’isoentalpica (sul piano H,S)
- è possibile valutare il lavoro tecnico o totale (L) ed il calore scambiato nel corso
della trasformazione direttamente sull’asse delle ascisse
- sulle isobare (d in figura), la tangente trigonometrica dell’angolo α, rispetto
all’orizzontale, è rappresentativa della temperatura assoluta [K] del punto p,
essendo:
dH dH
tg α = = = T
dS dQ
T
in quanto, su una isobara: dH = dQ
PIANI TERMODINAMICI PER SISTEMI LIQUIDO-VAPORE

Gli impianti motori termici che impiegano fluidi bifase (liquido-vapore), utilizzano
nella quasi totalità dei casi l’acqua quale fluido evolvente, i diagrammi sotto riportati
fanno dunque riferimento a detto fluido.

Piano di Clapeyron (p,v)


Non è particolarmente adatto a questo tipo di impiego.

Piano di entropico (T,S)

in questo piano (vedi figura sopra) la curva di Andews delimita il piano nei seguenti
campi:
I regione del liquido
II regione del vapore saturo
III regione del vapore surriscaldato
IV regione del gas
In generale valgono le stesse proprietà di questo piano già viste nel caso dei gas, con
particolare riguardo alle regioni del vapore surriscaldato e del gas
Piano di entalpico (H,S)

S
Anche in questo caso la curva di Andrews (in questo piano notevolmente deformata
rispetto alla sua rappresentazione sul piano TS) suddivide la superficie del piano in
regioni analoghe a quelle già viste nel caso del piano entropico.
Le proprietà di questo piano sono analoghe a quanto già visto nel caso del gas.

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