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MECCANICA, MACCHINE ED NERGIA

TENSIONI SU PIANI OBLIQUI RISPETTO ALLA DIREZIONE DELLA


SOLLECITAZIONE

Un elemento strutturale non sempre è assoggettato a sollecitazioni di tipo semplice. Potrebbe


essere soggetto a sforzi normali in direzioni diverse e può anche essere sottoposto a sforzi di
taglio. Di solito una trave inflessa è sottoposta a tensioni assiali dovute alla flessione, e a
tensioni tangenziali dovuti al taglio. Un albero di trasmissione è sottoposto a tensioni
tangenziali dovute alla torsione e a tensioni assiali dovute agli sforzi di flessione e/o agli
sforzi normali. Inoltre le tensioni possono variare da punto a punto nell’elemento.
In un sistema di carico tridimensionale, lo stato tensionale esistente in un punto dell’elemento
strutturale può essere rappresentato come mostrato in Fig. 1.

Fig. 1 Fig. 2

Nella pratica molti problemi possono essere analizzati considerando uno stato di tensione
piano come mostrato in Fig. 2 ( x = τxz = τzx = τxy = τyx = 0). Nel prosieguo, ci si limiterà
alla discussione di sistemi di tensione biassiali.

STATO TENSIONALE SU SEZIONI INCLINATE


Nelle lezioni precedenti, abbiamo visto che se su un elemento strutturale agivano solo forze
assiali allora, in ogni suo punto, venivano indotte tensioni normali, mentre se agivano solo
forze trasversali (come sui bulloni o sui perni) venivano indotte tensioni tangenziali. La
ragione per cui è stata osservata tale corrispondenza tra forze assiali e tensioni normali, da una
parte, e forze trasversali e tensioni di taglio, dall’altra, era perché gli sforzi venivano
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determinati solo su piani perpendicolari all'asse dell’elemento. Come vedremo in questa
lezione, le forze assiali causano tensioni normali e tangenziali sui piani che non sono
perpendicolari all’asse dell’elemento. Allo stesso modo, le forze trasversali esercitate su un
bullone o su un perno causano sia tensioni normali che di taglio su piani che non sono
perpendicolari all’asse del bullone o del perno.
Allo scopo consideriamo un elemento strutturale che si trova in uno stato di tensione
bidimensionale come mostrato in Fig. 3 (a).

Fig. 3

Per quanto riguarda la convenzione dei segni si intendono positivi i versi indicati nella figura.
Ora siamo interessati a trovare lo stato di tensione sul piano BE che forma l’angolo θ (in
senso antiorario), con il piano della tensione z, in altre parole con l'asse y.
Per semplicità consideriamo lo spessore dell’elemento unitario. Ci prefiggiamo di trovare le
tensioni normali e tangenziali che agiscono sul piano BE. Indichiamo la tensione normale con
n e la tensione tangenziale con t come mostrato in Fig. 3 (b). Poiché il sistema è in
equilibrio, la somma delle forze normali alla faccia BE sarà uguale a zero:

che esplicitata dà:


n ×BE×1 = z ×AB×1×cosθ + τzy ×AB×1×senθ+ y ×AE×1×senθ + τzy ×AE×1×cosθ
e quindi:
n = z ×(AB/BE)×cosθ + τzy ×(AB/BE)×senθ+ y ×(AE/BE)×senθ + τzy ×(AE/BE)×cosθ
poiché:
AB/BE=cosθ e AE/BE=senθ
si ha:
n = z cos2θ + τzy cossenθ+ y sen2θ + τzy sencosθ

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n = z cos2 θ + y sen2 θ + 2 τzy senθ cos
per note formule di trigonometria (sen2=2sencos, cos2=cos2‒sen2,
cos2=[(1+cos2)/2], sen2=[(1‒cos2)/2]) si ha:
n = z (1+cos2θ)/2 + y (1‒ cos2θ)/2 ‒ τzy sen2θ
quindi:

( ) ( )

Ricaviamo l’equazione della tensione tangenziale applicando la stessa procedura utilizzata per
la tensione normale: la somma delle forze parallele alla faccia BE deve essere uguale a zero:

che esplicitata dà:


τt ×BE×1 = z ×AB×1×senθ ‒ τzy ×AB×1×cosθ ‒ y ×AE×1×cosθ + τzy ×AE×1×senθ
e quindi:
τt = z ×(AB/BE)×senθ ‒ τzy ×(AB/BE)×cosθ ‒ y ×(AE/BE)×cosθ + τzy ×(AE/BE)×senθ
poiché:
AB/BE=cosθ e AE/BE=senθ
si ha:
τt = z cosθ sen ‒ τzy cos2 ‒ y senθ cos + τzy sen2
τt = (z ‒ y ) sen cos + τzy (sen2θ‒cos2)
per note formule di trigonometria si ha:

( )

Pertanto, nel caso di un sistema di sollecitazione bidimensionale, le sollecitazioni normali e


tangenziali che agiscono su un piano inclinato dell’angolo θ, in senso antiorario, rispetto al
piano di z (direzione y) sono date dalle equazioni (1) e (2).

La tensione risultante sul piano inclinato BE può essere trovata con il teorema di Pitagora:

con R inclinata di "α" sul piano BE (Fig. 3(c)).

In altre parole, la tensione risultante è inclinata di θ + α sul piano di z (Fig. 3 (c)):

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Fig. 3 (c)

I PIANI PRINCIPALI DI TENSIONE


I piani su cui la tensione tangenziale è zero sono chiamati piani principali e le tensioni
normali a tali piani sono chiamate tensioni principali.
Per individuare i piani principali si deve eguagliare a zero la relazione di τt :

( )

da cui si ricava l’equazione seguente:

che ammette due soluzioni che differiscono di 180°. Infatti, se interpretiamo il numeratore e
il denominatore della equazione come i cateti di un triangolo rettangolo (Fig. 4) e se
indichiamo con 2θ1 e 2θ2 le due soluzioni, troviamo che:

Fig. 4

,
√( ) √( )

analogamente:

,
√( ) √( )

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Quindi possiamo dire che θ1 e θ2 differiscono di 90°. Pertanto la direzione del piano principale
di n è dato dalle equazioni (3). L’altro piano principale è ad angolo retto rispetto ad esso.

LE TENSIONI PRINCIPALI
Le tensioni principali sono normali ai piani principali. Quindi i valori delle tensioni principali
possono essere ottenuti sostituendo i valori θ1 e θ2 a θ nella formula della n . Denotando le
tensioni principali con 1 e 2, otteniamo:

( ) √( )

( ) √( )

Si può dimostrare che le tensioni principali sono anche le tensioni massime e minime. Per
trovare il massimo valore della tensione normale n, dobbiamo derivare l’equazione di n
rispetto a  e uguagliarla a zero:

[( ) ( ) ]

( )

ovvero:

( )

che è verificata solo se si pone τzy = 0.


Quindi i piani principali sono anche i piani delle tensioni normali massime/minime. Il piano
corrispondente a θ1 dà il valore massimo mentre il piano corrispondente a θ 2 dà il valore
minimo di tensione normale.

PIANO DELLA MASSIMA TENSIONE TANGENZIALE


Per individuare i piani su cui sono massime le tensioni tangenziali si deve eguagliare a zero la
derivata di τt rispetto a :

Indichiamo con ' il valore per cui tale derivata è uguale a zero:

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*( ) +

( )

ovvero

( )

dall’equazione e da quella sopra ricavata ( ) si ha

Quindi 2 e 2' differiscono di 90°, in altre parole i piani su cui le tensioni tangenziali sono
massime sono inclinati di 90°/2=45° rispetto ai piani principali.
Il valore della tensione massima di taglio può essere ottenuto sostituendo θ' a θ nell’equazione
di τt.

Dall’equazione ( ) si ricavano le seguenti espressioni (Fig. 5):

Fig. 5

,
√( ) √( )

che sostituite nell’equazione

( )

danno

√( )

Esempio
Un materiale sottoposto a prova di trazione, compressione e taglio, si rompe alle tensioni
massime rispettivamente di 30 N/mm2, 90 N/mm2 e 25 N/mm2. Se un campione di 25 mm di
diametro viene sollecitato a trazione e a compressione, individuare i carichi e i piani di
rottura.
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1) In trazione: poiché lo stato di tensione è monoassiale si ha: z=30 N/mm2, y = 0 e τzy =
0 quindi:

( ) √( )

( ) √( )

√( )

quindi la rottura si avrà a causa della tensione principale e il carico che le


corrisponde è:

La superficie di rottura è data dal piano di 1 come mostrato in Fig. 6.


Piano di 1

P P

Fig. 6

2) In compressione: poiché lo stato di tensione è ancora monoassiale si ha: z=‒90 N/mm2,


y = 0 e τzy = 0 quindi:

( ) √( )

Alla rottura quando la tensione è:

( ) √( )

il carico vale:

mentre la tensione massima di taglio è:

√( )

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Il materiale, quindi, si rompe non per compressione ma a causa del taglio massimo. Il piano di
τmax è a 45 ° rispetto al piano di z. Questa superficie di rottura è mostrata in Fig. 7.

Piano di rottura

Z 45° Z

Fig. 7

Il carico assiale che, invece, corrisponde alla tensione τt max =25 N/mm2 è:

√( )

da cui

Conseguentemente il carico assiale è:

IL CERCHIO DI MOHR
Per analizzare lo stato tensionale in un punto di un solido sollecitato, si può utilizzare un
metodo grafico detto cerchio di Mohr. Vediamo sinteticamente come si ricava.
Le equazioni (1) e (2) ottenute nella sezione precedente sono le equazioni parametriche di un
cerchio. Ciò significa che, se scegliamo due assi ortogonali e tracciamo un punto M di ascissa
n e ordinata τt (Fig. 8) per ogni dato valore del parametro , tutti i punti così ottenuti
giacciono su un cerchio. Per stabilire questa proprietà eliminiamo  dalle Eq. (1) e (2) e, dopo
vari passaggi, si arriva alla seguente identità:

( ) ( )

Indicando con c e con R rispettivamente l’ascissa del centro del cerchio e il raggio del
cerchio, si hanno le seguenti relazioni:

√( )

L’equazione (8) si può quindi scrivere come mostrato di seguito:

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che è l’equazione del cerchio di Mohr:

Fig. 8

Si può osservare che, a causa della simmetria del cerchio attorno all'asse orizzontale, lo stesso
risultato sarebbe stato ottenuto se, invece di tracciare M, avessimo tracciato un punto N di

ascissa n e ordinata ‒τt (Fig. 9).

Fig. 9

I due punti A e B in cui il cerchio della Fig. 8 interseca l’asse orizzontale è di particolare
interesse: il punto A corrisponde al valore massimo della tensione normale massima 1,
mentre il punto B corrisponde al suo valore minimo 2. Inoltre, entrambi i punti

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corrispondono a una tensione tangenziale τt=0. I valori dell’angolo  che corrispondono ai
punti A e B possono essere ottenuti dall’equazione (3):

Infine osserviamo dalla Fig. 8 che:

Il metodo del cerchio di Mohr usato per ricavare le formule relative allo stato di tensione
piano è basato, come abbiamo visto, solamente su considerazioni geometriche, non richiede
l’uso di formule specifiche e può essere usato in alternativa al metodo analitico. Inoltre, il
cerchio di Mohr si presta bene per essere implementato su un computer (ad esempio il
programma allegato alla presente dispensa).
Per costruirlo occorre conoscere lo stato di tensione su due piani non principali disposti a 90°.
Consideriamo un elemento quadrato di un materiale soggetto a uno stato di tensione biassiale
(Fig. 10 (a)), e siano z, y e τzy le tensioni esercitate sull'elemento. Tracciamo un punto X di
coordinate z e + τzy e un punto Y di coordinate y e ‒ τzy (Fig. 10 (b)). Se τzy è positivo,
come ipotizzato nella stessa Fig. 1.10a, il punto X si trova sopra l'asse  e il punto Y si trova
sotto (Fig. 10 (b)).

Fig. 10

Se τzy è negativo, come ipotizzato nella Fig. 11 (a), X si trova sotto l'asse  e Y si trova sopra
(Fig. 11 (b)).
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Fig. 11

Unendo X e Y con una linea retta, definiamo il punto C dell’intersezione della linea XY con
l'asse  e disegniamo il cerchio di centro C e diametro XY. Notiamo che l’ascissa di C e il
raggio del cerchio R sono rispettivamente pari alle quantità ricavate precedentemente e
definite dall’eq. (8).
È facile verificare che le ascisse dei punti A e B in cui il cerchio interseca l'asse 
rappresentano rispettivamente le sollecitazioni principali max=1 e min=2 nel punto
considerato.
Osserviamo inoltre che se z, y >0 e τzy < 0, come nel caso considerato in Fig. 11 (a), la
rotazione che porta CX in CA è in senso antiorario. Ma, poiché l’angolo ottenuto dall’eq. (3)
definisce la direzione della normale Om al piano principale positivo, anche la rotazione che
porta l’asse Oz in Om è in senso antiorario.
Concludiamo che i sensi di rotazione in entrambe le parti di Fig. 11 sono uguali; se la
rotazione 2 che porta CX su CA sulla circonferenza di Mohr è in senso antiorario, sarà pure
in senso antiorario la rotazione che porterà Oz in Om in Fig. 11 (a).
La costruzione del cerchio di Mohr per il caso di tensione biassiale è facilitata se
consideriamo separatamente ciascuna faccia dell'elemento utilizzato per definire le
componenti della tensione. Dalle Fig. 10 (a) e Fig. 11 (a) osserviamo che, quando la tensione
tangenziale esercitata su una data faccia tende a ruotare l’elemento in senso orario, il punto
sul cerchio di Mohr corrispondente a quella faccia si trova sopra l'asse n (Fig. 10 (b)).
Quando la tensione tangenziale esercitata su una data faccia tende a ruotare l’elemento in
senso antiorario, il punto corrispondente a quella faccia si trova al di sotto dell'asse n (Fig. 11
(b)).

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Per quanto riguarda la tensione normale vale la consueta convenzione, cioè, se la tensione è di
trazione è considerata positiva e viene disegnata con la freccia rivolta a destra, mentre se la
tensione è di compressione è considerata negativa e viene disegnata con la freccia rivolta a
sinistra. Il cerchio di Mohr permette di ricavare anche la direzione delle tensioni principali.
Queste si possono ricavare individuando sul cerchio di Mohr un punto Z detto polo delle
normali (Fig. 12 (b)) ottenuto tracciando dai punti X e Y due rette a e b parallele ai versori dei
piani cui si riferiscono (z e y nella Fig. 12 (a)). La congiungente il punto Z con il punto A
forma con la retta a un angolo pari a  (angolo formato dal versore parallelo ad a con il
versore del piano cui si riferisce A).

Fig. 12

ESERCIZIO
Per lo stato di tensione piano mostrato in Fig. 13, determinare i piani principali, le tensioni
principali, la massima tensione tangenziale e la corrispondente tensione normale.

Fig. 13

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(1) Piani principali. Seguendo la solita convenzione dei segni, scriviamo le tensioni col
proprio segno (per ricavare i segni delle tensioni basta considerare quelle agenti sulle facce
AB e BC dell’elemento cubico (Fig. 13):

z = +50 N/mm2 , y = ‒10 N/mm2 , τzy = ‒40 N/mm2

Sostituendo nell’equazione (3):

L’angolo  è rappresentato nella Fig. 14.


(2) Tensioni principali. Esse si ricavano dall’eq. (4) e (5):

( ) √( ) ( ) √( )

( ) √( ) ( ) √( )

Le due tensioni principali sono rappresentate nella Fig. 14.

Fig. 14

Controlliamo che effettivamente sulla faccia AB agisca la tensione massima calcolandola con
l’eq. (1):

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( ) ( )

( ) ( )

(3) Massima tensione tangenziale. La tensione tangenziale massima si ricava dall’eq. (7):

√( ) √( )

Fig. 15

Poiché 1=max e 2=min hanno segni opposti, il valore ottenuto per τmax in realtà rappresenta
il valore massimo della tensione tangenziale nel punto considerato. L’orientamento del piano
di massima tensione tangenziale e il senso della tensione tangenziale sono meglio evidenziati
sul piano passante per la diagonale BD dell'elemento di Fig. 11. Poiché le facce AB e AD
dell’elemento sono contenute nei piani principali, il piano diagonale BD deve essere uno dei
piani di massima sollecitazione tangenziale (Fig. 16).

Fig. 16

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Inoltre, le condizioni di equilibrio per l'elemento prismatico ABD richiedono che lo sforzo di
taglio esercitato su BD deve essere diretto come mostrato. L’elemento cubico corrispondente
alla massima sollecitazione tangenziale è mostrato in Fig. 17. La tensione normale su ciascuna
delle quattro facce dell’elemento è dato dall’equazione della c:

Fig. 17
Quest’ultima configurazione si ottiene anche ruotando l’elemento cubico di Fig. 18 (a) di
un’ulteriore rotazione di 45° in senso antiorario che porta l’asse Om nell’asse Od (sul cerchio
di Mohr tale operazione corrisponde ad una rotazione di 90° in senso antiorario che porta CA
in CD corrispondente alla tensione tangenziale massima nella Fig. 18 (b).
Notiamo dalla Fig. 18 (b) che τmax = R = 50 N/mm2 e che la tensione normale corrispondente
è n= c = 20 N/mm2. Poiché il punto D si trova sopra l'asse n di Fig. 18 (b), le tensioni
tangenziali esercitate sulle facce perpendicolari a Od in Fig. 18 (a) devono essere orientate in
modo che esse tendano a far ruotare l’elemento in senso orario.

Fig. 18

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