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BASI DI SCIENZA DELLE COSTRUZIONI

1. Formula di Navier per le Tensioni a Flessione.

La prova di flessione ci permette di determinare il modulo di Young e stimare la tensione di


rottura di materiali fragili e tale tensione deve essere indicata come tensione di rottura a
“flessione” 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 . Nel corso della prova si misurano lo spostamento della traversa 𝑌𝑌,
coincidente con la freccia in mezzeria ed il carico applicato 𝐹𝐹.

La prova di flessione risulta poco indicata per la determinazione dell’inizio dello


snervamento ed è adatta alla caratterizzazione di materiali fragili con comportamento
lineare. La tensione massima agisce in mezzeria sulla superficie del lato teso (in posizione
𝑥𝑥 = 𝑙𝑙 ⁄2 ed 𝑦𝑦 = ℎ⁄2). In caso di flessione a tre punti, tale tensione può essere espressa
tramite la formula di Navier:

𝑀𝑀 ℎ 𝐹𝐹𝐹𝐹 ⁄4 ℎ 3 𝑙𝑙
𝜎𝜎 = ∙ = 3 ∙ = 𝐹𝐹 ∙ 2
𝐼𝐼 2 𝑏𝑏ℎ ⁄12 2 2 𝑏𝑏ℎ
in cui:
l è la lunghezza utile;
b è larghezza della sezione;
h è l’altezza della sezione.

Introducendo la 𝐹𝐹𝑟𝑟 , si ottiene la tensione di rottura a flessione e la deformazione massima


può essere espressa in funzione della freccia:

𝜖𝜖 = 𝑌𝑌6 2
𝑙𝑙
N.B. La freccia massima per una trave appoggiata e caricata in mezzeria è pari a:

𝐹𝐹𝑙𝑙3
𝑌𝑌 =
4𝐸𝐸𝐸𝐸ℎ3

2. Formula per le Tensioni a Torsione.

La torsione è uno degli sforzi elementari e provoca una sollecitazione denominata momento
torcente. Tale sollecitazione provoca solo tensioni tangenziali:
𝑀𝑀𝑡𝑡 ∙ 𝑆𝑆
𝜏𝜏𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 =
𝐼𝐼𝑡𝑡
in cui:
𝑀𝑀𝑡𝑡 è il momento torcente;
𝑆𝑆 è lo spessore;
𝐼𝐼 𝑡𝑡 è l’inerzia torsionale.
3. Cerchi di Mohr nel caso di Sforzo Normale e Tensione Puramente Tangenziale.

Fissato un punto del solido si considera una terna di riferimento (𝑥𝑥1 , 𝑥𝑥2 , 𝑥𝑥3 ) con gli assi
paralleli alle direzioni principali. Il tensore si riferisce quindi a quello con solo le tensioni
principali:
𝜎𝜎𝑥𝑥 0 0 𝜎𝜎1 0 0
𝜎𝜎 = � 0 𝜎𝜎𝑦𝑦 0 � = � 0 𝜎𝜎2 0 �
0 0 𝜎𝜎𝑧𝑧 0 0 𝜎𝜎3

Si consideri il fascio di piani i cui versori 𝑛𝑛 sono perpendicolari a 𝑥𝑥3 , essendo 𝑛𝑛3 = 0, per
cui si ha:
𝜎𝜎𝑛𝑛 = 𝜎𝜎1 𝑛𝑛1 2 + 𝜎𝜎2 𝑛𝑛2 2
𝜏𝜏𝑛𝑛 = (𝜎𝜎1 − 𝜎𝜎2 )2 ∙ 𝑛𝑛1 2 ∙ 𝑛𝑛2 2
2

in cui:
𝑛𝑛1 è pari a cos 𝛼𝛼
𝑛𝑛2 è pari a sin 𝛼𝛼

Figura 1. Fascio di piani di asse 𝑥𝑥3 .

Introducendo i valori di 𝛼𝛼 si riportano i valori di 𝜎𝜎 e 𝜏𝜏 su di un piano cartesiano avente


𝑥𝑥 = 𝜎𝜎𝑛𝑛 e 𝑦𝑦 = 𝜏𝜏𝑛𝑛 . I punti ottenuti si dispongono su una circonferenza la cui equazione è:

(𝜎𝜎𝑛𝑛 − 𝜎𝜎1 )(𝜎𝜎𝑛𝑛 − 𝜎𝜎2 ) + 𝜏𝜏𝑛𝑛 2 = 0


oppure
𝜎𝜎1 + 𝜎𝜎2 2 𝜎𝜎1 − 𝜎𝜎2 2
�𝜎𝜎𝑛𝑛 − � + 𝜏𝜏𝑛𝑛 2 − � � =0
2 2

Tale circonferenza avrà centro pari a:


𝜎𝜎1 + 𝜎𝜎2
2
e raggio pari a:
𝜎𝜎1 − 𝜎𝜎2
= 𝜏𝜏𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚
2

Il cerchio di Mohr permette di capire il comportamento del provino al variare delle


direzioni.
SFORZO NORMALE. Analogamente a quanto fatto per il fascio di piani avente per asse 𝑥𝑥3 ,
è possibile tracciare i cerchi di Mohr per i piani i cui versori 𝑛𝑛 sono perpendicolari a 𝑥𝑥1 ed
𝑥𝑥2 . I tre cerchi risultano tangenti a due a due in corrispondenza dei punti rappresentativi
delle tensioni principali. Il cerchio più esterno è rappresentativo degli stati di sollecitazione
più onerosi, a cui corrisponde la massima tensione tangenziale pari a:
|𝜎𝜎1 − 𝜎𝜎3 |
𝜏𝜏𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 =
2
Si può osservare che il fascio di piani più pericoloso è quello di asse 𝑥𝑥2 , contenente le
tensioni principali 𝜎𝜎1 ed 𝜎𝜎3 . Le informazioni su 𝜎𝜎𝑛𝑛 e 𝜏𝜏𝑛𝑛 contenute nei tre cerchi sono relative
ai soli tre fasci di piani aventi per asse le direzioni principali.

Figura 2. Cerchio di Mohr nel caso di 𝜎𝜎1 > 0 𝑒𝑒 𝜎𝜎2 > 0.

Figura 3. Cerchio di Mohr nel caso di 𝜎𝜎1 > 0 𝑒𝑒 𝜎𝜎2 < 0.


Figura 4. Cerchio di Mohr nel caso di 𝜎𝜎1 > 0 𝑒𝑒 𝜎𝜎2 = −𝜎𝜎1 (𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡).

Figura 5. Cerchio di Mohr nel caso di 𝜎𝜎1 > 0 𝑒𝑒 𝜎𝜎2 = 0 (𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡 𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚).

Figura 6. Cerchio di Mohr nel caso di 𝜎𝜎1 = 0 𝑒𝑒 𝜎𝜎2 < 0 (𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚).
Figura 7. Cerchi di Mohr: a) 𝜎𝜎1 >0, 𝜎𝜎3 <𝜎𝜎2 <0; b) 𝜎𝜎1 >𝜎𝜎2 >0, 𝜎𝜎3 <0; c) 𝜎𝜎1 >𝜎𝜎2 >𝜎𝜎3 >0; d) 𝜎𝜎1 <𝜎𝜎2 <𝜎𝜎3 <0; e) 𝜎𝜎1 =𝜎𝜎2 =𝜎𝜎3 .

STATO DI TENSIONE PIANO. Il vettore 𝑝𝑝𝑛𝑛 si mantiene parallelo ad un piano fisso al


variare di 𝑛𝑛, una delle facce è scarica ed il tensore è del tipo:
𝜎𝜎𝑥𝑥 𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 0
𝜎𝜎 = �𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝜎𝜎𝑦𝑦 0�
0 0 0
oppure:

𝜎𝜎1 0 0
𝜎𝜎 = � 0 𝜎𝜎2 0�
0 0 0

Figura 8. Cerchi di Mohr nel caso di stato piano di tensione per: a) s1>0 e s2>0, b) s1>0 e s2<0, c) s1<0 e s2<0.

STATO DI TENSIONE PURAMENTE TANGENZIALE. Stato di tensione nel quale esistono


due piani ortogonali su cui agisce solo la tensione tangenziale 𝜏𝜏𝑚𝑚 . Le tensioni principali
agiscono solo su piani formanti angoli pari a 𝜋𝜋⁄4 con la direzione di 𝜏𝜏𝑚𝑚 . La tensione 𝜏𝜏𝑚𝑚 è la
massima tensione principale ed è pari a 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 .

0 𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 = 𝜏𝜏𝑚𝑚 0
𝜎𝜎 = �𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝜏𝜏𝑚𝑚 0 0�
0 0 0

𝜎𝜎1 = 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 0 0
𝜎𝜎 = � 0 𝜎𝜎2 = −𝜎𝜎1 = −𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 0�
0 0 0
Figura 9. Stato di tensione puramente tangenziale sulla superficie di un elemento sottoposto a torsione: a) a sinistra le
tensioni tangenziali cartesiane agenti in un punto della superficie, a destra le tensioni principali nello stesso punto; b)
punti dei cerchi di Mohr corrispondenti alle tensioni agenti sui singoli piani considerati in a).

Figura 10. Cerchi di Mohr nel caso di stato di tensione puramente tangenziale.

4. Tensioni Ottaedriche.
I quattro piani le cui tensioni sono parallele alle trisettrici (la retta che forma angoli di uguali
pari a 54,74° con tutti e tre gli assi coordinati) degli assi principali sono detti piani
ottaedrici. Le tensioni che agiscono su una giacitura ottaedrica sono molto significative
riguardo la resistenza di un materiale. Le tensioni normali e tangenziali agenti sui piani
ottaedrici vengono chiamate tensioni ottaedriche:
𝜎𝜎1 + 𝜎𝜎2 + 𝜎𝜎3
𝜎𝜎ℎ =
3

1
𝜏𝜏ℎ = �(𝜎𝜎1 − 𝜎𝜎2 )2 + (𝜎𝜎2 − 𝜎𝜎3 )2 + (𝜎𝜎1 − 𝜎𝜎3 )2
3

e possono anche essere scritte come:


1
𝜎𝜎ℎ = 𝐼𝐼
3 1

√2
𝜏𝜏ℎ = �𝐼𝐼1 2 − 3𝐼𝐼2
3

Le tensioni ottaedriche sono legate ai valori medi delle tensioni agenti nel punto, valutati
rispetto a tutte le giaciture, cioè considerando le direzioni che si ottengono al variare degli
angoli 𝜃𝜃 e 𝜑𝜑 in tutto il loro campo di definizione. In particolare, 𝜎𝜎ℎ è pari alla media delle
tensioni principali, mentre 𝜏𝜏ℎ è pari al valore quadratico medio delle tensioni tangenziali che
agiscono secondo tutte le giaciture.
5. Equazioni Costitutive delle Deformazioni-Tensioni.

Le deformazioni che si producono in un corpo a causa della tensione applicata dipendono


dalle caratteristiche fisico-meccaniche del materiale che lo costituisce. Il comportamento del
materiale è caratterizzato mediante le equazioni costitutive. Tali equazioni mettono in
relazione le tensioni applicate sul materiale (𝜎𝜎 e 𝜏𝜏) e le deformazioni che vi si producono (𝜀𝜀
e 𝛾𝛾).

MATERIALE OMOGENEO. Le proprietà restano uguali in tutti i punti.


MATERIALE ISOTROPO. Le proprietà restano uguali in tutte le direzioni.
MATERIALE ANISOTROPO. Applicando una tensione monoassiale si generano
deformazioni anche in direzione diversa da quella in cui agisce la direzione stessa e dalle
direzioni ad essa ortogonali.

COMPORTAMENTO ELASTICO-LINEARE. Le deformazioni scompaiono se i carichi si


annullano, esiste una proporzionalità diretta tra carico e deformazione.

Le equazioni costitutive nel caso più generale si sollecitazione triassiale del materiale
elastico lineare omogeneo e isotropo:

Deformazioni Scorrimento Costanti ingegneristiche


1 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝜎𝜎𝑙𝑙
𝜀𝜀𝑥𝑥 = �𝜎𝜎𝑥𝑥 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑦𝑦 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑧𝑧 � 𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝐸𝐸 =
𝐸𝐸 𝐺𝐺 𝜀𝜀𝑙𝑙
1 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 𝜎𝜎𝑡𝑡
𝜀𝜀𝑦𝑦 = �𝜎𝜎𝑦𝑦 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑥𝑥 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑧𝑧 � 𝛾𝛾𝑦𝑦𝑦𝑦 = 𝜐𝜐 =
𝐸𝐸 𝐺𝐺 𝜀𝜀𝑙𝑙
1 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝐸𝐸
𝜀𝜀𝑧𝑧 = �𝜎𝜎𝑧𝑧 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑦𝑦 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑥𝑥 � 𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝐺𝐺 = (1+𝜐𝜐) 2
𝐸𝐸 𝐺𝐺

È possibile scrivere le equazioni in forma matriciale 𝜀𝜀 = 𝐶𝐶 𝜎𝜎, dove 𝐶𝐶 è la matrice di


cedevolezza, i cui termini sono le costanti elastiche del materiale. Sei valori dei termini
aumentano, il materiale risulterà più rigido.

Matrice di cedevolezza del materiale isotropo


𝜀𝜀𝑥𝑥 1⁄𝐸𝐸 − 𝜐𝜐/𝐸𝐸 − 𝜐𝜐/𝐸𝐸 0 0 0 𝜎𝜎𝑥𝑥
⎧ 𝜀𝜀𝑦𝑦 ⎫ ⎡− 𝜐𝜐/𝐸𝐸 1⁄𝐸𝐸 − 𝜐𝜐/𝐸𝐸 0 0 0
⎤ ⎧ 𝜎𝜎𝑦𝑦 ⎫
⎪ 𝜀𝜀 ⎪ ⎢ ⎥ ⎪ 𝜎𝜎 ⎪
𝑧𝑧 − 𝜐𝜐/𝐸𝐸 − 𝜐𝜐/𝐸𝐸 1 ⁄ 𝐸𝐸 0 0 0 𝑧𝑧
=⎢ ⎥∙
⎨𝛾𝛾𝑦𝑦𝑦𝑦 ⎬ ⎢ 0 0 0 1⁄𝐺𝐺 0 0 ⎥ ⎨𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 ⎬
⎪ 𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 ⎪ ⎢ 0 0 0 0 1⁄𝐺𝐺 0 ⎥ ⎪ 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 ⎪
⎩𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥 ⎭ ⎣ 0 0 0 0 0 ⁄
1 𝐺𝐺 ⎦ ⎩𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 ⎭
da notare che:
• Non vi è accoppiamento tra 𝜎𝜎 ed 𝛾𝛾 e tra 𝜀𝜀 ed 𝜏𝜏;
• Gli elementi di C sono costanti al variare del sistema di assi.

EFFETTO POISSON. Le deformazioni longitudinali sono influenzate da tensioni normali in altri


piani.
MATERIALI ORTOTROPI

1. Discutere la Matrice di Cedevolezza dei Materiali Ortotropi e Confrontarla con quella


degli Isotropi.

Tra i materiali anisotropi, gli ortotropi sono caratterizzati dal fatto che è possibile
identificare tre piani ortogonali rispetto ai quali le caratteristiche di deformazione risultano
di tipo simmetrico.
𝜀𝜀11 1⁄𝐸𝐸1 − 𝜐𝜐21 /𝐸𝐸2 − 𝜐𝜐31 /𝐸𝐸3 0 0 0 𝜎𝜎
⎧ 𝜀𝜀22 ⎫ ⎡− 𝜐𝜐12 /𝐸𝐸1 ⎤ ⎧ 11 ⎫
1 ⁄ 𝐸𝐸 − 𝜐𝜐 /𝐸𝐸 0 0 0 𝜎𝜎
⎪ 𝜀𝜀 ⎪ ⎢ ⎥ ⎪ 22 ⎪
2 32 3
33 ⎢ − 𝜐𝜐13 /𝐸𝐸1 − 𝜐𝜐23 /𝐸𝐸2 1 ⁄ 𝐸𝐸3 0 0 0 ⎥ 𝜎𝜎33
= ⎢ ⎥ ∙ 𝜏𝜏23
⎨𝛾𝛾23 ⎬ ⎢ 0 0 0 1⁄𝐺𝐺23 0 0
⎥ ⎨𝜏𝜏 ⎬
𝛾𝛾
⎪ 31 ⎪ ⎢ 0 0 0 0 1⁄𝐺𝐺13 0 ⎥ ⎪ 31 ⎪
⎩𝛾𝛾12 ⎭ ⎣ 0 0 0 0 0 1⁄𝐺𝐺12 ⎦ ⎩ 𝜏𝜏12 ⎭
Con il sistema di assi orientato secondo le direzioni di ortotropia, similmente ai materiali
isotropi, non si verifica accoppiamento tra le tensioni normali/tangenziali e deformazioni
tangenziali/normali.

N.B. A differenza dei materiali isotropi, i moduli di rigidezza longitudinale, trasversale e i


coefficienti di Poisson nelle varie direzioni risultano differenti tra di loro.
Tipicamente il comportamento meccanico dei materiali ortotropi viene caratterizzato
determinando sperimentalmente o stimando teoricamente i coefficienti della matrice 𝐶𝐶123 .

2. Determinare i Moduli di Rigidezza di una Lamina Ortotropa.

Le costanti ingegneristiche 𝐸𝐸1 , 𝐸𝐸2 , 𝐺𝐺12 e 𝜐𝜐12 dipendono dalle costanti elastiche 𝐸𝐸𝑚𝑚 , 𝜐𝜐𝑚𝑚 , 𝐸𝐸𝑟𝑟 ,
𝜐𝜐𝑟𝑟 della matrice e del rinforzo. È necessario rinunciare all’ipotesi omogeneità e fare una
stima matematica delle caratteristiche meccaniche 𝐸𝐸1 ed 𝐸𝐸2 del materiale ortotropo.

Figura 11. Compositi a fibra lunga con rinforzo in direzione 1: a) schema per la determinazione di 𝐸𝐸1 , b) schema per la
determinazione di 𝐸𝐸2 , c) possibile disposizione delle fibre.
• DETERMINAZIONE DEL MODULO PARALLELO ALLE FIBRE 𝐸𝐸1

Le fibre e la matrice sono sottoposte a una forza ed entrambe subiranno lo stesso


allungamento, tuttavia possiedono differente rigidezza.

𝐴𝐴 = 𝐴𝐴𝑚𝑚 + 𝐴𝐴𝑟𝑟 ∆𝐿𝐿 = 𝜀𝜀11 𝐿𝐿 = 𝜀𝜀𝑟𝑟 𝐿𝐿 = 𝜀𝜀𝑚𝑚 𝐿𝐿

per cui avremo che: 𝜀𝜀11 = 𝜀𝜀𝑟𝑟 = 𝜀𝜀𝑚𝑚


𝐴𝐴𝑟𝑟 𝐴𝐴𝑚𝑚
Frazioni volumetriche definite come: 𝑉𝑉𝑟𝑟 = 𝑉𝑉𝑚𝑚 = 1 − 𝑉𝑉𝑟𝑟 =
𝐴𝐴 𝐴𝐴

𝜎𝜎11 = 𝜀𝜀11 𝐸𝐸1 𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝜀𝜀𝑟𝑟 𝐸𝐸𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑚𝑚 = 𝜀𝜀𝑚𝑚 𝐸𝐸𝑚𝑚

𝜎𝜎11 𝐴𝐴 = 𝜎𝜎𝑟𝑟 𝐴𝐴𝑟𝑟 + 𝜎𝜎𝑚𝑚 𝐴𝐴𝑚𝑚

𝐸𝐸𝑟𝑟 𝐴𝐴𝑟𝑟 + 𝐸𝐸𝑚𝑚 𝐴𝐴𝑚𝑚


𝐸𝐸1 = = 𝐸𝐸𝑟𝑟 𝑉𝑉𝑟𝑟 + 𝐸𝐸𝑚𝑚 𝑉𝑉𝑚𝑚
𝐴𝐴

• DETERMINAZIONE DEL MODULO ORTOGONALE ALLE FIBRE 𝐸𝐸2

𝐿𝐿 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝐹𝐹 = 𝜎𝜎22 𝐴𝐴 = 𝐴𝐴 𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝐴𝐴 𝜎𝜎𝑚𝑚

poiché risultano uguali le sezioni, risultano uguali le tensioni 𝜎𝜎22 = 𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝜎𝜎𝑚𝑚

𝐿𝐿𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑚𝑚
𝑉𝑉𝑟𝑟 = 𝑉𝑉𝑚𝑚 = 1 − 𝑉𝑉𝑟𝑟 =
𝐿𝐿 𝐿𝐿

∆𝐿𝐿 = ∆𝐿𝐿𝑟𝑟 + ∆𝐿𝐿𝑚𝑚

𝜀𝜀22 𝐿𝐿 = 𝜀𝜀𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑟𝑟 + 𝜀𝜀𝑚𝑚 𝐿𝐿𝑚𝑚

𝜎𝜎𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑚𝑚 𝜎𝜎2


𝜀𝜀𝑟𝑟 = 𝜀𝜀𝑚𝑚 = 𝜀𝜀2 =
𝐸𝐸𝑟𝑟 𝐸𝐸𝑚𝑚 𝐸𝐸2

1 𝐿𝐿𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑚𝑚 1 𝐿𝐿𝑟𝑟 1 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑉𝑉𝑟𝑟 𝑉𝑉𝑚𝑚


= + = + = +
𝐸𝐸2 𝐸𝐸𝑟𝑟 𝐸𝐸𝑚𝑚 𝐸𝐸𝑟𝑟 𝐿𝐿 𝐸𝐸𝑚𝑚 𝐿𝐿 𝐸𝐸𝑟𝑟 𝐸𝐸𝑚𝑚

𝐸𝐸𝑟𝑟 𝐸𝐸𝑚𝑚
𝐸𝐸2 =
𝑉𝑉𝑟𝑟 𝐸𝐸𝑚𝑚 + 𝑉𝑉𝑚𝑚 𝐸𝐸𝑟𝑟

in modo analogo è possibile ricavare anche:

𝐺𝐺𝑟𝑟 𝐺𝐺𝑚𝑚
𝜐𝜐12 = 𝑉𝑉𝑟𝑟 𝜐𝜐𝑟𝑟 + 𝑉𝑉𝑚𝑚 𝜐𝜐𝑚𝑚 𝐺𝐺12 =
𝑉𝑉𝑟𝑟 𝐺𝐺𝑚𝑚 + 𝑉𝑉𝑚𝑚 𝐺𝐺𝑟𝑟
6. Come Determinare se un Materiale è Ortotropo. Nel Caso in cui Venga Applicata la
Medesima Forza ad un Materiale Isotropo, quale Andamento Avrebbero le Tre Curve
Rappresentative della Deformazione.

Figura 12. Andamento delle deformazioni nei casi di sollecitazione monoassiale e puramente tangenziale al variare dell’angolo α (in
gradi) tra la direzione 1 del materiale e l’asse x, lungo cui agisce la tensione. Costanti: 𝐸𝐸1 =117.5 GPa, 𝐸𝐸2 =9.8 GPa, 𝐺𝐺12 =3.1 GPa,
𝜐𝜐12 =0.3; a) tensione monoassiale 𝜎𝜎𝑥𝑥 =100 MPa, 𝜎𝜎𝑦𝑦 =0, 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 =0; b) tensione tangenziale𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 =100 MPa, 𝜎𝜎𝑥𝑥 =0, 𝜎𝜎𝑦𝑦 =0.

È mostrato in figura l’andamento delle deformazioni 𝜀𝜀𝑥𝑥𝑥𝑥 in una lamina ortotropa, nel caso di
tensione monoassiale 𝜎𝜎𝑥𝑥 al variare dell’angolo 𝛼𝛼 tra la direzione 𝑥𝑥 e la direzione 1 del materiale. La
deformazione massima agisce con un angolo pari a circa 50°. Per 𝛼𝛼 = 90° la deformazione 𝜀𝜀𝑦𝑦
risulta minore rispetto alla 𝜀𝜀𝑥𝑥 poiché le fibre risultano disposte in direzione 𝑦𝑦 rendendo la lunghezza
in tale direzione elevata.

Nel momento in cui si ruotano gli assi di ortotropia rispetto all’asse 𝑥𝑥, il matriale risulta ortotropo
poiché tra i due assi a 90° tra loro non vi è relazione tra 𝜎𝜎 ed 𝛾𝛾 e tra 𝜀𝜀 ed 𝜏𝜏.

Quando le fibre sono ortogonali alla tensione applicata è ovvio che la deformazione è pari alla
deformazione della matrice che ha una cedevolezza elevata. Il materiale ha subito una deformazione
longitudinale maggiore, ma le fibre sono disposte in modo perpendicolare rispetto alla tensione
applicata per cui 𝜀𝜀𝑥𝑥 è maggiore ma il materiale risulta comunque molto rigido.

Nel caso in cui il materiale fosse isotropo, tali curve diventerebbero delle rette con 𝛾𝛾 = 0.

Se 𝑉𝑉𝑟𝑟 = 1 avrò solo materiale di rinforzo, ovvero isotropo; mentre se 𝑉𝑉𝑟𝑟 = 0 avrò solo la matrice,
ovvero isotropo.
7. Come si Determina la Tensione Lungo una Direzione Assegnata.

Al fine di ottenere la tensione che agisce su un piano identificato dalla direzione normale 𝑛𝑛,
bisogna conoscere il versore che contiene i coseni direttori:
𝑛𝑛𝑥𝑥
𝑛𝑛 = �𝑛𝑛𝑦𝑦 �
𝑛𝑛𝑧𝑧

Il vettore 𝑝𝑝𝑛𝑛 può essere scomposto secondo gli assi di riferimento cartesiani:
𝑝𝑝𝑛𝑛𝑛𝑛
𝑝𝑝𝑛𝑛 = �𝑝𝑝𝑛𝑛𝑛𝑛 � da cui avremo che 𝑝𝑝𝑛𝑛 = 𝜎𝜎 𝑛𝑛 in cui 𝜎𝜎 è il tensore degli sforzi
𝑝𝑝𝑛𝑛𝑛𝑛

Il medesimo risultato può essere ottenuto tramite le componenti in direzione normale e


tangenziale al piano, le quali hanno un significato principalmente fisico:

𝜎𝜎𝑛𝑛
𝑝𝑝𝑛𝑛 = � 𝜏𝜏 �
𝑛𝑛
in cui:
• 𝜎𝜎𝑛𝑛 tende a generare trazione o compressione;
• 𝜏𝜏𝑛𝑛 tende a far scorrere le parti del materiale.

𝜎𝜎𝑛𝑛 = 𝑛𝑛� 𝜎𝜎𝑛𝑛

𝜏𝜏𝑛𝑛 = 𝑝𝑝𝑛𝑛 𝜎𝜎𝑛𝑛


TEORIA DELL’ELASTICITA’

1. Quali sono i Passaggi che si Svolgono per Risolvere il Problema Elastico nelle Due
Principali Formulazioni.

Possiamo scrivere le tre equazioni incognite di equilibrio in funzione degli spostamenti o le


sei equazioni di compatibilità in funzione delle sole tensioni.

FORMULAZIONE AGLI SPOSTAMENTI – EQUAZIONI DI NAVIER


Tale formulazione è adatta alla risoluzione di solidi vincolati al contorno in cui sono
prefissati gli spostamenti (caso delle lastre). Scriviamo le equazioni costitutive sostituendo
gli spostamenti alle deformazioni:

𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕


𝜎𝜎𝑥𝑥 = 2𝐺𝐺 + 𝜆𝜆 � + + � 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝐺𝐺 � + �
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕

effettuando le sostituzioni nelle equazioni indefinite di equilibrio:

𝜕𝜕𝜎𝜎𝑥𝑥 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 𝜕𝜕 2 𝑢𝑢 𝜕𝜕 2 𝑣𝑣 𝜕𝜕 2 𝑤𝑤 𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕


+ + + 𝐹𝐹𝑥𝑥 = 𝐺𝐺 � 2 + 2 + 2 � + (𝜆𝜆 + 𝐺𝐺) � + + � + 𝐹𝐹𝑥𝑥 =
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝑦𝑦 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝑥𝑥 𝜕𝜕𝑦𝑦 𝜕𝜕𝑧𝑧 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕

𝜕𝜕Ѳ
𝐺𝐺∇2 𝑢𝑢 + 3 (𝜆𝜆 + 𝐺𝐺) + 𝐹𝐹𝑥𝑥 = 0
𝜕𝜕𝜕𝜕
in cui:
∇2 è l’operatore di Laplace e 𝜕𝜕Ѳ è la variazione di volume

FORMULAZIONE AGLI SPOSTAMENTI – EQUAZIONI DI MICHELL-BELTRAMI


Tale formulazione è indicata nel caso in cui il solido è non vincolato ma comunque soggetto
a carichi esterni in equilibrio tra loro (caso dei cilindri in pressione). Considerando le
equazioni di congruenza interna si sostituiscono le deformazioni con le tensioni mediante le
equazioni costitutive:

𝜕𝜕 2 𝑢𝑢 𝜕𝜕 2 𝑣𝑣 𝜕𝜕 2 𝑤𝑤 1 𝜕𝜕 2
+ + + �𝜎𝜎 + 𝜎𝜎𝑦𝑦 + 𝜎𝜎𝑧𝑧 � = 0
𝜕𝜕𝑥𝑥 2 𝜕𝜕𝑦𝑦 2 𝜕𝜕𝑧𝑧 2 1 + 𝜐𝜐 𝜕𝜕𝑥𝑥 2 𝑥𝑥

le equazioni possono essere sintetizzate in:


1
∇2 𝜎𝜎𝑖𝑖𝑖𝑖 + 𝜎𝜎 =0
1 + 𝜐𝜐 𝑘𝑘𝑘𝑘,𝑖𝑖𝑖𝑖
2. Tramite l’Ausilio della Tabella Illustrare Ipotesi e Semplificazioni del Problema Piano.

Il problema elastico piano trova una semplificazione se il contorno è di forma cilindrica,


ovvero le forze 𝐹𝐹 e 𝑓𝑓 agenti sono parallele al piano 𝑥𝑥𝑥𝑥 ed indipendenti da 𝑧𝑧 tale che
𝐹𝐹 = [𝐹𝐹𝑥𝑥 𝐹𝐹𝑦𝑦 ]𝑇𝑇 , 𝑓𝑓 = [𝑓𝑓𝑥𝑥 𝑓𝑓𝑦𝑦 ]𝑇𝑇 .

Ipotesi Equazione Considerazione Semplificazione

𝜕𝜕𝜎𝜎𝑥𝑥 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 𝜕𝜕𝜎𝜎𝑥𝑥 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0


+ + 𝐹𝐹𝑥𝑥 = 0 + + + 𝐹𝐹𝑥𝑥 = 0 =0
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕

𝜕𝜕𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝜕𝜕𝜎𝜎𝑦𝑦 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝜕𝜕𝜎𝜎𝑦𝑦𝑦𝑦 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0


+ + 𝐹𝐹𝑦𝑦 = 0 + + + 𝐹𝐹𝑦𝑦 = 0 =0
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕
Tabella 1. considerando il caso di un sistema bidimensionale, consideriamo le equazioni indefinite di equilibrio
che dalla loro ipotesi permettono di trovare come semplificazione le tensioni tangenziali agenti in direzione z,
con normale x e y, nulle.

Equazione Considerazione Semplificazione


Ipotesi

𝐹𝐹𝑧𝑧 = 0
𝜕𝜕𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝜕𝜕𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 𝜕𝜕𝜎𝜎𝑧𝑧 𝜕𝜕𝜎𝜎𝑧𝑧
+ + + 𝐹𝐹𝑧𝑧 = 0 =0 𝜎𝜎𝑧𝑧 = 𝜎𝜎𝑧𝑧 (𝑥𝑥, 𝑦𝑦)
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕
𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0

Tabella 2. la prima semplificazione sulle tensioni tangenziali dalla definizione di problema piano in cui
le forze di volume sono parallele a 𝑥𝑥𝑥𝑥 e indipendenti da z, per cui 𝐹𝐹𝑧𝑧 =0, si trova che la 𝜎𝜎𝑧𝑧 è costante rispetto a
z e varia solo rispetto a 𝑥𝑥 e 𝑦𝑦.

Equazione Considerazione Semplificazione


Ipotesi

1 1 𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0
𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = 𝜏𝜏 𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = 𝜏𝜏
𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0 𝐺𝐺 𝑧𝑧𝑧𝑧 𝐺𝐺 𝑧𝑧𝑧𝑧 per cui
𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0

Tabella 3. la prima semplificazione ci permette inoltre di verificare che attraverso le equazioni costitutive gli
scorrimenti 𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 e 𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 risultano nulli per l’isotropia del materiale (le proprietà sono uguali in tutte le direzioni).

Equazione Considerazione Semplificazione


Ipotesi

𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕


𝑠𝑠(𝑥𝑥, 𝑦𝑦) = [𝑢𝑢 𝑣𝑣] =0 =0 𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = + 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕 = =0 𝑤𝑤 = 𝑤𝑤(𝑧𝑧)
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕
𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = 𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕
𝛾𝛾𝑧𝑧𝑧𝑧 = +
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜕𝜕𝜕𝜕

Tabella 4. un’ulteriore ipotesi semplificativa deriva dall’indipendenza di z dalle componenti di spostamento u e


v e supposto lo spostamento composto solo da u e v, le ultime equazioni di compatibilità forniscono la
semplificazione che la funzione w dipende solo da z ed è costante rispetto a x e y. Ogni sezione, fissato l’asse z
trasla verso l’alto o il baso senza cambiare forma.
Ipotesi Equazione Considerazione Semplificazione

𝜎𝜎(𝑥𝑥, 𝑦𝑦) = �𝜎𝜎𝑥𝑥 𝜎𝜎𝑦𝑦 𝜎𝜎𝑧𝑧 � 𝑇𝑇 1 𝜀𝜀𝑧𝑧 = 𝜀𝜀𝑧𝑧 (𝑥𝑥, 𝑦𝑦)


𝜀𝜀𝑧𝑧 = �𝜎𝜎 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑦𝑦 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑥𝑥 �
𝐸𝐸 𝑧𝑧
𝜎𝜎𝑧𝑧 = 𝜎𝜎𝑧𝑧 (𝑥𝑥, 𝑦𝑦) 𝜀𝜀𝑧𝑧 = 𝐶𝐶

𝑤𝑤 = 𝑤𝑤(𝑧𝑧) 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜀𝜀𝑧𝑧 = 𝜀𝜀𝑧𝑧 (𝑧𝑧)


𝜀𝜀𝑧𝑧 =
𝜕𝜕𝜕𝜕

Tabella 5. 𝜀𝜀𝑧𝑧 non può sia essere funzione di x, y e z per cui risulta costante in tutti i casi, verificato se le
componenti delle tensioni sono costanti, o la 𝜎𝜎𝑧𝑧 è compensata da 𝜎𝜎𝑥𝑥 +𝜎𝜎𝑦𝑦 , oppure 𝜎𝜎𝑧𝑧 = 0 e la somma 𝜎𝜎𝑥𝑥 +𝜎𝜎𝑦𝑦 è
costante.

Equazione Considerazione Semplificazione


Ipotesi

𝜀𝜀𝑧𝑧 = 𝐶𝐶 𝜕𝜕𝜕𝜕 per cui 𝑤𝑤 = 𝐶𝐶𝐶𝐶


𝜀𝜀𝑧𝑧 =
𝜕𝜕𝜕𝜕

Tabella 6. Questa considerazione ci permette di affermare che la funzione degli spostamenti w varia in
direzione z ed il solido rimane piano. Nonostante le deformazioni, le sezioni parallele a 𝑥𝑥𝑥𝑥 si mantengono
piane, ovvero non sono presenti ingobbamenti.

𝜎𝜎𝑧𝑧 è fisicamente realizzabile in presenza di forze autoequilibrate agenti sulle sezioni estreme
all’elemento:


𝑓𝑓𝑧𝑧 = ± 𝜎𝜎𝑧𝑧 per 𝑧𝑧 = ±
2
8. Come si Ottengono le Equazioni Costitutive per i Due Casi di Stato Piano di Tensione e
Deformazione?

STATO DI DEFROMAZIONE PIANO. 𝜀𝜀𝑍𝑍 = 0; 𝑤𝑤 = 0

La formulazione è corretta se vi sono vincoli nelle sezioni estreme. Le equazioni costitutive


si semplificano in:

𝐸𝐸 �(1 − 𝜐𝜐)𝜀𝜀𝑥𝑥 + 𝜐𝜐𝜀𝜀𝑦𝑦 � 𝐸𝐸 �(1 − 𝜐𝜐)𝜀𝜀𝑦𝑦 + 𝜐𝜐𝜀𝜀𝑥𝑥 � 𝐸𝐸


𝜎𝜎𝑥𝑥 = 𝜎𝜎𝑦𝑦 = 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝛾𝛾
(1 + 𝜐𝜐)(1 − 2𝜐𝜐) (1 + 𝜐𝜐)(1 − 2𝜐𝜐) 2(1 + 𝜐𝜐) 𝑥𝑥𝑥𝑥

𝜐𝜐𝐸𝐸 �𝜀𝜀𝑥𝑥 + 𝜀𝜀𝑦𝑦 �


𝜎𝜎𝑥𝑥 = = 𝜐𝜐 �𝜎𝜎𝑥𝑥 + 𝜎𝜎𝑦𝑦 �
(1 + 𝜐𝜐)(1 − 2𝜐𝜐)

le sezioni risultano indipendenti da z.

STATO DI TENSIONE PIANO. 𝜎𝜎𝑧𝑧 = 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 𝜏𝜏𝑧𝑧𝑧𝑧 = 0

Approssima il comportamento di elementi sottili caricati nel loro piano. Le equazioni


costitutive diventano (lastre):

1 1 1 2(1 + 𝜐𝜐)
𝜀𝜀𝑥𝑥 = �𝜎𝜎 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑦𝑦 � 𝜀𝜀𝑦𝑦 = �𝜎𝜎 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑦𝑦 � 𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥
𝐸𝐸 𝑥𝑥 𝐸𝐸 𝑦𝑦 𝐺𝐺 𝐸𝐸
𝜐𝜐 𝜐𝜐
𝜀𝜀𝑧𝑧 = − �𝜎𝜎𝑥𝑥 + 𝜎𝜎𝑦𝑦 � = − �𝜀𝜀 + 𝜀𝜀𝑦𝑦 �
𝐸𝐸 1 − 𝜐𝜐 𝑥𝑥
1 𝜐𝜐 0
𝐸𝐸 𝜐𝜐 1 0 1 1 −𝜐𝜐 0
𝑅𝑅 = 2
� (1 − 𝜐𝜐)� 𝐶𝐶 = �−𝜐𝜐 1 0 �
1 − 𝜐𝜐 𝐸𝐸 0 0 2(1 + 𝜐𝜐)
0 0
2
CILINDRI IN PRESSIONE

1. Determinare l’Equazione di Equilibrio.

Figura 13. Equilibrio dell’elementino di volume nel piano 𝑟𝑟 − 𝜃𝜃

Nel caso di elementi in pressione, l’unica forza di massa è il peso che può essere trascurato,
per cui, considerando positiva la direzione radiale uscente, le forze agenti sono:

• Forze radiali dovute alla 𝜎𝜎𝑟𝑟

𝑑𝑑𝜎𝜎𝑟𝑟
𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝 𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑1𝑎𝑎 = �𝜎𝜎𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑� (𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑)ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝑑𝑑

𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝐹𝐹1𝑏𝑏 = −𝜎𝜎𝑟𝑟 ℎ𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑


la risultate risulta dunque:
𝑑𝑑𝜎𝜎𝑟𝑟
𝑑𝑑𝐹𝐹1 = 𝜎𝜎𝑟𝑟 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 + ℎ 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝑑𝑑

• Forze in direzione radiale dovute a 𝜎𝜎𝜃𝜃

𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝐹𝐹2 = −2 𝜎𝜎𝜃𝜃 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 sin � �
2

Sommando tutte le forze e dividendo per:

𝑑𝑑𝑑𝑑 = ℎ 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑

si ottiene:

𝑑𝑑𝜎𝜎𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑟𝑟 − 𝜎𝜎𝜃𝜃


+ =0
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑟𝑟
L’equazione dell’equilibrio radiale nel caso assialsimmetrico può essere ottenuta
direttamente considerando l’equilibrio di un elemento delimitato da due archi di
circonferenza.

2. Determinare l’Equazione di Compatibilità.

Essendo il problema semplificato considerando il problema assialsimmetrico le equazioni di


compatibilità dipendono dall’unica funzione di spostamento diverso da zero, lo spostamento
radiale 𝑢𝑢(𝑟𝑟) e possono essere ricavate direttamente.

Figura 14. Spostamenti radiali u.

Se tutti i punti viola hanno avuto spostamento pari ad 𝑢𝑢. Si può verificare che la
circonferenza viola si dilata in modo uguale in tutti i punti. L’incremento del raggio
comporta:

𝑑𝑑𝑑𝑑 2𝜋𝜋 (𝑟𝑟 + 𝑢𝑢) − 2𝜋𝜋𝜋𝜋 𝑢𝑢


𝜀𝜀𝑟𝑟 = 𝜀𝜀𝜃𝜃 = = 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝑢𝑢 = 𝑟𝑟 𝜀𝜀𝜃𝜃
𝑑𝑑𝑑𝑑 2𝜋𝜋𝜋𝜋 𝑟𝑟

L’equazione di congruenza interna mette in relazione 𝜀𝜀𝑟𝑟 e 𝜀𝜀𝜃𝜃 :

𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑(𝜀𝜀𝜃𝜃 𝑟𝑟) 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝜀𝜀𝜃𝜃


𝜀𝜀𝑟𝑟 = = = + 𝜀𝜀𝜃𝜃
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
3. Andamento delle Tensioni nel Caso di Pressione Interna.

Condizioni al contorno:

1. 𝑟𝑟 = 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑟𝑟 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜌𝜌 = 𝛽𝛽


� �
2. 𝑟𝑟 = 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑟𝑟 = 0 𝜌𝜌 = 1

𝐵𝐵
𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝐴𝐴 −
𝑟𝑟 2

Se sostituiamo 𝜌𝜌 con r otteniamo:

𝐵𝐵 𝐴𝐴 𝛽𝛽2
�1. −𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝐴𝐴 − 𝛽𝛽2 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝑝𝑝𝑝𝑝 = −𝐴𝐴 + 𝛽𝛽2 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝐴𝐴 = 𝑝𝑝𝑝𝑝 1 − 𝛽𝛽2 �
2. 𝐴𝐴 − 𝐵𝐵 = 0 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝐴𝐴 = 𝐵𝐵

𝐵𝐵 𝛽𝛽2 𝛽𝛽2 1 𝛽𝛽2 1


𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝐴𝐴 − 2
= 𝑝𝑝𝑝𝑝 2
− 𝑝𝑝𝑝𝑝 2 2
= −𝑝𝑝𝑝𝑝 2
� 2 − 1�
𝜌𝜌 1 − 𝛽𝛽 1 − 𝛽𝛽 𝜌𝜌 1 − 𝛽𝛽 𝜌𝜌

𝐵𝐵 𝛽𝛽2 𝛽𝛽2 1 𝛽𝛽2 1


𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝐴𝐴 − 2
= 𝑝𝑝𝑝𝑝 2
+ 𝑝𝑝𝑝𝑝 2 2
= 𝑝𝑝𝑝𝑝 2
� 2 + 1�
𝜌𝜌 1 − 𝛽𝛽 1 − 𝛽𝛽 𝜌𝜌 1 − 𝛽𝛽 𝜌𝜌

𝑝𝑝𝑝𝑝 𝛽𝛽2 − 𝑝𝑝𝑝𝑝 𝑝𝑝𝑝𝑝 𝛽𝛽2


𝜎𝜎𝑙𝑙 = =
1 − 𝛽𝛽2 1 − 𝛽𝛽2

La tensione longitudinale si calcola indipendentemente dalle tensioni radiale e


circonferenziale. Le tensioni massime in valore assoluto si trovano al bordo interno dove
𝜌𝜌 = 𝛽𝛽.

1 + 𝛽𝛽2 𝑝𝑝𝑝𝑝 𝛽𝛽2


𝜎𝜎𝑟𝑟 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜎𝜎𝑙𝑙 =
1 − 𝛽𝛽2 1 − 𝛽𝛽2

Figura 15. Cilindro con 𝛽𝛽 = 0,5. Caso di pressione interna.


4. Cerchi di Mohr per i Cilindri in Pressione.

PRESSIONE INTERNA. Consideriamo le formule precedenti si disegnano, i cerchi di Mohr


relativi al punto più sollecitato, ovvero quello interno, considerando la presenza o assenza
della tensione longitudinale.

PRESSIONE ESTERNA. In questo caso consideriamo le condizioni al contorno che sono:

1. 𝑟𝑟 = 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑟𝑟 = 0 𝜌𝜌 = 𝛽𝛽
� �
2. 𝑟𝑟 = 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑟𝑟 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜌𝜌 = 1

𝐵𝐵
𝜎𝜎𝑐𝑐 = 𝐴𝐴 −
𝑟𝑟 2

Se sostituiamo 𝜌𝜌 con r otteniamo:


−𝑝𝑝𝑝𝑝
⎧1. −𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝐴𝐴 − 𝐵𝐵 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝐴𝐴 =
1 − 𝛽𝛽2 ⎫

⎨2. 𝐵𝐵 2
𝛽𝛽2 ⎬
𝐴𝐴 − = 0 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝐵𝐵 = 𝛽𝛽 𝐴𝐴 = −𝑝𝑝𝑝𝑝
⎩ 𝛽𝛽2 1 − 𝛽𝛽2 ⎭

𝐵𝐵 1 𝛽𝛽2 1 1 𝛽𝛽2
𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝐴𝐴 − = −𝑝𝑝𝑝𝑝 + 𝑝𝑝𝑝𝑝 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 �− + 1�
𝜌𝜌2 1 − 𝛽𝛽2 1 − 𝛽𝛽2 𝜌𝜌2 1 − 𝛽𝛽2 𝜌𝜌2

𝐵𝐵 1 𝛽𝛽2 1 1 𝛽𝛽2
𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝐴𝐴 + 2 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 − 𝑝𝑝𝑝𝑝 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 � + 1�
𝜌𝜌 1 − 𝛽𝛽2 1 − 𝛽𝛽2 𝜌𝜌2 1 − 𝛽𝛽2 𝜌𝜌2

−𝑝𝑝𝑝𝑝
𝜎𝜎𝑙𝑙 =
1 − 𝛽𝛽2

Le tensioni massime in valore assoluto sono:

2 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝜎𝜎𝑟𝑟 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜎𝜎𝜃𝜃 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜎𝜎𝑙𝑙 = −
1 − 𝛽𝛽2 1 − 𝛽𝛽2

Il punto critico è al bordo interno, in cui:


2 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝜎𝜎𝑟𝑟 = 0 𝜎𝜎𝜃𝜃 = −𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜎𝜎𝑙𝑙 = −
1 − 𝛽𝛽2 1 − 𝛽𝛽2

I cerchi di Mohr riferendosi al punto più sollecitato, ovvero il bordo interno, differenziando
la presenza o meno della tensione longitudinale.

Figura 16. Cilindro con 𝛽𝛽 = 0,5. Caso di pressione esterna.

5. Andamento Tensione Circonferenziale al Raggio Interno Quando 𝜷𝜷 Varia da 0 a 1?

CASO CILINDRO SINGOLO.


• Nel caso di un cilindro soggetto a pressione esterna, risulta maggiore in valore
assoluto alla radiale.

𝜎𝜎
Figura 17. Tensione normalizzata � � per cilindro con 𝛽𝛽 = 0,7 soggetto a pressione esterna.
𝑝𝑝𝑝𝑝
• Nel caso di un cilindro soggetto a pressione interna, la tensione circonferenziale
risulta positiva e maggiore in valore assoluto alla radiale, con valore massimo al
contorno interno.

𝜎𝜎
Figura 18. Tensione normalizzata � � per cilindro con 𝛽𝛽 = 0,7 soggetto a pressione interna.
𝑝𝑝𝑝𝑝

• Nel caso di tensioni radiali e circonferenziali normalizzate al variare di 𝑟𝑟 per diversi


valori di 𝛽𝛽, con 𝑟𝑟𝑟𝑟 = 1. Le tensioni circonferenziali crescono notevolmente al
crescere di 𝛽𝛽 e quindi al diminuire dello spessore del cilindro. Quella radiale rimane
la stessa perché dipende dalle condizioni al contorno.

Figura 19. Tensioni radiali e circonferenziali normalizzate in funzione di 𝑟𝑟 per differenti valori di 𝛽𝛽 con 𝑟𝑟𝑟𝑟 = 1.
• Nel caso di tensione di Tresca e circonferenziale per pressione interna, avremo che
per:
𝛽𝛽 → 0 𝑒𝑒 𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞 𝑟𝑟𝑟𝑟 → ∞
la tensione circonferenziale non scende al di sotto di 𝑝𝑝𝑝𝑝 e, la tensione equivalente al
di sotto di 2𝑝𝑝𝑝𝑝. Pressioni che sono pari a metà della 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 danno luogo a cilindri di
materiale duttile infiniti. La soluzione risiede nella cerchiatura.

Figura 20. Tensioni di Tresca e circonferenziali per pressione interna per 𝜌𝜌 = 𝛽𝛽.

6. Quali sono le Variabili in Gioco nella Cerchiatura e qual è il Procedimento per


Determinare i Valori.

Si decide di utilizzare la cerchiatura nel caso di pressione elevata ed inoltre l’aumento dello
spessore non è sufficiente ad evitare la crisi del materiale al bordo interno del cilindro.
Le variabili che entrano in gioco sono:
• 𝑟𝑟𝑟𝑟1, raggio interno del primo cilindro;
• 𝑟𝑟𝑟𝑟1, raggio esterno del primo cilindro;
• 𝛽𝛽1, il rapporto tra il raggio interno ed esterno del primo cilindro;
• 𝑟𝑟𝑟𝑟2, raggio interno del secondo cilindro;
• 𝑟𝑟𝑟𝑟2, raggio esterno del secondo cilindro;
• 𝛽𝛽2, il rapporto tra il raggio interno ed esterno del secondo cilindro.

In fase di progetto, i parametri geometrici da determinare per il forzamento sono 𝛽𝛽1, 𝛽𝛽2 e 𝛿𝛿
(interferenza). Quest’ultimo valore viene ricavato una volta determinata la pressione di
forzamento con le relative relazioni.

La pressione di forzamento, vista a contatto tra i due cilindri, viene vista come pressione
esterna dal cilindro interno e come pressione interna dal cilindro esterno. In particolare, le
tensioni circonferenziali dovute al forzamento sono di compressione e si sottraggono a
quelle dovute alla pressione di esercizio (interna) rendendo lo stato tensionale meno severo.

PRESSIONE ESTERNA. Considerando che la massima tensione principale e


circonferenziale, il criterio di Navier per materiali fragili, il criterio di Tresca per materiali
duttili ed il criterio di von Mises (nel caso di tensione longitudinale nulla) forniscono la
stessa tensione equivalente:

2
𝜎𝜎𝑒𝑒 = 𝑝𝑝𝑝𝑝 (𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚)
1 − 𝛽𝛽2

Introducendo la 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 , la 𝛽𝛽 di progetto sarà pari a:

2 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽 = �1 − (𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝 𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇 𝑝𝑝𝑝𝑝 < 0,5 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 )
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎

Il criterio di von Mises, nel caso di 𝜎𝜎𝑒𝑒 ≠ 0:

√3
𝜎𝜎𝑒𝑒 = 𝑝𝑝𝑝𝑝 (𝜎𝜎𝜃𝜃 𝑒𝑒 𝜎𝜎𝑒𝑒 𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐)
1 − 𝛽𝛽2

1,732 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽 = �1 −
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎

PRESSIONE INTERNA. Considerando che la tensione circonferenziale al bordo interno


risulta sempre la massima per criterio di Tresca riferito ai duttili:

1 + 𝛽𝛽2 2
𝜎𝜎𝑒𝑒 = |𝜎𝜎𝜃𝜃 − 𝜎𝜎𝑟𝑟 | = 𝑝𝑝𝑝𝑝 2
+ 𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝑝𝑝𝑝𝑝
1 − 𝛽𝛽 1 − 𝛽𝛽2

2 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽 = �1 −
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎

Il criterio di von Mises per 𝜎𝜎𝑒𝑒 ≠ 0:

√3
𝜎𝜎𝑒𝑒 = 𝑝𝑝𝑝𝑝
1 − 𝛽𝛽2

1,732 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽 = �1 −
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎

Nel caso in cui 𝜎𝜎𝑒𝑒 = 0, si procede iterativamente:

𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽 = �1 − �3 + 𝛽𝛽4
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎

Nel caso di materiali fragili, e tensione equivalente di Navier al bordo interno coincide con
la sola:
1 + 𝛽𝛽2
𝜎𝜎𝑒𝑒 = 𝑝𝑝𝑝𝑝
1 − 𝛽𝛽2

𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 − 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽 = �
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 + 𝑝𝑝𝑝𝑝

vale sia per 𝜎𝜎𝑒𝑒 = 0 che per 𝜎𝜎𝑒𝑒 ≠ 0.

Una volta determinati i beta, è possibile determinare la pressione di forzamento.

SCELTE DI PROGETTO. Si deve operare in modo tale che le tensioni equivalenti di esercizio al
raggio interno dei due cilindri risultino uguali a pari alla tensione ammissibile:

𝜎𝜎𝑒𝑒1 = 𝜎𝜎𝑒𝑒2 = 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎

Affinché ciò avvenga, la pressione di forzamento deve assumere determinati valori.

Navier, materiali fragili:

1 − 𝛽𝛽1 2 �1 − 𝛽𝛽1 2 ��1 − 𝛽𝛽2 2 �


𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝑝𝑝𝑝𝑝
1 − 𝛽𝛽1 2 𝛽𝛽2 2 �1 + 𝛽𝛽2 2 ��1 − 𝛽𝛽1 2 � + 2�1 − 𝛽𝛽2 2 �

Tresca, materiali duttili:

1 − 𝛽𝛽1 2 �1 − 𝛽𝛽1 2 ��1 − 𝛽𝛽2 2 �


𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝑝𝑝𝑝𝑝
1 − 𝛽𝛽1 2 𝛽𝛽2 2 �1 − 𝛽𝛽1 2 � + �1 − 𝛽𝛽2 2 �

Altre equazioni di progetto si possono ottenere imponendo che le tensioni 𝜎𝜎𝑒𝑒1 𝑒𝑒 𝜎𝜎𝑒𝑒2 ai raggi interni
siano pari alla 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 :

𝑁𝑁
𝛽𝛽1 2 �1 + 𝛽𝛽2 2 � + 𝛽𝛽2 2 + 1
𝜎𝜎𝑒𝑒𝑒𝑒1 = 𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎
𝛽𝛽1 2 �1 + 𝛽𝛽2 2 � + 𝛽𝛽2 2 − 3

𝑇𝑇
2
𝜎𝜎𝑒𝑒𝑒𝑒1 = 𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎
�1 − 𝛽𝛽1 � + �1 − 𝛽𝛽2 2 �
2
SCELTA OTTIMALE. Si dimostra che i valori più bassi dello spessore complessivo dei cilindri
(corrispondenti ai valori più alti di 𝛽𝛽 = 𝛽𝛽1 𝛽𝛽2 ). Si ottengono se si impone 𝛽𝛽1 = 𝛽𝛽2 = 𝛽𝛽0 in modo
che:

• per i materiali fragili:


1 − 𝛽𝛽0 2 1 𝑁𝑁
2𝛽𝛽0 2 + 𝛽𝛽0 4 + 1
𝑝𝑝𝑝𝑝 = 𝑝𝑝𝑝𝑝 𝜎𝜎𝑒𝑒𝑒𝑒 =−
1 + 𝛽𝛽0 2 3 + 𝛽𝛽0 2 2𝛽𝛽0 2 − 𝛽𝛽0 4 − 3
con:
2
𝛽𝛽0 = −1 𝛽𝛽 = 𝛽𝛽0 2
� 𝑝𝑝𝑝𝑝
�1 +
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎
• per materiali duttili:
1 − 𝛽𝛽0 2 𝑝𝑝𝑝𝑝 𝑝𝑝𝑝𝑝 1 𝑇𝑇
𝑝𝑝𝑝𝑝
𝑝𝑝𝑝𝑝 = = 𝜎𝜎𝑒𝑒𝑒𝑒 = = 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎
1 + 𝛽𝛽0 2 2 2 2 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 − 1 1 − 𝛽𝛽0 2
𝑝𝑝𝑝𝑝
con:
𝑝𝑝𝑝𝑝 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽0 = �1 − 𝛽𝛽 = 𝛽𝛽0 2 = 1 −
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎
9. Mostrare Graficamente il Vantaggio Ottenibile con la Cerchiatura.

Al crescere della pressione rispetto alla 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 , cresce il diametro esterno, per fissato
𝑝𝑝𝑝𝑝
diametro interno. Il rapporto diverge per il valore 0,5 per cilindro normale. Con la
𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎
cerchiatura si può ovviare a questo problema.

𝑟𝑟𝑟𝑟 1 𝑝𝑝𝑝𝑝
Figura 21. Andamenti del rapporto tra raggio esterno ed interno � = � determinati con 𝛽𝛽 = �1 − 2 per
𝑟𝑟𝑟𝑟 𝛽𝛽 𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎
𝑝𝑝𝑝𝑝
cilindro normale e 𝛽𝛽 = 𝛽𝛽0 2 = 1 − 𝜎𝜎 relativa al criterio di Tresca, per coppia di cilindri forzati, al variare del rapporto
𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎
𝑝𝑝𝑝𝑝
tra la pressione interna pi applicata e la tensione ammissibile 𝜎𝜎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 . Si osserva come tale rapporto diverga per =
𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎
0,5 per cilindro normale.

𝑝𝑝𝑝𝑝
Con linea tratteggiata è indicato il rapporto tra i raggi esterni ottenuti con la 𝛽𝛽 = �1 − 2 (cilindro normale) e la
𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎
𝑝𝑝𝑝𝑝 𝑝𝑝𝑝𝑝
𝛽𝛽 = 𝛽𝛽0 2 = 1 − 𝜎𝜎 (cilindro forzato); ovviamente l’andamento ha significato sino al valore = 0,5 oltre il quale
𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎𝜎
non è possibile dimensionare il cilindro singolo.
DISCHI ROTANTI

1. Ricavare l’Equazione Indefinita di Equilibrio del Disco Rotante

Si possono fare le stesse considerazioni adottate per i cilindri, la differenza sta che i dischi
sono posti in rotazione e sono soggetti oltre che alle condizioni al contorno (sia al bordo
interno che al bordo esterno) anche a una variazione dello spessore rispetto al raggio. Si
semplifica il problema considerandolo piano e assialsimmetrico. L’equazione dell’equilibrio
radiale nel caso assialsimmetrico può essere ottenuta direttamente considerando l’equilibrio
di un elementino di volume delimitato da due facce cilindriche, la prima posta a distanza 𝑟𝑟
dal centro, si altezza h e determinata da due archi di circonferenza di lunghezza 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 e la
𝑑𝑑ℎ
seconda posta a distanza 𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑, altezza ℎ + � � 𝑑𝑑𝑑𝑑 e delimitata da due archi di
𝑑𝑑𝑑𝑑
circonferenza di lunghezza (𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑)𝑑𝑑𝑑𝑑.

FORZE RADIALI DOVUTE ALLA TENSIONE 𝜎𝜎𝑟𝑟


per 𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑 avremo che:
𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟 𝑑𝑑ℎ
𝑑𝑑𝐹𝐹1𝑎𝑎 = �𝜎𝜎𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑� �ℎ + 𝑑𝑑𝑑𝑑� (𝑟𝑟 + 𝑑𝑑𝑑𝑑) 𝑑𝑑𝑑𝑑 =
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟 𝑑𝑑ℎ
𝜎𝜎𝑟𝑟 ℎ 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 + 𝜎𝜎𝑟𝑟 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 + ℎ 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 + 𝜎𝜎𝑟𝑟 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑

per r avremo che:

𝑑𝑑𝐹𝐹1𝑏𝑏 = −𝜎𝜎𝑟𝑟 𝑟𝑟 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑

sommando avremo:

𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟 𝑑𝑑ℎ
𝜎𝜎𝑟𝑟 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 + ℎ 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 + 𝜎𝜎𝑟𝑟 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑

FORZE CIRCONFERENZIALI DOVUTE ALLE TENSIONI 𝜎𝜎𝜃𝜃

𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝐹𝐹2 = −2 𝜎𝜎𝜃𝜃 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 sin � � = − 𝜎𝜎𝜃𝜃 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
2

poiché

𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
sin � �≈
2 2

FORZE DI MASSA

In un dico rotante, se si accumula materiale verso l’esterno le sollecitazioni crescono.

𝐹𝐹𝑚𝑚 = 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟

(forza per unità di volume dovuta alla rotazione, di modulo costante, cambia direzione)

da cui si ottiene la orza radiale, moltiplicando per il volume dell’elementino:


𝑑𝑑𝑑𝑑3 = 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟 2 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑

(questa forza è legata sia alla velocità di rotazione ma anche alla distanza dell’elementino
dall’ asse di rotazione)

Sommando le tre forze e dividendo per 𝑑𝑑𝑑𝑑 = 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑, si ottiene:

𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑟𝑟 𝜎𝜎𝜃𝜃 𝒅𝒅𝒅𝒅


ℎ+ ℎ + 𝝈𝝈𝒓𝒓 + 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟 ℎ = 0
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑟𝑟 𝒅𝒅𝒅𝒅


tale fattore tiene conto di come la variazione di altezza nel passare da una posizione a
un’altra, dà luogo a un incremento della forza.

Nel caso in cui h è costante:

𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟 𝜎𝜎𝑟𝑟 𝜎𝜎𝜃𝜃


+ + 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟 = 0
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑟𝑟

2. Descrivere i Passaggi per la Determinazione dell’Equazione Differenziale Finale.


Una volta determinate le equazioni indefinite di equilibrio, le equazioni di compatibilità (o
congruenza) e le equazioni costitutive dobbiamo utilizzarle per trovare la soluzione del
problema considerato piano e quindi determinare le tre incognite 𝜎𝜎𝑟𝑟 , 𝜎𝜎𝜃𝜃 ed 𝑢𝑢 in funzione di
𝑟𝑟.
Attraverso le equazioni costitutive scriviamo l’equazione di congruenza:
𝑑𝑑𝑑𝑑𝜃𝜃
𝜀𝜀𝑟𝑟 = 𝑟𝑟 + 𝜀𝜀𝜃𝜃
𝑑𝑑𝑑𝑑

1 1 (𝜎𝜎𝜃𝜃 − 𝜐𝜐𝜎𝜎𝑟𝑟 ) 1
(𝜎𝜎𝑟𝑟 − 𝜐𝜐𝜎𝜎𝜃𝜃 ) = 𝑟𝑟 + (𝜎𝜎𝜃𝜃 − 𝜐𝜐𝜎𝜎𝑟𝑟 )
𝐸𝐸 𝐸𝐸 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝐸𝐸
da cui:
𝑑𝑑𝑑𝑑𝜃𝜃 𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟
�(𝜎𝜎𝜃𝜃 − 𝜐𝜐𝜎𝜎𝑟𝑟 ) (1 + 𝜐𝜐) + − 𝜐𝜐 𝑟𝑟 = 0�
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
Per la determinazione delle tensioni è opportuno ricondursi a un’equazione differenziale in
un’unica incognita sostituendo la 𝜎𝜎𝜃𝜃 nell’equazione precedente con le equazioni indefinite di
equilibrio esplicitate opportunamente:
𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟
𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝜎𝜎𝑟𝑟 + 𝑟𝑟 + 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟 2
𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝑑𝑑𝑟𝑟 1 𝑑𝑑ℎ
𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝜎𝜎𝑟𝑟 + 𝑟𝑟 + 𝑟𝑟 𝜎𝜎 + 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟 2
𝑑𝑑𝑑𝑑 ℎ 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑟𝑟

DISCO A SPESSORE COSTANTE


Otteniamo la seguente equazione differenziale nella sola incognita 𝜎𝜎𝑟𝑟 :
𝑑𝑑 2 𝜎𝜎𝑟𝑟 3 𝑑𝑑𝜎𝜎𝑟𝑟 2
𝑑𝑑2 𝜎𝜎𝑟𝑟 3 𝑑𝑑𝜎𝜎𝑟𝑟
+ + (3 + 𝜐𝜐) 𝜇𝜇 𝜔𝜔 = + + (3 + 𝜐𝜐)𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟𝑒𝑒 2 = 0
𝑑𝑑𝑟𝑟 2 𝑟𝑟 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝜌𝜌2 𝜌𝜌 𝑑𝑑𝑑𝑑
si può dimostrare che una soluzione particolare esiste:
𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝐶𝐶 ′ 𝜌𝜌2 ; devo trovare una funzione 𝜎𝜎𝑟𝑟 che al variare di 𝜌𝜌 in ogni punto, sommando i
termini, deve venire zero. Quindi valutiamo il valore di 𝐶𝐶 ′ .

𝑑𝑑 2 ′ 2 3 𝑑𝑑 ′ 2
𝐶𝐶 𝜌𝜌 + 𝐶𝐶 𝜌𝜌 + (3 + 𝜐𝜐) 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝑟𝑟𝑒𝑒 2 = 0
𝑑𝑑𝜌𝜌2 𝜌𝜌 𝑑𝑑 𝜌𝜌

risolvendo rispetto a 𝐶𝐶 ′ :
3 + 𝜐𝜐 2
𝜎𝜎𝑟𝑟 = −𝜇𝜇 𝜔𝜔 𝑟𝑟𝑒𝑒 2 𝜌𝜌 = −𝜎𝜎0 𝑐𝑐 𝜌𝜌2 = −𝐶𝐶 𝜌𝜌2
8
in cui:
3 + 𝜐𝜐
𝑐𝑐 = 𝜎𝜎0 = 𝝁𝝁 𝝎𝝎 𝒓𝒓𝒆𝒆 𝟐𝟐
8

se avessi un disco rotante con raggio interno prossimo al raggio esterno (anello), agisce
questa tensione che non ha effetto Poisson e può essere utilizzata come tensione di
riferimento.
1 + 3𝜐𝜐
𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝜎𝜎0 𝜌𝜌2
8
La soluzione completa sarà:
𝐵𝐵 𝑏𝑏
𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝐴𝐴 − 2 − 𝐶𝐶𝜌𝜌2 = �𝑎𝑎 − 2 − 𝑐𝑐𝜌𝜌2 � 𝜎𝜎0
𝜌𝜌 𝜌𝜌
𝐵𝐵 𝑏𝑏
𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝐴𝐴 + 2 − 𝐷𝐷𝜌𝜌2 = �𝑎𝑎 − 2 − 𝑑𝑑𝜌𝜌2 � 𝜎𝜎0
𝜌𝜌 𝜌𝜌
NOTA BENE. Nel caso di disco solo rotante, le condizioni da mettere al contorno sono:
 per 𝑟𝑟 = 𝑟𝑟𝑖𝑖 → (𝜌𝜌 = 𝛽𝛽) e 𝜎𝜎𝑟𝑟 = 0;
 per 𝑟𝑟 = 𝑟𝑟𝑒𝑒 → (𝜌𝜌 = 1) e 𝜎𝜎𝑟𝑟 = 0.

Le costanti:

 𝑎𝑎 = 𝑐𝑐(1 + 𝛽𝛽2 );
 𝑏𝑏 = 𝑐𝑐 𝛽𝛽2 ;
3+𝜐𝜐
 𝑐𝑐 = ;
8
1+3𝜐𝜐
 𝑑𝑑 = 𝑐𝑐 .
3+𝜐𝜐

Le precedenti possono dunque essere riscritte come:

𝛽𝛽2
2
𝜎𝜎𝑟𝑟 = �1 + 𝛽𝛽 − 2 � 𝑐𝑐 𝜎𝜎0
𝜌𝜌

𝛽𝛽2 1 + 3𝜐𝜐 2
𝜎𝜎𝜃𝜃 = �1 + 𝛽𝛽2 − 𝜌𝜌 � 𝑐𝑐 𝜎𝜎0
𝜌𝜌2 3 + 𝜐𝜐

Nel caso di disco non rotante si dovrà imporre che 𝑐𝑐 e 𝑑𝑑 siano pari a zero.

La massima tensione circonferenziale si ha nel raggio interno mentre il massimo valore della
radiale si verifica per 𝜌𝜌 = 𝛽𝛽0,5 .
3. Descrivere i Dati di Ingresso, i Dati Ottenuti dalla Discretizzazione e i Passi
dell’Algoritmo di Grammel.

Il metodo di Grammel sfrutta la soluzione di un disco a spessore costante applicandolo a un


insieme di dischi. In questo caso non si utilizzano 𝜌𝜌 e 𝛽𝛽 ma i raggi effettivi.
Dati 𝑢𝑢, 𝑣𝑣, 𝜔𝜔, 𝜎𝜎𝐼𝐼 , 𝜎𝜎𝐸𝐸 , ℎ(𝑧𝑧) e ∑ 𝜃𝜃𝑖𝑖 (Tensione di tentativo).
I dati da considerare per la discretizzazione sono il numero 𝑁𝑁 di discretizzazioni da
effettuare, le 𝑁𝑁 + 1 ascisse degli estremi degli elementi 𝑟𝑟𝑘𝑘 , le 𝑁𝑁 + 1 altezze degli elementi
in corrispondenza delle 𝑁𝑁 + 1 ascisse ℎ𝑘𝑘 , gli 𝑁𝑁 + 1 spessori del disco non discretizzato in
corrispondenza delle 𝑁𝑁 + 1 ascisse 𝐻𝐻𝑘𝑘 = ℎ(𝑟𝑟𝑘𝑘 ).

NOTA BENE. Quando si risolve il primo disco bisogna imporre le due condizioni al
contorno per calcolare le costanti 𝐴𝐴 e 𝐵𝐵. Al bordo interno è nota la tensione radiale.
Si assegna: 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 con 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 = 0 per il calcolo di 𝜎𝜎′;
Si assegna: 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 = 0 con 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 = ∑ 𝜃𝜃𝑖𝑖 per il calcolo di 𝜎𝜎′′.

PASSAGGI DELL’ALGORITMO.

a. Calcolo di C e D
Considerando un disco solo rotante
3 + 𝜐𝜐 1 + 3𝜐𝜐
𝐶𝐶 = 𝜇𝜇 𝜔𝜔2 𝐷𝐷 = 𝜇𝜇 𝜔𝜔2
8 8
b. Calcolo di 𝜎𝜎′ negli 𝑁𝑁 elementi
𝐻𝐻𝐻𝐻
 𝜎𝜎 ′ 𝑟𝑟𝑟𝑟1 = 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝜎𝜎 ′ 𝜃𝜃𝜃𝜃 = 0
ℎ1
Tensioni al bordo interno elemento 1 (disco rotante)
ℎ𝑘𝑘−1 ℎ𝑘𝑘−1
 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘 = 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘−1 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘 = 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘−1 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘−1 �1 − �
ℎ𝑘𝑘 ℎ𝑘𝑘
tale equazione diventa:
ℎ1 ℎ1
 𝜎𝜎𝑟𝑟2 = 𝜎𝜎𝑟𝑟1 𝜎𝜎𝜃𝜃2 = 𝜎𝜎𝜃𝜃1 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑟𝑟1 �1 − �
ℎ2 ℎ2

Figura 22. A sinistra abbiamo l'equilibrio di due elementi consecutivi, mentre a destra abbiamo parametri geometrici e
meccanici dell'elemento 𝑘𝑘 − 𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒.

Scriviamo le tensioni al bordo esterno al 𝑘𝑘 − 1 elemento, cioè bordo interno


del 𝑘𝑘 − 𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 elemento.
 𝑠𝑠 = 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘 + 𝐶𝐶 𝑟𝑟𝑘𝑘 2 𝐴𝐴 = (𝑡𝑡 + 𝑠𝑠)/2
𝑡𝑡 = 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘 + 𝐷𝐷 𝑟𝑟𝑘𝑘 2 𝐵𝐵 = 𝑟𝑟𝑘𝑘 2 (𝑡𝑡 − 𝑠𝑠)/2

𝐵𝐵
𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘 = 𝐴𝐴 − − 𝐶𝐶 𝑟𝑟𝑘𝑘+1 2
𝑟𝑟𝑘𝑘+1 2

𝐴𝐴 + 𝐵𝐵
𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘 = − 𝐷𝐷 𝑟𝑟𝑘𝑘+1 2
𝑟𝑟𝑘𝑘+1 2
Disco spessore costante

ℎ𝑁𝑁 ℎ𝑁𝑁
 𝜎𝜎′𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝜎𝜎′𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑁𝑁 𝜎𝜎′𝜃𝜃𝜃𝜃 = 𝜎𝜎′𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑁𝑁 − 𝜐𝜐𝜎𝜎′𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑁𝑁 �1 − �
𝐻𝐻𝑒𝑒 𝐻𝐻𝑒𝑒
Correzioni al bordo esterno e interno 1 − 𝑁𝑁
Si deve tenere conto della differenza tra lo spessore 𝑁𝑁 + 1 dell’elemento 𝑁𝑁 e
lo spessore 𝐻𝐻𝑒𝑒 del bordo esterno.

c. Calcolo di 𝜎𝜎 ′′ negli 𝑁𝑁 elementi (𝐶𝐶 = 0, 𝐷𝐷 = 0, 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 = 0)

 𝜎𝜎′′𝑟𝑟𝑟𝑟 = 0 𝜎𝜎′′𝜃𝜃𝜃𝜃 = ∑ 𝜃𝜃𝑖𝑖


Tensione al bordo interno elemento N1

ℎ𝑘𝑘−1 ℎ𝑘𝑘−1
 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘 = 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘−1 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘 = 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘−1 − 𝜐𝜐 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘−1 �1 − �
ℎ𝑘𝑘 ℎ𝑘𝑘
Bordo interno elementi 2 − 𝑁𝑁

 𝑠𝑠 = 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘 + 𝐶𝐶 𝑟𝑟𝑘𝑘 2 𝐴𝐴 = (𝑡𝑡 + 𝑠𝑠)/2


𝑡𝑡 = 𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘 + 𝐷𝐷 𝑟𝑟𝑘𝑘 2 𝐵𝐵 = 𝑟𝑟𝑘𝑘 2 (𝑡𝑡 − 𝑠𝑠)/2

𝐵𝐵
𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑘𝑘 = 𝐴𝐴 − 2
− 𝐶𝐶 𝑟𝑟𝑘𝑘+1 2
𝑟𝑟𝑘𝑘+1

𝐴𝐴 + 𝐵𝐵
𝜎𝜎𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑘𝑘 = − 𝐷𝐷 𝑟𝑟𝑘𝑘+1 2
𝑟𝑟𝑘𝑘+1 2
Bordo esterno elementi 1 − 𝑁𝑁

ℎ𝑁𝑁 ℎ𝑁𝑁
 𝜎𝜎′𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝜎𝜎′𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑁𝑁 𝜎𝜎′𝜃𝜃𝜃𝜃 = 𝜎𝜎′𝜃𝜃𝜃𝜃 𝑁𝑁 − 𝜐𝜐𝜎𝜎′𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑁𝑁 �1 − �
𝐻𝐻𝑒𝑒 𝐻𝐻𝑒𝑒
Correzioni al bordo esterno elemento 𝑁𝑁 + 1 e bordi interni elementi 1 − 𝑁𝑁

d. Calcolo di 𝐾𝐾

𝐾𝐾 = (𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 − 𝜎𝜎′𝑟𝑟𝑟𝑟 )/𝜎𝜎′′𝑟𝑟𝑟𝑟


e. Calcolo delle tensioni

𝜎𝜎𝑟𝑟 = 𝜎𝜎′𝑟𝑟 + 𝐾𝐾 𝜎𝜎′′𝑟𝑟 𝜎𝜎𝜃𝜃 = 𝜎𝜎′𝜃𝜃 + 𝐾𝐾 𝜎𝜎′′𝜃𝜃


Possiamo dire che la confine tra un disco ed il successivo, abbiamo due grandezze, ovvero la
𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 e la 𝜎𝜎𝑟𝑟𝑟𝑟 che differiscono. Il valore significativo che noi dobbiamo utilizzare è quello al
bordo interno, quello al bordo esterno è un passaggio intermedio.
LASTRE

1. Quali sono i Carichi Esterni nelle Lastre? Che Dimensioni Hanno?

Le lastre sono elementi aventi la geometria descritta nel caso del problema piano in
elasticità. Esse possono essere soggette a due sistemi di carico:

 CARICHI NEL PIANO. Costituiti da forze ad unità di superficie 𝑓𝑓𝑓𝑓 ed 𝑓𝑓𝑓𝑓 che
agiscono parallelamente al piano 𝑥𝑥𝑥𝑥, costanti lungo la direzione 𝑧𝑧.

 CARICHI FUORI DAL PIANO. Costituiti da forze distribuite ad unità di


superficie 𝑓𝑓𝑓𝑓 che agiscono ortogonalmente al piano 𝑥𝑥𝑥𝑥 e, nel caso più
generale, di momenti distribuiti ad unità di superficie di tipo flettente 𝑚𝑚𝑚𝑚 ed
𝑚𝑚𝑚𝑚.

Le lastre soggette a carichi fuori dal piano risultano sollecitate a flessione e taglio nella
direzione 𝑧𝑧 e vengono spesso definite piastre, le lastre soggette a carichi nel piano sono
sollecitate a sforzi normali e taglio nel piano 𝑥𝑥𝑥𝑥.

2. Come si Deforma la Lastra? Che Relazione c’è tra la Deformazione nei Vari Punti
della Lastra e gli Abbassamenti 𝒘𝒘.

La deformazione vede da un lato i baricentri, individuati dalle normali alla lastra


(rettangolare appoggiata sui quattro lati), soggetta ad un carico 𝑓𝑓𝑓𝑓 uniforme, spostati fra loro
e dall’altro lato di quanto hanno ruotato le sezioni.

Gli abbassamenti in direzione verticale sono funzioni delle variabili 𝑥𝑥 e 𝑦𝑦 𝑤𝑤 = 𝑤𝑤0 (𝑥𝑥, 𝑦𝑦).
Gli abbassamenti in direzione 𝑧𝑧 li possiamo scrivere solo tramite gli abbassamenti del
baricentro di ciascuna normale.
Gli spostamenti in direzione 𝑥𝑥 e 𝑦𝑦 sono ottenuti dalla somma dello spostamento del
baricentro della normale (dato dalla funzione 𝑢𝑢0 (𝑥𝑥, 𝑦𝑦) 𝑣𝑣0 (𝑥𝑥, 𝑦𝑦) più una componente dovuta
alle rotazioni 𝜙𝜙𝑥𝑥 e 𝜙𝜙𝑦𝑦 della normale stessa, direttamente proporzionale alla distanza 𝑧𝑧 di tale
baricentro.

𝑢𝑢 = 𝑢𝑢0 + 𝑧𝑧 𝜙𝜙𝑥𝑥 𝑣𝑣 = 𝑣𝑣0 + 𝑧𝑧 𝜙𝜙𝑦𝑦


In base a tali considerazioni le normali rimangono;
 rettilinee;
 non deformate;
 ortogonali al piano

Secondo queste ipotesi di Kirchhoffe e in base all’ipotesi di piccoli spostamenti:

𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝜙𝜙𝑥𝑥 = − 𝜙𝜙𝑦𝑦 = −
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑

da cui:
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑢𝑢 = 𝑢𝑢0 + 𝑧𝑧 �− � 𝑣𝑣 = 𝑣𝑣0 + 𝑧𝑧 �− �
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑

Sappiamo che le deformazioni possono essere scritte come:

𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝑢𝑢0 𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
𝜀𝜀𝑥𝑥 = = − 𝑧𝑧
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝑥𝑥 2
con:
𝛿𝛿𝑢𝑢0
 𝜀𝜀𝑥𝑥𝑥𝑥 =
𝛿𝛿𝛿𝛿
𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
 𝑘𝑘𝑥𝑥 = −
𝛿𝛿𝑥𝑥 2
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝑣𝑣0 𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
𝜀𝜀𝑦𝑦 = = − 𝑧𝑧
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝑦𝑦 2
con:
𝛿𝛿𝑣𝑣0
 𝜀𝜀𝑦𝑦𝑦𝑦 =
𝛿𝛿𝛿𝛿
𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
 𝑘𝑘𝑦𝑦 = −
𝛿𝛿𝑦𝑦 2
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝑣𝑣0 𝛿𝛿𝑢𝑢0 𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥 = + =� + � + 2𝑧𝑧
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿
con:
𝛿𝛿𝑣𝑣0 𝛿𝛿𝑢𝑢0
 𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥𝑥𝑥 = +
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿
𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
 𝑘𝑘𝑥𝑥𝑥𝑥 = −2
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

𝜀𝜀𝑥𝑥 𝜀𝜀𝑥𝑥𝑥𝑥 𝑘𝑘𝑥𝑥


� 𝜀𝜀𝑦𝑦 � = � 𝜀𝜀𝑦𝑦𝑦𝑦 � + 𝑧𝑧 � 𝑘𝑘𝑦𝑦 �
𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥 𝛾𝛾𝑥𝑥𝑥𝑥𝑥𝑥 𝑘𝑘𝑥𝑥𝑥𝑥

𝛿𝛿𝑢𝑢0 𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
⎡ ⎤ ⎡ ⎤
2
⎢ 𝛿𝛿𝛿𝛿 ⎥ ⎢ 𝛿𝛿𝑥𝑥 ⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎢ 𝛿𝛿𝑣𝑣0 ⎥ ⎢ 𝛿𝛿 2 𝑤𝑤 ⎥
⎢ 𝛿𝛿𝛿𝛿 ⎥ − 𝑧𝑧 ⎢ − 𝛿𝛿𝑦𝑦 2 ⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎢𝛿𝛿𝑣𝑣0 + 𝛿𝛿𝑢𝑢0 ⎥
2
⎢2 𝛿𝛿 𝑤𝑤 ⎥
⎣ 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 ⎦ ⎣ 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿⎦

Le deformazioni della lastra dipendono solo dalle deformazioni nel piano medio e dalla
funzione 𝑤𝑤.
3. Quali Sono le Caratteristiche di Sollecitazione (Risultanti) delle Lastre? Come sono
Legate alle Tensioni?

Sono le forze e i momenti ad unità di lunghezza agenti sulle lastre.


Nel piano 𝑥𝑥𝑥𝑥 abbiamo:
 𝑁𝑁𝑥𝑥 = ∫𝑧𝑧 𝜎𝜎𝑥𝑥 𝑑𝑑𝑑𝑑
 𝑁𝑁𝑦𝑦 = ∫𝑧𝑧 𝜎𝜎𝑦𝑦 𝑑𝑑𝑑𝑑
 𝑁𝑁𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝑁𝑁𝑦𝑦𝑦𝑦 = ∫𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝑑𝑑𝑑𝑑 = ∫𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 𝑑𝑑𝑑𝑑

In direzione 𝑧𝑧 abbiamo:
 𝑇𝑇𝑥𝑥 = ∫𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝑑𝑑𝑑𝑑
 𝑇𝑇𝑦𝑦 = ∫𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 𝑑𝑑𝑑𝑑

Momenti flettenti nel piano 𝑥𝑥𝑥𝑥 sono:


 𝑀𝑀𝑥𝑥 = ∫𝑧𝑧 𝜎𝜎𝑥𝑥 𝑧𝑧 𝑑𝑑𝑑𝑑
 𝑀𝑀𝑦𝑦 = ∫𝑧𝑧 𝜎𝜎𝑦𝑦 𝑧𝑧 𝑑𝑑𝑑𝑑

Momenti torcenti sono:


 𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝑀𝑀𝑦𝑦𝑦𝑦 = ∫𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 𝑧𝑧 𝑑𝑑𝑑𝑑 = ∫𝑧𝑧 𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 𝑧𝑧 𝑑𝑑𝑑𝑑

4. In Cosa Differiscono Rispetto a Quelle delle Travi?

Le sollecitazioni ricavate precedentemente per le lastre sono forze e momenti ad unità di


lunghezza agenti su ciascuna normale, e non i risultanti sull’intera sezione come accade per
le travi, Nelle travi la determinazione dei risultanti agenti sull’intera sezione permette di
determinare le tensioni agenti in ciascun punto, nel caso delle lastre non è possibile poiché i
risultanti sono funzioni della posizione lungo la sezione.

Un’altra differenza riguarda la presenza del momento torcente 𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 che si riscontra anche in
assenza di momenti torcenti applicati.

5. Perché non Possiamo Ottenerle Direttamente in Base ai Carichi e alle Reazioni come
nelle Travi?

Le risultanti nelle lastre sono funzioni della posizione lungo la sezione.

6. Perché si Genera il Momento 𝑴𝑴𝒙𝒙𝒙𝒙 anche in Presenza di Soli Carichi Verticali?

Le reazioni vincolari al contorno sono costituite da sforzi di taglio, momenti flettenti e


torcenti agenti in direzione parallela e normale al contorno stesso.

La presenza di 𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 è dovuta al fatto che in generale, a seguito della deformazione, sezioni
della trave parallele tra loro si trovano ad avere curvature differenti nei piani contenenti
l’asse 𝑧𝑧, trasmettendosi delle tensioni tangenziali con relativa distribuzione relativamente al
contorno.
7. Determinare l’Equazione di Equilibrio ai Momenti.

Possono essere scritti due sistemi di equazioni di equilibrio che risultano indipendenti tra
loro e che descrivono rispettivamente il comportamento della lastra per le sollecitazioni
agenti nel piano e fuori dal piano.

 Sollecitazioni agenti nel piano: traslazioni orizzontali nelle direzioni 𝑥𝑥𝑥𝑥

𝛿𝛿𝑁𝑁𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑁𝑁𝑥𝑥𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑁𝑁𝑦𝑦 𝛿𝛿𝑁𝑁𝑥𝑥𝑥𝑥


+ + 𝑓𝑓𝑓𝑓 = 0 + + 𝑓𝑓𝑓𝑓 = 0
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

 Sollecitazioni agenti nel piano: rotazione attorno agli assi 𝑥𝑥 e 𝑦𝑦 e traslazione


verticale

𝛿𝛿𝑇𝑇𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑇𝑇𝑦𝑦 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑦𝑦 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥


+ + 𝑓𝑓𝑓𝑓 = 0 + + 𝑚𝑚𝑚𝑚 − 𝑇𝑇𝑥𝑥 = 0 + + 𝑚𝑚𝑚𝑚 − 𝑇𝑇𝑦𝑦 = 0
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

In assenza di 𝑚𝑚𝑚𝑚 ed 𝑚𝑚𝑚𝑚

𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑦𝑦 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥


+ − 𝑇𝑇𝑥𝑥 = 0 + − 𝑇𝑇𝑦𝑦 = 0
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

da cui

𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑦𝑦 𝛿𝛿𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥


𝑇𝑇𝑥𝑥 = + 𝑇𝑇𝑦𝑦 = +
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

e sostituendole nella prima ricavata otteniamo

𝛿𝛿 2 𝑀𝑀𝑥𝑥 𝛿𝛿 2 𝑀𝑀𝑦𝑦 𝛿𝛿 2 𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥


+ +2 + 𝑓𝑓𝑓𝑓 = 0
𝛿𝛿𝑥𝑥 2 𝛿𝛿𝑦𝑦 2 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

Tale equazione è quella di equilibrio alla traslazione verticale espressa in


funzione dei momenti.

N.B. Le sollecitazioni torcenti al contorno sono il momento risultante da una distribuzione di


tensioni tangenziali.

La funzione che descrive i momenti 𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 applicati dai vincoli varia linearmente in direzione
𝑥𝑥 e la distribuzione 𝑇𝑇′𝑦𝑦 (tagli di Kirchoff poste in direzione verticale) risulta costante. In
corrispondenza dello spigolo, la presenza di momenti opposti 𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 ed 𝑀𝑀𝑦𝑦𝑦𝑦 provoca la
presenza di una reazione vincolare concentrata 𝑅𝑅 pari alla somma dei due momenti, tale
trazione applicata al vincolo, tende ad impedire che lo spigolo si sollevi.
8. Una Volta Risolta l’Equazione Biarmonica e Determinata la Funzione 𝒘𝒘, con Quali
Equazioni si Passa ai Risultanti e alle Tensioni?

La determinazione dei risultanti richiede il calcolo delle derivate di ordine due e tre della
funzione 𝑤𝑤, le quali presentano i seguenti coefficienti:

𝜋𝜋 𝑚𝑚 𝜋𝜋 𝑛𝑛
𝐴𝐴𝑚𝑚 = 𝐵𝐵𝑛𝑛 =
𝑎𝑎 𝑏𝑏

e le funzioni 𝑠𝑠 e 𝑐𝑐 delle derivate sono pari a:

𝑠𝑠𝑚𝑚 = sin(𝐴𝐴𝑚𝑚 𝑥𝑥) 𝑠𝑠𝑛𝑛 = sin(𝐵𝐵𝑛𝑛 𝑦𝑦)

𝑐𝑐𝑚𝑚 = cos(𝐴𝐴𝑚𝑚 𝑥𝑥) 𝑐𝑐𝑛𝑛 = cos(𝐵𝐵𝑛𝑛 𝑦𝑦)


possiamo scrivere:

𝜋𝜋 𝑚𝑚 𝑥𝑥 𝜋𝜋 𝑛𝑛 𝑦𝑦
𝑠𝑠𝑚𝑚,𝑛𝑛 = 𝑠𝑠𝑚𝑚 𝑠𝑠𝑛𝑛 = sin � � sin � �
𝑎𝑎 𝑏𝑏

Tenendo conto di quanto ottenuto possiamo scrivere i risultanti, considerando i coefficienti


in serie di Fourier:

𝑎𝑎 𝑏𝑏
4
𝐹𝐹𝑚𝑚,𝑛𝑛 = � � 𝑓𝑓𝑓𝑓 𝑠𝑠𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑎𝑎 𝑏𝑏 0 0
in cui 𝑓𝑓𝑓𝑓 è il carico trasversale sinusoidale

1
𝐾𝐾𝑚𝑚,𝑛𝑛 = 2
𝑚𝑚 2 𝑛𝑛 2
2 �� � + � � �
𝑎𝑎 𝑏𝑏
Definiamo:
𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 = 𝐹𝐹𝑚𝑚,𝑛𝑛 ∙ 𝐾𝐾𝑚𝑚,𝑛𝑛

I risultanti sono i seguenti:

𝑀𝑀 𝑁𝑁
1
𝑀𝑀𝑥𝑥 = 4 � ��𝐴𝐴𝑚𝑚 2 + 𝜐𝜐 𝐵𝐵𝑛𝑛 2 � 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑠𝑠𝑚𝑚,𝑛𝑛
𝜋𝜋
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

𝑀𝑀 𝑁𝑁
1
𝑀𝑀𝑦𝑦 = 4 � ��𝐵𝐵𝑛𝑛 2 + 𝜐𝜐 𝐴𝐴𝑚𝑚 2 � 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑠𝑠𝑚𝑚,𝑛𝑛
𝜋𝜋
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

𝑀𝑀 𝑁𝑁
1 − 𝜐𝜐
𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥 = − 4 � � 𝐴𝐴𝑚𝑚 𝐵𝐵𝑛𝑛 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑐𝑐𝑚𝑚 𝑐𝑐𝑛𝑛
𝜋𝜋
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1
𝑀𝑀 𝑁𝑁
1
𝑇𝑇𝑥𝑥 = 4 � ��𝐴𝐴𝑚𝑚 3 + 𝐴𝐴𝑚𝑚 𝐵𝐵𝑛𝑛 2 � 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑐𝑐𝑚𝑚 𝑠𝑠𝑛𝑛
𝜋𝜋
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

𝑀𝑀 𝑁𝑁
1
𝑇𝑇𝑦𝑦 = 4 � ��𝐵𝐵𝑛𝑛 3 + 𝐵𝐵𝑛𝑛 𝐴𝐴𝑚𝑚 2 � 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑐𝑐𝑛𝑛 𝑠𝑠𝑚𝑚
𝜋𝜋
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

𝑀𝑀 𝑁𝑁
1
𝑅𝑅𝑥𝑥 = 4 � ��𝐴𝐴𝑚𝑚 3 + (2 − 𝜐𝜐)𝐴𝐴𝑚𝑚 𝐵𝐵𝑛𝑛 2 � 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑐𝑐𝑚𝑚 𝑠𝑠𝑛𝑛
𝜋𝜋
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

𝑀𝑀 𝑁𝑁
1
𝑅𝑅𝑦𝑦 = 4 � ��𝐵𝐵𝑛𝑛 3 + (2 − 𝜐𝜐)𝐵𝐵𝑛𝑛 𝐴𝐴𝑚𝑚 2 � 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑠𝑠𝑚𝑚 𝑐𝑐𝑛𝑛
𝜋𝜋
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

𝑀𝑀 𝑁𝑁
1 − 𝜐𝜐
𝑅𝑅 = −2 � � 𝐴𝐴𝑚𝑚 𝐵𝐵𝑛𝑛 𝐺𝐺𝑚𝑚,𝑛𝑛 𝑐𝑐𝑚𝑚 𝑐𝑐𝑛𝑛
𝜋𝜋 4
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

Possiamo definire anche le tensioni:

6 𝑀𝑀𝑥𝑥
𝜎𝜎𝑥𝑥 =
ℎ2

6 𝑀𝑀𝑦𝑦
𝜎𝜎𝑦𝑦 =
ℎ2

6 𝑀𝑀𝑥𝑥𝑥𝑥
𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 =
ℎ2

3 𝑇𝑇𝑥𝑥
𝜏𝜏𝑥𝑥𝑥𝑥 =
2ℎ

3 𝑇𝑇𝑦𝑦
𝜏𝜏𝑦𝑦𝑦𝑦 =
2ℎ

9. Quali sono le Condizioni al Contorno per i Casi di Appoggio, Incastro e Contorno


Libero? Attenzione agli Effetti delle Condizioni sulle Reazioni Vincolari.

 INCASTRO. Risultano nulle sia la funzione 𝑤𝑤 che la sua derivata nella


direzione 𝑛𝑛.

𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝑤𝑤
𝑤𝑤 = 0 𝜙𝜙𝑛𝑛 = =0 𝜙𝜙𝑡𝑡 = =0 𝑅𝑅𝑛𝑛 = ����
𝑅𝑅𝑛𝑛 𝑀𝑀𝑛𝑛 = ����
𝑀𝑀𝑛𝑛 𝑀𝑀𝑛𝑛𝑛𝑛 = �����
𝑀𝑀𝑛𝑛𝑛𝑛
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

 APPOGGIO. Risultano nulle la funzione 𝑤𝑤 e il momento 𝑀𝑀𝑛𝑛 .

𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿
𝑤𝑤 = 0 𝜙𝜙𝑛𝑛 = =0 𝜙𝜙𝑡𝑡 = =0 𝑅𝑅𝑛𝑛 = ����
𝑅𝑅𝑛𝑛 𝑀𝑀𝑛𝑛 = 0 𝑀𝑀𝑛𝑛𝑛𝑛 = �����
𝑀𝑀𝑛𝑛𝑛𝑛
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿
 LIBERO. Risultano nulle la reazione 𝑅𝑅𝑛𝑛 e il momento 𝑀𝑀𝑛𝑛 .

𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿
𝑤𝑤 = 0 𝜙𝜙𝑛𝑛 = =0 𝜙𝜙𝑡𝑡 = =0 𝑅𝑅𝑛𝑛 = 0 𝑀𝑀𝑛𝑛 = 0 𝑀𝑀𝑛𝑛𝑛𝑛 = �����
𝑀𝑀𝑛𝑛𝑛𝑛
𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝛿𝛿

Le relazioni tra le reazioni vincolari e le derivate della funzione 𝑤𝑤 sono date da:

𝛿𝛿 2 𝑤𝑤 𝛿𝛿 2 𝑤𝑤 𝛿𝛿 3 𝑤𝑤 𝛿𝛿 3 𝑤𝑤
𝑀𝑀𝑛𝑛 = −𝐷𝐷 � + 𝜐𝜐 � 𝑅𝑅𝑛𝑛 = −𝐷𝐷 � + (2 − 𝜐𝜐) �
𝛿𝛿𝑛𝑛2 𝛿𝛿𝑡𝑡 2 𝛿𝛿𝑛𝑛3 𝛿𝛿𝛿𝛿 𝛿𝛿𝑡𝑡 2

in cui 𝐷𝐷 è la rigidezza flessionale ed è pari a:


ℎ/2
𝐸𝐸 2
𝐸𝐸 ℎ3
𝐷𝐷 = � 𝑧𝑧 𝑑𝑑𝑑𝑑 =
1 − 𝜐𝜐 2 −ℎ/2 1 − 𝜐𝜐 2 12

Queste relazioni permettono di esprimere le condizioni relative alle reazioni vincolari


(ovvero 𝑀𝑀𝑛𝑛 = 0 e 𝑅𝑅𝑛𝑛 = 0 nei casi appropriati) sottoforma di condizioni relative alle derivate
della funzione 𝑤𝑤.

10. Perché nelle Piastre Rettangolari Appoggiate si Scompone il Carico in Serie Doppia di
Fourier?

Una soluzione all’equazione:

𝑓𝑓𝑓𝑓
∇4 𝑤𝑤 =
𝐷𝐷

Nel caso di piastre rettangolari appoggiate è quella relativa al carico trasversale descritto da
una funzione sinusoidale nelle variabili 𝑥𝑥 ed 𝑦𝑦:

𝑚𝑚 𝜋𝜋 𝑛𝑛 𝜋𝜋
𝑓𝑓𝑓𝑓 = 𝐹𝐹0 sin � 𝑥𝑥� sin � 𝑦𝑦�
𝑎𝑎 𝑏𝑏

tale equazione risulta pari a zero nei rispettivi quattro bordi.


Una qualsiasi funzione delle coordinate 𝑥𝑥𝑥𝑥 definita su un campo rettangolare di lati 𝑎𝑎 e 𝑏𝑏 e
che rispetta le condizioni al contorno:

𝛿𝛿 2 𝑤𝑤 𝛿𝛿 2 𝑤𝑤
𝑤𝑤 = = =0 𝑥𝑥 = 0, 𝑥𝑥 = 𝑎𝑎, 𝑦𝑦 = 0, 𝑦𝑦 = 𝑏𝑏
𝛿𝛿𝑦𝑦 2 𝛿𝛿𝑥𝑥 2

𝛿𝛿𝛿𝛿
=0 𝑥𝑥 = 0, 𝑥𝑥 = 𝑎𝑎
𝛿𝛿𝛿𝛿

𝛿𝛿𝛿𝛿
=0 𝑦𝑦 = 0, 𝑦𝑦 = 𝑏𝑏
𝛿𝛿𝛿𝛿

può essere scritta mediante la serie doppia di Fourier:


𝑀𝑀 𝑁𝑁
𝐹𝐹
𝜋𝜋 𝑚𝑚 𝜋𝜋 𝑛𝑛
𝑓𝑓𝑓𝑓 = 𝑓𝑓𝑓𝑓 = � � 𝐹𝐹𝑚𝑚,𝑛𝑛 sin � 𝑥𝑥� sin � 𝑦𝑦�
𝑎𝑎 𝑏𝑏
𝑚𝑚=1 𝑛𝑛=1

La funzione periodica si scompone in una sommatoria si funzioni sinusoidali che hanno


periodi sottomultipli del periodo della funzione stessa. A noi serve una funzione che va a
zero quindi bastano le sole funzioni sinusoidali.

11. Perché non si può Fare Altrettanto con le Lastre Incastrate?

La presenza di vincoli permette di imporre condizioni sigli spostamenti e/o sulle rotazioni
delle normali, cioè sui valori assunti al contorno dalla funzione 𝑤𝑤 e/o dalla sua derivata
prima. Con l’incastro le rotazioni sono impedite e ciò ne causa un momento flettente che
quindi ai bordi sarà diverso da zero e quindi non porta all’utilizzo della serie di Fourier.

12. Come si Determina il Valore del Carico Totale Agente sulla Piastra Noti i Valori del
Carico Distribuito?

Il carico totale agente sulla lastra è dato ovviamente dall’integrale del carico a unità di
superficie esteso alla superficie della lastra:

𝑎𝑎 𝑏𝑏 𝑎𝑎 𝑏𝑏
𝐹𝐹𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡 = � � 𝑓𝑓𝑓𝑓 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝐹𝐹𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡 𝐹𝐹 = � � 𝑓𝑓𝑓𝑓 𝐹𝐹 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
0 0 0 0

Questo carico totale deve essere in equilibrio con la forza risultante delle reazioni vincolari
ai contorni sugli spigoli esprimibile come:

𝑏𝑏 𝑏𝑏 𝑎𝑎 𝑏𝑏
𝑅𝑅𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡 = � 𝑅𝑅𝑥𝑥 𝑑𝑑𝑑𝑑 + � 𝑅𝑅𝑥𝑥 𝑑𝑑𝑑𝑑 + � 𝑅𝑅𝑦𝑦 𝑑𝑑𝑑𝑑 + � 𝑅𝑅𝑦𝑦 𝑑𝑑𝑑𝑑 + � 𝑅𝑅
0 0 0 0

𝑥𝑥 = 0, 𝑎𝑎
𝑥𝑥 = 0 𝑥𝑥 = 𝑎𝑎 𝑦𝑦 = 0 𝑦𝑦 = 𝑏𝑏
𝑦𝑦 = 0, 𝑏𝑏
FATICA AD AMPIEZZA VARIABILE

1. Scrivere l’Espressione del Danneggiamento Secondo Miner sia in Funzione di 𝑵𝑵 che in


funzione di 𝝈𝝈𝒂𝒂 (𝒂𝒂).

Il criterio di Miner descrive in modo approssimato il danneggiamento cumulativo a fatica.


Definendo 𝑛𝑛𝑖𝑖 il numero di cicli a fatica di ampiezza 𝑎𝑎𝑖𝑖 applicati al componente ed 𝑁𝑁𝑖𝑖 il
numero di cicli di vita.

𝑛𝑛𝑖𝑖 𝑛𝑛𝑖𝑖
𝐷𝐷 (𝑎𝑎𝑖𝑖 ) = 𝐷𝐷𝑖𝑖 =
𝑁𝑁(𝑎𝑎𝑖𝑖 ) 𝑁𝑁𝑖𝑖
Per una certa ampiezza, una serie di cicli 𝑛𝑛𝑖𝑖 fa incrementare il danneggiamento sempre in
egual modo.

Figura 23. Curva di Wholer per un numero di cicli al cedimento 𝑁𝑁1 ed 𝑁𝑁2 per ampiezze 𝑎𝑎1 ed 𝑎𝑎2 .

Figura 24. Rette rappresentative del danneggiamento relativo alle ampiezze 𝑎𝑎1 ed 𝑎𝑎2 della precedente.

N.B. Un numero n di cicli ad ampiezza costante provoca un incremento del danneggiamento


che è indipendente dal valore iniziale del danneggiamento stesso.
Il danneggiamento provocato dal singolo k-esimo ciclo di ampiezza 𝑎𝑎𝑘𝑘 è pari a :

1
𝐷𝐷𝑘𝑘 =
𝑁𝑁𝑘𝑘

mentre nel caso del danneggiamento provocato da tutti i cicli:

𝑛𝑛 𝑛𝑛
𝑛𝑛 1
𝐷𝐷 = � 𝐷𝐷𝑖𝑖 = � 𝐷𝐷 = � 𝐷𝐷𝑘𝑘 = �
𝑁𝑁𝑖𝑖 𝑁𝑁𝑘𝑘
𝑖𝑖 𝑖𝑖 𝑘𝑘=1 𝑘𝑘=1

1
Abbiamo una sequenza di cicli, indipendentemente se prima o dopo, il danneggiamento è .
𝑁𝑁𝑘𝑘
Il dato che abbiamo è l’ampiezza del ciclo di fatica da cui è possibile ricavare il valore 𝑁𝑁𝑖𝑖
(numero dei cicli di vita), nel caso di ampiezza media della sollecitazione nulla, mediante
l’espressione analitica della curva di Wholer:

𝑁𝑁𝑖𝑖 = 𝐾𝐾𝑎𝑎𝑖𝑖 −𝜇𝜇


in cui: K e 𝜇𝜇 sono le costanti del materiale.

1 𝑎𝑎𝑖𝑖 𝜇𝜇
=
𝑁𝑁𝑖𝑖 𝐾𝐾
Il danneggiamento può essere quindi scritto come:

𝑛𝑛
1 1 𝜇𝜇
𝐷𝐷 = � 𝑎𝑎𝑖𝑖 𝜇𝜇 𝑛𝑛𝑖𝑖 𝐷𝐷 = � 𝑎𝑎𝑘𝑘
𝐾𝐾 𝐾𝐾
𝑖𝑖 𝑘𝑘=1
N.B. Il criterio di Miner non tiene conto dell’ordine con cui sono applicati i cicli di lavoro.

2. Modificare il Criterio per Tenere Conto della Tensione Media.


Possiamo effettuare la modifica attraverso il criterio di Goodman che fornisce come tensione
equivalente:

𝑎𝑎
𝑎𝑎𝐺𝐺 =
𝑚𝑚
1−
𝜎𝜎𝑟𝑟
in cui la presenza del valore medio 𝑚𝑚, amplifica l’ampiezza 𝑎𝑎 in misura proporzionale ad m.

𝜇𝜇
1 𝜇𝜇 1 𝑎𝑎𝑖𝑖
𝐷𝐷 = � 𝑎𝑎𝐺𝐺𝑖𝑖 𝑛𝑛𝑖𝑖 = � � 𝑚𝑚𝑗𝑗 � 𝑛𝑛𝑖𝑖,𝑗𝑗
𝐾𝐾 𝐾𝐾 1 −
𝑖𝑖 𝑖𝑖,𝑗𝑗 𝜎𝜎𝑟𝑟
Nel caso in cui i valori delle tensioni medie e alternata dei cicli costituiscono una sequenza
di 𝑛𝑛 coppie 𝑎𝑎𝑘𝑘 , 𝑚𝑚𝑘𝑘 memorizzate in forma digitale è opportuno effettuare la somma dei
danneggiamenti provocati dai singoli cicli:

𝜇𝜇
𝑛𝑛 𝑛𝑛
1 𝜇𝜇 1 𝑎𝑎𝑘𝑘
𝐷𝐷 = � 𝑎𝑎𝐺𝐺𝑘𝑘 = � � 𝑚𝑚𝑘𝑘 �
𝐾𝐾 𝐾𝐾 1 −
𝑘𝑘=1 𝑘𝑘=1 𝜎𝜎𝑟𝑟
3. Cos’è la Tensione Equivalente di Miner?

Considerando un insieme di n cicli aventi ampiezza variabile, si definisce tensione


equivalente di Miner 𝐴𝐴, il valore medio di ampiezza costante che provoca lo stesso
danneggiamento per lo stesso numero di cicli.

𝜇𝜇
𝑛𝑛 𝑛𝑛
1 𝜇𝜇 1 𝑎𝑎𝑘𝑘 1
𝐷𝐷 = � 𝑎𝑎𝐺𝐺𝑘𝑘 = � � 𝑚𝑚 � = 𝑛𝑛 𝑎𝑎𝜇𝜇
𝐾𝐾 𝐾𝐾 𝑘𝑘 𝐾𝐾
𝑘𝑘=1 𝑘𝑘=1 1 − 𝜎𝜎
𝑟𝑟
il problema di fatica ad ampiezza variabile si riconduce ad un problema ad ampiezza
costante.

1
1 𝜇𝜇 𝜇𝜇
𝑛𝑛 𝜇𝜇 𝑛𝑛
1 𝜇𝜇 1 𝑎𝑎𝑘𝑘
𝐴𝐴 = � � 𝑎𝑎𝐺𝐺𝑘𝑘 � = � � � 𝑚𝑚𝑘𝑘 � �
𝑛𝑛 𝑛𝑛 1 −
𝐾𝐾=1 𝐾𝐾=1 𝜎𝜎𝑟𝑟

1
1 𝜇𝜇 𝜇𝜇
𝜇𝜇
1 𝜇𝜇 1 𝑎𝑎𝑖𝑖
𝐴𝐴 = � � 𝑎𝑎𝐺𝐺𝑖𝑖 𝑛𝑛𝑖𝑖 � = � � � 𝑚𝑚𝑗𝑗 � 𝑛𝑛𝑖𝑖,𝑗𝑗 �
𝑛𝑛 𝐾𝐾 1 −
𝑖𝑖 𝑖𝑖,𝑗𝑗 𝜎𝜎𝑟𝑟
1
Tale valore coincide con il valor medio della tensione di Goodman elevata a 𝜇𝜇 elevata a .
𝜇𝜇

4. Descrivere il Criterio di Danneggiamento non Lineare di Manson e Halford.

Possiamo esprimere il danneggiamento come:

𝑎𝑎𝑓𝑓
𝐷𝐷 =
𝑎𝑎𝑓𝑓,1
in cui: 𝑎𝑎𝑓𝑓 è la lunghezza attuale della frattura mentre 𝑎𝑎𝑓𝑓,1 è la lunghezza a cedimento.
Secondo Manson e Halford vige la relazione:

𝑛𝑛 𝛼𝛼
𝑎𝑎𝑓𝑓 = 𝑎𝑎𝑓𝑓,1 � �
𝑁𝑁
in cui:

2 0,4
𝛼𝛼 = 𝑁𝑁
3

Se la frattura ha una lunghezza iniziale:


𝑛𝑛 𝛼𝛼
𝑎𝑎𝑓𝑓 = 𝑎𝑎𝑓𝑓,0 + �𝑎𝑎𝑓𝑓,1 − 𝑎𝑎𝑓𝑓,0 � � �
𝑁𝑁
da cui il danneggiamento cumulativo è:

1 𝑛𝑛 𝛼𝛼 𝑎𝑎𝑓𝑓,0 𝑎𝑎𝑓𝑓,0 𝑛𝑛 𝛼𝛼
𝐷𝐷 = ��𝑎𝑎𝑓𝑓,1 − 𝑎𝑎𝑓𝑓,0 � � � � = + �1 − �� �
𝑎𝑎𝑓𝑓,1 𝑁𝑁 𝑎𝑎𝑓𝑓,1 𝑎𝑎𝑓𝑓,1 𝑁𝑁
Se 𝑎𝑎𝑓𝑓,0 = 0, avremo che:
𝑛𝑛 𝛼𝛼
𝐷𝐷 = � �
𝑁𝑁
quindi:
𝑛𝑛 1
= 𝐷𝐷 𝛼𝛼
𝑁𝑁
La differenza rispetto a Miner risiede in 𝛼𝛼.

Figura 25. a) Funzioni di danneggiamento non lineare per cicli di durata 𝑁𝑁1 ed 𝑁𝑁2 . b) Danneggiamento fino a rottura (𝐷𝐷 = 1)
dovuto ad una sequenza costituita da 𝑛𝑛1 cicli con durata 𝑁𝑁1 seguiti da 𝑛𝑛2 cicli con durata 𝑁𝑁2 essendo 𝑁𝑁1 < 𝑁𝑁2.

In questo caso il danneggiamento dipende dal danneggiamento da cui proviene.


Applichiamo 𝑛𝑛1 con durata 𝑁𝑁1 fino a 𝐴𝐴 con danneggiamento pari a 𝐷𝐷1 . Applichiamo 𝑛𝑛2 con
durata 𝑁𝑁2 , il processo è rappresentato da 𝐴𝐴𝐼𝐼 , con ascissa pari a 𝑛𝑛2𝑒𝑒𝑒𝑒 (numero di cicli con
durata 𝑁𝑁2 che provoca un danneggiamento pari a 𝐷𝐷1 ).
1 𝑛𝑛2𝑒𝑒𝑒𝑒
𝐷𝐷1 𝛼𝛼 =
𝑁𝑁2

𝛼𝛼1 𝑁𝑁1 0,4


1 𝑛𝑛1 𝑛𝑛2𝑒𝑒𝑒𝑒 𝑛𝑛1 𝛼𝛼2 𝑛𝑛1 �𝑁𝑁2 �
𝐷𝐷1 𝛼𝛼 = 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 =� � =� �
𝑁𝑁1 𝑁𝑁2 𝑁𝑁1 𝑁𝑁1

tale equazione è indipendente dal materiale e dai parametri geometrici della frattura.

Il danneggiamento complessivo è pari a:


𝛼𝛼1 𝛼𝛼2
𝑛𝑛2𝑒𝑒𝑒𝑒 + 𝑛𝑛2 𝛼𝛼2 𝑛𝑛2𝑒𝑒𝑒𝑒 𝑛𝑛2 𝛼𝛼2 1 𝑛𝑛2 𝛼𝛼2 𝑛𝑛1 𝛼𝛼2 𝑛𝑛2
𝐷𝐷1+2 =� � =� + � = �𝐷𝐷1 𝛼𝛼2 + � = �� � + �
𝑁𝑁2 𝑁𝑁2 𝑁𝑁2 𝑁𝑁2 𝑁𝑁1 𝑁𝑁2

N.B. Cambiando l’ordine di applicazione degli stessi cicli, il danneggiamento complessivo


risulta differente. Inoltre, nel caso in cui i cicli di ampiezza maggiore sono applicati per
primi, il danneggiamento risulta maggiore.
I danneggiamenti valutati con:

𝑛𝑛 1
� � = 𝐷𝐷 𝛼𝛼
𝑁𝑁

hanno incrementi molto bassi fino a numero di cicli prossimo alla rottura per poi crescere
bruscamente fino a raggiungere il livello unitario di cedimento. Ai fini del calcolo è
possibile considerare l’ampiezza massima dei cicli di fatica considerati come ampiezza di
riferimento:
0,4
0,4 𝑁𝑁
𝑁𝑁 𝑛𝑛 𝑟𝑟 𝑛𝑛 �𝑁𝑁 �
𝑟𝑟 = � � 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝐷𝐷 = � � = � � 𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟
𝑁𝑁𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑁𝑁 𝑁𝑁

Nel generico passaggio di cicli di durata 𝑁𝑁𝑘𝑘−1 a cicli con durata 𝑁𝑁𝑘𝑘 :

1/𝑟𝑟𝑘𝑘 𝑛𝑛𝑘𝑘 𝑟𝑟𝑘𝑘 1/𝑟𝑟𝑘𝑘 𝑎𝑎𝑘𝑘 𝜇𝜇 𝑟𝑟𝑘𝑘


𝐷𝐷𝑘𝑘 = �𝐷𝐷𝑘𝑘−1 + � = �𝐷𝐷𝑘𝑘−1 + 𝑛𝑛𝑘𝑘 �
𝑁𝑁𝑘𝑘 𝐾𝐾
0.4
𝑁𝑁
𝑟𝑟𝑘𝑘 0.4 �𝑁𝑁 𝑘𝑘 �
𝑟𝑟𝑘𝑘−1 𝑁𝑁𝑘𝑘−1 𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟
𝑛𝑛𝑘𝑘−1 𝑟𝑟𝑘𝑘 𝑛𝑛𝑘𝑘 𝑛𝑛𝑘𝑘−1 �𝑁𝑁𝑘𝑘 � 𝑛𝑛𝑘𝑘
𝐷𝐷𝑘𝑘 = �� � + � = �� � + �
𝑁𝑁𝑘𝑘−1 𝑁𝑁𝑘𝑘 𝑁𝑁𝑘𝑘−1 𝑁𝑁𝑘𝑘

0.4
𝑁𝑁𝑘𝑘 𝑎𝑎𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟 0.4 𝜇𝜇 𝑟𝑟𝑘𝑘−1 𝑁𝑁𝑘𝑘−1 0.4 𝑎𝑎𝑘𝑘 0.4 𝜇𝜇
𝑟𝑟𝑘𝑘 = � � =� � =� � =� �
𝑁𝑁𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑎𝑎𝑘𝑘 𝑟𝑟𝑘𝑘 𝑁𝑁𝑘𝑘 𝑎𝑎𝑘𝑘−1

in cui 𝑁𝑁𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟 è la storia di carico di durata minore.

5. Applicare il Conteggio Rainflow ad una Storia di Carico.

La condizione affinché il ciclo venga identificato è dato dal fatto che in una combinazione
picco-valle-picco o valle-picco-valle, il secondo semiciclo abbia ampiezza maggiore o
uguale a quello del primo.

SEMICICLO. Differenza tra un massimo e minimo o minimo e massimo consecutivi.

Se fra due semicicli consecutivi, il primo è minore del secondo, possiamo identificare un
ciclo che ha come ampiezza quella del semiciclo più piccolo.
Figura 26. Esempio applicazione del metodo Rainflow.

PRIMA ITERAZIONE.

 𝐵𝐵𝐵𝐵 < 𝐶𝐶𝐶𝐶, ciclo identificato 𝐵𝐵𝐵𝐵𝐵𝐵′. Si pone il contatore 𝑖𝑖 = 1 e si memorizza


l’indice 𝑘𝑘 = 2;
 𝐹𝐹𝐹𝐹 < 𝐺𝐺𝐺𝐺, ciclo identificato 𝐹𝐹𝐹𝐹𝐹𝐹′. Si pone il contatore 𝑖𝑖 = 2 e si memorizza
l’indice 𝑘𝑘 = 6.
Si eliminano i picchi 𝐵𝐵, 𝐶𝐶, 𝐹𝐹 e 𝐺𝐺 generando un nuovo ciclo 𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴 per il quale si procede
con una seconda iterazione.

SECONDA ITERAZIONE.

 𝐸𝐸𝐸𝐸 < 𝐼𝐼𝐼𝐼, ciclo identificato 𝐸𝐸𝐸𝐸𝐸𝐸′. Si impone il contatore 𝑖𝑖 = 3 e si


memorizza l’indice 𝑘𝑘 = 3 (il conteggio è ricominciato a causa ei semicicli);
Si eliminano il picco 𝐸𝐸 e la valle 𝐻𝐻, generando un nuovo ciclo 𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴 per il quale si procede
con l’ultima iterazione.

TERZA ITERAZIONE

 𝐴𝐴𝐴𝐴 < 𝐷𝐷𝐷𝐷, CICLO IDENTIFICATO 𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴𝐴′. Si impone il contatore 𝑖𝑖 = 4 e si


memorizza l’indice 𝑘𝑘 = 1.
Si eliminano il picco 𝐴𝐴 e la valle 𝐷𝐷, resta solo 𝐼𝐼, l’iterazione è dunque terminata poiché
abbiamo 𝑛𝑛𝑒𝑒 = 1 < 3 (numero di estremi della sequenza residua).

Nella tabella abbiamo che l’ampiezza 𝑎𝑎 ed il valore medio 𝑚𝑚 sono pari a:

|𝑟𝑟𝑘𝑘 | |𝑒𝑒𝑘𝑘 − 𝑒𝑒𝑘𝑘−1 |


𝑎𝑎 = =
2 2
|𝑒𝑒𝑘𝑘 + 𝑒𝑒𝑘𝑘−1 |
𝑚𝑚 =
2
Con il metodo Rainflow si restituisce il vettore con le ampiezze 𝑎𝑎 ed il vettore con i valori
medi 𝑚𝑚 ed anche la storia di carico residua.

6. Quali sono le Tre Modalità di Classificazione dei Cicli di Fatica?

 MATRICE 𝑛𝑛

Si applica nel caso di grandi numeri di cicli. Ciascun elemento 𝑛𝑛𝑖𝑖,𝑗𝑗 della
matrice 𝑛𝑛𝑎𝑎,𝑚𝑚 che contiene il numero di cicli (o la frequenza) aventi ampiezza
e valor medio compresi in opportuni intervalli determinati:
• si identificano 𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 e 𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 della storia di carico per cui si avrà
(𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 −𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 )
𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 ≤ 𝑚𝑚 ≤ 𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 e 0 < 𝑎𝑎 ≤ ;
2
• si seleziona il numero 𝑁𝑁∆ di intervalli in cui verrà divisa l’ampiezza
(𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 −𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 )
del campo e si determina l’ampiezza degli intervalli
2
(𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 −𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 )
∆𝜎𝜎 = ∆𝑎𝑎 = ∆𝑚𝑚 = 2 ;
𝑁𝑁∆

• utilizzando questo valore si determinano i livelli 𝑎𝑎𝑖𝑖 = (𝑖𝑖 − 1)∆𝜎𝜎 e


𝑚𝑚𝑗𝑗 = (𝑗𝑗 − 1)∆𝜎𝜎 + 𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 .

Per ogni ciclo identificato avente ampiezza 𝑎𝑎 e valor medio 𝑚𝑚 viene


incrementato l’elemento della matrice 𝑛𝑛 i cui indici sono:

𝑎𝑎 (𝑚𝑚 − 𝜎𝜎𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 )
𝑖𝑖 = 𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖 � �+1 𝑗𝑗 = 𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖 � �+1
∆𝜎𝜎 ∆𝜎𝜎

La matrice 𝑛𝑛 costituisce l’istogramma della sequenza di cicli considerata.


Dividendo tali valori dell’istogramma per 𝑛𝑛 (numero totale dei cicli) e per
il campo ∆𝜎𝜎 2 si ottiene la funzione densità di probabilità delle ampiezze e
dei valori medi.

 MATRICE DI TRANSIZIONE 𝑓𝑓

Di dimensioni 𝑁𝑁𝑁𝑁𝑁𝑁 nelle quali è riportato il numero di passaggi da picco a


valle e da valle a picco che si verifica nella storia si carico. Ciascun elemento
𝑓𝑓𝑖𝑖,𝑗𝑗 della matrice contiene il numero di volte nelle quali si verifica il
passaggio da livelli 𝑖𝑖 al livello 𝑗𝑗 per cui, quando 𝑖𝑖 > 𝑗𝑗, l’elemento rappresenta
il numero di passaggi da picco a valle e viceversa. Viene utilizzata
principalmente in campo aeronautico.

ESEMPIO. L’elemento 11,3 contiene: 13 passaggi dal livello 3 (valle) al


livello 11 (picco).
 SPETTRO DI CARICO

È costituito dall’insieme dei cicli ordinati per ampiezza decrescente


rappresentati con le ampiezze in ordinate e l’ordine in ascissa. Può essere
utilizzata nel caso in cui i cicli hanno valor medio nullo o trascurabile, oppure
nel caso in cui consideriamo le ampiezze equivalenti di Goodman.

7. Cos’è un Processo Aleatorio?

Ciascuna registrazione temporale effettuata per un fenomeno è differente l’una dall’altra a


causa della natura aleatoria del fenomeno da cui derivano. In generale un processo aleatorio
è costituito da una variabile aleatoria funzione di un parametro deterministico: nel caso
dell’analisi a fatica la variabile aleatoria è la tensione agente nel punto di interesse della
struttura e il parametro deterministico è il tempo 𝑡𝑡.

8. Come si Determina la Distribuzione Statistica del Processo nei Vari Istanti?

Per descrivere statisticamente un processo aleatorio 𝑋𝑋(𝑡𝑡) è necessario un numero 𝑁𝑁𝑐𝑐 di


registrazioni 𝑥𝑥𝑐𝑐 (𝑡𝑡) (campione al variare di 𝑡𝑡) elevato, ciascuna estesa in un intervallo 𝑇𝑇. Si
considerano i valori assunti da tutti i campioni in ciascun istante 𝑡𝑡 e determinandone la
funzione densità di probabilità 𝑝𝑝𝑝𝑝(𝑥𝑥, 𝑡𝑡).

Grandezze utili alla caratterizzazione statistica dell’ampiezza del processo in ogni istante
sono:
• VALORE MEDIO
𝑁𝑁𝑐𝑐

1
𝑚𝑚𝑥𝑥 (𝑡𝑡) = 𝐸𝐸[𝑋𝑋(𝑡𝑡)] = � 𝑥𝑥 𝑝𝑝𝑝𝑝(𝑥𝑥, 𝑡𝑡)𝑑𝑑𝑑𝑑 = lim � 𝑥𝑥𝑐𝑐 (𝑡𝑡)
−∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐 →∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐
𝑐𝑐=1
• VALOR QUADRATICO MEDIO
𝑁𝑁𝑐𝑐

1
𝑄𝑄𝑥𝑥 (𝑡𝑡) = 𝐸𝐸[𝑋𝑋 2 (𝑡𝑡)] = � 𝑥𝑥 2 𝑝𝑝𝑝𝑝(𝑥𝑥, 𝑡𝑡)𝑑𝑑𝑑𝑑 = lim � 𝑥𝑥𝑐𝑐 2 (𝑡𝑡)
−∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐 →∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐
𝑐𝑐=1
• VARIANZA (quanto mediamente si può distanziare il segnale dal suo valore medio)
𝜎𝜎 2 𝑥𝑥 (𝑡𝑡) = 𝐸𝐸[[𝑋𝑋(𝑡𝑡) − 𝑚𝑚𝑥𝑥 (𝑡𝑡)]2 ]
𝑁𝑁𝑐𝑐

1
= � [𝑥𝑥 − 𝑚𝑚𝑥𝑥 (𝑡𝑡)]2 𝑝𝑝𝑝𝑝(𝑥𝑥, 𝑡𝑡)𝑑𝑑𝑑𝑑 = lim �[𝑥𝑥𝑐𝑐 (𝑡𝑡) − 𝑚𝑚𝑥𝑥 (𝑡𝑡)]2
−∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐 →∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐
𝑐𝑐=1

Fissato l’istante 𝑡𝑡 estraiamo il campione 𝑥𝑥𝑐𝑐 , dobbiamo sapere il processo che caratteristiche
di variabilità ha in funzione del tempo.
9. Cos’è e Cosa Descrive la Funzione di Autocorrelazione?

Per i cicli di fatica interessa l’ampiezza ma anche come varia al variare del tempo il segnale.
Per avere informazioni riguardanti il contenuto in frequenza, è necessario introdurre delle
funzioni che mettano in relazione tra loro valori assunti dal processo in instanti differenti.

Se 𝑡𝑡𝑡𝑡 e 𝑡𝑡𝑡𝑡 sono due istanti del periodo 𝑇𝑇, la cui distanza temporale è data da 𝜏𝜏𝜏𝜏𝜏𝜏 = 𝑡𝑡𝑡𝑡 = 𝑡𝑡𝑡𝑡 , la
media a tempi multipli del secondo ordine, definita funzione di autocorrelazione:

𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝑡𝑡𝑡𝑡, 𝑡𝑡𝑡𝑡) = 𝐸𝐸[𝑋𝑋(𝑡𝑡𝑡𝑡) 𝑋𝑋(𝑡𝑡𝑡𝑡)]


𝑁𝑁𝑐𝑐
∞ ∞
1
= � � 𝑥𝑥𝑖𝑖 𝑥𝑥𝑗𝑗 𝑃𝑃𝑋𝑋𝑋𝑋 𝑋𝑋𝑋𝑋 �𝑥𝑥𝑖𝑖 , 𝑥𝑥𝑗𝑗 �𝑑𝑑𝑥𝑥𝑖𝑖 𝑑𝑑𝑥𝑥𝑖𝑖+1 = lim � 𝑥𝑥𝑐𝑐 (𝑡𝑡𝑖𝑖) 𝑥𝑥𝑐𝑐 (𝑡𝑡𝑡𝑡)
−∞ −∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐 →∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐
𝑐𝑐=1
La 𝑅𝑅 viene più significativamente scritta in funzione di un istante generico 𝑡𝑡 ed esprimendo
l’altro istante mediante la distanza temporale 𝜏𝜏.

𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝑡𝑡, 𝜏𝜏) = 𝐸𝐸 [𝑋𝑋(𝑡𝑡) 𝑋𝑋(𝑡𝑡 + 𝜏𝜏)]

∞ ∞
𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝑡𝑡, 𝜏𝜏) = � � 𝑥𝑥𝑖𝑖 𝑥𝑥𝑖𝑖+1 𝑃𝑃𝑋𝑋(𝑡𝑡𝑡𝑡)𝑋𝑋(𝑡𝑡𝑖𝑖+1 ) (𝑥𝑥𝑖𝑖 , 𝑥𝑥𝑖𝑖+1 )𝑑𝑑𝑥𝑥𝑖𝑖 𝑑𝑑𝑥𝑥𝑖𝑖+1
−∞ −∞
𝑁𝑁𝑐𝑐
1
= lim �[𝑥𝑥𝑐𝑐 (𝑡𝑡) 𝑥𝑥𝑐𝑐 (𝑡𝑡 + 𝜏𝜏)]
𝑁𝑁𝑐𝑐 →∞ 𝑁𝑁𝑐𝑐
𝑐𝑐=1
Questa funzione permette di avere una stima qualitativa di come è variabile nel tempo il
nostro processo.

In un processo stazionario la media dei prodotti dei campioni in un istante 𝑡𝑡 e in quello a


distanza 𝜏𝜏 dipende solo dalla distanza tra i due istanti. Viceversa, un processo stazionario
dipende anche da 𝜏𝜏.
• 𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝑡𝑡, 𝜏𝜏) assume il valore massimo per 𝜏𝜏 = 0 (avremo 𝑅𝑅(𝑥𝑥, 0) = 𝐸𝐸[𝑋𝑋 2 (𝑡𝑡)] );
• 𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝑡𝑡, 𝜏𝜏) è una funzione pari;
• se il processo tende ad essere molto variabile con il tempo, 𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝑡𝑡, 𝜏𝜏) tende a
decrescere molto rapidamente al crescere di 𝜏𝜏;
• se il processo ha delle caratteristiche di periodicità, la funzione 𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝑡𝑡, 𝜏𝜏) può tornare a
crescere per un certo intervallo 𝜏𝜏.
10. Cosa Significa che un Processo è Stazionario, Gaussiano ed Ergodico?
Quali Sono i Parametri Statistici Necessari per Caratterizzarlo?

PROCESSO GAUSSIANO. Se in ogni istante la 𝑝𝑝𝑝𝑝 (𝑥𝑥, 𝑡𝑡) è descritta da:

2
1 1 𝑥𝑥 + 𝑚𝑚𝑥𝑥 (𝑡𝑡)
𝑝𝑝𝑝𝑝(𝑥𝑥, 𝑡𝑡) = exp � � � �
√2𝜋𝜋 𝜎𝜎𝑥𝑥 (𝑡𝑡) 2 𝜎𝜎𝑥𝑥 (𝑡𝑡)

Figura 27. Distribuzioni di probabilità di tipo Gaussiano nei rispettivi istanti.

PARAMETRI: Il valor medio risulta nullo e la varianza misura di quanto la probabilità si


distribuisce a distanza dal valore medio. Al valore dello scarto quadratico medio la curva si
allarga o si restringe, con area totale sempre pari a 1 . Il valore della funzione di
distribuzione di probabilità gaussiana diminuisce a man mano che la variabile si allontana
dal valore medio.

PROCESSO STAZIONARIO. Un processo è debolmente stazionario se la media e la varianza


sono costanti e la funzione di correlazione dipende solo dalla distanza temporale 𝜏𝜏 tra gli
istanti presi in considerazione e non dall’instante 𝜏𝜏. Un processo si dice fortemente
stazionario se le funzioni di densità di probabilità congiunta di qualsiasi ordine risultano
indipendenti dagli stati selezionati.

PROCESSO ERGODICO. Un processo stazionario di definisce ergodico rispetto alla media


e alla varianza se tali grandezze valutate rispetto al tempo su un singolo campione risultano
uguali alle analoghe grandezze valutate sull’insieme dei campioni ad un istante arbitrario 𝑡𝑡𝑡𝑡.
In particolare, avremo che:

1 𝑇𝑇
𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 𝑥𝑥�𝚤𝚤 = lim � 𝑥𝑥𝑖𝑖 (𝑡𝑡) 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑇𝑇→∞ 𝑇𝑇 0

2 1 𝑇𝑇 2
𝑉𝑉𝑉𝑉𝑉𝑉𝑉𝑉𝑉𝑉 𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞𝑞 𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 𝑥𝑥�𝚤𝚤 = lim � 𝑥𝑥𝑖𝑖 (𝑡𝑡) 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑇𝑇→∞ 𝑇𝑇 0

Il processo è ergodico se:

𝑥𝑥�𝚤𝚤 = 𝑚𝑚𝑥𝑥

𝑥𝑥�𝚤𝚤 2 = 𝑝𝑝𝑝𝑝

NOTA BENE. Per essere ergodico, il processo deve essere stazionario ma non viceversa.
11. Cosa è la PSD? Cosa sono i Momenti Spettrali? Perché il Momento Spettrale di Ordine
Due Coincide con il Momento Spettrale di Ordine o della Derivata?

La PSD è la densità spettrale di potenza. Un processo stazionario e gaussiano 𝑥𝑥(𝑡𝑡) può


essere unicamente caratterizzato nel dominio della frequenza mediante la PSD che può
essere ottenuta come trasformata di Fourier dalla funzione di autocorrelazione 𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝜏𝜏).

1
𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) = � 𝑅𝑅 (𝜏𝜏) 𝑒𝑒 𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖 𝑑𝑑𝑑𝑑
2𝜋𝜋 −∞ 𝑥𝑥

La PSD è una funziona reale, pari e positiva la cui area sottesa è uguale al valor quadratico
medio del processo.

La trasformata inversa o anti trasformata:



𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝜏𝜏) = � 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) 𝑒𝑒 𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖 𝑑𝑑𝑑𝑑
−∞

Tali relazioni legano il dominio delle frequenze con il dominio del tempo con quello della
frequenza.

Nel caso di processi a media nulla, la PSD e la 𝑅𝑅𝑥𝑥 (𝜏𝜏) per 𝜏𝜏 = 0, coincidono con la varianza
del processo 𝜎𝜎𝑥𝑥2 .

La definizione di densità di potenza nasce dalla considerazione che l’energia associata ad un


segnale variabile nel tempo è proporzionale al suo quadrato e al tempo nel quale agisce.
L’aggettivo spettrale viene utilizzato in modo analogo a quanto accade in ottica dove la
rappresentazione dell’energia posseduta dalla luce al valore della frequenza è definito
spettro di energia.

PSD UNILATERALE. Il campo 𝜔𝜔 < 0 è posto uguale a zero e la parte relativa al 𝜔𝜔 > 0
viene raddoppiata.

Possiamo ottenere la PSD direttamente dalle TF dei campioni dei campioni:

𝐸𝐸 [|𝑋𝑋(𝜔𝜔, 𝑇𝑇)|2 ]
𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) = lim
𝑇𝑇→∞ 2𝜋𝜋 𝑇𝑇

può essere ottenuta a partire dalle registrazioni della tensione nel dominio del tempo.
𝑁𝑁𝑐𝑐
1 1
𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔, 𝑇𝑇, 𝑁𝑁𝑐𝑐 ) = �|𝑋𝑋𝑐𝑐 (𝜔𝜔)|2
2𝜋𝜋 𝑇𝑇 𝑁𝑁𝑐𝑐
𝑐𝑐=1

La PSD della derivata n-esima:

𝑆𝑆𝑑𝑑𝑛𝑛𝑋𝑋 (𝜔𝜔) = 𝜔𝜔2𝑛𝑛 𝑆𝑆𝑋𝑋 (𝜔𝜔)


𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑛𝑛

MOMENTI SPETTRALI. La loro combinazione permette di ottenere i parametri che


caratterizzano la dispersione della forma della PSD rispetto all’ascissa 𝜔𝜔.

𝜆𝜆𝑖𝑖 = 2 � 𝜔𝜔𝑖𝑖 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑖𝑖 = 0,1,2, … … 𝑛𝑛
0

Si definiscono spettrali perché sono di ordine i dell’area 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔).

Momento do ordine zero, restituisce l’area sottesa dalla PSD che coincide con la varianza:

𝜆𝜆0 = 2 � 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) 𝑑𝑑𝑑𝑑 = 𝜎𝜎𝑥𝑥2
0

Momento di ordine due, coincide con la varianza della derivata:


∞ ∞
𝜆𝜆2 = 2 � 𝜔𝜔2 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) 𝑑𝑑𝑑𝑑 = 2 � 𝜔𝜔0 𝑆𝑆𝑥𝑥̇ (𝜔𝜔) 𝑑𝑑𝑑𝑑 = 𝜎𝜎𝑥𝑥̇2
0 0

In cui:

𝜔𝜔0 𝑆𝑆𝑥𝑥̇ (𝜔𝜔)

è il momento di ordine zero della derivata.

Il PSD della derivata prima:

𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) = 𝜔𝜔2 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔)

13. Come si Ottiene il Numero di Attraversamenti dello Zero e dei Massimi in un Periodo
𝑻𝑻?

Il numero medio di coppie di attraversamenti dello zero nell’unità di tempo può essere
ottenuto come:
𝜆𝜆
� 2 𝜌𝜌
𝜆𝜆0 𝑥𝑥
𝑛𝑛𝑧𝑧 = =
2𝜋𝜋 2𝜋𝜋
in cui il giratore di inerzia è:
𝜆𝜆2
𝑝𝑝𝑥𝑥 = �
𝜆𝜆0
ed il baricentro è pari a:
𝜆𝜆1
𝛺𝛺𝑥𝑥 =
𝜆𝜆0
insieme forniscono indicazioni sulla dispersione della curva.

Definendo 𝑝𝑝𝑥𝑥 come giratore di inerzia relativo alla derivata del processo, si può definire il
numero medio dei massimi (o dei minimi) nell’unità di tempo del segnale:

𝜆𝜆5

𝜆𝜆2 𝜌𝜌𝑥𝑥̇
𝑛𝑛𝑀𝑀 = =
2𝜋𝜋 2𝜋𝜋
Ogni volta che la derivata va a zero vuol dire che è presente un massimo, inoltre il valore
𝑛𝑛𝑀𝑀 coincide con il numero di cicli di fatica.

14. Come si Definiscono i Parametri 𝜶𝜶 e 𝒒𝒒?

Mediante i momenti spettrali si definiscono quei parametri spettrali e di larghezza di banda


importanti nell’analisi dei processi. Tali parametri permettono di definire la forma della
PSD, che è legata al comportamento del segnale a variare del tempo.

FATTORE DI IRREGOLARITA’.
𝜌𝜌𝑋𝑋 𝜆𝜆2 𝑛𝑛𝑍𝑍
𝛼𝛼𝑋𝑋 = = =
𝜌𝜌𝑋𝑋̇ �𝜆𝜆0 𝜆𝜆4 𝑛𝑛𝑀𝑀
viene utilizzato come indice della larghezza della banda del processo, in particolare per
processi a banda stretta tende a uno, mentre per i processi a banda larga tende a zero.

PARAMETRO DI VANMARKE.
𝜌𝜌̅𝑋𝑋 𝜆𝜆1 2
𝑞𝑞𝑋𝑋 = = �1 −
𝜌𝜌𝑥𝑥 𝜆𝜆0 𝜆𝜆2
tale parametro costituisce un indice della larghezza di banda del processo. Nel caso in cui 𝜌𝜌𝑥𝑥
tende a zero, siamo a banda stretta, la dispersione di 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔) rispetto al baricentro si annulla,
se tende ad uno, la dispersione tende al massimo ed il segnale è quindi a banda larga.

Il valore 𝜌𝜌𝑥𝑥 può essere sostituito da:


𝛺𝛺𝑥𝑥
𝛽𝛽𝑥𝑥 = = �1 − 𝑞𝑞𝑥𝑥2
𝜌𝜌𝑥𝑥

15. Quali sono le Caratteristiche dei Cicli di Fatica in un Processo a Banda Stretta ed uno
a Banda Larga?

BANDA STRETTA. Nel caso in cui la PSD (Densità Spettrale di Potenza) ha valori
significativi in un intervallo di frequenze limitato. Un tale processo risulta caratterizzato da
cicli alternati simmetrici ad ampiezza variabile in modo aleatorio, con frequenza poco
variabile tra un minimo diverso da zero e negativo e tra ogni coppia di massimo e minimo vi
è l’attraversamento dallo zero.

BANDA LARGA. Se la PSD ha valori significativi in un ampio intervallo di frequenze. In


questo caso i massimi consecutivi hanno livelli differenti, dando luogo a cicli non
immediatamente identificabili che rendono necessaria l’utilizzo di un metodo di conteggio
tra massimo e minimo può non esserci l’attraversamento dello zero.
16. Che Forma Ha la Distribuzione Statistica dei Massimi in un processo a Banda Stretta?

La funzione di distribuzione di probabilità dei massimi, con 𝛼𝛼~1 può essere semplificata
diventando la distribuzione di Rayleigh che dipende solo da 𝜆𝜆0 :

𝑎𝑎 1 𝑎𝑎2
𝜌𝜌(𝑎𝑎) = exp �− �
𝜆𝜆0 2 𝜆𝜆0

17. Quali sono i Parametri da Scegliere nella Simulazione dei Campioni da una PSD e
come Influenzano il Risultato della Simulazione?

I campioni del processo possono essere simulati mediante la formula della trasformata
discreta inversa di Fourier opportunamente particolarizzata in modo da utilizzare valori
discreti della PSD del processo 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔):
• si sceglie un valore di 𝑇𝑇, estensione temporale del campione simulato e si determina
∆𝜔𝜔 = 2𝜋𝜋/𝑇𝑇 distanza di frequenza circolare tra i punti successivi dalla PSD;
∆𝑡𝑡 = 2𝜋𝜋/𝜔𝜔𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚
• si sceglie un valore 𝜔𝜔𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 = 8 𝜔𝜔𝑆𝑆 , dove 𝜔𝜔𝑆𝑆 è la massima frequenza circolare
significativa della PSD. Si ottiene un ∆𝑡𝑡 basso e quindi elevata definizione;
• Assegnato il valore 𝜔𝜔𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 si ottiene il numero degli elementi nel quale viene
discretizzata la PSD;
𝜔𝜔𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 𝑇𝑇 2𝜋𝜋
𝑁𝑁 = = =
∆𝜔𝜔 ∆𝑡𝑡 ∆𝜔𝜔 ∆𝑡𝑡
• Se si desidera che gli algoritmi per la trasformata inversa di Fourier utilizzino la
procedura veloce FFT (Fast Fourier Transform) il valore di 𝑁𝑁 deve risultare
𝜔𝜔𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚
dall’elevazione a potenza del numero due, ovvero 𝑁𝑁 = 2𝑛𝑛 con 𝑛𝑛 ≥ log 2 � �.
∆𝜔𝜔

Si determinano successivamente:
• valori delle frequenze circolari

𝜔𝜔𝑘𝑘 = 𝑘𝑘 ∆𝜔𝜔
• corrispondenti valori della PSD

𝑆𝑆𝑥𝑥𝑥𝑥 = 𝑆𝑆𝑥𝑥 (𝜔𝜔𝑘𝑘 )

• valor medio del modulo della trasformata di Fourier


𝐸𝐸[|𝑋𝑋𝑘𝑘 |] = 𝑁𝑁 �2 𝑆𝑆𝑥𝑥 ∆𝜔𝜔

Per ogni singolo campione si determinano:


• 𝜑𝜑𝑘𝑘 mediante apposito algoritmo
• 𝑋𝑋𝑘𝑘 tramite la trasformata discreta di Fourier

𝑋𝑋𝑘𝑘 = 2𝐸𝐸[|𝑋𝑋𝑘𝑘 |]𝑒𝑒 𝑖𝑖 𝜑𝜑𝑘𝑘 = 2𝑁𝑁 �𝑆𝑆𝑋𝑋𝑘𝑘 ∆𝜔𝜔 𝑒𝑒 𝑖𝑖 𝜑𝜑𝑘𝑘 𝑘𝑘 = 1, … . . , 𝑁𝑁𝑆𝑆



𝑋𝑋𝑘𝑘 = 0 𝑘𝑘 = 𝑁𝑁𝑆𝑆 , … . . , 𝑁𝑁
• 𝑥𝑥𝑗𝑗 il vettore contenente i valori del campione si ottiene effettuando la trasformata di
discreta di Fourier

18. Quali sono i Passaggi per Valutare la Durata di un Componente con il Metodo Diretto?

Per stimare il danneggiamento di fatica è necessario estrarre da ciascun campione la


sequenza degli estremi 𝑒𝑒(𝑖𝑖) costituita da 𝑥𝑥𝑗𝑗 > 𝑥𝑥𝑗𝑗−1 e 𝑥𝑥𝑗𝑗 > 𝑥𝑥𝑗𝑗+1 (picchi) e 𝑥𝑥𝑗𝑗 < 𝑥𝑥𝑗𝑗+1 e 𝑥𝑥𝑗𝑗 <
𝑥𝑥𝑗𝑗−1 (valli), e su tale sequenza effettuare il conteggio Rainflow. Attraverso quest’ultimo si
determinano le ampiezze 𝑎𝑎𝑘𝑘 e i valori medi 𝑚𝑚𝑘𝑘 con 𝑘𝑘 = 1, … … , 𝑛𝑛𝑐𝑐 con 𝑛𝑛𝑐𝑐 pari al numero di
cicli conteggiati del campione.

TENSIONE DI MINER
𝑛𝑛𝑐𝑐
𝜇𝜇 𝜇𝜇
𝜇𝜇 1 𝑎𝑎𝑘𝑘 𝐴𝐴𝑐𝑐 𝑐𝑐
𝐴𝐴𝑐𝑐 = �� � 𝐷𝐷𝑐𝑐 = 𝑛𝑛𝑐𝑐 𝐷𝐷𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇,𝑐𝑐 = � 𝐷𝐷𝑗𝑗
𝑛𝑛𝑐𝑐 1 − 𝑚𝑚𝑘𝑘 /𝜎𝜎𝑟𝑟 𝐾𝐾 𝑗𝑗=1
𝑘𝑘=1

• La 𝑇𝑇𝑜𝑜 può essere ottenuta generando campioni fino a cedimento 𝐷𝐷𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇 ≤ 𝐷𝐷0 .
Se 𝑅𝑅0 è il numero di campioni generati a rottura (ripetizioni)

𝑇𝑇0 = 𝑅𝑅0 𝑇𝑇
con 𝑅𝑅0 = ∑ 𝑛𝑛𝑐𝑐 (numero di cicli a cedimento)

𝐷𝐷0 1 𝐾𝐾
𝑅𝑅0 = ≈ =
𝐷𝐷 𝐷𝐷 𝑛𝑛 𝐴𝐴𝜇𝜇

• Il numero di cicli è stimato dalla PSD


𝑁𝑁0 2𝜋𝜋 𝐾𝐾 2𝜋𝜋 𝐾𝐾
𝑇𝑇0 = = 𝐷𝐷0 𝜇𝜇 ≈
𝑛𝑛𝑀𝑀 𝜆𝜆 𝐴𝐴 𝜆𝜆 𝐴𝐴𝜇𝜇
� 4 � 4
𝜆𝜆2 𝜆𝜆2

Nel caso si voglia determinare la matrice di conteggio 𝑛𝑛𝑎𝑎,𝑚𝑚 , definito 𝑋𝑋𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 il valore massimo
in valore assoluto assunto dai campioni, si ha 0 ≤ 𝑎𝑎 ≤ 𝑋𝑋𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 e −𝑋𝑋𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 < 𝑚𝑚 ≤ 𝑋𝑋𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 con
𝑋𝑋𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 = 𝜐𝜐 𝜆𝜆01/2 . Si fissa il numero di suddivisioni 𝑋𝑋𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 pari a 𝑁𝑁∆ tale per cui ∆𝑎𝑎 = ∆𝑚𝑚 =
𝑋𝑋
∆𝑥𝑥 = 𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀. Si determinano gli indici della matrice
𝑁𝑁∆

𝑎𝑎𝑘𝑘 (𝑚𝑚𝑘𝑘 + 𝑋𝑋𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀𝑀 )


𝑖𝑖 = 𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖 � �+1 𝑗𝑗 = 𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖𝑖 � �+1
∆𝑥𝑥 ∆𝑥𝑥

e la densità di probabilità pari a


𝑛𝑛𝑎𝑎𝑎𝑎
𝜌𝜌(𝑚𝑚, 𝑎𝑎) ≈
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 ∑𝑚𝑚,𝑎𝑎 𝑛𝑛𝑎𝑎𝑎𝑎
RESISTENZA A FATICA PER TENSIONI MULTIASSIALI

1. Illustrare le Problematiche dell’Analisi dello Stato Tensionale Variabile nel Tempo:


Termini Variabili nel Tensore Cartesiano, nel Tensore in Assi Principali e sul Piano
Generico.

Al variare del sistema di riferimento in cui sono determinate le tensioni cambiano i


parametri che ne caratterizzano l’effetto ai fini della vita a fatica:

TENSIONI CARTESIANE:
 le componenti della sollecitazione sono sei (caso triassiale) e tre (caso
biassiale);
 le componenti hanno orientazione fisso.

Risulta semplice determinare i cicli delle componenti, mentre è molto difficile


estrapolare parametri complessivi nel caso di sollecitazione non in fase.

CRITICITA’: estrapolare sei parametri

TENSIONI PRINCIPALI:
 le componenti della sollecitazione sono tre (caso triassiale) e due (biassiale);
 le componenti hanno orientazione variabile.

Risulta semplice determinare i cicli delle componenti in termini di ampiezza,


mentre è difficile valutare l’effetto della variazione di direzione ed estrapolare
parametri complessivi nei casi di sollecitazione non in fase e/o rotazione delle
direzioni.

CRITICITA’: estrapolare tre parametri, effetto della rotazione degli assi

VETTORE TENSIONE 𝑝𝑝𝑛𝑛 :


 le componenti della sollecitazione sono due (𝜎𝜎𝑛𝑛 ed 𝜏𝜏𝑛𝑛 );
 una componente ha direzione fissa (𝜎𝜎𝑛𝑛 ) mentre l’altra è variabile (𝜏𝜏𝑛𝑛 ).

È semplice determinare parametri caratteristici della 𝜎𝜎𝑛𝑛 , mentre è difficile


definire i cicli della 𝜏𝜏𝑛𝑛 e valutare l’effetto della sua variazione di direzione.

CRITICITA’: definizione parametri 𝜏𝜏𝑛𝑛 , effetto rotazione di 𝜏𝜏𝑛𝑛 , determinazione


del piano critico.

2. Illustrare il Criterio di Sines e un Criterio Basato sul Piano Critico.

I criteri di previsione sulla vita a fatica di componenti soggetti a sollecitazione multiassiale


hanno diversa classificazione:
 METODI BASATI SU FORMULE EMPIRICHE. Flessione o torsione in fase
 METODI DERIVATI DA CRITERI DI RESISTENZA. Metodi di tipo statico,
e/o basati sugli invarianti delle tensioni o delle deformazioni. Sollecitazioni
di tipo proporzionale.
 METODI SULLA DETRMINAZIONE DEL PIANO CRITICO (DPC).
Considerano combinazioni delle componenti medie e alternate di 𝜏𝜏𝑛𝑛 con
quelle di 𝜎𝜎𝑛𝑛 .
 METODI CHE SFRUTTANO LE MEDIE SPAZIALI DELLE TENSIONI
(MST) O DELLE DEFORMAZIONI. Combinazioni di 𝜏𝜏𝑛𝑛 e 𝜎𝜎𝑛𝑛 .

CRITERIO DI SINES.

Considera le tensioni agenti sul piano ottaedrico ed è adatto a sollecitazioni nelle quali
almeno le componenti alternate sono di tipo proporzionale. Il criterio afferma che il
cedimento del materiale si verifica quando la somma della tensione tangenziale alternata e
della componente media moltiplicata per un fattore costante raggiunge un valore critico.

𝜏𝜏ℎ,𝑎𝑎 = 𝑘𝑘 𝜎𝜎ℎ,𝑚𝑚 = 𝑓𝑓

in cui 𝑘𝑘 ed 𝑓𝑓 sono le costanti caratteristiche della resistenza del materiale e possono essere
ottenute particolarizzando due casi:

a. TRAZIONE ALTERNATA

𝜎𝜎ℎ,𝑚𝑚 = 0
√2
𝜏𝜏ℎ,𝑎𝑎 = 𝜎𝜎
3 𝑙𝑙𝑙𝑙
da cui:
√2
𝜎𝜎 = 𝑓𝑓
3 𝑙𝑙𝑙𝑙
La condizione critica si ottiene nel momento in cui:
𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙 − 𝜎𝜎𝑓𝑓
da cui:
√2
𝑓𝑓 = 𝜎𝜎
3 𝑓𝑓
b. TRAZIONE PULSANTE
𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙 = 𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙 , 𝜎𝜎2 = 𝜎𝜎3 = 0
1 1
𝜎𝜎ℎ,𝑚𝑚 = 𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙 = 𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙
3 3

√2
𝜏𝜏ℎ,𝑎𝑎 = 𝜎𝜎
3 𝑙𝑙𝑙𝑙
da cui:
√2 1 √2
𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙 + 𝑘𝑘 𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙 = 𝜎𝜎
3 3 3 𝑓𝑓
La condizione critica si ottiene nel momento in cui:
𝜎𝜎𝑙𝑙𝑙𝑙 = 𝜎𝜎𝑓𝑓𝑓𝑓
da cui:
𝜎𝜎𝑓𝑓
𝑘𝑘 = √2 � − 1� = √2 �𝑟𝑟 𝜎𝜎 − 1�
𝜎𝜎𝑓𝑓𝑓𝑓 𝜎𝜎𝑜𝑜
Il piano maggiormente critico della sollecitazione è quello costituito da uno dei piani
ottaedrici:7
√2
𝜏𝜏ℎ,𝑎𝑎 + √2 �𝑟𝑟 𝜎𝜎 − 1� 𝜎𝜎ℎ,𝑚𝑚 = 𝜎𝜎
𝜎𝜎𝑜𝑜 3 𝑓𝑓
CRITERIO DI FINDLEY

La giacitura del piano critico viene tipicamente identificata mediante le coordinate sferiche
relative al versore di normale 𝑛𝑛𝑐𝑐 . Il piano critico è quello nel quale la sollecitazione
responsabile della propagazione della frattura assume un valore massimo. La combinazione
delle tensioni è pari a:

𝜏𝜏𝑐𝑐,𝑎𝑎 = 𝜏𝜏𝑚𝑚,𝑎𝑎 (𝜙𝜙𝑐𝑐 , 𝜃𝜃𝑐𝑐 )


componente alternata

𝜏𝜏𝑐𝑐,𝑎𝑎 = 𝑘𝑘 𝛴𝛴 ≤ 𝑓𝑓
con:
𝛴𝛴 = 𝑓𝑓(𝜎𝜎𝑛𝑛 )
che dipende solo da 𝜎𝜎𝑛𝑛 , 𝑓𝑓 è una costante legata ai limiti di fatica, 𝑘𝑘 è una costante lagata alla
risposta del materiale.

Secondo Findley:
𝛴𝛴 = 𝜎𝜎𝑛𝑛,𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 (𝜙𝜙𝑐𝑐 , 𝜃𝜃𝑐𝑐 ) = 𝜎𝜎𝑐𝑐,𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚
tensione normale massima

2 𝑟𝑟 𝜏𝜏 − 1 1
𝜎𝜎
𝑘𝑘 = 𝑓𝑓 = 𝜏𝜏𝑓𝑓 �1 + 𝑘𝑘 2 = 𝜏𝜏𝑓𝑓
2 � 𝑟𝑟 𝜏𝜏 − 𝑟𝑟 𝜏𝜏 2 2 � 𝑟𝑟 𝜏𝜏 − 𝑟𝑟 𝜏𝜏 2
𝜎𝜎 𝜎𝜎 𝜎𝜎 𝜎𝜎
𝜏𝜏𝑐𝑐,𝑎𝑎 + 𝑘𝑘 𝜎𝜎𝑐𝑐,𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 ≤ 𝑓𝑓
Il piano critico è quello nel quale la combinazione di tensioni raggiunge il valore massimo

N.B. Unico criterio nel quale il piano critico si determina come combinazione.

3. Determinare la Tensione Alternata

La tensione agente su un piano di giacitura 𝑛𝑛, di coordinate sferiche 𝜙𝜙𝑛𝑛 , 𝜃𝜃𝑛𝑛 , è costituita da
un vettore 𝑝𝑝𝑛𝑛 avente modulo e direzioni variabili nel tempo. Esso può essere scomposto in
un componente normale 𝜎𝜎𝑛𝑛 , avente modulo variabile nel tempo e direzione fissa, e un
componente tangenziale 𝜏𝜏𝑛𝑛 , avente modulo e direzione variabili nel tempo. La posizione di
𝜏𝜏𝑛𝑛 nel piano 𝑛𝑛 viene determinata tramite il sistema di coordinate cartesiane 𝑛𝑛𝑛𝑛𝑛𝑛. Nel caso di
sollecitazioni periodiche, il vertice del vettore 𝜏𝜏𝑛𝑛 descrive una curva Ψ sul piano.
La determinazione delle componenti medie e alternate della tensione tangenziale 𝜏𝜏𝑛𝑛 , ovvero
𝜏𝜏𝑛𝑛,𝑚𝑚 e 𝜏𝜏𝑛𝑛,𝑎𝑎 è un problema rilevante.
a. MCC
Minima circonferenza circoscritta alla curva Ψ. Il modulo del vettore congiungente
l’origine degli assi 𝑛𝑛𝑛𝑛𝑛𝑛 con il centro della circonferenza è pari alla componente
media 𝜏𝜏𝑛𝑛,𝑚𝑚 mentre il raggio della circonferenza è pari a 𝜏𝜏𝑛𝑛,𝑎𝑎 .

b. LC
Semi lunghezza della corda più lunga

c. LP
Semi lunghezza della più lunga proiezione della curva lungo le rette passanti per
l’origine degli assi 𝑢𝑢𝑢𝑢 al variare dell’angolo delle rette.

d. MRC
Semi diagonale del massimo rettangolo circoscritto alla curva

I metodi LC ed LP non riescono a differenziare le sollecitazioni di tipo proporzionale e non


proporzionale. Al contrario MRC fornisce valori di 𝜏𝜏𝑛𝑛𝑛𝑛 nettamente superiori per
sollecitazioni di tipo non proporzionale rispetto a quello di tipo proporzionale.

DEFINIZIONE DI PAPADOPOULOS

Per prima cosa si determinano le semi lunghezze delle proiezioni della curva Ψ su un asse 𝑤𝑤
giacente nel piano di normale 𝑛𝑛, che viene fatto ruotare di un angolo χ rispetto all’asse 𝑢𝑢 nel
campo 0 ≤ 𝜒𝜒 ≤ 𝜋𝜋. Il vettore 𝜏𝜏𝑛𝑛𝑛𝑛 (𝜙𝜙𝑛𝑛 , 𝜃𝜃𝑛𝑛 , 𝜒𝜒) calcolato per ciascuna orientazione dell’asse 𝑤𝑤
corrisponde all’ampiezza del ciclo di tensione tangenziale lungo la direzione dell’asse 𝑤𝑤
stesso.

ampiezza di tensione tangenziale generalizzata

4. Sequenza per Applicare il Piano Critico

a. discretizzazione del campo delle possibili giaciture nei punti con determinazione
delle relative coordinate sferiche 𝜑𝜑𝑛𝑛 − 𝜃𝜃𝑛𝑛 ;

b. determinazione dei versori 𝑛𝑛, 𝑢𝑢, 𝑣𝑣 di ciascuna giacitura, in base alle coordinate
sferiche delle direzioni 𝑛𝑛, 𝑢𝑢 e 𝑣𝑣, cioè 𝜑𝜑𝑛𝑛 − 𝜃𝜃𝑛𝑛 , 𝜑𝜑𝑢𝑢 − 𝜃𝜃𝑢𝑢 e 𝜑𝜑𝑣𝑣 − 𝜃𝜃𝑣𝑣 ; eventuale
determinazione dei vettori 𝑛𝑛𝑛𝑛 ,𝑢𝑢𝑛𝑛 , 𝑣𝑣𝑛𝑛 oppure 𝑤𝑤 e 𝑤𝑤𝑛𝑛 ;

c. determinazione dell'andamento delle tensioni normali e tangenziali 𝜎𝜎𝑛𝑛 𝜏𝜏𝑢𝑢 , 𝜏𝜏𝑣𝑣


oppure 𝜎𝜎𝑛𝑛 e 𝜏𝜏𝑤𝑤 negli istanti ti in ogni giacitura. Può essere effettuato
determinando per prima cosa il vettore tensione agente su ciascuna per ciascun
istante;
d. determinazione della tensione tangenziale alternata 𝜏𝜏𝑎𝑎 applicando un criterio
opportuno (minimo cerchio circoscritto, massimo rettangolo circoscritto ecc..)
alle coordinate 𝜏𝜏𝑢𝑢 e 𝜏𝜏𝑣𝑣 della curva descritta dal vettore 𝜏𝜏𝑛𝑛 al variare del tempo,
oppure utilizzando la definizione di Papadopoulos;

e. determinazione del piano critico in base al criterio di fatica scelto (se richiesto
dal criterio deve essere preventivamente effettuata la determinazione del valore
della funzione Σ in tutte le giaciture utilizzando i valori di 𝜎𝜎𝑛𝑛 al variare del
tempo);

f. determinazione del valore della funzione Σ nel piano critico, utilizzando i valori
di 𝜎𝜎𝑛𝑛 o di 𝜎𝜎ℎ al variare del tempo;

g. verifica a fatica nel piano critico applicando il criterio scelto. Si confronta la


tensione equivalente agente nel piano critico con il limite di fatica a torsione.

5. Criterio di Susmel et al

Il piano critico è quello nel quale la sola componente alternata della tensione
tangenziale raggiunge il valore massimo. Il termine Σ è costituito dal rapporto tra la
tensione normale massima e la tensione tangenziale alternata agente sul piano critico.

I valori di 𝑘𝑘 ed 𝑓𝑓 possono essere ottenuti imponendo che il criterio sia soddisfatto nei
casi di tensione normale alternata simmetrica (con limite 𝜎𝜎𝑓𝑓 ), tensione tangenziale
alternata simmetrica (con limite 𝜏𝜏𝑓𝑓 ) e risultano:

L’espressione del criterio risulta come segue:

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