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Dispensa 12 - Fluidi

I. FLUIDI IDEALI E REALI

Esistono due tipi di fluidi: i liquidi e gli aeriformi o gas. Si distinguono da un punto di vista macroscopico per il
fatto che i primi sono pochissimo comprimibili mentre i secondi lo sono fortemente.

Un liquido perfetto può essere pensato come un fluido che


1. non ha attrito interno ossia viscosità nulla;
2. il lavoro di deformazione a volume costante è nullo;
3. sono perfettamente incomprimibili ed indilatabili.
In natura, i liquidi reali sono:
1. leggermente comprimibili;
2. perfettamente elastici.
L’attrito interno dipende dalla velocità relativa delle particelle del fluido e si annulla con questa. Pertanto, in con-
dizioni statiche liquidi ideali e liquidi reali si comportano nello stesso modo.
Nel caso di un fluido statico la condizione di lavoro nullo implica che le forze interne in un fluido sono sempre
perpendicolari agli scorrimenti.

E’ conveniente distinguere:
1. Forze di volume: agiscono su ciascuna particella del fluido e sono proporzionali al volume della particella (es. il
peso e le forze centrifughe);
2. Forze di superficie: si esercitano sulla superficie limite tra due liquidi o liquido-gas affinché questa mantenga
una forma determinata;
3. Forze di linea: come nel caso delle lamine di acqua saponata, sono le forze agenti sulle linee di unione tra due o
più bolle.
In un corpo solido le forze sono applicate nel baricentro (per es. il peso) o in punti particolari. Invece, in un fluido,
il baricentro cambia quando cambia la forma del fluido; inoltre, se si applica una forza su un punto, in generale non
si darà luogo al moto dell’intero fluido! Pertanto in un fluido non possiamo parlare di forza applicata in un punto
perché il corpo non è rigido.
2

I fluidi sono caratterizzati da:

1. Volume

2. Densità e peso specifico

3. Pressione

• La densita è data dalla massa diviso il volume del corpo ρ = M/V .

• Il peso specifico è dato dal peso diviso il volume del corpo Ps = P/V .

• Densità e peso specifico sono legati in Ps = ρ g

• Fluido uniforme ⇒ densità uguale in ogni punto.

• La densità ha le dimensioni [ρ] = [M ] [L]−3 e nel SI si misura in kg/m3 mentre il peso specifico ha le dimensioni
[P s] = [F ] [L]−3 = [M ] [L]−2 [T ]−2 e si misura in N/m3

A. La pressione

È una grandezza scalare definita come il rapporto tra la componente perpendicolare della forza agente su una
superficie e la superficie stessa.

F·n Fn
p= = (1)
∆S ∆S
La pressione ha le dimensioni di [P ] = [F ] [L]−2 = [M ] [L]−1 [T ]−2 e si misura in Pascal: P a = N/m2

1. Unità di misura pratiche della pressione

• Atmosfera (atm): è la pressione esercitata dalla colonna d’aria che ci sovrasta. 1 atm = 101300 P a

• Millimetri di mercurio (mmHg): è l’altezza raggiunta da una colonnina di mercurio all’interno di un tubicino in
cui è stato fatto il vuoto. 760 mmHg = 1 atm
3

• centimetri di acqua (cmH2 O) è l’altezza raggiunta da una colonnina d’acqua all’interno di un tubicino in cui è
stato fatto il vuoto. 1 cmH2 O = 0.73 mmHg
• Torricelli (Torr): uguali ai mmHg
• Baria: 1 baria = 0.1 P a

B. Principio di isotropia della pressione

Quando applichiamo una forza tangenziale ad un corpo reale (non perfettamente rigido) che non si può muovere,
l’effetto è una deformazione chiamata deformazione di taglio. Il sistema si deforma fino a raggiungere un equilibrio
quando la forza di richiamo è uguale alla forza applicata.
Se invece si applica una forza tangenziale alla superficie di un liquido, il liquido in superficie è completamente libero di
muoversi scorrendo sul liquido sottostante. Pertanto, in questo modo, non si potrà mai ottenere un equilibrio statico,
ovvero, nei liquidi, e in generale nei fluidi, non c’è deformazione di taglio poiché ogni parte di un fluido è libera di
scorrere o fluire rispetto ad una parte adiacente del fluido o alle pareti del contenitore. Nei fluidi reali, un attrito
viscoso si oppone a questo moto relativo, ma non può impedire il flusso stesso; può solo dissipare l’energia meccanica
facendo lavoro negativo.
Conseguenza di tutto ciò, se un fluido è a riposo, ogni sua porzione di volume dV delimitata da una superficie chiusa,
può solo essere soggetta a forze perpendicolari alla superficie!

Se ora consideriamo un fluido ideale non pesante in equilibrio e analizziamo le forze agenti sulla porzione punteggiata
in figura Se si trascura il peso del liquido, le sole forze sono quelle che si esercitano su questa porzione dal resto del

fluido. Essendo il liquido in equilibrio dovrà essere

F sin(θ) = Fx F cos(θ) = Fy . (2)

Dalla geometria

A sin(θ) = Ax A cos(θ) = Ay , (3)

per cui

F Fx Fy
= = =p. (4)
A Ax Ay

Principio di isotropia della pressione: in un fluido all’equilibrio la pressione è uguale in tutte le direzioni. Pertanto si
tratta di una grandezza scalare.

C. Legge fondamentale della idrostatica

Se consideriamo un volumetto elementare di fluido in equilibrio statico, le forze di superficie che nascono su ciascuna
faccia del volumetto devono equilibrarsi con le forze di volume che hanno origine da tutto il volumetto dV (per esempio
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la forza peso).
Consideriamo l’equilibrio lungo il versore î. Si avrà

Fx (x) − Fx (x + dx) + fx ρ dV = 0 , (5)

dove Fx è la componente î della forza agente sulla superficie del volumetto dV di massa dm, mentre fx è la componente
lungo la stessa direzione delle forze di volume (forze su unità di massa f⃗ = F⃗V /dm). Sviluppando al primo ordine in
dx si ottiene

∂Fx ∂p
dx = fx ρ dx dA ⇒ = fx ρ , (6)
∂x ∂x

dove dV = dx dy dz = dx dA e p = Fx /dA.
Analogo risultato si ottiene nelle direzioni ĵ e k̂

∂p ∂p
= fy ρ = fz ρ , (7)
∂y ∂z

che scritta in forma vettoriale diventa

∇ p = f⃗ ρ . (8)

Se le forze di volume sono conservative allora f⃗ = −∇E, dove E = U/dm è l’energia potenziale per unità di massa,
per cui

p = −E ρ + cost , (9)

dove la costante di integrazione può essere eventualmente assorbita da una opportuna ridefinizione del potenziale U .
Una diretta applicazione della (8) si ottiene considerando il fluido nel campo della forza peso, con f⃗ = P⃗ /dm = −g k̂

dp
∇ p = f⃗ ρ , ⇒ = −ρ g , (10)
dz

mentre dp/dx = dp/dy = 0. Pertanto la pressione di un fluido pesante nel campo della forza peso avrà la stessa
pressione nelle direzioni x e y mentre nella direzione verticale

dp
= −ρ g ⇒ p = p0 − ρ g (z2 − z1 ) , (11)
dz

nota come legge di Stevino, che verrà ora riderivata in una forma più intuitiva.
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D. Legge di Stevino

In un fluido reale pesante si consideri un elemento di superficie ∆S. Normalmente alla superficie ∆S agisce la forza
peso della colonna di liquido
Fp mg h ∆S
p = pa + = pa + = pa + ρ g = pa + ρ g h . (12)
∆S ∆S ∆S
La differenza tra le pressioni in due punti S1 e S2 di un fluido in equilibrio è data dalla pressione esercitata alla base
da una colonna di fluido di altezza uguale, h, al dislivello tra i due punti S1 e S2

p2 = p1 + ρ g h . (13)

Nota: se la massa del fluido è trascurabile ritroviamo il principio di isotropia della pressione.

1. Principio di Pascal

Se comprimiamo con un pistone la superficie libera di un liquido, allora la pressione p0 aumenta di dp cioè p0 →
p0 + dp e per la legge di Stevino

p = p0 + ρ g h ⇒ p0 + dp + ρ g h = p + dp , (14)

per cui la pressione aumenterà di ugual misura in ogni punto.

Si può allora affermare che: La pressione applicata ad un fluido ideale chiuso incomprimibile è trasmessa
invariata ad ogni parte del fluido e alle pareti del recipiente che lo contiene.

2. Superfici isobariche

Si definiscono superfici isobairiche i luoghi geometrici ad ugual pressione.


Se consideriamo un liquido a riposo nel campo gravitazionale della Terra, l’insieme dei punti in cui la pressione ha lo
stesso valore può essere trovata prendendo

p(z) = p0 + ρ g z = cost. ⇒ z = cost. (15)

e pertanto i punti con uguale pressione formano una superficie isobarica che, in questo semplice caso, è un piano
orizzontale.
Per la (9) segue che le superfici isobariche sono anche superfici equipotenziali.
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3. Principio dei vasi comunicanti

Se vasi differenti contenenti un liquido sono posti in comunicazione, una situazione di equilibrio viene raggiunta
quando il livello del liquido è lo stesso in tutti i vasi. Questo non dipende dalla forma dei vasi.

p1 = p2 = p3 = . . . ⇒ pa + ρ g h1 = pa + ρ g h2 = pa + ρ g h3 = . . . ⇒ h1 = h2 = h3 = . . . . (16)
7

4. Barometro

Permette di misurare la pressione assoluta. In particolare è utilizzato per misurare la pressione atmosferica.

pa = p0 + ρ g h . (17)
Poichè all’interno del tubo c’è il vuoto, (p0 = 0) si avrà pa = ρ g h.

In particolare, usando mercurio ρHg = 13.95 · 103 kg/m3 , sotto l’azione della pressione atmosferica si osserva che la
colonna di liquido sale di h = 0.760 m per cui
patm = 13.95 · 103 · 9.8 · 0.76 = 1.013 · 105 P a . (18)

5. Il manometro

Il manometro a tubo permette di misurare la pressione di un fluido rispetto alla pressione atmosferica.
p = p0 + ρ g h . (19)
In questo caso il tubo è aperto all’estremità, quindi p0 = 1 atm.
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6. Formula ipsometrica

• Nel caso di un gas, la densità non è costante essendo un fluido comprimibile.


• Nel caso la temperatura resti costante, la densità è proporzionale alla pressione (legge di Boyle) ρ = k p con k
costante.
La pressione varia in funzione dell’altezza
p = p0 e−k h , (20)
5 −4 −1
dove p0 = 1.01 · 10 P a e k = 1.27 · 10 m .

E. Principio di Archimede

Un corpo parzialmente o completamente immerso in un liquido è soggetto ad un sistema di forze dovute alla spinta
idrostatica. Se al posto del corpo ci fosse il liquido, la risultante delle forze idrostatiche uguaglierebbe la forza peso
del volume del liquido.
Un corpo immerso in un liquido è sottoposto ad un sistema di forze la cui risultante è una forza opposta al campo di
gravità locale la cui intensità è pari alla forza peso del liquido spostato. La spinta di Archimede è data dalla formula
SA = ρ g V . (21)

1. Galleggiamento dei corpi

• Un corpo di densità ρc immerso in un liquido di densità ρl sarà completamente immerso se ρl < ρg .


• Un corpo di densità ρc immerso in un liquido di densità ρl sarà parzialmente immerso se ρl > ρg .
• All’equilibrio, la spinta di Archimede deve uguagliare la forza peso del corpo
SA = Fp ρl g Vi = m g , (22)
dove Vi è la porzione di volume del corpo immersa nel liquido: V = Vi + Ve .
• Tenuto conto che m = ρc V si ottiene
Vi ρc
ρl g Vi = ρc V g = . (23)
V ρl
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II. IDRODINAMICA

A. Moto stazionario

• Il moto di un fluido è più difficile da descrivere rispetto al moto di una particella materiale.
• Essendo un fluido costituito da un’enorme quantità di atomi o molecole, ciascuna delle quali con una certa
libertà di movimento, una descrizione microscopica del moto del fluido richiederebbe dover specificare posizione
e velocità di ogni costituente.
• Questo metodo, oltre che essere praticamente impossibile, è del tutto inutile. E’ più opportuno introdurre alcune
grandezze macroscopiche che caratterizzano il fluido nel suo insieme e introdurre delle relazioni che descrivono
l’evoluzione di queste grandezze.
• Esistono due diversi approcci allo studio fluidodinamico: nella formulazione Lagrangiana si considera una
singola molecola di fluido e si studia il suo moto nel tempo; nella formulazione Euleriana il fluido è visto nella
sua globalità. Nel seguito, adotteremo quest’ultimo punto di vista più consono ai nostri scopi.
• Definiamo linee di flusso o di corrente un campo vettoriale in cui ogni vettore è tangente alla traiettoria seguita
dalla particella di fluido in un dato punto ed un dato istante.

• Si definisce stato di moto stazionario quando la velocità delle particelle di un fluido dipende unicamente dalla
posizione ma non varia nel tempo (linee di flusso costanti). In una analogia col moto di un punto materiale,
il regime stazionario corrisponde al moto uniforme.
• Nel moto stazionario, ogni elemento del fluido che passa per un dato punto segue la stessa linea di flusso. In
questo caso la ”mappa” delle velocità del fluido nei vari punti nello spazio rimane costante, anche se la velocità
di una particolare particella potrebbe cambiare sia in modulo che direzione durante il suo moto.
• Le linee di flusso passanti attraverso il bordo di un elemento immaginario di area A, formano un tubo chiamato
tubo di flusso. Dalla definizione di linea di flusso, in condizioni di moto stazionario nessun elemento di fluido
può attraversare le pareti laterali di un tubo di flusso; i fluidi che scorrono in tubi di flusso diversi non si possono
mischiare.
• Tutte le particelle di fluido che sono sulla superficie A in un dato istante possono solo seguire le linee di flusso
nel loro moto. Il tubo di flusso agisce come un tubo reale con area a sezione variabile.
• Il moto stazionario è anche detto laminare perché strati adiacenti di fluido scorrono facilmente gli uni accanto
agli altri.
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B. Portata

• Consideriamo un condotto di sezione S attraversato da un liquido che si muove con velocità v uguale in tutti i
punti di una stessa sezione.

• La portata volumica QV in un condotto è il volume di fluido che attraversa una sezione del condotto nell’unità
di tempo.
V Sh
QV = = =Sv , costante in regime stazionario (24)
∆t ∆t
dove h = v ∆t è lo spazio percorso dal liquido, in regime stazionario, nel tempo ∆t.
• Poiché il liquido è incomprimibile, tutto il volume che attraversa la sezione S nell’unità di tempo ∆t dovrà
attraversare qualunque altra sezione S ′ nella stessa unità di tempo.

S v = S ′ v ′ , TEOREMA DI LEONARDO (25)

• La portata volumica ha le dimensioni [QV ] = [L]3 [T ]−1 e nel SI si misura in m3 /s.


• Si definisce portata massica QM la quantità di materia che attraversa una sezione del condotto nell’unità di
tempo.
M Sh
QM = =ρ = ρS v , costante in regime stazionario (26)
∆t ∆t

• La portata massica ha le dimensioni [QM ] = [M ] [T ]−1 e nel SI si misura in kg/s.


• Dalle definizioni di portata volumica e portata massica segue che QM = ρ QV e pertanto, per un fluido incom-
primibile, sono proporzionali.
• Se il fluido è comprimibile la portata volumica non è più necessariamente costante anche a regime stazionario
mentre la portata massica continua restare costante come conseguenza dalla equazione di continuità (con-
servazione della massa)

dm1 = dm2 ⇒ ρ1 S1 v1 = ρ2 S2 v2 (27)


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C. Teorema di Bernoulli per i liquidi ideali

• È il principio di conservazione dell’energia meccanica applicato ai liquidi e vale solo per fluidi in moto stazionario
(cioè quando la velocità del fluido in ogni punto è costante nel tempo).
• Consideriamo un tubo di flusso con sezione e quota variabile

• Dall’istante t all’istante t + dt, il fluido si sposta lungo il tubo cosicché le sezioni trasversali di area A1 e A2 si
sposta nelle sezioni trasversali di area A′1 e A′2 ovvero di un tratto ℓ1 = v1 dt e di un tratto ℓ2 = v2 dt.

• Poichè la parte di tubo di flusso tra A′1 e A′2 è sempre riempita con il fluido, sia all’istante t che all’istante t + dt,
tutto il movimento può essere ridotto allo spostamento del fluido contenuto nel volume V1 = A1 ℓ1 al volume
V2 = A2 ℓ2 .
• Se il liquido si sposta dalla posizione iniziale 1 alla posizione finale 2, per il teorema delle forze vive (teorema
dell’energia cinetica)
1 1
L = ∆K = m v22 − m v12 , (28)
2 2
dove il lavoro è dato dalla forza peso e dalle forze di pressione
L = m g (h1 − h2 ) + S1 p1 ℓ1 − S2 p2 ℓ2 . (29)

• In condizioni stazionarie V1 = S1 ℓ1 = S2 ℓ2 = V2 e ricordando che m = ρ V


1 2 1
ρ g h1 + p1 + ρ v = ρ g h2 + p2 + ρ v22 = costante . (30)
2 1 2
• In generale, il teorema di Bernoulli si scrive
p v2
h+ + = costante . (31)
ρg 2g

• Cioè, la somma dell’altezza geometrica (hg ≡ h) l’altezza piezometrica (hp ≡ p/ρ g) e all’altezza cinetica
(hc ≡ v 2 /2 g) è costante in ogni sezione del condotto.
hg + hp + hc = costant . (32)
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1. Teorema di Torricelli

• Un recipiente di sezione S contiene un foro ad una profondità h dalla superficie libera del liquido. Se la sezione
del recipiente è considerevolmente grande possiamo trascurare l’abbassamento del livello di liquido.

• Applicando il teorema di Bernoulli tra la superficie del liquido e il foro si ottiene

pa pa v2 p
h+ = + v= 2gh , (33)
ρg ρg 2g
la velocità di efflusso di un liquido è uguale alla velocità che il liquido avrebbe dopo una caduta libera dall’altezza
h.

Se il tubo ha una curvatura verso l’alto, un liquido non viscoso raggiungerebbe l’altezza h!

2. Moto in un condotto orizzontale

• Applicando Bernoulli, con h = costante e sostituendo la velocità con la portata v = Q/S si ottiene

p Q2
+ = costante , (34)
ρ g 2 g S2
cioè, se la sezione del tubo resta costante, anche la pressione deve restare costante. Questo non è vero nel caso
di fluidi reali dove una certa differenza di pressione è necessaria per superare le perdite di carico dovute agli
attriti (interni e lungo la conduttura) sotto forma di calore.
• Questa relazione può essere riscritta in
1 2
p+ ρ v = costante , (35)
2
cioè, tanto più alta è la velocità del fluido tanto minore è la pressione.
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3. Fenomeno del Venturi

• Consideriamo un condotto orizzontale a sezione variabile.


• Dall’equazione di Bernoulli
1 ρ Q2
p+ = costante , (36)
2 A2
segue che la pressione è sempre minore dove la sezione si restringe e dove quindi la velocità è maggiore.

• Se la pressione nell’allargamento C è la pressione atmosferica pa allora la pressione in B è p < pa .


• Praticando un foro nel tratto B viene aspirata dell’aria esterna.

III. FLUIDI REALI

A. Viscosità

• Nel caso di un liquido reale, si deve tenere conto degli attriti interni.

• La pressione diminuisce nel senso del moto. Tra le due sezioni del condotto c’è una differenza di pressione ∆p
che si chiama perdita di carico.
• Se nel tubo vi è una strozzatura le perdite di carico saranno maggiori.
• In generale, in un liquido reale, per mantenere costante la portata del liquido è necessario applicare una certa
differenza di pressione ∆p.
• Si definisce resistenza del condotto la quantità
∆p
R= . (37)
Q

• Consideriamo una lamina di superficie S che galleggia su un liquido contenuto in un recipiente alto h col fondo
piano ed orizzontale.
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• La lastra si muove di moto uniforme con velocità v per effetto di una forza F applicata parallelamente alla
superficie del liquido

• L’esperienza mostra che la velocità del liquido diminuisce con la profondità fino ad arrestarsi nel punto più
profondo a contatto con il fondo del recipiente.

• Il moto del liquido si può immaginare che avvenga per strati paralleli: il primo strato a contatto con la lastra
trasferisce il moto allo strato sottostante e cosı̀ via fino ad arrivare allo strato più in profondità a contatto con
il fondo del recipiente, praticamente fermo.

• La velocità è trasferita da strato a strato contro le forze di attrito interne che i vari strati si esercitano l’uno contro
l’altro. A causa di questo attrito interno si ha una perdita di velocità man mano che si scende in profondità.
item La velocità varia da strato a strato in maniera uniforme, ed in ogni strato è costante. Si definisce gradiente
di velocità

∆v v
G= = costante = . (38)
∆y h

• Il gradiente di velocità è dovuto alla forza di attrito Fa che nasce tra i vari straterelli di liquido. La sua
espressione è data dalla formula di Newton
v
Fa = η S . (39)
h

• Il coefficiente di viscosità η dipende dal fluido e dalla temperatura. Diminuisce all’aumentare della temperatura
ed aumenta all’aumentare della pressione.

• Nel SI la viscosità si misura in [η] = N s m−2 = P a s.

• L’unità pratica è il poise definita nel sistema CGS: 1 poise = 1 gr cm−1 s−1 = 0.1 P a s.

• La viscosità di un fluido ne modifica il profilo della velocità nel moto laminare


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B. Motto laminare e moto turbolento

• Il moto di un fluido può essere classificato in laminare o turbolento


• In un liquido reale il teorema di Bernoulli non è applicabile.
• Se riportando per ogni punto della sezione di un tubo i vettori velocità corrispondenti si ottengono i profili
riportati in figura che mostra la differenza tra moto laminare (ordinato) e turbolento (caotic0).
• Il moto laminare presenta un profilo parabolico mentre il moto turbolento si comporta piuttosto come un moto
quasi uniforme lungo la sezione del tubo.

C. Formula di Hagen-Poiseuille

• In condizioni laminari, un fluido omogeneo che scorre in un condotto cilindrico di raggio r e lunghezza ℓ,
sottoposto ad una differenza di pressione agli estremi ∆p incontra una resistenza R data da
8 ηℓ
R= . (40)
π r4
• Questa relazione, combinata con la definizione di resistenza di un condotto, fornisce la formula di Hagen-
Poiseuille per la portata di liquido in condizioni stazionarie e laminari
π r4
Q= ∆p . (41)
8ηℓ

D. Numero di Reynolds

Se si aumenta la differenza di pressione agli estremi del condotto, aumenta la velocità del fluido fino a raggiungere
un valore limite oltre il quale la formula di Poiseuille cessa di valere. Introduciamo la costante adimensionale R che
prende il nome di Numero di Reynolds ed è data da
ρ r vm
R= , (42)
η
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dove vm è la velocità media del liquido, ρ la densità del liquido e r il raggio del tubo.
Grandi valori del numero di Reynold sono associati ad un moto turbolento, bassi valori ad un moto laminare. Indica-
tivamente
1. R ≤ 1000 il moto è laminare;
2. 1000 ≤ R ≤ 2000 regime di instabilità;
3. R > 2000 il moto è turbolento;
Più in generale, il passaggio da laminare a turbolento dipende molto dalle condizioni di esercizio.
1. In tubi cilindrici è R ∼ 2500 mentre per sezioni non cilindriche si può arrivare anche a R ∼ 1;
2. Se il tubo è molto liscio e si evitano vibrazioni si può avere moto laminare anche con R ∼ 10 000 ma si è in
condizioni molto instabili.
Si chiama velocità critica quella velocità oltre la quale il moto del fluido è da considerarsi turbolento. Assumendo un
valore limite per il numero di Reynold pari a 2000, la velocità critica sarà data da
η
vc = 2000 . (43)

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