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1.

STATO TENSIONALE IN SOLIDI TRIDIMENSIONALI


Un solido tridimensionale è un corpo continuo che occupa una regione dello spazio 3D di volume V, delimitata dalla
superficie S. Una parte della superficie S può essere vincolata all'esterno in modo che gli spostamenti dei punti
appartenenti ad essa siano impediti.

Tensioni
Consideriamo un solido tridimensionale in equilibrio sotto l'azione di forze esterne di massa e di superficie. L’unica
ipotesi fatta sul materiale è che sia continuo: non vengono considerate le azioni scambiate tra particelle e a livello di
dimensioni molecolari.
Si suppone valida l'ipotesi di Cauchy secondo cui le forze che si scambiano le parti del corpo in un elemento
infinitesimo di superficie sono riducibili al solo risultante applicato in un punto interno dell’elemento stesso.
Per esaminare gli effetti del sistema di forze immaginiamo il corpo diviso in due parti: affinché ciascuna parte
resti in equilibrio bisogna applicare un sistema di forze esterne distribuite sulla superficie di separazione. Questo
sistema di forze è equivalente all'azione che l'altra parte del corpo applicava prima della recisione.
z
∆F
∆Fz
∆F
P
∆Fx
nx x ∆Fy
∆z

∆M ∆y
y

Fig.1 - Forze interne agenti su un elemento di superficie ∆A in un solido caricato.

La fig.1 mostra il corpo tagliato da un piano parallelo al piano yz. La sua giacitura è individuata dal versore
nx=[1 0 0] parallelo alla direzione x le cui componenti sono i coseni direttori della retta di direzione x. Se si
considera un elemento di superficie ∆A=∆y∆z centrato in un punto P di coordinate P=(x,y,z) e si effettua la somma
di tutte le forze agenti su di esso indicando il risultante con ∆F, si definisce tensione px agente nel punto P,
relativamente alla giacitura di normale nx, il rapporto:
∆F
p x = lim ; (1.1)
∆A→0 ∆A
per l'ipotesi di Cauchy si deve avere:
∆M
lim = 0. (1.2)
∆A→ 0 ∆A
Si preferisce descrivere la tensione in termini delle sue componenti cartesiane: se consideriamo le componenti di
∆F nella direzione degli assi coordinati, le componenti della tensione sono definite dalle tre equazioni:

∆ Fx ∆ Fy ∆ Fz
σ xx = lim τ xy = lim τ xz = lim (1.3)
∆A → 0 ∆ A ∆A → 0 ∆ A ∆A → 0 ∆ A

da cui il vettore px può essere espresso come:

[ ]
T
p x = σ x τ xy τ xz . (1.4)

Con il passaggio al limite le componenti di tensione sono associate ad un singolo punto P. In generale il vettore
tensione e le sue componenti assumono valori diversi in ciascun punto della superficie di separazione e ovviamente
in ciascun punto del solido cioè px=px(x,y,z)=px(P).
∆Fx e σxx sono dirette lungo l'asse x normale all'area ∆A e quindi sono chiamate rispettivamente forza normale e
tensione normale. Le forze ∆Fy e ∆Fz e le tensioni τxy e τxz sono parallele all'area ∆A e sono chiamate rispettivamente
forze e tensioni di taglio o tangenziali. Il primo indice si riferisce alla normale all'area ed il secondo alla direzione
della componente. Questo doppio indice non è necessario per le tensioni normali e generalmente si scrive
semplicemente σx.
La giacitura di un elemento di superficie è individuata dal versore n: una faccia si definisce positiva quando la
sua normale diretta verso l'esterno del corpo ha lo stesso verso di uno degli assi coordinati, negativa in caso
contrario. Le componenti normali di tensione sono considerate positive se hanno verso concorde con la normale

1.1
all’elementino, cioè risultano uscenti, e viceversa. Dando un senso fisico a questa convenzione, si dice che sono di
trazione se positive e di compressione se negative. I segni delle componenti tangenziali sono regolati da 2 possibili
convenzioni: la prima afferma che le tensioni sono positive se, agendo su facce positive, hanno verso concorde con
gli assi x, y, z, e se, agendo su facce negative, hanno verso discorde; negative nei casi opposti; l’altra convenzione le
considera positive se tendono a provocare una rotazione oraria dell’elemento su cui agiscono e viceversa; questa
convenzione verrà utilizzata nel caso dei cerchi di Mohr. Si noti che le due convenzioni attribuiscono segni
differenti a stati tensionali uguali.

Tensione al variare del piano di giacitura


Fissato il punto P del solido, le tensioni che agiscono variano al variare della giacitura n del piano di sezione cui si
riferiscono, cioè si ha pn=pn(P,n).

Ad esempio si consideri una barra di materiale omogeneo di sezione quadrata avente superficie pari ad A e
lunghezza l abbastanza grande rispetto al lato della sezione. La barra sia disposta lungo la direzione x e sia soggetta
alle sezioni estreme a due distribuzione di forze di risultante rispettivamente -F ed F in direzione x. Si può
x intuitivamente ritenere che la tensione agente su sezioni in prossimità del
F F centro della barra aventi qualunque giacitura, sia costante in tutti i punti
y della sezione stessa. Considerando un punto P al centro della barra,
nx
• se si effettua una sezione con un piano di normale parallela ad x, si
trova che px è parallelo ad x e che il suo modulo è px=F/A.
nn Intuitivamente, per l'equilibrio in direzione x, deve essere infatti
F=pxA, da cui px=σx=F/A.
• Se si effettua una sezione con un piano di normale n a 45° rispetto
ny all'asse x, si trova ancora che pn è parallelo ad x. In questo caso la
superficie generata dal sezionamento ha un area pari a A/cos(45) e,
per l'equilibrio in direzione x, deve essere F=pnA/cos(45), da cui
pn=pnx=Fcos(45)/A;
Fig.2 - Variazione della tensione al variare del piano
di sezione in una barra soggetta a trazione. • se si effettua una sezione con un piano di normale parallela ad y si
osserva che la tensione py agente è nulla.
pz
σz Lo stato tensionale
Per definire lo stato tensionale in un punto del corpo non è sufficiente conoscere la
tensione agente su una sola giacitura. Se si effettuano sezioni con piani xz e xy,
τzx px aventi normali secondo le direzioni coordinate y (ny=[0 1 0]) e z (nz=[0 0 1]), e si
τzy τxz
considerano le forze agenti in modo analogo a quanto mostrato per la direzione x, si
τyz py
σx osserva che nel punto P, su detti piani, agiscono le tensioni py e pz diverse tra loro e
τxy da px (fig.3).
dz τyx
In definitiva la tensione agente nel punto P nei tre piani coordinati è espressa dai
σy
dy tre vettori:
dx

[ ] [ ] [ ]
T T T
Fig.3 - Tensioni agenti secondo i p x = σ x τ xy τ xz , p y = τ yx σ y τ yz , p z = τ zx τ zy σ z (1.5a,b,c)
piani coordinati.
È possibile dimostrare che le 9 componenti di tensione presenti nelle eq.(5) sono
sufficienti a definire lo stato di sollecitazione in un punto al variare della giacitura. Usualmente esse vengono riunite
nella matrice σ che prende il nome di tensore degli sforzi:
σ τ 
yx τ zx
 x 
σ = τ xy σ y τ zy  (1.6)
τ xz τ yz σ z 

Nel seguito si mostrerà che sono valide le seguenti uguaglianze tra le tensioni tangenziali τ xy = τ yx , τ xz = τ zx ,
τ yz = τ zy , per cui le grandezze indipendenti nella (6) si riducono a 6.
Nel S.I. la tensione viene misurata in MegaPascal (MPa) cioè N/mm2 (1MPa≈0.1Kg/mm2).
La tensione non può essere misurata sperimentalmente. Vi sono invece molte tecniche sperimentali che possono
essere usate per misurare deformazioni. In questi casi lo stato di tensione in un punto può essere valutato se sono
note le relazioni fra tensione e deformazione.

1.2
Tensione al variare del piano di giacitura
Ci si propone di ottenere la tensione pn agente su un piano di normale n, obliquo rispetto al sistema di assi
coordinati, partendo dalla conoscenza delle tensioni agenti sui piani coordinati. In questo caso sono noti il tensore
degli sforzi σ e il versore del piano n.
Consideriamo un tetraedro avente tre facce con giaciture parallele
pny pn agli assi cartesiani (fig.4), aventi area dAi (i=x,y,z), e una faccia
dAx inclinata con normale in direzione n, avente area dAn. Sia n il versore
σn
della direzione n di cui contiene i coseni direttori:
τn
[ ]
n T
σyx n = n x n y nz (1.7)
nx pnx
Si può dimostrare che vale la seguente relazione:
τxy dAn
px ni = d Ai d An i=x, y, z. (1.8)
Il vettore tensione pn può essere scomposto secondo gli assi di
y τyx
riferimento cartesiani (fig.4):
ny
dAy
[ ]
T
p n = pnx pny pnz , (1.9)
py σy
x
Fig. 4 – Il tetraedro in 2D e scomposizioni di pn o secondo le direzioni normale e parallela (tangenziale) al piano:
secondo le direzioni cartesiane e di normale n.
p n = [σ n τ n ]
T
(1.10)

Da un punto di vista ingegneristico le componenti normale e tangenziale sono più significative in quanto
costituiscono sollecitazioni fisicamente differenti sul materiale. Le componenti cartesiane vengono ricavate solo
come passaggio intermedio per ottenere le componenti normale e tangenziale.

Fig.4 – Possibili giaciture nell’intorno di un punto.

Le componenti cartesiane di pn
Mettiamo in relazione le componenti cartesiane di pn con il tensore degli sforzi σ.
Le equazione di equilibrio alla traslazione nelle tre direzioni coordinate del tetraedro possono essere scritte in
forma matriciale come segue:
p n d An − p x d Ax − p y d Ay − p z d Az = 0; (1.11)

ricordando che le forze agenti sulle facce si ottengono moltiplicando le tensioni per le superfici su cui agiscono e
che il segno attribuito a ciascuna forza coincide con il segno della faccia su cui agisce (in questo caso le facce di
direzione parallele agli assi cartesiani sono negative). Dividendo per An e ricordando la (8) si ottiene:

pn = p xnx + p y ny + p z nz [ pn = p jn j ] (1.12)

La (12) scritta per esteso fornisce:

 pnx   σ x  τ  τ zx 
     yx   
p n =  pny  = τ xy  nx +  σ y  n y + τ zy  nz (1.13)
 pnz  τ xz  τ yz   σ z 
da cui

 pnx   σ x τ yx τ zx   n x 
    
p n =  pny  = τ xy σ y τ zy   n y  (1.14)
 pnz  τ xz τ yz σ z   nz 

cioè:
pn = σ n [ pni = σij n j ] (1.15)

1.3
Ad esempio si può scrivere:
pnx = σ x nx + τ yx n y + τ zx nz (1.16)

La componente normale di pn
La componente di pn lungo la direzione n si ottiene effettuandone la proiezione con la nota espressione del prodotto
scalare fra vettori:
~p
σn = n cioè σn = pnx n x + pny n y + pnz nz . (1.17)
n

nella quale il soprassegno significa trasposto.


Ricordando la (15), la (17) può essere riscritta come:
~σn
σn = n (1.18)
che, per esteso, fornisce:

σn = σ x n x2 + σ y n 2y + σ z nz2 + 2τ xy n x n y + 2τ yz n y nz + 2τ xz n x nz [σn = σij ni n j ] (1.19)

In questa espressione le componenti cartesiane non compaiono più.


Per ottenere σn, il vettore componente di pn in direzione n, basta moltiplicare la componente σn per il versore n:
σn = σn n (1.20)

La componente tangenziale di pn
La componente lungo la direzione tangenziale si ottiene come differenza tra il vettore pn e il componente normale
σn:
τ n = p n − σn (1.21)
Questa relazione può essere riscritta come segue:

τ n = σ n − σ n n = (σ − I σ n ) n ; (1.22)

ponendo
σ − σ τ yx τ zx 
 x n

S n = σ − I σn =  τ xy σ y − σ n τ zy  (1.23)
 τ xz τ yz σ z − σ n 
si ottiene
τ n = Snn (1.24)
che, scritta per esteso, fornisce:

τ  σ − σ τ yx τ zx   n x 
x n
nx
 
τ n = τ ny  = τ σ y − σn τ zy   n y  (1.25)
   xy  
τ nz   τ xz τ yz σ z − σ n   nz 

1.4
Direzioni principali
Le direzioni principali sono le direzioni dei versori dei piani sui quali le tensioni tangenziali risultano nulle, dove
cioè si verifica:
τ n = Sn n = 0 (1.26a)
cioè:

σ − σ τ yx τ zx   n x 
 x n

τ
 xy
σ y − σn τ zy   n y  = 0 (1.26b)
 
 τ xz τ yz σ z − σ n   nz 
Le (26) costituiscono un sistema di equazioni lineari omogenee; affinché ammetta soluzioni non identicamente
nulle deve essere:

Det ( S n ) = 0 (1.27)

Sviluppando si ottiene la cosiddetta equazione secolare o degli autovalori:

σn3 − I1σn2 + I 2σn − I 3 = 0 (1.28)


essendo I1, I2 ed I3 gli invarianti della matrice σ così definiti:
I1 = σ x + σ y + σ z

I 2 = σ xσ y + σ yσ z + σ zσ x − τ xy
2
− τ yz2 − τ zx2 (1.29)

I 3 = Det (σ ) = σ xσ yσ z + 2τ xyτ yzτ zx − σ xτ yz2 − σ yτ zx2 − σ zτ xy2 .


Fissato il punto del solido, al variare dell'orientamento della terna x,y,z, tutte le componenti della matrice σ
variano, mentre le quantità (29) rimangono costanti.
L'equazione secolare (28) ammette radici reali indicate con σ1, σ2 e σ3. Tali valori di tensione sono detti tensioni
principali. Sostituendo uno alla volta questi valori nella (26) è possibile ottenere le corrispondenti direzioni
principali n1, n2, n3. Se le tensioni principali sono distinte si può dimostrare che sono ortogonali a due a due. Se due
tensioni principali coincidono, tutte le direzioni ortogonali all'altra sono direzioni principali (es. σ1=σ2 e σ3<>0, tutte
le direzioni normali ad n3 sono direzioni principali). Se σ1=σ2=σ3 tutte le direzioni uscenti dal punto sono principali.
Se si sceglie una terna di riferimento cartesiana i cui assi coincidono con le direzioni principali nel punto
considerato del solido, la matrice σ diventa:
σ 0 0  σ1 0 0 
x
σ= 0 σy 0  =  0 σ2 0  (1.30)
 
0 0 σ z   0 0 σ 3 
La (14), che consente di ottenere la tensione agente sulla generica giacitura n, si trasforma come segue:

 pn1  σ1 0 0   n1 
pn =  pn2  =  0 σ 2 0  n2  (1.31)
 p   0 0 σ  n 
 n3   3  3 

La componente normale (19) diventa:

σn = σ1n12 + σ2 n22 + σ3n32 . (1.32)


La componente tangenziale, utilizzando la (25), diventa:

τ n2 = σ12 n12 + σ22 n22 + σ32 n32 − (σ1n12 + σ2 n22 + σ3n32 )


2
, (1.33)

oppure:

τ n2 = (σ1 − σ2 ) n12 n22 + (σ2 − σ3 ) n22 n32 + (σ3 − σ1 ) n32 n12 .


2 2 2
(1.34)

1.5
Cerchi di Mohr
Fissato un punto del solido, si consideri una terna di riferimento (x1, x2, x3) con gli assi paralleli alle direzioni
principali. In tale riferimento il tensore diventa quello descritto dalla (30). Si consideri il fascio di piani i cui versori
n sono perpendicolari a x3 (fig.6). Le eq.(32) e (34) assumono la seguente forma:
τn
x2
τ n2 = (σ1 − σ2 ) n12 n22 .
2
σn = σ1n12 + σ2 n22 (1.35, 36)
σn
n
α Se α è l'angolo che n forma con l'asse x1 si ha:
x1 n1 = cosα , n2 = sen α , n12 + n22 = 1 ; (1.37,38,39)
x3
Se si introducono nelle (35) e (36) vari valori di α e si riportano le σ e τ ottenute su un
Fig.6 - fascio di piano cartesiano di assi x=σn ed y=τn, i punti rappresentati si dispongono su una
piani con asse x3. circonferenza. L'equazione di tale circonferenza si ottiene eliminando n1 ed n2 dalle (35, 36)
nelle seguenti forme:

(σ n − σ1 )( σn − σ 2 ) + τ n2 = 0 (1.40a)
2 2
σ − σ 1 + σ 2  + τ 2 −  σ 1 − σ 2  = 0
 n  n   (1.40b)
 2   2 
Le (40) sono le equazioni di una circonferenza nel piano σn, τn – la (a) del tipo ( x − a )( x − b) + y = 0 - i cui
2

punti sono i valori di σn e τn che si ottengono al variare della direzione n (cioè dell'angolo α). La circonferenza ha il
centro sull’asse σ in posizione (σ1+σ2)/2 e raggio pari a (σ1-σ2)/2. Questo valore coincide con quello della massima
tensione tangenziale nel punto τmax=(σ1-σ2)/2, che agisce nel piano a 45° rispetto ad n1 (α=45°).

Fig.7 – Posizione delle coppie σ e τ sul cerchio di Mohr al variare della giacitura nel caso di stato tensionale monoassiale.

Introducendo le (37,38) nella (36) si ottiene questa equazione:


τn
2 sen α cosα = sen 2α = ± (1.41)
1
2
(σ 1 − σ 2 )
dalla quale si osserva che l'angolo α formato tra la direzione
τn
A(σnA,τnA)
principale n1 e la normale al piano le cui tensioni sono rappresentate
dal punto prescelto del cerchio di Mohr (ad es. A in fig.8), è pari alla
τmax R=( σ2-σ1 )/2 metà dell'angolo formato tra il raggio del cerchio passante per il
punto e l'asse orizzontale σn. Se si considerano due punti qualunque
2αA del cerchio di Mohr, l'angolo formato tra i raggi passanti per essi sono
O
σn pari al doppio dell'angolo formato tra i versori dei piani di cui i due
2αB punti rappresentano lo stato tensionale. In particolare se le normali
σ2 dei due piani formano un angolo di 90° i punti rappresentativi σn,τn
risultano diametralmente opposti (a 180°) (ad es. A e B in fig.8).
Ovviamente per tracciare il cerchio di Mohr è necessario
B(σnB,τnB) conoscerne alcuni parametri. Non è necessario conoscere le tensioni e
σ1 le direzioni principali, anzi il caso tipico è quello nel quale si conosce
lo stato tensionale su due piani non principali disposti a 90°, purchè la
Fig.8 - Cerchio di Mohr direzione del fascio a cui i due piani appartengono sia principale. In
questo caso, essendo i punti corrispondenti diametralmente opposti
sul cerchio di Mohr, è possibile l'identificazione del centro e del diametro. Si ricorda che la convenzione relativa al
segno delle tensioni tangenziali nel cerchi di Mohr prevede che esse siano considerate positive se tendono a
provocare una rotazione oraria dell’elemento su cui agiscono e viceversa.
Sul cerchio di Mohr è possibile identificare un punto N detto polo delle normali (fig.9) che gode di una utile
proprietà; a partire da due punti diametralmente opposti del cerchio di Mohr si tracciano due rette a e b parallele ai
versori dei piani cui i punti si riferiscono (ad es. gli assi x ed y); il punto di intersezione di tali rette è N e gode della

1.6
seguente proprietà: la congiungente di tale punto con un punto C (qualsiasi) del cerchio forma con a un angolo pari
all'angolo formato tra il versore parallelo ad a e il versore del piano cui si riferisce C.
Le fig.9-13 si riferiscono a vari casi di sollecitazione caratterizzati da differenti combinazioni delle tensioni
principali. In particolare vengono mostrati il cerchio di Mohr, l'elementino con i lati i cui versori sono paralleli agli
assi x ed y e le corrispondenti tensioni e un'elementino con i lati i cui versori sono paralleli alle direzioni principali e
le tensioni (principali) agenti. I cerchi sono tracciati a partire dalle tensioni agenti sui piani di normale x ed y
(ritenute note) e rappresentati nei punti A e B del cerchio e le direzioni principali sono ottenute utilizzando il polo
delle normali.
τn A(σx ,τxy)
N a τn A(σx ,τxy)
α σx x σx x
τxy τxy
b
2α C(σ1,0) σy σy
C(σ1,0)
D(σ2,0) σn y
O D(σ2,0) O σn
y
x x

σ2 B(σy ,−τxy) α α
σ2 B(σy ,−τxy)
σ1
σ1
σ1 y y
σ1

Fig.9 - Cerchio di Mohr nel caso di σ1>0 e σ2>0. Fig.10 - Cerchio di Mohr nel caso di σ1>0 e σ2=0 (tens. monoassiale).
τn τn A(0,τxy)
A(σx ,τxy)

σx x x
τxy τxy
C(σ1,0) σy D(σ2,0) C(σ1,0) y
σn y
D(σ2,0) O σn
O
x
x
α
B(σy ,−τxy) σ2
B(0 ,−τxy)
σ1 σ2
α
y y σ1
σ2 σ1 σ2 σ1

Fig.11- Cerchio di Mohr nel caso di σ1>0 e σ2<0. Fig.12- Cerchio di Mohr nel caso di σ1>0 e σ2=-σ1 (tens.tangenziale)

A(σx ,τxy) τn In modo del tutto analogo a quanto fatto per il fascio
di piani avente per asse x3 (fig.7), è possibile tracciare i
σx x cerchi di Mohr per i piani i cui versori n sono
C(σ1,0) τxy perpendicolari a x1 e ad x2. I 3 cerchi (fig.14-16) risultano
D(σ2,0) O σn σy
y
tangenti in corrispondenza dei punti rappresentativi delle
tensioni principali. Il cerchio più esterno è
x
rappresentativo degli stati di sollecitazione più onerosi,
B(σy ,−τxy) α
cui corrisponde la massima tensione tangenziale. In
σ1
σ2 y particolare nelle fig.15-17 si può osservare che il fascio di
piani più pericoloso è quello di asse x2 contenente le
Fig.11-- Cerchio
Fig.13 CerchiodidiMohr
Mohrnel
nelcaso σ1=0
di di
caso e σe2<0
s1=0 (compr.monoassiale).
s2>0 (compr. Monoass.) tensioni principali σ1 e σ3.

Fig.14 – I 3 cerchi di Mohr relativi a uno stato di sollecitazione nel quale σ1=-σ2. Varie giaciture e i corrispondenti punti σ e τ sui cerchi di Mohr.

Se la terna di riferimento scelta non è principale, è ancora possibile tracciare dei cerchi di Mohr che sono ancora
rappresentativi dello stato tensionale. In questo caso però, in corrispondenza delle intersezioni di ciascun cerchio
con l’asse σn, si vengono a determinare le cosiddette tensioni principali secondarie σ’i. In queste giaciture risultano
nulle le tensioni tangenziali ortogonali all’asse del fascio cui il cerchio di Mohr si riferisce, cioè parallele al piano in
cui le tensioni principali secondarie agiscono, ma sono diverse da zero quelle parallele all’asse del fascio.

1.7
τn τn τn
τn

σ3=0 σ2=0
σn σn
σn σn

σ2 σ2 σ2
σ3 σ1 σ3 σ1 σ1 σ3 σ1
Fig.15 - Cerchi di Mohr nel caso Fig.16 - Cerchi di Mohr nel caso Fig.17 - Cerchi di Mohr nel caso stato di tensione piano
di σ1>0, σ2<0 e σ3<0. di σ1>0, σ2>0 e σ3<0. per σ1>0 e σ2=0 e σ3=0 rispettivamente.

Stato di tensione piano


Lo stato di tensione nel punto P di un solido si dice piano se il vettore di tensione pn si mantiene parallelo ad un
piano fisso al variare di n. In questo caso, se si assume una terna di riferimento con gli assi x ed y paralleli a tale
piano, la matrice σ assume la seguente forma:

σ x τ xy 0
σ = τ yx σ y 0 (1.42)
0 0 0

essendo le componenti di tensione in direzione z nulle, cioè σz=τyz=τxz=0. Si noti che τzx e τzy, anche se parallele al
piano xy, sono nulle per il principio di reciprocità essendo τxz=τyz=0. Per lo stesso motivo z risulta essere direzione
principale. I cerchi di Mohr di fasci x ed y passano per l’origine degli assi essendo σz=0.
Gli invarianti assumono la seguente forma:

I1 = σ x + σ y I 2 = σ xσ y − τ xy2 I 3 = Det (σ n ) = 0 (1.43)

e l'equazione secolare (28) può essere risolta nel modo seguente:

σ1  σ x + σ y σ x − σ y 
2

= ±   + τ yx2 (1.44)
σ2  2  2 
In questo caso si è assunta come direzione 3 quella per la quale la tensione principale è nulla (σ3=0).
Ricordando che il valore della tensione tangenziale massima è pari al raggio del cerchio di Mohr τmax=(σ1-σ2)/2,
utilizzando la (44), si ottiene:
2
 σ x −σ y 
τ max = ±   + τ yx
2
(1.45)
 2 
L'eq.(19) si semplifica come segue:

σn = σ x nx2 + σ y n y2 + 2τ xy nx n y (1.46)

L'angolo α formato dall'asse x e la direzione principale n1 è dato dalla seguente espressione:


2τ xy
tan 2α = (1.47)
(σ x − σ y )
In caso di stato di tensione piano le componenti σn e τn possono essere espresse anche nella seguente forma:
σx +σy σx −σ y
σn = + cos 2α + τ xy sen 2α (1.48)
2 2
σ x −σ y
τn = − sen 2α + τ xy cos 2α . (1.49)
2
Se si scelgono gli assi x ed y coincidenti con le direzioni principali (x≡1, y≡2) le espressioni (42), (46) e (49) si
modificano come segue:

1.8
σ 1 0 0
σ =  0 σ2 0 (1.50)
0 0 0

σ1 − σ 2 σ1 −σ 2
σ n = σ 1n12 + σ 2 n22 τn = sen 2α τ max = ± (1.51,52,53)
2 2
In fig.17 sono rappresentati cerchi di Mohr rappresentativi di stati di tensione piana (nella figura le tensioni
principali sono ordinate in senso decrescente per cui non è assunta la direzione 3 come direzione con tensione
principale nulla). Si osserva come 2 cerchi risultano sempre tangenti in corrispondenza dell’origine.
Un caso importante è quello di stato di tensione puramente tangenziale il cui cerchio di Mohr è rappresentato
nelle fig.12 e 17. In questo caso su due piani ortogonali agisce solo una tensione tangenziale τm, come nel caso della
torsione pura. Le tensioni principali agiscono su un piano formante un angolo pari a π/4 con la direzione della σ1 e
risultano essere rispettivamente σ1=τm e σ2=-σ1. La (42), con opportuna scelta degli assi cartesiani, si trasforma nella
(54) e la (50) nella (55):

 0 τ xy 0 σ 1 = τ xy 0 0
σ = τ yx 0 0 
σ= 0 σ 2 = −σ 1 = −τ xy 0 (1.54, 55)
0 0 0
  0 0 0
Si osserva che la tensione tangenziale τm è la massima nel punto al variare della giacitura.

Legge di trasformazione di assi nel caso piano


Siano x, y e x’, y’ due sistemi di assi con origine coincidente, giacenti nello stesso piano e formanti un angolo α
(fig.18). Ponendo m=cosα e n=senα, le componenti cartesiane della tensione riferite al primo sistema di assi
possono essere espresse in funzione di quelle riferite al secondo mediante la seguente relazione:

σ x  m 2 n2 − 2mn σ x ′ 
   
σ y  = n 2mn σ y ′ 
2 2
m (1.56)
τ  mn − mn m 2 − n 2 τ 
 xy   x ′y ′ 

σy’ σy
τy’x’
y y’ τyx
y’ σx
σx’
τxy
τx’y’
x
x’ α x’

Fig.1.18 – A sinistra le componenti di tensione in un punto rispetto ad assi “iniziali” x’, y’, a destra le componenti rispetto a “nuovi” assi x, y.

1.9

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