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Oscillatori armonici smorzati e forzati

Giuseppe Dalba

Sommario
In questi appunti prenderemo in esame l’utilizzo delle funzioni complesse nella risoluzione
delle equazioni lineari a coefficienti reali, ed il “metodo dei fasori” come comodo strumento per
la visualizzazione di queste soluzioni. Queste tecniche verranno poi utilizzato per analizzare
il comportamento delle soluzioni del problema dell’oscillatore armonico forzato e smorzato e
discutere alcune delle loro proprietà.

Indice
1 Oscillatori armonici smorzati e forzati 1
1.1 Oscillazioni complesse e fasori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Soluzione generale per l’oscillatore forzato e smorzato . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.1 Soluzione analitica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.2 Soluzione geometrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.3 Effetti di smorzamento nel moto oscillatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.3.1 Regime di piccolo smorzamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.3.2 Decadimento dell’energia nel regime di piccolo smorzamento . . . . . . . . . 6
1.3.3 Regime di forte smorzamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.4 Dissipazione della potenza di un oscillatore forzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4.1 Analisi della potenza immessa a regime . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4.2 Relazione fra energia immagazzinata e vita media dell’oscillatore . . . . . . 9

1 Oscillatori armonici smorzati e forzati


1.1 Oscillazioni complesse e fasori
Molte equazioni della fisica sono equazioni differenziali lineari a coefficienti reali. Le soluzioni “fi-
siche”, ovvero quelle che misuriamo effettivamente in un esperimento, corrispondono alle soluzioni
reali (funzioni a valori reali) di queste equazioni. Ciononostante, è spesso più agevole studiare
l’insieme delle soluzioni complesse (funzioni a valori complessi). È immediato mostrare che se una
funzione complessa è soluzione di una equazione lineare a coefficienti reali, allora le sue parti reale
ed immaginaria sono separatamente soluzioni (stavolta a valori reali) della stessa equazione. Per
esempio, per la parte reale:
à !
X dn φ(x) X dn φ(x) X dn Re (φ(x))
an = 0 ⇒ Re an = an =0
n
dxn n
dxn n
dxn

Un metodo per risolvere queste equazioni consiste quindi nel trovare una soluzione complessa
dell’equazione tale che la sua parte reale al tempo zero corrisponda alle condizioni iniziali del
problema. A causa della linearità, la parte reale della soluzione complessa sarà allora una soluzione
del nostro problema con quelle condizioni iniziali.
Questa corrispondenza funziona fino a che non consideriamo trasformazioni non lineari su
queste soluzioni; per esempio, fino a quando non vogliamo calcolare il quadrato di una soluzione
(come avviene per una potenza assorbita o per un flusso di energia). Infatti la parte reale del

1
prodotto di due numeri complessi non coincide con il prodotto delle parti reali dei due numeri
complessi:

z1 = a + ib z2 = c + id ma Re (z1 z2 ) = ac − bd 6= Re (z1 ) Re (z2 ) = ac

y
Passiamo ora al cosidetto metodo dei fasori.
Questo è un metodo geometrico che consen- ω
te la manipolazione di due o più oscillazioni
armoniche della stessa frequenza. Un fasore
P~ è un vettore applicato nell’origine. Se P~ P(t)
compie un moto circolare uniforme, la sua P(0)
proiezione sull’asse x̂, xP (t), è soggetta ad ωt
un moto oscillatorio armonico; se poniamo α
R = |P~ | la sua coordinata è infatti; xP(t) xP(0) x
O
xP (t) = R cos(ωt + α)

Un’oscillazione armonica si può dunque sempre interpretare come la proiezione di un moto


circolare. L’utilità del concetto di fasore è evidente quando si vogliono confrontare le fasi di
oscillazione armonica di uguale frequenza. Confrontiamo per esempio xP con ẋP e ẍP :

xP = R cos(ωt + α)
³ π´
ẋP = −ωR sin(ωt + α) = ωR cos [ωt + α] +
2
ẍP = −ω 2 R cos(ωt + α) = ω 2 R cos ([ωt + α] + π)

y
Tutte e tre le funzioni sono oscillazioni ar-
moniche, con diversa ampiezza e fase. Os-
serviamo che ẋP è in anticipo di fase di π2
rispetto a xP ; ẍP è in anticipo di fase di π2
P’
rispetto a ẋP e di π rispetto a xP . Se espri-
miamo queste oscillazioni mediante i fasori P
P~ , P~ 0 e P~00 aventi moduli rispettivamente R,
ωR ed ω 2 R, abbiamo lo schema rappresen-
.. .
xp xp α
tato in figura. La terna P~ , P~ 0 e P~00 ruota con x
velocità ω ~ costante; in figura è rappresentata
xp
la situazione all’istante t = 0.
P’’
Consideriamo per esempio due punti, P e Q, che ruotano con velocità angolare costante su di
una traiettoria circolare di raggio R; P sia in anticipo rispetto a Q. Le proiezioni di P e di Q
sull’asse delle x, cioè i punti xP ed xQ , si muovono sull’asse x di moto oscillatorio:

xP = R cos(ωt) e xQ = R cos(ωt − α)
y y

t=0 t>0 xP xP
P
ωt
Q
α
ωt − α
P α
α x xP xQ x
Q

2
La rappresentazione di xP e xQ mediante fasori vede i vettori P~ e Q ~ ruotare con velocità
angolare costante ω ~ ~ di α, o, in maniera
~ . Si dice che il vettore P è in anticipo di fase rispeto a Q
~ ~
equivalente, che Q è in ritardo di fase rispetto a P di α. In generale, fasori che ruotano alla
stessa velocità corrispondono ad oscillazioni con la stessa frequenza (e che quindi conservano la
loro differenza di fase).

1.2 Soluzione generale per l’oscillatore forzato e smorzato


1.2.1 Soluzione analitica
L’equazione di un oscillatore armonico forzato e smorzato è:
1 F0
ẋ + ω02 x =
ẍ + (cos ωt) (1)
τ m
dove tutti i parametri sono numeri reali. Il modo più conveniente per risolverla consiste nel-
l’immaginare una eccitazione di tipo complesso Fc = F0 e−iωt al posto dell’eccitazione effettiva
F = F0 cos(ωt). Osserviamo che essendo
Fc = F0 e−iωt = F0 cos(ωt) − iF0 sin(ωt)
l’eccitazione effettiva F coincide con la parte reale di Fc . Poichè la soluzione dell’equazione
differenziale (1) con la parte non omogenea sarà una funzione complessa, di essa noi considereremo
solo la parte reale, cioè quella corrispondente all’eccitazione effettiva: F = Re (Fc ). Dunque
concentriamoci ora sull’equazione:
1 F0 −iωt
ẍ + ẋ + ω02 x = e
τ m
È intuibile che per tempi grandi il sistema oscillerà con la stessa frequenza della forza di ec-
citazione (soluzione asintotica), mentre per tempi piccoli il moto è fortemente dipendente dalle
condizioni iniziali e la soluzione asintotica viene sommata a contributi che decrescono esponen-
zialmente nel tempo (questa è la fase transiente, vedere la sezione 1.3). Cerchiamo dunque una
soluzione della forma x = x0 e−iωt , con x0 un numero complesso qualsiasi. Sostituendo x e le sue
derivate nella precedente equazione troviamo che:
µ ¶
2 iω F0 −iωt F0 /m
−ω − + ω0 x0 e−iωt =
2
e ⇒ x0 = 2 (2)
τ m (ω0 − ω 2 ) − i ωτ
Dunque x0 ha sicuramente una parte immaginaria. Risulta conveniente esprimere x0 in forma
polare, x0 = Aeiϕ (ora A è un numero reale positivo). Allora la soluzione dell’equazione diffe-
renziale diventa la seguente (di cui a noi interessa, come spiegato precedentemente, solo la parte
reale):
x = x0 e−iωt = Ae−i(ωt−ϕ) ⇒ Re (x) = A cos(ωt − ϕ)
Dobbiamo ora valutare l’ampiezza e la fase di questa oscillazione. Cominciamo con il calcolare
A a partire dall’equazione 2:
s
p F0 /m F0 /m F0 /m

A = x0 x0 = 2 2 ω · 2 2 ω = p 2 (3)
(ω0 − ω ) − i τ (ω0 − ω ) + i τ (ω0 − ω 2 )2 + (ω/τ )2
ϕ è la fase del numero complesso x0 , quindi tan ϕ = Im (x0 ) /Re (x0 ):
F0 /m F0 /m h ωi
2 2
x0 = 2 = · (ω0 − ω ) + i
(ω0 − ω 2 ) − i(ω/τ ) (ω02 − ω 2 )2 + (ω/τ )2 τ
e dunque:
F0 /m ¡ ¢
Re (x0 ) = (ω02 −ω 2 )2 +(ω/τ )2
· ω02 − ω 2 ω/τ
F0 /m ¡ ¢ ⇒ tan ϕ =
Im (x0 ) = (ω02 −ω 2 )2 +(ω/τ )2
· ωτ ω02 − ω 2

3
1.2.2 Soluzione geometrica
È interessante mostrare come oltre a questa soluzione analitica è possibile ottenere i valore di A e
ϕ utilizzando il metodo geometrico dei fasori. Dalla candidata soluzione si ha:
x = A cos(ωt − ϕ)
³ π´
ẋ = −Aω sin(ωt − ϕ) = Aω cos ωt − ϕ +
2
ẍ = −Aω 2 cos(ωt − ϕ) = Aω 2 cos (ωt − ϕ + π)

I fasori delle funzioni ẍ, ẋ/τ , ω02 x e Fm0 cos ωt, che sono tutte accelerazioni, sono rappresentati
nella figura seguente. Le loro relazioni di fase non cambiano se vengono traslati parallelamente:

ω2A ωA F0 /m c
τ a φ
F0 /m ω2A
φ b
ω 02 A ω 02 A ωA
τ
Il quadrilatero formato dai tre vettori fasori deve chiudersi, in quanto la somma dei primi
tre, istante per istante, deve dare come risultato il quarto. Questa condizione comporta che
−π < ϕ ≤ 0. Inoltre, considerando il triangolo rettangolo abc i cui lati sono uguali rispettivamente
ad ab = ω02 A − ω 2 A e bc = Aω
τ , si ha che:

cb (Aω)/τ ω/τ
tan ϕ = = 2 = 2
ab ω0 A − ω 2 A ω0 − ω 2
µ ¶2
F0 ¡ ¢2 A2 ω 2 F0 /m
= ω02 A − ω 2 A + ⇒ A= q
m τ2 (ω02 − ω 2 )2 + ω2
τ2

La figura trapezoidale è utile anche per determinare ampiezza e fase per valori caratteristici
di ω. Per esempio, per ω → 0 il trapezio si riduce ad un segmento. Questo corrisponde ad una
eccitazione esterna quasi statica, che non modifica la frequenza propria. ω = 0 implica:
F0 F0 F0
ϕ=0 e = ω02 A ⇒ A= 2 =
m mω0 k
Per ω ∼ ω0 invece il trapezio si riduce ad un rettangolo. In questo caso siamo in presenza
di una eccitazione con frequenza esattamente uguale a quella propria; l’oscillazione del sistema
risulta in quadratura di fase rispetto all’eccitazione, e la sua ampiezza è moltiplicata per un fattore
Q (fattore di amplificazione):
π F0 ω0 A F0 τ F0 ω0 F0
ϕ= e = ⇒ A= = m 2 = Q = Q · A|ω=0
2 m τ mω0 τ ω0 k

Infine per ω > ω0 , il trapezio assume la forma mo- F0 /m


strata in figura qui a fianco. La fase ϕ si avvicina
a π. I due lati a lunghezza variabile, cioè ω 2 A
e ωA/τ dipendono da ω in modo diverso. Per
ω 02 A φ
ω → ∞ il trapezio rettangolo non si deforma solo
se limϕ→π A = 0, ovvero l’ampiezza della oscilla-
ω2A
zione deve tendere a zero per grandi frequenze di ωA
eccitazione. τ
4
1.3 Effetti di smorzamento nel moto oscillatorio
Consideriamo in questa sezione lo smorzamento del moto oscillatorio, quando il sistema non è
supportato da una eccitazione esterna in grado di compensare l’attrito. La forza di attrito viene
schematizzata in un oscillatore come un termine proporzionale alla velocità con direzione sempre
opposta ad essa. Il coefficiente di proporzionalità è il parametro γ che ha le dimensioni dell’inverso
di un tempo (è l’inverso del tempo caratteristico τ ) e si chiama larghezza del moto.

Fa 1
= − ẋ = −γ ẋ
m τ
In assenza di una eccitazione esterna, l’equazione differenziale per l’oscillatore armonico (eq.
1) è una equazione lineare, omogenea ed a coefficienti costanti. Le soluzioni sono dunque facil-
mente determinabili a partire dall’equazione caratteristica, che si ricava dall’equazione differenziale
sostituendo la soluzione di prova x = ept (p è in generale un numero complesso):

p2 ept + γpept + ω02 ept = 0 ⇒ p2 + γp + ω02 = 0

L’equazione differenziale del secondo ordine origina dunque un’equazione in p di secondo grado.
Le soluzioni sono banalmente: r
γ γ2
p=− ± − ω02 (4)
2 4
Il radicando può avere, a seconda del valore di γ ed ω0 , qualunque segno. A seconda di questo
segno l’oscillatore si trova in uno di tre regimi differenti che andremo ad analizzare nel seguito. I
tre regimi sono illustrati nella seguente tabella:
γ < 2ω0 γ = 2ω0 γ > 2ω0
piccolo smorzamento smorzamento critico forte smorzamento

1.3.1 Regime di piccolo smorzamento


Nel caso γ < 2ω0 , nelle soluzioni dell’equazione caratteristica compaiono numeri complessi, perchè
il radicando è negativo. Le soluzioni sono dunque:
r r
γ 2 γ2 γ γ2
p± = − ± i ω0 − = − ± iω avendo posto ω = ω02 − (5)
2 4 2 4
La quantità reale ω gioca ora il ruolo di una frequenza caratteristica dello smorzamento, da
confrontarsi con la frequenza propria ω0 . La soluzione complessa generale per l’oscillatore armonico
in regime di piccolo smorzamento si scrive dunque come una sovrapposizione delle due soluzioni
particolari ep± t :
xC (t) = A+ ep+ t + A− ep− t A+ , A− complessi

La soluzione “fisica” corrispondente è la parte reale di que-


sta funzione, ed i coefficienti A+ ed A− sono determinati
dalle condizioni iniziali; in particolare, il fatto che la solu-
zione fisica sia una funzione reale, implica in questo caso
ωt
che A+ ed A− siano coniugati. Porremo A+ = Aeiϕ /2 ed
A− = Aeiϕ /2 con A un numero reale:

A − γt h +i(ωt+ϕ) i γt
x(t) = Re (xC (t)) = e 2 e + e−i(ωt+ϕ) = Ae− 2 cos(ωt + ϕ)
2
Vediamo quindi che nel regime di piccolo smorzamento, il moto conserva la sua caratteristica
oscillatoria, con pulsazione ω, ma risulta depresso nel tempo da una funzione esponenziale. La

5
p
frequenza di oscillazione ω = ω02 − γ 2 /4 tende ad ω0 nel limite γ → 0, come era prevedibile, ma
le rimane sempre leggermente inferiore. Se γ ¿ ω0 è valida la seguente espansione:
r s " µ ¶2 #
2 γ2 γ2 1 γ
ω = ω0 − = ω0 1 − ∼ ω0 1 −
4 4ω02 2 2ω0

Consideriamo ora i valori di ϕ ed A per una velocità iniziale nulla (la posizione iniziale ov-
viamente deve non essere un punto di equilibrio, altrimenti il sistema rimarrebbe fermo). La
condizione sulla velocià impone immediatamente una condizione su ϕ:
γ γ
0 = ẋ(0) = − A cos(ϕ) − Aω sin(ϕ) ⇒ tan ϕ = − (6)
2 2ω
quindi la fase iniziale non è nulla. Possiamo ricavare immediatamente l’ampiezza iniziale
calcolando x(0) e sostituendo il valore di ϕ:
q
x(0)
A= = x(0) 1 + tan2 ϕ
cos ϕ
sostituendo l’espressione (6) per la tangente di ϕ e la definizione (5) per ω otteniamo infine:
r
γ2 ω0 γ¿ω0
A = x(0) 1 + = x(0) −→ x(0)
4ω 2 ω

1.3.2 Decadimento dell’energia nel regime di piccolo smorzamento


Abbiamo visto che la forza di attrito Fa = −mγ ẋ è sempre opposta al moto; essa quindi sottrae
energia dal sistema senza mai restituirla, per cui l’energia totale H non si conserva. Vogliamo
ora calcolare la legge con cui l’energia decresce nel tempo. In assenza di eccitazioni esterne,
H = 12 mẋ2 + 12 kx2 = H(x, ẋ) è una funzione della posizione e dell’impulso, come se fossero
variabili indipendenti, quindi la sua derivata totale rispetto al tempo sarà:
¯ ¯
dH ∂H ¯¯ dẋ ∂H ¯¯ dx
= + = mẋẍ + kxẋ = (mẍ + kx)ẋ = −mγ ẋ2 < 0
dt ∂ ẋ ¯x dt ∂x ¯ẋ dt
avendo posto per semplicità k = mω02 , e sostituito nell’ultimo passaggio (mẍ + kx) con −mγ ẋ,
in accordo con l’equazione del moto dell’oscillatore armonico smorzato non forzato. Poichè γ > 0
e ẋ2 > 0, vediamo che la derivata dell’energia nel tempo è negativa, proprio come ci aspettavamo.
Il tasso di riduzione dell’energia è proporzionale al coefficiente di attrito γ (si noti che questo
risultato è valido quale che sia il tipo di smorzamento, piccolo, critico o grande).
La derivata dell’energia è comunque una quantità oscillante nel tempo, poichè ẋ presenta
delle oscillazioni. Ma in generale non ci interessano queste variazioni su di una scala di tempo
paragonabile ad un periodo di oscillazione, vogliamo ricavare una espressione per l’energia mediata
su parecchie oscillazioni. Cominciamo con lo scrivere una espressione esplicita per H sostituendo
l’equazione del moto nel caso di piccolo smorzamento (indichiamo (ωt + ϕ) con α):
1 1 1 ³ γ ´2 1
H = mẋ2 + kx2 = mA2 e−γt − cos α − ω sin α + kA2 e−γt cos2 α
2 2µ 2 2 2 ¶
1 2 −γt γ2 2 2 2 2
= A e m cos α + mω sin α + mγω sin α cos α + k cos α
2 4
µ 2 ¶
1 2 −γt γ 2 2 2 γ 2 2
= mA e cos α + ω sin α + ω sin(2α) + ω0 cos α
2 4 2
Sostituiamo il termine ω 2 utilizzando la definizione (5), ovvero rimpiazziamolo con ω02 − γ 2 /4:
µ 2 ¶
1 γ γ γ2
H = mA2 e−γt cos2 α + ω02 sin2 α + ω sin(2α) − sin2 α + ω02 cos α
2 4 2 4
µ 2 ¶
1 γ γ
= mA2 e−γt cos(2α) + ω sin(2α) + ω02
2 4 2

6
Passiamo ora a mediare il valore di H su molti cicli. In questo modo i termini che contengono
seni e coseni di α spariscono (perchè α = (ωt + ϕ) è lineare nel tempo e perchè la media sulla
variabile indipendente dei seni e dei coseni è zero) e rimane solo l’ultimo termine:
Z t
1 1
hHi = lim H(t0 ) dt0 ≈ mA2 e−γt ω02
t→∞ t 0 2

Questa espressione diventa particolarmente semplice se calcoliamo il tasso frazionario di perdita


di energia (confrontare questo risultato con l’espressione precedentemente trovata dH dt = −mγt;
c’è qualche legame con il teorema del viriale?):

dhHi 1 1 dhHi
≈ −γ mA2 e−γt ω02 = −γhHi ⇒ γ≈−
dt 2 hHi dt

Nel regime di piccolo smorzamento è comune caratterizzare il tasso di perdita di energia attra-
verso la quantità Q, il fattore di qualità o coefficiente di bontà, tanto più grande quanto più piccolo
è lo smorzamento. Nel limite di smorzamento estremamente piccolo sappiamo che la pulsazione
propria ω0 si confonde con ω e che γ per definizione è molto minore di ω, quindi:
ω0 1 ω0 ω
Q= > e Q= ≈ À 1 per γ ¿ ω
γ 2 γ γ
Siccome Q è direttamente legato alla velocità con cui il sistema dissipa la sua energia, un
modo conveniente per stimarlo in un sistema a piccolo smorzamento consiste nel notare quanti
cicli occorrono affinchè l’ampiezza si riduca ad una frazione fissata del valore iniziale.

1.3.3 Regime di forte smorzamento


Il regime di forte smorzamento si instaura quando γ > 2ω0 ; in questo caso le soluzioni del polinomio
caratteristico associato all’equazione differenziale del moto sono entrambe reali negative:
r
1 1 2
p± = − γ ± γ − ω02 < 0
2 4

È consuetudine definire µ∓ = −p± cosı̀ da poter lavorare con quantità positive. Si noti che le
µ sono una maggiore ed una minore di ω0 e che il loro prodotto vale ω02 :
r
1 1 2 1
µ+ = γ + γ − ω02 > γ > ω0 ⇒ µ + > ω0
2 4 2
1 1
µ+ µ− = γ 2 − γ 2 + ω02 = ω02 ⇒ µ+ µ− = ω02
4 4
ω2 ω2
µ− = 0 < 0 = ω0 ⇒ µ − < ω0
µ+ ω0

Passiamo ora alla legge del moto; la forma più generale di x(t) è una sovrapposizione di due
esponenziali con lunghezze caratteristiche µ+ e µ− . I coefficienti devono essere reali per evitare
che x(t) sia complesso:
x(t) = c+ e−µ+ t + c− e−µ− t
c+ e c− sono determinati dalle condizioni iniziali, mentre µ+ e µ− dipendono dalle proprietà fisiche
dell’oscillatore. Vi sono a questo punto due casi: se c+ e c− hanno lo stesso segno, allora x(t) non
si annulla mai, quindi il sistema non passa mai per la posizione di equilibrio. Viceversa, se i due
coefficienti hanno segno diverso x(t) può annullarsi (quando i due esponenziali si annullano l’un
l’altro) ed il sistema può passare per la posizione di equilibrio (una sola volta però). I due casi
sono rappresentati nella figura seguente:

7
x x
c+c− > 0 c+c− < 0

ωt ωt

Per le condizioni iniziali x(0) = x0 ed ẋ(0) = 0 abbiamo

c+ + c− = x0 e − (µ+ c+ + µ− c− ) = 0

risolvendo rispetto a c+ e c− otteniamo infine una soluzione che dipende solo da µ+ e µ−


(questo ovviamente viene dal fatto che abbiamo fissato le condizioni iniziali):

−µ− x0 −µ+ t µ+ x0 −µ− t µ+ e−µ− t − µ− e−µ+ t


x(t) = c+ e−µ+ t + c− e−µ− t = e + e = x0
µ+ − µ− µ+ − µ− µ+ − µ−

1.4 Dissipazione della potenza di un oscillatore forzato


1.4.1 Analisi della potenza immessa a regime
In un oscillatore armonico forzato e smorzato, a regime, per definizione, la potenza media dissi-
pata dalla forza di attrito viscoso deve essere compensata dalla potenza media immessa nell’o-
scillatore dalla forza di eccitazione. Intendiamo ora verificare questa affermazione esplicitamente.
Calcoliamo per prima la potenza media, Pd , dissipata dalla forza di attrito viscoso Fa :

Fa = −mγv ⇒ Pd = −mγv 2

Quindi, per ricavare questa potenza dobbiamo avere una espressione esplicita per la velocità.
Partendo dalla legge del moto del nostro oscillatore, x(t) = A cos(ωt + ϕ), e derivando otteniamo:

dx
v= = −Aω sin(ωt + ϕ)
dt

La potenza media dissipata risulta dunque:


1 1 sin2(ω t + φ )
hPd i = h−A2 mγω 2 sin2 (ωt + ϕ)i = − mγA2 ω 2
2 sin2(ω t + φ )

dove nell’ultimo passaggio è stato sostituito il va-


lore medio nel tempo del quadrato di una sinuo- π 2π
side con argomento lineare nel tempo, che è 1/2,
indipendentemente dalla sua fase: sin(ω t + φ )
1 −1
hsin2 (ωt + ϕ)i =
2
Ricordando che (vedere equazione 3):

F0 /m
A= q ¡ ω ¢2
(ω02 − ω 2 )2 + τ

si ricava che:
γω 2 F02 1
hPd i = − ¡ ¢
2m (ω 2 − ω 2 )2 + ω 2
0 τ

8
Consideriamo ora la potenza immessa dalla forza di eccitazione:
F = F0 cos(ωt) ⇒ Pe = F v = −AωF0 cos(ωt) sin(ωt + ϕ)
La potenza immessa dipende quindi fortemente dalla differenza di fase fra la velocità e la forza
di eccitazione. Sviluppiamo ora il prodotto di queste due quantità:
cos(ωt) sin(ωt + ϕ) = cos(ωt) [sin(ωt) cos(ϕ) + sin(ϕ) cos(ωt)]
= cos(ϕ) sin(ωt) cos(ωt) + sin(ϕ) cos2 (ωt)
1
= cos(ϕ) sin(2ωt) + sin(ϕ) cos2 (ωt)
2
Per ottenere il valore medio nel tempo di questa quantità è sufficiente notare, come prima, che
se l’argomento è lineare nel tempo, il quadrato di una funzione sinusoidale media ad un mezzo,
indipendentemente dalla fase, e una sinusoide media a zero. Quindi:
1 AF0 ω
hcos(ωt) sin(ωt + ϕ)i = sin(ϕ) ⇒ hPe i = − sin(ϕ)
2 2
Determiniamo ora A sin(ϕ). È immediato notare che questa quantità è la parte immaginaria
dell’ampiezza complessa x0 = Aeiϕ . Ricordando l’equazione (2) otteniamo allora:
µ ¶
F0 /m F0 ω 1
A sin(ϕ) = Im (x0 ) = Im = ¡ ¢
(ω02 − ω 2 ) − i ωτ mτ (ω 2 − ω 2 )2 + ω 2
0 τ

Ricordando anche che τ = γ1 , l’espressione della potenza di eccitazione diviene:

γω 2 F02 1
hPe i = − ¡ ¢ ⇒ hPe i = − hPd i
2m (ω − ω 2 )2 + ω 2
2
0 τ

come volevasi dimostrare.

1.4.2 Relazione fra energia immagazzinata e vita media dell’oscillatore


Vogliamo ora vedere la relazione fra l’energia totale immagazzinata in media da un oscillatore
armonico forzato e smorzato, in condizioni di piccolo smorzamento ed a regime, e la vita media
τ dell’oscillatore stesso. L’energia totale media dell’oscillatore scritta come somma dell’energia
cinetica e dell’energia potenziale elastica, diventa (ricordare l’espressione (3) per il valore di A):
1 1 mA2 ¡ 2 ¢
hHi = mω02 hx2 i + mhẋ2 i = ω0 hcos2 (ωt + ϕ)i + ω 2 hsin2 (ωt + ϕ)i
2 2 2
mA2 ¡ 2 ¢ F2 ω 2 + ω02
= ω + ω02 = 0 ¡ ¢
4 4m (ω 2 − ω 2 )2 + ω 2
0 τ

Vediamo dunque che il grafico di hH(ω)i è una curva che raggiunge il massimo per ω = ω0 .
In condizioni di piccolo smorzamento la curva è molto stretta e piccata in corrispondenza di
ω = ω0 , ed è altrove praticamente nulla. Questo permette di approssimare ω con ω0 nella sua
espressione, tranne che nel termine (ω02 − ω 2 )2 perchè questo, in vicinanza della risonanza ω0 , varia
moltissimo. Possiamo però riscrivere la differenza di due quadrati come il prodotto della somma
e della differenza delle basi, quindi:
ω02 − ω 2 = (ω0 + ω)(ω0 − ω) ∼ 2ω0 (ω0 − ω)
Applicando queste approssimazioni otteniamo infine che l’energia totale media dell’oscillatore
segue l’andamento di una funzione lorentziana:
F02 2ω02 F02 1
hHi = ¡ ¢ =
4m 4ω 2 (ω − ω0 )2 + ω0 2 8m (ω − ω0 )2 + 1
4τ 2
0 τ

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Il valor massimo di hHi si ottiene ovviamente quando H
il denominatore è minimo, ovvero per ω = ω0 , quindi:
1
F 2τ 2
hHimax = 0
2m
0,5 Larghezza di
L’espressione dell’enegia si può allora riscrivere inglo- risonanza
bando tutte le dimensioni in hHimax , e riservando un
termine puramente numerico per esprimere la forma
della curva:
hHimax ω0
hHi =
1 + 4τ 2 (ω − ω0 )2 ∆ω 1/2
Da qui è facile calcolare quando l’energia diventa metà del suo valor massimo, infatti:
1 1 1 1
hHi = hHimax ⇒ = ⇒ ω = ω0 ± = ω±
2 2 1 + 4τ 2 (ω − ω0 )2 2τ

La larghezza della curva a mezza altezza (in inglese “full width at half maximum” o FWHM)
risulta quindi essere uguale a ∆ω 12 = ω+ − ω− = 1/τ Poichè 1/τ = γ, vediamo immediatamente
che più piccolo è il coefficiente di attrito e più stretta è la curva. In modo analogo, ricordando che
il fattore di merito Q è definito come ω0 τ , vediamo che la curva è tanto più stretta quanto più
grande è Q.

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