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Rocco Rizzo, DESTEC - Dipartimento di Ingegneria dell’Energia e dei Sistemi - Università di Pisa;
PRESENTAZIONE CORSO DI
ELETTROTECNICA ed
AZIONAMENTI ELETTRICI
Il Docente Informazioni
X Nome: Rocco Rizzo;
X Qualifica: Professore Associato di
Elettrotecnica;
X Attività di Ricerca: Progettazione di
Dispositivi Elettro-meccanici;
Levitazione Magnetica; Calcolo di
Campi Elettromagnetici;
X Ufficio: DESTEC - Dipartimento di
Ingegneria dell’Energia e dei Sistemi,
piano terra Triennio di Ingegneria;
X Recapiti: Tel. uff. 050-2217302;
X E-mail: rocco.rizzo@unipi.it
X Ricevimento: Da fissare;
Informazioni Generali
CFU: 9
Ore di lezioni/esercitazioni: ∼ 90 (lezioni: 60 h; esercitazioni: 30 h;)
Ore di laboratorio: ∼ 5 (facoltative!!!)
Tipologia di corso: intensivo (1° periodo)
Propedeuticità: Fisica Generale II
Nella seconda parte (∼45 ore), invece, sarà affrontata l’analisi dei circuiti magnetici, il principio di
funzionamento delle principali Macchine Elettriche e degli Azionamenti Elettrici con particolare at-
tenzione ai criteri di scelta in funzione delle principali tipologie di carico meccanico da movimentare.
Nella terza ed ultima parte (∼5 ore), infine, sarà affrontato il problema della sicurezza elettrica
con una panoramica sulle principali protezioni da adottare per la salvaguardia degli impianti e delle
persone.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica A.A. 2017/2018
3 ore di laboratorio nel mese di Novembre per approfondire le conoscenze pratiche relative alla
prima parte del corso (Teoria dei Circuiti). Gli studenti che si sono iscritti alle attività saranno sud-
divisi in gruppetti di 5/6 persone, i quali, sotto la supervisione di un tecnico di laboratorio, potranno
analizzare il funzionamento dei principali elementi circuitali (Resistenze, Induttanze, Capacità,
Diodi, Transistor, ecc.), potranno utilizzare alcuni strumenti di misura (Multimetri, Oscilloscopi,
ecc.) e potranno verificare praticamente alcune leggi dell’elettrotecnica;
2 ore di laboratorio nell’ultima o penultima settimana di lezione (a Dicembre) per approfondire le
conoscenze pratiche relative alla seconda parte del corso (Macchine Elettriche ed Azionamenti).
In questo caso, a seconda del numero di studenti, sono previsti 3 o 4 gruppi, ciascuno composto
da circa 20 persone. Durante le attività gli studenti potranno visionare le principali macchine elet-
triche (Trasformatori; Motori Asincroni; Motori Brushless; Motori passo; Motori in DC; ecc.) e veri-
ficare il loro funzionamento anche quando sono comandati tramite i relativi driver (Raddrizzatori,
Chopper, Inverter, ecc.).
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica A.A. 2017/2018
Orario
X Ogni esercizio vale 30/30; si è ammessi all’orale con 15/30, come media dei voti sui 3 esercizi;
X Sui 7 appelli nell’A.A., avete a disposizione 4 possibilità di consegna. Al termine di ciascuna
prova scritta, dopo aver visionato la soluzione, potete decidere se consegnare o meno; in
caso di consegna, il compito verrà corretto e, indipendentemente dall’esito, la prova verrà
scalata dalle 4 permesse;
X Compitino per facilitarvi nella preparazione, al termine della prima parte del corso relati-
va alla Teoria dei Circuiti (prima metà di Novembre) ci sarà la possibilità di svolgere una
prova in itinere. Tale prova prevederà la soluzione di uno o due esercizi relativi ad una rete
elettrica a regime (tipo ex.1 delle prove scritte standard). La prova in itinere è sostitutiva, per
l’intero A.A., del primo esercizio delle prove scritte degli appelli ordinari. Vale a dire: chi supe-
rerà la prova in itinere dovrà comunque sostenere la prova scritta ordinaria, ma in quel caso,
nelle 3 ore a disposizione, dovrà risolvere solo gli esercizi numero 2 e numero 3;
X La prova orale consiste in una serie di domande teoriche e pratiche sull’intero programma
del corso volte a verificare le conoscenze acquisite dallo studente.
X La prova scritta e la prova orale devono essere sostenute nello stesso appello. Per poter
sostenere le varie prove è obbligatorio iscriversi sul sito https://esami.unipi.it/esami/.
Voto_prova_scritta + 2 × (Voto_prova_orale )
X Voto Esame: indicativamente =⇒ VE '
3
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica A.A. 2017/2018
ti Elettrici (A.A. 2017/18) iscrizione con e-mail per invio avvisi, materiale didattico e per
l’organizzazione delle attività di laboratorio;
X M. Ceraolo, D. Poli, Fundamentals of Electric Power Engineering, IEEE Press, Wiley, 2014
(anche e-book);
X M. Raugi, Lezioni di Elettrotecnica, PLUS, Pisa;
X L. Olivieri, E. Ravelli, Elettrotecnica v. 2, Macchine, Convert. ed Azionamenti El., ed. CEDAM;
X M. Pezzi, Macchine Elettriche, ed. Zanichelli;
X Fitzgerald, A.C.; Kingsley, C.J.; Umans S.D., Electric Machinery, Sixth Edition, McGraw-Hill,
2003 (free download).
X Chapman S.J., Electric Machinery Fundamentals, Fourth Edition, McGraw-Hill, 2005 (free
download).
_ Esercizi _
Circa il 30% delle lezioni verrà svolto tramite slides che trovate sul sito http://elearn.ing.unipi.it/.
Per seguire al meglio suggerisco di stamparle ed averle con voi in aula.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica A.A. 2017/2018
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici
Rocco Rizzo, DESTEC-Università di Pisa; tel. ufficio: 050 2217302; e-mail: rocco.rizzo@unipi.it
Caratterizzazione elettro
-meccanica di un motore “Progettazione di un sistema di
asincrono trifase (o di elettromagneti per la risposta
un motore sincrono a forzata di giranti di turbine”.
riluttanza variabile).
“Dinamica di un
f~y2 Modellazione di un si-
veicolo a levita- f~x2
stema inerziale per la
zione magneti- F~a
F~vf F~av F~vl produzione di energia
ca vincolato la-
F~c dalle onde del mare.
teralmente”. f~
F~p
f~x1 y1
DOMANDE
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Vo
Oe
Ar
ag
o
Ampere
Cronologia milestones
Trans-oceanic EM transmissions (G. Marconi)
Electromagnetic induction, Faraday’s law
Oersted’s experiment and Ampére’s law
Maxwell’s equations
Ohm’s laws
Volta’s pila
1600 1785 1792 1820 1827 1831 1859 1878 1885 1886 1888 1895 1901 1905
Le sfide attuali
Trasmissione di potenza wireless Stoccaggio ed accumulo
VANTAGGI
È un’energia comoda, facile da usare ed è
subito disponibile. SVANTAGGI
È un’energia pulita: non produce polveri La conversione in energia elettrica di altre
o elementi inquinanti nel momento in cui fonti primarie (carbone, petrolio, gas,...) è
viene utilizzata. poco efficiente: solo il 30 - 40% di ener-
gia primaria viene convertita in energia
Si può trasportare con relativa facilità an- elettrica utilizzabile.
che a migliaia di chilometri dal luogo di
produzione. L’energia elettrica non può essere accumu-
lata convenientemente su larga scala.
Può essere facilmente trasformata in al-
tre forme di energia (meccanica, termica,
luminosa, ecc.).
Domestico Terziario
22% 27%
Motori
75%
Consumi
Industria
Agricoltura Energia 49%
Illumin.
2% Elettrica ' 154 × 109 kWh
5%
Italia-2005
Nello specifico, le principali azioni da intraprendere per il miglioramento della resa energetica dei
sistemi che utilizzano motori elettrici, sono:
uso di motori ad alta efficienza - classe eff1 (da gennaio 2010 è vietata la vendita di motori elettrici
di classe eff3;)
Queste azioni possono portare ad una riduzione dei consumi industriali pari a circa il 8 ÷ 12%.
Efficienza motori
Rottura a fatica di
un giunto meccanico
Rottura a fatica di
un albero meccanico
•
•
• • • •
d.o.l. or VFD
⇐= =⇒
operation
Errata progettazione
L1 M R2
N
!
N
1 1 1 V̇a
J̇ =V̇c + + − ;
R2 jωL2∗ jωM ∗ jωM ∗
L2
e (t )
C3 R4
1 1 V˙a
−J̇ =V̇d −
j (t )
R + jωL
+ 1 1
;
4 4 jωL3 + jωC3
jωL 3 + jωC
3
L3 L4
R3
???????????????
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica A.A. 2017/2018
Esercizio 1: poichè non è indicato il metodo con cui scrivere le equazioni, conviene effettuare una verifica preliminare per
scegliere quello che comporta il numero minimo di equazioni.
Pisa, 14 Gennaio 2013 Allievo Matricola o
Con il Metodo delle Correnti di Maglia, il numero di equazioni da scrivere è: Neq MCM
= r − (n − 1) − ngencorr = 8 − (5 − 1) − 2 = 2.
Se si vuole usare il Metodo delle Tensioni Nodali è necessario trasformare il sistema di induttori mutuamente accoppiati in serie
1. Il circuito di figura è a regime sotto l’azione dei generatori sinusoidali applicati. Dopo aver scritto e risolto un sistema com- con l’equivalente a “T”. Dopo aver effettuato la trasformazione, è possibile individuare il numero di equazioni necessarie:
o
Neq 1) n 1) 1 3.
pleto di equazioni di equilibrio, ricavare numericamente la potenza attiva, reattiva ed apparente erogata dal generatore MT N
= (n − − gentenspu = (5 − − =
di corrente j7 (t). Nel caso specifico conviene usare il MCM, senza necessità di trasformare il sistema di induttori mutamente accoppiati. Il sistema
di equazioni linearmente indipendenti può essere individuato attraverso l’albero e le relative maglie monocorda, oppure tramite le
L1 R8 “maglie a finestra“.
Scritto e risolto tale sistema, è possibile determinare i parametri di potenza relativi al generatore di corrente j7 (t) usando la
N R3 = 2 Ω; R4 = 3 Ω; R6 = 6 Ω; R8 = 1 Ω; q
potenza apparente complessa (con i riferimenti NON associati): S̄7 = V̇7 · J˙∗ ; P7 = ℜ{S̄}; Q7 = ℑ{S̄}; S7 = P2 + Q2 .
7 7 7
L2 M e(t) L1 = 10 mH; L2 = 10 mH; M = 5 mH;
j7 (t) La tensione V̇7 ai capi del generatore di corrente si ricava effettuando una circuitazione attraverso un qualsiasi percorso che NON
N L7 L4 = 15 mH; L7 = 20 mH; contenga generatori di corrente.
C5 = 50 µF; f = 50 Hz; Risultati numerici: [V̇7 = 65.8 + j43.7 V; P7 = 174.7 W; Q7 = −263.4 VAR; S7 = 316 VA]
R3 √
e(t) = 100 2 sin(ωt + π8 ) V ;
R4 C5 j6 (t) √
j6 (t) = 2 2 sin(ωt − π4 ) A; Esercizio 2: Dal modello circuitale di Behn-Eeschemburg è possibile ricavare le grandezze elettriche in termini fasoriali.
√ Poichè la tensione e la corrente ai capi del carico coincidono con i valori nominali (di tensione e corrente) della macchina sincrona
j7 (t) = 4 2 cos(ωt) A; √
(cfr. testo esercizio), per comodità conviene fissare come riferimento a fase nulla o la tensione di fase nominale (V̇ f = Vn / 3) o
L4 R6 √
la corrente di fase nominale (I˙ = In , con In = Sn /(Vn 3)) della macchina (metodo del fasore presunto). Fissata ai capi del carico
NOTA: la scrittura delle equazioni deve essere effettuata senza apportare modifiche topologiche al circuito fatte salve quelle eventualmente indispensabili una delle due grandezze, il fasore dell’altra è immediatamente ricavato dalla conoscenza del cos ϕ del carico Ohmico-induttivo
(per esempio trasformazione di mutui accoppiamenti o di generatori reali di tensione nel metodo delle tensioni nodali).
(corrente in ritardo sulla tensione).
A questo punto, effettuando una circuitazione si ricava la tensione a vuoto del generatore: Ė0 = V̇ f + jXs I, ˙ e, tramite il suo valore ef-
ficace, conoscendo il coefficiente Kecc , si ottiene il valore della corrente di eccitazione del generatore sincrono: Iecc = E0 /(ω · Kecc ).
Per ottenere la coppia meccanica, si può utilizzare il legame tra la potenza elettrica erogata dal generatore √ e quella meccanica
2. Un generatore sincrono trifase alimenta, con i propri valori nominali di tensione e corrente, un carico trifase R-L equilibrato, fornita dal motore primo: Pele = Pmecc · ηs . La potenza elettrica è quella impegnata sul carico: Pele = 3Vn In cos ϕ; la potenza mec-
collegato a stella ed avente cos ϕ = 0.5 e frequenza f = 50 Hz. Sapendo che il motore primo (Motore DC ad eccitazione canica è Pmecc = Cmecc · Ωmecc ; e la velocità è Ωmecc = ω/p = 2π · f /p ⇒ Nmecc = Ωmecc · 60/2π.
separata) che trascina il generatore lavora con un flusso costante φ = 30 × 10−3 W b, determinare: Sostituendo si ricava il risultato cercato: Cmecc = Pmecc /Ωmecc .
a) la corrente di eccitazione del generatore sincrono conoscendo il coefficiente Kecc = 0.146 V · s/(rad · A) della tensione a L’angolo di coppia δ (angolo tra il fasore della tensione a vuoto e quello della tensione ai morsetti di macchina) si può ricavare in
vuoto (E0 = ω · Kecc · Iecc ); b) la coppia meccanica che deve essere fornita dal motore primo e l’angolo di coppia δ nelle ċ − Vḃ .
due modi: 1) δ = arcsin Cmecc · ηs · ω · Xs /(3p ·V f · E0) ; oppure, 2) direttamente dalla differenza di fase tra i due fasori: δ = E 0
condizioni indicate; c) la tensione con cui deve essere alimentato il motore DC per fornire la coppia richiesta e l’angolo di Dalle equazioni del Motore DC (eccitazione separata), noto il valore del flusso φ (cfr. testo esercizio), si possono ricavare i valori
innesco αi del raddrizzatore trifase a ponte di Graetz in grado di mantenere tale tensione. della corrente di indotto (I = Cmecc /(KT · φ )), della f.c.e.m. (E = KE · Nmecc · φ ) e della tensione di alimentazione del motore (Vm =
Iecc
− − −Dati Generatore Sincrono:
E +Ra I). Il raddrizzatore trifase controllato a ponte di Graetz, per mantenere tale tensione, deve operare n h √l’angolo di innesco αi . io
con
T O RE I˙1 Tale angolo si ricava invertendo la formula della tensione media del raddrizzatore trifase: αi = arccos Vm / 2 2 ·V frete · (3/π) · sin(π/3) ,
RA Carico Sn = 70 kVA; Vn = 400 V ; p = 2; Xs = 0.5 Ω; √ √
SI
G E NE
I˙2 R-L
N C R ON
V ·s
Kecc = 0.146 rad·A ; ηs = 0.891; h; Rs Xs ;
cos ϕ = 0.5
Ωmecc Risultati numerici: [Iecc = 6 Adc ; Cmecc = 250 Nm; δ = 0.09 rad = 5.25°; Vm = 415 Vdc ; αi = 0.695 rad = 39.8°.]
O RE D I˙3 f = 50 Hz − − −Dati rete prevalente:
OT
O
1 h
V` = 400 V ; f = 50 Hz;
M
2 − − −Dati Motore DC: Esercizio 3: la soluzione del circuito magnetico si semplifica osservando che i due avvolgimenti sono elettricamente e mag-
neticamente in serie. In queste condizioni è possibile considerare il sistema formato da un unico avvolgimento con un numero di
3 Vn = 420 Vdc ; Pn = 45 kW ; Nn = 1600 rpm;
spire pari alla somma algebrica delle spire dei due avvolgimenti Neq = N1 ± N2 (il segno è positivo se la corrente in serie nei due
Nm V
KT = 83.3 A·W b ; KE = 8.73 rpm·W b ; avvolgimenti separati produce flussi concordi, negativo altrimenti). La riluttanza del tratto in ferro e di quello in gomma hanno lo
ηdc = 0.946; p = 1; Ra = 0.223 Ω; stesso ordine di grandezza, pertanto la prima non può essere trascurata (la riluttanza vista dall’avvolgimento equivalente è pari
alla somma delle due). Si trova così un induttore equivalente da inserire nel circuito elettrico da studiare. Tale circuito deve essere
studiato con la sovrapposizione degli effetti facendo agire separatamente la componente in DC dei generatori e quella in AC. In
quest’ultimo caso è utile verificare a-priori l’eventuale risonanza del ramo L-C parallelo. In tale condizione, il ramo si comporta
3. Il nucleo di figura è costituito da materiale ferromagnetico ed ha sezione quadrata S; sapendo che la parte superiore può
come un circuito aperto (I˙ = I˙L + I˙C = 0), pur essendo I˙L = −I˙C 6= 0. L’energia media e la potenza media sono date dalla somma
ruotare senza attrito intorno al perno c (dello stesso materiale del nucleo), determinare: a) l’energia media immagazzinata
dei rispettivi contributi in DC e AC delle due grandezze (risultato dell’operazione di media con grandezze a frequenze diverse:
nel nucleo magnetico; b) la potenza attiva erogata dal generatore di tensione e2 (t); c) la pressione media p esercitata dal
FOURIER).
nucleo sul pezzo di gomma di spessore g e permeabilità magnetica µrg ' 1, inserito nel traferro, nelle condizioni di figura.
Per quanto riguarda il calcolo della forza (e della pressione) media esercitata dal nucleo sul pezzo di gomma, si deve usare il
• metodo dei lavori virtuali, supponendo uno spostamento fittizio del nucleo superiore e ricavando l’energia media in funzione di tale
` f e , µr f e , S R spostamento: W (x) = 12 L(x) · (Idc
2 + I 2 ). Sebbene il problema parli di ”rotazione” del nucleo, considerando le dimensioni ridotte
ef f
del sistema è possibile approssimare la rotazione con una traslazione (fittizia) uniforme del gap verso il basso o verso l’alto.
N1 Nota la funzione W (x) dell’energia magnetica media, la sua derivata dW (x)/dx permette di determinare la forza F e la pressione
e1 (t) R = 5 Ω; C = 20 µF; p = |F|/S.
ω = 1000 rad/s;
Risultati numerici:
H e1 (t) = 20 Vdc ; [L = 50 mH; W̄ = W̄DC + W̄AC = 0.1 + 0.156 = 0.256 Joule; P2 = P2DC + P2AC = −20 + 6250 = 6230 W; F = −51.3 N; p = 8550 N/m2 .]
R g C √
e2 (t) = 10 + 250 2 sin(ωt − π6 ) V ;
H c
−−−
` f e = 24.85 cm; µr f e = 250; S = 60 cm2 ;
N2 e2 (t) g = 4 mm; N1 = 500; N2 = 318;
Rocco Rizzo, DESTEC-Università di Pisa; tel. ufficio: 050 2217302; e-mail: rocco.rizzo@unipi.it
Esercizio 1: Il numero di equazioni da scrivere con il metodo delle correnti di maglia MCM è:
Neqo = r − (n − 1) − ngencorr = 10 − (5 − 1) − 3 = 2. Se, invece, si vuole usare il metodo delle tensioni nodali MTN, dopo aver “sciolto”
Pisa, 14 Giugno 2013 Allievo Matricola MCM
il mutuo accoppiamento con una trasformazione a “T“ (inserendo l’induttore “−M“ in serie con il generatore j2 (t)), si può verificare
che il numero di equazioni da scrivere è pari a 3. Per il minor numero di equazioni richieste, si sceglie quindi il MCM.
1. Il circuito di figura è a regime sotto l’azione dei generatori sinusoidali applicati. Dopo aver scritto e risolto un sistema com- Il sistema di equazioni linearmente indipendenti può essere individuato attraverso l’albero e le relative maglie monocorda, oppure
pleto di equazioni di equilibrio, ricavare numericamente la potenza attiva, reattiva ed apparente erogata dal generatore tramite le “maglie a finestra“. Scritto e risolto tale sistema, è possibile determinare i parametri di potenza relativi al generatore
di corrente j2 (t). j2 (t) usando la potenza apparente complessa, q che, con i riferimenti non associati (potenza convenzionalmente erogata), vale:
R1 = 2 Ω; R2 = 4 Ω; S̄2 = V̇2 · J˙∗ ; P2 = ℜ{S̄2 }; Q2 = ℑ{S̄2 }; S2 = P2 + Q2 .
2 2 2
R6 L6 R4 = 10 Ω; R5 = 4 Ω; R6 = 1 Ω; La tensione V̇2 ai capi del generatore di corrente si ricava effettuando una circuitazione attraverso un qualsiasi percorso che NON
j1 (t) L3 L1 = 20 mH; L2 = 20 mH; M = 10 mH;
contenga generatori di corrente.
R5 L5 Risultati numerici: [V̇2 = −129.5 − j45.7 V; P2 = −1080 W ; Q2 = 201 VAR; S2 = 1100 VA.]
R4 L3 = 12 mH; L4 = 15 mH; L5 = 5 mH;
e2 (t) L6 = 20 mH; C3 = 50 µF; f = 50 Hz;
j2 (t) C3 √ Esercizio 2: La rete trifase proposta, tenendo conto del comportamento degli strumenti di misura ideali, può essere ricondotta
L2 e1 (t) = 180 2 sin(ωt + 10 π
) V;
j4 (t) ad un sistema con due soli nodi, al quale applicare il Teorema di Millman. Il carico trifase, caratterizzato da potenza attiva nulla,
L1 √
N N e2 (t) = 60 2 sin(ωt + π4 ) V ; Pn = 0 kW , e potenza reattiva negativa Qn < 0, è equivalente a tre impedenze a stella, puramente immaginarie e di tipo capacitivo.
R2 √
M Tenendo poi conto dei vari collegamenti, l’intero carico a valle dei due wattmetri (carico trifase + resistenza Rm tra i morsetti 10 − 20 )
R1 j1 (t) = 10 2 sin(ωt − π3 ) A;
L4 √ può essere ricondotto ad un unica impedenza equivalente posta sulla fase 1. Effettuata la riduzione del carico, √sapendo che
e1 (t)
j2 (t) = 8 2 sin(ωt + π6 ) A; il generatore trifase costituisce una terna simmetrica diretta, e scegliendo, per esempio, il generatore Ė1 = Vconc / 3 · e j·0 come
√ fasore presunto a fase nulla, si può applicare il Teorema di Millman e trovare la tensione tra il centro stella del carico equivalente e
j4 (t) = 5 2 sin(ωt) A;
quello del generatore. Le correnti nei vari rami sono immediatamente ricavabili (I˙i = (Ėi − V̇o0 o )/Z̄i , con i = 1, 2, 3). Note le correnti,
NOTA: la scrittura delle equazioni deve essere effettuata senza apportare modifiche topologiche al circuito fatte salve quelle eventualmente indispensabili i parametri di potenza erogati dal generatore si trovano tramite la potenza apparente complessa: S̄g = Ė1 · I˙1∗ + Ė2 · I˙2∗ + Ė3 · I˙3∗ . La
(per esempio trasformazione di mutui accoppiamenti o di generatori reali di tensione nel metodo delle tensioni nodali).
lettura degli amperometri si ricava direttamente calcolando il valore efficace delle correnti nelle tre fasi del sistema. La lettura del
voltmetro, invece, si ottiene effettuando una circuitazione attraverso un qualsiasi percorso che vada da un morsetto all’altro dello
strumento. Per quanto riguarda i due wattmetri, dopo aver determinato le tensioni tra i morsetti voltmetrici degli stessi, è possibile
ottenere la potenza letta prendendo la parte reale della potenza complessa: P̄12 = ℜ{V̇12 0 · I˙∗ } e P̄ = ℜ{V̇ 0 · I˙∗0 }.
1 32 32 3
2. Nel sistema trifase di figura, alimentato da una terna diretta di tensioni simmetriche di valore concatenato pari a 400 V e
frequenza 50 Hz, determinare: a) la potenza attiva, reattiva ed apparente complessivamente erogata dal generatore trifase; Risultati numerici:
b) la lettura degli strumenti (ideali): 3 amperometri A1 , A2 e A3 , 1 voltmetro VHK , e 2 wattmetri W12 e W32 . [Pg = 9.36 kW; Qg = −16.36 kVAR; Sg = 19 kVA; A1 = 43.3 A; A2 = 11 A; A3 = 36.2 A; V = 295 V; P12 = 2.5 kW; P32 = −1.25 kW; ]
Ė1 A1 + W12
Z̄` Esercizio 3: Per la particolare composizione del nucleo magnetico, i flussi prodotti dai due avvolgimenti sono indipendenti e,
+
A W Vn pertanto, non esiste mutuo accoppiamento tra i due. Per la soluzione del problema è sufficiente determinare le induttanze L1 e
Rm L2 . Dall’analisi del circuito magnetico (ovviamente ideale) si può ricavare la riluttanza complessivamente vista dall’avvolgimento
Ė2 A2 VHK Z̄` = 1 + j1 Ω; Rm = 40 Ω;
Z̄` Pn di N1 spire, ℜv1 = (ℜ f e //ℜ f e ) = ℜ f e /2, e quella vista dall’avvolgimento di N2 spire ℜv2 = (ℜδ //ℜδ ) + ℜδ = 3ℜδ /2.
A V −−− Si trova così un sistema di due induttori (senza mutuo accoppiamento) da inserire nel circuito elettrico da studiare. Tale circuito
Ė3 A3 Rm
Qn Vn = 400 V ; Pn = 0 kW ; Qn = −30 kVAR;
deve essere analizzato con la sovrapposizione degli effetti facendo agire separatamente la componente in DC dei generatori e
Z̄` quella in AC.
A
+
W h La potenza attiva erogata dal generatore di corrente j(t) è pari alla somma della componente di potenza in DC e della componente
di potenza attiva in AC (risultato dell’operazione di media in presenza di generatori con frequenze diverse: cfr. Trasformata serie di
+ W32
Fourier applicata ai circuiti elettrici). Stessa cosa per quanto riguarda l’energia media immagazzinata nell’intero nucleo magnetico.
Per i calcoli effettuati con la componente AC, è facile verificare l’esistenza di risonanza serie e parallelo, rispettivamente per i due
rami L2 −C2 e L1 −C1 . Questa condizione permette di semplificare notevolmente il calcolo delle correnti nei vari rami della rete.
3. Nel sistema di figura le parti ferromagnetiche, di sezione S e permeabilità magnetica nota, sono separate da pezzi di Per quanto riguarda il calcolo della forza (pressione) media esercitata dal nucleo sul blocchetto di materiale non-ferromagnetico,
acciaio non-ferromagnetico (tratteggiati in figura) di pari sezione. Determinare: a) l’energia magnetica media immagazzinata essa si può calcolare facilmente usando il principio dei lavori virtuali. Considerata la geometria del problema, il contributo alla
nell’intero sistema ferromagnetico; b) la potenza attiva erogata dal generatore di corrente j(t); c) la pressione media forza è dato dal solo circuito in cui è presente l’induttore L2 .
esercitata dal nucleo mobile sul blocchetto di acciaio non-ferromagnetico B nelle condizioni di figura. Risultati numerici: [L1 = 27 mH; L2 = 10 mH; W̄ = 2 J; PJ = 135 W; p = |F|/S = 5 kPa; ]
R
δ ω = 1000 rad/s; R = 5 Ω;
`
C1 = 37 µF; C2 = 100 µF;
µr1 = 800
R −−−
• • C1 e(t) √
N1 j(t) = 3 + 6 2 sin(ωt) A;
B √
µr = +∞
µr = +∞
L EZIONE I NTRODUTTIVA
DAI CAMPI
=⇒
AI CIRCUITI
Equazioni di Maxwell
Forma integrale Forma differenziale
∂B
d ∇×E = −
I Z
E · d` = − B · ds ∂t
c dt S
Soluzione
∂D
d ∇×H = J+
I Z Z
H · d` = J · ds+ D · ds
=⇒
∂t
c S
dt S
I Z
D · ds = ρ · dv ∇·D = ρ
S
E; B; H; D; J; F ;
V
I ∀ x , y , z, t ∈ <
B · ds = 0 ∇·B = 0
S
R
Forza di Lorentz: F = ρ(E + v × B) · dv;
V
∂B
∇×E = − D = FD (E) = eE
∂t
∂D B = FB (H) = µH
∇×H = J+
∂t
J = FJ (E) = σE
∇·D = ρ
f = ρ (E + v × B)
∇·B = 0
=⇒
∑
MODELLO CIRCUITALE
(a parametri concentrati)
vhk = ;
∂D dt
∇×H = J+ ∂t '0
∂D
if h,k
−−−−−−−→
=⇒
∂t
conditio
N
∇·D = ρ ∑ Ik = 0;
k =1
∇·B = 0
Dati
Domanda
dD
Quando è possibile trascurare il termine dovuto alla corrente di spostamento | | ?
dt
Ovverosia: quando è possibile usare il modello circuitale a parametri concentrati al posto del
modello campistico per lo studio di sistemi o dispositivi elettrici?
Condizioni
dD
Nelle Eq. di Maxwell è possibile trascurare il termine solo se questo è molto più piccolo della corrente di conduzione J.
dt
⇒
dD
| |
dt 1
|J|
dD
2` 1 | | R ` `
Se R = ρ è la resistenza della linea, sapendo che f = , il rapporto diventa: dt = 2e0 π 2 = e0 Rπ 2 ·
S T |J| 2 T T
Sostituendo i valori delle costanti (e0 = 8.854 × 10−12 F /m) e tenendo conto che il range di variabilità della resistenza per i sistemi
elettrici ordinari non è molto elevato (si cerca di tenere bassa la resistenza per evitare le perdite per effetto Joule), ed introducendo il
c ` `
parametro “lunghezza d’onda” λ = c · T = , la condizione: e0 Rπ 2 c 1 diventa: k · R · 1 con k ' 2.5 × 10−2 .
f λ λ
` `
A questo punto è immediato rilevare che la condizione k · R · 1 è verificata se: 1 =⇒ ` λ or λ`
λ λ
Condizione di Abraham
Per poter analizzare un qualsiasi sistema elettrico attraverso un modello circuitale “a parametri concentrati“ (Teo-
ria dei Circuiti) occorre verificare che la massima dimensione fisica del sistema (`) sia molto più piccola della lun-
ghezza d’onda (λ) delle grandezze elettromagnetiche che lo interessano (o, parimenti, che la lunghezza d’onda
(λ) sia molto più grande delle dimensioni fisiche (`)).
Verifica
CONCLUSIONE
X Per poter stabilire se un sistema interessato da fenomeni elettromagnetici possa essere
analizzato tramite un modello circuitale elettrico (± complesso) è necessario effettuare una
verifica opportuna della condizione di Abraham:
`
1 =⇒ ` λ or λ`
λ
Osservazioni finali
X Per i sistemi di potenza oggetto di studio delle principali discipline dell’Ingegneria Elettrica,
considerate le dimensioni e le frequenze in gioco (f < 1MHz) la Condizione di Abraham è da
ritenersi condizione necessaria e sufficiente ed implicitamente verificata.
X Sotto tale ipotesi, i sistemi o i dispositivi da analizzare possono essere ridotti ad una rete
elettrica, ± complessa, costituita da un insieme di elementi circuitali di base la cui
caratterizzazione matematica è nota e di semplice trattazione. L’analisi del modello circuitale
a parametri concentrati permette di conoscere, con una buona approssimazione e con una
ridotta complessità di calcolo, l’andamento temporale delle grandezze di interesse del
relativo sistema reale.
X Il corso di Elettrotecnica ha come scopo principale quello di fornire le conoscenze relative
alla Teoria dei Circuiti necessarie per poter effettuare l’analisi dei modelli circuitali elettrici
che rappresentano i sistemi reali. Per alcuni sistemi, verrà trattato anche il problema del
passaggio dal sistema reale al suo modello circuitale rappresentativo.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica A.A. 2015/2016
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici
Rocco Rizzo, DESTEC-Università di Pisa; tel. ufficio: 050 2217302; e-mail: rocco.rizzo@unipi.it
∆q
i= ∆t
. Nel Sistema Internazionale (SI), l’unità di misura della corrente è l’Ampere [A].
i(t)
con questo significato fisico: “negli istanti in cui la (funzione scalare) corrente i(t) assume valori
positivi, le cariche positive si muovono nel verso indicato dalla freccia. Negli istanti in cui la (funzione
scalare) corrente i(t) assume valori negativi, le cariche positive si muovono nel verso contrario
indicato dalla freccia”.
Zb
1
L = −q0 E · d` = 0 (va − vb ) = vab .
q
> L’unità di misura nel sistema SI è il Volt [V].
a
La tensione è una grandezza definita sempre tra due punti e, quindi, è possibile scrivere una
tensione vab come differenza tra i potenziali dei punti a e b rispetto ad un terzo punto c preso come
riferimento: vab = vac − vbc = (va − vc ) − (vb − vc ) = (va − vc − vb +
vc ) = (va − vb ).
p(t) = v (t) · i(t) . Nel SI, l’unità di misura della potenza è il Watt [W]; 1 W = 1 V · 1 A.
L’energia, considerato che le grandezze primarie nella Teoria dei Circuiti sono la tensione e la
corrente, è ricavata come integrale della potenza in un certo intervallo di tempo [t0 , t]:
Note generali
Sebbene dal punto di vista formale la Teoria dei Circuiti possa essere dedotta dalla più
generale teoria dell’elettromagnetismo (Equazioni di Maxwell), partendo dalle definizione
di base appena introdotte, essa può comunque considerarsi una teoria autoconsistente,
formata da postulati e preposizioni.
Di solito si usa indicare con la lettera maiuscola le funzioni costanti nel tempo e con quella
minuscola le funzioni variabili nel tempo. Per esempio, “V” o “I” indicano una tensione ed una
corrente costante, mentre “v” o “i” possono indicare una tensione ed una corrente con una
forma d’onda genericamente variabile nel tempo.
Bipolo elettrico: elemento circuitale (generico) che concorre alla formazione di una rete elettrica;
esso è in grado di “simulare”, in maniera “concentrata” e tramite opportune relazio-
ni costitutive, i principali fenomeni fisici dell’elettromagnetismo in bassa frequenza
(effetto Joule, induzione elettromagnetica, immagazzinamento di energia, ecc.).
la corrente che entra in uno dei terminali di un bipolo è uguale a quella che esce dal terminale
opposto.
La relazione costitutiva dipende esclusivamente dalla costituzione fisica del bipolo ed esprime il
legame tensione/corrente ai suoi morsetti, indipendentemente dal circuito in cui è inserito.
Le relazioni (1) e (2) sono completamente definite per un bipolo solo quando sono assegnati i
riferimenti convenzionali di tensione e corrente.
I riferimenti convenzionali di tensione e corrente possono essere assegnati in maniera arbitraria
ed indipendente gli uni dagli altri. Si hanno così 4 possibili combinazioni:
v (t) v (t)
la corrente entra dal morsetto 00 −00 della tensione ed esce dal 00 +00 ;
-riferimenti NON associati (r.n.a.): i(t) i(t)
a a
(o convenzione del generatore) − +
b
+ −
b
v (t) v (t)
potenza
i(t)
fisicamente
dell’utilizzatore
a b p(t) > 0 ⇒
Convenzione
+
v (t)
− assorbita
Riferimenti Potenza dal bipolo
Associati Convenzional.
(r.a.) i(t) Assorbita
a b potenza
−
v (t)
+ fisicamente
p(t) < 0 ⇒
erogata
dal bipolo
potenza
i(t)
a fisicamente
del generatore
b p(t) > 0 ⇒
Convenzione
Riferimenti −
v (t)
+ erogata
NON Potenza dal bipolo
Associati Convenzional.
(r.n.a.) i(t) Erogata potenza
a b
+
v (t)
− fisicamente
p(t) < 0 ⇒
assorbita
dal bipolo
a b
Con la polarità della tensione ed il verso della corrente scelti, il bipolo
− v (t) i(t) + si trova con i r.a.. ⇒ potenza convenzionalmente assorbita
Per verificare l’aspetto fisico, misuria- A questo punto, per il bipolo, si può affermare che:
mo con un oscilloscopio le grandezze
∀ t | p(t) > 0 (⊕)
reali (v (t) e i(t)) ai morsetti del bipolo pot. convenz. assorbita
p(t)
⊕ ⊕ ⊕
Volts/Div Volts/Div
Y-pos I Y-pos II
.5 .2 .5 .2
1 .1 1 .1
2 50 2 50
5 20 5 20
10 10 10 10
CH I 20 5 20 5 CH II
V mV V mV
TeXtronics 1 − v.1.01
v (t), i(t)
moltiplicando si ha:
v (t) T /2 T
t
i(t)
T /2 T
t
∀ t | p(t) < 0 ( )
pot. convenz. assorbita
pot. fisicam. erogata v (t) i(t)
v (t) = VM sin (ωt + ψv ) ; i(t) = IM sin (ωt + ψi ) ;
a b
Con la polarità della tensione ed il verso della corrente scelti, il bipolo
− i(t) v (t) + si trova con i r.n.a.. ⇒ potenza convenzionalmente erogata
Per verificare l’aspetto fisico, misuria- A questo punto, per il bipolo, si può affermare che:
mo con un oscilloscopio le grandezze
p(t) ∀ t | p(t) > 0 (⊕)
reali (v (t) e i(t)) ai morsetti del bipolo v (t) pot. convenz. erogata i(t)
v (t)
p(t) = v (t) · i(t)
⊕ ⊕ ⊕
Power Time/Div
On/Off
ms 1 .5 .2
2 .1
5 50 X-pos
10 20
Intens 20 10
50 5
.1 2
Focus .2 1
s .5 .5 µs
Y-pos I
1
Volts/Div
.5 .2
.1 1
Volts/Div
.5 .2
.1
Y-pos II
t
CH I
2
10
20 5
10
50
20
2
10
20 5
10
50
20
CH II
T /2 T
V mV V mV
TeXtronics 1 − v.1.01
v (t), i(t)
moltiplicando si ha:
v (t)
t
T /2 T
i(t)
Passività
rta
dal bipolo è minore di zero: w(t) < 0. (È del tutto ovvio che la definizione
im
dissipatività: dipende, oltre che dai valori agli estremi, anche dall’andamento delle
grandezze caratteristiche (tensione o corrente) in quell’intervallo.
im
Quando due o più bipoli elettrici, con le caratteristiche descritte in precedenza, vengono connessi
insieme a formare una rete elettrica, le grandezze elettriche v (t) e i(t) su ciascun bipolo si adattano
(automaticamente) in modo da obbedire complessivamente ai Principi di Kirchhoff.
I Principi di Kirchhoff associati alle relazioni costitutive dei singoli bipoli elettrici permettono di
risolvere il problema fondamentale dell’Elettrotecnica.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 16 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
La convenzione da usare per i segni è la seguente: scelta una superficie “S” qualsiasi che
intersechi la rete, si considerano con lo stesso segno tutte le correnti uscenti da “S” e con il segno
opposto tutte le correnti entranti in “S” (p.e.: correnti uscenti= ⊕; correnti entranti= ). Una volta
definita la convenzione, questa deve essere identica per tutte le superfici di una stessa rete.
Applicazione pratica: presa una rete, si fissino, a caso, le correnti di ramo con i relativi riferimenti.
Scelta poi una superficie S e la convenzione (p.e.: i uscenti= ⊕; i entranti= ), il 1o PdK vale:
(S) ⇒ + iA (t) − iF (t) + iG (t) = 0
Poichè la superficie a cui applicare il 1o PdK può avere
dimensioni arbitrarie, essa può racchiudere al suo
iA interno anche un solo nodo della rete. In questo caso,
prendendo ad esempio la superficie S3 (contenente il
1 2 3
nodo 3), si ha:
macronodo
iB iF
iE S3 (S3 ) ⇒ − iA (t) + iF (t) + iH (t) = 0
S
iB iF
Nodo 2 − iB (t) − iE (t) − iF (t) = 0
iE
S Nodo 5 + iD (t) + iE (t) + iG (t) = 0
+ iC (t) − iD (t) = 0
iC iH Nodo 6
iD
Sommando membro a membro si ottiene:
iG
6 5 4
+iA (t) − iF (t) + iG (t) = 0 (C.V.D.).
Ai fini pratici, il 1o PdK si applica ai singoli nodi; è pertanto utile usare la seguente formulazione:
1o Principio di Kirchhoff: In una rete elettrica con N nodi, in ogni istante la somma algebrica di
tutte le correnti di ramo che insistono su ciascun nodo è pari a zero:
XN
o
(1 PdK ai nodi) (±) ik (t) = 0
k =1
Con la convenzione sui segni delle correnti (p.e: i(t) uscenti= ⊕ e i(t) entranti= ; o viceversa).
Tale formulazione, di difficile applicabilità perchè il secondo membro dell’equazione dipende dalla
superficie racchiusa dalla linea e quindi dal percorso della linea stessa nello spazio, può essere
semplificata nella maggior parte delle applicazioni. In particolare:
a
dφc X
I in condizioni di regime stazionario continuo, (V e I costanti): ⇒ = 0; ⇒ Vhk = 0;
dt h,k =a
I in condizioni di regime variabile nel tempo, se il flusso magnetico concatenato con la superficie
è trascurabile, oppure se esso è concentrato in zone specifiche dello spazio (per esempio nei
nuclei ferromagnetici, ecc.), allora l’effetto dovuto alla sua variazione nel tempo può essere
simulato tramite opportuni elementi circuitali (induttori ed induttori mutuamente accoppiati),
caratterizzati da relazioni costitutive ben definite in termini di tensione e corrente.
In questo modo, la variazione di flusso nel tempo può essere espressa in termini di differenza
di potenziale ai capi di questi elementi circuitali e portata nella somma a primo membro:
a a
dφc X
[v (t) − v (t)] ' 0
X
ṽhk (t) ' 0
= vxy (t) ⇒ hk xy ⇒
dt h,k =a h,k =a
+ va − − ve +
+ − +
(m1 ) ⇒ + va (t) − vd (t) + vc (t) − vb (t) = 0
vb m1 vd m2 vf
I Principi di Kirchhoff impongono legami lineari rispettivamente sulle correnti e sulle tensioni
di ramo. Vale a dire che le equazioni derivanti dalla loro applicazione ad una rete elettrica
sono equazioni lineari omogenee (con coefficienti costanti nel caso del 1o PdK ) rispettiva-
mente nelle variabili i (t) per il 1o PdK e v (t) per il 2o PdK .
I Principi di Kirchhoff non dipendono dalla natura degli elementi che compongono una rete
elettrica. In altre parole essi valgono a prescindere dal fatto che i bipoli di un circuito siano
lineari o non lineari, attivi o passivi, tempo-varianti o tempo-invarianti, ecc..
Nel proseguo del corso si useranno le formulazioni semplificate dei due Principi di Kirchhoff.
L’unica condizione richiesta per la validità del teorema è che le tensioni e le correnti, le cui direzioni
sono prese in maniera indipendente ed arbitraria, obbediscano ai Principi di Kirchhoff.
Osservazioni preliminari:
Il teorema, diretta conseguenza dei Principi di Kirchhoff, esprime, dal punto di vista elettrico, il
principio di conservazione dell’energia.
Il teorema ha validità estremamente generale e si applica a qualsiasi tipo di rete elettrica a pa-
rametri concentrati, indipendentemente dalla natura e dalla tipologia di elementi che la compon-
gono. I bipoli, infatti, possono essere lineari o nonlineari, tempo-invarianti o tempo-varianti, con
memoria o senza, attivi o passivi, ecc..
In alcuni testi, vengono assunti come “Princìpi” il Teorema di Tellegen ed il Principio di
Conservazione della carica (1o PdK ) dai quali fare discendere, come dimostrazione, il 2o PdK .
Ulteriori ipotesi per la dimostrazione (introdotte solo per semplificare la trattazione)
la rete presa a riferimento contenga un solo bipolo tra due generici nodi;
le R correnti e le R tensioni, fissate in maniera arbitraria ed indipendente e sottoposte ai PdK,
siano rispettivamente [i12 , i13 , i32 , i34 , i52 , i54 , i56 , i61 ] e [v12 , v13 , v23 , v43 , v52 , v54 , v56 , v61 ]
i prodotti vk (t)ik (t) relativi ai bipoli con i riferimenti associati siano presi con il segno positivo ⊕;
quelli relativi ai bipoli con i riferimenti non associati, invece, siano presi con il segno negativo .
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 22 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
c.v.d.
N
X N
X XN XN X N N N
X X
vjk · ijk = vj0 + v0k · ijk = vj0 · ijk + v0k · ijk = vj0 ·
ijk +
v0k ·
ijk =0
j,k =1 j,k =1 j,k =1 j=1 k =1 k =1 j=1
1o PdK =0 1o PdK =0
NOTA: con i riferimenti assunti per la potenza, il singolo termine vk (t) · ik (t) della sommatoria,
se numericamente positivo, rappresenta la potenza assorbita dal kimo ramo e fornita dai restanti
R − 1 rami. Se nella sommatoria si separano i rami contenenti i bipoli attivi (identificati dai termini
vx (t) · ix (t) < 0) si può concludere che: in ogni istante, la somma della potenza erogata dai rami
contenenti i bipoli attivi è uguale alla somma della potenza assorbita da tutti gli altri rami della rete.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 23 di 82
a
i23 v 43 (t) = 6 V ; 3 − i23 − i43 = −2 − (−2) = 0;
− −
in=
v
v41 (t) = 4 V ;
ti i
v41 b14 v32
verso orario b23
4
+ i43 + i41 = −2 + 2 = 0;
i12 (t) = 2 A;
+ +
i23 (t) = 2 A;
s
i41
i43 2o PdK ()
i (t) = −2 A;
o
43
b34
⇓
4 + v43 − 3 i41 (t) = 2 A;
conv. potenza
:
i
N
X
fi c
conv .assor . conv .erog. conv .assor .
vjk · ijk = 0; =⇒ + v12 · i12 − v32 · i23 + v43 · i43 + v41 · i41 = · · ·
conv .assor .
r.a=⊕; r.n.a.=
r j,k =1
ve
Tenendo conto della Nota della slide precedente, si può stabilire immediatamente che, nella
condizione di funzionamento data, i bipoli b23 e b34 sono attivi, ed i bipoli b12 e b14 sono passivi.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 24 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
Circuito Equivalente: due bipoli elettrici o, più in generale, due circuiti, si dicono equivalenti se le
loro relazioni costitutive, in funzione della tensione o della corrente, riferite
a due terminali, sono identiche;
b1 b2
In questo caso, le relazioni tensione/corrente ai terminali dei due bipoli sono le stesse qualunque sia
la condizione di funzionamento. Il loro comportamento interno, tuttavia, può essere molto diverso.
Per questo motivo, si parla di “equivalenza agli effetti esterni”, indicando che ciò vale solo per le
grandezze caratteristiche ai morsetti dei due bipoli e non per quelle al loro interno.
ESEMPIO: nella rete di figura si vuole determinare la corrente ix (t) nella sottorete A. Usando il Prin-
cipio di Sostituzione è possibile “sostituire” la sottorete B con una ad essa equivalente (sottorete C)
senza alterare l’equilibrio della sottorete A. Quest’ultima sottorete non si accorge della sostituzione
se e solo se le relazioni costitutive tra i morsetti H e K delle due sottoreti B e C sono identiche:
(
ib (t) ic (t) vb (t) = Fb [ib (t)]
H H
ix (t) + + ix (t) + vc (t) = Fc [ic (t)]
sottorete C
vy
Fb [ib (t)] = Fc [ic (t)]
sottorete A vb (t) sottorete B sottorete A vc (t)
⇓
− − − vb (t) = vc (t)
K K ib (t) = ic (t)
Osservazioni:
dopo la sostituzione, si perdono tutte le informazioni relative alle grandezze interne alla sottorete
(B) (p.e. vy (t) =?). Poichè però l’equivalenza è biunivoca, dopo aver calcolato le grandezze in A,
è possibile sostituire quest’ultima sottorete con un’altra equivalente e calcolare le grandezze in B.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 26 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
bn−1
b1 b2 bn−1 bn beq
i(t) b i(t) b0 i(t) i(t) i(t)
n
a b a bn
a0 + an +
an−1
v1 (t) − v2 (t) − vn−1 (t) − vn (t) − −
+ + + P
veq = vn
Collegamento parallelo: un insieme di n di bipoli si dice “in parallelo” quando i singoli elementi sono
sottoposti alla stessa tensione. Il sistema può essere ricondotto ad un unico bipolo equivalente.
i1 (t)
a b1 b
+ −
v (t)
i2 (t)
a0 b2 b0 P beq
i(t) +
v (t) − i= in
n
a≡a b ≡ bn
in−1 (t) + −
v (t)
an−1 bn−1 bn−1
+
v (t) −
in (t)
an bn bn
+ v (t) −
in−1 (t)
bn−1
+ − beq
i(t) b i(t) vn (t) i(t)
n
a b1 b2 b a bn
v1 (t) − v2 (t) − −
+ + + P
in (t) veq = vn
bn
+ −
vn (t)
a1 a1 ≡ b3
b1
b12 b31
h↔∆
b1 ≡ b2 ≡ b3
b2
b23
b3 a
b1 ≡ a2 b32 ≡ a3 b1 ≡ a2 b2 ≡ a3
Esistono alcune formule che permettono il passaggio diretto dalla rappresentazione a stella a
quella equivalente a triangolo e viceversa (h ↔ ∆). Dal punto di vista circuitale occorre tenere
presente che nel passaggio Stella-Triangolo (h → ∆) si perde il nodo comune e viene creata una
maglia in più; nel passaggio inverso Triangolo-Stella (∆ → h), invece, si perde una maglia e si
crea un nodo che prima non esisteva.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 29 di 82
Induttore
Nel caso di resistore lineare e tempo-invariante i parametri R e G sono costanti, sempre positivi,
e dipendenti esclusivamente dalla geometria e dal tipo di materiale.
Sebbene in maniera non del tutto corretta, spesso il termine “Resistenza” viene usato come sino-
nimo di “Resistore” per indicare l’elemento fisico. Ciò vale anche per gli altri elementi circuitali in
cui vi è la sinonimia tra i termini “Condensatore”-“Capacità”, e “Induttore”-“Induttanza”.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 33 di 82
il Resistore: osservazioni
Nel caso di un filo di sezione circolare uniforme e di raggio r , in cui il materiale (p.e. rame) sia
lineare, omogeneo, isotropo, la sua resistenza, alla temperatura di 20◦ C, vale:
` 1 1
R20◦ = ρcu · 2
; in cui ρcu = = = 1.724 × 10−8 [Ωm], ` =lunghezza del filo.
π·r σcu 5.8 × 107
A causa dell’“effetto pelle”, cioè della tendenza di una corrente elettrica alternata a scorrere negli
strati superficiali esterni di un conduttore, la resistenza elettrica di un filo aumenta al crescere
della frequenza. In particolare, si può calcolare la resistenza alle varie frequenze con la formula
` 1
approssimata: R ' ρcu · , con: δ = p = spessore di penetrazione,
π · δ · (2r − δ) π·f ·µ·σ
f = frequenza, µ = permeabilità magnetica e σ = conducibilità elettrica.
− + + v (t) =? − − + + v (t) = 0 −
v (t) v (t)
Resistori in serie
R1 R2 Rn−1 Rn Req
i(t) i(t) i(t) i(t) i(t)
a bn a bn
+ − + − + − + − + −
v1 (t) v2 (t) vn−1 (t) vn (t) v (t)
Dal 2o PdK , si ha: v (t) = v1 (t) + v2 (t) + · · · + vn−1 (t) + vn (t); sostituendo le relazioni costitutive
per i singoli resistori della serie si ottiene: v (t) = R1 · i(t) + R2 · i(t) + · · · + Rn−1 · i(t) + Rn · i(t);
da cui: v (t) = (R1 + R2 + · · · + Rn−1 + Rn ) · i(t);
dal confronto con la relazione costitutiva del resistore equivalente: v (t) = Req · i(t), si ottiene:
P
Req = (R1 + R2 + · · · + Rn−1 + Rn ) = n Rn .
−1
1 1 1 1 1
In termini di resistenza, si ha: Req = = + + ··· + +
Geq R1 R2 Rn−1 Rn
−1
1 1 R1 · R2
Nel caso in cui i resistori in parallelo siano solo due, si ha: Req = + =
R1 R2 R1 + R2
Resistore: trasformazione h ↔ ∆
Le formule per effettuare le due trasformazioni sono ricavate imponendo i PdK ad entrambe
le configurazioni e ponendo l’uguaglianza delle grandezze ai nodi. Rinunciando a svolgere la
dimostrazione, vengono riportate direttamente le formule di passaggio:
R1 · R2 + R2 · R3 + R1 · R3
R12 = ;
R3
1 1
R1 · R2 + R2 · R3 + R1 · R3
h→4 R23 = ;
R1
R1
R · R + R2 · R3 + R1 · R3
R13 = 1 2
; R12 R31
R2
0
R2
R12 · R13
R1 = ; R23
R12 + R23 + R13
R3
2 3 R12 · R23 2 3
4→h R2 = ;
R12 + R23 + R13
if: R1 = R2 = R3 = Rh R13 · R23 if: R12 = R23 = R31 = R∆
R3 =
;
R12 + R23 + R13
(h → 4) ⇒ R∆ = 3 · Rh (4 → h) ⇒ Rh = R∆ /3
Zt Zt
w= p(t)dt = Ri(t)2 dt > 0
t t0 t0
0
t0 t Poichè il risultato dell’integrale è
sempre positivo o nullo (essendo
i(t) tale la funzione integranda), si
può affermare che:
v (t)
il resistore è un bipolo passivo.
i 1(
Le due correnti hanno identico valore iniziale, fi-
t)
=
i1 (t), i2 (t)
I ma
00
i2
t1 )
x
i2 (t) diverse forme d’onda. Le energie assorbite dal
(t )
t−
I ma
=
·(
I ma t 2
t∗
·c
t ∗ max
x
−
t1
−
os
I
Zt2 Zt2
·(
(t
=
t−
i1 (t)
+
t)
t 2)
w1 = w2 =
3π )
4
0 ∗
t1 = π/4 t t2 = 9π/4 t1 t1
Se si sostituiscono negli integrali le forme analitiche delle due correnti e si assegnano dei valori
numerici agli estremi dell’intervallo di tempo, si trova che:
Un Resistore (ideale) non può immagazzinare energia al suo interno né restituirla, nemmeno parzial-
mente, al resto del circuito sotto forma di energia elettromagnetica. Nel dispositivo reale modellato
dal resistore, l’energia è trasformata in calore (effetto Joule) o in altra forma (p.e. meccanica); per
questo motivo, la potenza e l’energia assorbita da un resistore è detta potenza/energia dissipata.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 39 di 82
Il bipolo Generatore schematizza nei circuiti i dispositivi in grado di fornire energia al resto della
rete elettrica. Dal punto di vista fisico, l’energia elettrica è ottenuta tramite la conversione di altro
tipo di energia come, per esempio, l’energia chimica nelle batterie, l’energia potenziale/cinetica
nelle centrali idroelettriche con generatori sincroni, l’energia solare nelle celle fotovoltaiche, ecc..
NOTA: nel caso in cui in un circuito elettrico sia necessario disattivare un generatore di tensione,
esso deve essere sostituito con un corto-circuito.
E e(t) e(t)
−
+
− v (t) + − v (t) + − v (t) +
Generatore di tensione
in continua (batteria); Generatore di tensione con Generatore di tensione con
(la linea più lunga indica il punto forma d’onda generica; forma d’onda sinusoidale;
fisico a potenziale maggiore);
Il generatore di corrente è un elemento poco diffuso nella pratica; esso è ottenuto a partire da un
generatore di tensione con un sistema di controllo sulla corrente.
Se la corrente impressa dal generatore j(t) è costante nel tempo, il generatore è chiamato “ge-
neratore di corrente continua”. Se la corrente è invece variabile sinusoidalmente, è chiamato
“generatore di corrente alternata”.
NOTA: nel caso in cui in un circuito elettrico sia necessario disattivare un generatore di corrente,
esso deve essere sostituito con un circuito aperto.
j(t) j(t)
i(t) i(t)
Generatori reali:
Generatori reali: (di tensione e di corrente) elementi circuitali in cui i valori di tensione e di corrente
imposti nella rete dipendono dal carico che alimentano (vale a dire dalla corrente
che scorre al suo interno per un generatore di tensione, e dalla tensione ai suoi
capi per un generatore di corrente);
v + v
e0 (t) ideale Rj · j0 (t)
ideale
rea rea
le le
i i
e0 (t)
e(t) v (t) j(t)
Re
j0 (t)
1 i(t)
v (t) = e0 (t) − Re · i(t) i(t) = j0 (t) − · v (t)
− Rj
gener. reale di tensione=gener. ideale+resistore in serie gener. reale di corrente=gener. ideale+resistore in parallelo
∃ equivalenza tra un generatore reale
i(t) di tensione ed uno reale di corrente: i(t)
+ +
Re
( )
e0 (t): tensione a v (t) = e0 (t) − Re · i(t) j0 (t): corrente di
vuoto (i(t) = 0); ≡ if: cto-cto (v (t) = 0);
v (t) = Rj j0 (t) − Rj · i(t)
e0 (t) v (t) j0 (t) Rj v (t)
Re : resistenza in- Rj : resistenza in-
0 e (t)
terna generatore; e0 (t) = Rj · j0 (t) ⇐⇒ j0 (t) = R terna generatore;
e
− −
Re = Rj
t t t
t t t
t t t
Dal 2o PdK , si ha: v (t) = v1 (t) + v2 (t) + · · · + vn−1 (t) + vn (t); sostituendo le relazioni costitutive
per i singoli generatori della serie si ottiene: v (t) = e1 (t) − e2 (t) + en−1 (t) + en (t); dal confronto
con la relazione costitutiva del generatore equivalente: v (t) = eeq (t), si ha:
P
eeq (t) = n (±)en (t).
Vale a dire: il collegamento parallelo di più generatori ideali di tensione è possibile a condizione che
essi siano identici (stessa e(t)) e collegati concordemente. In caso contrario, si violerebbe il 2o PdK .
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 46 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
( (
i1 (t) − i2 (t) = 0 j1 (t) − j2 (t) = 0; ⇒ j1 (t) = j2 (t);
1o PdK =⇒ ; con le relaz. costit.:
in−1 (t) − in (t) = 0 jn−1 (t) − jn (t) = 0; ⇒ jn−1 (t) = jn (t);
Vale a dire: il collegamento serie di più generatori ideali di corrente è possibile a condizione che
essi siano identici (stessa j(t)) e collegati concordemente. In caso contrario, si violerebbe il 1o PdK .
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H
i(t) +
vHK (t) = v (t) = e(t): la tensione ai capi dei morsetti H-K
e(t) j(t) v (t) è “impressa” dal generatore di tensione, indipendentemente
dal valore del generatore di corrente.
−
K
j(t) e(t) ie (t) = i(t) = j(t): la corrente nel ramo serie è “impressa”
dal generatore di corrente, indipendentemente dal valore
i(t) v (t) ie (t) del generatore di tensione.
B C
•C hie +
γ · iy η · iy iy (t) ib
(C) (D) •E −
E E
Dal punto di vista circuitale, i generatori controllati sono trattati allo stesso modo dei generatori
indipendenti, salvo il fatto che il valore di tensione o corrente da essi imposto, non essendo noto
a-priori, deve essere trattato come incognita del circuito.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 49 di 82
−
is
s
re
pb (t)
L’energia relativa al generatore
v (t)
in un certo intervallo di tempo
wb (t) [t0 , t], con i r.a., vale:
v (t), i(t), p(t), w(t)
Zt Zt
ib (t) wg = pg (t)dt = e(t)ig (t)dt ≤ 0
t t0 t0
0
t0 t
ig (t) Poichè il risultato dell’integrale
è negativo o nullo (essendo tale
la funzione integranda), si può
wg (t) goto
affermare che:
pg (t)
il generatore è un bipolo attivo.
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
⇒ (r .a.)
⇒ (r .n.a.)
r.n.a. assorbe
p1 (t) > 0 −
−−→ pot./ener. fisic. erogata;
assorbe
eroga
∀ t | [e1 (t) − e2 (t)] > 0 ⇒ i(t) > 0 ⇒ e1 e2
r.a.
p2 (t) > 0 −−→ pot./ener. fisic. assorbita;
e1 (t) > e2 (t)
r.n.a. assorbe
p1 (t) < 0 −
−−→ pot./ener. fisic. assorbita;
assorbe
eroga
∀ t | [e1 (t) − e2 (t)] < 0 ⇒ i(t) < 0 ⇒ e1 e2
r.a.
p2 (t) < 0 −−→ pot./ener. fisic. erogata;
e1 (t) < e2 (t)
In presenza di due o più generatori, alcuni di essi possono comportarsi come bipoli passivi,
assorbendo energia dagli altri (per esempio carica/scarica di una batteria).
La caratterizzazione energetica appena svolta vale per qualsiasi tipo di generatore (tensione o
corrente), per qualsiasi forma d’onda e per qualsiasi bipolo passivo collegato al generatore.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 51 di 82
Zt Zτ Zt Zτ Zt
1 1 1 1 dq(t) 1
v (t) = i(t)dt = i(t)dt + i(t)dt = dt + i(t)dt = · · ·
C C C C dt
C
−∞ −∞ τ −∞ τ
0 Zt Zt
q (τ ) −
q (−∞)
1 : 1
··· = + i(t)dt =⇒ v (t) = v (τ ) + i(t)dt ;
C C C
τ τ
Condensatori in serie
C1 C2 Cn−1 Cn Ceq
i(t) i(t) i(t) i(t) i(t)
a bn a bn
+ − + − + − + − + −
v1 (t) v2 (t) vn−1 (t) vn (t) v (t)
Dal 2o PdK , si ha: v (t) = v1 (t) + v2 (t) + · · · + vn−1 (t) + vn (t); sostituendo le relazioni costitutive
Zt Zt Zt Zt
1 1 1 1
si ottiene: v (t) = i(t)dt + i(t)dt + · · · + i(t)dt + i(t)dt;
C1 C2 Cn−1 Cn
−∞ −∞ −∞ −∞
Zt
1 1 1 1
da cui: v (t) = + + ··· + + i(t)dt. Dal confronto con il condensatore
C1 C2 Cn−1 Cn
−∞
Zt −1
1 1 1 1 1
equivalente: v (t) = i(t)dt, si ha: Ceq = + + ··· + + .
Ceq C1 C2 Cn−1 Cn
−∞
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 55 di 82
dv (t)
dal confronto con la relazione costitutiva del condensatore equivalente: i(t) = Ceq · , si ottiene:
dt
P
Ceq = (C1 + C2 + · · · + Cn−1 + Cn ) = n Cn
Condensatore: trasformazione h ↔ ∆
Le formule per effettuare le due trasformazioni sono ricavate imponendo i PdK ad entrambe
le configurazioni e ponendo l’uguaglianza delle grandezze ai nodi. Rinunciando a svolgere la
dimostrazione, vengono riportate direttamente le formule di passaggio:
dv (t)
v (t), i(t), p(t)
1 h i 1
e quindi: w(t) = · C · v 2 (t) − v 2 (t0 ) ; if v (t0 ) = 0 si ha: w(t) = · C · v 2 (t) ;
2 2
Un condensatore lineare e tempo-
v (t) invariante può assorbire energia
i(t) = C
dv dal resto del circuito ([t0 , t ∗ [),
dt
immagazzinarla al suo interno
v (t), i(t), p(t), w(t)
w(t)
([t ∗ ]) e restituirla in parte o del
tutto al circuito esterno (]t ∗ , t]).
⊕: energia fisic. assorbita t
0 In nessun caso, però, potrà fornire
t0 t∗ t più energia di quanta ne abbia
immagazzinata fino all’istante in
C cui inizia a cederla; pertanto,
i(t) b p(t)
a il condensatore è un
+ −
v (t) bipolo passivo.
Poichè l’energia dipende solo dai valori (al quadrato) della tensione all’inizio ed alla fine dell’inter-
vallo di interesse, si può dire che: il condensatore è un bipolo conservativo o (reattivo).
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Zt Zτ Zt Zτ Zt
1 1 1 1 dφ(t) 1
i(t) = v (t)dt = v (t)dt + v (t)dt = dt + v (t)dt = · · ·
L L L L dt
L
−∞ −∞ τ −∞ τ
0 Zt Zt
φ (τ ) − 1
φ (−∞)
: 1
··· = + v (t)dt =⇒ i(t) = i (τ ) + v (t)dt ;
L L L
τ τ
Induttori in serie
L1 L2 Ln−1 Ln Leq
i(t) i(t) i(t) i(t) i(t)
n
a b a bn
+ − + − + − + − + −
v1 (t) v2 (t) vn−1 (t) vn (t) v (t)
Dal 2o PdK , si ha: v (t) = v1 (t) + v2 (t) + · · · + vn−1 (t) + vn (t); sostituendo le relazioni costitutive
di(t) di(t) di(t) di(t)
si ottiene: v (t) = L1 · + L2 · + · · · + Ln−1 · + Ln · ;
dt dt dt dt
di(t)
da cui: v (t) = (L1 + L2 + · · · + Ln−1 + Ln ) .
dt
di(t)
Dal confronto con l’induttore equivalente: v (t) = Leq · , si ha:
dt
P
Leq = (L1 + L2 + · · · + Ln−1 + Ln ) = n Ln
Induttore: trasformazione h ↔ ∆
Le formule per effettuare le due trasformazioni sono ricavate imponendo i PdK ad entrambe
le configurazioni e ponendo l’uguaglianza delle grandezze ai nodi. Rinunciando a svolgere la
dimostrazione, vengono riportate direttamente le formule di passaggio:
(h → 4) ⇒ L∆ = 3 · Lh (4 → h) ⇒ Lh = L∆ /3
Gli Induttori in collegamento misto possono essere ricondotti ad un unico induttore equivalente
utilizzando in sequenza le formule per i collegamenti serie, parallelo e h ↔ ∆.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 65 di 82
di(t)
v (t), i(t), p(t)
1 h i 1
e quindi: w(t) = · L · i 2 (t) − i 2 (t0 ) ; if i(t0 ) = 0 si ha: w(t) = · L · i 2 (t) ;
2 2
Un induttore lineare e tempo-
i(t) invariante può assorbire energia
v (t) = L
di dal resto del circuito ([t0 , t ∗ [),
dt
immagazzinarla al suo interno
v (t), i(t), p(t), w(t)
w(t)
([t ∗ ]) e restituirla in parte o del
tutto al circuito esterno (]t ∗ , t]).
⊕: energia fisic. assorbita t
0 In nessun caso, però, potrà fornire
t0 t∗ t più energia di quanta ne abbia
immagazzinata fino all’istante in
cui inizia a cederla; pertanto,
i(t) L b p(t)
a l’induttore è un
+ −
v (t) bipolo passivo.
Poichè l’energia dipende solo dai valori (al quadrato) della corrente all’inizio ed alla fine
dell’intervallo di interesse, si può dire che: l’induttore è un bipolo conservativo o (reattivo).
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 67 di 82
i1 (t)
+ +
v1 (t) S1 S2 v2 (t)
− −
i2 (t)
Questi fenomeni possono essere analizzati usando un ele- L’esempio più semplice di multi-
mento circuitale detto multi-polo. I multi-poli sono caratte- polo è il doppio bipolo, elemento
rizzati da un insieme di morsetti raggruppati in coppie, dette circuitale con 4 morsetti e 2 porte:
“porte”, per ciascuna delle quali è definita una relazione co-
stitutiva. Perchè un sistema con 2n morsetti possa essere i1 (t) i2 (t)
definito un multi-polo elettrico è necessario che: + +
Doppio
I la corrente entrante nel morsetto di una porta sia uguale alla v1 (t) v2 (t)
Bipolo
corrente uscente dal morsetto opposto della stessa porta; − −
I I parametri L1 e L2 sono i coefficienti di auto induzione (misurati in Henry [H] e sempre positivi),
coincidenti rispettivamente con le auto-induttanze della spira “c1” e della spira “c2”;
I I parametri M12 e M21 sono i coefficienti di mutua induzione (o semplicemente mutue induttanze),
aventi come unità di misura Henry [H].
I coefficienti M12 e M21 tengono conto del flusso prodotto dalla corrente di una spira che si va a
concatenare con la superficie dell’altra spira.
Poichè per due induttori mutuamente accoppiati si ha che M12 = M21 (in caso contrario si viole-
rebbe il principio di conservazione dell’energia), nella rappresentazione circuitale spesso vengono
omessi i pedici e la mutua induttanza è indicata con la sola lettera M.
I due contrassegni (pallini neri •) costituiscono un dato caratteristico e noto degli induttori mutua-
mente accoppiati; essi indicano se i versi dei flussi di auto e mutua induzione sono concordi o
discordi tra loro. Vale a dire se il flusso prodotto dalla corrente propria della spira e quello prodotto
dalla corrente che circola in una spira diversa si sommano o si sottraggono.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 69 di 82
i1 (t) i2 (t)
di1 (t) di2 (t)
M
+ + φ =L i ±M i ; v1 (t) = +L1 · ± M · ;
• •
1 1 1 2 dt dt
⇒
v1 (t) L1 L2 v2 (t)
φ2 = L2 i2 ± M i1 ; v2 (t) = +L2 · di2 (t) ± M di1 (t)
· ;
− r.a. r.a. − dt dt
Per quanto riguarda i segni dei vari termini, avendo usato i r.a. per entrambe le porte, si ha:
Il segno dei termini dovuti ai coefficienti di auto induzione sono sempre positivi: +Lx · dix (t)/dt;
Il segno dei termini dovuti ai coefficienti di mutua induzione (± M · diy (t)/dt), considerando il
parametro M > 0, è individuato secondo il seguente criterio:
I se la corrente i1 “entra” nell’induttore L1 dal lato in cui è presente il contrassegno (•) e la corrente
i2 “entra” nell’induttore L2 dal lato in cui è presente il contrassegno (•), allora il flusso di auto e
quello di mutua si sommano ed il segno è positivo: +M · diy (t)/dt.
I se la corrente i1 “entra” nell’induttore L1 dal lato in cui è presente il contrassegno (•) e la corrente
i2 “entra” nell’induttore L2 dal lato opposto a quello in cui è presente il contrassegno (•), i due
flussi si sottraggono ed il segno è negativo: −M · diy (t)/dt.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 70 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
Con questa convenzione, il criterio per definire il segno dei termini (± M · diy (t)/dt) diventa:
I se entrambe le correnti entrano (o escono) dal pallino, il segno è positivo: +M · diy (t)/dt.
I se una corrente entra dal pallino e l’altra esce, il segno è negativo: −M · diy (t)/dt.
r.n.a.
r.a.
r.a.
.
.a
+
r.n
)
(t
v2
• L2 −
i1 (t)
di1 (t) di2 (t) di3 (t)
M12 t)
v1 (t) = + L1 · − M12 · + M13 · ;
i 2(
+ • ♦
dt dt dt
di2 (t) di1 (t) di3 (t)
r.a.
a La x Lb b
if (•) if (N)
“T ”
La = L1 − M; La = L1 + M;
Lc
o r mazione a
Lb = L2 − M; Lb = L2 + M;
a b
M Lc = +M; Lc = −M;
• • c nodo a comune c
N tra s f
L1 M L2 h↔∆
N
tr a s
a Lc b if (•) if (N)
f o rmazion e
L1 L2 − M 2 L1 L2 − M 2
c c La = ; La = ;
nodo a comune L2 − M L2 + M
La Lb L1 L2 − M 2 L1 L2 − M 2
“Π” Lb = ; Lb = ;
a
L1 − M L1 + M
L1 L2 − M 2 L1 L2 − M 2
c nodo a comune c Lc = ; Lc = ;
+M −M
Caso partico- a
La
x
Lb
b Ls = L1 + L2 − 2M; if (•)
lare: due in- M
L1 L2 Ls
duttori in se- a • c • b a b
Lc
N N
rie mutuamen-
M c
te accoppiati: nodo a comune Ls = L1 + L2 + 2M; if (N)
Lc if (•) if (N)
b a L1 L2 − M 2 L1 L2 − M 2
a c La = ; La = ;
M L2 L2
• •
N L1 L2 − M 2 L1 L2 − M 2
Ld Ld Lb = ; Lb = ;
L1 M L2 La Lb L1 L1
N L1 L2 − M 2 L1 L2 − M 2
Lc = ; Lc = ;
+M −M
b d
d c L1 L2 − M 2 L1 L2 − M 2
Lc Ld = ; Ld = ;
−M +M
di1 (t) di2 (t) di1 (t) di2 (t)
p2 (t) = v2 (t) · i2 (t) = ±M · + L2 · · i2 (t) = ± M · · i2 (t) + L2 · · i2 (t);
dt dt dt dt
R0 e R0
dt dt
t
0
da cui: p1 (t) R 0; e p2 (t) R 0;
v2 (t) ⇓
i1 (t) i2 (t)
p1 (t)
+ + la potenza elettrica alle porte di un
•
sistema di induttori mutuamente
v1 (t) L1 M L2 v2 (t)
accoppiati può essere fisicamente
− r.a. • r.a. − assorbita o fisicamente erogata.
Zt Zt
di1 (t) di2 (t)
w1 (t) = p1 (t) · dt = L1 · · i1 (t) ± M · · i1 (t) dt = · · ·
dt dt
t0 t0
Zt Zt i Zt
di1 (t) di2 (t) 1 h
2 2 di2 (t)
··· = L1 · ·i1 (t)
dt± M· ·i1 (t)·dt = ·L1 · i1 (t) − i1 (t0 ) ± M· ·i1 (t)·dt;
dt dt 2 dt
t0 t0 t0
Zt Zt
di1 (t) di2 (t)
w2 (t) = p2 (t) · dt = ±M · · i2 (t) + L2 · · i2 (t) dt = · · ·
dt dt
t0 t0
Zt Zt Zt
di1 (t) di2 (t) di1 (t) 1 h i
··· = ± M· ·i2 (t)·dt+ L2 · ·i2 (t)·
dt = ± M· ·i2 (t)·dt+ ·L2 · i22 (t) − i22 (t0 ) ;
dt dt dt 2
t0 t0 t0
Zt
di1 (t) 1 h i
··· ± M· · i2 (t) · dt + · L2 · i22 (t) − i22 (t0 ) ;
dt 2
t0
sommando i termini di mutuo accoppiamento ed integrando per parti si arriva alla relazione definitiva
dell’energia assorbita da due induttori mutuamente accoppiati:
1 h i 1 h i
w(t) = · L1 · i12 (t) − i12 (t0 ) + · L2 · i22 (t) − i22 (t0 ) ± M · [i1 (t) · i2 (t) − i1 (t0 ) · i2 (t0 )] ;
2 2
Infine, tenendo conto che spesso sono nulle le correnti all’istante t = t0 : i1 (t0 ) = i2 (t0 ) = 0, si ha:
1 1
w(t) = · L1 · i12 (t) + · L2 · i22 (t) ± M · i1 (t) · i2 (t)
2 2
il segno della componente relativa al mutuo accoppiamento dipende dal verso delle correnti i1 (t)
e i2 (t) rispetto contrassegni (•) sulle porte.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 78 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
t
0
Poichè l’energia dipende solo dai
v2 (t) valori della corrente all’inizio ed
p1 (t) alla fine dell’intervallo di interes-
i1 (t) i2 (t)
se, si può dire che un sistema di
+ +
• induttori mutuamente accoppiati:
v1 (t) L1 M L2 v2 (t)
è un doppio-bipolo
− r.a. • r.a. − conservativo o (reattivo).
La passività degli induttori mutuamente accoppiati introduce un vincolo al valore che può
assumere il coefficiente di mutuo accoppiamento M. Tale vincolo può essere indicato usando
una costante ausiliaria k , detta coefficiente di accoppiamento. In particolare, nei sistemi reali si
ha sempre:
p p
M ≤ L1 · L2 . ; oppure: M = k · L1 · L2 . con: 0≤k ≤1 .
Sebbene nella Teoria dei Circuiti la definizione di potenza: p(t) = v (t) · i(t) sia un assunto, è
comunque possibile darne una dimostrazione euristica partendo dalle definizioni di potenziale e
corrente date in precedenza.
Il lavoro svolto dalle forze di un campo elettrico per muovere una carica generica q da un punto a
ad un punto b, coincidendo con la variazione di un’energia, vale:
L = ∆w = q(va − vb ) = q · vab .
∆w ' v · ∆q .
∆q
Sostituendo la definizione di corrente: i = ⇒ ∆q = i · ∆t , si ha:
∆t
∆w
∆w ' v · i · ∆t =⇒ 'v ·i.
∆t
dw
Infine, con un processo al limite per cui ∆t → 0, si ha: = p(t) = v (t) · i(t) . C.V.D..
dt
Zb Zc Zd Za
dφc
E · d` + E · d` + E · d` + E · d` = −
dt
a b c d
Zy
Ricordando poi la definizione di differenza di potenziale: − E · d` = (vx − vy ) = vxy , si ha:
x
2o Principio di NOTA IMPORTANTE: ovviamente, nei casi in cui
dφc
vab + vbc + vcd + vda = Kirchhoff dφc /dt 6= 0, il 2o PdK dipende dal percorso che unisce
dt i vari punti. Infatti, poichè S1 6= S2 si ha: φ∗ ∗
1 6= φ2 .
generalizzato
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 82 di 82
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici: Rocco Rizzo
Dipartimento di Ingegneria dell’Energia e dei Sistemi
“Diodo in conduzione”
Id
Caratter. reale
Id = 0
A K
if Vd < 0 ⇒ Id = 0;
VBreakdown + Vd < 0 ⇔ stato OFF −
“Diodo in interdizione”
Ef Vd
]caso reale: if Vd > Ef (w 0.3 ÷ 0.5 V ) ⇒ Id 6= 0;
Id
Caratter. ideale
IG1VFBO
VBreakdown
ON→OFF : if VAK < 0 (4t = 10 ÷ 20 µs) OR
IN
IG2 VAK if VAK ≥ 0 and IA ≤ (IH ' ) ⇒ IA = 0;
1000
IG0
ON state
Vd
B VCE
IB – Commutazione (conduzione↔interdizione):
IE −
E OFF→ON : if VCE ≥ 0 (1 ÷ 3)V and IB > 0 ⇒ IC 6= 0;
IC IB4
Caratter. reale
IB3 ON→OFF : if IB = 0 ⇒ IC = 0;
IB2
IB1
IB0 = 0 – fcommutazione ' 1 ÷ 10 kHz;
VCE
IC
ON state
OFF state
VCE
Altri Transistor
D ID Metal-Oxide-Semicond. Field Effect Transistor
fcomm ' 80 kHz ÷ 1 MHz;
conduzione ↔ interdizione: (comando in tensione)
G VNmax w 1 kV (INmax ≤ 10 A);
OFF→ON :if VDS ≥ 0 and VGS > 0⇒ ID 6= 0;
INmax w 100 A (VNmax ≤ 100 V );
ON→OFF :if VGS = 0 ⇒ ID = 0;
S
C IC
Insulated Gate Bipolar Transistor;
+
conduzione ↔ interdizione: (comando in tensione) fcomm ' 1 kHz ÷ 100 kHz;
G VCE OFF→ON :if VCE ≥ 0 and VGE > 0⇒ IC 6= 0;
VNmax w 2 kV ; INmax ≤ 500 A;
−
ON→OFF :if VGE = 0 ⇒ IC = 0;
E
Gate-Turn-Off Thyristors;
G
conduzione ↔ interdizione: (comando in corrente) fcomm ' 0.5 kHz ÷ 1 kHz;
IA
A K OFF→ON :if VAK ≥ 0 and IG > 0⇒ IA 6= 0;
VNmax w 4 kV ; INmax ≤ 3 kA;
+ −
VAK ON→OFF :if IG = 0 ⇒ IA = 0;
Tiristori e Transistor
Transis. MOSFET
Transistor BJT
Transistor IGBT
Tiristori SCR
Diodi
Tiristori GTO
Bipolo elettrico: elemento circuitale (generico) che concorre alla formazione di una rete elettrica;
esso è in grado di “simulare”, in maniera “concentrata” e tramite opportune relazio-
ni costitutive, i principali fenomeni fisici dell’elettromagnetismo in bassa frequenza
(effetto Joule, induzione elettromagnetica, immagazzinamento di energia, ecc.).
la corrente che entra in uno dei terminali di un bipolo è uguale a quella che esce dal terminale
opposto.
La relazione costitutiva dipende esclusivamente dalla costituzione fisica del bipolo ed esprime il
legame tensione/corrente ai suoi morsetti, indipendentemente dal circuito in cui è inserito.
Le relazioni (1) e (2) sono completamente definite per un bipolo solo quando sono assegnati i
riferimenti convenzionali di tensione e corrente.
I riferimenti convenzionali di tensione e corrente possono essere assegnati in maniera arbitraria
ed indipendente gli uni dagli altri. Si hanno così 4 possibili combinazioni:
v (t) v (t)
la corrente entra dal morsetto 00 −00 della tensione ed esce dal 00 +00 ;
-riferimenti NON associati (r.n.a.): i(t) i(t)
a a
(o convenzione del generatore) − +
b
+ −
b
v (t) v (t)
potenza
i(t)
fisicamente
dell’utilizzatore
a b p(t) > 0 ⇒
Convenzione
+
v (t)
− assorbita
Riferimenti Potenza dal bipolo
Associati Convenzional.
(r.a.) i(t) Assorbita
a b potenza
−
v (t)
+ fisicamente
p(t) < 0 ⇒
erogata
dal bipolo
potenza
i(t)
a fisicamente
del generatore
b p(t) > 0 ⇒
Convenzione
Riferimenti −
v (t)
+ erogata
NON Potenza dal bipolo
Associati Convenzional.
(r.n.a.) i(t) Erogata potenza
a b
+
v (t)
− fisicamente
p(t) < 0 ⇒
assorbita
dal bipolo
Il Valore efficace
Il Valore Efficace di una grandezza sinusoidale (o in generale periodica) è definito come il valore
associato a quella grandezza che in uno stesso intervallo di tempo, su uno stesso resistore, dissipa
numericamente la stessa energia dissipata da un ugual valore della stessa grandezza in regime
stazionario continuo.
Il valore efficace assume la stessa unità di misura della grandezza a cui è associato ed è solitamente
indicato con la semplice lettera maiuscola, eventualmente con il pedice “e” oppure “eff ” (in inglese
si usa il pedice “rms”: root mean square):
v v
u ZT u ZT
u1 u1 FM
u u
F = Fe = Feff = Frms = t 2
f (t) dt = t [FM · sin(ωt + α)]2 dt = √ ;
T T 2
0 0
DIM: L’energia dissipata su una resistenza in un intervallo di tempo pari ad un periodo vale:
ZT i(t)
2 2
· ·
T
if i(t) = Idc ; =⇒ W = R I dc dt = R I dc T ;
+ −
Z
2
W = R · i(t) dt; 0 v (t)
T T
T
Z Z
0 2 2 2
if i(t) = IM ·sin ωt; =⇒ W = R i(t) dt = T ·R [IM · sin ωt] dt = R · Ieff · T ;
0 0
Eguagliando le due energie si ottiene la dimostrazione. Lo stesso procedimento in termini di
2 /R = T · V 2 /R.
tensione permette di avere: T · Vdc eff
IM V
Nel caso sinusoidale i valori efficaci di tensione e corrente valgono quindi: Ieff = √ e Veff = √M .
2 2
v (t), i(t)
i(t) i(t)
v (t) = e(t) = VM sin (ωt + ψv ) ;
+
v (t)
i(t)
i(t) = IM sin (ωt + ψi ) ;
bipolo
e(t) v (t) passivo T /2 T t
−
La potenza istantanea ai morsetti di collegamento tra i due bipoli vale: p(t) = v (t) · i(t);
La potenza istantanea si misura in Watt ([W]) e, nel caso specifico, essa rappresenta la potenza
convenz. erogata dal generatore e quella convenz. assorbita dal bipolo passivo.
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h i
= VM IM sin2 ωt cos ψv cos ψi + sin ωt cos ωt cos ψv sin ψi + cos ωt sin ωt sin ψv cos ψi + cos2 ωt sin ψv sin ψi =
2
2 2
= VM IM 1 − cos ωt (cos ψv cos ψi ) + sin ωt cos ωt (sin ψv cos ψi + cos ψv sin ψi ) + cos ωt sin ψv sin ψi =
2 | {z }
sin(ψv +ψi )
| {z }
1 sin 2ωt
2
= VM IM (cos ψv cos ψi ) − cos2 ωt (cos ψv cos ψi ) + 12 sin 2ωt sin (ψv + ψi ) + cos2 ωt sin ψv sin ψi =
| {z }
1 cos(ψ −ψ )+ 1 cos(ψ +ψ )
2 v i 2 v i
h i
= VM IM 1
2
cos (ψv − ψi ) + 12 cos (ψv + ψi ) − 22 cos2 ωt cos (ψv + ψi ) + 12 sin 2ωt sin (ψv + ψi ) =
1 1 2 1
2 cos (ψv − ψi ) + 2 1 − 2 cos ωt cos (ψv + ψi ) + 2 sin 2ωt sin (ψv + ψi ) =
= VM IM
| {z }
−cos 2ωt
VM IM VM IM VM IM VM IM
= cos (ψv − ψi ) − cos (2ωt + ψv + ψi ) = √ · √ · cos ϕ − √ · √ · cos (2ωt + ψv + ψi ) ;
2 | {z } 2 2 2 2 2
ϕ | {z }
valori efficaci
⊕ ⊕ ⊕ potenza
costante
T /2 T
t
T /2 T
t
∀ t | p(t) < 0 ( ) potenza
generatore fisicam. assorbe; fluttuante
bipolo fisicam. eroga; v (t) i(t)
p (t) = [VI cos ϕ − VI cos ϕ cos 2 (ωt + ψi )] + [VI sin ϕ sin 2 (ωt + ψi )] = pa (t) + pr (t)
| {z } | {z }
potenza attiva istantanea pa (t) potenza reattiva istantanea pr (t)
È facile verificare che pa (t) è legata ai fenomeni di tipo dissipativo del bipolo.
È facile verificare che pr (t) è da considerarsi effetto della presenza di elementi reattivi in grado di
scambiare periodicamente energia tra di loro e con il generatore (fenomeni di tipo conservativo).
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
p(t) p(t)
v (t)
i(t) T /2 T t
⊕ ⊕ ⊕ potenza
fluttuante
T /2 T t p p(t)
potenza
attiva
istantanea
v (t) i(t)
T /2 T t
p (t) = v (t)i(t) = [VI cos ϕ − VI cos ϕ cos 2 (ωt + ψi )] + [VI sin ϕ sin 2 (ωt + ψi )]
| {z } |
potenza attiva istantanea pa (t)
{z }
potenza reattiva istantanea pr (t)
potenza
reattiva
istantanea
p(t) p
v (t) p(t) w p(t)
i(t)
energia
⊕ ⊕ ⊕
T /2 T t T /2 T t
v (t)
i(t)
In regime sinusoidale, però, con lo scopo di rendere più semplice ed immediata la caratterizzazione
energetica di un sistema elettrico, a partire dalla p(t) vengono definiti 4 nuovi parametri di potenza:
(1) Potenza Attiva; (2) Potenza Reattiva; (3) Potenza Apparente; (4) Fattore di potenza;
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
Se k ∈ / ℵ, W̄ ' P · ∆t , con un errore di approssimazione tanto più piccolo quanto più grande è
l’intervallo di tempo ∆t rispetto al periodo T . Poichè la frequenza in Europa è f = 50 Hz, il periodo
è T = 20 ms, gli errori sono trascurabili se ∆t 20 ms.
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La potenza reattiva Q è “impegnata” o “scambiata” tra i vari elementi reattivi di una rete elettrica
(induttori, condensatori, e/o generatori).
In un bipolo con i r.a., se la potenza reattiva Q è positiva (“potenza reattiva fisicamente assorbita”)
vuol dire che la corrente è in ritardo di fase sulla tensione ⇐⇒ il bipolo ha carattere induttivo;
In un bipolo con i r.a., se la potenza reattiva Q è negativa (“potenza reattiva fisicamente erogata”)
vuol dire che la corrente è in anticipo di fase sulla tensione ⇐⇒ il bipolo ha carattere capacitivo;
I dispositivi elettrici sono progettati per lavorare con valori definiti di tensione e corrente (valo-
ri nominali); essi individuano la potenza nominale alla quale possono funzionare in determinate
condizioni di servizio senza danneggiarsi (p.e. ”servizio continuativo”: funzionamento per un tem-
po teoricamente infinito; or ”servizio intermittente”: funzionamento con periodi stabiliti di marcia e
di sosta; ecc.).
Il valore del cos ϕ permette la caratterizzazione dei bipoli (o insiemi di bipoli) elettrici:
dP(δ) Q VI sin ϕ
= 0; =⇒ −P sin δ + Q cos δ = 0; =⇒ tan δ = = = tan ϕ; =⇒ δ = ϕ.
dδ P VI
cos ϕ
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
vale a dire, è possibile ricavare i 4 parametri di potenza con una semplice operazione matematica
direttamente nel dominio dei fasori. Nello specifico si ha che la parte reale di S̄ coincide nume-
ricamente con la potenza attiva P; la parte immaginaria coincide numericamente con la potenza
reattiva Q; ed il modulo di S̄ coincide numericamente con il valore della potenza apparente S:
p P
P = <{S̄} = VI · cos ϕ; Q = ={S̄} = VI · sin ϕ; S= P 2 + Q2; cos ϕ = ;
S
È da notare che la potenza apparente complessa S̄ non ha alcun significato fisico, rappresentando
un semplice artificio matematico per il calcolo da un punto di vista numerico dei vari parametri di
potenza in regime sinusoidale. Per evitare di confondere i numeri complessi, nella pratica alla
potenza apparente complessa viene assegnata come unità di misura il Volt-Ampere [VA].
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
Z̄ = R ± jX Ȳ = G ∓ jB
İ İ = Ȳ V̇
+ − + −
V̇ = Z̄ İ V̇
P = <{S̄} = R · I 2 = G · V 2 ; Q = ={S̄} = ±X · I 2 = ±B · V 2 ; S = |Z | · I 2 = |Y | · V 2 ;
S
±B · V 2 = Q
ϕ
2 =
P = R · I2 = G · V 2;
|·I
|Z =⇒ ⇐=
|Y
Q = ±X · I 2 = ±B · V 2 ; |
·V 2
ϕ
p p
|Z | = R 2 + X 2 ; |Y | = G2 + B 2 ; =
S
2
R·I =P
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w(t)
p(t)
L’energia dissipata nel resistore in un certo
v (t), i(t), p(t), w(t)
Zt Zt
t
w= p(t)dt = Ri(t)2 dt =
0 0
1 2
i(t) =R·I t− sin 2ωt ≥ 0
2ω
v (t)
p(t) 1
w= p(t)dt = · C V 2 (1 − cos 2ωt) ≥ 0;
2
0
t
L’energia media immagazzinata nel conden-
satore in un periodo T , vale:
i(t) ZT
1 1
W̄ = w(t)dt = · C V 2;
v (t) T 2
0
1
p(t) w= p(t)dt = · L I 2 (1 − cos 2ωt) ≥ 0;
2
0
t
L’energia media immagazzinata nell’indutto-
re in un periodo T , vale:
i(t) ZT
1 1
W̄ = w(t)dt = · L I2;
v (t) T 2
0
L’energia immagazzinata nel ramo in un intervallo di tempo [0, t], con i r.a., vale:
1 1
wLC (t) = wL (t) + wC (t) = XL I 2 (1 − cos 2ωt) + XC I 2 (cos 2ωt + 1) ≥ 0.
2ω 2ω
w(t)
w(t)
wC wL wC
p(t), w(t)
p(t), w(t)
wL
t t
p(t) p(t)
XL > XC XL = XC
Ricavando le potenze complesse, sapendo che: İ · İ ∗ = I 2 , e supponendo sin (ψ2 − ψ1 ) > 0, si ha:
S̄1 = V̇1 İ1∗ = jωL1 I12 + jωMI1 I2 ej(ψ2 −ψ1 ) = −ωMI1 I2 sin (ψ2 − ψ1 ) + jωL1 I12 + jωMI1 I2 cos (ψ2 − ψ1 ) ;
S̄2 = V̇2 İ2∗ = jωL2 I22 + jωMI1 I2 e−j(ψ2 −ψ1 ) = ωMI1 I2 sin (ψ2 − ψ1 ) + jωL2 I22 + jωMI1 I2 cos (ψ2 − ψ1 ) ;
P1 = <{S̄1 } = −ωMI1 I2 sin (ψ2 − ψ1 ) ; fis. erogata; Due induttori mutuamente accoppia-
⇒ ti sono in grado di trasferire potenza
P2 = <{S̄2 } = +ωMI1 I2 sin (ψ2 − ψ1 ) ; fis. assorbita; attiva tra due reti fisicamente separate.
1 1
w(t) = · L1 · i12 (t) + · L2 · i22 (t) ± M · i1 (t) · i2 (t)
2 2
In presenza di correnti sinusoidali i1 (t) = IM1 sin (ωt + ψ1 ) e i2 (t) = IM2 sin (ωt + ψ2 ),
l’energia media immagazzinata in un periodo T , vale:
ZT
1 1 1
W̄ = w(t)dt = · L1 I12 + · L2 I22 ± M I1 I2 · cos (ψ1 − ψ2 );
T 2 2 | {z }
0
İ1 İ2
d
Con lo stesso procedimento si ricava Z̄v2 quando Z̄x è collegata sulla porta “1”:
İ1 İ2 H İ2H
+ • jωM • + + !
V̇2 ω2 M 2
Z̄x V̇1 jωL1 jωL2 V̇2 Z̄v2 V̇2 Z̄v2 = = jωL2 + .
İ2 Z̄x + jωL1
− • − −
K K
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
Esso esprime il principio di conservazione dell’energia per i circuiti in regime stazionario sinusoidale.
X X X
DIM: dal Teorema di Tellegen si ha: vjk (t) · i jk (t) = 0 ⇒ V̇jk · İ jk = 0 ⇒ V̇jk · İjk∗ = 0;
j,k j,k j,k
Considerato che il generatore si trova con i r.a. (pot. conv. assorbita), e che vale (-r.a.=r.n.a.), la
∗
P P
potenza convenzionalmente erogata dal generatore è: j,k (−)Ėjk · İjk = j,k Pjk + jQjk .
Sostituendo e tenendo conto dell’impedenza in termini di resistenza e reattanza, si ottiene:
X X
Rjk ± jXjk · Ijk2 .
Pjk + jQjk =
j,k j,k
I segni tra parentesi (±) o (+), indicano la natura delle varie sommatorie. In particolare:
P
j,k (±)Pjk , è una sommatoria di tipo algebrico (±) per tenere conto della possibile presenza di
termini di potenza attiva fisicamente assorbita dai generatori (p.e. se numero di generatori≥ 2).
2
P
j,k (+)Rjk · Ijk , è una sommatoria aritmetica (+), in quanto i suoi addendi sono sempre positivi
(Rjk ≥ 0 e Ijk2 ≥ 0). Ne consegue che, sebbene i singoli termini Pjk della somma algebrica al primo
membro possano essere positivi o negativi, il risultato finale della somma sarà sempre positivo.
le due sommatorie relative alla potenza reattiva ( j,k (±)Qjk e j,k (±)Xjk · Ijk2 ) sono di tipo al-
P P
gebrico (±). I singoli termini di entrambe possono essere positivi o negativi, potendo i generatori
ed i carichi sia erogare, sia assorbire potenza reattiva. Il risultato finale delle due sommatorie può
essere positivo o negativo, a seconda che nell’intera rete prevalgano gli induttori o i condensatori.
Ovviamente (è utile dirlo) il teorema di Boucherot non vale per la potenza apparente:
v u 2
v
2 u 2 2 r
X u X X u X X X 2 2 X q
u
Rjk · Ijk2 + Xjk · Ijk2 6= Rjk Ijk2 + Xjk Ijk2 Pjk2 + Qjk2 .
u
Sgen = S̄gen = t Pjk + Qjk = t 6=
j,k j,k j,k j,k j,k j,k j,k
Ė Ė 115 + j200
La corrente è: İ = 1
= = ' −2.9 + j2.4 A = 3.75 · ej2.45 A = Ie · ejψi .
R + jωL + jωC
Z̄ 10 − j60
√
antitrasformando si ottiene: i(t) = Ie 2 · sin (ω t + ψi ) = 5.3 · sin (314.2 t + 2.45) A;
=
Ė
jωL = j3.14Ω
İ R = 10Ω İ
12 ◦
90◦
75 ◦
105
13 0◦
60 ◦
◦
ψi
45 ◦
0
15 ◦ ◦
1 30
Ė jωC = −j63.7Ω 165 ◦ π
3
15
◦
<
0◦
180◦
195
21 ◦ 345 ◦
0 33 ◦
0
22
◦
31 0◦
5◦
24 ◦
30 ◦
5
255 ◦
◦
285
270◦
0
ϕ = 2π − ψi + π/3 = π/3 − ψi = (ψv − ψi ) = −1.4 rad
Z̄
Pn
Dati di targa:
Pn = Vn · In · cosϕ; =⇒ In = ;
Vn cos ϕ
Pn ; Vn ; cos ϕ;
Vn Vn2 cos ϕ
or =⇒ Z = = ;
Pn ; Vn ; Qn ;
In Pn
Vn2 cos2 ϕ Vn2 cos ϕ sin ϕ
n o
cos arctan Q ± ±
n
Pn
Z̄ = Z (cosϕ j sin ϕ)= j ;
Pn Pn
İg R` jX` R` İ
İ` İ
V̇ (nota e fissa)
+
İ = İ` = İg
1 ◦
105◦
Ė V̇
75 ◦
13 20◦
90
45 ◦0 ◦
◦
5
0
15 5◦ ◦
− 16 ◦ ϕ 0
3 ◦
π/2
15 −ϕ
180◦ ◦ <
195 0
34 ◦
33 5◦
21 ◦
0
0
22 40 ◦
◦
31 00◦
generatore
2 5
5◦
5
◦
1 ◦
105◦
Ė V̇
75 ◦
13 20◦
90
45 ◦0 ◦
◦
5
1
6
0
15 5◦ ◦
− jωC 16 ◦ ϕ 30 ◦
15
0◦
180◦
195 <
21 ◦ 345 ◦
İc0 33 ◦
0
22 40 ◦
◦
31 00◦
generatore
2 5
5◦
linea carico R-L
3 ◦
25 ◦
285 ◦
270
5
◦
I parametri di potenza:
İg00 = İ`00 Linea: P`00 = R` I`002 < P` ; Q`00 = X` I`002 < Q` ; S`00 = Z` I`002 < S` ;
| {z }
P 00
1
00
002 2 2
Q =X` I +XI −Xc I < Qg
Ė Z̄ Q 00 = VI sin ϕ = XI 2 = Q;
g ` c jωC
00
q
pfl00 (t)
t
00
S = VI = ZI 2 = S;
Sg = Pg002 +Qg002 < Sg ;
pfl (t) Qcond
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ϕr İ cos ϕ
Ic = I · sin ϕ − I · cos ϕr
· sin ϕr = I · sin ϕ − I · cos ϕ · tan ϕr .
ϕ
Moltiplicando a destra e a sinistra per il valore efficace V si ha:
<
İc I` sin ϕr
V · Ic = VI · sin ϕ − VI · cos ϕ · tan ϕr ;
I sin ϕ
e quindi, poichè V · Ic = Qcond = ωCV 2 è la potenza reattiva erogata dai condensatori, mentre
VI cos ϕ = Pcar e VI sin ϕ = Qcar sono rispettivamente la potenza attiva e reattiva assorbite dal
carico in assenza di rifasamento, si ottengono le formule utili per il calcolo della capacità:
Qcond Qcar − Pcar tan ϕr
Qcond = Qcar − Pcar tan ϕr = Pcar (tan ϕ − tan ϕr ) ; 2
= ; C=
ωV ωV 2
6 0 questo tipo di rifasamento è detto "rifasamento parziale".
Poichè ϕr =
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 34 di 46
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
=
jX` İ` Nel caso di rifasamento totale le formule diventano:
Ė R` İ`
Qcond Pcar tan ϕr
V̇ Qcond = Qcar = Pcar tan ϕ; e C =
ωV 2
=
ωV 2
;
İ` İ
I cos ϕ = I`
Nel rifasamento parziale, invece, il generatore, oltre alla potenza reattiva richiesta dalla linea,
eroga al carico un’aliquota residua di potenza reattiva, coincidente con il termine Qr = Pcar tan ϕr .
In entrambi i casi si ha un vantaggio in termini di riduzione della corrente sulla linea e quindi di
perdite su di essa (P` ) e di taglia del generatore (Sg ), rispetto al sistema non rifasato.
ωL − R · tan ϕr L
C= ; if ϕr 6= 0 (rifas. parziale); C= if ϕr = 0 (rifas. totale).
ωZ 2 Z2
Nel rifasamento monofase, il valore della capacità C del condensatore di rifasamento è indipen-
dente dal valore della tensione ai capi del carico (e quindi ai capi del condensatore stesso). Vale
a dire, se per qualche motivo cambia la tensione ai capi del carico, non è necessario cambiare il
condensatore di rifasamento.
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
S`
dp
Q`
n
`
S`0 S`00
Q0
co
Q`00
Q
+
P`0 P`00
` −
p
r
nd
ca
Q0
Q
co
Sg
Q
P` Qcondt
+
=
=
r
g
ca
Q
Q
Sg0 −Qcar
g =
Scar
Q0
Qcar Scar Qcar
Scar
Q 00
Qcar
`
Sg00
g =
Q 00
ϕ Pcar Pcar Pcar
Pg = Pcar + P` Pg0 = Pcar + P`0 Pg00 = Pcar + P`00
Nel secondo caso, la scelta circa il rifasamento viene effettuata tramite un’analisi di tipo economico
per stabilire se il costo (comprensivo della manutenzione) della batteria di rifasamento è inferiore
al costo dell’energia reattiva pagata mensilmente.
Il valore del condensatore non deve superare i valori richiesti per evitare il “sovrarifasamento“ di
un sistema. In queste condizioni, infatti, il f.d.p. potrebbe spostarsi in anticipo, con eventuali rischi
di risonanza con la linea e quindi con possibili fenomeni di sovratensioni nel sistema.
Modalità di rifasamento:
Rifasamento distribuito - si usa una batteria di condensatori in parallelo per ogni utilizzatore,
comandato dallo stesso apparecchio di manovra. Questa modalità è conveniente per pochi
utilizzatori di potenza elevata.
Rifasamento per gruppi - si usa una batteria di condensatori in parallelo per ogni gruppo di
utilizzatori omogenei.
Rifasamento centralizzato a potenza costante - si usa un’unica batteria di condensatori per
tutto l’impianto. Per assicurare un rifasamento corretto, è importante avere potenza e f.d.p.
costanti in tutto l’impianto.
Rifasamento centralizzato a potenza modulabile - si usano più batterie di rifasamento
suddivise in moduli; i vari moduli entrano in funzione al variare del carico, mantenendo
un f.d.p. costante in tutto l’impianto. La gestione del sistema di rifasamento è di tipo elettronico.
Sebbene la maggior parte dei carichi elettrici siano di tipo Ohmico-induttivo, è possibile rifasare
anche carichi di tipo Ohmico-capacitivo (R-C) usando una batteria di induttori. Il valore di L è
scelto in maniera da riportare il f.d.p. complessivo (in ritardo) nei limiti indicati in precedenza.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 39 di 46
1 5◦
1 5◦
10 ◦
10 ◦
10 ◦
75 ◦
75 ◦
75 ◦
5 ◦
5 ◦
5 ◦
90
90
90
45 0◦ ◦
45 0◦ ◦
45 0◦ ◦
13 20
13 20
13 20
◦
◦
6
0 ◦ 0 ◦ 0 ◦
15 5◦
16 ◦
180◦
ϕ 30 ◦
15◦π/2 − β − ϕ
15 5◦
16 ◦
180◦
ϕ 3π/2
0◦
15◦ − β1 − ϕ
15 5◦
16 ◦
180◦
ϕ 3π/2
0◦
15◦ − β2 − ϕ
0 0 0
İc0 İc00 > İc0
19 19 19
21 5◦ 34 ◦ < 21 5◦ 34 ◦ < 21 5◦ 34 ◦ <
0 33 5◦ 0 33 5◦ 0 33 5◦
0 0 0
22 40 ◦
22 40 ◦
22 40 ◦
◦ ◦ ◦
2 5
2 5
2 5
31 00
31 00
31 00
5◦
5◦
5◦
25 ◦
25 ◦
25 ◦
3 5◦
3 5◦
3 5◦
270◦
270◦
270◦
28
28
28
5 ◦
5 ◦
5 ◦
◦
Per le grandezze elettriche nella linea, nel carico e nel condensatore, a parità di tensione Ė, di
impedenza di linea Z̄` e di impedenza del carico Z̄ , si può osservare:
la tensione sul carico aumenta con il rifasamento ed è massima nel rifas. totale: V 00 > V 0 > V ;
supponendo il carico lineare, poichè vale İ = V̇ /Z̄ , si ha anche: I 00 > I 0 > I;
la corrente di linea diminuisce con il rifasamento ed è minima nel rifasamento totale: I`00 < I`0 < I` ;
la corrente nel condensatore aumenta con la potenza reattiva di rifasamento richiesta: İc00 > İc0 .
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 40 di 46
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
Z̄`
İg Z̄`
E = 240 V ; f = 50 Hz; İ`
İz
Pn Z̄` = 0.1 + j0.4 Ω;
Ė Vn Pn = 10 kW ; Ė Z̄
cos ϕ
Vn = 230 V ;
cos ϕ = 0.6;
Risposta c): Qcond = Qz − Pz tan ϕr = 11.6 − 8.6 tan (arccos(0.9)) = 7.35 kVAR;
Per ricavare la capacità della batteria è necessario conoscere il valore della tensione ai capi del
condensatore (cioè del carico):
V̇z = Ė − Z̄` · İ` = 240 − (0.1+j0.4) · (38−j56) = 214 − j10 V ; =⇒ Vze ' 215 V ; quindi:
− V̇z0
İc = V̇z · jωC = 2.3 + j36 A; İz0 = = 39 − j60 = 71.5 · e−j1 A;
Z̄
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 42 di 46
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
Pg0 = 9.9 kW ; Qg0 = 5.6 kVAR; Sg0 ' 11.5 kVA; P`0 = 230 W ; Q`0 = 900 VAR;
Pz0 = 9.7 kW ; Qz0 = 13.4 kVAR; Sz0 ' 16 kVA;
Risposta da ): Pz0 = 9.7 kW ; (> 8.6 kW ; ) Qz0 = 13.4 kVAR; (> 11.6 kVAR; ) Sz0 ' 16 kVA;
Nel caso monofase, la capacità di rifasamento poteva ricavarsi anche direttamente dai dati di targa
del carico:
Wattmetro Oscilloscopio
T
i(t) e(t) + Emax ; if 0 < t <
;
t
2
e(t) =
e(t) = e(t + T )
T
R
− Emax ; if
< t < T;
2
OR
L
e(t) = Emax · |sin (ω t)|
OR ...
Se la funzione e(t) è nota in forma analitica, è sempre possibile studiare il circuito risolvendo
l’equazione differenziale (lineare) direttamente nel dominio del tempo.
di(t)
R · i(t) + L · dt
= e(t); =⇒ i(t) = ic (t)|e(t)=0 + ip (t)|i(t)∼e(t) .
Soluzione di sistemi di
Operazioni algebriche, semplici (DC)
equazioni integro/differenziali
o complesse (fasori in AC)
nel dominio del tempo
SOLUZIONE SOLUZIONE
DOMINIO DOMINIO
DEL TEMPO TRASFORMATO
Antitrasformazione
In pratica si tratta di trasformare la/le forme d’onda periodiche generiche in una somma di sinusoidi
con ampiezza e fase opportune, più eventualmente una componente costante. È possibile poi
fare agire le singole componenti della serie (con circuiti puramente resisitivi se la componente
è costante, oppure usando i fasori per le componenti sinusoidali) e ricavare la soluzione tramite
l’operazione di antitrasformazione nel dominio del tempo.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 3 di 34
f (t)
n=5
T /2 T
f (t)
n=3
f̃ (t)
n=23
a
Condizioni di Dirichlet: a) f (t) deve essere limitata; b) se f (t) presenta discontinuità di prima specie il loro numero deve
essere finito nel periodo; c) f (t) deve avere un numero finito di massimi e minimi nel periodo; d) f (t) deve essere ad un sol valore;
2 T 2 T
Z Z
AMn = f (t) · cos (n · ω0 · t) · dt ; BMn = f (t) · sin (n · ω0 · t) · dt ;
T 0 T 0
2
Z T
per n = 0 ⇒ B0 = 0; A0 = f (t) · dt , pari al doppio del valor medio della f (t) in un periodo.
T 0
f (t) t ∗+T2
T .
f (t) alternative: ⇒ f (t) = −f (t + 2
) AMn = BMn = 0; ∀n pari; t
∗
t
− 14 π
− 12 π
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
ordine delle armoniche n ordine delle armoniche n
Dall’analisi dello spettro del modulo si evince una caratteristica fondamentale della Trasformata di
X N+∞
+∞ X
Fourier: ”se |f (t)| è integrabile, allora CMn → 0 (rapidamente) con n → ∞“. Allora: '
n=1 n=1
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
All’espansione in serie di Fourier possono essere associati alcuni parametri caratteristici; tra questi:
s v
u N
1 T
Z q uX
Valore efficace: Feff = 2 2 2 2
f (t) dt = C0 + C1e + · · · + Cne = t Cne2 ;
T 0
n=0
C1e
Fattore di deformazione: KD = ; indica quanto la prima armonica si discosta dall’intero segnale;
Feff
Cne
Fattore di distorsione n−esima armonica: Kdn = ; indica il peso dell’n-esima armonica rispetto alla prima;
C1e
v
u N
uX
t C2 ne
n=2
Fattore di distorsione totale: THD = ; indica il peso di tutte le armoniche con n>1 rispetto alla prima;
C1e
Esistono anche altri parametri (fattore di forma, fattore di picco, valor medio del modulo, ecc.),
meno importanti per le applicazioni di tipo industriale.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 7 di 34
1 j (t) 2 j (t)
N
X z }| { z }| {
j(t) ' j̃(t) =J0 + JMn · sin (n ω0 t + αn ) = J0 + JM1 · sin (ω0 t + α1 ) + JM2 · sin (2 ω0 t + α2 ) + · · ·
n=1 ;
· · · + JM5 · sin (5 ω0 t + α5 ) + · · · + JMN · sin (N ω0 t + αN )
| {z } | {z }
j5 (t) jN (t)
Applicando infatti l’operazione di media su un periodo alla potenza istantanea p(t), si vede che
gli addendi del 2° e 3° termine danno un risultato nullo. L’integrale dei prodotti dei singoli addendi
relativi al 4° termine, invece, sono nulli se m 6= n e valgono Vne · Ine · cos ϕn se m = n. Dalla formula
si evince che è possibile ricavare la potenza media come somma delle potenze (attive) associate
alle singole armoniche. È del tutto ovvio che tale conclusione NON è imputabile al principio di
sovrapposizione degli effetti, ma è il risultato dell’operazione di media matematica su un periodo,
effettuata su funzioni composte da somme di sinusoidi che hanno pulsazioni diverse (ma multiple
della pulsazione fondamentale).
XN
La Potenza Reattiva è definita per analogia al regime sinus.: Q = Vne · Ine · sin ϕn [VAR];
n=1
v v
u N u N p
uX uX
La Potenza Apparente vale: S = Veff · Ieff = t 2
Vne · t 2
Ine [VA]; S 6= P 2 + Q 2
n=0 n=0
P
Il Fattore di Potenza vale: fdp = ; esso però perde il significato fisico;
S
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
C = 50 µF
R = 0.5 Ω
0
e(t) t t
T T 2T 3T
2 =
100 ms
N=10
X
ẽ(t) = E0 + EMn · sin (n · ω0 · t + αn ) V ;
n=1
2π rad
q AMn
con: ω0 = = 62.83 s
; EMn = A2Mn + BMn
2 ; αn = arctan ; !!!!!
T BMn
2
Z T 2
Z T 1
Z T
AMn = e(t) · cos (n · ω0 t) · dt ; BMn = e(t) · sin (n · ω0 t) · dt ; E0 = e(t) · dt ;
T 0 T 0 T 0
T T
1 2Emax 1 Emax
Z Z
2
E0 = t dt + (0)dt = = 25 V ;
T 0 T T T
2
4
−2Emax
2
Z T
2 2Emax 2 T Emax
Z 2 2 ; ∀n disp.;
AMn = t cos (nω0 t) dt + (0)dt = 2 2 [cos (nπ)−1] = n π
T 0 T T T2 n π
0; ∀ n pari;
Emax
+ nπ ; ∀ n disp.;
T
2 2Emax Emax
Z
2
BMn = · t · sin (n · ω0 · t) · dt = 2 2 · [nπ · cos (nπ)] =
T T n π
0
− Emax ; ∀ n pari ;
nπ
a
Gli integrali si risolvono facilmente con un cambio di variabile. In particolare, ponendo nω0 t = x, si ha:
1 1
Z Z
t = nωx ⇒ dxdt = 1 ⇒ dt = dx ; e quindi: t · cos (nω0 t) · dt = · x · cos x · dx = · [cos x + x sin x] ;
0 nω 0 nω 0 2
n ω0 2 n2 ω02
1 1
Z Z
e anche: t · sin (nω0 t) dt = · x · sin x · dx = · [sin x − x cos x]
2
n ω0 2 n2 ω02
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
ẽ(t) = E0 + e1 (t) + · · · + e10 (t) = 25 + 37.7 · sin (ω0 t − 0.567) + 15.92 · sin (2ω0 t + π) +
+ 10.85 · sin (3ω0 t − 0.209) + 7.96 · sin (4ω0 t + π) + 6.42 · sin (5ω0 t − 0.1266) +
+ 5.3 · sin (6ω0 t + π) + 4.57 · sin (7ω0 t − 0.0907) + 3.98 · sin (8ω0 t + π) +
ẽ(t)|n=10 e(t)
n = 0 (componente costante)
t
0
n=3
n=2
E0
I0 = = 50 A;
E0 R R
EM1
Per n = 1, circuito in AC: Ė1 = √ · ejα1 = E1e · ejα1 = 22.5 + j14.3 V ;
2
1
jω0 L R·
İ1
jnω 0 C
= 0.5 − j1.25 Ω;
Z̄eq1 = jnω0 L +
1
R+
jnω0 C
1 n=1
Ė1 R
jω0 C
Ė1
İ1 = = −3.7 + j19.4 A;
Z̄eq1
EM3
Per n = 3, circuito in AC: Ė3 = √ · ejα3 = E3e · ejα3 = 7.5 + j1.6 V ;
2
1
j3ω0 L R·
İ3
jnω0 C
= 0.5 − j3.77 Ω;
Z̄eq3 = jnω0 L +
1
R+
jnω0 C
1 n=3
Ė3 R
j3ω0 C
Ė3
İ3 = = −0.16 + j2 A
Z̄eq3
n Ėn [V ] EMn [V ] Ene [V ] αn [rad] Z̄eqn [Ω] İn [A] IMn [A] Ine [A] βn [rad]
1 22.5 + j14.3 37.7 26.7 −0.567 0.5 − j1.25 −3.7 + j19.4 27.9 19.7 −1.7588
2 −11.25 + j0 15.9 11.25 π 0.5 − j2.5 −0.86 − j4.3 6.2 4.4 1.7673
3 7.5 + j1.6 10.85 7.67 −0.209 0.5 − j3.77 −0.16 + j2 2.85 2 −1.648
4 −5.6 + j0 7.96 5.6 π 0.5 − j5.0 −0.11 − j1.11 1.57 1.11 1.67
5 4.5 + j0.57 6.42 4.54 −0.127 0.5 − j6.3 −0.034 + j0.72 1.0 0.72 −1.618
6 −3.75 + j0 5.3 3.75 π 0.5 − j7.5 −0.033 − j0.5 0.7 0.5 1.637
7 3.2 + j0.29 4.57 3.23 −0.0907 0.5 − j8.8 −0.012 + j0.37 0.52 0.37 −1.6047
8 −2.8 + j0 3.98 2.8 π 0.5 − j10.0 −0.014 − j0.28 0.39 0.28 1.6205
9 2.5 + j0.177 3.55 2.5 −0.0706 0.5 − j11.3 −0.006 + j0.22 0.32 0.22 −1.5972
10 −2.25 + j0 3.18 2.25 π 0.5 − j12.56 −0.007 − j0.179 0.25 0.179 1.6106
50
40
30 prima armonica (n=1)
20
10 n=2 n=3
0
−10
−20 T
−30
−40
-20 -10 0 ms 10 20 30 40 50 ms 60 70 80 90 100 ms 110 120
time [ms]
50
40
30
e(t)
20
10
0
−10
−20 T
−30
−40
-20 -10 0 ms 10 20 30 40 50 ms 60 70 80 90 100 ms 110 120
time [ms]
βn [rad]
30
0
20
− 14 π
10
− 12 π
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
ordine delle armoniche n ordine delle armoniche n
√
qP q
N 2 2 + · · · + I2
I2e
n=2 Ine 10e 25.7
THDi = = = = 0.257;
I1e I1e 19.74
10
9 Potenza istantanea p(t) (n=10)
8
p(t) [kW ]
7
6
5
4
3
2
P
1
0
−1
0 ms 10 20 30 40 50 ms 60 70 80 90 100 ms
time [ms]
Le grandezze di ingresso Ẋh e di uscita Ẏk di un circuito possono essere dello stesso tipo o di
tipo diverso. Vale a dire che possono essere entrambe correnti o tensioni, oppure una tensione
e l’altra corrente.
Nel caso in cui l’ingresso Ẏk sia la rappresentazione fasoriale di una sinusoide con pulsazione
ω, ampiezza unitaria, e fase iniziale nulla, la risposta del circuito Ẋh coincide numericamente
con la funzione di rete F̄ (jω):
Ẋh Ẋh
F̄ (jω) = = ; =⇒ Ẋh = F̄ (jω)
Ẏk 1
R
F̄ (jω) = ; ∃ un particolare valore di ω che rende nulla la parte immaginaria:
1
R + j ωL − ωC
1
1 R
= 0; =⇒ ω 2 L C = 1; =⇒ ω = √
ωL − = ω0 ; =⇒ F̄ (jω0 ) =
= 1;
ωC R
LC
In corrispondenza di ω0 , detta pulsazione di risonanza, il generatore “vede” un bipolo puramente
resistivo e il circuito si dice “in risonanza”: F̄ (jω0 ) = 1; =⇒ V̇R = Ė(ω0 ) =⇒ (uscita=ingresso).
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1
= Se ω = ω0 ; allora: ωL = ωC ;e
İ
Ė V̇L = −V̇C ; =⇒ V̇L + V̇C = 0;
+ V̇L − + V̇C − + İ
il circuito è in risonanza, la ten-
Ė(ω) R V̇R sione sull’induttore è uguale ma
in opposizione di fase rispetto alla
− 90° 90°
tensione sul condensatore⇒il ra-
<
ω = ω0 ; ⇒ ωL = 1 V̇L V̇C mo serie LC, agli effetti esterni,
ωC
si comporta come un cto-cto.
E ω0 LE E
FENOMENO DELLA SOVRATENSIONE: poichè I(ω0 ) = , si ha: VL = = VC = ;
R R ω0 CR
se R 1, VL e VC possono assumere valori molto alti con possibili danni al circuito.
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
La rappresentazione grafica dei diagrammi di modulo e fase è la seguente (L=10 mH; C=100 µF ):
Diagramma del modulo Diagramma di fase
π
1 2
π
∠F̄ (jω) [rad]
0.75 4 Qs ↑
Qs ↑
F̄ (jω)
(R→0)
(R→0) 0
0.5
25 Ω
00 Ω
0Ω
− π4
Qs
= 5Ω
Qs
Qs
=5
= 0 .2
=1
R =
=0 4
0.25
=0
.1
R
R
− π2
Qs
=
2
0 ω0 ω ω0 ω
100 100
[rad/s] [rad/s]
1
√
B 0 = ω20 − ω10 ;
F̄ (jω)
2
0.5 B 00 = ω200 − ω100 ;
0Ω
Qs
10
=
=
0.
0.25
1
R
Ω Q
5 s
=
= 2
R
0 ω0 ω
100
ω10 ω100
ω200 ω20
İx 1
Sapendo che: J̇ = V̇ Ȳ ; Ȳ = G + + jωC,
jωL
+ İR
İL İC e İR = V̇ G; La funzione di rete è:
1
J̇(ω) V̇ jωL R
jωC İR G · V̇ G V̇
F̄ (jω) = = = · 1
Ė(ω)
− J̇(ω) V̇ Ȳ V̇ G +
jωL
+ jωC
G
F̄ (jω) = ; ∃ un particolare valore di ω che rende nulla la parte immaginaria:
1
G + j ωC − ωL
1
1 G
= 0; =⇒ ω 2 L C = 1; =⇒ ω = √
ωC − = ω0 ; =⇒ F̄ (jω0 ) =
= 1;
ωL G
LC
In corrispondenza di ω0 , detta pulsazione di risonanza, il generatore “vede” un bipolo puramente
resistivo e il circuito si dice “in risonanza”: F̄ (jω0 ) = 1; =⇒ İR = J̇(ω0 ) =⇒ (uscita=ingresso).
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Teoria dei Circuiti
π
1
2 (R→0)
(R→0) 0
0.5
25 Ω
00 Ω
0Ω
− π4
Qp
= 5Ω
Qp
=5
Qp
=1
=1 5
R =
0.25
=2
=
0
R
R
.5
Qp
− π2
=
0.
5
0 ω0 ω ω0 ω
100 ω10 ω0 100
[rad/s] 2 [rad/s]
jωL V̇ ⇒ V̇
jωC
− −
V̇ab = V̇L + V̇C = 0 ×
a b a a
V̇L − −
+ +
V̇C VL 1
; VL = VC ; ωL = ; IL = IC =
1 IC ω0 L ωC
ωL = ; VL = VC = ; IL = IC ;
ωC ω0 C VL 2
(p) 1 2 1 2 L C
2 W̄LC = LIL + CVC = + VC2 =
(s) 1 1 L C IC 2 2 2 ω0 L 2
W̄LC = LIL2 + CVC2 = IL2 + =
2 2 2 2 ω0 C
2
= L VL +C V 2 ; ⇒ W̄ (p) = 2 · 1 C V 2 ;
L C I2 (s) 1 2 1
· L2 2 C LC 2 C
= IL2 + 1 C ; ⇒ W̄LC = 2 L IL2 ;
LC
2 2 ·2
C 2
LC
L’energia elettro-magnetica media immagazzinata in un ramo (serie o parallelo) in risonanza è pari
al doppio dell’energia di un singolo elemento del ramo.
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Esercitazione di Elettrotecnica
Il circuito da analizzare è a regime sotto l’effetto del generatore di tensione avente la forma d’onda periodica NON sinusoidale
indicata in figura. Determinare: a) la corrente ix (t) fino alla 11a armonica compresa (n = 11); b) il suo valore efficace Ixef f ;
c) i parametri di potenza relativi al generatore di tensione; d) il fattore di distorsione armonica totale (THD) della corrente.
R1 = 0.5 Ω
ix (t)
Emax = 100 V e(t)
L = 10 mH
e(t)
t
T T 2T 3T
2
R = 1.5 Ω
T = 20 ms
N
X
ẽ(t) = E0 + EM n · sin (n · ω0 · t + αn ) V ; [if N = +∞ ⇒ ẽ(t) = e(t); if N < +∞ ⇒ ẽ(t) ' e(t)]
n=1
2π rad
p AM n
con: ω0 = = 314.16 s ; EM n = A2M n + 2 ;
BM n αn = arctan ; !!!!!
T BM n
Z T Z T Z T
2 2 1
AM n = e(t) · cos (n · ω0 · t) · dt; BM n = e(t) · sin (n · ω0 · t) · dt; E0 = e(t) · dt;
T 0 T 0 T 0
Z T /2 Z T
2 2
BM n = +Emax · sin (n · ω0 · t) · dt + −Emax · sin (n · ω0 · t) · dt =
T 0 T T /2
4 · Emax
2 Emax
T /2
2 Emax
T
; ∀ n dispari ;
nπ
= · · [− cos (nω0 · t)] − · · [− cos (nω0 · t)] =
T nω0 0 T nω0 T /2
0; ∀ n pari ;
0 − − E0 = 0V −
n AM n BM n EM n [V ] αn [rad]
1 0 127.3 127.3 0
2 0 0 0 0
3 0 42.44 42.44 0
4 0 0 0 0
5 0 25.46 25.46 0
6 0 0 0 0
7 0 18.2 18.2 0
8 0 0 0 0
9 0 14.14 14.14 0
10 0 0 0 0
11 0 11.6 11.6 0
1
ẽ(t) = E0 + e1 (t) + · · · + e11 (t) = 0 + 127.3 · sin (ω0 · t) + 42.44 · sin (3ω0 · t) + · · ·
· · · + 25.46 · sin (5ω0 · t) + 18.2 · sin (7ω0 · t) + 14.14 · sin (9ω0 · t) + 11.6 · sin (11ω0 · t) ; V
e(t)
n=5
T /2 T
t
e(t)
n=3
ẽ(t)
e(t)
T /2 T
t
e(t)
2
Per n = 0, circuito in DC:
R1
I0
E0
I0 = =0A
E0 = 0 R1 + R
EM 1
Per n = 1, circuito in AC: Ė1 = √ · ejα1 = E1e · ejα1 = 90 + j0 V
2
I˙1 R1
Ė1
I˙1 = = 12.98 − j20.39 A
jω0 L Z̄eq1
Ė1
con: Z̄eq1 = (R1 + R + jnωL)n=1 = 2 + j3.14 Ω
R
EM 3
Per n = 3, circuito in AC: Ė3 = √ · ejα3 = E3e · ejα3 = 30 + j0 V
2
I˙1 R1
Ė3
I˙3 = = 0.646 − j3.05 A
j3ω0 L Z̄eq3
Ė3
con: Z̄eq3 = (R1 + R + jnωL)n=3 = 2 + j9.43 Ω
R
n = 5; n = 7; · · · · · · ; n = 11;
0 − − E0 = 0V − − − − I0 = 0A −
n EM n [V ] αn [rad] Ene [V ] Ėn [V ] Z̄eqn [Ω] I˙n [A] Ine [A] IM n [A] βn [rad]
1 127.32 0 90.032 90.032 + j0 2 + j3.1416 12.983 − j20.393 24.175 34.188 −1.0039
2 0 0 0 0 2 + j6.2832 0 0 0 0
3 42.441 0 30.011 30.011 + j0 2 + j9.4248 0.64659 − j3.047 3.1149 4.4051 −1.3617
4 0 0 0 0 2 + j12.566 0 0 0 0
5 25.465 0 18.006 18.006 + j0 2 + j15.708 0.14363 − j1.128 1.1371 1.6082 −1.4442
6 0 0 0 0 2 + j18.85 0 0 0 0
7 18.189 0 12.862 12.862 + j0 2 + j21.991 0.052754 − j0.58006 0.58245 0.82371 −1.4801
8 0 0 0 0 2 + j25.133 0 0 0 0
9 14.147 0 10.004 10.004 + j0 2 + j28.274 0.024902 − j0.35204 0.35292 0.4991 −1.5002
10 0 0 0 0 2 + j31.416 0 0 0 0
11 11.575 0 8.1847 8.1847 + j0 2 + j34.558 0.013661 − j0.23605 0.23645 0.33439 −1.513
3
ix (t) = I0 + ix1 (t) + · · · + ix11 (t) = 0 + 34.2 · sin (ω0 · t − 1.0) + 4.4 · sin (3ω0 · t − 1.362) + · · ·
· · · + 1.6 · sin (5ω0 · t − 1.444) + +0.824 · sin (7ω0 · t − 1.48) + 0.5 · sin (9ω0 · t − 1.5) + 0.334 · sin (11ω0 · t − 1.513) ; [A]
60 130
120
50 N = 11 110
N =5 100
40 90
80
30 70
60
50
20 40
30
10 20
ix (t) [A]
e(t) [V ]
time [ms] 10
0 0
−10
-4
-2
0 ms
10 ms
12
14
16
18
20 ms
22
24
−10 −20
−30
−20 −40
−50
−30 −60
−70
−80
−40 −90
−100
−50 −110
T = 20 ms −120
−60 −130
Spettro del modulo della corrente Spettro della fase della corrente
40
1
2π
30
1
4π
[rad]
[A]
20 0
− 14 π
10
− 12 π
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
4
I valori efficaci di corrente e tensione valgono:
v v
uN q uN q
uX uX
Ixef f =t 2 =
Ine 2 + · · · + I 2 = 24.4 A;
I02 + I1e Eef f =t 2 =
Ene 2 + · · · + E 2 = 98.3 V ;
E02 + E1e
10e 10e
n=0 n=0
v v
uN uN
uX uX P
S = Eef f · Ixef f =t 2 ·t
Ene 2 ' 2400 V A;
Ine cos ϕ = = 0.497; con:
S
n=0 n=0
N
X
P =E0 · I0 + Ene · Ine · cos(αn − βn ) = 0 + 24.17 · 90 · cos(0 + 1.0) + · · ·
n=1
· · · +3.11 · 30 · cos(0 + 1.3617) + 1.6 · 18 · cos(0 + 1.44) + · · · + 0.334 · 8.18 · cos(0 + 1.513) = 1192 W
N
X
Q= Ene · Ine · sin(αn − βn ) = 24.17 · 90 · sin(0 + 1.0) + 3.11 · 30 · sin(0 + 1.3617) + · · ·
n=1
· · · +1.6 · 18 · sin(0 + 1.44) + · · · + 0.334 · 8.18 · sin(0 + 1.513) = 1961 V AR
√
qP
N 2
n=2 Ine
p
2 + · · · + I2
I2e 11.5
10e
T HDi = = = = 0.14
I1e I1e 34.2
Infine, nella figura seguente è riportato l’andamento della potenza istantanea: p(t) = ẽ(t) · ix (t), calcolata con N = 11:
2
potenza attiva P
' 1.2 kW
1
p(t) [kW ]
−1
−2
−3
−4
−5
0 ms 2 4 6 8 10 ms 12 14 16 18 20 ms
time [ms]
5
La soluzione che si ottiene usando la trasformata serie di Fourier è la soluzione di regime. Lo stesso risultato si può ottenere
risolvendo il circuito direttamente nel dominio del tempo, tramite la soluzione dell’equazione differenziale del circuito, assumendo
nulla la corrente nell’induttore all’istante di tempo t = 0. Ovviamente la soluzione trovata tramite la trasformata serie di Fourier
coincide con quella classica per t τ , in cui τ = R1L+R = 5 ms è la costante di tempo elettrica del circuito.
R1 = 0.5 Ω
ix (t)
Emax = 100 V
L = 10 mH;
i(0) = 0A;
e(t)
t
0 T T 2T 3T
2
R = 1.5 Ω
T = 20 ms
Il problema deve essere diviso in due parti per tenere conto del valore del generatore di tensione:
T
+ Emax ; per 0 < t < ;
2
e(t) =
− Emax ; T
< t < T;
per
2
dix (t)
L’equazione differenziale (lineare a coefficienti costanti di ordine 1) da risolvere è: e(t) = (R1 + R) · ix (t) + L · ; eq. 1),
dt
con la condizione iniziale ix (0) = 0 A.
La soluzione generale ix (t) è pari alla somma di una soluzione particolare ixp (t), legata alla sollecitazione, e di una soluzione com-
dix (t)
plementare ixc (t), derivante dall’equazione omogenea associata: (R1 + R) · ix (t) + L · = 0; eq. 2).
dt
Quest’ultima soluzione è del tipo ixc (t) = K · eλt , che sostituita nella eq. 2) permette di ottenere:
dK · eλt
λt λt R1 + R
(R1 + R) · K · e + L · = 0; =⇒ K · e · [(R1 + R) + L · λt] = 0; e quindi: λ=− .
dt L
La soluzione complementare è nota a meno della costante K, che dovrà essere ricavata facendo uso delle condizioni iniziali.
La soluzione particolare è ottenuta con il metodo delle funzioni simili. Suddividendo l’intervallo di tempo in due tratti ciascuno
pari ad un semiperiodo, si ha:
1
ξ ; per (γ − 1) · T < t < γ− · T;
1
2
ixp1/2 (t) = con γ = 1, 2, 3, 4, ....
1
ξ2 ;
per γ− · T < t < γ · T;
2
Il valore delle due costanti ξ1 e ξ2 nei due diversi intervalli, si ricava sostituendo nell’eq. 1):
di (t) +Emax 1
+ Emax = (R1 + R) · ixp1 (t) + L · xp1
= (R1 + R) · ξ1 ; =⇒ ξ1 = per (γ − 1) · T < t < γ − · T;
dt R1 + R 2
di (t) −Emax 1
− Emax = (R1 + R) · ixp2 (t) + L · xp2
= (R1 + R) · ξ2 ; =⇒ ξ2 = per γ− · T < t < γ · T;
dt R1 + R 2
6
I valori di K1/2 si ricavano usando le condizioni iniziali valutate negli istanti di tempo t = 0, t = (γ − 12 ) · T , e t = γ · T , con
γ = 1, 2, 3, .... All’istante di tempo t = 0 la c.i. vale ix (0) = 0; mentre nel secondo semiperiodo la c.i. si ricava valutando la
soluzione valida nel primo semiperiodo al tempo t = (γ − 21 ) · T , e così via. Per t τ , la soluzione completa è andata a regime e
le c.i. nei due istanti di tempo t = (γ − 21 ) · T , e t = γ · T si stabilizzano.
Numericamente si ha:
Emax
per t = 0, ix1 (0) = 0 A =⇒ K1 (0) = − ,
R1 + R
R1 + R 1
e quindi, osservando che |λ| = = , si ottiene:
L τ
t Emax
ix1 (t) = K1 (0) · e− τ + ; valida per 0 < t < T
2 .
R1 + R
Emax
T
Nell’istante di tempo t = T
2 , si ha: ix1 (T /2) = K1 (0) · e− 2τ + , da usare come c.i. per il secondo intervallo:
R1 + R
T Emax T Emax
ix2 (T /2) = ix1 (T /2); =⇒ K2 (T /2) · e− 2τ − = K1 (0) · e− 2τ + , da cui:
R1 + R R1 + R
Emax T
K2 (T /2) = K1 (0) + 2 · · e 2τ
R1 + R
t Emax
quindi: ix2 (t) = K2 (T /2) · e− τ − ; valida per T
2 < t < T.
R1 + R
T Emax
Nell’istante di tempo t = T, si ha: ix2 (T ) = K2 (T /2) · e− τ − , da usare come c.i. in ix1 (t) nell’intervallo:
R1 + R
3T
T <t< 2 .
T Emax T Emax
ix1 (T ) = ix2 (T ); =⇒ K1 (T ) · e− τ + = K2 (T /2) · e− τ − , da cui:
R1 + R R1 + R
Emax T
K1 (T ) = K2 (T /2) − 2 ·eτ ,
R1 + R
t Emax
quindi: ix1 (t) = K1 (T ) · e− τ + ; valida per T < t < 3T
2 .
R1 + R
Emax
Volendo generalizzare la scrittura, assumendo nota la costante K1 (0) = − si ha:
R1 + R
1 Emax
1 T
K (γ − ) · T = K ((γ − 1) · T ) + 2 · · e(γ− 2 ) τ ;
2 1
2 R1 + R
1 Emax T
· eγ τ ;
K1 (γ · T ) = K2 (γ − ) · T − 2 ·
2 R1 + R
Emax t Emax T
ix1 (t) = − · e− τ + ; valida per 0 < t < ;
R1 + R R1 + R 2
Emax Emax Emax T
T t
ix2 (t) = − +2· · e 2τ · e− τ −
; valida per < t < T.
R1 + R R1 + R R1 + R 2
t Emax 1
ix1 (t) = K1 (γ · T ) · e− τ +
; valida per (γ − 1) · T < t < γ− · T;
R1 + R 2
Emax 1
t
ix2 (t) = K2 (γ − 12 ) · T · e− τ −
γ− · T < t < γ · T.
; valida per
R1 + R 2
7
Confronto tra la forma d’onda della corrente calcolata risolvendo l’equazione differenziale del circuito direttamente nel dominio del
tempo e la forma d’onda della corrente determinata utilizzando la trasformata serie di Fourier.
80 150
soluzione da eq. diff. Fourier 140
70 130
120
60 110
100
50 90
80
40
70
30 60
50
20 40
30
10 20
ix (t) [A]
e(t) [V ]
time [ms] 10
0 0
0 ms
10
20
30
40
50
60
−10
−10 −20
−30
−20 −40
−50
−30 −60
−70
−40
−80
−50 −90
−100
−60 −110
−120
−70 T = 20 ms −130
−140
−80 −150
8
Problema proposto
Il circuito da analizzare è a regime sotto l’effetto del generatore di tensione avente la forma d’onda periodica NON sinusoidale
indicata in figura, con periodo T = 100 ms.
Determinare:
ix (t)
Emax = 5 V e(t)
L = 10 mH
e(t)
t
T T 2T 3T
2
R=1Ω
T
9
Esercitazione di Elettrotecnica
Il circuito da analizzare è a regime sotto l’effetto del generatore di tensione avente la forma d’onda periodica NON sinusoidale
indicata in figura. Determinare: a) la corrente ix (t) fino alla 10a armonica compresa (n = 10); b) il suo valore efficace Ixef f ;
c) i parametri di potenza relativi al generatore di tensione; d) il fattore di distorsione armonica totale (THD) della corrente.
0
t
e(t) R = 0.5 Ω C = 50 µF T T = 100 ms 2T 3T
2
N
X
ẽ(t) = E0 + EM n · sin (n · ω0 · t + αn ) V ; [if N = +∞ ⇒ ẽ(t) = e(t); if N < +∞ ⇒ ẽ(t) ' e(t)]
n=1
2π rad
p AM n
con: ω0 = = 62.83 s ; EM n = A2M n + BM
2 ;
n αn = arctan ; !!!!!
T BM n
Z T Z T Z T
2 2 1
AM n = e(t) · cos (n · ω0 · t) · dt; BM n = e(t) · sin (n · ω0 · t) · dt; E0 = e(t) · dt;
T 0 T 0 T 0
2 · Emax T
· t; per 0 < t < ;
T 2
poichè: e(t) = si haa :
T
0 per < t < T ;
2
2 · Emax
2
Z T /2
2Emax 2
Z T
Emax −
; ∀ n dispari ;
AM n = · t · cos (nω0 t) · dt + (0) · dt = 2 2 · [cos (nπ) − 1] = n2 π 2
T 0 T T T /2 n π
0 ∀ n pari ;
Emax
T /2 nπ ;
∀ n dispari ;
2 · Emax
Z
2 Emax
BM n = · t · sin (n · ω0 · t) · dt = 2 2 · [nπ · cos (nπ)] =
T 0 T n π − Emax ;
∀ n pari ;
nπ
0 − − E0 = 25V −
n AM n BM n EM n [V ] αn [rad]
1 −20.264 31.831 37.7 −0.567
2 0 −15.92 15.92 π
3 −2.2516 10.61 10.85 −0.209
4 0 −7.96 7.96 π
5 −0.8106 6.366 6.42 −0.1266
6 0 −5.3 5.3 π
7 −0.4136 4.547 4.57 −0.0907
8 0 −3.98 3.98 π
9 −0.2502 3.537 3.55 −0.0706
10 0 −3.18 3.18 π
a Gli x dt 1 dx
integrali si risolvono facilmente con un cambio di variabile. In particolare, ponendo nω0 t = x, si ha: t = nω ⇒ dx = nω ⇒ dt = nω ; e quindi:
Z Z Z Z0 0 0
1 1 1 1
t · cos (nω0 t) · dt = 2 2 · x · cos x · dx = 2 2 · [cos x + x sin x] ; e t · sin (nω0 t) · dt = 2 2 · x · sin x · dx = 2 2 · [sin x − x cos x]
n ω0 n ω0 n ω0 n ω0
1
ẽ(t) = E0 + e1 (t) + · · · + e10 (t) = 25 + 37.7 · sin (ω0 · t − 0.567) + 15.92 · sin (2ω0 · t + π) + · · ·
· · · + 10.85 · sin (3ω0 · t − 0.209) + 7.96 · sin (4ω0 · t + π) + 6.42 · sin (5ω0 · t − 0.1266) + 5.3 · sin (6ω0 · t + π) + · · ·
· · · + 4.57 · sin (7ω0 · t − 0.0907) + 3.98 · sin (8ω0 · t + π) + 3.55 · sin (9ω0 · t − 0.0706) + 3.18 · sin (10ω0 · t + π) ; V
e(t)
ẽ(t) e(t)
n = 0 (componente costante)
t
0
n=3
n=2
e(t)
ẽ(t) e(t)
t
0
2
Per n = 0, circuito in DC:
I0
E0
I0 = = 50 A
E0 R R
EM 1
Per n = 1, circuito in AC: Ė1 = √ · ejα1 = E1e · ejα1 = 22.5 + j14.3 V
2
jω0 L
I˙1 Ė1
I˙1 = = −3.7 + j19.4 A
Z̄eq
1 1
R · jnω0 C
Ė1 R
jω0 C con: Z̄eq1 = jnω0 L +
= 0.5 − j1.25 Ω
1
R+
jnω0 C
n=1
EM 2
Per n = 2, circuito in AC: Ė2 = √ · ejα2 = E2e · ejα2 = −11.25 + j0 V
2
j2ω0 L
I˙2 Ė2
I˙2 = = −0.86 − j4.3 A
Z̄eq2
1 1
R · jnω0 C
Ė2 R
j2ω0 C con: Z̄eq2 = jnω0 L +
= 0.5 − j2.5 A
1
R+
jnω0 C
n=2
n = 3; n = 4; · · · · · · ; n = 10;
0 − − E0 = 25V − − − − I0 = 50A −
n Ėn [V ] EM n [V ] Ene [V ] αn [rad] Z̄eqn [Ω] I˙n [A] IM n [A] Ine [A] βn [rad]
1 22.5 + j14.3 37.7 26.7 −0.567 0.5 − j1.25 −3.7 + j19.4 27.9 19.7 −1.7588
2 −11.25 + j0 15.9 11.25 π 0.5 − j2.5 −0.86 − j4.3 6.2 4.4 1.7673
3 7.5 + j1.6 10.85 7.67 −0.209 0.5 − j3.77 −0.16 + j2 2.85 2 −1.648
4 −5.6 + j0 7.96 5.6 π 0.5 − j5.0 −0.11 − j1.11 1.57 1.11 1.67
5 4.5 + j0.57 6.42 4.54 −0.127 0.5 − j6.3 −0.034 + j0.72 1.0 0.72 −1.618
6 −3.75 + j0 5.3 3.75 π 0.5 − j7.5 −0.033 − j0.5 0.7 0.5 1.637
7 3.2 + j0.29 4.57 3.23 −0.0907 0.5 − j8.8 −0.012 + j0.37 0.52 0.37 −1.6047
8 −2.8 + j0 3.98 2.8 π 0.5 − j10.0 −0.014 − j0.28 0.39 0.28 1.6205
9 2.5 + j0.177 3.55 2.5 −0.0706 0.5 − j11.3 −0.006 + j0.22 0.32 0.22 −1.5972
10 −2.25 + j0 3.18 2.25 π 0.5 − j12.56 −0.007 − j0.179 0.25 0.179 1.6106
3
ix (t) = I0 + ix1 (t) + · · · + ix10 (t) = 12.5 + 27.9 · sin (ω0 · t − 1.7588) + 6.21 · sin (2ω0 · t + 1.7673) + · · ·
· · · + 2.85 · sin (3ω0 · t − 1.648) + +1.576 · sin (4ω0 · t + 1.67) + 1.02 · sin (5ω0 · t − 1.618) + 0.7 · sin (6ω0 · t + 1.637) + · · ·
· · · + 0.52 · sin (7ω0 · t − 1.605) + 0.396 · sin (8ω0 · t + 1.6205) + 0.313 · sin (9ω0 · t − 1.5972) + 0.253 · sin (10ω0 · t + 1.61) ; [A]
100
90
N = 10
80
N =5
70
60
50
ix (t) [A]
40
30
20
10
0
−10
−20 T
−30
−40
-20 -10 0 ms 10 20 30 40 50 ms 60 70 80 90 100 ms 110 120
time [ms]
Spettro del modulo della corrente Spettro della fase della corrente
50
1
2π
40
1
4π
30
[rad]
[A]
0
20
− 14 π
10
− 12 π
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
4
I valori efficaci di corrente e tensione valgono:
v v
uN q uN q
uX uX
Ixef f =t 2 =
Ine 2 + · · · + I 2 ' 54 A;
I02 + I1e Eef f =t 2 =
Ene 2 + · · · + E 2 ' 40 V ;
E02 + E1e
10e 10e
n=0 n=0
v v
uN uN
uX uX P
S = Eef f · Ixef f =t 2 ·t
Ene 2 ' 2172 V A;
Ine cos ϕ = = 0.67; con:
S
n=0 n=0
N
X
P =E0 · I0 + Ene · Ine · cos(αn − βn ) = 25 · 50 + 26.68 · 19.74 · cos(−0.567 + 1.7588) + · · ·
n=1
· · · +11.25 · 4.39 · cos(π − 1.7673) + · · · + 4.54 · 0.72 · cos(−0.1266 + 1.618) + · · · + 2.25 · 0.179 · cos(π − 1.61) = 1458 W
N
X
Q= Ene · Ine · sin(αn − βn ) = 26.68 · 19.74 · sin(−0.567 + 1.7588) + 11.25 · 4.39 · sin(π − 1.7673) + · · ·
n=1
· · · +4.54 · 0.72 · sin(−0.1266 + 1.618) + · · · + 2.25 · 0.179 · sin(π − 1.61) = 568 V AR
√
qP
N 2
n=2 Ine
p
2 + · · · + I2
I2e 25.7
10e
T HDi = = = = 0.257
I1e I1e 19.74
Infine, nella figura seguente è riportato l’andamento della potenza istantanea: p(t) = ẽ(t) · ix (t), calcolata con N = 10:
5
4.5
4
3.5
3
2.5
2
1.5
1
0.5
0
−0.5
−1
0 ms 10 20 30 40 50 ms 60 70 80 90 100 ms
time [ms]
5
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Rocco Rizzo
Dipartimento di Ingegneria dell’Energia e dei Sistemi
I SISTEMI TRIFASE
Introduzione
e1 (t)
Nella parte iniziale del corso abbiamo
trattato circuiti con:
Nella pratica, i sistemi reali fanno uso di generatori particolari e di opportuni sistemi di trasmissione
e distribuzione dell’energia elettrica in maniera da sfruttare al massimo le potenzialità del ”vettore
elettrico“, con notevoli vantaggi sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista economico.
C
idr entr
oe ale
let
tric
a V Grande
0k
40 Cent industria
0÷ ra
li T
13
he
e ermoelettric
on
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Tra
Ce
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A.T. 40
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ione 13
a in Linee aeree in
lt aic ee cav ee cav
vo Lin o L in oM
foto Cabina T
ale zione 1
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s tr 30
Di M.T. k V Lin
bt ee
vo in
ca
in ca
ee
vo
Lin
bt
b.t
. 40
0/
23
0V
li
i zia
or t en
sp
resid
Tra i
ific
Piccola industria Ed
Principali vantaggi
Alcuni dei principali vantaggi nell’uso dei Sistemi Trifase rispetto a sistemi generici sono i seguenti:
La potenza istantanea, sotto specifiche condizioni, è costante nel tempo; ciò implica:
a parità di volume di rame, di tensione di esercizio, di perdite sulle linea e di distanza
tra generatore e carico, una linea elettrica trifase ”trasporta“ più potenza di una linea
monofase;
Nelle prossime lezioni, per alcuni di questi vantaggi saranno date opportune dimostrazioni.
a¯n2
×
20 • • 30
. 0° .
12
Statore
120°
a¯n1 N N B̄ S S
× 12 ×
0°
.
3• •2
a¯n3
10 •
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
t
•1
t =20 ms
× dϕc220 (t) 2π
v220 (t) v220 (t) = − = V220max · sin(Ωm t − 3 )
20 • • 30 dt
. Ωm .
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
N N B̄ S S t
× ×
t =20 ms
.
3• •2
dϕ 0 (t) 4π
v330 (t) v330 (t) = − c33
dt = V330max · sin(Ωm t − 3 )
10 •
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
t =20 ms
1
×
20 • • 30
. .
v110 (t)
N N B̄ S S 10
20 v220 (t)
× ×
30
. 3
3• •2
v330 (t)
2
10 •
v110 (t) = V110max · sin ωt; v (t)
v330 (t)
2π
v220 (t) = V220max · sin(ωt − ); v110 (t)
t
3
v330 (t) = V330 · sin(ωt − 4π );
max
3 v220 (t)
L’angolo θmecc di cui sono sfasati fisicamente gli avvolgimenti sullo statore (detto angolo “meccani-
co“) determina l’angolo di sfasamento elettrico delle tensioni θele ; in generale si ha: θele = θmecc ·p.
Nei sistemi trifase l’angolo caratteristico è pari a: 2π/3 = 120°;
Scelto un verso di rotazione, l’ordine con cui le tensioni si succedono nell’assumere un determi-
nato valore (p.e. il valore max) è detto ”sequenza delle fasi”;
v110 (t) = V110max · sin ωt;
V̇110 = V110 ;
eff
2π
2π
v220 (t) = V220max · sin(ωt − ); V̇220 = V220 · e(−j 3 ) ;
3 eff
4π V̇ 0 = V 0 · e(−j 4π
) 2π
= V330 · e(j 3 ) ;
v330 (t) = V330 · sin(ωt −
); 33 33
3
max 3 eff eff
asse immag.
90◦
105◦ 75◦
120◦ 60◦
135◦
V̇330 45◦
150◦ 30◦
165◦ 15◦
180◦
V̇110 0◦
asse reale
195◦ 345◦
210◦ 330◦
V̇220
225◦ 315◦
◦ ◦
240 300
255◦ 285◦
270◦
Inoltre:
Le terne di tensioni che non hanno le caratteristiche delle terne simmetriche si dicono TERNE
DISSIMMETRICHE (sfasamento 6= 2π/3 e/o Vmaxk 6= Vmaxj )
una terna di tensioni la cui somma è sempre nulla (v110 (t) + v220 (t) + v330 (t) = 0; ∀t ∈ <; or
V̇110 + V̇220 + V̇330 = 0) è detta: TERNA PURA;
Una terna di grandezze la cui somma è 6= 0 si dice TERNA SPURIA;
Le terne SIMMETRICHE sono sempre PURE; (non è vero il contrario: ∃ terne pure NON simm.);
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 10 di 84
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
1 1
İ1
V̇110 Z̄110
10 10
Z̄330
30 30
0 0
2 2
3 3
V̇330 İ2
V̇220 Z̄220
2 2
İ3
allora le 3 correnti: İ1 = V̇110 /Z̄110 ; İ2 = V̇220 /Z̄220 ; e İ3 = V̇330 /Z̄330 ; costituiscono
una TERNA DI CORRENTI TRIFASE. In generale le ampiezze e le fasi di tali correnti dipendono
dalle tensioni di alimentazione e dalle caratteristiche dei carichi;
Se un carico EQUILIBRATO (Z̄110 = Z̄220 = Z̄330 = Z · ejϕ ) viene alimentato da una terna
SIMMETRICA di tensioni V̇110 , V̇220 , V̇330 (di sequenza diretta or inversa), le correnti valgono:
V̇110 √
sequenza diretta
Una terna di correnti derivanti da tensioni SIMMETRICHE e carico EQUILIBRATO si dice: TERNA
TRIFASE DI CORRENTI EQUILIBRATE;
Se la terna di correnti NON gode delle proprietà delle terne EQUILIBRATE si dice: TERNA TRI-
FASE DI CORRENTI SQUILIBRATE;
Se ∀t, i1 (t) + i2 (t) + i3 (t) = 0, la terna di correnti è PURA; in caso contrario la terna è SPURIA;
(le terne di CORRENTI EQUILIBRATE sono sempre PURE; non è vero il contrario: ∃ terne pure
che possono essere NON equilibrate);
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 12 di 84
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
1 1
V̇110 Z̄110
10 10
Z̄330
30 30
0 0
2 2
3 3
V̇330
V̇220 Z̄220
2 2
Generatore trifase Carico trifase
I due tipi di collegamento più utilizzati sono quello a stella “h” e quello a triangolo “∆”.
Esiste anche un terzo tipo di collegamento, utilizzato però in casi particolari, detto a zig-zag;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 13 di 84
Collegamento h/h
Nel collegamento h/h, i terminali finali (o iniziali) degli avvolgimenti del generatore e di quelli delle
impedenze di carico sono collegati insieme a costituire il cosiddetto “punto neutro“ o “centro stella“.
1 conduttore di linea 1
centro stella centro stella
generatore carico
V̇110 Z̄110
10 ≡ 20 ≡ 30 ≡ N conduttore neutro 10 ≡ 20 ≡ 30 ≡ n
(bt = 230 V )
V
3 2 2 Z̄220 Z̄330 3
V̇330 V̇220
conduttore di linea
V
(bt = 400 V )
conduttore di linea
I terminali liberi del generatore e del carico sono collegati tra di loro tramite conduttori detti
”conduttori di linea”;
A volte, anche con lo scopo di rendere disponibile 2 livelli di tensione, vengono collegati tra di loro
anche i centri stella con un conduttore detto ”conduttore neutro” o ”neutro”;
X se ∃ ”neutro“ ⇒ sistema trifase a 4 fili; X se @ ”neutro“ ⇒ sistema trifase a 3 fili;
Collegamento ∆/∆
Nel collegamento ∆/∆, gli avvolgimenti del generatore e le impedenze del carico sono
collegati in modo da costituire un triangolo secondo una sequenza scelta (diretta or inversa).
1 ≡ 30 conduttore di linea 1 ≡ 30
İ∆
Z̄23
2 ≡ 10 3 ≡ 20 2 ≡ 10
3 ≡ 20
conduttore di linea
V̇23
conduttore di linea
I terminali del generatore e del carico sono collegati tra di loro tramite conduttori detti ”conduttori
di linea”; poichè @ ”centri stella“ ⇒ collegamento ∆/∆ è sempre a 3 fili;
10 ≡ 20 ≡ 30 ≡ N 10 ≡ 20 ≡ 30 ≡ n
Z̄23
3 2 3 ≡ 20 2 ≡ 10 2 3
2 ≡ 10
3 ≡ 20
Z̄220 Z̄330
V̇330 V̇220
conduttore di linea conduttore di linea
V̇23
conduttore di linea conduttore di linea
− − −
V̇31
n V̇3n
00
V̇3n
Osservazione generale: fissate le tensioni di
1 ◦
105◦
75 ◦
13 20◦
90
n
45 ◦0 ◦
◦
5
0
3•
6
n
◦
31 0◦
2 5
5◦
30 ◦
25 ◦
285 ◦
270
5
◦
V̇1n − V̇2n = V̇1n0 − V̇2n0 = · · · = V̇12 ; 0
V̇1n
V̇2n
00
V̇2n − V̇3n = V̇2n0 − V̇3n0 = · · · = V̇23 ; V̇2n
V̇12 •0
0 n
V̇3n − V̇1n = V̇3n0 − V̇1n0 = · · · = V̇31 V̇2n
2
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 18 di 84
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
− − −
V̇31
b
V̇3b
Osservazione: le tensioni stellate baricentriche
1 ◦
105◦
75 ◦
13 20◦
90
45 ◦0 ◦
◦
5
6
costituiscono una terna PURA: 0
15 5◦
16 ◦
◦
30 ◦
15
V̇23
180◦
195 b • 0◦
345 ◦ V̇1b 1 asse reale
V̇1b = Z̄ · İ1 ;
21 ◦
0 33 ◦
0
22 40 ◦
◦
31 0◦
2 5
5◦
30 ◦
25 ◦
285 ◦
270
5
◦
V̇2b = Z̄ · İ2 ;
V̇2b
V̇3b = Z̄ · İ3 ;
____________ V̇12
: 1° PdK = 0
V̇1b + V̇2b + V̇3b = Z̄ ·
(İ1
+İ2 + İ3 ) = 0; 2
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 19 di 84
− − − − − −
V̇bn = V̇3n − V̇3b ;
________________
b + − n :0
3V̇bn = V̇1n +V̇2n + V̇3n − (V̇
+ V̇ + V̇3b );
V̇bn
1b 2b
asse immag.
90
n
45 ◦0 ◦
3 3
◦
5
V̇bn 3•
6
0
15 5◦ ◦
0◦
16 ◦
15 V̇
V̇23 b • 3405◦◦ V̇1b 1n 1 asse reale
180
195 ◦
21 ◦
0 33 ◦
0
0
22 40 ◦
V̇23 −V̇12
3 ◦
25 ◦
285 ◦
270
5
◦
>
n ≡ 2 : V̇b2 =
3
=⇒ V̇2b = 3
;
V̇
V̇2b 2n
V̇12 0
V̇13 +V̇23 +V̇33 (V̇2b =−V̇b2 )
> V̇31 −V̇23
n ≡ 3 : V̇b3 = 3
=⇒ V̇3b = 3
;
2
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 20 di 84
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
3 rete prevalente
Ė21 ≡ −V̇12
1
V̇31
V̇3b − +
Ė31 ≡ V̇31
V̇12
1 ◦
105◦
75 ◦
13 20◦
90
60 ◦
◦
5
45 ◦
0
15 5◦
16 ◦
◦
30 ◦
15
−
V̇23 b• 0◦ V̇1b 1 asse reale
180
195 ◦
21 ◦ 34 ◦
33 5◦
2
----3 fili-->
0
V̇31 +
0
22 40 ◦
◦
31 00◦
2 5
5◦
3 ◦
25 ◦
285 ◦
270
5
◦
V̇23
V̇2b + − 3
V̇12
-- ---
2
ili --- ---
---
4f 3f
-3 fili->
r
- 3o ili-
---
Ė1 ≡ V̇1b - --- ---
-- ->
<- 1 1
1 Ė12 ≡ V̇12
Ė13 ≡ −V̇31
Ė2 ≡ V̇2b
2
Ė23 ≡ V̇23
b 2 2
2
Ė3 ≡ V̇3b Ė32 ≡ −V̇23
3 3 3
+ − İ1` İ1f
Carico generico
İ1f = İ1` ; İ2f = İ2` ; İ3f = İ3` ; ⇒ İf ≡ İ` ⇒ Corr. di fase≡Corr. di linea
V̇1f + − İ1` +
İ3f
Carico generico
İ1f V̇1f
V̇12 − −
2 İ2` − 2 Z̄12
V̇3f İ2f V̇3f Z̄31
+ İ1f
V̇31 İ2` Z̄23
+ +
V̇23
V̇2f İ2f
İ3f İ3` − + −
V̇2f
3 İ3` 3
V̇1f = V̇12 ; V̇2f = V̇23 ; V̇3f = V̇31 ; ⇒ V̇f ≡ V̇` ⇒ Tens. di fase≡Tens. di linea;
Sintesi proprietà
Nei sistemi a 3 fili (collegamento dei generatori e dei
1 İ1` 10
carichi a h or ∆):
Generatori (h or ∆)
2 İ2` 20
İ1` + İ2` + İ3` = 0;
3 İ3` 30 Il sistema delle tensioni è univocamente determi-
nato da 3 tensioni di fase stellate (V̇1 , V̇2 , V̇3 ) o
da 2 tensioni di linea (V̇12 + V̇23 = −V̇31 );
COMBINAZIONI POSSIBILI
EQUILIBRATO SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
3 or 4 FILI
(Z̄110 = Z̄220 = Z̄330 )
CARICO SIMMETRICI E SQUILIBRATI
SQUILIBRATO
DISSIMMETRICI ED EQUILIBRATI
(Z̄110 6= Z̄220 6= Z̄330 )
DISSIMMETRICI E SQUILIBRATI
I SISTEMI TRIFASE
SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
I Sistemi Simmetrici ed Equilibrati sono una astrazione matematica; di solito si definiscono degli
indici ρi e ρs detti rispettivamente grado di impurezza e grado di squilibrio con i quali si valuta la
dissimmetria delle tensioni e lo squilibrio delle correnti; se i due indici sono inferiori ad un certo
valore prestabilito, il sistema si considera Simmetrico ed Equilibrato;
Questo operatore permette di costruire una terna di versori di sequenza diretta o di seq. inversa:
<--
---
asse immag. >--- Se
qu
Sequenza diretta: [1, α2 , α]
90◦
--S
105 ◦
75◦ eq e
u e
V̇ 0 = Veff ; V̇ 0 1
nz
120◦ 60◦ nz
11 11
a
inv
a
135◦ 45◦
dir
α V̇220
ett
a---
a--
150◦ 30◦
V̇ 0 α
--->
V̇330 = V̇110 · α;
--<
33
165◦ 15◦
180◦
1 0◦
asse reale Sequenza inversa: [1, α, α2 ]
195◦ 345◦
V̇ 0 = Veff ; V̇ 0 1
11 11
210◦ 330◦
2 V̇220 = V̇110 · α; ⇒ V̇220 = α · V̇110 ;
225◦
α 315◦
V̇ 0 α2
V̇330 = V̇110 · α2 ;
240◦ 300◦ 33
255◦ 285◦
270◦
120◦ 60◦ u
ri-
---
135◦ 45◦
-<
za
ed Equilibrati, le tensioni
--
di linea (o concatenate)
--->
150◦ 30◦
Ė3 −Ė2 relative ad una terna
V̇31 = Ė◦3 − Ė1 V̇31 V̇12 = Ė◦1 − Ė2 simmetrica di tensioni √
165 15
di fase stellate sono 3
30
°
volte più grandi di queste
30°
180 ◦
−Ė1 V̇23 Ė1 0◦ ultime e sono sfasate in
asse reale
anticipo di un angolo pari
30°
a π/6 = 30°;
195◦ 345◦
V̇12
⇐
Ė2 −Ė3 √ π
210◦ 330◦
V̇i,i+1 = 3 · Ėi · e+j 6
225◦ 315◦
240◦
V̇23 = Ė2 − Ė3 300◦
◦ ◦
255 285
270◦
√ π
İi` = 3 · İif · e−j 6
1
I˙1f L’analisi dei sistemi Simmetrici ed Equilibrati risulta
V˙3 V˙1 agevole nel collegamento h/h; conviene pertanto
1
2
I˙1` riportarsi in questa configurazione;
Z¯`
A
I˙2f
I˙3f 2
I˙2`
3 Z¯`
A
1
V˙2
0
3
I˙3`
˙I0 1`
Z¯` Z¯`
A C
2
0
Z¯`
˙I0 2`
C
˙I0 1f
Z̄ B
Z¯`
3
0
C
2 00 1 00
˙I0 3`
I3˙ 00
˙I0 2f
I1˙ 00 Z¯D f
Z̄ B
Z¯D Z¯D
˙I0 3f
Z̄ B
I2˙ 00
f
3 00
Ė3 ≡ αĖ1
İ3f İ3` İ3fs 3 İ3`
V̇23
3
Z̄D /3
100 100
00
İ1` İ2f00 c 00
İ1` İ3f00
Z̄D /3
200 200 Z̄D
İ1f00 Z̄D
00
İ2` İ2f00 c 00
İ2`
Z̄D /3 İ2f00
300 Z̄D
00
İ3` İ3f00 c 00
İ3` 300
00
Z̄`C 0 + (Z̄
−Z̄B · İ1f 00
10 100 V̇00 000 = `C + Z̄D /3) · İ1`
00
İ1` İ1f00 c 0 + (Z̄ 00
Z̄D /3
V̇00 000 = −Z̄B · İ2f `C + Z̄D /3) · İ2`
Z̄`C
20
2 00
V̇00 000 = 0 00
−Z̄B · İ3f + (Z̄`C + Z̄D /3) · İ3`
000
00
0 İ2` İ2f00 c
İ1` Z̄D /3 _____ _______________________
0
İ2` 30
Z̄`C
300 3V̇00 000 = 0 + İ 0 + İ 0 )+
−Z̄B (İ1f
0 00
İ3` İ3f00 c
2f 3f
İ3` Z̄D /3
İ1f0 İ2f0 İ3f0 00 + İ 00 + İ 00 );
+(Z̄`C + Z̄D /3)(İ1` 2` 3`
Z̄B Z̄B Z̄B
P
poichè İ = 0 ⇒ V̇00 000 = 0;
00
V̇000 = V̇00 000 = 0 =⇒ è possibile collegare con un conduttore (“neutro”) tutti i centri stella del
sistema senza alterarne l’equilibrio elettrico;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 35 di 84
00
00
Ė1
back Z̄B Z̄eq İ1 = ;
Z̄eq
0 000 0
00
Rifer. di tensione
Ė2 Ė2
Z̄`A Z̄`C Z̄D /3
İ2 2 20 200 İ2 2
Ė2 α2 Ė1
back Z̄B Z̄eq İ2 = = = α2 İ1 ;
Z̄eq Z̄eq
0 000 0
00
Rifer. di tensione
Ė3 Ė3
Z̄`A Z̄`C Z̄D /3
İ3 3 30 300 İ3 3
Ė3 αĖ1
back Z̄B Z̄eq İ3 = = = αİ1 ;
Z̄eq Z̄eq
0 000 0
00 Z̄eq = [(Z̄D /3 + Z̄`C )//Z̄B ] + Z̄`A
Nei sistemi Simmetrici ed Equilibrati basta studiare il circuito equivalente di una sola fase (di solito la
1) e le correnti nelle altre fasi sono immediatamente determinate dalla conoscenza della sequenza
(p.e. diretta): İ1 = Ė1 /Z̄eq ; İ2 = α2 İ1 ; e İ3 = αİ1 ;
V̇ π
Ė3 = √31 e −j 6 u
ri-
3
---
en
-<
za
ϕ İ3`
-- --->
İ3f
V̇23
1 ◦
105◦
30 75 ◦
13 20◦
90
45 ◦0 ◦
İ2` V̇31
◦
30°
5
°6
0
15 5◦ ◦
16 ◦ 30 ◦
15
0◦ V̇12
180◦
195 30°
30°345 ◦
ϕ İ2f 21 ◦
0 33 ◦ asse reale
°
0
30 285
22 40 ◦
30
◦
31 0◦
2 5
5◦
°30 ◦
25 ◦
270◦
5
◦
V̇ π V̇ π
Ė2 = √23 e −j 6 İ1f Ė1 = √12 e −j 6
3 ϕ 3
V̇12
İ1`
V̇23 = α2 V̇12
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 40 di 84
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
Ė1 Z̄
t
İ1 pfl1 (t)
10 10
20 20
p2 (t)
İ2
P2
Ė2 = α2 Ė1 Z̄
t
İ2 pfl2 (t)
2 2
30 30
p3 (t)
İ3
P3
Ė3 = αĖ1 Z̄
t
İ3 pfl3 (t)
3 3
3 3
Ė1 Z̄
Ė3
1İ2 1
N n
t
Ė2 Z̄
eventuale conduttor e
Z̄
2 2
n eutro: İn = 0
İ3
P = P1 + P2 + P3 = 3 · Ef · If · cosϕ;
I I √
colleg. a ∆ : Ef = V` ; If = √` ; ⇒ P = 3V` · √` · cosϕ; ⇒ P = 3 · V` · I` · cosϕ;
3 3
NB: Nella potenza reattiva trifase il legame con gli aspetti fisici del sistema sono attenuati dal fat-
to che si effettua la somma di valori massimi (delle potenze reattive istantanee dei relativi circuiti
monofase) che avvengono in istanti di tempo diversi).
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 45 di 84
√
In termini di tensione e corrente: S = 3 · Ef · If ; or S= 3 · V` · I` ;
√
POTENZA REATTIVA: Q = 3 · Ef · If · sinϕ; Q= 3 · V` · I` · sinϕ;
p √
POTENZA APPARENTE: S= P 2 + Q2; S = 3 · Ef · If ; S= 3 · V` · I` ;
Q P X
FATTORE DI POTENZA: cosϕ = cos arctan = ; cosϕ = cos arctan ;
P S R
∗ =
√ ∗ · e−j
π
POTENZA COMPLESSA: S̄ = 3Ė1f İ1f 3V̇1` İ1` 6 = P + jQ;
Ė2 Z̄c
0 2 İ2` 20 00 1 Amperometro (lettura=Ia );
Ė3 Z̄c
1 Voltmetro (lettura=Vv );
3 İ3` 30
1 Wattmetro (lettura=Pw );
n n0
Generatori a h Carichi a h Combinando insieme le letture degli strumenti
(considerati ideali), si ottiene:
Sistema a 3 fili
Ė1 Z̄c Pw = V1f · I1 · cos V\ 1f , I1 ; ⇒ P = 3 · Pw ;
1 İ1` 10
Ė2
A W
Z̄c
√
V
0
Vv = V` ; Ia = I` ; ⇒ S= 3 · V v · Ia ;
Ė3
2 İ2` 2 Z̄c
V̇12
p
3 İ3` 3 0 Potenza reattiva Q= S2 − P 2 ;
Z̄D
V̇31 Z̄D
Rp Rp Rp Z̄D
V̇23 Q P
Generatori (h or ∆)
n Carichi (h or ∆) f.d.p. cosϕ = cos arctan = ;
P S
i1 (t)
i(t)
Imax i3 (t)
b1
i1 (t)
1 t
ω
20
1 20
b2
12 0 −Imax i2 (t)
b3
i3 (t) i2 (t)
√
I i1 (t) = Ieff 2 · sin ωt Dimostrazione
Teorema di Ampere: H̄ · d` = N · i(t) per via grafica
c i1 (t)
H̄1 (t)= N · i1 (t) · ān = HM · sin ωt · ān ;
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
1 1
` t
N · i2 (t)
H̄2 (t) = · ān2 = 0;
`
N · i3 (t)
H̄3 (t) =
· ān3 = 0; •
` 1 ān2
×
20 • • 30
. .
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
t = 5 ms
• t . 2 •
3 t
ān3
10 •
I
i1 (t) i1 (t) = 0 Dimostrazione
Teorema di Ampere: H̄ · d` = N · i(t)
c
per via grafica
N · i1 (t)
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
H̄1 (t) = · ān1 = 0;
`
t
N · i2 (t) 2π
H̄2 (t)= · ān2 = HM · sin ωt − · ān2 ;
` 3
H̄3 (t) = N · i3 (t) · ān = 0;
•
3
` 1 ān2
× N
20 • • 30
. .
√ 2π
i3 (t) i3 (t) = 0 i2 (t) i2 (t) = Ieff 2 · sin ωt − 3
ān1
× ×
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
t = 5 ms
• t . 2 •
3 S t
ān3
10 •
I
i1 (t) i1 (t) = 0 Dimostrazione
Teorema di Ampere: H̄ · d` = N · i(t)
c
per via grafica
N · i1 (t)
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
H̄1 (t) =
· ān2 = 0;
`
t
N · i2 (t)
H̄2 (t) = · ān3 = 0;
`
N · i (t) 4π
3
H̄3 (t)= · ān3 = HM · sin ωt − · ān3 ;
•
` 3
1 ān2
N ×
20 • • 30
. .
√ 4π
i3 (t) i3 (t) = Ieff 2 · sin ωt − 3 i2 (t) i2 (t) = 0
ān1
× ×
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
t = 5 ms
• t . 2 •
3 S t
ān3
10 •
Campo magnetico rotante H̄ris (t, ξ) = H̄1 (t, ξ) + H̄2 (t, ξ) + H̄3 (t, ξ) (p = 1)
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
tà ed ampiezza costanti. t
ωt
3 jp(ξ∓ ωt )
d(ξ ∓ p ) ω
Ḣris (t, ξ) = · HM · e p ; Ω0 = =± .
2 dt p
•
I di seq. diretta ⇒ Ω0 ; I di seq. inversa⇒ Ω0 1 ān2
×
@ t = 3.33 ms
20 • • 30
S
. .
√ 4π
√ 2π
i3 (t) i3 (t) = Ieff 2 · sin ωt − 3 i2 (t) i2 (t) = Ieff 2 · sin ωt − 3
ān1
× ×
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
N
t = 5 ms
t = 5 ms
• t . 2 •
3 t
ān3
10 •
Campo magnetico rotante H̄ris (t, ξ) = H̄1 (t, ξ) + H̄2 (t, ξ) + H̄3 (t, ξ) (p = 1)
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
tà ed ampiezza costanti. t
ωt
3 jp(ξ∓ ωt )
d(ξ ∓ p ) ω
Ḣris (t, ξ) = · HM · e p ; Ω0 = =± .
2 dt p
•
I di seq. diretta ⇒ Ω0 ; I di seq. inversa⇒ Ω0 1 ān2
N
×
@ t = 10.6 ms
20 • • 30
. .
√ 4π
√ 2π
i3 (t) i3 (t) = Ieff 2 · sin ωt − 3 i2 (t) i2 (t) = Ieff 2 · sin ωt − 3
ān1
× ×
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
t = 5 ms
• t . 2 •
3 t
S
ān3
10 •
Vale a dire che, al contrario di quanto accade per il campo di un singolo avvolgimento, i cui poli
assumono solo due posizioni fisse nello spazio (”campo alternativo“), la posizione dei poli lungo la
circonferenza del campo Ḣris (t, ξ) dipende dal tempo: =⇒ Ḣris (t, ξ) = campo magnetico rotante.
Derivando ϑ(t) rispetto al tempo si ottiene la velocità angolare del campo magnetico risultante:
dϑ(t) ω Tale valore è costante ed è pari alla pulsazione delle grandezze elettriche
= ± = Ω0 diviso le paia polari. Se la sequenza della terna delle correnti è diretta il campo
dt p ruota in senso orario (+), se è inversa il campo ruota in senso antiorario (−).
L’ampiezza del campo magnetico rimane costante nel tempo ed è pari ad una volta e mezzo la
massima ampiezza del campo prodotto da un singolo avvolgimento.
1 •
p
ω/ ān2 p = 1; i(t) = IM · sin(ωt); i2 (t) = IM · sin(ωt − 2π
); i3 (t) = IM · sin(ωt − 4π
);
= 3 3
Ω0
×
20 •
N • 30
t = t1 t = t2 t = t3 t = t4
• 12
0 °
• N N N N
B̄ =
ān1
Hris (t, ξ)
120°
θ
µ0
H̄
× 12
0° × 0 π π 3π 2π
2 2
3
• • S 2•
S S S S
10 • ān3 Ω0 = ω/p
` Ė1 ` Z̄c
1 İ1m 10 Ė2
1 İ1t 10
Z̄c
2 İ2t 20
Ėm Z̄D
V̇12
Z̄D
V̇31 Z̄D
İ1m 3 İ3t 30
Z̄D
0 V̇23
2 2
Generat. monofase Carico Generatore (h or ∆) Carico (h or ∆)
circuito monofase (pedice ”m“) circuito trifase (a 3 fili simm.+equil., pedice ”t“)
Ė1 `
` Z̄c
1 İ1t 10
1 İ1m 10 Ė2
Z̄c
Ėm Z̄D
vol cum = 2 · ` · sm ; V̇12
2 İ2t 20
Z̄D
vol cut = 3 · ` · st ;
V̇31 Z̄D
−İ1m 3 İ3t 30
Z̄D
V̇23
2 20
Generatore (h or ∆) Carico (h or ∆)
Generat. monofase Carico
ρcu · ` ` ρcu · `
`
Rm = ρcu · ;⇒ sm = ;
Rt = ρcu · ;⇒ st = ;
L9
s Rm st Rt
L9
m
9
9
10 0.1Pt
10 0.1Pm
Pj = 2
Pm = 2 · Rm · Im ;⇒ Rm = ; Pj = Pt = 3 · Rt · It2 ;⇒ Rt = ;
100 2
2 · Im
100 3 · It2
√
P
K
Pm Pt = 3VIt cosϕ;⇒ It = √ t
K
99
;
99
Pm = V · Im · cosϕ;⇒ Im =
;
Vcosϕ 3Vcosϕ
_______________⇒ _________________
_______________⇒ _________________
ρcu ·` Pm Pt ρcu ·`
sm = 2 · · ; √ ;st = 3 · ·
0.1 (Vcosϕ)2 ( 3Vcosϕ)2 0.1
Sostituendo nella formula del volume, si ha: Sostituendo nella formula del volume, si ha:
Pm
vol cum = 40 · ρcu · `2 · ; vol cut = 30 · ρcu · `2 · Pt
;
(Vcosϕ)2 (Vcosϕ)2
Pt 4
vol cut = vol cum =⇒ = ; =⇒ 33% di incremento di potenza trasmissibile con sistemi trifase.
Pm 3
cos arctan Q n
V In = √ Pn
3Vn cosϕ Vn2 cosϕ
P n Zh = √ ` = ;
3·I` Pn
Indipendentemente dal tipo
di collegamento, si ha: Vn2 cos2 ϕ Vn2 cosϕsinϕ
• • Z̄h = Pn
+j Pn
;
Kc = 1; Ku = 1; η = 1 √
Pn = 3 · Vn · In · cosϕ; I
√` ;
Se ∆ : Vf = V` ; If =
V 3
Z̄h Z = f; √
1 1 If 3·V` In = √ Pn
3Vn cosϕ 3Vn2 cosϕ
Z∆ = = ;
Z̄∆
Z̄ = Z (cosϕ + j · sinϕ); I` Pn
Z̄h
2 2
or Z̄∆
3Vn2 cos2 ϕ 3Vn2 cosϕsinϕ
Z̄∆ = Pn
+j Pn
;
Z̄h Z̄∆
3 3
n
( Z̄∆ = 3 · Z̄h ) ⇐=
I SISTEMI TRIFASE
DISSIMMETRICI E SQUILIBRATI
3
I˙3`
le
va
˙I0 1B
Z¯`
pre
3 I1˙ 0
`
Z¯ 0
te
`1
Re
I2˙ 0
˙I0 2B
`
Z¯ 0
`2
Z̄ 1B
3
0
Z¯c
I3˙ 0 2 00
12
1 00
˙I0 3B
`
Z¯ 0
Z̄ 2B
`3 I3˙ 00
I1˙ 00 f
s
f
Z̄ 3B
Z¯c Z¯c
23 13
I2˙ 00
f
3 00
Procedimento generale:
(5) calcolare la tensione ai capi dei singoli carichi del circuito originale;
1
Tensioni concatenate:
V̇12
V̇ = V12 ;
3 12 2
=⇒
asse immag. 2
V̇23 = −V23 (cos β + j sin β);
V̇32 ≡ −V̇23
V̇31 = −(V̇23 + V̇12 );
Ė3
V̇23 V̇31 3
b•
1 ◦
105◦
75 ◦
13 20◦
90
45 ◦0 ◦
0
15 5◦
16 ◦ 30 ◦
15 β Ė1
2 0◦ 1
180
195 ◦
21 ◦ 345 ◦ asse reale
33 ◦
V̇12 − V̇31
0
0
22 40 ◦
V̇12
◦
31 0◦
2 5
5◦
30 ◦
25 ◦
285 ◦
270
Ė1 =
5
;
◦
1
3 Ė2
=⇒
V̇23 − V̇12
b
2
V12 2
+V23 2
−V31
Ė2 = ; 2
cos β = ;
3 Ė3
2V12 V23
Ė = V̇31 − V̇23 ;
3 3
3
------->
Z̄`1 0 Z̄`1 0
İ1` Z̄s1
1 İ1` 10 İ1` 1 İ1` 10
c
Z̄∆12
Z̄`2 0 Z̄`2 0
İ2` Z̄s2
İ2` İ1B 20 İ2` İ2` İ1B 20
2 c
Z̄∆13 2 s0
Z̄`3 Z̄s3
İ3` Z̄`3
İ2B 30
0
İ1` c
Z̄∆23 <-------- İ3` İ2B 30
0
İ3`
3 3
İ3B Osservazione: İ3B
V̇ss0 6= 0; ⇒ non si può
b b
Z̄∆12 Z̄∆23
parallelo, fare parallelo fase x fase; Z̄1B Z̄2B Z̄3B h⇒∆
b
Z̄∆13 ⇒ trasformazione h/∆ e
poi ∆/h poi parallelo; s
Z̄`1 Z̄eq1
1 İ1` 10
V̇12 V̇32
V̇12 +
Z̄`2 Z̄eq2 Z̄`1 + Z̄eq1 Z̄`3 + Z̄eq3
İ2` 20 V̇02 =
2 0 1 1 1
+ +
V̇32 Z̄`3 Z̄eq3 Z̄`1 + Z̄eq1 Z̄`2 + Z̄eq2 Z̄`3 + Z̄eq3
İ3` 30
3
Nota la tensione di Millman tra i morsetti 0 e 2, le correnti di linea sono immediatamente calcolate:
Note le correnti di linea İ1` , İ2` , e İ3` , è possibile, a ritroso, calcolare le tensioni ai capi dei singoli
carichi e quindi le relative correnti assorbite;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 63 di 84
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
-
-
Z̄
<----------------------------
`2 −
-
<----------------------------
0 İ 0 Z̄`2 − 00
İ2` İ1B 2 2` 2 0 = V̇
2
V̇320 00
İ1f Z̄c13 V̇32 32 − Z̄`3 İ3` + Z̄`2 İ2` ;
- - - - - -- - - - -- - - - - - - - - - c i r c u i t a zi o n −
e - -- - - - -c i rc u i t az i o n +
V̇32 ------ V̇320 - - -- 00
0 V̇23 V̇23
00
00 0 0
İ2f
-
-- Z̄`3 V̇32
İ3` Z̄`3
------------------------------------------- <-----------------------
+ 30 0
İ3` − V̇12
İ2B Z̄c23 +
Z̄1B Z̄3B
3 300 V̇s20 = ;
İ3B 1 1 1
Z̄1B
+ Z̄2B
+ Z̄3B
=⇒
Z̄1B Z̄2B Z̄3B
s
0 0
V̇12 −V̇s20 −V̇s20 V̇32 −V̇s20
İ1B = Z̄1B
; İ2B = Z̄2B
; İ3B = Z̄3B
;
0 = İ − İ ;
İ1` 0 = İ − İ ;
İ2` 0 = İ − İ ;
İ3`
1` 1B 2` 2B 3` 3B
⇒ Problema risolto
00
V̇12 = 0
V̇12 − 0 İ 0
Z̄`1 + 0 İ 0 ;
Z̄`2 00
V̇23 = 0
−V̇32 + 0 İ 0
Z̄`3 − 0 İ 0 ;
Z̄`2
1` 2` 3` 2`
00 00 00 00
00 = V̇12 00 = V̇23 00 = − V̇12 +V̇23
İ1f Z̄c12
; İ2f Z̄c23
; İ3f Z̄c13
;
Z̄A13
Z̄3B Z̄2B Z̄1B
Z̄A23 Z̄A12
Z̄`1
10 10
1
Z̄c1
Z̄m12
Z̄`2
20 20 000
2
Z̄c2
Z̄`3
30 30
Rete prevalente
3
Z̄c3
Z̄m2
Proviamo a ridurre i carichi tramite operazioni h/∆ o serie/parallelo: Z̄m2 //Z̄c2 = Z̄cm2 ;
carico B ⇒ h/∆; Z̄m12 //Z̄B12 = Z̄Bm12 ; Z̄A∆hk //Z̄B∆hk = Z̄∆hk ; carico Z̄∆hk ⇒ ∆/h;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 65 di 84
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
Z̄`1 00 Z̄c1
1 10 İ1` 10 İ1`
Z̄`2 00
İ2` Z̄cm2
2 20 İ2` 20 000
Z̄`3 00
İ3` Z̄c3
3 30 İ3` 30
L’analisi di questo tipo di sistemi, a parte qualche caso particolare, viene effettuata utilizzando un
metodo generale basato sui metodi di analisi delle reti (tensioni nodali o correnti di maglia) in forma
matriciale o tramite l’uso di opportune trasformate (p.e. Trasformata di Fortescue). Tale metodo
generale esula dagli scopi del corso per allievi ingegneri meccanici e, pertanto, non verrà trattato.
Z̄`3 Collegamento
30
3 esistente
Z̄c3 ab origine
Z̄m2
Z̄n
n
P
3 3
Ė1 Z̄2
Ė3
1 1
N n
İ2 t
Ė2 Z̄1
eventuale conduttor e
Z̄3
pfl (t)
2 İn 2
n eutro: İn 6= 0
İ3
La POTENZA REATTIVA è definita come la somma delle potenze reattive delle 3 fasi (cfr. nota in slide 45);
√
Q = Q1 + Q2 + Q3 = E1 I1 · sinϕ1 + E2 I2 · sinϕ2 + E3 I3 · sinϕ3 ; Ovviamente: Q 6= 3 · V` · I` · sinϕ.
La POTENZA APPARENTE è definita come la radice quadrata della somma dei quadrati della
potenza attiva P e della potenza reattiva Q;
√
p
S = P 2 + Q2; Ovviamente: S 6= S1 + S2 + S3 ; e S 6= 3 · V` · I` ;
Il FATTORE DI POTENZA è definito come il coseno dell’angolo di cui occorre ruotare ( ) la stella
delle correnti, rispetto a quella delle tensioni, affinchè la potenza attiva del sistema sia massima;
Q P
f .d.p. or cosϕ = cos arctan = ; Ovviamente: cosϕ 6= cos arctan XR ;.
P S
sistemi a 3 or 4 fili: S̄ = S̄1 + S̄2 + S̄3 = Ė1 İ1∗ + Ė2 İ2∗ + Ė3 İ3∗ = P + jQ;
sistemi a 3 fili (alternativa alla precedente): S̄ = S̄12 + S̄32 = V̇12 İ1∗ + V̇32 İ3∗ = P + jQ;
Ė1
Z̄c
1 İ1` 10
Ė2
W Z̄c
+
Ė3
V̇12 Z̄c
2 İ2` − 20
V̇12 −
V̇31
V̇32 Z̄D
Z̄D
İ3` + 0
3 3
V̇23 W Z̄D
Generatori (h or ∆) Carichi (h or ∆)
Ė1
Z̄c
1 İ1` 10
Ė2
W Z̄c
+
Ė3
P = Pw13 + Pw23 ;
Z̄c
2 İ2` V̇13 20
W
V̇12 +
V̇23 Z̄D
(somma algebrica)
V̇31 Z̄D
3 İ3` − − 30
Z̄D
V̇23
Generatori (h or ∆) Carichi (h or ∆)
Ė1
Z̄c
1 İ1` 10
Ė2
Z̄c
− −
Ė3
V̇21
P = Pw31 + Pw21 ;
Z̄c
2 İ2` + 20
W
V̇12
V̇31
Z̄D
(somma algebrica)
V̇31 Z̄D
3 İ3` + 30
V̇23 W Z̄D
Generatori (h or ∆) Carichi (h or ∆)
Ė2 Ė2
Z̄c Z̄c
0 2 İ2` 20 00 0 2 İ2` 20 00
W
Ė3 Ė3
Z̄c Z̄c
3 İ3` 30 3 İ3` 30
W W
n n0 n n0
W
Generatori a h Carichi a h Generatori a h Carichi a h
n o n o
∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗
P = Real V̇1n İ1` + V̇2n İ2` + V̇3n İ3` ; P = Real V̇12 İ1` + V̇32 İ3` + V̇n2 İn` ;
Generatori (h or ∆)
ϕ − 30° Pw12 = V12 · I1` · cos V\
12 , I1` ;
Carichi (h or ∆)
V̇12
2 İ2` − 20
İ3` −
V̇32 Pw32 = V32 · I3` · cos V\
32 , I3` ;
3 İ3` + 30
W
Ė3
30° V̇12
ϕ
1 ◦
0°
75 ◦
13 20◦
90
ϕ+3
45 ◦0 ◦
30°
◦
5
0
15 5◦ ◦
30 30°
asse reale
◦
Pw12 = V12 · I1` · cos (ϕ + 30°) = . . .
16 ◦
15
0◦ Ė1
180◦
195
34 ◦
33 5◦ ϕ
21 ◦
· · · = V` I` · (cosϕ cos30° − sinϕ sin30°) = . . .
0
0
22 40 ◦
ϕ
◦
31 00◦
2 5
5◦
3 ◦
25 ◦
285 ◦
270
5
◦
İ2` 30°
√ !
3 1
Ė2 · · · = V` I` · cosϕ − sinϕ ;
İ1` 2 2
√ √
3 1 3 1
Pw12 +Pw32 = V` ·I` · cosϕ 2
− sinϕ 2
+V` ·I` · cosϕ 2
+ sinϕ 2
= ...
√ √
SOMMA
3
− 12( 3
+ 12(
··· = · V` · I` · cosϕ( · I(
(( ((
2
V`( ` · sinϕ + 2
· V` · I` · cosϕ( · I(
V`( ` · sinϕ
=⇒
√
Pw12 + Pw32 = 3V` · I` · cosϕ; =⇒ P = Pw12 + Pw32 ; Vale sempre
√ √
3 1 3 1
Pw32 −Pw12 = V` ·I` · cosϕ 2
+ sinϕ 2
−V` ·I` · cosϕ 2
− sinϕ 2
= ...
DIFFERENZA
√ √ (
3 (( ((( ((
··· =( · V · I · cosϕ + 12 V` · I` · sinϕ(
2( ` `
−(2
3 (((
· V` · I` · cosϕ + 12 V` · I` · sinϕ = . . .
=⇒
√
Pw32 − Pw12 = V` · I` · sinϕ;=⇒ Q = 3 · (Pw32 − Pw12 ) ; Solo Simm.+Eq.
sistemi a 3 fili: 2 wattmetri inseriti su 2 conduttori di linea e collegati al 3°. Per esempio:
P = Pw12 + Pw32 = V12 I1` cos V\ \
12 , I1` + V32 I3` cos V32 , I3` ;
sistemi a 4 fili: 3 wattmetri inseriti sui 3 conduttori di linea e collegati al neutro. Per esempio:
P = Pw1 + Pw2 + Pw3 = V1 I1` cos V\ \ \
1 , I1` + V2 I2` cos V2 , I2` + V3 I3` cos V3 , I3` ;
In questo tipo di sistemi NON è possibile misurare (con soli wattmetri) anche la potenza reattiva:
√
Q 6= 3 · (Pw32 − Pw12 ) ; ⇒ necessità di strumenti (”VARMETRI“) e metodi particolari;
RIFASAMENTO
NEI SISTEMI TRIFASE
Nel caso di rifasamento totale subito a valle dei morsetti del generatore trifase, quest’ultimo NON
eroga potenza reattiva; Attenzione!!!!: ciò non è vero, in generale, per ciascuna fase della terna di
generatori presa singolarmente;
Il calcolo della batteria di rifasamento si effettua con le stesse formule (energetiche) usate nel ca-
so monofase: Qcond = Qcar − Pcar tan ϕr = Pcar (tan ϕ − tan ϕr ); indipendentemente dal tipo di
collegamento dei condensatori e dal tipo di sistema da rifasare (simmetrico ed equilibrato or dissim-
metrico e squilibrato).
Nel caso in cui, invece, si voglia ricavare il valore della capacità C della batteria in termini di [µF ] è
necessario distinguere sia il tipo collegamento, sia la tipologia di sistema da rifasare;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 80 di 84
C C
α2Ė1 or α2Ė1
Z̄` Z̄c Z̄c2
=⇒
Ė3 Z̄`3 Z̄c3 Qcond P · (tgϕ − tgϕr )
C∆ = 2 +V 2 +V 2 = ;
ω (V12 23 31 )
2 + V2 + V2
ω V12 23 31
poichè V12 6= V23 6= V31 , il valore della capacità dipende dal valore della tensione ai suoi capi.
Il valore delle tensione ai capi dei condensatori influenza il tipo di collegamento interno della bat-
teria; il costo dei condensatori, infatti, oltre al valore della capacità è legato anche alla tensione
√
di isolamento; in Bassa Tensione si preferisce il collegamento a ∆ perchè, seppur V∆ = 3Vh ,
per la capacità si ha C∆ = 13 Ch ; al contrario, in Alta Tensione si preferisce il collegamento a h
perchè il costo dell’isolamento è preponderante;
C∆
Ė1 pg0 (t) (senza CM ) pg00 (t) (con CM ) Z̄2
Ė3 İ2` Z̄`2 = 50 + j40 mΩ
0
Z̄1
1
N n C∆
1 t
Ė2 Sistema NON rifasato
⇒ C∆ ' 267 µF ; (' 700 e)
Rifasamento parziale: ⇒ Qcond =0 Qz0 − Pz0 tgϕ0 r
I1` ' 78 A; I2`
' 37 kVAR;
' 119 A; I3` 0
' 69 A;
Z̄3
eventuale conduttore n
prima dopo
0
I1` 0
' 78 A; I2` 0
' 119 A; I3`
0 0
A;' 1.25 kW; Qj` I'
' 69Pj` 00 0.89 kVAR;0 0
1` ' 56 A; I2` ' 69 A; I3` ' 27 A;
C∆
0 0 0
0 0 P
P ' 1.25 kW; Q ' 0.89g kVAR; ' 31 kW ; Q g ' 52.5 kVAR;
00
P ' 0.43Sg ' 61 kVA;
00
kW; Q ' 0.3 kVAR;
j` j` j` j`
2
Pg0 ' 31 kW ; Qg0 ' 52.5 kVAR;VS
0
'61
100g20' 414 V ; V200 3P
kVA; 0 '
g ' 30.7 kW
0
00 424 V ; V30 10 '
; Qg00 303
' 15V kVAR;
; S00g ' 34 kVA; 20
0 0
0 0 P 0 ' 29.8 kW ; Q ' 51.6
00 kVAR; cosϕ00 = 0.5;
V10 20 ' 414 V ; V20 30 ' 424 V ; Vz30 10 ' 303 V ; z V10 20 ' 418 V ; V20 30 ' 428 V ; V3000 10 ' 305 V ;
Pz0 ' 29.8 kW ; Qz0 ' 51.6 kVAR; cosϕ = 0.5; Pz00 ' 30.3 kW ; Qz00 ' 52.5 kVAR; cosϕ = 0.5;
İn
e u tro: İ 6= 0
n
prima dopo
0
I1`
= 0
I2`3`
0
= I ' 114 A; P 0
j` ' 1.9 kW; Q 0
j` ' 1.1I 00kVAR;
= I 00 = I 00 ' 65 A;
1` 2` 3`
C∆
0 0
P0j` ' 1.9 kW; Qj`
0 g ' 40.7 kW ; Qg ' 67 kVAR;
' 1.1PkVAR; S0g '
P00j` ' 0.6 78 QkVA;
00
kW; j` ' 0.37 kVAR;
2
Pg0 ' 40.7 kW ; Qg0 ' 67 kVAR; S0g ' 78 V10kVA; 0 0
0 20 = V20 30 00= V30 10 ' 388 V00;
Pg ' 40.1 kW ; Qg ' 20 kVAR; S00g ' 45 kVA; 20
0 0
V 0
=V 0
=V 0 P
' 388 '
z V;38.8 kW ; Q z ' 66 kVAR;
V 000 0 =cosϕ
V 000 0==0.5;
V 000 0 ' 392 V ;
10 20 20 30 30 10 1 2 2 3 3 1
Pz0 ' 38.8 kW ; Qz0 ' 66 kVAR; cosϕ = 0.5; Pz00 ' 39.5 kW ; Qz00 ' 67 kVAR; cosϕ = 0.5;
İn
e u tro: İ = 0
n
LINEE ELETTRICHE
AEREE ED IN CAVO
In questo corso daremo alcuni cenni sulle linee aeree ed in particolare sui circuiti equivalenti e
tratteremo approfonditamente le linee in cavo in BT ed il loro dimensionamento.
I modelli equivalenti delle linee elettriche dipendono da diversi fattori (lunghezza delle linee,
tensione di esercizio, frequenza, fattori ambientali, ecc. ecc.) e possono essere a parametri
concentrati (se λ `: combinazione di bipoli elettrici classici) o a parametri distribuiti (se λ ' `:
equazioni di Maxwell);
In questo corso ci limiteremo ad un’analisi semplificata del problema, rimandando a corsi specialistici
per la trattazione di modelli approfonditi;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 4 di 30
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
r1 `1
• •
m13
m12
r2 `2
•
•
m23
r3 `3
• •
rn
1 2r Z̄`
1 10
+ +
0
V̇12 Z̄` V̇12
D D − − 0 Z̄` = R + jωL/2;
2 2
− −
2r 2r 0
V̇32 Z̄` V̇32
+ + 0
2 D 3 3 3
Linea fisicamente simmetrica h i
ρ·` µ0 ·` 1 D
(conduttori ai vertici di un trian- con: R= S
; L= 2π 2
+ 2 ln r
;
golo equilatero);
Conduttori disposti in maniera ∗ = L1n +L2n −L12 ∗ = L2n +L3n −L23 ∗ = L1n +L3n −L13
arbitraria nello spazio;
M12 2
; M23 2
; M13 2
;
1
2r R jωL0 /2 R + jωL0 /2
1 İ1 10 1 10
+ +
√ R jωL0 /2 R + jωL0 /2
D/ 3 2 İ2 20 2 20
+ +
D D V̇1 V̇10
R jωL0 /2 R + jωL0 /2
V̇2 3 İ3 30 V̇20 3 30
2rn
√ n √ + +
D/ 3 D/ 3 V̇3 R jω(L − L0 /2) V̇30 Rn + jω(L − L0 /2)
− − − − − −
2r D 2r n n 0 n n0
2 3
`
3
2 3 1
`
` 3
Z̄`1 Z̄`
+ + 3 1 2
` + +
0
V̇12 Z̄`2 V̇12 3 V̇12 0
V̇12
− − Z̄`
− −
+ + + +
0
V̇32 Z̄`3 V̇32 V̇32 0
V̇32
D12 D23 − − Z̄`
D12 D23 − −
1 2 3
1 2 3
L’impedenza di una linea trasposta si calcola usando la media geometrica delle distanze tra i vari
conduttori; in particolare, supponendo i conduttori di raggio uguale, si ha:
√
3 D D D
µ0 ·` 1 12 23 13
Z̄` = R` + jωL/2; con L = 2π 2 + 2 ln r
;
Breve introduzione alle prescrizioni generali per il progetto dei sistemi elettrici
La progettazione di un impianto elettrico deve seguire criteri adeguati in grado di
assicurare:
il corretto funzionamento dell’impianto per l’uso previsto e la protezione dello stesso
contro i danni derivanti da eventi accidentali (sicurezza dell’impianto);
la protezione delle persone e dei beni contro i pericoli e i danni derivanti dall’uso degli
impianti elettrici (sicurezza delle persone);
Regola d’arte
Perché le due condizioni precedenti siano assicurate, è necessario che:
l’impianto sia progettato in maniera adeguata e che l’installazione sia effettuata in ma-
niera corretta e con prodotti di qualità e pienamente rispondenti alle relative norme e/o
certificazioni;
l’impianto sia realizzato “a regola d’arte“ , vale a dire in maniera conforme a tutte le
norme giuridiche e tecniche di pertinenza in modo da conseguire un “livello di sicurezza
accettabile” (determinato e regolato dal legislatore e dal normatore);
⇒
limitare le sovracorrenti di funzionamento a valori non pericolosi tenuto conto della loro durata;
interrompere automaticamente le sovracorrenti di guasto prima che esse diventino pericolose;
inserire opportune protezioni contro le sovratensioni;
Fusibili BT
Un fusibile è costituito da un conduttore a bassa temperatura di fusione posto all’interno di un con-
tenitore di vetro o ceramica (“camera di interruzione”), con le estremità collegate a due elettrodi.
Il principio di funzionamento è noto: l’elemento conduttore percorso da corrente si scalda. Se la
corrente supera la “soglia di intervento”, il conduttore fonde ed apre il circuito tanto più rapidamente
quanto più alta è la corrente. La caratteristica di intervento è, pertanto, detta “a tempo inverso”.
Interruttori Automatici di BT
Gli interruttori automatici sono apparecchi di protezione e di manovra
capaci di aprire e chiudere un circuito anche in condizioni di cto-cto.
Sono dotati di ‘’camera rompiarco” ( o camera di estinzione) al cui in-
terno l’arco elettrico, allungato e raffreddato, si deionizza e si estin-
gue. Gli interruttori possono esser unipolari o multipolari (bipolari,
tripolari, etc.) in base al numero di poli. Ciascun polo è caratteriz-
zato da un elettrodo fisso e da uno mobile che viene allontanato o
avvicinato nelle manovre di apertura e di chiusura del circuito.
Interruttori Automatici di BT
Un interruttore automatico è caratterizzato dalla ‘’caratteristica d’intervento” (curva corrente/tempo),
nella quale si distinguono un tratto ”a tempo inverso” cioè con tempo d’intervento decrescente al
crescere della corrente (intervento dello sganciatore termico), ed un tratto ‘’ad intervento istantaneo‘’
(intervento dello sganciatore magnetico). Inoltre, viene fornita anche la curva dell’andamento del
cosiddetto ‘’integrale di Joule” (o energia passante) “I 2 t”, che rappresenta l’energia che l’interruttore
lascia passare tra l’istante in cui avviene il guasto e l’effettiva apertura del circuito.
Tali caratteristiche, fornite dai produttori di interruttori automatici, sono di fondamentale importanza
per la protezione degli impianti, quando le correnti superano i valori limite, per i tempi consentiti, a
seguito di un sovraccarico temporaneo o per un guasto di corto circuito.
sganciatore termico
sganciatore magnetico
isolante
conduttore
Cavi: designazione secondo norma CEI 20-27 (per i dati completi riferirsi alla norma)
Es.1: N07V-K 3x70+1G35: cavo nazion., tens. nom.: 450/750V ; isolato in PVC, flex. per posa fissa, 4
cond. di cui 3 da 70 mmq, e 1, con funzione di conduttore di protezione (G=giallo/verde), da 35 mmq.
H N ⇐=riferimento alle norme
Es.2: H07V-K 5G4: cavo armonizzato, tensione nominale: 450/750V ; isola-
cavo rispondente a norme armonizzate (europee)
cavo rispondente a norme nazionali
01 03 05 07 1 ⇐=tensione nominale
to in PVC, flessibile per posa fissa, 5 conduttori di sezione 4 mmq, di cui uno
U0 /U = 100/100 V
U0 /U = 300/300 V
U0 /U = 300/500 V
U0 /U = 450/750 V
U0 /U = 0.6/1 kV
C C4 ⇐=rivestimenti metallici
conduttore concentrico di rame
schermo a treccia o calza di rame
B G N N8 Q R S T T6 V V2 V3 V4 V5 Z Z1 ⇐=guaina
gomma EPR
etilene - vinilacetato (EVA)
policloroprene di qualità EM2
policloroprene speciale resistente all’acqua
poliuretano
gomma per temperatura di esercizio di 60o C
gomma siliconica
treccia tessile sull’insieme delle anime
treccia tessile sulle singole anime
PVC
PVC per temperature di esercizio di 90°C TM3
PVC per basse temperature
PVC reticolato
PVC speciale resistente all’olio
gomma poliolefinica LS0H
termoplastica poliolefinica LS0H
D3 H H2 H6 H7 H8 ⇐costruzioni speciali
elemento portante posto al centro del cavo
cavi piatti divisibili, con o senza guaina
cavi piatti non divisibili
cavi piatti con tre o più anime
cavi con isolante a doppio strato
cordoni estensibili
-D -E -F -H -K -R -U -Y conduttore
conduttore a corda flessibile per cavi per saldatrici
conduttore a corda flessibilissima per cavi per saldatrici
conduttore a corda flessibile per posa mobile
conduttore a corda flessibilissima
conduttore a corda flessibile per posa fissa
conduttore a corda rigida
conduttore a filo unico
conduttore in similrame
Cavi: designazione secondo norma CEI UNEL 35011 (per i dati completi riferirsi alla norma)
Es.1: Cavo 3x70+35N FG7O-R-1: cavo quadripolare, costituito da 3 corde da 70 mmq, + il conduttore neutro (N) da 35 mmq;
conduttore in rame a corda flex.; isolamento in gomma EPR ad alto modulo, anime riunite per cavo rotondo; senza schermatura;
guaina in PVC; tensione nominale 0.6/1 kV .
Es.2: Cavo 3x2x(1x120)+2x(1x70)N FG7-R-1: cavo composto da 2 conduttori unipolari da 120 mmq per ciascuna delle 3 fasi
+ 2 conduttori da 70 mmq per il neutro (N), conduttori in rame a corda flex.; isolamento in gomma EPR ad alto modulo, senza
schermatura; guaina in PVC; tensione nominale 0.6/1 kV .
F FF R U ⇐conduttore Es.3: Cavo 4G25 FG7OR-0.6/1 kV: cavo quadripolare composto da 4 conduttori da 25 mmq di cui uno di
colore giallo/verde usato come conduttore di protezione, conduttori
conduttore a corda flessibile
conduttore a corda flessibilissima
conduttore a corda rigida
conduttore a filo unico
gomma LS0H
termoplastica LS0H
a treccia metallica
a fili cilindrici d’acciaio
a nastri d’acciaio
guaina di rame
piattine d’acciaio
E4 G K M1 M2 M3 M4 M21 R T ⇐guaina
polietilene reticolato
gomma qualità Gy
policloroprene di qualità Ky, Kn, Kz
termoplastica LS0H
gomma LS0H
gomma LS0H
gomma LS0H
gomma LS0H
PVC di qualità TM1, TM2, Rz
treccia tessile
01 03 05 07 1 ⇐ Vn
U0 /U = 100/100 V
U0 /U = 300/300 V
U0 /U = 300/500 V
U0 /U = 450/750 V
U0 /U = 0.6/1 kV
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 21 di 30
posa interrata
La portata di un cavo dipende quindi: dal tipo di isolante (θs ), dai parametri che influiscono sul-
la produzione del calore (ρ, r ), dai parametri che influenzano la scambio termico tra cavo ed
ambiente (h, θa ).
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 23 di 30
K1 =fattore di correzione per temperatura K1 =fattore di correzione per temperatura del terreno
ambiente diversa da 30°C; diversa da 20°C;
K2 =fattore di riduzione per gruppi di cavi K2 =fattore di correzione per gruppi di circuiti
in fascio o in strato; affiancati sullo stesso piano;
Es.: se temp. ambiente θa = 40°C, si ha K3 =fattore di correzione per profondità di posa
K1 = 0.91, se θa = 60°C ⇒ K1 = 0.71. diversa da 0.8 m;
Es.: se in una passerella sono posati K4 =fattore di correzione per terreni con resistività
contempor. n cavi multipolari, si ha: termica diversa da quella indicata;
n = 2 ⇒ K2 = 0.8, n = 5 ⇒ K2 = 0.6. K5 =fattore di correzione per gruppi di cavi in fascio;
K6 =fattore di correzione per cavi posti su più strati;
Es.: se la temperatura del terreno θt = 10°C ⇒ K1 = 1.07; se θt = 40°C ⇒ K1 = 0.85;
Es.: se n cavi multip. in n tubi interrati a contatto: n = 2 ⇒ K2 = 0.85; se n = 4 ⇒ K2 = 0.7;
Es.: se profondità di posa=1 m ⇒ K3 = 0.98; Es.: se ρ = 2.5°K m/W ⇒ K4 = 0.84 (unip.);
Per i valori completi e dettagliati dei fattori K1 , · · · K6 , si rimanda alle tabelle riportate nelle norme CEI UNEL 35024/1/2 per posa in
aria e CEI UNEL 35026 per posa interrata.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 25 di 30
∆V(m or t)
∆V % = · 100; con Vn =tensione nominale dell’impianto (concatenata se trifase);
Vn
Note le caratteristiche dell’insieme dei carichi che la linea deve alimentare, si ha:
P P = potenza attiva (elettrica) assorbita dai carichi;
Determinazione della IB = · Ku · Kc V = tensione di alimentazione;
β · V · cos ϕ
corrente di impiego IB
cos ϕ = fattore di potenza del complesso dei carichi;
Ku = fattore di utilizzazione; Kc = √
fattore di contemporaneità;
β = 1 per circuiti monofasi; β = 3 per circuiti trifase;
OR
NO
Scelta interruttore in base K 2 S2 ≥ I 2 t
Verifica
alle correnti di cto-cto: congruenza Im ≤ Iccmin OK? SI FINE
IB < In < Iz ; Pdi > Icc interruttore/cavo ···
Il cavo scelto è quindi: cavo 3x2x(1x120)+2x(1x70)N FG7R-0.6/1kV . Perchè sia idoneo è neces-
sario verificare la c.d.t..√ Dal catalogo si ricava che il cavo scelto ha r = 0.21Ω/km e x = 0.080Ω/km.
3·(r ·cos ϕ+x·sin ϕ)·(`/1000)·(IB /ncp )
Si ha quindi: ∆V % = Vn
· 100 ' 1.24% < 2% =⇒ cavo OK.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 28 di 30
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Sistemi Trifase
+ ˙ − +
4V
LOAD
˙
4V R` I cos ϕ
=⇒ |4V |approx ' (R` cos ϕ + X` sin ϕ) · I` .
• R` İ
•
|4V | = Ė − V̇ = 8.95 V ;
esatta
|4V | ' (R` cos ϕ + X` sin ϕ) I = 7.82 V
< approx
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 30 di 30
1
2
3
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici
Rocco Rizzo, DESTEC-Università di Pisa
PRINCIPI
DI
SICUREZZA ELETTRICA
Introduzione
Definizione Generale
Un impianto elettrico è: “l’insieme di componenti elettrici [anche a tensione nominale
diversa] elettricamente associati al fine di soddisfare a scopi specifici ed aventi
caratteristiche coordinate”.
Fanno parte dell’impianto elettrico tutti i componenti elettrici non alimentati tramite
prese a spina; fanno parte dell’impianto elettrico anche gli apparecchi utilizzatori fissi
alimentati tramite prese a spina destinate unicamente alla loro alimentazione.” (da
Norma CEI 64-8)
Regola d’arte
Perché siano assicurate le due condizioni precedenti è necessaria una attenta progettazione
(progettista regolarmente iscritto nel rispettivo Albo) ed una corretta installazione (impresa
abilitata) che prevede, tra l’altro, l’impiego di prodotti di qualità e pienamente rispondenti alle
relative norme e/o certificazioni.
Infine l’impianto deve essere realizzato “a regola d’arte“ vale a dire conforme a tutte le norme
giuridiche e tecniche di pertinenza in modo da conseguire quel “livello di sicurezza accettabile”
che non è mai assoluto, ma è, al progredire della tecnologia, determinato e regolato dal legislatore
e dal normatore;
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!ATTENZIONE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
”Nessuna Norma, per quanto accuratamente studiata, può garantire in modo assoluto l’immunità
delle persone, degli animali e dei beni dai pericoli dell’energia elettrica“.
Introduzione
Norme Giuridiche
Sono tutte le norme relative all’ordinamento giuridico: le leggi ordinarie emanate dal Parlamento, i
decreti legge emanati dal Governo, i DPR: decreti del Presidente della Repubblica; ecc..
Per esempio: > Legge 186/1968: ”Disposizioni concernenti materiali e impianti elettrici“; > DM del
15/12/1978: ”Designazione del Comitato Elettrotecnico Italiano di Normalizzazione Elettrotecnica
ed Elettronica“; > Direttiva 93/68 CEE 1993 Riguardante la marcatura CE del materiale elettrico;
>D.LGS n. 81 del 9/04/2008 ”Testo unico sulla sicurezza“; > DM 37/2008: ”Regolamento [...]
in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici“;
Norme Tecniche
Le norme tecniche sono emanate da organismi nazionali ed internazionali:
Esse sono l’insieme
INTERNAZIONALE EUROPEO ITALIANO
delle prescrizioni sulla
Elettrotecnica base delle quali devo-
ed IEC CENELEC CEI no essere progettate,
Elettronica
costruite e collaudate,
Altri le macchine, le appa-
ISO CEN UNI recchiature, i materiali
Settori
e gli impianti.
Sono norme molto particolareggiate e possono assumere rilevanza giuridica quando la stessa
viene loro attribuita da un provvedimento legislativo;
Alcuni esempi: > CEI 64-8: ”Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000
V in corrente alternata ed a 1550 V in corrente continua“; > CEI 11-8: ”Impianti di terra“; ecc..;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 4 di 74
Introduzione
Marcatura e marchi di conformità
Il D.LGS 626/1996 relativo all’attuazione della direttiva 93/68/CEE ha introdotto anche in Italia
l’obbligo della marcatura CE del materiale elettrico. La marcatura CE è applicata dallo stesso
costruttore (importatore o mandatario) che ha costruito e/o messo in commercio il materiale in
Europa. L’apposizione della marcatura CE si effettua in alternativa, sul prodotto, sull’imballo, sulle
avvertenze d’uso, sulla garanzia ecc. e deve essere visibile, leggibile e indelebile. La marcatura
CE è obbligatoria e indica espressamente la rispondenza di quel prodotto ai requisiti essenziali di
tutte le direttive europee che lo riguardano e che costituiscono l’unico vincolo tecnico obbligatorio.
Per poter apporre la marcatura CE il costruttore deve eseguire delle procedure ”standard” per la
verifica della conformità del prodotto alle direttive stesse.
Introduzione
Marcatura e marchi di conformità
La marchiatura invece, può essere richiesta dal costruttore, per alcuni prodotti di grande serie, a
specifici enti (in Italia all’Istituto per il Marchio di Qualità IMQ). Il Marchio IMQ è previsto per
materiale elettrico destinato ad utenti non addestrati e, per fornire ad essi la massima garanzia,
viene concesso a determinate condizioni; in particolare:
Introduzione
circuito di
distribuzione
Circuiti di Distribuzione: circuiti di collegamento
tra due o più quadri elettrici;
Conduttori attivi
Collegamento a terra
Si distinguono diversi tipi di sistemi BT, individuati tramite due lettere: la prima lettera
indica lo stato del neutro lato BT nella cabina di trasformazione MT/BT; la seconda
lettera indica lo stato delle masse lato utilizzatori; esistono 3 tipi principali di sistemi:
Sistema TT (Terra-Terra);
Sistema TN (Terra-Neutro);
Sistema IT (Isolato-Terra);
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 13 di 74
Utenze domestiche
• x x x x
(230 V )
•
nodo di terra x x x x
di cabina
o o o o
CT
x x x
x
o o o
x
•
PE/CT
x x x
x x x x x x
(400/230 V )
x
o o o o o o
Ospedali PE/CT
x x x x •
nodo di terra x x x
Grandi industrie
(chimiche, ecc)
di cabina
o o o
x x x x x x
X
o o o o o o
• x
PE/CT
x x
Sicurezza Elettrica
Breve introduzione alle prescrizioni generali per il progetto dei sistemi elettrici
La progettazione di un impianto elettrico deve seguire criteri adeguati in grado di
assicurare:
il corretto funzionamento dell’impianto per l’uso previsto e la protezione dello
stesso contro i danni derivanti da eventi accidentali (sicurezza dell’impianto);
la protezione delle persone e dei beni contro i pericoli e i danni derivanti dall’uso
degli impianti elettrici (sicurezza delle persone);
Regola d’arte
Perché le due condizioni precedenti siano assicurate, è necessario che:
l’impianto sia progettato in maniera adeguata e che l’installazione sia effettuata in
maniera corretta e con prodotti di qualità e pienamente rispondenti alle relative
norme e/o certificazioni;
l’impianto sia realizzato “a regola d’arte“ , vale a dire in maniera conforme a tutte
le norme giuridiche e tecniche di pertinenza in modo da conseguire un “livello di
sicurezza accettabile” (determinato e regolato dal legislatore e dal normatore);
⇒
1000
800
L. 186/68
infortuni elettrici mortali
600
L./DL/DM vari
400
L. 46/90
200
0
1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005
TETANIZZAZIONE
Se uno stimolo elettrico è applicato ad un muscolo, esso si contrae, per poi ritornare allo
stato di riposo. Se al primo stimolo ne segue un secondo, prima che il muscolo sia tornato
allo stato di riposo, i due effetti possono sommarsi. Più stimoli opportunamente intervallati
contraggono ripetutamente il muscolo in modo progressivo (contrazione tetanica).
La ”tetanizzazione dei muscoli” è la contrazione involontaria dei muscoli interessati al
passaggio della corrente. È per questo motivo che l’infortunato, se attraversato da corrente
alternata, può rimanere attaccato alla parte in tensione; se il contatto perdura nel tempo può
produrre svenimenti, asfissia, collasso, stato di incoscienza.
Il più elevato valore di corrente che un soggetto in contatto con una parte in tensione è
ancora capace di lasciare è detta corrente di rilascio:
Donne ' 10 mA (50 Hz); Uomini: ' 15 mA (50 Hz);
Anche la corrente continua, se elevata, può produrre tetanizzazione, anche se in generale è
meno pericolosa di quella alternata.
Circa il 6% delle morti per folgorazioni è dovuto ad asfissia. Di qui l’importanza, nel primo
soccorso di un infortunato, della respirazione artificiale, della tempestività con la quale è
applicata e della durata per cui è praticata (è necessario intervenire al max. entro 3-4 min).
FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE
La contrazione del muscolo cardiaco nel suo normale funzionamento è prodotta da impulsi
elettrici provenienti dal nodo senoatriale (un generatore biologico di impulsi elettrici che
comandano il cuore).
All’attività elettrica normale corrisponde il pulsare ordinato e ritmico del muscolo cardiaco;
quando giunge l’azione perturbatrice esterna le fibrille ricevono segnali elettrici eccessivi ed
irregolari, vengono sovrastimolate in maniera caotica e iniziano a contrarsi in modo
disordinato, l’una indipendentemente dall’altra, in queste condizioni il cuore non riesce a
svolgere più la sua funzione.
La fibrillazione ventricolare è responsabile di oltre il 90% delle morti per folgorazione. In
passato la fibrillazione ventricolare era ritenuta un fenomeno irreversibile, che prosegue fino
alla morte dell’infortunato. È dimostrato che una scarica elettrica violenta opportunamente
dosata può arrestare la fibrillazione (apparecchio defibrillatore).
USTIONI
Il passaggio di corrente elettrica
su una resistenza è
accompagnato da sviluppo di
calore per effetto Joule; il corpo
umano non fa eccezione a
questa regola generale.
Problema generale
Poiché gli impianti elettrici sono alimentati a tensione impressa, per determinare la corren-
te che circola effettivamente attraverso una persona in caso di eventuale contatto con una
parte in tensione, è necessario ricavare un modello circuitale del percorso della corrente:
corpo umano (RB ) + resistenza contatto persona/terreno (REB ) + resistenza terreno (RE ).
I =???
X
V0 RB =??
R
REB
EB =??
=??
RE =??
Punto di ingresso I
I
Il corpo umano corrisponde, in termini circuitali, ad
una impedenza ohmico-capacitiva. La capacità Cp
risiede principalmente nella pelle, che si interpone Rp Cp
come isolante elettrico tra il punto di contatto ed il
tessuto conduttore sottostante. Il carattere
capacitivo della pelle risulta evidente solo sopra i
1000 Hz.
Alla frequenza industriale (50 Hz) il modello Ri
circuitale è puramente resistivo. Purtroppo la
resistività dei tessuti è una grandezza
estremamente variabile con le condizioni ambientali
(umidità, sudorazione, ecc.) e con le modalità di
contatto con la parte in tensione (tragitto corrente, Rp Cp
valore della tensione, superficie e pressione di
contatto, ecc.).
I
Punto di uscita I
mani-torace;
mano sinistra-torace;
mano destra-torace;
mani-piedi;
mano-mano;
RB
ρ
RE =
2πr0
R
REE REB Per curva ”tensione-tempo“ si intende la funzione
che individua il tempo per il quale è sopportabile un
generico valore di tensione. Essa si ricava a partire
dalla curva corrente-tempo con gli opportuni valori di
Note (stimate) le resistenze RB , REB e resistenza.
RE , si possono ricavare due informa-
In particolare, per un percorso mani-piedi, si ha:
zioni diverse:
- RB = valore NON superato dal 5% della
a) fissata la tensione nel punto di popolazione in condizioni asciutte
contatto, è possibile determinare il (per esempio RB = 500 Ω @ 220 V );
valore della corrente che attraversa la
persona; - REB = 1000 Ω in ambienti ordinari (ambienti
domestici, uffici, ecc.);
b) fissato il limite di corrente pericolosa, - REB = 200 Ω in ambienti particolari (cantieri
è possibile determinare il valore limite edili, locali agricoli destinati alla custodia del
di tensione pericolosa; bestiame, locali medici, ecc.);
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 37 di 74
Dalla curva o dalla tabella si ricava il massimo valore di tensione di contatto che può essere
mantenuta per un tempo indefinito (in pratica 5 s). Tale valore prende il nome di “tensione di
contatto limite convenzionale UL ”;
Essa rappresenta l’estremo superiore dell’insieme delle tensioni di contatto con basso
rischio di pericolosità
In condizioni normali si assume UL = 50 V; in condizioni ambientali particolari
(cantieri, locali agricoli per la custodia del bestiame, locali medici, ecc.) UL = 25 V;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 38 di 74
Sicurezza delle persone
Curva tensione-tempo 3/3
RB
2
I2 > I1 RB
2
I2 ' 0
×
×
massa ∆V ' 0 massa
RB EQ RB
1 estranea 1 estranea
(cfr. slide 10) (cfr. slide 10)
•
Tubatura
Tubatura
massa massa
I0 RE I0 RE
I2 ' 0
I1 < I2 I2 I1 ×
UT UT 0 UT UT 0
UE UE
× ×
ATTENZIONE!! Non tutte le parti metalliche (non facenti parte dell’impianto) sono da considerare
masse estranee. Si considerano masse estranee le parti metalliche che presentano una resistenza
verso terra inferiore a 1000 Ω in ambienti ordinari ed a 200 Ω in ambienti particolari;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 47 di 74
Nella pratica, le protezioni di tipo passivo si basano sul secondo metodo; la modalità più comune è
quella di rendere poco probabile il manifestarsi di tensioni di contatto pericolose in caso di primo
guasto attraverso l’uso di componenti provvisti di doppio isolamento o di isolamento rinforzato
(componenti di Classe II). Infatti, la doppia barriera isolante interposta fra parti attive ed operatore
richiede due guasti consecutivi per rendere pericoloso il contatto indiretto.
Altri sistemi di protezione passiva sono: a) protezione per separazione elettrica; b) protezione per
mezzo di locali isolanti; c) protezione per mezzo di locali resi equipotenziali e non connessi a terra.
Il sistema di “separazione elettrica” è diffuso in locali adibiti ad uso medico (sale operatorie, terapia
intensiva etc.); gli altri due sistemi sono applicati solo in situazioni molto particolari.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 48 di 74
Protezione contro contatti INdiretti
Protezione contro i contatti INdiretti di tipo attivo
Le protezioni di tipo attivo si basano sul tempo di permanenza del guasto piuttosto che sul valore
della tensione di contatto limite. In definitiva si fa in modo di interrompere l’alimentazione del
circuito in tempi tanto più brevi quanto maggiore è la tensione sulle masse in modo che sia
rispettata la curva di sicurezza tensione-tempo.
Indicando con Ig la corrente di guasto a terra e con UT = UE la tensione verso terra delle
masse, il rispetto della curva di sicurezza richiede che risulti: ti ≤ ts (1), con: ti =tempo di elimina-
zione del guasto da parte del dispositivo di protezione, e ts =tempo di sopportabilità della tensione;
**interruttore magnetotermico
o interruttore differenziale;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 49 di 74
il numero di poli;
la tensione nominale VN ;
la corrente nominale IN ;
Corrente differenziale nominale d’intervento I∆N : è il valore minimo della corrente
differenziale che determina l’apertura dei contatti entro i tempi specificati dalle norme;
Tempo di intervento: intervallo di tempo che intercorre tra l’istante in cui la corrente
differenziale assume un valore superiore a I∆N e l’istante in cui avviene l’apertura dei
contatti.
Le correnti verso terra possono essere eccessive, anche senza un guasto a terra localizzato,
quando:
lo stato di conservazione generale dell’impianto è precario o singole utenze presentano
isolamento verso terra insufficiente;
la natura degli apparecchi utilizzatori è tale per cui le correnti di dispersione eccedono i
valori usuali;
l’impianto elettrico è molto vasto, con un gran numero di apparecchi utilizzatori.
U0 = 230 V RF2 ↓
H
×
• • F1
U0 U0 RB
• • • F2
RN RE
cabina MT/BT
U0
Ig REB
• • • F3
• N ×
K
Rth = RE //RN RB + REB
H
• • • • + ×
RN
UT =?
RB
+
RE
UE = RE · I g Eth = U0 · RE +RN
×
− − K
Senza interruz. automatica dell’alimentazione, la protezione contro i contatti indiretti si ha solo se:
RE UL
UT = UHK ' Eth = U0 R < UL ⇒ RE < U0 −UL
· RN ' 0.3 Ω!! ; con: UL = 50V ; RN < 1Ω.
N +RE
RE Nel caso più comune in cui I∆N = 30 mA (tmax ' 300 ms), si ha:
50 V
RE < ' 1666 Ω;
0.03 A
Attenzione
Poichè tutte le masse sono collegate tra loro tramite lo stesso conduttore PE, in caso di guasto su
una generica massa anche tutte le altre assumono la stessa tensione UE .
Pertanto, in un condominio, se un utente non installa l’interruttore differenziale, in caso di guasto
sull’impianto non protetto, anche gli altri utenti risultano NON protetti contro i contatti indiretti.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 54 di 74
Protezione contro contatti INdiretti
Sistema TN-S senza interruzione automatica dell’alimentazione
U0
Ig REB
• • • F3 RN
• N ×
K
• • PE |Z̄th | = |(Z̄cc2 + Z̄F2 )//Z̄PE | + RN RB + REB
• • • • + ×
RN H
UT =?
RB
U0 ·Z̄PE
Ėth = Z̄cc2 +Z̄F2 +Z̄PE
Senza interruz. automatica dell’alimentazione, la protezione contro i contatti indiretti si ha solo se:
U ·Z̄ U (=50V ) sezione PE
0 PE
UT = UHK 'Eth = Z̄ +Z̄ +Z̄ < UL ⇒ Z̄PE < UL −U · (Z̄cc2 + Z̄F ) ' 0.3 Z̄F !! ; ∼ 3 volte
cc2 F PE 0 L
2 sezione Fase.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 55 di 74
I tempi∗∗ previsti dalle norme entro i quali l’interruttore deve intervenire sono i seguenti:
nei circuiti terminali protetti da dispositivi di sovracorrente con corrente nominale minore o
uguale a 32 A si deve avere: ti ≤ 0.4 s (cond. ordinarie) e ti ≤ 0.2 s (cond. particolari);
nei circuiti di distribuzione protetti da dispositivi di sovracorrente con corrente nominale
maggiore di 32 A si ammette: ti ≤ 5 s (bassa possibilità di guasto e di contatto con una
massa in tensione);
• F1
• F2
• F3
• N
• PE
Interr. autom.
• • • •
In un sistema elettrico isolato da terra, un primo guasto a terra determina il passaggio di una
corrente prevalentemente capacitiva, di valore modesto, che mantiene la tensione UT = RE · Id a
livelli non pericolosi;
Il non dover interrompere il circuito al primo guasto a terra è la caratteristica peculiare, e insieme il
maggior vantaggio, dei sistemi IT. Tale caratteristica è preziosa ad es. negli ospedali o nelle grandi
industrie chimiche dove l’interruzione dell’alimentazione può causare gravissimi danni economici
alla produzione.
Se il primo guasto a terra non è eliminato in un tempo ragionevolmente breve, può verificarsi
un secondo guasto a terra su un’altra fase di un altro circuito. Si stabilisce così una corrente di
doppio guasto a terra, alimentata dalla tensione concatenata, che può determinare l’intervento dei
dispositivi di protezione a massima corrente su entrambi i circuiti.
Viene così meno il vantaggio della continuità di esercizio del sistema IT, anzi si aggrava il disservizio
rispetto a un sistema TT o TN dove le protezioni selettive aprono il solo circuito di guasto.
Il dispositivo più semplice è costituito da tre lampade ad incandescenza inserite tra le fasi e la
terra. Il valore dell’intensità luminosa di ogni lampada dipende dal valore della tensione verso
terra della fase da cui è alimentata e fornisce una valutazione del livello di isolamento di quella fase.
Nel caso di guasto a terra, una lampada si spegne, mentre le altre due, alimentate dalla tensione
concatenata, divengono più luminose.
la prima cifra, compresa fra 0 e 6, indica il grado di protezione contro la penetrazione dei
corpi solidi (comprese parti del corpo umano: dita, mano, ecc.);
per i componenti esposti all’azione degli agenti atmosferici, il grado di protezione meccanica
deve essere non inferiore a IP 44;
se viene usata una sola cifra l’altra è sostituita dalla lettera X (es. IP 4X);
oltre alle cifre esistono anche 4 lettere legate al grado di protezione delle persone:
(A: protetto contro l’accesso con il dorso della mano; B: protetto contro l’accesso con un
dito; C: protetto contro l’accesso con un attrezzo; D: protetto contro l’accesso con un filo);
Esempio: i gradi IPXXB e e IPXXD significano che il dito di prova ed il filo di prova (φ = 1 mm)
possono penetrare nel dispositivo senza toccare le parti attive (protezione contro i contatti diretti).
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 63 di 74
Le misure di protezione totali sono destinate alla protezione delle persone profane di elettricità e
vengono applicate nei luoghi ordinari.
Le misure parziali sono adibite alle protezione delle persone addestrate da un punto di vista elettri-
co e vengono applicate nelle “aree elettriche” chiuse.
Gli involucri assicurano la protezione contro i contatti diretti in ogni direzione, mentre le barriere
assicurano un determinato grado di protezione contro i contatti diretti nella direzione di abituale ac-
cesso. Gli involucri e le barriere devono essere saldamente fissati (CEI 64-8). Il grado di protezione
minimo di involucri e barriere per assicurare la protezione contro i contatti diretti è IP XXB.
L’ostacolo è una protezione utilizzata per impedire un contatto diretto involontario con le parti attive,
ma non è adatto a impedire il contatto intenzionale; l’ostacolo è pertanto una misura di protezione
parziale contro i contatti diretti.
Il distanziamento consiste nell’evitare che parti a tensione diversa simultaneamente accessibili sia-
no a portata di mano. Tra le parti a tensione diversa deve essere incluso anche il pavimento
non isolante (R < 50 k Ω). Le misure di protezione parziale sono consentite solo laddove opera
personale addestrato.
Impianto di Terra
Definizione
Per impianto di terra si intende l’insieme dei dispersori, dei conduttori di terra, dei conduttori di
protezione e dei conduttori equipotenziali. La corretta scelta ed applicazione di ciascun elemento
dell’impianto di terra è condizione indispensabile per rendere affidabile il sistema di protezione.
Un errore, un difetto, una dimenticanza nei conduttori di fase si rivelano tramite una disfunzione
dell’impianto, mentre nei circuiti di protezione possono rimanere latenti e manifestarsi solo tramite
un infortunio.
Massa Fase
Massa Estranea
Estranea Massa
EQS
PE
EQS-conduttore
equipotenziale PE-conduttore
secondario PE Collettore principale di terra
di protezione
Estranea
ttore di terra
CT CT
Per i conduttori nudi non sono prescritti colori o contrassegni. Nel caso in cui fosse necessario
distinguerli da altri conduttori si devono impiegare fascette di colore giallo/verde o il segno grafico
di terra;
Il conduttore PEN deve essere di colore blu chiaro con fascette terminali giallo/verde oppure la
guaina giallo/verde con fascette terminali blu chiaro.
FINE PARTE
SICUREZZA ELETTRICA
I CONVERTITORI
ELETTRONICI DI POTENZA
La variazione delle grandezze elettriche fondamentali viene effettuata tramite alcuni di-
spositivi detti convertitori elettronici di potenza o semplicemente convertitori.
Schematicamente essi sono rappresentati da una ”scatola“ con un ingresso (input),
un’uscita (output) ed un comando.
A partire dalla tipologia delle grandezze di input, output e della presenza o meno del
segnale di comando si possono avere diverse tipologie di convertitori:
Chopper ] standard; DC =
Converte grandezze OR
DC =
continue in grandezze ] PWM;
continue modulabili
Convertitore
AC-AC ] a V variabile; AC ∼
Converte grandezze OR
AC ∼
alternate in grandezze ] a f variabile;
alternate di intensità e
frequenza variabile
I=0 I 6= 0
A B A B
stato OFF stato ON
CONVERSIONE AC −→ DC
∼
=
I Raddrizzatori
– Raddrizzatore: VAC =⇒ VDC ;
1 δ
– Fattore di ripple: K = ; con:
2 Vu,m
1RT
V u,m = Vu (t)dt = valor medio Vu ;
T 0
vu (t)
+ − iu
VD iu (t)
R=2Ω
+ Vu,m
√ √
1 T VM 2V 1 δ Vu,max − Vu,min 2V π
Z
Vu,m = vu (t)dt = = ; K = = = √ = ' 1.57;
T 0 π π 2 Vu,m 2Vu,m 2 π2V 2
+ +
e(t), vu (t), iu (t)
vu
iu (t)
+ + t
e(t) 0
−
VD4 VD3
− −
] e(t) = VD1 − VD2 ; if e(t) > 0, Hp. D1 ON (VD1 = 0) ⇒ VD2 = −e(t) < 0 ⇒ D2 OFF;
⇒ Vu (t) = e(t) > 0
] e(t) = −VD3 + VD4 ; if e(t) > 0 Hp. D4 ON (VD4 = 0) ⇒ VD3 = −e(t) < 0 ⇒ D3 OFF;
] e(t) = VD1 − VD2 ; if e(t) < 0 Hp. D2 ON (VD2 = 0) ⇒ VD1 = −e(t) < 0 ⇒ D1 OFF;
⇒ Vu (t) = −e(t) > 0
] e(t) = −VD3 + VD4 ; if e(t) < 0 Hp. D3 ON (VD3 = 0) ⇒ VD4 = −e(t) < 0 ⇒ D4 OFF;
e1 (t) + VD1 −
iu
n
e2 (t) + VD2 −
+ t
vu Ru
−
e3 (t) + VD3 −
e1 (t) e2 (t) e3 (t)
in eq. (1): vD2 (t1 ) = e2 (t1 ) − e1 (t1 ) < 0 ⇒ D2 OFF
T 5T
t = t1 : e1 (t1 ) > 0; Hp. D1 ON ⇒ vD1 = 0;
⇒ vu (t) = e1 (t) : ∀ <t < ;
12 12
in eq. (2): v (t ) = e (t ) − e (t ) < 0 ⇒ D3 OFF
D3 1 3 1 1 1
H
H
D2
2 iu
D3 + t
3
vu Ru
−
1
Z T √ q π
V u,m = vu (t)dt = 2V sin ; per q = 3 ⇒ Vu,m ' 1.17 · Vf = 0.675 · V` ;
T 0 π q
√ π π
2V 1 − cos 1 − cos
1 δ 1 q π q
K = = √ q π = π ; per q = 3 ⇒ K ' 0.30;
2 V u,m 2 2V sin 2q sin
π q q
√ π q=3 √ √
NOTA: dimensionamento Diodi: VDi > 2 2V · cos −→ 6 · Vf = 2 · V` ;
N 2q
D1 D2 D3 D1 D2 D3
D10 D1 t
− vu +
Ru
v 31
v 32
v 13
v 23
v 12
v 21
3n
3n
1n
2n
1n
2n
−e
−e
−e
−e
−e
−e
= e3
= e3
= e1
= e2
= e1
= e2
√ √ 2q π
1n
2n
3n
3n
2n
1n
V u,m = 3 2V sin ; per q = 3 ⇒ · · ·
=e
=e
=e
=e
=e
=e
n
n
n
π 2q t
− e1
− e2
− e3
− e3
− e2
− e1
v13
v23
v31
v32
v21
v12
n
n
n
(V = fase ah) ⇒ · · · Vu,m ' 1.35 · V` ;
√
K(q = 3) ' 0.07; VDin = 2 · V` ;
e(t) vu Ru t
−
e(t)
e(t) vu Ru t
αi αi
ω ω
−
e(t)
√
Z T 2V
1
V u,m = vu (t)dt ⇒ V u,m (αi ) = · [1 + cos(αi )];
T 0 2π
v vu (t)
iu V u,m (αi )
H
T2 T1 + T1 , T4 : ON T2 , T3 : ON T1 , T4 : ON T2 , T3 : ON
T2 , T3 : OFF T1 , T4 : OFF T2 , T3 : OFF T1 , T4 : OFF
vu Ru t
αi αi αi αi
e(t) ω ω ω ω
−
T4 T3
e(t) −e(t)
√
Z T 2V
1
V u,m = vu (t)dt ⇒ V u,m (αi ) = 2 · · [1 + cos(αi )];
T 0 2π
αi
ω
1
T 10 T1
π π/12
αi = 12
⇒ ti = ω
= 0.83 ms
2
T 20 T2
3 v
T 30 T3 riferimento thyr. T1
− vu +
Ru
√ vu (t) V u,m
3 2V`
Vu,m = cos (αi ); if 0 ≤ αi ≤ π
3
; H
π
t
√
3 2V` π
Vu,m = 1 + cos αi + ; if π < αi ≤ 2π ; αi /ω
3 3
π 3
4π 4π/7
αi = 7
⇒ ti = ω
= 5.7 ms
Vu,m = 0; if αi > 2π ;
3
+
Thyr . SCR
Ru iu (t)
e(t) vu t
√ √
diu 2·V αi 2·V − Ru t+ αi Ru
T ON; ⇒ Ru iu + Lu = vu (t) = e(t); ⇒ iu (t) = q sin(ωt − ϕ) + I −q sin(αi − ϕ)
·e
Lu ωLu ;
dt Ru2 + ω 2 L2u
ω
| {z } Ru2 + ω 2 L2u
c.i.=0
diu − Ru t ∗
T OFF; ⇒ Ru iu + Lu = 0; ⇒ iu (t) = I (t ∗ ) · e Lu ;
dt
T = OFF
iu (t)
+
Thyr . SCR
Ru
− T = ON T = ON
e(t) vD D vu t
D = ON
D = ON
+
Lu vAK (t)
−
vD (t)
T1
T2
T3
3 2V`
Vu,m = cos (αi ); if 0 ≤ αi ≤ π3 ;
vu π
2
√
3 2V` h π i
1
2π
Vu,m = 1 + cos αi + ; if π3 < αi ≤ 3 ;
π 3
T 10
T 20
T 30
Ru Vu,m = 0; if 2π
αi > 3 ;
−
√
2V π V
4V ' ;⇒ C ' √ ;
ωRC 2 · f · R · 4V
CONVERSIONE DC −→ AC
=
∼
Inverter
Conversione DC−→AC
Inverter VSI: principio di funzionamento (a tensione fissa)
iu (t)
h i
+ ] per t ∈ t0 , t0 + T2 : S1 e S4 “chiusi” & S2 e S3 “aperti”; ⇒ ...
S1 S2 Ru
Vi vu (t) ... ⇒ vu (t) = Vi = cost.;
S3 S4 Lu
− h i
] per t ∈ t0 + T2 , t0 + T : S1 e S4 “aperti” & S2 e S3 “chiusi”; ⇒ ...
R
!
− t
diu Vi Vi
]L + Riu = ±Vi ; ⇒ iu (t) = ± + I(0) ∓ e L ;
dt R R
−Vi
S2 , S3 S2 , S3 S2 , S3 S2 , S3 ] Necessità di filtraggio delle armoniche superiori di vu (t);
T T T T T T T T
2 2 2 2 2 2 2 2
Conversione DC−→AC
0 0 0 0
] Tre coppie di transistor: T1 − T1 , T2 − T2 , T3 − T3 ; ⇒ if Tx ON then Tx OFF;
T
] Intervallo di commutazione = ;
6
] Punto centrale m: fissa riferimento di tensione ma non deve essere necessariamente accessibile;
dIu1
Vu1 = Vam + Vmo = L + RIu1
dt
dIu2
Vu2 = Vbm + Vmo = L + RIu2 ⇒ ...
dt
dI
Vu3 = Vcm + Vmo = L u3 + RIu3
dt
Conversione DC−→AC
Inverter VSI PWM-Pulse Width Modulation
Vp Controllo PWM-Pulse Width Modulation;
] if fp fm fp > (10 ÷ 20)fm ⇒ Vu ' Armon. Fondamentale;
(frequenza armoniche sup. è multipla di fp ⇒ filtraggio semplificato);
+Vi
Spettro del modulo della tensione vu (t)
V1
f = fm f = fp
(50 Hz) (1000 Hz)
t
[V ]
0.4V1
f ' fp
−Vi (900 Hz)
S1 , S4 ON; S1 , S4 OFF;
S2 , S3 OFF; S2 , S3 ON; 01 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 24 di 34
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Convertitori
CONVERSIONE DC −→
DC *
=
=
*
Introduzione Chopper
Chopper
] Chopper: Dispositivo per la conversione DC −→ DC (di amp. variabile);
] Impieghi: - Controllo velocità motori DC;
a dIu dIu
senza Diodo (Hp. Vi =batteria e T OFF): VT = Vi − RIu − L ; if grande ⇒ VT elevata ⇒ danni su “T”;
dt dt
con Diodo (e T OFF): VT = Vi ;
1
RT t1 t1
] V u,m = Vu (t)dt = Vi = Vi = δ Vi ;
T 0 t1 + t2 T
] Regolazione Vu :
Conversione DC−→DC
CONVERSIONE AC −→
AC *
∼
∼
*
iu
+
t
e(t) vu Ru αi e(t) αi
ω ω
−
e(t) = EM sin (ω · t) V
N
X αi T
vu (t) = VMn sin (nωt + αn ) ⇒ con ω = 3 : vu (t) = 0.3EM sin (ωt + α1 ) + 0.24EM sin (3ωt + α3 ) +...+ 0.027EM sin (19ωt + α19 );
n=1
e1 (t)
Ru2
t
αi
e2 (t) ω
Ru3
e3 (t)
Distorsione armonica
CONFIGURAZIONI
DI
CONVERTITORI
VDC
trasfo radd. NON contr.
= r
pe
op
ch
trasfo radd. NON contr. =
*
= ste
p
rete elettrica
-
r six
e r te
inv
trasfo radd. contr. ∼
*
= = te
p
VAC
*
er -s
six
o pp r
ch e r te
inv freq
*
trasfo radd. NON contr. =
* ∼
*
= M
W
rP
te
er
inv
trasfo radd. NON contr. ∼
*
1
2
3
n
MACCHINA ELETTRICA IN
CORRENTE CONTINUA
Introduzione
La macchina elettrica in corrente continua (o macchina DC) è una macchina rotante
composta da una parte fissa (statore) e da una parte rotante (rotore);
Può funzionare sia come generatore (”dinamo”), sia come motore; quest’ultimo utilizzo è
però oggi quello più diffuso. In qualche caso è usato come sensore di velocità (“dinamo
tachimetrica“);
Nel funzionamento da motore, la macchina DC assorbe potenza elettrica da una sorgente
esterna e la trasforma in potenza meccanica disponibile all’asse; nel funzionamento da
dinamo, invece, assorbe potenza meccanica dall’asse (fornita da un “motore primo”) ed
eroga potenza elettrica ai morsetti;
La caratteristica principale delle macchine in DC è la presenza di un dispositivo particolare,
denominato “collettore a lamelle“ o ”collettore Pacinotti“, composto da ”lamelle” e
”spazzole“, in grado rendere unidirezionale la coppia (nel motore) e la tensione (nella
dinamo), altrimenti di tipo alternativo;
Vantaggi Svantaggi
XElevata manutenzione;
XCostruzione molto semplice;
XNon può essere utilizzato in ambienti con
XSemplicità di controllo;
pericolo di incendio o scoppio (causa scintil-
XAmpio range di potenza (da frazioni di kW lio dovuto a lamelle e spazzole);
fino a 5 ÷ 10 MW ;)
XProblemi di compatibilità elettromagnetica;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 2 di 34
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina DC
Statore a PM
Motore a PM
PM
Lo statore, o sistema induttore,
è costituito da materiale ferro-
magnetico massiccio.
Sulla superficie interna dell’in-
4 poli <— Motore a campo avvolto —> 2 poli
si li
ri
au po
PM“) o gli avvolgimenti elettrici
lia
con le relative espansioni polari
avvolgimenti
principali
te sinterizzata), le qua-
zzo
rendendo unidirezionali
le grandezze di uscita
(coppie o tensioni) della
macchina.
Caratteristiche costruttive
Il numero di lamelle del collettore, pari al numero di cave del rotore, dipende dalle dimensioni della
macchina e può variare da un minimo di tre per piccole potenze, fino ad alcune centinaia per grandi
potenze;
lamierini
flangia collettore rotore rotore
cuscinetto
e lamelle
albero
statore
bobine Il numero di spazzole
magnete dipende dal tipo di
spazzola
permanente avvolgimento e dal
porta numero di poli;
spazzola
Per il corretto funzionamento della macchina, le spazzole sono posizionate in maniera tale da
commutare sempre tra due lamelle collegate alle spire che attraversano il piano interpolare (“piano
neutro“), ortogonale alla direzione del campo magnetico di statore;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 5 di 34
Motori
DC A Campo eccitazione
A Magneti avvolto indipendente
Permanenti
eccitazione eccitazione
serie parallela
Lo studio dei motori DC si basa sulla legge di Lorentz relativa alle forze: f̄ = J̄ × B̄ ,
dφc
e sulla legge di Faraday-Lenz relativa all’induzione elettromagnetica: e = (−) .
dt
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 6 di 34
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Motore DC
θ = 180°
θ = 270°
θ = 360°
θ = 90°
N
θ
Jz
Fy
Bx
ān
Fy
Jz o
Bx o Idc
x
y z ⊕ Cz
S
θ = 270°
θ = 360°
θ = 90°
N
θ
ān
Jz
Fy
Fy
Jz
Bx
Bx
o o
x
Idc
y z
⊕ Cz
S
θ = 180°
θ = 270°
θ = 360°
N
θ = 90°
θ
ān2
C(θ)
o 6 spire, 12 lamelle
o o
o
x θ
Idc
y z
C(θ) ' B · Sspira · I =⇒ C(θ) = KT · I
S
costante di coppia in [Nm/A] (dipende
KT :
dal nr. di spire, di poli, ecc.).
N S
vAB (t) = ω · B · Sspira · sin ωt
Power Time/Div
A On/Off
m s 2 1 .5 .2 .1
?o Intens
10
20
5 50
20
10
X-pos
e(t)
o?
50 5
.1 2
Focus
s .2 .5 .5
1 µs
B Y-pos I
Volts/Div
.5 .2
Volts/Div
.5 .2
Y-pos II
1 .1 1 .1
2 50 2 50
5 20 5 20
10 10 10 10
CH I 20 5 20 5 CH II
TeXtronics 1 − v.1.01 •• V mV V mV
••
vAB (t) vsp (t)
x 6 spire, 12 lamelle
x
t
E = forza-(contro) elettro-motrice [V ];
KE = Costante di tensione [V · s/rad]; ⇐= E = KE · ω ⇐= vsp (t) = e(t) ' ω · B · Sspira ' costante
cava 10
cava 11
cava 12
cava 10
cava 11
cava 12
cava 1
cava 2
cava 3
cava 4
cava 5
cava 6
cava 7
cava 8
cava 9
cava 1
cava 2
cava 3
cava 4
cava 5
cava 6
cava 7
cava 8
cava 9
p 6 f1 p1 f2 p2 f3 p 3 f4 p4 f5 p 5 f6 p1 f5 p 2 f6 p 3 f1 p4 f2 p 5 f3 p6 f4
6 1 2 3 4 5
⊕ 6 1 2 3 4 5 6
−Idc +Idc
⊕
+Idc −Idc
C C
Resistenza di
Statore Ri indotto (o di
rotore)
Bobina
Rotore con
di
campo E spazzole e
f.c.e.m.
or PM
C, ω
Motori DC a
Magneti Permanenti
Ii +V −
]) Ri Ii2 = potenza elettrica dissipata su Ri ;
]) E Ii = pot. elett. trasform. in meccanica*;
Ri
E Ii KE ω
Ii = KE Ii .
E Ii = C ω ⇒ C = =
Ravv =0 ω ω
C, ω
Per via energetica, abbiamo ritrovato la
( stessa relazione tra coppia e corrente
V − E = Ri · Ii ; 1a) ricavata in precedenza tramite la forza di
E = KE · ω; 1b) Lorentz.
moltipl. 1a) a dx e sx per la corrente Ii , si ha: Dall’uguaglianza delle due formule si dimo-
stra anche che: KE = KT .
V Ii − E Ii = Ri Ii2
⇒
Pelett → Pmecc
[75 ÷ 95]%
l
[78 ÷ 97]%
cc. uti
Pm = E I i
Pelett. = V Ii
KE0 KT V KT
100%
me
C=− ·n+
Ri Ri P
0.5
1.5÷
÷
5%
1.5÷ C, ω
12
C Ri 6= 0 (reale) Ri = 0 (ideale)
10
%
%
Cmax KT Imax
pmecc
pfe
[Poichè Ri KT KE0 , la pendenza della retta è ' 90° e, pertanto [pj = Ri Ii2 : perdite x effetto joule; pc : perdite nel collettore;
la velocità n può considerarsi circa costante al variare del carico. padd : perdite addizionali (distorsione flusso magn., disunif.
correnti, ecc.); pfe : perdite x isteresi e correnti parassite;
C = 0 ⇒ n = V /KE0 = n0 : velocità a vuoto; pmecc : attriti cuscinetti, spazzole/lamelle, ecc.;
n = 0 ⇒ C = VKT /Ri = Cs : coppia di spunto (limitata da Ravv ).
* Le perdite di potenza su una macchina DC si possono
Inoltre, a regime, la Cmax è limitata dalla Imax .] misurare e determinare tramite delle prove specifiche.]
Ii > 0: motore (C 0 , n0 )
+V −
×
Ii < 0: dinamo
Ri
n0
n0
n
PM E n00
C < 0 - DINAMO
×
C, ω (C 00 , n00 )
V − E = Ri · Ii ;
1a) Tale condizione si ottiene utilizzando un mo-
E = KE0 · n; 1b) tore primo esterno in grado di trascinare l’as-
C = KT · Ii ; 1c) se della macchina ad una velocità maggiore
di quella a vuoto n0 = V /KE0 .
se E < V =⇒ Ii > 0 =⇒ MOTORE ; La coppia C all’asse risulterà negativa,
vale a dire assorbita dalla macchina e
se E > V =⇒ Ii < 0 =⇒ DINAMO ; trasformata in energia elettrica.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 18 di 34
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Motore DC
Disuniformità campo
Spostamento
ux
⇓
asse neutro
li a
problemi di
⇓
Po
saturazione ferro e
problemi nella
riduzione coppia
commutazione;
erogata;
SOLUZIONE
Motori DC a
“Campo Avvolto”
n C C 6 0
Ri = Ri = 0;
n0 Ri = 0;
no reaz. indotto
Ri = 0;
no reaz. indotto
+ no reaz.
reaz. indotto indotto
6 0
Ri = 6 0
Ri =
+ +
reaz. indotto reaz. indotto
Ii Ii n0
n
n C C 6 0
Ri = Ri = 0;
n0 Ri = 0;
no reaz. indotto
Ri = 0;
no reaz. indotto
+ no reaz.
reaz. indotto indotto
6 0
Ri = 6 0
Ri =
+ +
reaz. indotto reaz. indotto
Ii Ii n0
n
Ic V
Ravv (= 0) V − Rs
Ii
*
1
C, ω n ' 00 · ; C = KT0 Kφ Kecc Ii2 = K Ii2 ;
KE Kφ Kecc Ii
a b
n 1 C
n∝ c
Ii a : Rs = 0; @ saturaz.; @ reaz. indotto
b : Rs 6= 0; ∃ saturaz.; @ reaz. indotto
c : Rs 6= 0; ∃ saturaz.; ∃ reaz. indotto n ∝ Ii2
c
b
a Ii Ii
←−
× Rs KE00 Kφ Kecc n
φecc E per il pb. della velocità di fuga;
l’inversione del senso di rotazione
Ic KT0 V 2 1 è possibile solo agendo sui collega-
Ravv (= 0) C= · ; menti interni del motore;
C, ω KE002 Kφ Kecc n2
no transizione autom. mot gen;
Regolazione e
Controllo dei Motori Dc
n00 n n
n 00
n00 n0 V V 00 n0 V0 n
n0 = KE00 φ
n000 = KE00 φ n00 = KE00 φ
n0
(1) Regolazione con Reostato: poco (2) Regolazione di Tensione: semplice ed (3) Regolazione di Corrente: preciso e con
efficiente (si usa per piccoli motori); efficace (solitamente in catena aperta); buona dinamica (sempre in catena chiusa);
Iecc Ii
V = E + R i · Ii ;
C
I0 ec
I 0 00
0 c
Iecc > Iecc > Iecc
φ = K Iecc ;
Cr
Re Ri φ
E K 00
Vecc = E φn = K1 Iecc n;
C = KT0 φIi = K2 Iecc Ii ;
••
φecc E V •
V
n000 = 00
K1 Iecc
Rc Ra = 0 (4) Regolazione φ: sistema semplice
ma con prestazioni limitate; V V
n
C, ω n0 = K1 Iecc n00 = 0
K1 Iecc
-pb. basse vel. (n ↓⇒ E ↓⇒ Ii ↑).
II dinamo or freno C
I0ecc
C n < nn : V ; φ = cost.
nz
.
Cmax :(MP+Joule)
I0 ec
n > nn : φ; V = cost.
C V2 > V1 na i
zo term
Iecc 1
I ecc 2
zona funzion.
Cr in
V1
V2
intermittittente 1
Cr
V3
V2
V1
Iecc = cost .
co lim
Nmax
m ite
n < n0 n0 n > n0 m
ut
.2
(5) Regolazione combinata V /φ; n III motore IV dinamo or freno
Transitorio
Elettro-Meccanico
- la ωp (t) è legata al 2o membro dell’equaz. diff. (cioè alla tensione V (t) ed alla coppia Cr (t));
Ri K2
- la ωg (t) è invece la soluzione dell’equazione omogenea associata: ω̈ + Li
ω̇ + Li Jeq
ω = 0;
r h i
Ri Jeq p
ponendo ξ = 2 Li K 2
, si ha: λ1/2 = √ K −ξ ± ξ 2 − 1 . La soluz. ωg (t) è quindi:
Li Jeq
λ2 λ1
ω(t) = Ωr + Ωr λ · eλ1 t − Ωr λ · eλ2 t !!! t
1 −λ2 1 −λ2
K2
la soluzione dell’equazione omogenea associata: ω̇ + ω = 0 vale: ωg (t) = C · eλt ;
Ri Jeq
2
con λ = − RKJ , e C = costante da determinare tramite le c.i. (in ω(t) = ωp (t) + ωg (t)).
i eq
K2 Ri Jeq t
|λ| = [s−1 ] ⇒ τm = [s]: cost. di tempo mecc.
Ri Jeq K2
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 32 di 34
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Motore DC
2
λ = − R (JK +J ) = −6.78 s−1 = − τ1∗ .
a m c m
Usando poi le c.i. si ricava: C = Ωc − Ωr = 158.2 rad/s. Ωr ×
Sostituendo nella soluzione, si ottiene:
− t∗ ×
" #
∗
ω(t) = Ωr + (Ωc − Ωr ) · e τm (rad/s) 0 t ' [3 ÷ 4]τm
t
1. Un motore asincrono trifase deve sollevare/abbassare un carico tramite una fune che si avvolge su un tamburo di
diametro D = 0.5 m. Il carico si deve muovere alla velocità costante approssimativa v ∼ = 0.6 m/s. La massa del carico
è di 200 kg, l’inerzia del tamburo è pari a 6.25 kg · m2 mentre quella della puleggia è trascurabile. Per il funzionamento
del sistema sono disponibili tre diversi riduttori di velocità con rapporti: τ = 1/50, 1/60, 1/80, e rendimento η = 0.7.
Si richiede di: 1) scegliere il motore ed il riduttore più adatti; 2) verificare la velocità a regime; 3) stimare il tempo di
avviamento in caso di salita.
Inoltre, per il solo asincrono, supponendo che la corrente a vuoto sia pari al 30% di quella nominale, che il fattore di
potenza a vuoto sia cos ϕ0 = 0.12, e che la resistenza statorica di fase sia 0.8 Ω, trovare: 1) la somma delle perdite
meccaniche e del ferro; 2) le perdite nel rame di statore e di rotore nella condizione di carico massimo in salita; 3) il
rendimento del motore.
————————
2. Una macchina di inerzia trascurabile viene azionata tramite un motore asincrono trifase allacciato direttamente
alla rete (V = 400 V ; f = 50 Hz). La coppia resistente all’avviamento vale Cr1 = 100 N m e la velocità approssimativa
di funzionamento della macchina operatrice è ωr = 5 rad/s. Dopo la fase di avviamento viene aggiunta una coppia Cr2
con andamento periodico ad onda quadra, di ampiezza pari a 400 N m, periodo T = 1 s, e tempo attivo t1 = 0.25 s.
Per la progettazione del sistema sono disponibili tre diversi riduttori di velocità con rapporti: τ = 1/30, 1/40, 1/50,
rendimento η = 0.8, e Jrid = 0.01 kgm2 .
Si richiede di: 1) scegliere il motore ed il riduttore più adatti; 2) stimare il tempo di avviamento; 3) stimare le
perturbazioni di velocità dovute all’andamento periodico di Cr2 .
————————
3. Un sistema per la movimentazione di massi di marmo del peso massimo di 100 quintali è schematicamente
rappresentato in figura. Esso è composto da una piattaforma a pistone azionata da una pompa oleodinamica ad
ingranaggi e da un motore asincrono allacciato ad una rete trifase (V = 400 V ; f = 50 Hz). La corsa verticale è di
1 m ed il tempo di salita indicativo deve essere di circa 60 s. Il diametro del pistone è pari a 80 mm ed il rendimento
totale del sistema pompa+pistone è del 90%.
Si richiede di: 1) scegliere il motore e la pompa più adatti; 2) calcolare la coppia massima necessaria a movimentare
il sistema; 3) verificare, se esiste, un idoneo motore asincrono monofase che possa sostituire quello trifase.
Esercizi di Elettrotecnica
1. Un carico con inerzia Jcar = 10 kgm2 e coppia resistente costante Cr = 200 N m deve essere azionato
a velocità ωc compresa tra 1 e 14 rad/s. Si dispone di un riduttore di velocità τ = 1/10 e rendimento η =
0.9. Selezionare il motore e l’inverter più adatti tra quelli disponibili e dire se è richiesta servoventilazione.
Stimare, inoltre, il tempo di arresto della macchina quando, funzionando alla massima velocità, il motore viene
disalimentato.
2. Un motore Brushless, di caratteristiche note, deve movimentare il carico di tipo periodico indicato in
figura. Supponendo una sovratemperatura massima θ = 105o C, calcolare la coppia massima che il motore può
sopportare nelle condizioni del caso 1) e del caso 2).
Per il caso 1), inoltre, fissando come coppia massima quella trovata in precedenza, determinare di quanto
occorre aumentare il tempo minimo di sosta t2 affichè sia consentito al motore un regolare funzionamento
continuativo con una sovratemperatura massima di θ = 65o C.
θ=105◦ C θ=65◦ C Cn1 2Cn1 3Cn1
Cn1 In1 Cn2 In2 Cmax N1 N2 N3 τth M J E Ra La p λ·106
giri giri giri 2 N2 m2 s2
Motore Nm A Nm A Nm min min min min kg kgcm V Ω mH - rad2
BB-1-30-40 0.91 1.15 0.78 0.96 2.73 3420 2760 2110 30 3 1.0 52 18.5 45 3 0.76
Caso 1 Caso 2
N [giri/ min] 2000 N [giri/ min] 2000
t1 [s] 20 t1 [min] 20
t2 [s] 40 t2 [min] 40
3. Si consideri il motore passo-passo PP-4333-18-3,3; esso deve avviare un carico di momento di inerzia
incognito ed avente una coppia resistente Cr = 40 N cm. Il carico è collegato al motore tramite un riduttore
con τ = 1/10 e rendimento η = 1. Determinare la massima inerzia ammissibile per il carico affinchè esso possa
essere avviato alla frequenza di 500 Hz.
4. Si consideri il motore passo-passo PP-4133-36-7,5; dire se può essere utilizzato con un carico, collegato
direttamente all’asse del motore, avente inerzia Jcar = 25 gcm2 e coppia resistente costante Cr = 6 N cm,
tenendo conto che tale carico deve essere avviato alla frequenza di 500 Hz e mantenuto a tale velocità fino
all’arresto. In caso di risposta negativa, trovare, se esiste, la frequenza massima con la quale è possibile avviare
il carico per poi essere portato alla frequenza di funzionamento indicata.
5. Si consideri il motore passo PP-5651-18-44 collegato direttamente ad un carico avente momento di inerzia
Jr = 140 gcm2 e coppia resistente Cr = 12 N cm. Dopo aver tracciato la curva di pull-in, dire qual è la massima
velocità alla quale è possibile avviare il carico e quale la massima velocità raggiungibile.
Determinare: 1) la coppia nominale; 2) la tensione di alimentazione del motore quando ruota a 650 giri/min
ed eroga la coppia nominale; 3) la coppia erogata quando il motore assorbe una corrente di 610 A; 4) il grafico
della curva caratteristica.
7. Si deve scegliere un motore Brushless per la movimentazione alternata di una massa di 10 kg. La lunghezza
della corsa è di 2 m da percorrere in 2 secondi con la legge di moto riportata in figura. Per la movimentazione
della massa, che avviene nel piano orizzontale, si usa una cinghia avvolta su una puleggia di diametro pari a
20 mm ed inerzia trascurabile. È nota inoltre la presenza di un’azione resistente Fr , che, comprensiva degli
attriti, vale 50 N .
Determinare il diagramma di velocità ed accelerazione e selezionare un motore brushless adatto alla movimen-
tazione descritta, tollerando una temperatura di 65◦ K.
8. Una pressa per lo stampaggio di pezzi di ottone lavora con una cadenza di 40 colpi al minuto. Un
particolare meccanismo fa in modo che il tempo di stampaggio occupi solamente il 30% dell’intero ciclo. Nel
tempo rimanente, il braccio rotante (avente momento di inerzia Jr = 0.4 kgm2 ) deve entrare sotto la pressa
compiendo una rotazione di 180◦ , posizionare il pezzo da stampare e tornare nella posizione iniziale. La legge
di moto è rappresentata in figura (in cui i tempi delle singole fasi sono di uguale durata ed il tempo t8 è
il tempo di stampaggio). Supponendo che la coppia resistente, comprensiva anche degli attriti, sia costante
e valga Cr = 3 N m, ed avendo a disposizione un riduttore di velocità con rendimento unitario e rapporto
di riduzione τ = 1/30, determinare il motore Brushless più adatto a movimentare il carico ammettendo una
sovratemperatura di 65◦ K.
9. Si consideri una macchina operatrice che deve compiere una movimentazione intermittente. Per ogni
ciclo, la legge di moto prevede 3 rotazioni complete dell’albero del carico in un tempo di azionamento pari a
5 [s], seguito da un tempo di sosta di durata incognita (che inizialmente può essere posta uguale a 0 [s]). La
legge di moto scelta è di tipo trapezoidale sulla velocità e gli intervalli di tempo di accelerazione e decelerazione,
uguali tra loro, sono pari a 1/5 del tempo di azionamento. Il carico ha un momento di inerzia di 25 kg · m2
ed una coppia resistente pari a 65 N · m durante il tempo di azionamento e nulla nel tempo di sosta. Avendo
a disposizione un riduttore con rendimento unitario e rapporto di riduzione τ = 1/115, scegliere il motore
Brushless più adatto per la movimentazione richiesta ammettendo una sovratemperatura di 65 K.
Infine, nell’ipotesi che si abbia a disposizione il solo motore BB-2-80-30, valutare se l’introduzione di un
tempo di sosta diverso da zero può permettere l’utilizzo di tale motore e stimare tale tempo.
Esercizi di Elettrotecnica
(Ingegneria Meccanica)
1. Si deve azionare un nastro trasportatore con carico utile di 4000 N ed inclinato rispetto all’orizzontale di
un angolo α = 30o . Il nastro funziona sia in salita che in discesa e la velocità lineare deve potersi regolare da un
valore minimo prossimo allo zero fino ad un valore massimo di circa 0.3 m/s. Il nastro poggia su una serie di
rulli passivi che esercitano una azione resistente di attrito con un coefficiente equivalente kf = 0.1; è nota inoltre
l’esistenza di una coppia resistente costante Cra = 20 N m dovuta ad altri attriti. Uno dei due rulli di estremità
(D = 0.2 m) è azionato tramite un motore asincrono pilotato da inverter. Avendo a disposizione la serie di
riduttori indicati in tabella, si scelgano il motore, il riduttore e l’inverter più adeguati alla movimentazione
del sistema. Si indichi inoltre se è richiesto un sistema ausiliario di servoventilazione e si verifichi l’eventuale
necessità di un potenziamento del modulo di frenatura.
τ ηdiretto ηretrogrado
1/30 0.48 0.43
1/40 0.46 0.41
1/50 0.43 0.38
1/60 0.39 0.35
————————
2. Il motore in continua CC-50-24-24 deve azionare un carico la cui coppia resistente cresce linearmente
con la velocità: C = C0 + βω con (C0 = 0.01 N m; β = 4 × 10−5 N ms/rad). L’inerzia del carico vale
Jc = 2 × 10−6 kgm2 . Determinare:
• la tensione e la corrente con le quali è necessario alimentare il motore affinchè il carico raggiunga la velocità
di 2500 giri/ min;
————————
3. Si consideri il motore in continua CC-30-145-24. Sapendo che l’elettronica di comando può fornire una
tensione massima di ±20 V ed una corrente di ±1.7 A, si chiede di tracciare nel campo operativo C − ω le
limitazioni derivanti da questi valori massimi.
————————
3. Si consideri il motore in continua CC-30-695-65. Sapendo che l’elettronica di comando può fornire una
tensione massima di ±64 V ed una corrente di ±6.7 A, si chiede di sovrapporre tali limiti al campo operativo
C − ω e di calcolare la massima potenza che può essere erogata dall’intero azionamento. Si supponga poi, che
il motore, collegato ad un carico di inerzia Jr = 0.2 kgm2 e Cr = 4 N m tramite un riduttore con rapporto
τ = 1/20 e rendimento unitario, sia alimentato alla tensione V1 = 42 V . In queste condizioni, trovare la velocità
di funzionamento a regime. Infine, supponendo che per una causa esterna la tensione scenda ad un valore
V2 = 35 V , calcolare il valore della decelerazione con cui il motore rallenta ed il nuovo valore di velocità a cui
si porta.
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici: Rocco Rizzo
Dipartimento di Ingegneria dell’Energia e dei Sistemi
MACCHINA ELETTRICA
ASINCRONA TRIFASE
Introduzione
La macchina elettrica asincrona (trifase) o macchina ad induzione è una macchina rotante
composta da una parte fissa (statore) e da una parte rotante (rotore), separate da uno strato
d’aria, detto ”traferro”, dell’ordine di qualche decimo di millimetro;
Può funzionare come motore o come generatore; nella quasi totalità dei casi è però usata
come motore (”motore asincrono“ o ”motore ad induzione“);
Vantaggi Svantaggi
XCostruzione molto semplice;
XBassa coppia ed alte correnti allo spunto;
XMotore robusto e con bassa manutenzione;
XControllo non semplice;
XAmpio range di potenza (0.1 kW → 10 MW );
XCosto contenuto ( 30 ÷ 50 e/kW);
t ∗ = 2.4 ms
a 120°, e percorsi da una terna equilibrata di
correnti trifase danno luogo ad un campo ma-
gnetico il cui vettore rappresentativo ruota nello
spazio con velocità ed ampiezza costanti. •
1
ān2
×
20 ≡ 30 ≡ 10 • • 30 ≡ 10 ≡ 20
√ • ° • √
4π 120 2π
i3 (t) = Ieff 2 · sin(ωt − 3 ) i2 (t) = Ieff 2 · sin(ωt − 3 )
ān1 H̄1 (t ∗ )
120°
t ∗ = 2.4 ms
× H̄3 (t ∗ )
t × 12 × t
0°
p
ω/
t ∗ = 2.4 ms
3
• = • 2•
0
Ω ×
H̄2 (t ∗ ) ān3
•
H̄ris (t ∗ , ξ) 10 ≡ 20 ≡ 30
ωt dξ(t)
Ḣris = Ḣ1 + Ḣ2 + Ḣ3 =⇒ Ḣris (t, ξ) = 3
2 · HM · ejp(ξ∓ p ) ; dt = Ω0 = ± ωp ; Ḃgap = µ0 · Ḣris ;
Vista frontale pacc Lamierini ferromagnetici al silicio (δ ' 0.35 ÷ 0.5 mm)
os
tat
or
ic
o
ti cav
en
d
basamento
70
19 10 Ciascuna fase si ottiene realizzando gli avvol-
18 11
gimenti con un “lato” posto in una cava sotto
60
17 • • 12
un polo e l’altro lato in una cava distanziata di
• •
50
16 13 τp (gradi elettrici) sotto il polo successivo;
40 15 14 10
30 20
per esempio la fase 1 è distribuita nelle cave
f1 •
come in figura (le linee tratteggiate si riferisco-
no ai collegamenti nella parte posteriore dello
statore, le linee doppie piene ai collegamenti
nella parte anteriore);
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 6 di 72
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
FASE 2
f2 •
2 3
1 4 2 3
120 1 4
24 5 120
0 • 24 5
11
23 6 110 •
• 23 6
10022 •
7
• 10022 7
•
90 21 • 8 • f3
0
9 21 • 8
0 20 × 9
8 • P2 ×
80 20 9
×
0 19 10 ×
7
0 19 10
× 7
18 11 ×
60 × 18 11
17 12 60 ×
50 17 12
16 13 50
40 15 14 10 16 13
30 20 40 15 14 10
• 30 20
P3
2 3
1 4
6000 × •
24 × • 5
5000 • ×
23 6
• ×
000 0
4 22 71
× •
0
300021 × • 8 2•0 f1
f1 • × 9 0
• 200020 3
• ×
19 10 0
1000 4
× •
18 11 0
600 × • 5
17 • × 12
500 • × 60 Indipendentemente dal numero di poli e dal-
16 13
400 15 14 1•00 la distribuzione degli avvolgimenti nelle ca-
300 200
p10 ve, le 3 fasi del motore possono essere
collegate a stella (h) o a triangolo (4).
cuscinetti
ve
albero
motore
e /
on to
ila e i
nt am d
zi n
carcassa
ve fred tte
con alette
f le
di raffreda
ra a
mento rotore a g
abbia
±
Ėr = −
P1
Poichè il campo B̄g (t, ξ) prodotto dalle correnti di statore ruo-
ω/
p
×
µr
ta a velocità costante, tutti gli avvolgimenti della macchina, fissi
= 1
Ω0 nello spazio, ”vedono“ un flusso
Z magnetico variabile nel tempo:
f2 Ωr f3
• •
b
=
0 ϕc (t, ξ) = B̄g (t, ξ) · ān ds.
µr
1
s
B̄g × La derivata temporale del flusso concatenato (legge di Faraday-
b0
V Lenz) genera negli avvolgimenti una f.e.m. indotta che vale:
× × e(t) = −dϕc (t, ξ)/dt ⇒ Ė = −j · ω · ka · N · φ̇,
P3 P2
con ω = pΩ0 pulsazione elettrica, N numero di spire, ka fatt. avvolg. e φ̇ flusso magn.
•
f1
Sul rotore bloccato, con-
Ω0 = ω/p ān siderando una spira b-b’
Sugli avvolgimenti di statore il formata da due sbarre op-
B̄g (t, ξ) poste, chiuse in cto-cto da
valore efficace della f.e.m. è:
√ un lato e collegate ad un
E1 = ω1 · ka1 · N1 · φM / 2 b+
b0− voltmetro dall’altro, si ha:
√
Analogia con trasformatore a vuoto! V E2 = ω2 · ka2 · N2 · φM / 2
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 17 di 72
Dal punto di vista magnetico, la corrente di rotore cerca di opporsi alla causa che l’ha prodot-
ta, generando un campo di rotore B̄r che ruota alla stessa velocità Ω0 di quello di statore. Tale
campo si somma vettorialmente con quello di statore e produce il campo magnetico nel traferro.
Poichè però la macchina è alimentata a tensione impressa e le 4V sull’impedenza di statore
sono (relativamente) basse, il campo magnetico al traferro può considerarsi praticamente co-
stante B̄g0 |I2 6=0 ' B̄g |I2 =0 in un ampio range di funzionamento della macchina.
Nella pratica, ciò accade perchè il motore si adatta automaticamente alle condizioni di carico
meccanico, ”richiamando“ dalla rete una corrente di statore in grado di bilanciare la corrente di
rotore e di equilibrare elettricamente la tensione di alimentazione (equilibrio elettro/mecanico).
NB: la corrente di statore può variare enormemente da una condizione ad un’altra.
Analogia con trasformatore in cto-cto!
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 19 di 72
dφc
Ωr 6= Ω0 dt
6= 0 Ė2 6= 0 İ2 6= 0 F̄ , C̄m 6= 0 Ωr ⇑
if Cr = 0
dφc
Ωr ⇓ F̄ , C̄m = 0 İ2 = 0 Ė2 = 0 dt
=0 Ωr = Ω0
İ3 İ2 Ωr = Ω0 · (1 − s)
•
ed è quindi possibile identificare le diverse condizioni di
−İ1
funzionamento di un motore al variare del parametro s.
Valori tipici dello scorrimento, nel funzionamento nominale, sono dell’ordine del 2 ÷ 10% (dai grandi
ai piccoli motori asincroni). Ciò vuol dire che tra funzionamento a “vuoto” (s = 0) e quello a pieno
carico meccanico (s = 0.02 ÷ 0.1]), la variazione di velocità è molto piccola.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 22 di 72
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
Tali correnti, come notato in precedenza, costituendo una terna equilibrata trifase, generano un
campo magnetico di rotore pari a:
ω ω
3 N2 ·I2 jp(ξ∓ p2 t) 3 jp(ξ∓ p2 t)
Ḃr (t, ξ) = 2
· µ0 · `
·e = 2
· BM · e ,
ω2
rotante, per un osservatore (a) solidale con il rotore, alla velocità: Ω0r = (eq. 2).
p
poichè per s = 1 si ha: Ė2 = Ė2(b) (cfr. slide 18), allora si può scrivere: Ė2 = s · Ė2(b) = s · Ė2,1 .
Vale a dire: la f.e.m. indotta sul rotore in qualsiasi condizione di funzionamento è pari alla f.e.m.
indotta a rotore bloccato moltiplicata per il parametro “s” (avendo sostituito il pedice “(b)” con “1”
ad intendere s = 1: rotore bloccato). Note le f.e.m. indotte, le correnti di rotore (per fase) valgono:
R2 jω2 L2 R2 /s jω L2
İ2 İ2,1
+ +
Ė2 Ė2,1
Ωr = 0
− R2 jω2 L2 Ωr − R2 /s jω L2
İ2 İ2,1
Ė2 Ė+2 Ė2,1Ė+
2,1
+ +
R2 İ2 jω2 L2 R2 /s İ2,1 jω L2
R2 V12 1
s∗ = ; CMAX = 3 · β · · (indipendente da R2 ).
ωL2 ω/p 2 · ωL2
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 28 di 72
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
Cmax Cmax
Coppia [Nm]
Coppia [Nm]
Csp Csp
Cn Cn
0 0 ×
0 sn s∗ s=1 0 N∗ Nn N0
scorrimento “s” Velocità [rpm]
Cn = coppia nominale; è la coppia che il motore eroga in condizioni nominali di funz. (Vn , fn , Nn );
Csp = coppia di spunto; è la coppia che il motore eroga allo “spunto” (Vn , fn , Nn = 0);
Cmax = coppia massima; è la massima coppia che il motore può erogare (Vn , fn , N ∗ );
N0 = velocità di sincronismo o del campo magnetico rotante (N0 = 60 · f /p);
Nn = velocità nominale (meccanica) del motore (Nn = N0 · (1 − sn ));
ATTENZIONE!! Le formule C(s)
sn = scorrimento nominale del motore (sn = (N0 − Nn )/N0 ); e C(N) non permettono il calcolo
s∗ = scorrimento per cui si ha la coppia max (s∗ = R2 /(ωL2 )); diretto della coppia (β NON è noto)!
Cmax 0
Il punto di equilibrio “a” tra la caratteristica
Crb meccanica del motore Cm (N) e quella del
b
carico Cr (N) è stabile. Infatti, indipenden-
• Crb temente dalla forma della Cra (N), se per un
Coppia [Nm]
00
Csp Crb 0
Cra disturbo esterno il numero di giri del motore
a diminuisce passando da Na a Na0 , si ha che
Cn • Cra Cm > Cra ed il sistema tende ad accelerare
00
Cra per riportarsi nel punto a; se invece il
numero di giri del motore aumenta passan-
do da Na a Na00 , si ha che Cm < Cra ed il
Nb0 Nb00
Na00 Na0 sistema tende a rallentare per riportarsi in a.
0
0 Nb N∗ Na N0
∗∗
Al contrario, se il sistema si trova a lavorare nel punto “b”, la stabilità dipende dalla caratteristica
del carico Cr (N). Infatti, con riferimento alle curve Crb e Crb 00 , se per un disturbo esterno la velocità
0
del motore diminuisce Nb → Nb , si ha che Cm < Crb < Crb 00 ed il sistema tende a rallentare
allontanandosi dal punto b; se invece la velocità del motore aumenta Nb → Nb00 , si ha che
Cm > Crb > Crb 00 ed il sistema tende ad accelerare allontanandosi dal punto b. Nel caso della
0 00
caratteristica Crb , il punto b è invece stabile. **con carico Crb e Crb 0
il motore non si avvia perchè Csp < Crb 00
< Crb .
∂Cr ∂Cm
Matematicamente l’accoppiamento motore/carico è stabile (a regime) quando > .
∂N N̄ ∂N N̄
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 31 di 72
00 0
R20 > R2 R2 ⇑→ Csp ⇑ V2 R2
Cmax R2 > R2 R2 C ∝ · ;
R2 ⇑→ Cmax = ω/p R22 /s + s · ω 2 L22
R2 ⇑→ N0 =
Coppia
V2 1
R2 ⇑→ N ∗ ⇓ CMAX ∝ · ;
ω/p 2 · ωL2
R2 s∗ = R2 /ωL2 ; N0 = 60 · f /p;
Csp
V m→ Csp m f ⇑⇓→ Csp ⇓⇑
Cn
V m→ Cmax m f ⇑⇓→ Cmax ⇓⇑
V, f V m→ N0 =
fissate f m→ N0 m
V m→ N ∗ = f m→ N ∗ m
0
0 N ∗00 N∗
0
N∗ Nn N0
Cmax
Cmax
>V
n
Coppia
0
Coppia
V V
Vn f
00 < V
n
V
Csp Csp
Cn Cn
f 000 < fn
f0 >
f iv < fiv
fv < f
f0 > fn
0
R2 , f V , R2
fn
fissate fissate
f 0
000
0 0
0 N ∗00 N∗
0
N∗ Nn N0 0 N0v N0iv N0000 N0 N00 N000
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 32 di 72
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
traferro
• r B Lb Mac MAC
× LB
āns 1 ānr 3 Rb • • RC • •
Lc LC
× ānr × • × Mbc MBC B
1
b Rc RB
C A0 ib (t) iB (t)
c• • •b c
ic (t) iC (t) C
āns 3 Statore Rotore
a0 •
v (t) = R · i(t) + d ψ(t) ;
dt
dwmag (t)
C (t) = ;
em
dθ
dΩr
Cem (t) − Cr (t) = J · ; equazioni meccaniche
dt
dθ(t)
Ω (t) = ;
r
dt
s = (Ω − Ω )/Ω ; =⇒ Ω = Ω · (1 − s) = (ω/p) · (1 − s);
0 r 0 r 0
b q Ω0
B A
Ωr 6= 0
a d
Ωr
6=
Ω0
0
C
c
circuito elettrico
modello elettro/meccanico biassiale monofase equivalente
(4 eq. diff. nonlineari elettriche su 2 assi
ortogonali d-q rotanti a Ω0 + eq. meccaniche)
Poichè il sistema è simmetrico ed equilibrato, esso può essere risolto riferendosi ad una sola
fase ((a) di statore e (A) di rotore). Sostituendo le correnti nel modello completo, usando i fasori
e rimaneggiando opportunamente i termini del modello, si ottengono due equazioni relative ad un
circuito mutuamente accoppiato. La resistenza ”fittizia“ Rr /s tiene conto della dipendenza delle
grandezze elettriche dallo scorrimento meccanico.
Rs
V̇s = (Rs + jωLs ) · İs + jωMsr · İr ;
jωMsr
R r • •
0 = jωMsr · İr +
+ jωLr · İr ;
s Rr
V̇s jωLs jωLr
s
İs İr
R2/s
R1 jωL1d τ=
Ns ·kavvs jωL2d
Nr ·kavvr
+ +
− −
Tale circuito però non permette di apprezzare immediatamente la potenza meccanica che il mo-
tore è in grado di produrre. Effettuando un’analisi energetica è possibile giungere ad un circuito
leggermente diverso.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 37 di 72
potenza trasmessa
ro
e fer statore→rotore
t
rdi re 2 Ptr = Pele −Pcu1 −Pfe1
pe stato ER1 m
pe
=
3 carico mecc
rd to 3 R
ite re 2 I
Pc
P fe 1
ro
u2
ra
e e
sta e ram
m
=
1 I 2
e
1
×
tor
3R
t
2
rdi
2
=
pe
u1
Potenza meccanica
Pc
• •
utile
Potenza elettrica Potenza meccanica lorda
√ Pfe2 ' 0
Pele = 3V` I` cos ϕ PM = Ptr − Pcu2 = Cem · Ωr
× × Pu = PM −pmecc −padd
• perdite meccaniche
e per ventilazione;
perdite addizionali
(0.5% Pele );
Pcu2
Pcu1
Pfe1
potenza Pcu1
Ptr = P trasmessa Pfe
ele − P 1
(85 ÷ 9 cu1 − P
8% ) fe1
+ +
le perdite nel ferro di rotore so-
no trascurabili (Pfe2 ' 0) per-
V̇s Rm jωLm Ė1 Ė2,1 chè la frequenza delle gran-
√
1−s
Rc = R2 · s
, è una resistenza ”fittizia“ di carico,
1−s
PM = 3 R2 · · I22 = 3 Rc I22 ; in grado di dissipare una potenza media pari alla potenza
s meccanica (lorda) della macchina.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 40 di 72
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
· I22
3V` I` cos ϕ
+ +
1−s
s
1−s
Rm jωLm Ė1 R2
PM = 3 R2 ·
V̇s Ė2,1 s
√
Pele =
− −
Ptr = Pele − Pcu1 − Pfe1
Il circuito di figura, detto ”circuito elettrico monofase equivalente“, costituisce il modello circui-
tale di una macchina asincrona a rotore avvolto, nel funzionamento a regime permanente elet-
tro/meccanico: Ωr = costante, e alimentazione con tensioni sinusoidali (terna simmetrica);
La soluzione del circuito permette di ottenere le grandezze elettriche e meccaniche della macchina
reale per un dato valore di scorrimento.
In particolare, noto il rapporto di trasformazione statore/rotore τ = Es /Er = (Ns · kavvs )/(Nr · kavvr ),
1−s
è possibile ricavare la potenza meccanica lorda, PM = 3 R2 · s
· I22 = 3 Rc I22 .
Se da tale potenza si sottraggono le perdite non tenute in conto dal modello e cioè quelle meccani-
che e per ventilazione pmecc e quelle addizionali padd (dovute a fenomeni minori quali la distorsione
del flusso, ecc., e pari, per convenzione, allo 0.5% della potenza assorbita), si ottiene la potenza
utile all’asse della macchina: Pu = PM − pmecc − padd .
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 41 di 72
1−s
Rc0 = R20
V̇s Rm jωLm s
Infine, mettendo in conto un grado di appros- Rcc = R1 + R20 jXcc = j (X1 + X20 )
simazione peggiore, supponendo trascurabile la
c.d.t. sull’impedenza statorica, è possibile usare
il modello equivalente semplificato di figura, del Rm jXm Rc0
tutto simile a quello del trasformatore.
È del tutto ovvio che la potenza calcolata sul circuito in cui è noto il rapporto di trasformazione τ (cfr.
slide41 ) o su questi ”riportati“ lato statore non cambia:
2
PM = 3 R20 · 1−s · I 02 = 3 τ 2 R · 1−s · I2 = 3 R · 1−s · I 2 .
s 2 2 s 2 2 s 2 τ
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 42 di 72
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
2.5
A causa dell’effetto pelle, ossia del fatto che
all’aumentare della frequenza delle grandez-
2.25 ze elettriche nei conduttori massicci (p.e. le
sbarre della gabbia), la corrente tende ad
rapporto Rac /Rdc
2
addensarsi verso gli strati esterni (”pelle“)
1.75 del conduttore, la resistenza equivalente au-
menta rispetto al caso dc (f = 0).
1.5 Poichè a regime raggiunto la frequenza della
1.25
corrente di rotore è molto piccola (fr = s · fs ),
freq. [Hz] è necessario prestare particolare cura nella
1 determinazione della resistenza equivalente
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 del rotore da usare nel modello circuitale.
3
2
1 1
Rh
3 3
4 R4 R4
R4
h Rh Rh
2 2
R̄mis = (2R4 //R4 ) ⇒ R1 = 3/2 · R̄mis ; R̄mis = 2 Rh ⇒ R1 = 1/2 · R̄mis ;
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 45 di 72
Rcc jXcc
V
W A
s→0
V
A İ0 İ20 = 0
V
1−s
Ωr = Ω0 √n Rm jXm
s
V
3
V
Rc0 = R20
A
W
1−s
rotore libero: Ωr ' Ω0 ; ⇒ s ' 0; ⇒ Rc0 = R20 ' ∞; ⇒ I2 = 0;
Condizioni s
s→0
di prova:
tensione di alimentazione: V = Vn (or 20%Vn < V < Vx [I1 ' 1.5In ] (cfr. next slide));
=0
V Rcc jXcc
s→1
W A
V
A İ0 İ20
×
1−s
Ωr = 0
s
Vcc Rm jωLm
V
V
Rc0 = R20
A ×
W
İ1 = İn
1−s
rotore bloccato: Ωr = 0; ⇒ s = 1; ⇒ Rc0 = R20 = 0;
s
s→1
Condizioni
di prova: tensione di alimentazione: V = Vcc (< Vn ); regolata affinchè I1 = In ;
frequenza di alimentazione: f = fn = 50 Hz;
(1): potenza attiva (inserzione Aron): Pcc = P12 + P23 ;
Grandezze (2): corrente I1 = In (pari al valore nominale);
misurate: Vcc1 + Vcc2 + Vcc3
(3): tensione di alimentazione Vcc = ; (Vcc % ' [10 ÷ 40]% · Vn );
3
Combinando opportunamente i valori misurati durante le prove si possono ricavare i parametri
circuitali del modello equivalente della macchina asincrona.
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Modello semplificato
Rcc = R1 + R20 jXcc = j (X1 + X20 )
Dalla misura in DC della resistenza statorica e dal-
le prove a rotore libero (P00 = P0 − 3R1 I02 ) e a
rotore bloccato a frequenza nominale, si ha: Rm jXm Rc0
R1 = 1/2 · R̄mis (if coll. h); R1 = 3/2 · R̄mis (if coll. 4);
√ P0 Vn2 Vn2
P00 = 3Vn I0 cos ϕ0 ; ⇒ cos ϕ0 = √ 0 ; Q00 = P00 tan ϕ0 ; Rm ' R0 = P00
; Xm ' X0 = Q00
;
3Vn I0
√
Pcc = 3Vcc In cos ϕcc ; ⇒ cos ϕcc = √ Pcc ; Zcc = √Vcc ; Rcc = Zcc cos ϕcc ; Xcc = Zcc sin ϕcc ;
3Vcc In 3In
1−s
(R1 + R20 ) ' Rcc ; (X1 + X20 ) ' Xcc ; Rc0 = (Rcc − R1 ) s
.
Questo modello si può applicare all’analisi di piccole macchine a rotore avvolto o a gabbia con
sbarre di sezione limitata in cui l’effetto pelle è trascurabile. È importante però sottolineare che l’uso
di questo metodo di identificazione, se applicato a macchine che non rispettano le ipotesi appena
fatte, può portare a valori di parametri non corretti e quindi ad errori elevati (anche > 50%!!!) nella
valutazione delle grandezze elettriche e meccaniche.
Le verifiche sperimentali permettono di ridurre al minimo l’incertezza sui modelli da usare!!
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
cos ϕ; (@ Nn )
tipo di servizio e
potenza (mecc.) nom.
velocità nom. rotore
classe isolamento
termico (100° ± 15°)
norme di collaudo grado di prot. IP freq. nom.
1
η
0.9
0.8
0.7 Andamento tipico del ren-
0.6 dimento (η) e del fattore di
0.5 cos ϕ potenza (cos ϕ) di un mo-
tore asincrono in funzione
0.5 della percentuale di carico
0.3 rispetto al carico nominale.
0.2
0.1 carico % (P/Pn )
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100110120130140150 Classificazione NEMA dei motori asincroni
Rc0 = 3.1Ω
Rm = 65Ω
3
Vn
modello accurato
İ0 = V̇f /Z̄m = 3.5 − j44 A; ⇒ I0 = 44.2 A; modello semplificato
İ10 = V̇f /(Z̄cc + Rc0 ) = 72 − j5 A; ⇒ I10 = 72.5 A;
2.7Cn
Pmecc = 3Rc0 I102 ' 49 kW ; Cmecc = Pmecc /Ωn ' 160 Nm
2.3Cn
Modello accurato:
Coppia [Nm]
R1 = 0.045Ω jX1 = 0.09Ω R20 = 0.02Ω jX20 = 0.16Ω
V̇f = √ ' 230V
zoom
Rm = 65Ω
3
Vn
Cn 290
160
Ωr = Ω0 (1 − s) ; Pc Pcu2
u1
1−s
PM = 3R2 I22 ; CM = PM /Ωr ⊕;
s PM pm
R
Ptr = 3 s2 I22 ⊕; Pele = Ptr + Pcu1 + Pfe1 ⊕; Ptr ⊕
Cm > 0
R
Ptr = 3 s2 I22 ⊕; Pele = Ptr + Pcu1 + Pfe1 ⊕; N0 N > N0
N <0 0 Velocità [rpm] N0 Ωr = Ω0 (1 − s)
⊕ (> Ω0 );
PM = 3R2 1−s s
I22 ; CM = PM /Ωr ;
R1 jX1 R2 jX2 R1 jX1 R2 jX2
İ1 İ2 İ1 İ2
R
Ptr = 3 s2 I22 ; Pele = Ptr + Pcu1 + Pfe1 ;
1−s
1−s
Ptr
s
generatore
Pfe1 Pfe1
Cm < 0
Pele ⊕ Pele ⊕
Pcu2 Pcu2
Pc Pc
u1 u1
PM pm PM pm
Ptr ⊕ ⊕ Ptr ⊕
Ωr Cm Ωr Cm
⊕ Bs , Ω0 (rif ) ⊕ ⊕ Bs , Ω0 (rif ) s=0 −∞ < s < 0 s → −∞
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
gener. gener.
asincrono asincrono Q
Q
P P Q
carico isolato
Corrente [A]
I principali metodi utilizzati nella pratica per avviare i motori asincroni sono i seguenti:
Avviamento diretto da rete (DOL-Direct On Line): si usa per macchine di piccola potenza
(Pn < 10 ÷ 15 kW ) o per macchine di potenza più elevata (Pn < 200 kW ) quando la rete di
alimentazione è sufficientemente robusta e gli avviamenti non sono frequenti;
Avviamento a tensione ridotta: si usa per macchine di qualsiasi potenza quando non è possibile
l’avviamento DOL e quando la coppia richiesta dal carico all’avviamento è bassa;
Avviamento con inverter: si usa quando è necessario controllare la velocità del sistema
motore+carico; la coppia di avviamento del carico può essere confrontabile con quella del motore;
Inoltre, indipendentemente dal tipo di avviamento, è possibile intervenire sulla coppia e sulla
corrente del motore agendo opportunamente sulla resistenza del rotore R2 .
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
Nel caso di motore con rotore avvolto, l’avviamento e/o il controllo della velocità (seppur in un range
limitato) può essere effettuato tramite un Reostato variabile collegato agli avvolgimenti di rotore tra-
mite un sistema di spazzole e anelli (”contatti striscianti“).
Allo spunto, per ridurre la corrente e contemporaneamente aumentare la coppia, si regola il Reosta-
to in maniera da avere smax = 1 ⇒ Csp = Cmax . Al crescere della velocità, la resistenza addizionale
viene diminuita fino ad assumere valore nullo Rx = 0 quando il motore raggiunge la velocità di regi-
me. Nelle grandi macchine il sistema è provvisto di un dispositivo particolare in grado di escludere
le spazzole e corto-circuitare gli anelli eliminando così, nella fase di regime, i contatti striscianti.
R 00
Cspx
R0
Cspx
Coppia [Nm]
Rx =0
Csp
Rx ⇑
Nr
• ••
carico Nr00
Nr0
Rx
Rx = Reostato di N0
avviamento/controllo Velocità [rpm]
con cursore mobile
Corrente I1 [A]
velocità [rpm]
t [ms]
robusta e tutte le parti dell’impianto
sono correttamente dimensionate,
questo metodo può essere utilizzato M Avviamento DOL: V = Vn ;
anche fino a potenze di circa 200 kW . 3∼ Isp ' [4 ÷ 8] In ; Csp = Cspnom ;
velocità [rpm]
t [ms]
×
ti a 4. Poichè C ∝ V 2 , questo meto- ×
do si può usare solo se Cspcar < C mot/3.
sp × √
Avviamento h/4: V = Vn / 3;
NB: Metodo non sempre efficace: può × × ×
h Isp ' [2 ÷ 5] In ; Csp = Cspnom /3;
accadere che I|h/4 ' I|DOL !! possibili pb: I|h/4 ' I|DOL .
t [ms]
× × ×
Raggiunta la velocità di regime, per ri-
×
durre le perdite e la distorsione armoni- ×
ca, il motore viene commutato in con- ×
dizione DOL. Questo sistema è usato M Avviamento ”softstarter“: V = V ;
anche quando è necessario controllare 3∼ sp Cspnom ;
Isp ;
C
>
il tempo di avviamento in caso di cari- possibili pb: Csp < Cload !!.
chi con alta inerzia.
Possibili problemi: Csp Cspnom !!
Esistono anche altri metodi di avviamento a tensione ridotta (con autotrasformatore, con reattan-
ze/resistenze di shunt, ecc.) per i quali si rimanda ai testi specialistici.
Negli azionamenti con motori asincroni che utilizzano un sistema elettronico di controllo della
velocità/coppia, l’avviamento può avvenire anche tramite un inverter PWM, in grado di controllare
opportunamente sia la tensione, sia la frequenza.
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Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici Macchina Asincrona
Lo scorrimento può essere variato intervenendo sulla resistenza rotorica (s∗ = R2 /X2 ). Questo
metodo di regolazione è applicabile solo ai motori con rotore avvolto, tramite l’uso di un reostato
variabile. Il range di variazione ottenibile è limitato (Nr ' [75% → 100%] · Nn ) ed inoltre si peg-
giorano le prestazioni del motore. goto
Il numero di paia polari può essere modificato solo se il motore (di solito a gabbia di scoiattolo)
è predisposto allo scopo già in fase di costruzione. In particolare lo statore può essere costruito
con due o tre sistemi di avvolgimenti separati, oppure con un unico avvolgimento a più sezioni,
realizzato in maniera tale da poterne cambiare i collegamenti interni; a seconda dell’avvolgimento
usato o della configurazione dei collegamenti tra le sezioni si possono creare campo magnetici
di statore con un numero diverso di paia polari e quindi rotanti a velocità diverse. Questo tipo di
soluzione, un tempo abbastanza diffusa, oggi si può trovare solo in casi particolari. La costruzione
degli avvolgimenti di statore è infatti complessa e costosa; inoltre la regolazione della velocità è di
tipo discreta: N0 (p = 1) = 3000 rpm; N0 (p = 2) = 1500 rpm; N0 (p = 3) = 1000 rpm; · · · .
La frequenza può essere variata usando un inverter. In questo caso, se la tensione di alimentazio-
ne è mantenuta fissa, la velocità può essere variata in maniera continuativa ma al crescere della
frequenza, la coppia si riduce. goto
Vn
funz. cont. servoventilato
e
nt
Csp
co
=
Cn
/f
V
rampa V /f costante
In In
250 ms 250 ms
t [ms] t [ms]
coppia coppia
Cr Cr
250 ms t [ms] 250 ms t [ms]
A questo punto, effettuando il rapporto tra le due eq. e considerando le seguenti approssimazioni:
√
Cn ωrn ηn 3 Vn In
cos
ϕ
n Cn ωrn Vn In
ηx ' ηn e cos ϕx ' cos ϕn , si ha: = √ , e cioè: = .
Cx ωrx ηx 3 Vx Ix cos
ϕ
x Cx ωrx Vx Ix
Adattando al caso DOL ed al caso di funzionamento tramite inverter a controllo scalare si ottiene:
MACCHINA ELETTRICA
ASINCRONA MONOFASE
Introduzione
La macchina elettrica asincrona monofase è usata per potenze basse quando non è disponi-
bile la distribuzione elettrica trifase;
√
Riprendiamo in esame (cfr. slides sui Sistemi Trifa- i1 (t) = Ieff 2 · sin (ωt) Dimostrazione
se) un sistema costituito da un unico avvolgimento fis- i1 (t) per via grafica
so nello spazio, percorso da √una corrente sinusoidale:
i1 (t) = Ieff · 2 · sin(ωt).
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
Introduzione
I due campi magnetici contro-rotanti in cui è stato scomposto il campo alternativo generato da un
solo avvolgimento, producono due coppie uguali ed opposte che danno luogo alla caratteristica
meccanica riportata in figura. Come si può vedere, per N = 0, la coppia motrice è nulla e quindi il
motore, anche a vuoto, non è in grado di avviarsi.
fase Coppia
230 V / 50 Hz
neutro
İ1 −N0
coppia diretta
coppia totale
×
Ωr = 0 N =0
+N0
coppia inversa
Se il carico ha una coppia di spunto bassa, il motore con un solo avvolgimento può essere avviato
tramite un piccolo impulso di coppia (per esempio ruotando manualmente l’albero del sistema).
In questo caso il verso di rotazione è definito dalla direzione dell’impulso dato.
Nella pratica, il motore viene avviato usando un avvolgimento ausiliario posto a 90° meccanici
rispetto al primo ed alimentato con una corrente sfasata di 90° elettrici.
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t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
×
Se le correnti non sono in quadratu-
S
ra, e/o I1M 6= I2M , si ottiene sempre +i1 (t)
un campo magnetico rotante a veloci- •
tà costante ma con ampiezza variabi- −Ω0 √
i2 (t) = Ieff 2 · sin ωt + π2
le nel tempo. In questo caso il campo . × i2 (t)
traccia un’ellisse (campo ”ellittico“). ān2 +Ω0 −Ω0
Ω0 •
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
=
ω/
p −i1 (t) N
. t
−i2 (t) •
İ2 İ1
×
× ×
× C
• ×
• ×
• ×
• ×
Ωr 6= 0
• ×
• ×
• ×
Csp
• ×
• •
• •
0 N0
× × ×
C
M
3∼
È possibile usare un motore tri-
fase con alimentazione monofa-
Dati di targa se. In questo caso è necessario
inserire un condensatore tra uno
dei due morsetti collegati alla re-
te e quello libero.
Una formula empirica per trovare
la capacità in grado di garantire
una coppia di spunto pari a circa
la metà di quella nominale è:
C [µF ] ' 60 · Pn [kW ].
La potenza resa si riduce a circa
il 70% di quella nominale.
L’avvolgimento chiuso in
cto-cto (shading coil) è se-
de di una f.e.m. indotta e
quindi di una corrente che
crea un campo magnetico
secondario.
La combinazione tra campo primario e cam-
po secondario è un campo di tipo ellittico che
ruota a velocità costante portando in rotazio-
ne il rotore a gabbia di scoiattolo.
Il verso della rotazione, non modificabile, è
quello secondo cui il rotore abbandona le
espansioni polari dal lato delle spire in cto.
Questo motore, mol-
to semplice costrutti-
vamente, ha coppie
modeste, potenze in-
feriori a 100 ÷ 200 W
e rendimenti che non
superano il 25 ÷ 30%,
e cos ϕ < 0.5 ÷ 0.6.
Uso: piccoli elettrodo-
mestici, ventilatori,...
MACCHINA ELETTRICA
SINCRONA
Introduzione
La macchina elettrica sincrona è una macchina rotante composta da una parte fissa
(statore) e da una parte rotante (rotore);
Può funzionare come motore o come generatore; nella quasi totalità dei casi è però usata
come generatore e prende il nome di “alternatore”; in alcuni casi può funzionare anche
come “condensatore rotante” e può essere usato per rifasare grossi carichi induttivi;
Vista frontale pacc Lamierini ferromagnetici al silicio (δ ' 0.35 ÷ 0.5 mm)
os
tat
or
ic
o
ti cav
en
d
basamento
23 6
f2 • • f3
• 0 ° •
22 7 12
21 8
120°
caso p = 1 a¯n1
20 9
19 10
× 12 ×
0°
18 11
17 12
P3 • • • P2
16 13
15 14
f1 •
a¯n3
•1
20 •
•
2 3
1 4
6000 × • ×
24 × • 5
• •
5000 • × • •
23 6
• ×
400022 71
0 × ×
× •
300021 × • 8 20
10
caso p = 2 • • • •
• × 9 0
200020 3
• ×
19 10 0
1000 4 × ×
× •
18 11 0
600 × • 5 3
17 • × 12 • • • 2•
500 • × 60 ×
16 13
400 15 14 100
300 200
•
0
• •3
Principio di funzionamento
Un generatore sincrono ”trasforma“ energia meccanica in energia elettrica secondo il seguente
principio di funzionamento;
1 Gli avvolgimenti di rotore sono alimentati in corrente continua tramite due anelli con contatti
striscianti o tramite un piccolo generatore di corrente continua di tipo ”brushless“; in questo
modo nel traferro si crea un campo magnetico, fisso nello spazio, e con direzione e verso
individuati dalle polarità degli avvolgimenti;
2 tramite un ”motore primo“ esterno (turbina idraulica, turbina a gas, motore diesel, ecc.) il
rotore è messo in rotazione a velocità costante Ωm ; in questo modo, un osservatore fisso
sullo statore, vede il campo magnetico di rotore ruotare sotto l’azione meccanica del motore
primo con velocità Ωm ;
3 gli avvolgimenti di statore, fissi nello spazio, ”vedono“ un campo magnetico variabile nel
tempo secondo una funzione co-sinusoidale che, integrata sulla superficie delle spire
dell’avvolgimento e derivata nel tempo, è in grado di produrre ai terminali di ciascun
dϕc
avvolgimento una forza elettro-motrice (f.e.m.) indotta e = − (legge di Faraday-Lenz);
dt
tale f.e.m., integrata lungo un percorso che va da un terminale all’altro di un singolo
avvolgimento di statore, produce una tensione a vuoto e0 (t) che varia in forma sinusoidale;
4 se i morsetti della macchina sono chiusi su un carico elettrico lineare, il generatore sincrono
eroga una corrente sinusoidale la cui intensità varia in funzione della tensione e del carico;
P1 •
θ = 180°
θ = 270°
θ = 360°
θ = 90°
θ
×
Ωm
θ =360.0°
a¯n1 N B̄ S V
dϕc110 (t)
v110 (t) = − dt = V110max · sin(p · Ωm · t)
v110 (t)
•
t = 12.5 ms
t = 17.5 ms
t = 2.5 ms
t = 7.5 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
f1 •
t
t =20 ms
V •1
θ = 180°
θ = 270°
θ = 360°
θ = 90°
θ
10 •
S
×
Ωm
•
• θ =360.0°
a¯n1 N• B̄ •
N •
•
•
dϕc110 (t)
v110 (t) = − dt = V110max · sin(p · Ωm · t)
v110 (t)
×
S
t = 12.5 ms
t = 17.5 ms
t = 2.5 ms
t = 7.5 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
•
t
t =20 ms
t = 12.5 ms
t = 17.5 ms
t = 2.5 ms
t = 7.5 ms
t = 10 ms
t = 15 ms
t = 20 ms
t = 5 ms
Nel funzionamento appena visto, detto “funzionamento a vuoto” perchè i morsetti del generatore
sono aperti e non vi è erogazione di corrente, l’ampiezza della tensione V110max a vuoto è funzione
della pulsazione elettrica ω, dell’induzione magnetica BM (e quindi della corrente di eccitazione
Iecc degli avvolgimenti di rotore) e delle caratteristiche degli avvolgimenti di statore (fattore di
avvolgimento ka , numero di spire Ns e superficie delle spire Sspira , proporzionale al prodotto tra la
dimensione radiale e quella assiale dello statore):
per esempio, le centrali idroelettriche hanno turbine che ruotano a velocità relativamente
basse (circa 100 ÷ 120 giri/min.); se si vuole ottenere una tensione a 50 Hz il rotore dovrà
60·50
avere: p = 100÷120 ' 25 ÷ 30; poichè è necessario avere spazio sufficiente per alloggiare
gli avvolgimenti di eccitazione, il rotore sarà sicuramente a poli salienti (macchina
anisotropa) con una notevole dimensione radiale;
al contrario, se la rotazione è impressa da una turbina a gas la cui velocità può superare i
3000 giri/min., si ha: p = 60·50
3000
= 1; il rotore sarà sicuramente di tipo liscio (macchina
isotropa) con dimensioni radiali contenute (anche per limitare gli sforzi centrifughi);
Tensioni concatenate
v (t)
v1n (t) = Vmax · sin ωt;
Vmax √
V̇1n = √ ; 3Vmax
2π
2
v2n (t) = Vmax · sin(ωt − );
3 =⇒ V̇2n = V̇1n · e−j 3 ;
2π
v31(t)
v3n (t) = Vmax · sin(ωt − 4π );
4π
V̇3n = V̇1n · e−j 3 ;
v12(t)
3
√ π t
v12 (t) = 3 · Vmax · sin(ωt + ); √ jπ
6 V̇12 = 3 · V̇1n · e 6 ;
√ √
2π π π
v23 (t) = 3 · Vmax · sin(ωt − + ); =⇒ V̇23 = 3 · V̇2n · ej 6 ;
3 6 √ π
√ V̇31 = 3 · V̇3n · ej 6 ;
v31 (t) = 3 · Vmax · sin(ωt − 4π π
+ ); v23(t)
3 6
Funzionamento a carico
Supponiamo di fissare istante di
tempo t = 0 e di lavorare in zona
lineare della curva B − H del ferro.
×
İ1 Z̄c
N Bris. Bst. N 1
•
Se chiudiamo l’interruttore di mac-
•
Φris. • Φst. h P1 china su un carico trifase di im-
Becc. f1 P İ2 Z̄c pedenza Z̄c (supposto equilibra-
2 2
N S •
Φecc. f2 P3 to per semplicità), si genera una
× × f3 İ3 Z̄c terna trifase di correnti equilibra-
3
•
S S te İ1 , İ2 , İ3 , le quali, circolando
•
• • anche negli avvolgimenti di sta-
n
tore, danno luogo ad un campo
magnetico rotante Ḃst (Teorema di
Galileo-Ferraris).
Tale campo magnetico rotante Ḃst ≡ Φ̇st , detto anche “di reazione” perchè creato dalle correnti di
statore in funzione del carico applicato, si combina vettorialmente con il campo magnetico di rotore
Ḃecc ≡ Φ̇ecc dipendente dalle correnti di eccitazione.
La somma vettoriale dei due campi, che ruotano alla stessa velocità dato il legame ω = Ωm · p, dà
luogo al campo magnetico risultante Ḃris ≡ Φ̇ris effettivamente presente nel traferro della macchina.
Ḃris = Ḃecc (Iecc. ) + Ḃst (Is ); Φ̇ris = Φ̇ecc (Iecc ) + Φ̇st (Is );
asse immag.
(1)
Φecc ∝ Iecc ; (2)
Ė0 = −jωNs Φ̇ecc ∝ Iecc ;
90
45 ◦0 ◦
(7)
◦
5
0
15 5◦ ◦
30 ◦ Ns İs
asse reale
5
16 ◦
4 105◦
Φ̇st = R
180◦
195
34 ◦
si ha anche : Ėris = Ė0 + Ės ;
33 5◦
21 ◦
Φ̇ecc 1
0
0
Ns2
22 40 ◦
7
◦
31 0◦
2 5
5◦
30 ◦
25 ◦
285 ◦
270
İs ;
Ės = −jωNs Φ̇st R
si può pensare di “simulare” tale termine
tramite una caduta di tensione dovuta ad una
(I numeri indicano l’ordine con cui sono disegnati i vari fasori); reattanza di tipo induttivo:
Poichè in molti casi accade che Rd Xs , per la soluzione dei problemi pratici si può usare un
modello circuitale semplificato in cui compare solo la reattanza sincrona:
jXs
İs
Iecc
1 ◦
1 ◦
1 ◦
105◦
105◦
105◦
75 ◦
75 ◦
75 ◦
13 20◦
13 20◦
13 20◦
90
90
90
60 ◦
60 ◦
60 ◦
◦
◦
◦
5
5
45 ◦
45 ◦
5
45 ◦
0 ◦ 0
15 5◦ ◦ 0
15 5◦ ◦
15 5◦ 30 ◦
30 ◦ 30 ◦
asse reale
asse reale
asse reale
16 ◦
90° 90°
16 ◦ 16 ◦
15 15 90° 15
0◦
180◦
0◦
180◦
0◦
180◦
195 195 195
21 ◦ 345 ◦ 21 ◦ 345 ◦ 21 ◦ 345 ◦
0 33 ◦ 0 33 ◦ 0 33 ◦
0 0 0
22 40 ◦
22 40 ◦
22 40 ◦
Φ̇ecc ∝ Iecc
◦ ◦ ◦
31 0◦
31 0◦
2 5
2 5
31 0◦
2 5
5◦
5◦
5◦
30 ◦
30 ◦
25 ◦
25 ◦
30 ◦
Φ̇ecc ∝ Iecc
25 ◦
285 ◦
270
285 ◦
270
285 ◦
270
Φ̇ecc ∝ Iecc
5
5
5
◦
◦
◦
A
ϕ B AB ≡ Xs Is cos ϕ = E0 sin δ BC ≡ Xs Is sin ϕ = E0 cos δ − V
Ė0
jXs İs C ⇓ ⇓
V̇ Is cos ϕ =
E0
Xs
sin δ; Is sin ϕ =
E0
Xs
cos δ − V
Xs
;
90
45 ◦0 ◦
P 1
Potenza meccanica: Pm = Cm · Ωm = = · 3VIs cos ϕ;
◦
5
0 ◦ η η
15 5◦
30 ◦
asse reale
16 ◦90° 15 Ωm = ω
0◦
180
195 ◦ 3 V ·E0 p 3p V ·E0
34 ◦ Cm = · sin δ; −−−−→ Cm = · sin δ;
33 5◦ η Ωm Xs ηω Xs
21 ◦
0
0
22 40 ◦
◦
31 0◦
2 5
5◦
Φ̇ecc ∝ Iecc
30 ◦
25 ◦
285 ◦
270
5
◦
V̇1
Ė
1
1 ◦
105◦
75 ◦
13 20◦
90
60 ◦
◦
5
45 ◦
0
15 5◦ ◦
30 ◦
asse reale
16 ◦
15
×
1
Ė7
3
180◦
195 0◦
345 ◦
• x 21 ◦
•
Ωm
•
0 33 ◦
h 0
22 40 ◦
P1 ◦
31 0◦
2 5
5◦
30 ◦
25 ◦
Becc.
285 ◦
270
f1
5
◦
N S f2
P2 2
• x V̇3 V̇2
Φecc. P3
× × f3
3
• x Ė
2
•
Agendo sulla corrente di eccitazione, sulla
sin
cro niz z a
Fissata la frequenza, le lampade si spengono quando la terna delle tensioni di macchina è uguale, in modulo e fase, alla terna della
tensione di rete. In questa condizione si può chiudere l’interruttore senza arrecare danni al sistema.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 19 di 22
E0 = ωNs Φecc ∝ Iecc ;
jXs
İs
Ω
Iecc
>
V · E
*
m
P = 3 0
sin δ ∝ AB;
Ė0 −V̇ Xs ⇒ Iecc
*
Ė0 İs = jXs
;
V · E0 V2
C>
cos δ − 3 m
Q = 3
∝ BC
X X
s s
3p V · E0
ω
Ωm = Cm
; > + V̇ − Cm =
· sin δ;
p
ηω Xs
B caso 2) B caso 3)
B caso 1) asse immag. asse immag. asse immag.
H H H
Ωm ;
H H H
Ωm ;
Iecc ; Iecc
*;
Ė0 +jXs İs Iecc
*;
+jXs İs
Cm ; Ė0 Cm ;
V̇
C
m ;
>
Ė0 V̇
V̇ δ
1 ◦
105◦
75 ◦
1 ◦
105◦
75 ◦
13 20◦
1 ◦
90
105◦
60 ◦
13 20◦
75 ◦
90
İs
60 ◦
13 20◦
90
◦
45 ◦0 ◦
45 ◦
◦
5
45 ◦
◦
5
0 ◦
6
0 ◦ 15 5◦
◦ 15 5◦ ϕ = 03if0 ◦
E0 cos δ = V
asse reale
0 ϕ = 90°
30 ◦
asse reale
15 5◦ 90°
30 ◦
asse reale
90° 16 ◦ 90°
16 ◦ 16 ◦
15 15
15 0◦
180
0◦
180◦
Φ̇ecc ∝ Iecc 195 ◦
0◦
180
Φ̇ecc ∝ Iecc195 ◦ 195
345 ◦ Φ̇ecc ∝ Iecc 34 ◦
33 5◦
21 ◦
345 ◦ 21 ◦
21 ◦
33 ◦
0 33 ◦
İ 0
0
22 40 ◦
0 0 s
22 40 ◦
◦
0 ◦
31 00◦
2 5
22 40 ◦
5◦
31 0◦
2 5
◦
3 ◦
25 ◦
5◦
31 0◦
285 ◦
270
2 5
30 ◦
25 ◦
5
5◦
◦
285 ◦
270
5
30 ◦
25 ◦
◦
285 ◦
270
5
◦
c0 ) − (V
Funzionamento da motore: δ = (E b) < 0
Rete prevalente a V e f fissate
Nel funzionamento da motore si
c
ec
P
Ė0
×
İ1
- assorbe potenza attiva P dalla rete;
1
•
Ωm
• h P1
• x
- assorbe potenza Pecc (in DC);
Becc. f1
P2 2
İ2 - eroga potenza mecc. Pm all’asse;
N S f2
• x
ω Φecc. P3
Ωm = ; Cm>
+ V̇ −
İ3
Pmecc
p f3
× ×
3
• x
Per quanto riguarda la potenza reat-
•
P = 3 VX·Es 0 sin δ; tiva Q, essa può assumere valori po-
V̇ = Ė0 + jXs İs ; 2
Q = 3 VX·Es 0 cos δ − 3 VXs sitivi, negativi o nulli, a seconda del
3p V ·E0
Cm = ηω Xs · sin δ; valore della corrente di eccitazione.
90
45 ◦
Φ̇ecc ∝ Iecc
0
15 5◦ ◦ Ω nico. È pertanto necessario utilizzare un “motore di
30 ◦
asse reale
16 ◦ 90°
15 2πf lancio” esterno per portare il carico meccanico alla
180
195 ◦ 0◦ Ωm =
21 ◦ 345 ◦
p velocità di rotazione prefissata. In alcuni casi si uti-
0 33 ◦ lizzano dei rotori con avvolgimenti ausiliari in grado
0
22 40 ◦
◦
31 00◦
2 5
f0 < f f 00 > f
5◦
3 ◦
5
◦
Dati di targa
Introduzione
E’ stato introdotto negli anni 80’ con lo sviluppo dell’elettronica di potenza. Il nome
brushless significa ‘senza spazzole’, e sta ad indicare il fatto che questo tipo di macchina
non presenta il collettore e le spazzole che sono invece tipiche del motore in corrente
continua. In questo modo vengono eliminati i difetti principali di questo ultimo.
Principio di funzionamento
Il motore brushless è costituito da un rotore su cui alloggiano dei magneti permanenti (è
il circuito induttore) e da uno statore su cui sono disposte, ad esempio, tre fasi (è il
circuito di indotto) come in fig. Sono in commercio anche motori brushless a due
avvolgimenti di statore.
S
3 2
Motore Brushless.
ΦR θ
Φs
ωm
S
N
S
N
Si possono individuare i due poli magnetici del campo di statore (si assume per
ipotesi p =1):
- il Nord (N) è la regione dello statore da dove escono le linee di flusso;
- il Sud (S) è la regione dello statore da dove entrano le linee del flusso magnetico.
Poichè sul rotore si ha un bipolo magnetico (N-S), i due campi magnetici (di statore
e di rotore) interagiscono: si creano così delle forze di attrazione tra i poli di segno
opposto (Nstatore - Srotore e Sstatore – Nrotore). Il rotore viene allora ad essere soggetto ad una
coppia (di natura elettrica) che è espressa dalla relazione:
Cm = Φ S Φ R sin θ (4.2)
dove: ΦS = intensità del flusso di statore, ΦR = intensità del flusso di rotore e θ è l’angolo
compreso tra le direzioni medie dei due campi.
Per effetto di tale coppia il rotore tenderà a ruotare con una certa velocità angolare
(ωm) in modo da raggiungere l’allineamento tra i due campi . Nel caso in fig. 4.2 il rotore
ruota in senso orario.
Dalla (4.2) si osserva che la coppia è massima quando i due campi magnetici sono
ortogonali fra loro e nulla quando questi sono allineati.
Quindi per mantenere il rotore in rotazione è necessario che il campo magnetico di
statore sia sempre sfasato (la condizione ottima è che siano ortogonali) rispetto a quello
di rotore.
E’ chiaro che, per mantenere lo sfasamento mentre la macchina ruota, occorrerà
commutare la corrente negli avvolgimenti di statore, in modo dipendente dalla posizione
del rotore: quindi a monte ci dovrà essere un inverter, comandato da un segnale che rileva
la posizione rotorica (ad esempio un encoder). Lo schema completo di un brushless è
rappresentato in fig.
L’inverter è un convertitore statico che trasforma una tensione continua in tre
tensioni alternate di cui è possibile regolare la frequenza e l’ampiezza.
In questo caso l’inverter ha la stessa funzione che aveva il sistema spazzole-
collettore nel motore in continua: da ciò nasce il nome di motore in continua senza
spazzole.
Inverter six-step
Sensori di
velocitá, di
BDCM posizione e
del flusso
rotorico
Misure di
I statorica
Microprocessore
• Il campo di rotore si deve ad un magnete permanente, quindi nel rotore non ci saranno
perdite apprezzabili. Le uniche perdite saranno nello statore..
ia
Spazzola
Verso di
1 rotazione
del collettore
ia
Arco
1
• Problemi di peso ed inerzia: il motore brushless ha rotori molto leggeri (a volte cavi) e
i magneti (in Samario-Cobalto o in Neodimio-Ferro-Boro) sono incollati solo su di
uno strato sottile superficiale. Ciò riduce di molto il peso ed anche il momento di
inerzia del motore.
Caratteristiche generali
I motori a passo sono alimentati da impulsi elettrici ed eseguono per ogni impulso
una rotazione angolare ben definita in una direzione prefissata, esercitando
sostanzialmente una conversione da un segnale numerico di ingresso ad una rotazione
continua dell’albero di uscita. Fino a non molti anni fa era l’unica macchina usata nel
campo degli azionamenti, insieme al motore in continua. Il principio di funzionamento
dei motori a passo può ricondursi alla tendenza delle parti mobili a disporsi per ogni
condizione di alimentazione degli avvolgimenti, nelle posizioni di massima energia al
traferro, cioè di minima riluttanza. In realtà si tratta di un motore di scarsa efficienza, in
quanto deve spendere energia sia per generare il campo, che per interagire con esso, con
una generazione di coppia del tipo a riluttanza. Un motore a passo quindi può essere
usato per piccole potenze, ma non appena la potenza cresce (e supera il KW) diventa
inefficiente, in quanto il suo volume aumenta troppo.
Tuttavia può essere considerato come attuatore di posizione, che governa l’apertura
di elettrovalvole di motori idraulici e quindi in senso lato può essere utilizzato in
applicazioni di grande potenza.
Per piccole taglie resta comunque una soluzione molto semplice ed economica: si
usa oggi nel controllo di posizione di macchine utensili, nelle periferiche di calcolatori,
nell’industria tessile, nella fabbricazione di circuiti integrati, nel posizionamento di
antenne, plotter x-y, telecamere, etc.
Una possibile classificazione dei motori a passo si basa sulla diversa geometria
costruttiva e distingue due tipologie di base:
- a riluttanza variabile;
- a magnete permanente.
Motori a passo a riluttanza variabile
Sulla superficie interna dello statore (è la parte fissa della macchina) sono presenti nS
denti uniformemente distribuiti. Su ogni coppia di denti diametralmente opposti è
presente un avvolgimento che costituisce una fase della macchina. Quindi sullo statore si
ha un numero di fasi pari:
ns
q= (5.1)
2
Il rotore è di ferro dolce epresenta sulla superficie esterna un numero di denti nr pari a:
nr = ns ± 2 (5.2)
C Β N
B C
S
P P
N
B C Β
C S
Α Α
iA
(a) (b)
iA Α Α
N C C
Β Β
S θ iB N
P S
P N
N
S iB
Β
θ
C C
S Β
Α Α
iA
(c) (d)
Alimentando in sequenza le varie fasi il rotore compie un moto continuo (fig.). Ogni
volta che varia la fase alimentata il rotore si sposta di un passo. Se cambia il verso di
alimentazione (da A-B-C a C-B-A) delle fasi statoriche, cambierà il verso di rotazione del
motore.
Correnti nelle fasi statoriche
iA
t
iB
t
iC
t
Posizione del rotore
3θ
2θ
θ
Motore a Passo
A
Logica di B
Controllo C
Il fatto che il numero dei denti di rotore differisce da quello di statore secondo la
relazione (5.2) garantisce che non si potrà mai verificare la situazione in cui i denti di
statore sono già allineati a quelli della fase che deve essere alimentata (se si verificasse
ciò ovviamente non si avrebbe la rotazione angolare).
L’angolo di passo è:
θ = θs − θr (5.5)
Quello descritto è il funzionamento del motore a singolo passo, poichè si alimenta una
sola fase alla volta. Nel funzionamento detto a multipasso si alimentano più fasi
contemporaneamente. Modulando in modo opportuno le correnti nelle singole fasi si
riesce a farsì che il campo magnetico risultante sia posizionato in modo intermedio tra le
fasi e quindi è possibile far compiere rotazioni inferiori al passo angolare. Ad esempio,
ritornando al caso in esame, alimentando contemporaneamente le fasi A e B con due
correnti uguali, il campo risultante è posizionato nella mezzeria tra i due denti e quindi il
motore ruoterà di un angolo pari a metà del passo angolare.
Per ottenere un passo angolare ridotto (inferiore al 1/100 di grado) occorre avere un
numero elevato di fasi e applicare la strategia di controllo multipasso).
ns = 2 pr (5.6)
360
θ= (5.7)
ns
Nel caso in esame θ = 45°.
Introduzione
Oltre ai motori elettrici classici (Asincrono, Motore DC, Sincrono, Motore Passo, Brushless)
esistono anche altri tipi di motori, di più o meno recente invenzione, che possono essere
usati nelle applicazioni industriali. Tra questi, quelli ritenuti più interessanti sono:
Motore Coppia;
Motore Lineare;
Questo tipo di motori sono usati o in applicazioni particolari (Motore Coppia e Motore Lineare)
oppure sono di recente introduzione sul mercato (Motore SynchRM) per soddisfare i criteri di
efficienza sempre più stringenti dettati dalle norme Europee. Considerando le prestazioni, si
prevede che quest’ultimo tipo di motore possa gradualmente sostituire i motori asincroni e
brushless nelle applicazioni industriali di potenza.
Costi Pn = 3 kW
SynchRM (con VSD) ' 1200 e
MAS+VSD ' 350 e
L/w stat.
Planare 528 1830 3900 4 3.65 20 6.35
376/81
L/φ stat.
Tubolare 65 557 0 7.4 0.9 11 2.85
180/70
β
ω
Cr = Ca + (Cn − Ca ) · ωn
[Nm]
in cui:
Ca : coppia resistente dovuta ad attriti vari;
Cn : coppia resistente a velocità nominale;
ωn : velocità nominale;
ω: velocità generica;
Al variare del parametro β è possibile individuare alcune tipologie ricorrenti di carichi meccanici;
ω
ω
ω
Cr = Cn ∀ω ∈ < Cr = Cn · ωn
(trascurando Ca )
(es. gru, ascensori, paranchi, carrelli, pompe a portata
(es. macchina per piegatura lamiere, trattamento carta e
costante, ecc.)
gomma, ecc.)
Cr Cr
ω ω
2
ω
Cr = Cn · ωn
(trascurando Ca ) Cr = Cn · ωn
(trascurando Ca )
ω
(es. macchine avvolgitrici, alcune lavorazioni al tornio, ecc.)
(es. ventilatori, centrifughe, ecc.)
Riduttori di velocità
Non sempre la velocità del motore ωm è pari a quella del carico da movimentare ωr . Di solito
si ha ωm > ωr . Inoltre potrebbe essere necessario trasformare un moto rotatorio in uno lineare.
Per questi scopi normalmente si usa inserire tra il motore ed il carico un apposito riduttore o una
trasmissione di tipo meccanico (ruote dentate, viti senza fine, cinghie e pulegge, accoppiamenti
pignone/cremagliera, ecc.), in modo da “adattare” le grandezze meccaniche del motore a quelle del
carico.
Non sempre il rendimento diretto ηd è uguale al rendimento inverso ηi (in questo caso sui datasheet
dei riduttori sono indicati entrambi); in assenza di indicazioni si assume ηd = ηi = η.
Se sul lato 2 del riduttore è collegato un carico con inerzia J2 , l’inerzia J10 “vista” dal lato 1 vale:
τ2
τ ω2 0
caso a): C = C · ; e ω = =⇒ J = J ·
1 2 1 2
1
ηd τ ηd
J2 · ω̇2 = Cin2 ; J10 · ω̇1 = Cin1 ⇒
caso b): C1 = C2 · τ · ηi ; e ω1 = ω2 =⇒ J 0 = J2 · τ 2 · ηi ;
1
τ
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 6 di 18
Elettrotecnica ed Azionamenti Elettrici
Rapporto di riduzione ottimo
Quando si deve progettare un sistema elettromeccanico in grado di effettuare una determinata
movimentazione, per esempio di tipo ciclico nelle applicazioni industriali ad alta dinamica, oltre a
stabilire quale tipo di motore e di convertitore risultano più idonei, è molto importante effettuare
anche una opportuna scelta del profilo di velocità ed eventualmente del rapporto di riduzione tra
motore e carico. Un criterio di progetto può essere quello di minimizzare la temperatura massima
del sistema oppure di minimizzare l’energia dissipata nel motore. Nei casi di moti ad alta dinamica,
a parità di altre condizioni si cerca invece di massimizzare l’accelerazione. Usando come esempio
quest’ultimo criterio si possono ottenere delle indicazioni di massima sul rapporto di riduzione τ .
Supponiamo di avere un azionamento con motore elettrico con coppia Cm , velocità ωm e inerzia
Jm . Il carico invece sia caratterizzato da una coppia resistente trascurabile Cr ' 0, una velocità
ωr ed una inerzia Jr . In presenza di un riduttore di velocità con
rapporto τ e rendimento
unitario,
Cm Jm Jm
l’equazione del moto vista lato carico è: − Cr = + Jr · ω̇r ; =⇒ Cm = + τ · Jr · ω̇r .
τ τ2 τ
Cm d (Jm /τ + τ Jr )
Da cui: ω̇r = , la quale è massima se il denominatore è minimo: = 0;
Jm /τ + τ Jr dτ
r
Jm Jm
=⇒ − 2 +Jr = 0; =⇒ τopt = . Vale a dire che, a parità di altre condizioni, l’accelerazione è
τ Jr
massima per quel valore di τ , detto rapporto di riduzione ottimo (teorico) per cui l’inerzia del motore
“vista” lato carico è pari a quella del carico stesso: Jm /τ 2 = Jr . N.B.: nella pratica il calcolo del τopt
non è così semplice perchè Cr non sempre è trascurabile, Jr può variare nel tempo ed inoltre i campi
operativi dei motori possono limitare i valori ammissibili di τ : =⇒ necessità di analisi approfondite.
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica; Docente: Rocco Rizzo slide 7 di 18
dω(t)
Z
ω̇(t) = ; θ(t) = ω(t) · dt.
dt
AZIONAMENTI ELETTRICI
Variazione di velocità
Regolazione di velocità
Inseguimento di velocità
] Perdite ⇒ Riscaldamento del motore (effetto Joule, frizione meccanica cuscinetti, ecc.);
] Effetti del riscaldamento: - Possibili danneggiamenti di alcune parti della macchina (in part. isolante avvolg.);
Pd00 ∼ 2 n
= kB f potenza dissipata nel ferro per correnti parassite e isteresi magnetica (1 ≤ n ≤ 2);
...⇒ Pd0 = RI 2 ∼ 2 00
= βCm ; e Pd ∼
2 n
= kB f ∼
2
= γωm ; con β e γ =costanti, e Cm e ωm =coppia e velocità del motore;
] Regime.: Pd ⇒ θamb. ;
Il Problema Termico
Cth dθ
dt
+ Rθ = Pd ; dove: Cth dθ
dt
= energia immagazzinata; Rθ = energia ceduta all’ext.; Pd = potenza termica;
th th
a
Hp. non sempre valida. Le variazioni di 4R(θ) possono essere del 30 ÷ 40%;
b
Hp. poco realistica. Gli avvolgimenti percorsi da corrente sono sicuramente più caldi di altre parti;
c τ
Di solito nei cataloghi è data la costante termica τth = Rth Cth ; da cui si ricava: Rth = Cth .
th
] Nota la θmax ammissibile per i materiali costituenti il motore si fa in modo che: θ = θ = Rth · Pd ≤ θmax ;
r
θmax θmax θmax 2
] ⇒ Pd ≤ ; (ma Pd = Pd0 + Pd00 ∼ 2 2 2 2
= βC + γω )⇒ βC + γω ≤ ;⇒C ≤ βRth
− γω
β
;
Rth Rth
q
... ⇒ Cn ∼
= C02 − λω 2 ; (funzione a forma di ellisse⇒ zona di funzion. continuativo nei Brushless; C0 e λ tabellati);
Il Problema Termico
Analisi del Transitorio termico
− t
!
τth
] Cth dθ
dt
+ Rθ = Pd ; ⇒ (con coppia e velocità costanti) θ (t) − θi = θ − θi 1−e ;
th
R R 2 a
dove: θi = sovratemperatura iniziale; θ = Rth · Pd ∼= th2 C = sovratemperatura a regime ;
K
t
e τth = Rth Cth = costante di tempo termica (sui cataloghi è data in minuti);
− t − t − t
! ! !
Rth R 2 2
] Con θi = 0⇒ θ (t) = θ 1− e τth = C 1− e τth = αC 1− e τth
K2
t
a 2 2
= RI = R C 2 ; con Kt =cost. di
trascurando le perdite nel ferro e tenendo conto che C = Kt I, si ha: Pd ∼
K
t
coppia;
] Se in ta , θ (t) ≤ θmax allora è possibile far erogare al motore una coppia C > Cn ;
] Opzione 2: Esistono due casi distinti dipendenti dal tempo totale di ciclo (tc ):
Caso a) tc = ta + tr ∼
= τth ;
caso b) tc = ta + tr τth ;
Il Problema Termico
Caso a): tc = ta + tr ∼
= τth
] I “Cicli” codificati sono detti Servizi Standard e sono indicati dalla lettera “S“ seguita da un numero 1 −→ 9;
] I Servizi Standard più comuni sono: S1, S2 e S3;
] Servizio S1 (o servizio continuativo): Il motore funziona sempre allo stesso valore di potenza per un periodo molto
lungo e comunque sufficiente al raggiungimento della temperatura di equilibrio termico che deve essere inferiore a
quella massima ammissibile dal motore. Con questo tipo di servizio si definisce il valore limite della coppia massima
ammissibile, in funzionamento continuativo, per una determinata velocità, (Cmax = Cn );
] Servizio S2 (o Servizio di durata limitata): Il motore funziona a potenza costante per un periodo di tempo inferiore
a quello necessario per il raggiungimento della temperatura massima ammissibile, seguito da un periodo di riposo
a motore spento sufficiente a riportare il motore alla temperatura dell’ambiente circostante. Per esempio S2:15 min
indica un servizio attivo di durata pari a 15 minuti seguito da un lungo periodo a motore disalimentato.
] Servizio S3 (o Servizio intermittente periodico): Il motore funziona secondo cicli di tipo periodico comprendenti
ad una fase attiva di durata ta nella quale il motore eroga potenza senza mai raggiungere la temperatura massima
ammissibile, e seguita da una fase di riposo di durata tr ; il ciclo si ripete con un periodo pari al tempo di ciclo:
tc = ta + tr . Il servizio è indicato dal parametro λi = tta detto duty cycle espresso in forma percentuale; per esempio
c
S3:20%:12 min indica un servizio periodico la cui fase attiva dura 1/5 del periodo tc = 12 min . Se il tempo tc non
è indicato si assume pari a 10 minuti.;
Il Problema Termico
t !
− a Cn
2
θ (ta ) = αClim 1−e τth
≤ θ n = αCn2 ⇒ Clim ≤ v ;
t !
− a
u
u
t 1 − e τth
!
Cn2
−τth log 1− Cmax ≥ Cn
2
Cmax
ta ≤
se
∞ Cmax ≤ Cn
t−ta
−
0 2 τth
θ (t) = αCn e per ta < t ≤ tc
⇒
− t
!
00 0 2 0 τth
θ (t) = θ (tc ) + αC − θ (tc ) 1−e per 0 ≤ t ≤ ta
t −ta t −ta
− t
! !
− c − c
θ 00 (t) = αCn2 e τth
+ αC 2 − αCn2 e τth
1−e τth
= ...
t t
− t
! !
− r − r
... = αCn2 e τth
+ αC 2 − αCn2 e τth
1−e τth
;
Il Problema Termico
t t ! t !
− r − r − a
θ 00 (ta ) = αCn2 e τth
+ αC 2 − αCn2 e τth
1−e τth
≤ θ n = αCn2 ⇒
s
t
− c
1−e τth
⇒ Clim ≤ Cn s ;
t
− a
1−e τth
!
Cn2
ta ≤ −τth log 1−
2
Cmax
!
2
Cmax
tc ≥ −τth log 1−
Cn2
] La capacità termica (⇒”inerzia termica”) impedisce al motore di seguire le variazioni di temperatura che avvengono
attorno ad un valore medio θmed proporzionale alla potenza media dissipata e quindi alla corrente al quadrato;
Il Problema Termico
2
Cmax Cn2
Risolta rispetto ai tempi si ha: tc ≥ ta ; e ta ≤ tc
Cn2 2
Cmax
a
la Clim è deducibile anche dal Servizio S3 usando lo sviluppo di Taylor (t/τth 1):
q q
1−e−tc /τth 1−1+tc /τth q
e −t/τth ∼
= (1 − t/τth ) ⇒ ⇒ Clim ≤ Cn q = Cn q = Cn ttc
a
1−e−ta /τth 1−1+ta /τth
Il Problema Termico
] Le principali classi di isolamento, che individuano quindi il limite massimo di temperatura sono:
Classe E: 75◦ ± 5◦ C;
Classe B: 80◦ ± 10◦ C;
Classe F: 100◦ ± 15◦ C (molto comune);
Classe H: 125◦ ± 15◦ C;
] I convertitori sopportano male gli aumenti di temperatura; sono sempre presenti dei limitatori di corrente che limitano
la corrente a quella massima ammissibile dal convertitore; di solito nei datasheet dei convertitori, oltre alla corrente
nominale In che può essere sopportata per un tempo indefinito, è presente anche la corrente di picco Ip con il tempo
massimo tp per cui può essere applicata
] È necessario effettuare una scelta opportuna dell’azionamento (convertitore+motore) in modo che i limiti del conver-
titore siano compatibili con le specifiche richieste al motore. Se convertitore sottodimensionato ⇒ azionamento non
svolge il compito a cui è dedicato; se sovradimensionato ⇒ aumento dei costi;