Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Appunti di MACCHINE M
Prof. Antonio Peretto
2020/2021
Davide Meschis
INDICE
1. CONCETTI INTRODUTTIVI
1.1. Grandezze totali
1.1.1. Entalpia Totale
1.1.2. Relazione tra temperature, pressioni e densità
1.1.3. Applicazione sul diagramma di Mollier
1.2. Velocità del suono e Numero di Mach
1.3. Calcolo Portata
1.3.1. Diagramma della portata in funzione delle pressioni
1.3.2. Ricerca portata massima e rapporto critico
1.3.3. MFF-Mass flow function (parametro di flusso)
1.3.4. Andamento della portata al variare di P0T (P1=cost)
1.3.5. Ellisse di Stodola
1.4. Equazioni di Hugoniot
1.5. Diffusore e Ugello
2. TURBOMACCHINE
2.1. Statore - dimensioni e piano h-S
2.2. Macchina radiale
2.2.1. Rotore macchina radiale centripeta
2.2.2. Disegno Triangoli di velocità per turbina Radiale Centripeta
2.3. Equazione alle differenze dell’Energia Cinetica delle turbomacchine
2.3.1. Equazione alle differenze per una macchina assiale
2.4. Condotto ad Azione e Reazione
2.4.1. Diagrammi h-S per condotti ad Azione e Reazione
2.4.1.1. Problema del Lavoro di forze centrifughe nelle macchine radiali
2.4.2. Grado di Reazione
2.4.2.1. Entalpia e grado di reazione
2.5. Proporzionamento Normale
2.5.1. Parametro adimensionale θ
2.6. Stadio a Reazione
2.6.1. Lavoro in funzione di θ
2.6.2. Condizioni di 𝐿 (θ=1)
2.6.3. Grado di Reazione con Proporzionamento Normale
2.6.4. Rendimento 𝜂 con Proporzionamento normale
2.6.5. Condizioni di η (θ=1)
2.6.6.Diagramma h, s di uno Stadio a Reazione
2.7. Stadio ad Azione
2.7.1. Triangoli di velocità macchina assiale ad azione
2.7.2. Lavoro in funzione di θ
2.7.3. Triangoli di velocità nel caso ideale
2.7.4. Rendimento Stadio ad Azione 𝜂
2.7.5.Diagramma h, s di uno Stadio ad Azione
2.8. Confronto stadi ad Azione-Reazione
TURBINE ASSIALI
3. Turbina di De Laval
3.1. Limiti della turbina De Laval: 𝜎 e 𝐿
3.1.1.Limiti sulla potenza
3.1.2.Vincolo di portata in volume v̇
3.1.3.Vincolo di densità ρ
3.2. Note Conclusive sull’Arco d’Ammissione Parziale
4. Turbina a Due Salti di Velocità
4.1. Triangoli di velocità
4.2. Lavoro di Eulero
4.2.1. Lavoro Reale-Ideale
4.2.2.Lavoro in funzione di θ
4.2.3. Confronto 𝐿 e𝐿
4.3. Rendimento 𝜂 e confronto con 𝜂
5. Turbina a Salti di Pressione
5.1. Rendimento 𝜂 e fattore di recupero 𝜇
6. Turbina a Reazione
6.1. Spinte e Tamburo equilibratore
6.2. Limite dello smaltimento di portata
6.2.1. Limite all’ingresso: Turbina mista
6.2.2.Limite allo scarico: Turbine a doppio flusso
COMPRESSORI ASSIALI
7. Introduzione
7.1. Triangoli di Velocità
7.1.1. Distacco della vena fluida
7.2. NACA - Nation Advisory Comitee for Aeronautics
7.3. Portanza L e Coefficiente di Portanza CL
7.3.1.Coefficiente di Portanza – Profili Statorici
7.3.2.Coefficiente di Portanza – Profili Rotorici
7.4. Grado di Reazione 𝐺
7.5. Coefficiente di Carico Ψ
7.6. Legame Ψ e 𝐺
7.6.1. Applicazione 𝐺 − 𝛹 all’Ingresso(c = 0) – 1° Rotore
7.6.2. Applicazione 𝐺 − 𝛹 all’Uscita (c = 0)- Inversione Stadio finale
7.7. Work Done Factor 𝜆
7.8. Analisi tridimensionale del flusso
7.9. Rotazione
7.9.1. Rotazione faccia sul piano r-z
7.9.2. Rotazione faccia sul piano z-θ
7.9.3. Rotazione faccia sul piano r-θ
7.10. Vorticità
7.11. Principio di conservazione della Quantità di moto
7.11.1. Bilancio della quantità di moto lungo r
7.11.2. Bilancio della quantità di moto lungo z
7.11.3. Bilancio della quantità di moto lungo θ
7.12. Principio di Conservazione dell’Energia
7.13. Equilibrio Radiale
7.13.1. Free Vortex Design
MACCHINE IDRAULICHE
8. Introduzione
8.1. Installazione a Bacino
8.2. Installazione a Serbatoio
8.3. Installazione ad Acqua fluente
9. Turbina Pelton
9.1. Disegno Turbina Pelton
9.2. Varianti Spina Doble
9.3. Portata uscente da un Distributore Pelton
9.4. Triangoli di velocità
9.5. Lavoro di Eulero
9.6. Potenza e Rendimento
9.7. Determinazione del numero di pale
9.7.1. Numero massimo di pale
9.7.2. Numero minimo di pale
9.8. Prestazioni di una turbina Pelton
9.9. Similitudine Idraulica
9.9.1.Indice Caratteristico 𝑛
9.9.2. Portata ridotta 𝑞 e velocità ridotta 𝑣
9.9.3. Diametro specifico 𝐷 e velocità specifica 𝜔
9.10. Diagramma di Baljie 𝜔 − 𝐷
9.11. Uguaglianza del rendimento idraulico in condizione di similitudine idraulica
9.12. Pelton a più getti
10. Turbina Francis
10.1. Triangoli di velocità macchina radiale centripeta
10.2. Lavoro di Eulero e Grado di Reazione
10.3. Importanza del Diffusore allo scarico di una Francis
10.4. Cavitazione
10.5. Problema del Distacco di Carico
10.6. Variazione della forma al ↓H e ↑𝑣̇
10.7. Prestazioni di una turbina Francis
11. Turbina ad Elica
11.1. Triangoli di velocità
11.2. Profilo Palare
11.3. Prestazioni
11.4. Confronto Macchine idrauliche nel grafico 𝜂 − 𝑣̇ /𝑣̇ 𝑀𝐴𝑋
11.5. Turbina Kaplan
MACCHINE
il corso tratterà le macchine DINAMICHE, non volumetriche (motori a combustione interna), e sarà suddiviso
in 2 parti:
Introduzione. 17-02-2021
Macchine operatrici (compressori), spendono energia meccanica esterna per arricchire il contenuto
energetico di un fluido;
Macchine motrici (turbine), assorbono energia da un fluido per erogarla sottoforma di energia
meccanica all’esterno.
Il principio di funzionamento delle macchine dinamiche consente una soluzione di continuità tra ambiente di
aspirazione e mandata, cosa che non avviene nelle macchine volumetriche che isolano volumi di fluido
appunto C’è continuità fluidodinamica
il fluido, di alto contenuto entalpico, entra nel canale palare statorico. Entrando nel canale avviene la
sua espansione e quindi converte la sua entalpia in energia cinetica, accelerando. Ciò è permesso da
un profilo delle pale opportunamente ingegnerizzato;
all’uscita dallo statore, il fluido entra nel canale palare rotorico. Entrando, a seguito dell’interazione
tra fluido accelerato e profilo palare “arguato”, avviene il trasferimento della quantità di moto
attraverso la messa in rotazione del rotore.
Una condizione necessaria affinché si massimizzi il trasferimento della quantità di moto, è che la direzione del
vettore velocità del fluido sia tangente al profilo della palla all’ingresso del rotore. La non perfetta tangenza,
comporta dissipazioni energetiche per urto.
Il profilo della palla rotorica (curvata) è tale per cui avvenga un cambio di direzione del vettore velocità del
fluido, spendendo un Delta Quantità di moto che verrà assorbito dal rotore con la sua messa in rotazione.
STADIO: sistema rotore + statore (esistono turbine fino a 25 stadi, ovvero 50 schiere).
1. Grandezze totali
1.1. Entalpia Totale
Supponiamo di aver un condotto adiabatico (scambio di
adiabatico q=0
-infinito calore nullo), in cui un fluido proveniente da sx viaggia a
velocità C0 verso destra fino a sbattere su un punto della
parete 0T.
C0
Eq. Energia sotto forma termica:
0T cdc+ gdz+ dh=dq-dL
cdc+dh=0
ℎ =ℎ + (1)
L’entalpia del fluido si è incrementata perché nell’arresto del fluido sulla parete, il fluido subisce una
compressione, ipotizziamo isoentropica per trascurare le perdite, che innalza il contenuto entalpico del
fluido.
𝐶𝑝𝑇 = 𝐶𝑝𝑇 +
𝑇 =𝑇 + (2)
𝑃𝑉 = 𝑐𝑜𝑠𝑡 𝑃𝑉 = 𝑅𝑇
= =
= (3)
Inoltre, note le temperature e la densità iniziale del fluido ideale ρ0, posso ricavare un rapporto di densità:
= (4)
Nota bene: le espressioni (1), (2) valgono per qualsiasi trasformazione di un gas ideale; la (3) e la (4) valgono solo se la
trasformazione è isoentropica.
Per la risoluzione dell’analisi, saranno applicate 3 equazioni: (1) Eq. Continuità di portata, (2) Eq. dell’energia,
(3) Eq. Trasformazione isoentropica.
𝒎̇ = 𝝆 𝒄𝒔 𝑨
A destra del fronte d’onda, varrà:
𝑑𝑚̇ = 𝑑𝜌𝑐𝑠 𝐴 + 𝜌𝑑𝑐𝑠 𝐴 + 𝜌𝑐𝑠 𝑑𝐴 la portata non varia, 𝑑𝑚̇ = 0; la sezione nemmeno, dA=0
𝑑𝑃
𝑐𝑑𝑐 + 𝑔𝑑𝑧 + + 𝑑𝑅 = −𝑑𝐿
𝜌
𝑑𝑃
𝑐𝑑𝑐 + =0
𝜌
Divido per 𝑐 :
𝑑𝑐 𝑑𝑃
+ =0
𝑐 𝜌𝑐
dalla (5) sostituisco e ottengo:
− + =0 𝑐 =
𝒅𝑷
𝒄𝒔 = (𝟔)
𝒅𝝆
𝑝𝑣 = 𝑐𝑜𝑠𝑡 = 𝑃𝜌
𝑃 = 𝜌 𝑐𝑜𝑠𝑡
Allora:
𝑑𝑃
= 𝑘𝜌 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝑑𝜌
𝑑𝑃 𝑃
=𝑘
𝑑𝜌 𝜌
Se osserviamo è proprio uguale a PV ( perché ρ=1/V); per cui posso sostituire quel rapporto con
RT, perché = PV). Infine inserisco cs dalla (6):
𝑑𝑃
𝑐 = = √𝑘𝑅𝑇
𝑑𝜌
Trovata la velocità del suono di un gas ideale e isoentropico, posso ricavare il numero di Mach:
𝑐
𝑀𝑎𝑐ℎ = 𝑀 =
𝑐
Questa equazione rapporta la velocità del fluido c in un punto, con la velocità del suono cs in quello stesso
punto.
L’analisi del comportamento sarà successivamente rilevante per la scelta della forma del condotto da
adottare per il nostro fluido.
𝑐 𝑐
ℎ + =ℎ +
2 2
ℎ =ℎ
Ovvero le entalpie totali in x e y sono uguali, per cui si può affermare che l’entalpia totale si conserva:
ℎ = 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝑚̇ = 𝜌 𝑐 𝐴
𝑐𝑑𝑐 + 𝑑ℎ = 0
𝑐 𝑐
− =ℎ −ℎ
2 2
𝑘𝑅
𝑠𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑖𝑠𝑐𝑜 𝑐 = 0; 𝑐 (𝑇 − 𝑇 ); 𝑐 = (𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑎 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎)
𝑘−1
Si noti che il fluido ha subito una espansione isoentropica, infatti ha convertito la sua entalpia in energia
cinetica (è partito da c=0, fino a c1>0).
𝑝𝑣 = 𝑐𝑜𝑠𝑡 = 𝑃𝜌
𝑃 𝑃 𝑃
= = = 𝑅𝑇
𝜌 𝜌 𝜌
𝜌 𝑃 𝑇
=
𝜌 𝑃 𝑇
𝑃 𝑇
𝑐𝑜𝑛 =
𝑃 𝑇
𝑐 𝑘𝑅 𝑇
= 1− 𝑇
2 𝑘−1 𝑇
𝑐 𝑘𝑅 𝑃
= 𝑇 1−
2 𝑘−1 𝑃
𝒌 𝟏
𝟐𝒌𝑹 𝑷𝟏 𝒌
C1Max se p1=0
𝒄𝟏 = 𝑻𝟎𝑻 𝟏 −
𝒌−𝟏 𝑷𝟎𝑻 C1=0 se deltaP=0
𝝆
dalla precedente 𝝆 𝟏 = = = =
𝟎𝑻
𝟏
𝑷𝟏 𝒌
𝝆𝟏 = 𝝆𝟎𝑻
𝑷𝟎𝑻
2𝑘𝑅 𝑃 𝑃
𝒎̇𝟏 = 𝐴 𝑇 𝜌 −
𝑘−1 𝑃 𝑃
Con 𝜌 =
𝟐𝒌 𝟏 𝑷𝟐𝟎𝑻 𝑷𝟏
𝟐
𝒌 𝑷𝟏
𝒌 𝟏
𝒌
= 0 𝒎̇𝟏 = 𝟎
𝒎̇𝟏 = 𝑨𝟏 −
𝒌 − 𝟏 𝑹 𝑻𝟎𝑻 𝑷𝟎𝑻 𝑷𝟎𝑻 = 1 𝒎̇𝟏 = 𝟎
Trovato analiticamente l’andamento della portata, in funzione delle caratteristiche del fluido e della
variazione di pressione, analizziamo graficamente l’andamento parabolico che ne deriva:
= 0 ρ=0 𝒎̇𝟏 = 𝟎
𝑚̇
= 1 c1=0 (verificabile
dall’equazione di c1) 𝒎̇𝟏 = 𝟎
= 0,5 𝒎̇𝟏 = 𝒎𝒂𝒙
ρ1=0
C1=0
0,5 1 𝑷𝟏
𝑷𝟎𝑻
Dalle analisi sperimentali, partendo da un rapporto di pressioni =1, la legge viene rispettata fino al punto di
massimo in cui = 0,5 e 𝒎̇𝟏 = 𝒎𝒂𝒙.
Superato il massimo e proseguendo per rapporti di pressione minori di 0,5, sperimentalmente si nota un
comportamento non previsto dalla curva analitica. Infatti, la portata sperimentale non diminuirà, ma rimarrà
parallela all’ascisse fino a = 0.
Per capire il comportamento, si analizza la derivata della curva, per risalire al punto di massimo:
𝑑𝒎_𝟏 𝑑 𝑃 𝑃
= − =0
𝑃 𝑃 𝑃 𝑃
𝑑 𝑃 𝑑 𝑃
2 𝑃 𝑘+1 𝑃
− =0
𝑘 𝑃 𝑘 𝑃
𝑃 𝑃
2 − (𝑘 + 1) =0
𝑃 𝑃
Divido per k+1 e risolvo ottenendo:
𝒌
𝑷𝟏 𝟐 𝒌 𝟏
=
𝑷𝟎𝑻 𝒎.𝒎𝒂𝒙
𝒌+𝟏
Questa ottenuta è l’espressione delle pressioni che massimizza la portata. Ciò significa che la
massimizzazione della portata è strettamente legata alle caratteristiche del fluido (k)≈1,1 -1,4 (aria)
Inserendo i valori di K, otteniamo un rapporto delle pressioni che si aggira attorno a 0,5. Per questa
ragione la curva precedente diagrammata, presentava massimo in = 0,5:
𝑷𝟏
≈ 0,5
𝑷𝟎𝑻 𝒎.𝒎𝒂𝒙
Riprendendo l’analisi sperimentale, la difformità tra curva analitica e sperimentale, la causa risiede in un
comportamento anomalo del fluido al raggiungimento della velocità del suono.
Integrando: +ℎ−ℎ =0
𝑐 𝑘𝑅 𝑃
= 𝑇 1−
2 𝑘−1 𝑃
𝑒𝑔𝑢𝑎𝑔𝑙𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑙 𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑢𝑜𝑛𝑜 𝑐𝑠 = 𝑘𝑅𝑇 𝑒 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑖𝑝𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑇
𝑇
𝑐 = 𝑘𝑅
𝑇
Grafichiamo l’equazione di 𝑐 trovata adesso e l’equazione trovata prima di 𝑐 .
𝒄𝟐𝒔 , 𝒄𝟐
2𝑘𝑅
𝑐 =
𝑘−1
𝑐
∗
𝑇 𝑻𝟏
𝑇 𝑻𝟎𝑻
∗
Ricavo il punto di intersezione , derivando le due equazioni eguagliate prima:
∗
𝑇 2
=
𝑇 𝑘+1
Che in funzione del rapporto di pressione diventa:
𝒌
∗
𝑷𝟏 𝟐 𝒌 𝟏
=
𝑷𝟎𝑻 𝒌+𝟏
L’espressione è il rapporto di pressione tale per cui all’uscita dalla sezione A1, la velocità del fluido sia pari a
quella del suono (c=cs).
Per cui abbiamo appena scoperto che se si verifica M=1, la portata coincide con la portata massima, perché
questo rapporto è proprio uguale al rapporto che massimizzava la portata, quindi:
𝒌
𝑷𝟏 𝑷𝟏 𝟐 𝒌 𝟏
= =
𝑷𝟎𝑻 𝒎.𝒎𝒂𝒙
𝑷𝟎𝑻 𝒄 𝒄𝒔
𝒌+𝟏
questo significa che l’andamento della curva analitica trovata, è compatibile alla realtà per =1, fino a 0,5
(semicurva destra).
Il rapporto tale per cui c=cs e m=mmax si dice rapporto critico (anche per il rapporto di temperature).
𝑘𝑃 2
𝒎̇𝟏𝒎𝒂𝒙 = 𝐴
𝑅𝑇 𝑘+1
𝑣𝑎𝑙𝑖𝑑𝑎 𝑝𝑒𝑟 0 < < = 0,5
Da questa equazione, si noti che l’unico modo per aumentare la portata è intervenire sulla pressione iniziale
P0T. (se aumento P0T , aumento il margine di variazione tra le pressione e quindi posso aumentare la portata).
𝒎𝟏 𝑇
𝑀𝐹𝐹 =
𝑃
Da cui otteniamo:
𝒌 𝟏
𝒎𝟏𝑴𝑨𝑿 𝑻𝟎𝑻 𝒌 𝟐 𝒌 0< < = 0,5
𝑴𝑭𝑭𝟏𝑴𝑨𝑿 = = 𝑨𝟏
𝑷𝟎𝑻 𝑹 𝒌+𝟏
(semicurva sx)
𝟐 𝒌 𝟏
𝟐𝒌 𝟏 𝑷𝟏 𝒌 𝑷𝟏 𝒌 < <1
𝑴𝑭𝑭𝟏 = 𝑨𝟏 −
𝒌−𝟏 𝑹 𝑷𝟎𝑻 𝑷𝟎𝑻
(semicurva dx)
Abbiamo ricavato le 4 equazioni (m,mmax, MFF, MFFmax) riferendoci ad un rapporto in cui P0T è un valore costante,
mentre P1 è un valore variabile.
Valutiamo adesso l’andamento della portata e del MFF, considerando P0T variabile e P1 valore costante:
𝐏𝟎𝐭
Grafico ; 𝐦.
𝐏𝟏
𝑃
𝑃 non può scendere ovviamente sotto 1, sennò la Pingresso<Puscita;
Asintoto= mmax 𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑎𝑟𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜𝑛𝑒: asintoto che rappresenta mmax;
𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑛𝑒𝑟𝑎: andamento di ; m.
1 Si noti che, la curva nera, da 1 al rapporto critico, ha
andamento crescente. Dopo il rapporto critico, diventa
parallela all’asintoto dato da mmax.
m.
𝐏𝟎𝐭
Grafico -MFF:
𝐏𝟏
𝑃
Anche qui, superato il rapporto critico, MFF=MFFmax=cost
𝑃
Notare bene che questa curva è esattamente uguale alla curva
caratteristica di una turbomacchina (prevalenza-portata)
MFFmax MFF
𝑐
ℎ + =ℎ
2
Con h=cpDeltaT
( )
𝑇 + =𝑇 =1+ =1+ sostituiamo KRT=cs2
𝑇 𝑐 𝑘−1 (𝑘 − 1)
=1+ = 1+𝑀
𝑇 𝑐 2 2
( )
=1+𝑀 EQUAZIONE CHE LEGA E NUMERO DI MACH;
ṁ/ṁmax
1 M (mach)
Lo studio di Stodola ha permesso di ottenere una correlazione diretta, attraverso approssimazioni, tra portata
e rapporto di pressione.
Dividiamo per A1 l’equazione della portata ṁ e della portata massima ṁmax. Poi dividiamo le due, per ottenere
un rapporto tra le due equazioni della portata:
̇
= 𝑃 𝜌 −
𝐦̇
= 𝑃 𝜌 [ −
Rapporto tra le due, elevo al quadrato ed aggiungo una unità ad entrambi i membri:
𝑃 𝑃
𝑃 − 𝑃
𝑚̇
+1= +1
𝑚̇
𝑃 𝑃
𝑃 − 𝑃
⎧ ⎫
⎪ ⎪
(A) 1 − ≈ (B)
⎨ ⎬
⎪ ⎪
⎩ ⎭
rapporto tra:
Parentesi A
Le due curve differiscono
Parentesi B
solo per rapporto di
1 pressioni bassi. Dopo 0,6
coincidono
𝑃
1 𝑃
̇
̇
+ =1 valida per < <1
Come detto prima, è assolutamente valida per rapporti che superano il rapporto critico, perché l’approssimazione
effettuata rende coincidente le due curve nella semi curva destra .
=− =−
𝑑𝐴 𝑑𝑐 𝑀 𝑑𝑐
=− +
𝐴 𝑐 𝑐
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
Se esplicito = −𝑐𝑑𝑐 e divido per c2 ottenuto dalla equazione dell’energia in forma mista (vedi quad):
=− essendo 𝑐 = 𝑑𝜌 =
Allora ottengo:
𝑑𝐴 𝑑𝑃 1 𝑑𝑃
=− +
𝐴 𝑐 𝜌 𝑐 𝜌
RIEPILOGANDO:
Esempio:
𝑑𝑐
𝑝𝑟𝑒𝑠𝑎 𝑙𝑎 𝑒𝑞 (1), 𝑒 𝑠𝑢𝑝𝑝𝑜𝑛𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑓𝑙𝑢𝑖𝑑𝑜 𝑠𝑡𝑖𝑎 𝑎𝑐𝑐𝑒𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑑𝑜 > 0,
𝑐
𝑠𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑡𝑜 è 𝑆𝑈𝐵𝑆𝑂𝑁𝐼𝐶𝑂, 𝑀 − 1 < 0:
𝑑𝐴
>0
𝐴
𝐼𝐿 𝐶𝑂𝑁𝐷𝑂𝑇𝑇𝑂 è 𝐷𝐼𝑉𝐸𝑅𝐺𝐸𝑁𝑇𝐸
Da questa tabella si nota che il comportamento del fluido è decisivo nella scelta del tipo di condotto
da usare.
Per un moto subsonico il condotto è CONVERGENTE.
Per il moto Supersonico è prima CONVERGENTE fino al rapporto critico- poi DIVERGENTE.
Conv. Diver.
ge
TURBOMACCHINE
2.1. Statore – dimensioni e piano h-S
Immaginiamo un piano circonferenziale che taglia le pale statoriche nel loro punto medio 𝑟 = .
Nelle immagini seguenti si possono vedere 2 canali palari statorici sul piano.
Sinistra: Condotto convergente per canali subsonici (velocità più basse ma grazie ad un moto meno turbolento ha efficienza migliore);
Destra: Condotto Convergente-Divergente per canali supersonici (a causa del moto turbolento vi sono maggiori urti e maggiori
dissipazioni).
I due canali rappresentati sono sicuramente appartenenti ad una macchina assiale: il passo palare si
mantiene costante, infatti Sezioneingresso=Sezioneuscita.
Se consideriamo il canale Convergente-Divergente possiamo distinguere la Sezione di gola più piccola che
contraddistingue le zone a M>1 e M<1.
Inoltre, dal punto di vista dimensionale la parte divergente è molto più lunga rispetto alla zona convergente
(sempre per ragioni di velocità diverse, perché una zona divergente più lunga permette di evitare meglio urti
causati dal regime turbolento del moto a M>1).
Il fluido con un carico entalpico e termico giunge all’ingresso della pala statorica con una velocità C0. Dopo
aver attraverso il canale statorico, il fluido ne uscirà con una velocità C1, molto maggiore di C0 (per le ragioni
di cui abbiamo parlato precedentemente).
Prendendo come esempio ancora una volta il canale supersonico (cambia solo la presenza di una sezione di
Gola), riferiamo l’inclinazione dei vettori velocità rispetto all’ortogonale all’asse del canale:
Analizziamo sul diagramma di Mollier (piano h-S) la trasformazione che avviene tra A0-A1 per lo stesso
condotto Convergente-Divergente:
𝑐 𝑐
0T ℎ +
2
=ℎ +
2
𝒄𝟐𝟎
𝟐 1. ℎ =ℎ +
ℎ 0
𝒄𝟐𝟏 2. ℎ =ℎ +
G 𝟐
𝒄𝟐𝟏𝒕𝒆𝒐 Individuo h0 dai dati iniziali
𝟐
1 Individuo ℎ =ℎ +
NOTA BENE: ANGOLO 0-G < ANGOLO G-1. Perché le perdite sono diverse tra i due tratti convergente e
divergente. Infatti, nel tratto DIVERGENTE, a causa delle velocità supersoniche e del moto del fluido molto
più turbolento, le dissipazioni sono maggiori. (le macchine subsoniche sono più efficienti anche per questo)
NB 2: Il tratto O-G è stato tracciato solo per evidenziare questa cosa, ma in realtà non è effettivamente
tracciarlo, perché è un punto di una trasformazione IRREVERSIBILE.
NB 3: Per un ugello solo Convergente, è tutto uguale tranne la sezione di gola che non c’è e i 2 angoli si
accorpano in un unico angolo e quindi in un’unica trasformazione 0-1.
𝑐
𝜼𝑫 = 2 = 𝝋𝟐
𝑐
2
Quanto valgono le perdite? (vedi il grafico dopo la formula)
𝑐 𝑐 𝑐
𝑹𝑫𝒊𝒔𝒐𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐𝒑𝒊𝒄𝒐 = − = (1 − 𝜑 ) = ℎ − ℎ
2 2 2
𝑷𝟎𝑻
Dal grafico 𝝋 − 𝑷𝟏
valutiamo il coefficiente riduttore di velocità:
NB: La deviazione del fluido e la dissipazione energetica che ne risulta, sono cercate e necessarie, perché devo
avere un vettore tale che impatti nella direzione giusta dentro il canale palare rotorico e gli trasmetti la
quantità di moto. Quindi la dissipazione è certa per ipotesi iniziale, l’obiettivo al massimo è minimizzare le
dissipazioni non necessarie alla trasmissione del moto.
Da qui capiamo che anche per questo motivo nelle turbomacchine è insolito adottare un canale Convergente-
Divergente perché ci sono più perdite.
Infatti, le Macchine Radiali riescono a smaltire portate molto piccole rispetto alle macchine assiali, ma
quando non ho necessità importanti sulla portata si opta per macchine radiali, che garantiscono minimo
ingombro.
a parità di ingombro, le
macchine trattano Portate
diverse:
𝒎̇ = 𝝆𝒄𝑨 = 𝝆𝒄𝝅𝑫𝟐 :
con 𝐷 >𝐷 ,
ovviamente la portata assiale
sarà maggiore.
Centrifuga (fluido che entra nel centro in direzione assiale ed esce in direzione radiale);
Centripeta (fluido che entra radialmente ed esce dalla girante in direzione assiale, Vedi figura).
Uscita
assiale
Ingresso
radiale ROTORE
STATORE
Per questo motivo partiremo dallo studio più complicato del rotore assiale.
𝒄=𝒖+𝒘
Triangolo d’ingresso: (𝑢 , 𝑐 , 𝑤 );
Triangolo d’uscita: (𝑢 , 𝑐 , 𝑤 ).
Con una vista dall’alto, proiettando così il problema sul piano per semplicità, costruiamo i due triangoli per
una Turbina Centripeta:
TRIANGOLO INGRESSO
𝑢 ⊥𝑅
𝑤 tangente al profilo pala
rotorica;
𝑐 lo ottengo dalla chiusura
del triangolo.
NB:
𝜶: angolo compreso tra
𝑢 𝑒𝑐
TRIANGOLO USCITA:
𝑢 ⊥𝑅
𝑐 ha direzione radiale,
affinchè non ci sia dissipazione
noto u2 e la dir di c2, chiudo il
triangolo e ricavo anche 𝒘𝟐 .
RIASSUMENDO:
𝒄𝟏 è ottenuto:
5 LEZIONE; 3-3-2021
𝒘𝟏 = 𝒖𝟏 + 𝒄𝟏
All’uscita dal rotore, anche 𝒖𝟐 ⊥ 𝑹𝟐 (con 𝑢 < 𝑢 ), mentre 𝒄𝟐 è radiale alla circonferenza.
𝒘𝟐 è ottenuto in direzione della pala d’uscita e in modulo dalla chiusura del triangolo:
𝒘𝟐 = 𝒖𝟐 + 𝒄𝟐
Si ottiene l’energia che riesco a raccogliere dal fluido e trasmetterlo all’albero d’uscita.
all’USCITA:
Facendo la differenza tra i primi membri delle due equazioni ottenute da Carnot, si noti che otteniamo
esattamente il secondo membro dell’equazione di Eulero. Così le eguagliamo:
u −u
L’equazione resta valida solo se parliamo di macchine centripete in cui 𝑢 > 𝑢 ,
2
(nelle centrifughe vale il contrario 𝑢 < 𝑢 )
Nelle macchine assiali 𝑢 = 𝑢 , perché il fluido è sempre alla distanza dal centro
(parallelo all’asse di rotazione) allora: 𝐿 _ <𝐿 _
w −w
Dal punto di vista dell’osservatore solidale al rotore, esso vede il fluido accelerare,
2
che come ben sappiamo avviene solo se il canale è convergente;
c −c
Perché stiamo considerando una macchina motrice,perchè il fluido cede energia alla
2 macchina, e quindi all’albero calettato.
NB: riguardo la differenza delle velocità relative w abbiamo detto che il canale deve
essere divergente. Si noti che non esistono macchine con un condotto Rotorico
DIVERGENTE (macchine Assiali e radiali).
Questo perché solitamente nei rotori, sia per turbine ad azione o reazione che vedremo tra poco, non si
elabora mai un salto entalpico così elevato, quindi il fluido non arriva mai al rotore con M>1.
Come detto prima, nel caso di macchine assiali, il fluido attraversa la macchina con direzione parallela,
quindi con distanza dal centro costante. Ciò implica che la velocità di trascinamento 𝑢 = 𝑢 e il lavoro sarà
espresso:
Se vi è espansione, definiamo il condotto rotorico a reazione, che nell’insieme statore+ rotore a reazione,
chiameremo STADIO A REAZIONE. (ricorda che lo stadio è a reazione, ma prende il nome solo per il condotto
rotorico a reazione).
Se non vi è espansione, definiamo il condotto rotorico ad azione, da cui prende il nome lo stadio di cui fa
parte: STADIO AD AZIONE.
[NB: Nel caso di stadi ad azione, l’espansione è consumata tutta quanta nello statore. Nel caso di stadi a
reazione, una gran parte è consumata nello statore, una piccola rimanente parte è effettuata nel rotore. Per
questo motivo non esistono condotti rotorici Convergenti divergenti, perché comunque il fluido nel rotore
ha già consumato gran parte dell’espansione e del salto entalpico.]
Dai due tipi di condotti rotorici, si sviluppano due diagrammi di Mollier ovviamente diversi.
S
Alt 936
Dopo aver definito il coefficiente riduttore di velocità nello statore φ, quindi riferito a velocità assolute c1 e
c2, definiamo un coefficiente riduttore di velocità nel rotore Ψ, riferito questa volta alle velocità relative w1,
w2:
𝒘𝟐
𝜳=
𝒘𝟐𝒕𝒆𝒐𝒓𝒊𝒄𝒂
𝛹 = 1, nella realtà si avvicina a 0,95 circa.
Nella seconda equazione del bilancio energetica, adottiamo una approssimazione su un lavoro generato dalla
forza centrifuga applicata ad un elemento infinitesimo di fluido.
𝒅𝑳𝑭𝒄
= 𝒅𝒍𝑭𝒄 = 𝒖𝒅𝒖
𝒅𝒎
Riscriviamo il 2° principio del bilancio energetico:
𝑤𝑑𝑤 + 𝑑ℎ + 𝑔𝑑𝑧 = 𝑑𝑞 − 𝑑𝐿
Questa equazione, scritta dal punto di vista dell’osservatore solidale al rotore, vede un lavoro 𝑑𝐿𝑡𝑜𝑡 = 0,
perché è solidale al sistema rotore. Nella realtà il lavoro esiste e scriveremo:
Vale per sole macchine radiali, perché nelle macchine assiali udu=0, perché il fluido rimane a distanza
costante dal centro della macchina.
Di conseguenza i diagrammi h-S tracciati sono validi per sole macchine assiali a reazione o azione.
𝐿 𝐿
𝜼𝑻𝑻 = =
𝐸 ℎ −ℎ
Per Rendimento Total to Total intendiamo un rendimento usato per valutare stadi intermedi di una
macchina multistadio, in cui è impossibile pensare di espellere il fluido dal rotore a velocità nulla (come
vedremo invece nel rendimento Total to static).
Per cui 𝐸 è tutta l’energia elaborata da 0T fino a 2isT (= ℎ + );
𝐿 𝐿
𝜼𝑻𝒔 = =
𝐸 ℎ −ℎ
Per Rendimento Total to static intendiamo un rendimento usato per valutare macchine monostadio
o stadi finali di una macchina multistadio.
Per cui 𝐸 è il livello energetico massimo per cui il fluido esce dal rotore a velocità c2 nulla!
Questo parametro ci dice quanto è il salto di velocità (o entalpico) che realizzo nello statore rispetto a tutto il
salto elaborato (tra statore e rotore).
𝑑𝑃
∫ 𝜌 + ∫ 𝑔𝑑𝑧 − 𝑅 𝐸𝑛. 𝑒𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑟𝑜𝑡𝑜𝑟𝑒
𝐺𝑟 = 𝐸𝑛. 𝑒𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑅𝑜𝑡𝑜𝑟𝑒 + 𝑆𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒
𝑑𝑃 𝑑𝑃
∫ 𝜌 + ∫ 𝑔𝑑𝑧 − 𝑅 + ∫ 𝜌 + ∫ 𝑔𝑑𝑧 − 𝑅
Dal bilancio energetico + 𝑔𝑑𝑧 + 𝑑𝐿 − 𝑑𝑅 = 𝑐𝑑𝑐 , l’energia elaborata nello statore la si può riscrivere
come:
𝑑𝑃 𝑐 −𝑐
+ 𝑔𝑑𝑧 − 𝑅 =
𝜌 2
𝑑𝑃 𝑤 −𝑤 𝑢 −𝑢
+ 𝑔𝑑𝑧 − 𝑅 = +
𝜌 2 2
Si noti che abbiamo usato velocità relative e non assolute, perché consideriamo sempre l’osservatore solidale
al rotore, approssimando così a nullo anche il lavoro, che in realtà abbiamo visto che esiste ed è generato dalla
forza centrifuga se consideriamo le velocità assolute.
𝑤 −𝑤 𝑢 −𝑢
2 + 2
𝐺 =
𝑐 −𝑐 𝑤 −𝑤 𝑢 −𝑢
2 + 2 + 2
Semplifichiamo tutti i 2 e ottengo la formulazione generale del grado di reazione, valida totalmente per
macchine radiali centripete:
(𝒘𝟐𝟐 − 𝒘𝟐𝟏 )
𝑮𝒓 =
(𝒄𝟐𝟏 − 𝒄𝟐𝟎 ) + (𝒘𝟐𝟐 − 𝒘𝟐𝟏 )
Oltre a 𝑢 = 𝑢 , poiché le velocità d' uscita dal rotore è uguale alla velocità d' ingresso allo statore
dello stadio successivo: 𝒄𝟎 = 𝒄𝟐
(𝒘𝟐𝟐 − 𝒘𝟐𝟏 )
𝑮𝒓 = 𝟐
(𝒄𝟏 − 𝒄𝟐𝟐 ) + (𝒘𝟐𝟐 − 𝒘𝟐𝟏 )
𝑮𝒓 = 𝟎
Si noti che nella realtà, a causa delle perdite di carico la 𝒘𝟐 < 𝒘𝟏 , per cui si avrà un Grado di Reazione poco
minore di zero.
Per macchine radiali (𝒖𝟏 ≠ 𝒖𝟐 ) ad azione (𝒘𝟏 = 𝒘𝟐 ), sì ha comunque un grado di reazione diverso da zero
nonostante non venga effettuata alcuna espansione nel rotore. Per cui possiamo dire che per le radiali non
esiste stadio a grado di reazione nullo, nonostante abbiano sezioni della pala costanti (non convergente:
(𝒘𝟏 = 𝒘𝟐 )):
(𝒖𝟐𝟏 − 𝒖𝟐𝟐 )
𝑮𝒓 = ≠𝟎
(𝒄𝟐𝟏 − 𝒄𝟐𝟎 ) + (𝒖𝟐𝟏 − 𝒖𝟐𝟐 )
Il grado di reazione, come anticipato prima, può essere inteso come un coefficiente di ripartizione dei salti di
velocità (salto di energie cinetiche) o entalpici effettuati in statore e rotore:
𝒉𝟏 − 𝒉𝟐 𝒉𝟏 − 𝒉𝟐 𝒔𝒂𝒍𝒕𝒐 𝒆𝒏𝒕𝒂𝒍𝒑𝒊𝒄𝒐 𝒓𝒐𝒕𝒐𝒓𝒆
𝑮𝒓 = = =
(𝒉𝟎 − 𝒉𝟏 ) + (𝒉𝟏 − 𝒉𝟐 ) 𝒉𝟎 − 𝒉𝟐 𝒔𝒂𝒍𝒕𝒐 𝒆𝒏𝒕𝒂𝒍𝒑𝒊𝒄𝒐 𝒕𝒐𝒕𝒂𝒍𝒆
Nel caso delle macchine assiali dimostriamo una correlazione diretta tra le velocità ed entalpie:
(𝒘𝟐𝟐 − 𝒘𝟐𝟏 ) 𝒉𝟏 − 𝒉𝟐
𝑮𝒓 = 𝟐 𝟐 𝟐 𝟐
=
(𝒄𝟏 − 𝒄𝟐 ) + (𝒘𝟐 − 𝒘𝟏 ) 𝒉𝟎 − 𝒉𝟐
𝒄𝟐𝟎
𝟐
P0
P1 h0-h1
1
h0-h2
1is P2 h1-h2
2
2’is ℎ −ℎ ℎ −ℎ
𝐺 = =
2is (ℎ − ℎ ) + (ℎ − ℎ ) ℎ −ℎ
Gr quindi posso vederlo sia come ripartizione di energia cinetica (rapporti di velocità), sia come ripartizione di
entalpie. Si noti che l’espressione precedente è valida per tutte le macchine, non solo assiali, con l’avvertenza
che nella macchina assiale si ha il vantaggio di legare Gr, Rapporto di entalpia e Velocità relative w
direttamente.
|𝑐 | = |𝑤 |
Con 𝑐 = 𝑐 ,
|𝑐 | = |𝑐 | = |𝑤 |
Abbiamo così creato delle analogie tra Rotore e statore che semplificano anche i Triangoli di velocità.
Con 𝛳 = :
Deriviamo il lavoro rispetto a theta per trovare il valore di theta che massimizza il lavoro: =0
0 = (2 − 𝛳) − 𝛳 2 = 2𝛳
𝜭𝑳𝒎𝒂𝒙 = 𝟏
se 𝛳 = 1 𝒘𝟏 ≡ 𝒄𝟐
𝐿 = 𝑐 𝑐𝑜𝑠 𝛼
Che con 𝛳 = 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 :
𝐋𝐌𝐚𝐱 = 𝐮𝟐
𝑤 −𝑤
𝐺𝑟 =
𝑐 −𝑐 +𝑤 −𝑤
Con |𝑤 = 𝑐 | e |𝑐 = 𝑤 |:
𝑐 −𝑐
𝐺𝑟 = = 𝑮𝒓 = 𝟎, 𝟓
𝑐 −𝑐 +𝑐 −𝑐
Significa che lavorare a Proporzionamento Normale impone un salto entalpico allo statore uguale al salto
elaborato nel rotore, perché:
ℎ −ℎ
𝐺𝑟 = = 0,5
ℎ −ℎ
Riferendoci sempre a macchine a reazione, ci riferiremo dunque a stadi intermedi, per cui valuteremo il
rendimento secondo 𝜼𝑻𝑻 :
𝐿
𝜂=
𝐸
𝐸 =ℎ −ℎ = ℎ + − ℎ + = ℎ + − ℎ +
𝐸 : Energia
disponibile total to total 𝑐
ℎ +
2
Per cui 𝐸 , sarà:
𝑐 −𝑐
𝐸 = +ℎ −ℎ
2
Supponendo che i salti entalpici dovuti alle espansioni siano piccoli, per cui cp=cost:
ℎ −ℎ = 𝑐 (𝑇 −𝑇 ) (1)
2is
ℎ − ℎ 𝑖𝑠 = 𝑐 (𝑇 − 𝑇 𝑖𝑠) (2)
𝑃
ℎ −ℎ =𝑐 𝑇 1− (1)
𝑃
𝑃
ℎ − ℎ′ =𝑐 𝑇 1−
𝑃 (2)
𝑐 −𝑐
𝐸 = +ℎ −ℎ
2
𝑐 −𝑐 ℎ −ℎ 𝑤 −𝑤
𝐸 = + ℎ −ℎ =
2 𝜇 2
𝒘𝟐𝟐
Allora possiamo dire che: 𝒘𝟐𝟐𝒕 = }} secondo me questo passaggio è inutile xkè poi ritorna a 𝑐
𝝋
Infine:
𝑐 −𝑐 ℎ −ℎ 𝑐 −𝑐 𝑐 −𝑐
𝐸 = + = +
2 𝜇 2 2𝜇
𝑐 −𝑐 𝜇 +1
𝐸 = ∙
2 𝜇
𝑐
1−
2𝜇 𝑐
𝜂 = ∙
(𝜇 + 1) 1 𝑐
−
𝜑 𝑐
𝒄𝟐𝟐
𝟏− Rendimento 𝜂 di una macchina assiale a
𝟐𝝁𝒔 𝒄𝟐𝟏
𝜼𝑻𝑻 = ∙ 𝟐
∙ 𝝋𝟐 reazione con proporzionamento normale
(𝝁𝒔 + 𝟏) 𝒄
𝟏 − 𝝋𝟐 𝟐𝟐
𝒄𝟏
Ciò dimostra che la configurazione ottenuta per ϴ=1 coincide con la configurazione che non solo massimizza
il Lavoro, ma massimizza anche il rendimento
𝟐𝝁𝒔 𝟐
𝐜𝐨𝐬𝟐 𝜶𝟏
𝜼𝑻𝑻𝑴𝑨𝑿 = ∙𝝋 ∙
(𝝁𝒔 + 𝟏) 𝟏 − 𝝋𝟐 𝒔𝒆𝒏𝟐 𝜶𝟏
0T
𝑐 𝑐
𝑐 𝑐
ℎ + =ℎ +
= 𝑐 2 2
2 2
2
=
0
L 1Trelativo
𝑬𝒅𝑻𝑻 𝑐 𝑤 𝑐
= =
2 2 2 𝑤 𝑐
=
1 2 2
2T =
𝑤
1is 𝑐 2
2
2Tis
2
𝑐
2 2’is
2is
𝑳 = 𝒉𝟎𝑻 − 𝒉𝟐𝑻
𝑬𝒅𝑻𝑻 = 𝒉𝟎𝑻 − 𝒉𝟐𝒊𝒔𝑻
Il rapporto tra i due segmenti, mi fornisce il rendimento:
𝑃 =𝑃
𝑤 =𝛹𝑤 (nel caso ideale 𝑤 = 𝑤 )
Con Ψ coefficiente riduttore delle velocità relative, con valore minore di 1 ovviamente.
Occorre notare che Ψ è dipendente dalla deviazione (𝛽 − 𝛽 ) che il fluido subisce nel condotto rotorico:
𝜳
0,95
0,90
0,85
0,80
0,75
0,5
30 80 130 170 𝜷𝟐 − 𝜷𝟏
Triangolo d’ingresso:
𝑐 𝑑𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑙𝑙’𝑢𝑠𝑐𝑖𝑡𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒
𝑤 𝑛𝑜𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑑𝑖𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑎𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑖𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑙𝑎
𝛽 = 180 − 𝛽
𝑢 = 𝑢 = 𝑢 (macchina assiale)
𝑤 =𝛹𝑤
𝐿 = (1 + 𝛹) 𝜃 (1 − 𝜃)𝑐 cos 𝛼
Cerco 𝐿 :
= 0 1−𝜃−𝜃 =0 𝜃 =
Da cui:
1 1
𝐿 = (1 + 𝛹) 𝑐 cos 𝛼 = (1 + 𝛹) 4𝑢 =
4 4
𝐿 = (1 + 𝛹) 𝑢
Se caso ideale: Ψ=1
𝐿 = 2𝑢
𝜽𝑳𝑴𝑨𝑿 = =
𝑐 𝑤
𝑤 𝑐
𝒄𝟏 𝒄𝒐𝒔𝜶𝟏 = 𝟐𝒖
𝑢 𝑢 𝑢
Se Ψ=1 𝑤 = 𝑤 𝑐 ≡ 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑎𝑙𝑒
Lo stadio ad azione lo troveremo per casi di macchine Monostadio o come ultimo stadio di una macchina
Multistadio. Per cui sarà opportuno valutare le performance con il rendimento Total to static 𝜂 :
𝐿 𝑢(𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 − 𝑢)(1 + 𝛹)
𝜼𝑻𝑺 = =
ℎ −ℎ ℎ −ℎ
Non essendoci espansione ℎ ≡ℎ :
𝑢(𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 − 𝑢)(1 + 𝛹)
𝜼𝑻𝑺 =
ℎ −ℎ
Denominatore: ℎ −ℎ =
Semplifico 𝑐 :
𝟏
𝜼𝑻𝑺𝑴𝑨𝑿 ↔ 𝜽𝑳𝑴𝑨𝑿 =
𝟐
Per cui anche per gli stadi ad azione si nota che la condizione di θ per cui si ottiene il Lavoro massimo coincide
con Rendimento Massimo.
1is≡2is
ℎ + =ℎ + ; ℎ =ℎ + ; ℎ =ℎ + =ℎ + =ℎ +
𝐿 = 2𝑢
𝐿 =𝑢
Da 𝐿 = 𝐿 :
√2
𝑢 = 𝑢
2
Siccome 𝜃 = e 𝜃 =1
𝑢
𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 0.5
𝑢 =
1
𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼
Faccio divisione membro a membro:
𝑢 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 1
=
𝑢 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 2
√
Essendo 𝑢 = 𝑢 :
𝑢 𝑢 1
= ∙
𝑐 𝑐 2
√2 𝑢 𝑢 1
∙ = ∙
2 𝑐 𝑐 2
𝑐 = 𝑐 √2
𝒄𝟐𝟏𝑨 = 𝟐 𝒄𝟐𝟏𝑹
Questo risultato è una condizione di partenza che permette di ottenere i due stadi ottimizzati.
Ricordiamo però che le perdite sono proporzionali al quadrato della velocità, per cui le perdite dello stadio
ad azione sono il doppio delle perdite di uno stadio a reazione:
𝑅 𝑨
=𝑅 𝑹
𝑅 >𝑅
𝜼𝑹 > 𝜼𝑨
AZIONE 𝜃 =1 𝐿 =𝑢 𝑐 𝑅 ηA<ηR
REAZIONE 1 𝐿 = 2𝑢 2𝑐 1 ηR>ηA
𝜃 = 𝑅 = 𝑅
2 2
TURBINE ASSIALI
Tratteremo le seguenti turbine assiali a fluido comprimibile:
1. Turbina di De Laval;
Azione 2. Turbina a 2 salti Velocità (Ruota Curtis), solitamente tratta vapore;
3. Turbina a salti di Pressione;
4. Turbina a Reazione;
5. Turbina Mista.
Di fatto 1,2,3 sono turbine ad azione, 4 turbina a reazione, 5 è una turbina composta da stadi sia a reazione che ad
azione.
Per semplicità partiremo dalla 1 fino a 5, andando a valutare come ogni turbina successiva risolve problematiche della
turbina precedente.
3. Turbina De Laval
Con riferimento alla figura, si nota che:
La sezione d’Ingresso >> sezione d’Uscita per la costanza di
portata, essendo 𝑐 = 𝑐 , vi è un espansione da cui
𝜌 ≫𝜌 . Lo statore elabora un’espansione
importante, per cui grossi salti entalpici sono ottenuti
attraverso l’uso di uno statore Convergente-Divergente.
il fluido entrato nei 3 plenum è isolato, quindi ogni plenum è seguito da (4-8 pale statoriche), il fluido non si può
spostare tra un plenum e l’altro.
Il mozzo della girante è fuso nell’albero, perché essendo una turbina ad azione che tratta vapore ad alte pressioni,
si preferisce evitare ulteriori perdite date da un collegamento calettato albero-mozzo non perfetto.
Per ridurre le portate di trafilamento nelle fughe tra albero e cassa della macchina, si utilizzano delle tenute a
labirinto, costituite da anelli interni solidali all’albero e anelli solidali alla cassa, che ostacolano il passaggio diretto
del fluido e smorzare notevolemente le portate di Trafilamento.
Tenuta a Labirinto
Particolare Statore-Rotore
Supponendo che il rotore, ruotante a velocità angolare 𝜔(= ), sia concentrato su una corona circolare a
distanza r dal centro di rotazione e tagliando la ruota in due parti, si esplicitano le due forze normali N che
tengono insieme le due metà.
𝑑𝐹 = 𝑎 ∙ 𝑑𝑚 = (𝜔 𝑟) ∙ 𝜌𝑑𝑣 =
= (𝜔 𝑟) ∙ 𝜌(𝑙𝑠𝑟𝑑𝜃)
𝑑𝐹 = 2𝑁
2𝑁 = 𝜌𝜔 𝑟 𝑙𝑠[(−𝑐𝑜𝑠𝜃) ] = 2𝜌𝑙𝑠𝜔 𝑟
Dall’ultima equazione posso sostituire 𝑢 = 𝜔𝑟:
2𝑁 = 2𝜌𝑙𝑠𝑢
Esempio:
𝜌 = 7000
𝑢 = = 340 velocità periferica limite.
𝜎 = 800 ∙ 10
Supponendo di lavorare con una turbina ad azione, possiamo calcolare il Lavoro Limite dettato da questa
velocità periferica ottenuta:
𝐽 𝐾𝐽 Nota bene la conversione:
𝐿 = 2𝑢 = 2(340 ) = 230000 = 230
𝑘𝑔 𝑘𝑔 2𝑢 fornisce Lavoro in quindi
devo dividere per 1000
𝒌𝑱
𝑳𝑴𝑨𝑿𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬 = 𝟐𝟑𝟎
𝒌𝒈
Lavoro specifico massimo di una turbina ad azione.
Analizziamo, questo salto massimo elaborato da una macchina ad azione di un impianto a vapore, sul
Diagramma di Mollier, e lo confrontiamo con il salto entalpico del vapore:
Per cui uno degli importanti problemi è che la macchina elabora un salto entalpico che è 6/7 volte più
piccolo del potenziale salto che il vapore può effettuare 𝐿 = 230 ; ∆ℎ = 1500
𝑷=𝐿 𝑚̇
Ma oltre 𝐿 , anche ṁ è soggetta ad un vincolo, in quanto ṁ = ρ v̇ , in cui ρ e v̇ (portata in volume)
presentano un limite massimo di funzionamento, quindi avremo un limite della portata in volume e un limite
di densità. Partiamo dall’ultimo.
𝐷 = 𝑑𝑖𝑎𝑚𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑟𝑢𝑜𝑡𝑎;
𝑐 = 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼
1. Nota che si considera c perché non tutta la c dà portata ma solo quella ortogonale alla
sezione d’ingresso;
2. Nella turbina di De Laval solo un arco di ammissione interviene, non tutta la sezione circolare πD ma
una sua frazione, per cui consideriamo un coefficiente 𝚪 ≈ (gamma maiuscolo) che moltiplicato per
πD ci fornisce in maniera approssimata l’arco effettivo di ammissione;
3. Inoltre, introduciamo un altro coefficiente 𝛏 (csi), definito coefficiente di Ingombro delle palle
all’ingresso.
𝑣̇ = (𝛤 𝜋 𝐷) ℎ 𝜉 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼
Moltiplico e divido per D (perché dopo servirà ad analizzare il rapporto altezza/diametro):
ℎ
𝑣̇ = 𝛤 𝜋 𝐷 𝜉 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼
𝐷
Essendo:
2𝑢𝑡 𝛼
𝛼 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 2 𝑢 𝑡𝑔𝛼 , di cui il 2 è una costante e non comparirà;
(ricordiamo che è uno stadio ad azione, quindi nel triangolo 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 = 2𝑢)
𝑐
𝑤
𝑢 𝑢
Per cui la portata in volume massima si può esprimere nella forma: 𝑣̇ ∝ ∙ ∙ 2𝑢𝑡𝑔 =
ℎ 𝒖𝟑𝑴𝑨𝑿
𝒗̇ 𝑴𝑨𝑿 ∝ ∙ ∙ 2𝑡𝑔
𝐷 𝑛
In conclusione, tutti i parametri che compaiono sono bloccati, tranne prima la velocità periferica 𝒖 che, come
detto prima, è limitata dallo stato tensionale agente sulla ruota, ne consegue che la portata in volume massima
Davide Meschis 2020-2021
𝒗̇ 𝑴𝑨𝑿 è anch’essa limitata dal cubo della velocità periferica 𝒖𝟑𝑴𝑨𝑿
Davide Meschis 2020-2021
Avrò che:
𝐿 =ℎ −ℎ
ℎ =ℎ +𝐿
Dal bilancio energetico sul rotore e ricordando che 𝑤 = 𝛹𝑤 per turbine ad azione:
𝑤
ℎ = ℎ + (1 − 𝛹 )
2
Esplicito h1:
𝑤
ℎ = ℎ − (1 − 𝛹 )
2
Siccome voglio esprimere tutto in funzione di 𝑐 , analizzo il triangolo di ingresso:
𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑤 𝑠𝑒𝑛𝛽 𝛼
𝛽
Da cui, ottengo w1: 𝑐
𝑤
𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑤 =𝑐
𝑠𝑒𝑛𝛽 𝑢 𝑢
Sostituisco il 𝑤 appena trovato:
𝑐 𝑠𝑒𝑛 𝛼
ℎ = ℎ − (1 − 𝛹 )
2 𝑠𝑒𝑛 𝛽
𝑢 1 2𝑢
ricordando che = 𝜃 = per turbine ad azione, avrò quindi che 𝑐 = ∶
𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 2 𝑐𝑜𝑠𝛼
(1 − 𝛹 ) 4𝑢 𝑠𝑒𝑛 𝛼
ℎ =ℎ −
2 cos 𝛼 𝑠𝑒𝑛 𝛽
Essendo 𝜌 = 𝑓(ℎ , 𝑃 ), significa che per le stesse ragioni la densità ρ risente del vincolo causato dalla
velocità periferica 𝑢 .
In conclusione, abbiamo dimostrato il limite al quale la Potenza di una turbina di De Laval è sottoposta:
𝑷𝑴𝑨𝑿 = 𝐿 𝜌 𝑣̇
Ciò comporta che l’arco d’ammissione parziale (90÷100 gradi) è utilizzabile proprio perché la
macchina è ad azione;
Infatti se considerassimo un rotore a Reazione ed un arco d’ammissione statore sui 120°, accade che
nei condotti non alimentati dallo statore si intrappola del fluido all’interno a causa del ∆𝑃 tra 1 e 2.
Ciò genera delle vorticosità che vanno a interferire (ostruzione) al movimento del palettamento: il
fluido è praticamente una zavorra.
1. Ingresso 1° Rotore:
𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑢=
2
2. Ing Raddrizzatore (uscita Rotore):
4. Uscita 2° Rotore:
𝛽 = 180 − 𝛽 𝑑𝑖𝑟 𝑤 = − 𝑑𝑖𝑟 𝑤
Modulo |𝑤 | = 𝛹 ′|𝑤 |
Noto u, chiudo con 𝑐
NB: le pressioni, superato lo statore che elabora un grande salto entalpico tramite un condotto Conv-Div,
rimangono costanti ( 𝑃 = 𝑃 = 𝑃 =𝑃 =𝑃)
Dall’analisi del Lavoro per una turbina ad azione a singolo stadio, abbiamo visto che si può esprimere nella
forma :
𝛹 =𝛹 =𝜑 =1
Sostituisco 𝜃 = :
(1 − 2𝜃) − 2𝜃 = 0
𝟏
𝜽𝟐𝑺𝑴𝑨𝑿 =
𝟒
1 1
𝐿 =4∙ 1 − 2 ∙ 𝑐 𝑐𝑜𝑠 𝛼
4 4
𝟏
𝑳𝟐𝑺𝑴𝑨𝑿 = 𝒄𝟐𝟏 𝐜𝐨𝐬𝟐 𝜶𝟏 = 𝟖 𝒖𝟐
𝟐
𝑐 𝑐
ℎ −ℎ = =
2 2𝜑
𝑐 = 𝜑 2(ℎ −ℎ ) = 𝜑 2∆ℎ
𝑢
𝜑 2∆ℎ =2𝑛
𝑐𝑜𝑠𝛼
Per turbina a 2 salti: 𝑛 = 2
𝑢
𝜑 2∆ℎ =2 ∙2∙
𝑐𝑜𝑠𝛼
Per turbina ad 1 salto: 𝑛 = 1
𝑢
𝜑 2∆ℎ =2 ∙1∙
𝑐𝑜𝑠𝛼
Faccio il rapporto membro a membro, dopo avere elevato al quadrato entrambe le equazioni:
∆ℎ 𝑢 𝑐𝑜𝑠𝛼
= 2 ∙2∙ ∙
∆ℎ 𝑐𝑜𝑠𝛼 2𝑢
∆ℎ
=4
∆ℎ
Scopro quindi che a parità di 𝑢 , aumentando il numero di salti da 1 a 2, il salto entalpico della turbina a 2
salti è 4 volte maggiore della turbina a 1 salto:
∆ℎ = 4 ∆ℎ
Avevamo visto che per una turbina generica ad un salto si riusciva ad elaborare un salto di circa 250 , dunque
nelle stesse condizioni se avessimo usato una turbina a 2 salti avremmo elaborato circa 1000
2 𝜑 0,4 𝑐 cos 𝛼
𝜂 = = 𝜑 0,8 cos 𝛼
𝑐
Supponiamo di avere 𝛹 = 0,9 per la turbina ad un salto:
Confrontando i due rendimenti si nota che la turbina De Laval ha un rendimento maggiore della
Curtis di un 10-12 %
Per cui un PRO della turbina a due Salti Curtis è sicuramente quello di elaborare un salto entalpico 4
volte maggiore della turbina ad un Salto di De Laval
Un Contro della turbina invece risiede in un rendimento minore del 10-12%, che ovviamenta aumenta
sempre di più all’aumentare del numero di salti
come si può vedere dal grafico:
D’altronde questi risultati erano assolutamente prevedibili già a partire dai triangoli di velocità, perché:
Nella turbina a 2 salti 𝜃 = = , ne deriva una 𝑤 molto deviata e con un modulo molto
elevato;
Nella turbina ad 1 salto 𝜃 = = , ne deriva una 𝑤 poco deviata e con un modulo molto
più piccolo;
Quindi le perdite nell’unico rotore della turbina De Laval sono già più piccole delle perdite del 1° Rotore Curtis,
da aggiungere però poi ci saranno le perdite del raddrizzatore e del 2° rotore:
𝑅 ° >𝑅
In totale:
Il motivo, per cui si utilizza questa particolare macchina, risiede nell’aver frazionato i salti entalpici,
quindi avremo espansioni limitate, velocità limitate (velocità ingresso statore n°≈velocità uscita
rotore n°), dunque perdite moderate e Rendimento abbastanza buono.
𝑂𝑇 𝑝
Tracciamo tra le isobare d’ingresso 𝑝 e
h 𝑶𝑻𝒊 l’isobara d’uscita 𝑝 , anche le isobare intermedie (𝑖);
𝑝
𝒂𝒊 𝟎𝒊
𝑝 Lungo la retta di espansione isoentropica si
intercettano i punti teorici 𝒂𝒊 e 𝒃𝒊 , che hanno
𝒃𝒊 𝟐𝒊 stessa pressione dei punti reali 0 e 2 ;
𝟐𝒊𝒔𝒊
𝑝
2
s
Σ(ℎ −ℎ ) Σ(ℎ − ℎ )
𝜂 =𝜂 ∙ =𝜂 ∙
ℎ −ℎ Σ(ℎ − ℎ ) Perché è una
differenza tra
entalpie totali e se
Dal numeratore, supponendo che 𝑐 = 𝑐 , posso affermare che (ℎ −ℎ ) ≡ (ℎ − ℎ ) suppongo
che 𝑐 = 𝑐 ,
questa è uguale
Σ(ℎ − ℎ ) alla differenza
𝜂 =𝜂 ∙ statica delle
Σ(ℎ − ℎ )
entalpie.
Definisco un fattore di recupero 𝝁 uguale al secondo membro riquadrato:
Σ(ℎ − ℎ )
𝝁=
Σ(ℎ − ℎ )
Per cui avrò che:
𝜂 =𝜂 ∙ 𝜇
Dove 𝜇 ha certamente valore > 1 , poiché le isobare tendono nella realtà a causa dell’entropia a divergere
(aprirsi) verso destra. Solitamente il valore di 𝜇 ≈ 1,02 ÷ 1,07;
Quindi scopro che il Rendimento 𝜂 dell’intera macchina è maggiore del Rendimento medio 𝜂 di ogni
singolo stadio:
𝜼𝑻𝑺 > 𝜼𝑻𝑻 𝑑i 𝜇 , ovvero di un 2 ÷ 7%
𝝁 𝑭𝒂𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝑹𝒆𝒄𝒖𝒑𝒆𝒓𝒐: è definito così perché restituisce un leggero carico entalpico. Ciò avviene perché esso tiene
conto del fatto che spostandomi verso destra nel diagramma h-s (quindi all’aumentare dell’entropia) si genera del calore
che quindi arricchisce sotto forma di energia termica il fluido da trattare nello stadio successivo (il fluido entra più caldo
contenuto entalpico più altorendimento complessivo che recupera sul rendimento medio).
6. Turbina a reazione
È una turbina a vapore con l’esclusività di essere una turbina a reazione, che ricordiamo significa che il
salto entalpico è elaborato anche nei rotori.
È costituita da numerosi stadi (20,25), per cui le variazioni di entalpia elaborate sono molto piccole
per ogni stadio (se devo elaborare un salto di 700 , lo si fraziona in una ventina di stadi da 50
ciascuno);
Questo frazionamento permette di avere velocità molto basse (fluido subsonico), espansioni basse,
dunque pochissime perdite;
L’ammissione nel primo stadio è totale sui 360°, senza alcuna valvola d’ammissione ovvero il fluido
entra in una camera d’ammissione totale e poi si mette nello statore;
Le pale rotoriche sono inserite sul Tamburo della macchina, mentre le pale statoriche sono collegate
alla cassa. Infatti esisterà un gioco tra pale statoriche e tamburo e un gioco tra pale rotoriche e
cassa, evitando così alcun tipo di strisciamento;
L’altezza delle pale è minima all’ingresso e cresce fino alla massima altezza all’uscita, poiché man
mano che il fluido si espande la sezione del tamburo cresce in modo da contrastare l’aumento del
volume specifico del fluido.
Questa spinta sul palettamento, che l’espansione del vapore genera, si scarica tamburo e quindi sull’albero
solidale al tamburo. Quindi ciò che preoccupa maggiormente è la spinta che l’albero subisce lungo il suo asse
da sinistra verso destra.
Questa forza dovrà essere bilanciata attraverso un sistema di equilibrio spontaneo dato che un cuscinetto
reggispinta durante il funzionamento potrebbe danneggiarsi.
Quando il fluido entra nel condotto centrale, la 𝑝 si scarica a destra lungo gli stadi e a sinistra sulla faccia
del tamburo:
Essendo 𝑃 > 𝑃 , nasce una forza che va da sinistra a destra = −𝑭𝑫𝑿, che è proprio la forza che
vogliamo bilanciare.
Dunque, noti i ∆P e grazie ad un opportuno dimensionamento della sezione del tamburo, avrò una forza di
sinistra che equilibra e bilancia la forza verso destra.
𝑭𝒆𝒒𝒖𝒊𝒍𝒊𝒃𝒓𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆𝑺𝑿 = 𝑭𝑫𝑿
Per garantire questo equilibrio e per far si che la faccia sinistra e destra del Tamburo Equilibratore
siano essere isolate fra loro, si adotta anche qui un sistema di Tenuta a Labirinto attorno alla
superficie laterale del tamburo.
Ovviamente le tenute a labirinto sono presenti anche sulla parte finale e iniziale dell’albero, per non
permettere al fluido di uscire in direzione assiale. In particolare, essendo che il fluido che
sopraggiunge su queste tenute è di scarico, quindi pressioni veramente basse, può addirittura
infiltrarsi dell’aria. Per evitare ciò, si preleva da lungo l’espansione, in un punto a p>patm, e la si
manda lungo i labirinti finale e iniziale posizionati sull’albero, in maniera da ”bagnarli” ovvero
ostruire l’ingresso di aria.
Partiamo calcolando il lavoro di un singolo stadio a reazione generico della turbina (consideriamo il primo,
ma è indifferente per gli altri):
𝐿 = 𝑐 cos 𝛼 ∙ 𝜃(2 − 𝜃)
1. Dal lavoro estraggo una formulazione di 𝒄𝟏 , la velocità d’uscita dal primo statore e d’ingresso del
rotore:
𝑳 𝟏
𝒄𝟏 = ∙
𝜽(𝟐 − 𝜽) 𝒄𝒐𝒔𝜶𝟏
𝑣̇ = 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼 𝐴 𝜉
Sostituisco 𝐴 = 𝜋𝐷ℎ
𝑣̇ = 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼 (𝜋𝐷ℎ) 𝜉
ℎ
𝑣̇ = 𝜋 𝜉 𝐷 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼
𝐷
Sostituisco l’eq. (1) di 𝑐 in funzione del lavoro e ottengo:
𝒉 𝑳
𝒗̇ 𝟏 = 𝝅 𝝃 𝑫𝟐 𝐭𝐚𝐧 𝜶𝟏 ∙
𝑫 𝜽(𝟐 − 𝜽)
𝐷 2𝜋 𝑛 𝐷
𝑢=𝜔 = ∙
2 60 2
𝑢 ∙ 60
𝐷=
𝜋𝑛
𝑢 = 𝜃 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼
Sostituisco in D √ :
𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 =
( )
𝜽 √𝑳 𝟔𝟎
𝑫= ∙
𝜽(𝟐 − 𝜽) 𝝅 𝒏
4. Inserisco questa espressione di D nella formula (2) della portata in volume 𝑣̇:
ℎ 𝐿
𝑣̇ = 𝜋𝜉 𝑫𝟐 tan 𝛼
𝐷 𝜃(2 − 𝜃)
ℎ 𝐿 𝜃 𝐿 ∙ 60
𝑣̇ = 𝜋𝜉 tan 𝛼 ∙
𝐷 𝜃(2 − 𝜃) 𝜃(2 − 𝜃) 𝜋 𝑛
𝟑
𝟔𝟎𝟐 𝒉 𝑳𝟐 ∙ √𝜽
𝒗̇ 𝟏 = 𝝃 𝐭𝐚𝐧 𝜶 𝟏 𝟑
𝝅𝒏𝟐 𝑫
(𝟐 − 𝜽)𝟐
Abbiamo così ottenuto la formula della portata in volume all’uscita di un qualsiasi statore i-esimo.
𝒏′=cost
𝝃 =costante non annullabile visto che i palettamenti hanno un ingombro reale
𝒉
= deve rispettare una fascia di ammissibilità, perché:
𝑫
≪ 1 h bassa, troppo gioco tra pala e cassa
≫ 1 h troppo alta, Forze centrifughe troppo importanti
Non vi è alcun parametro che permetta di regolare la portata in volume, 𝒗̇𝟏 è limitata
60 ℎ 𝐿 ∙ √𝜃
𝑣̇ = 𝜉 tan 𝛼
𝜋𝑛 𝐷
(2 − 𝜃)
Notiamo che il rapporto è il minore lungo tutti gli stadi della macchina, per cui all’ingresso coincide
col valore minimo:
𝒗̇ 𝟏 ≡ 𝒗̇ 𝟏𝑴𝑰𝑵
𝒗̇ 𝟏 < 𝒗̇ 𝟏 𝑴𝒊𝒏𝒊𝒎𝒂
TURBINA MISTA
Per risolvere questa problematica si inserisce a monte della turbina a reazione, una turbina a due salti di
velocità come in figura:
Generatore di
vapore
alternatore
Turbina ad Azione
(De Laval o Curtis)
Turbina a Reazione Turbina Mista
Perché inserendo una turbina De Laval o a 2 salti di velocità, il fluido non è ammesso sui 360° come la
turbina a Reazione.
𝑣̇ = 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼 (𝜋𝐷ℎ)𝜉
Abbiamo espresso 𝐴 = 𝜋𝐷ℎ, mentre nella turbina ad azione la sezione di passaggio 𝐴 è circa un terzo
(100,110°)
Per cui quello che succede è che il fluido si espande nella turbina ad azione, in modo da avere una
diminuzione di pressione e quindi un aumento del volume specifico del fluido (se 𝑣 ↑↑, 𝜌 ↓↓)
Per cui grazie alla Turbina Mista risolvo il problema dello smaltimento di portata all’ingresso della macchina
a reazione, garantendo un volume minimo smaltito:
𝒗̇ 𝟏 > 𝒗̇ 𝟏𝑴𝒊𝒏
60 ℎ 𝐿 ∙ √𝜃
𝑣̇ = 𝜉 tan 𝛼
𝜋𝑛 𝐷
(2 − 𝜃)
Notiamo che il rapporto è il MAGGIORE lungo tutti gli stadi della macchina, per cui allo scarico
coincide col valore massimo:
𝒗̇ 𝟏 ≡ 𝒗̇ 𝟏𝑴𝑨𝑿
𝒗̇ 𝟏𝑴𝑨𝑿 è chiamata anche portata tecnica consentita.
Avremo nella realtà che la portata in volume supera la portata tecnica consentito (massima):
𝒗̇ 𝟏 > 𝒗̇ 𝟏 𝑴𝑨𝑿
𝒕𝒆𝒄𝒏𝒊𝒄𝒂
Questa condizione determina la presenza di un problema di smaltimento della portata allo scarico
Per fare ciò si introduce a valle della turbina a reazione una Turbina a doppio flusso che andrà a dividere in
due metà la portata trattata allo scarico, tramite due turbine a reazione uguali e contrapposte.
Turbina
a doppio flusso
Turbina a Reazione 𝑚̇ 𝑚̇
2 2
𝑚̇
Scarico al condensatore
𝑚̇
NB: La scelta di adottare due turbine contrapposte è effettuata per ovviare così l’uso di un tamburo
equilibratore.
Dall’unione della turbina Mista e della turbina a doppio flusso si ottiene un impianto costituito da 3
componenti che trattano il fluido in 3 condizioni di pressione diverse: bassa- intermedia e alta pressione.
Generatore di
vapore
Turbina a doppio flusso
LPT
Turbina a
𝑚̇ 𝑚̇
Reazione
2 2
𝑚̇ alternatore
Turbina a 2 salti di v.
HPT Scarico al condensatore
𝑚̇
COMPRESSORI ASSIALI
Il compressore assiale è una turbomacchina operatrice a flusso assiale per comprimere dei gas, nella quale il
gas scorre parallelamente all'asse di rotazione.
Il fluido, di moto opposto a quello della turbina, si immetterà prima nel Rotore e poi nello Statore.
Questo comporta che all’aumento della pressione, la densità del fluido aumenta, per cui avrò un’altezza di
palettamento via via decrescente.
Inoltre, ricordiamo che lungo l’altezza della pala la velocità di periferica u è diversa, per cui le w saranno
diverse e quindi triangoli di velocità diversi tra tip e root della pala. Per compensare questo problema si
attua uno svergolamento delle pale, che permette di eguagliare i triangoli.
Per cui il fluido viene subito accelerato nel rotore e la energia cinetica acquisita viene convertita nello statore
successivo in energia di pressione.
A causa della diminuzione di velocità che si ottiene nello statore, diremo che:
𝑐 ≈𝑐
𝑃 >𝑃
Nel caso di un compressore a Reazione con fluido subsonico, già nel rotore tramite condotti divergenti la
velocità relativa del fluido è rallentata, per cui si elabora salto di pressione anche nei rotori.
Ovviamente non è detto che il fluido sia subsonico, infatti vedremo che il numero di Mach è via via
decrescente, quindi è nel 1° rotore che avrò problemi di moti supersonici. Ciò comporta che all’interno di
una stessa macchina, per un fluido che passa da stato supersonico a stato subsonico, la geometria delle pale
sarà diverso lungo gli stadi.
𝒄𝟏 = 𝒄𝟑
Imposto da:
𝑐 ≈𝑐
𝑐 ≡𝑐
𝒄𝟏 𝒔𝒆𝒏𝜶𝟏 = 𝒄𝒛
𝒄𝟐 𝒔𝒆𝒏𝜶𝟐 = 𝒄𝒛
𝑐 −𝑐 𝑢 −𝑢 𝑤 −𝑤
𝐿= + +
2 2 2
𝑢 =𝑢
Come per le turbine, a parità di ingombro ovviamente il Compressore Assiale tratta una portata e quindi una
Potenza molto più elevata di un compressore Centrifugo (vedi schema ingombro turbine assiale-centrifuga)
Ma è giusto notare che non è possibile scegliere un angolo di semi-conicità α che sia troppo elevato:
Se α ↑, nelle zone periferiche accade che il fluido ha velocità molto basse (NB: il profilo di velocità ha
andamento parabolico con max al centro e min nelle zone periferiche)
Se il fluido nei bordi è troppo lento si ha il distacco della vena di fluido con possibile ritorno a ritroso
del fluido!
Per queste ragioni si adotta un angolo di semi conicità α ≈ 15° ÷20 °. Scendendo a questo compromesso, ed
evitando quindi eccessive dissipazioni, si ottiene un grosso salto di pressione tramite l’utilizzo di compressori
Multistadio (n stadi molto elevato).
Consideriamo una generica pala, posizionata su un sistema di assi cartesiani x, y, e definiamo le sue
caratteristiche:
y α= angolo di attacco
i = angolo di Incidenza
Leading
Trailing Trailing
Edge
Edge Edge
α
x
i L = corda
Camber = Linea media (proprietà: è equidistante dal profilo superiore e inferiore della pala)
α = Angolo d’Attacco (compreso tra direzione del flusso in ingresso e direzione della corda)
i = Angolo d’Incidenza (compreso tra direzione del flusso in ingresso e Linea Media o Camber)
Da questi parametri il NACA ha fornito una procedura per cui si può risalire al profilo della pala a partire da
una Nomenclatura Standard.
NACA 24-12
NB:
y
t = spessore massimo
che va da linea media a
t =12% L (non è proporzionato)
profilo superiore o
inferiore;
m = 2% L m = va da dir Corda a
Camber
P = 40% L x
P = intercetta la
posizione di m e di t;
x=L
Da questa equazione, sostituendo L = 1, m = 0.02, t = 0.12, e facendo variare x da 0 a L, ottengo la curva del
profilo simmetrico e la curva della linea media:
Determiniamo l’equazione del profilo, partendo dall’equazione del profilo simmetrico fornita da
NACA:
𝑥 𝑥 𝑥 𝑥 𝑥
𝑌 =5𝑡𝐿 0,2969 ∙ − 0,1260 ∙ − 0,3516 ∙ + 0,2843 ∙ − 0,1036 ∙
𝐿 𝐿 𝐿 𝐿 𝐿
Definita il camber (linea media), preso un generico punto di coordinate (x, Yc), sommo Yt in direzione
ortogonale alla tangente alla curva di camber. Ovvero sto andando a
𝑑𝑌
𝑥 ,𝑦 𝜽 = 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔
𝑑𝑥
Yt
camber
Yt θ
𝑥 ,𝑦
NACA 24-12
Successivamente nel 1935, dal NACA 4 cifre, si passò al NACA a 5 cifre, in cui si aggiunsero anche
informazioni relativamente a quello che è lo sforzo che si esercita sulla pala (Portanza):
NACA 23012: la prima cifra (2) *3/2 = PORTANZA (sforzo tensionale al quale è soggetta la pala
stessa)
Poi si passò alle NACA SERIE 1, fino alla SERIE 6, in cui si cambiò radicalmente la designazione della pala:
Mentre prima, con le NACA a Cifre, si ragionava in base a profili geometrici e poi in galleria del vento
ottenevo le prestazioni;
Con NACA SERIE 1-6, si ragiona partendo dalle prestazioni per arrivare ai profili.
Il profilo geometrico è il punto d’arrivo.
Sul profilo palare agisce uno sforzo, ottenuto come forza complessiva a causa della differenza di pressione
tra dorso e ventre della pala.
Il fluido immettendosi in direzione tangente al profilo della pala nella parte del ventre, genera una variazione
di pressione a causa di:
𝐹 ds
𝒅𝒙
φ
𝑑𝑥
𝑑𝑠 =
𝑐𝑜𝑠𝜑
𝐶 = Vettore velocità Indisturbata del fluido posto a distanza infinita (ovvero tanto lontano da non risentire
della presenza del profilo palare)
𝑐 −𝑐
𝑝 =𝑝 +𝜌
2
𝑐 𝑐
=𝑝 +𝜌 1− -𝑝 = 0 perché
2 𝑐
costante;
2. Esprimo Fy come l’integrale di contorno del profilo della pala di 𝑝 ∙ 𝑑𝑠 ∙ 𝒄𝒐𝒔𝝋:
-Con 𝒄𝒐𝒔𝝋 ottengo
𝑐 𝑐 la componente di P
𝐹 = 𝑝 +𝜌 1− 𝑑𝑠 𝑐𝑜𝑠𝜑
2 𝑐 ortogonale alla
𝑐 𝑐 pala. Quindi φ è
𝐹 = 𝜌 1− 𝑑𝑠 𝑐𝑜𝑠𝜑 l’angolo compreso
2 𝑐
tra verticale e
direzione di P.
3. Definiamo un coefficiente di pressione:
𝑝−𝑝 𝑐
𝑪𝑷 = =1−
𝑐 𝑐
𝜌 ∙ 2
Così avremo un 𝑪𝒑 𝒊 e un 𝑪𝑷 𝒆, che fanno riferimento ai Cp all’intradosso ed estradosso.
𝑐 𝑥
𝐹 =𝜌 𝑙 (𝐶 𝑖 − 𝐶 𝑒) 𝑑
2 𝑙
5. L (Lift) o Portanza è definita come l’andamento della forza in direzione ortogonale alla velocità del
fluido indisturbato (𝑐 ).
𝐿
𝐹 ds
α 𝒅𝒙
φ
𝑐 𝑥
𝜌 (𝐶 𝑖 − 𝐶 𝑒) 𝑑
𝐿=
𝐹
= 2 𝑙∫ 𝑙
𝑐𝑜𝑠𝛼 𝑐𝑜𝑠𝛼
Viene definito Coefficiente di Portanza 𝑪𝑳 :
𝐿
𝑪𝑳 =
𝑐
𝜌 2 𝑙
Sostituisco L, ed avrò:
𝑥
∫ (𝐶 𝑖 − 𝐶 𝑒) 𝑑 𝑙
𝑪𝑳 =
𝑐𝑜𝑠𝛼
Per determinare il Coefficiente di Portanza sperimentalmente, la difficoltà risiede nel determinare Cpi e Cpe,
questo lo si fa forando la pala in più punti sia nell’estradosso che intradosso e poi eseguo l’integrale in
maniera numerica.
Esempio
Cpi, Cpe
𝒄𝒖𝒓𝒗𝒂 𝑪𝑳 − 𝜶 si nota come la portanza aumenta linearmente con α e si annulla per un valore di circa -6°
Riepiloghiamo:
La portanza L è la componente della forza nella direzione ortogonale alla velocità del flusso
indisturbato.
Forza che si esplicita in virtù del fatto che il fluido toccando la pala esercita una sovrappressione
nell’intradosso della pala e una depressione nell’estradosso.
Calcolando la forza e il Coefficiente di Pressione tramite Bernoulli, lecito solo in assenza di perdite
(variaz. pressione=variaz. en Cinetica), abbiamo trovato la portanza L, componente ortogonale alla
direzione del flusso deviato di α, moltiplicando per cosα.
Poi da L abbiamo espresso il Coefficiente di Portanza (adimensionale)
Abbiamo supposto prima che L sia appunto il risultato di una somma vettoriale tra Fy e Fx e che non ci siano
perdite nella direzione del flusso, ovvero non ci siano forze di resistenza.
In particolare, la componente della forza dissipativa lungo C∞, che abbiamo considerato nulla in Bernoulli, è
chiamata Drag o Resistenza (D=0).
𝑐 =
Dalla prima ottengo:
𝑐 =
Riepilogando
Ci siamo focalizzati su una singola pala e abbiamo adottato due sistemi di riferimento, uno
cartesiano (iθ, iz) e uno orientato lungo la velocità media per esplicare Le D
𝐹 = 𝑡(𝑃 − 𝑃 )
Con 𝑃 > 𝑃 , questa differenza di pressioni dovrà essere bilanciata da una forza 𝐹 NEGATIVA che agisce
sulla pala, rivolta verso l’alto.
𝑭
𝑭𝒛
𝑖𝜃
𝑭𝜽
𝑖𝑧
La variazione della quantità di moto lungo θ dovrà essere uguale alla sommatoria delle forze agenti
in iθ
La portata di fluido che entra nel condotto, introduce una quantità di moto pari a 𝑚̇ ∙ 𝑐
All’uscita invece avremo una q. di moto pari a 𝑚̇ ∙ 𝑐
Per cui la variazione di queste due quantità sarà uguale alla forza risultante 𝐹 , Negativa perché
considero la forza agente sulla pala non sul fluido, data dalla somma delle forze agenti in dir θ:
𝐹 = 𝑚̇ 𝑐 −𝑐
𝑭
𝑭𝒛
𝑖𝜃
𝑭𝜽
𝑖𝑧
Note adesso sia 𝐹 che 𝐹 , prese negative perché le considero come le forze agenti sulla pala e non sul fluido:
𝐹 = 𝑚̇ 𝑐 −𝑐 <0
𝐹 = 𝑡(𝑃 − 𝑃 ) < 0
Elaboro 𝐹 :
𝑚̇ = 𝜌 𝑐 𝑡
Mentre (𝑐 − 𝑐 ), guardando i triangoli, posso esprimerlo come:
(𝑐 − 𝑐 ) = (𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 )
Con 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 > 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 , devo mettere un segno fuori (per far tornare negativa 𝐹 ) e avrò che 𝐹 sarà:
Adesso vado a determinare la portanza. L posso ottenerla come la proiezione della risultante F (= 𝐹 + 𝐹_𝜃)
lungo L. Dunque, mi basterà proiettare sia 𝐹 che 𝐹 lungo L:
𝐿 = 𝐹 𝑐𝑜𝑠𝛼 + 𝐹 𝑠𝑒𝑛𝛼
Siccome sia 𝐹 che 𝐹 sono negative, le prendo in valore assoluto, così da avere una Portanza positiva.
𝐿 = |𝐹 |𝑐𝑜𝑠𝛼 + |𝐹 |𝑠𝑒𝑛𝛼
𝐷 = −𝐹 𝑠𝑒𝑛𝛼 + 𝐹 𝑐𝑜𝑠𝛼
Raccolgo senαm
|𝐹 |𝑐𝑜𝑠𝛼
𝐷 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 − |𝐹 |
𝑠𝑒𝑛𝛼
Ma 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 = , dunque:
𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 + 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼
𝐷 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 𝜌 𝑐 𝑡(𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 ) ∙ − |𝐹 |
2
(𝑐𝑜𝑡𝑔 𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔 𝛼 )
𝐷 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 𝜌𝑐 𝑡 − |𝐹 |
2
𝐷 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 𝜌𝑡 𝑐 −𝑐 − |𝐹 |
𝐷 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 𝜌𝑡 𝑐 +𝑐 −𝑐 −𝑐 − 𝑡(𝑃 − 𝑃 )
Notiamo che 𝑐 + 𝑐 = 𝑐
∆𝑃 = 𝑃 −𝑃 = (𝑃 + 𝜌 ) − (𝑃 + 𝜌 ) = (𝑃 − 𝑃 ) + 𝜌( − )
𝐷 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 ∙ ∆𝑃 ∙ 𝑡
Calcolo la Portanza:
𝐿 = |𝐹 |𝑐𝑜𝑠𝛼 + |𝐹 |𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑐 −𝑐
|𝐹 | = 𝑡(𝑃 − 𝑃 ) = 𝑡 𝜌 − ∆𝑃 𝑡
2
𝑐 −𝑐
|𝐹 | = 𝑡 𝜌 − ∆𝑃 𝑡
2
𝑐 −𝑐
𝐿 = cos 𝛼 𝑡𝜌 − ∆𝑃 𝑡 + |𝐹 | ∙ 𝑠𝑒𝑛𝛼
2
(𝑐 − 𝑐 )(𝑐 +𝑐 )
𝐿 = cos 𝛼 𝑡𝜌 − ∆𝑃 𝑡 + |𝐹 | ∙ 𝑠𝑒𝑛𝛼
2
( )
Abbiamo visto prima che = 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 , allora:
Ma 𝑐 = 𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼
|𝑭𝜽 |
𝑐𝑜𝑠𝛼
𝐿 = cos 𝛼 |𝐹 | − ∆𝑃 𝑡 + |𝐹 | ∙ 𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑠𝑒𝑛𝛼
Moltiplico la parentesi per il 𝑐𝑜𝑠𝛼 che c’è davanti, e poi moltiplico e divido l’ultimo elemento per 𝑠𝑒𝑛𝛼 :
cos 𝛼 𝑠𝑒𝑛 𝛼
𝐿= |𝐹 | − 𝑐𝑜𝑠𝛼 ∆𝑃 𝑡 + |𝐹 | ∙
𝑠𝑒𝑛𝛼 𝑠𝑒𝑛𝛼
|𝑭 |
Ma notiamo che |𝐹 | ∙ + |𝐹 | ∙ = 𝒔𝒆𝒏𝜶𝜽
𝒎
Quindi avrò:
|𝐹 |
𝐿= − ∆𝑃 𝑡 ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑠𝑒𝑛𝛼
𝜌 𝑡 𝑐 (𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 )
𝐿= − ∆𝑃 𝑡 ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑠𝑒𝑛𝛼
Abbiamo ottenuto una nuova espressione della portanza, che dimostra la dipendenza di L dagli angoli α1 e α2
1 2𝑠𝑒𝑛𝛼 ∆𝑃
𝐶 = ∙
𝜎 𝜌𝑐
𝑙
𝝈 = = 𝑐𝑜𝑒𝑓𝑓. 𝑑𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑖𝑑𝑖𝑡à
𝑡
Per 𝑪𝑳 :
𝜌 𝑡 𝑐 (𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 )
𝑠𝑒𝑛𝛼 − ∆𝑃 𝑡 ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝐶 =
1
2 𝜌𝑐 𝑙
Con 𝑐 =
𝑡 𝑐 2∆𝑃 𝑡 ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝐶 = 2 ∙ 𝑠𝑒𝑛 𝛼 ∙ (𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 ) −
𝑙 𝑐 𝑐 ∙𝑙
La caduta di pressione ∆𝑃0
è molto piccola, per cui
2 2 ∆𝑃 𝑐𝑜𝑠𝛼 questo termine pesa circa
𝐶 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 ∙ (𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 ) − ∙ 1/40 esimo rispetto al
𝜎 𝜎 𝑐 termine di sinistra.
2 Trascurabile supponendo
𝐶 = 𝑠𝑒𝑛𝛼 ∙ (𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 ) quindi che il Drag sia nullo.
𝜎
Questa espressione ci dice che tanto più elevata è la deviazione d’angolo tra 𝛼 𝑒 𝛼 , tanto
più elevato è il coefficiente di Portanza.
Nota Bene:
2 ∆𝑃 𝑐𝑜𝑠𝛼
− ∙ ∝𝐶
𝜎 𝑐
1. Infatti, molto spesso viene direttamente sostituito con 𝐶 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 .
2. Da questa espressione appena ottenuta del coefficiente di portanza, si fanno solitamente questi
ragionamenti iterativi:
Ideiamo un Lavoro ottenibile (Eulero) ricavo 𝛼 , 𝛼
Calcolo 𝐶 = 𝑓(𝛼 , 𝛼 ) e anche 𝐶
𝑁oti 𝐶 𝑒 𝐶 posso verificare i diagrammi dal diagramma sperimentale se il valore calcolato è
compatibile, entrando tramite un 𝛼 .
Se i valori dei diagrammi non sono compatibili con il valore di 𝐶 che abbiamo calcolato, vado a
variare la mia espressione del lavoro per ottenere 𝛼 , 𝛼 , ricalcolo 𝐶 e riverifico che sia
compatibile.
In questo processo iterativo, alla fine della fiera devo considerare il valore finale di 𝐶 e che non sia
troppo elevato. Questo può essere fatto riducendo con il passo palare t (che ne scaturisce un
aumento del numero di pale), che compare nella formulazione di C
𝑡 𝑐 2∆𝑃 𝑡 ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝐶 = 2 ∙ ∙ 𝑠𝑒𝑛 𝛼 (𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 ) −
𝑙 𝑐 𝑐 ∙𝑙
Perché ridurre C ? Il coefficiente di Portanza è legato alla Portanza. Una portanza troppo elevata
significa che le forze agenti sul palettamento sono elevate.
Per cui è utile se mi interessa rispettare le condizioni tensionali del materiale valutare anche che 𝐶
non sia eccessivo.
Adesso applichiamo lo stesso ragionamento su una schiera rotorica, con la differenza che il verso del
palettamento è opposto (palettamento decelerante), per cui cambieranno le velocità relative w e gli angoli di
riferimento (𝛼 → 𝛽 ).Disegniamo il palettamento rotorico e bilanciamo le forze agenti su di esso:
𝛽 Triangolo d’ingresso.
𝑤1 𝑤 diretto lungo la tangente al
𝑐 𝑐 =𝑤 palettamento all’ingresso.
𝑢 Supposto 𝑢, chiudo con 𝑐 .
Nota che 𝑐 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑎𝑙𝑒 = 𝑤 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑎𝑙𝑒 =
𝑐 =𝑤
Triangolo d’uscita.
𝑖 Conosco la direzione di 𝑤 dal
palettamento.
𝑖
Macchina assiale: 𝑢 = 𝑐𝑜𝑠𝑡 e lo
riporto nel triangolo 2.
Posso chiudere con
𝛽
𝑐 (𝑎𝑐𝑐𝑒𝑙𝑒𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑎 𝑐 )
𝑐2 𝑤 Nota che mentre 𝑐 > 𝑐 ,
𝒘𝟐 < 𝒘𝟏 𝜷𝟐 < 𝜷𝟏
𝑢 t (la decelerazione si ha perché produco
𝑤 un ∆p, dunque macchina a reazione)
𝑭 𝒅𝒊𝒓. 𝒘𝒎
Applichiamo una superficie di contorno (lateralmente tra le due linee mediane dei condotti
adiacenti e orizzontalmente tra ingresso e uscita dei condotti):
- Ricordiamo:
1. D è coincidente con 𝑤 , dunque l’angolo
𝑳
tra l’asse θ e D è uguale a 𝛽 .
2. 𝑐 = 𝑐 = 𝑐 = 𝑤
𝑭=𝑳+
𝛽 𝑖𝜃 - Sulle superficie d’ingresso agisce una 𝑃
𝑪𝑳 è strettamente legato alla Deviazione (𝛽 − 𝛽 ) che il fluido subisce tra ingresso e uscita;
Infatti, ci sono altri coefficienti che al loro interno però conterranno il significato di 𝐶 .
Grado di reazione 𝐺
Coefficiente di Carico Ψ
𝑤 < 𝑤
𝑐 > 𝑐
𝑐 = 𝑐 = 𝑤 =𝑤 =𝑐 =𝑤
𝑐 − 𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 = 𝑐 − 𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽
Che verifica 𝒖 = 𝒖
Dalla definizione del Grado di Reazione:
𝑤 −𝑤
𝐺 =
𝑐 −𝑐 +𝑤 −𝑤 +𝑢 −𝑢
𝑤 −𝑤
𝐺 =
2𝑢(𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 − 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 ) Dal Teorema di
Carnot
𝑤 −𝑤
𝐺 =
2𝑢 ∆𝑐
Delta tra le proiezioni di c
lungo l’asse orizzontale θ
(parallelo alla direzione u)
𝑤 = 𝑤 + (𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 )
Dai triangoli notiamo che:
𝑤 = 𝑤 + (𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 )
𝑤 −𝑤 𝑤 + (𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 ) − 𝑤 − (𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 )
𝐺 = =
2𝑢 ∆𝑐 2𝑢 ∆𝑐
(𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 − 𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 )
𝐺 =
−2𝑢 ∆𝑤
1.Coefficiente di Flusso φ
𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑎𝑙𝑒 𝑐
𝛗= = [𝑎𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑠. ]
𝑢 𝑢
2.Coefficiente di Carico 𝜳
𝐿𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝐿
𝜳= = [𝑎𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑠. ]
𝑢 𝑢
Esplicitiamo il lavoro per un compressore:
OFF-TOPIC
Consideriamo il triangolo di velocità nel caso d’ingresso (1, ma sarà uguale anche per 2)
𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 = −𝑐 𝑡𝑔𝛽 ′
𝜷𝟏 ′
𝛽 = 𝛽 − 90°
𝑐
𝑡𝑔𝛽 = −𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽
𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽
𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 = 𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 = 𝑤 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 NB: 𝒄𝒁 = 𝒘𝒁
Per cui ritornando alla equazione avremo che
−(𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 − 𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 )
𝛹=𝜑
𝑐
𝛹 = −𝜑(𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 − 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 ) ∙
(dall’equazione del
coefficiente di Portanza)
Infine:
𝝋 ∙ 𝑪𝑳 ∙ 𝝈
𝜳=
𝟐𝒔𝒆𝒏𝜷𝒎
Si può osservare come il coefficiente di carico sia direttamente proporzionale allo sforzo tensionale sul
palettamento derivante da 𝐶 , e direttamente proporzionale al coefficiente di flusso
Si noti che parlare di Coefficiente di Carico e Coefficiente di Portanza è qualitativamente la stessa cosa.
7.6 Legame 𝜳 − 𝑮𝑹
Nel triangolo precedente abbiamo osservato una decelerazione 𝑤 < 𝑤 , causato da una conversione da en.
Cinetica nel rotore, in energia di pressione. Infatti, la variazione di energia cinetica ha causato una variazione
di pressione ∆P nel rotore. Ciò significa che il Grado di Reazione > 0
Ma come si distribuisce 𝐺 lungo tutti i numerosi stadi del compressore assiale? Per comprendere ciò
dovremo prima studiare il legame che intercorre tra Coefficiente di Carico e Grado di Reazione.
𝑤 +𝑤 ∆𝑤 𝑤 +𝑤 ∆𝑐
𝑐 =𝑢+ − =𝑢+ +
2 2 2 2
Moltiplico tutto per 2:
2𝑐 = 2𝑢 + (𝑤 + 𝑤 ) + ∆𝑐
2𝑐 = 2𝑢 − 2𝑢𝐺 −2𝑢𝐺
+𝑐 −𝑐
Dalla definizione
𝑐 di =
Grado
2𝑢 −di2𝑢𝐺
Reazione
− 𝑐 che abbiamo ottenuto prima
Sostituisco 𝑐 appena trovato nell’equazione di Ψ:
∆𝑐 (2𝑢 − 2𝑢𝐺 − 𝑐 ) − 𝑐
𝛹= =
𝑢 𝑢
2
𝛹= (𝑢 − 𝑢𝐺 − 𝑐 )
𝑢
𝑐
𝛹 =2 1−𝐺 −
𝑢
𝛹 𝑐
=1−𝐺 −
2 𝑢
da cui otteniamo la formula del Grado di Reazione in funzione del Coefficiente di Carico:
𝛹 𝑐
𝐺 =1− −
2 𝑢
Questa espressione è molto importante, perché ci permetterà di dimostrare che lungo la macchina il
Grado di Reazione si discosta dal valore 0,5 (Ideale) già in Ingresso e anche all’uscita.
Sostituiamo Ψ:
𝑐 −𝑐 𝑐
𝛹= =
𝑢 𝑢
Allora il Grado di Reazione all’ingresso della macchina, e quindi del 1° rotore, sarà:
𝑐
𝐺 =1−
2𝑢
Considerando che solitamente il Coefficiente di carico ha un valore 𝛹 ≈ 0,2 ÷ 0,4, sostituendo
nell’equazione precedente otterremo:
𝐺 ≈ 0,8
Che il Grado di Reazione all’Ingresso del compressore sia maggiore di 0,5 è verificato anche nella realtà.
Infatti, nel primo stadio gran parte del salto di pressione è effettuato proprio nel Rotore a causa della
velocità d’ingresso puramente assiale.
Dopo il primo stadio il Grado di Reazione deve calare il più rapidamente possibile per arrivare al valore
ottimale 0,5 negli stadi intermedi.
In uscita, ci possono essere diverse soluzioni progettistiche, una delle quali è di invertire lo stadio finale,
anticipando lo statore al rotore finale.
𝑐
𝐺 =1−
2𝑢
𝑮𝑹𝒖𝒔𝒄𝒊𝒕𝒂 > 𝟏
Il grado di reazione è maggiore di 1, essendo 𝑐 negativo.
Si deve prevedere una espansione nello statore precedente (che abbiamo invertito) e poi una
compressione nel rotore finale.
NB: si consideri sempre l’ipotesi per cui 𝑐 = 𝑐 velocità all’ingresso dello statore:
Il fluido nello statore, durante la espansione è accelerato.
Infatti, 𝑐 =𝑐 < 𝑐 𝑢𝑠𝑐𝑖𝑡𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒
Possiamo avere due comportamenti diversi della componente assiale della velocità:
(A). Si verifica quando ho un’altezza del palettamento particolarmente elevata. Infatti, gli effetti di bordo,
sia al tip che al root si fanno sentire poco.
Questa situazione è la medesima che si verifica al primo stadio, quando si utilizzano palettamenti molto alti.
Qui gli effetti di bordo si fanno sentire lungo tutta la pala, proprio perché h è veramente basso
Questa situazione è la medesima che si verifica negli ultimi stadi, quando si utilizzano palettamenti
piccolissimi.
Dallo studio sperimentale di questo andamento, tra velocità assiale e altezza del palettamento, si ricava un
grafico che ne studia l’evoluzione lungo i vari stadi della macchina:
Proprio per tenere conto della deformazione di questo flusso, introduciamo il parametro 𝝀𝑺 definito come:
∆ℎ ∆ℎ
𝜆= =
𝐿 𝑢(𝑐 − 𝑐 )
Dove ∆h rappresenta un Lavoro Reale, 𝐿 rappresenta un Lavoro teorico.
Per cui tendenzialmente useremo la formula inversa di 𝜆 , in cui a partire dalla conoscenza del lavoro Teorico
di Eulero 𝐿 e dalla conoscenza del Work Done Factor 𝜆 possiamo ricavare il lavoro Reale ∆ℎ.
Siamo riusciti così a ottenere un Lavoro Reale, che tiene conto anche della terza dimensione (h), partendo da
un lavoro teorico monodimensionale 𝐿 , grazie ad un coefficiente sperimentale
Per risolvere questo problema, interveniamo sulla geometria della pala, adottando il cosiddetto
“svergolettamento” della pala lungo la sua altezza. In breve lungo l’altezza della pala l’angolo β cambierà.
Infine, l’ultima implicazione è che la variazione di β causa un Lavoro diverso tra root e tip, ma almeno così
l’osservatore solidale alla girante vede a tutte le altezze del palettamento il fluido entrare con la giusta
direzione tangente al profilo della pala.
7.9 Rotazione
Considerato il nostro elementino e supposto che esso possa ruotare, il nostro obiettivo sarà calcolare le
rotazioni che esso subisce nei 3 piani r-z, z-θ, r-θ (quindi le facce dell’elementino)
La rotazione complessiva sul piano r-z (considerando le rotazioni positive in senso orario) è pari a:
𝜹𝒄𝒓 𝜹𝒄𝒛
𝜷̇ − 𝜶̇ = −
𝜹𝒛 𝜹𝒓
𝑧
Definiti 3 punti O-A-B e note le velocità agenti
𝛿𝑐
𝑐 + 𝑑𝑧 nelle due facce OA e OB, come può ruotare
𝛿𝑧 B l’elementino?
𝛿𝑐 𝛿𝑐
𝐴𝐴 𝑑𝜃 𝑑𝑡
𝑐 + 𝑟𝑑𝜃 𝜶̇ 𝒅𝒕 = = 𝑟𝛿𝜃
𝑟𝛿𝜃 𝑂𝐴 𝑑𝜃
𝛿𝑐
𝜶̇ =
𝑟𝛿𝜃
Con 𝜶̇ (α punto in [rad/s]) intendiamo la variazione l’angolo α nell’unita di tempo dt
Infine, la rotazione complessiva sul piano θ-z (considerando le rotazioni positive in senso orario) è
pari a:
𝜹𝒄𝒛 𝜹𝜽
𝜶̇ − 𝜷̇ = −
𝒓𝜹𝜽 𝜹𝒛
(Questa volta β ruota in senso orario per cui, per noi è negativo. Mentre α ruota in senso antiorario per cui è
positivo
𝛿𝑐
𝛼̇ =
𝛿𝑟
B’ 𝛿𝑐
𝛽̇ =
B A’ 𝑟𝛿𝜃
β. A 𝑐
𝑧 𝜶̇ 𝛾̇ =
𝛿𝑐 𝑟𝑑𝜃 𝑟
𝑐 + 𝑟𝑑𝜃 𝑑𝑟
𝑟𝛿𝜃
O
𝑐
𝑑𝜃
𝒅𝜸
Cos’è 𝜸̇ ?
Mentre α e β sono le rotazioni delle facce dell’elementino, 𝜸 rappresenta la rotazione dell’intero
elementino rispetto all’origine O, infatti esso è pari a:
𝑐
𝛾̇ =
𝑟
Per cui la rotazione complessiva dell’elementino nel piano θ-r sarà:
𝜹𝒄𝜽 𝒄𝜽 𝜹𝒄𝒓
𝜶̇ + 𝜸̇ − 𝜷̇ = + −
𝜹𝒓 𝒓 𝒓𝜹𝜽
α̇ − β̇ β̇ − α̇ α̇ + γ̇ − β̇
½ è stato inserito perché se supponiamo di aver a che fare con un corpo rigido:
𝑐 =𝑐 =0
𝑐 =𝜔 ∙𝑟
Per cui, sostituendo nell’equazione di prima: 𝝎 = 𝝎𝒐 ∙ 𝒊𝒛 (rotazione di un corpo rigido)
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
7.10 Vorticità
Viene chiamata Vorticità o vorticity:
𝜴 = 𝟐𝝎
(𝛺 è due volte il vettore rotazione, ovvero sarebbe l’espressione di 𝜔, senza gli ½).
Oppure, la Vorticità è espressa come rotore di c (oppure in notazione differenziale Nabla vettore c)
𝜴 = 𝒓𝒐𝒕 𝒄 = 𝛁 𝐱 𝒄
Quindi, la Vorticità è uguale al rotore della velocità c, cioè la rotazione che l’elementino subisce nelle tre
direzioni r-z-θ (coordinate cilindriche).
-bilancio di energia.
L’equazione sarà:
1. A primo membro, la sommatoria delle forze è costituita da forza di pressione + forza centrifuga.
𝛿𝑝 𝑐
𝑝− 𝑝+ 𝑑𝑟 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑧 + 𝜌 𝑑𝑟 𝑟𝑑𝜃 𝑑𝑧
𝛿𝑟 𝑟
1° termine (=pressioni sull’elemento x superfici) +2° termine (=Forze centrifuga=massa x acc. centrifuga)
Semplificando
𝛿𝑝 𝑐
− 𝑑𝑟 𝑟 𝑑𝜃 𝑑𝑧 + 𝜌 𝑑𝑟 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑧
𝛿𝑟 2
2. Quest’ultima sarà eguagliata alla variazione della quantità di moto nella direzione r, che è espressa
così:
𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
𝑐 + 𝑑𝑟 − 𝑐 𝑑𝑚̇ + 𝑐 + 𝑟𝑑𝜃 − 𝑐 𝑑𝑚̇ + 𝑐 + 𝑑𝑧 − 𝑐 𝑑𝑚̇
𝛿𝑟 𝑟𝛿𝜃 𝛿𝑧
Semplificando tutti i 𝑐 e sostitendo a tutte le portate le espressioni viste prima, diventa:
𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
𝜌 𝑑𝑟 𝑐 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑧 + 𝑟𝑑𝜃 𝜌 𝑐 𝑑𝑧𝑑𝑟 + 𝑟𝑑𝑧𝜌 𝑐 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑟
𝛿𝑟 𝛿𝜃 𝛿𝑧
Eguagliamo allora la sommatoria delle forze con la variazione della quantità di moto:
𝛿𝑝 𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
− 𝑑𝑟 𝑟 𝑑𝜃 𝑑𝑧 + 𝜌 𝑑𝑟 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑧 = 𝜌 𝑑𝑟 𝑐 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑧 + 𝑟𝑑𝜃 𝜌 𝑐 𝑑𝑧𝑑𝑟 + 𝑟𝑑𝑧𝜌 𝑐 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑟
𝛿𝑟 2 𝛿𝑟 𝛿𝜃 𝛿𝑧
Semplifichiamo dθ e notiamo che in ogni termine (tranne il primo) compare 𝝆 𝒅𝒓 𝒓 𝒅𝜽 𝒅𝒛, per cui dividiamo:
3. A primo membro, la sommatoria delle forze è costituita solo dalla forza di pressione lungo z.
𝛿𝑝
𝑝− 𝑝+ 𝑑𝑧 𝑟𝑑𝜃𝑑𝑟
𝛿𝑧
4. Quest’ultima sarà eguagliata alla variazione della quantità di moto nella direzione z, che è espressa
così:
𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
𝑐 + 𝑑𝑟 − 𝑐 𝑑𝑚̇ + 𝑐 + 𝑟𝑑𝜃 − 𝑐 𝑑𝑚̇ + 𝑐 + 𝑑𝑧 − 𝑐 𝑑𝑚̇
𝛿𝑟 𝑟𝛿𝜃 𝛿𝑧
(bisogna semplificare tutti i 𝑐 e sostituire a tutte le portate le espressioni viste prima)
Eguagliamo allora la sommatoria delle forze con la variazione della quantità di moto e dividiamo tutto per
la massa dell’elementino (ρrdθdrdz), avremo:
5. A primo membro, la sommatoria delle forze è costituita solo dalla forza di pressione lungo θ.
1 𝛿𝑝
𝑝− 𝑝+ 𝑟𝑑𝜃 𝑑𝑟𝑑𝑧
𝑟 𝛿𝜃
6. Quest’ultima sarà eguagliata alla variazione della quantità di moto nella direzione θ, che è espressa
così:
𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
𝑐 + 𝑑𝑟 − 𝑐 𝑑𝑚̇ + 𝑐 + 𝑟𝑑𝜃 − 𝑐 + 𝑐 𝑑𝜃 𝑑𝑚̇ + 𝑐 + 𝑑𝑧 − 𝑐 𝑑𝑚̇
𝛿𝑟 𝑟𝛿𝜃 𝛿𝑧
Si osservi che
Eguagliamo allora la sommatoria delle forze con la variazione della quantità di moto e dividiamo tutto per
la massa dell’elementino (ρrdθdrdz), avremo:
Infine per compattare le 3 espressioni della quantità di moto descritte rispettivamente lungo r, z e θ, utilizzo
il gradiente di 𝑝 ( espresso simbolicamente così ∇𝑝):
1 ∇𝑝 𝑐
− 𝑔𝑟𝑎𝑑 (𝑝) = − =∇ − 𝑐̅ × Ω
𝜌 𝜌 2
7. Sviluppando ∇ :
𝑐 1 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
∇ = 𝒊𝒓 + 𝒊𝒛 + 𝒊
2 2 𝛿𝑟 𝛿𝑧 𝑟𝛿𝜃 𝜽
Sostituendo 𝑐 = 𝑐 + 𝑐 + 𝑐 e derivando:
𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
⎡ 2𝑐 + 2𝑐 + 2𝑐 𝒊 +⎤
⎢ 𝛿𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟 𝒓 ⎥
𝑐 1 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐
∇ = ⎢ 2𝑐 + 2𝑐 + 2𝑐 𝒊 +⎥
2 2⎢ 𝑟𝛿𝜃 𝑟𝛿𝜃 𝑟𝛿𝜃 𝜽 ⎥
⎢ 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 ⎥
⎣ 2𝑐 𝛿𝑧 + 2𝑐 𝛿𝑧 + 2𝑐 𝛿𝑧 𝒊𝒛 ⎦
𝑐̅ = (𝑐 𝒊𝒓 + 𝑐 𝒊𝜽 + 𝑐 𝒊𝒛 )
Con :
𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝑐 1 𝛿𝑐
Ω= − 𝒊𝒓 + − 𝒊𝜽 + + − 𝒊
𝑟𝛿𝜃 𝛿𝑧 𝛿𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟 𝑟 𝑟 𝛿𝜃 𝒛
𝑏 𝑏 𝑏
Esempio: [𝒂𝟐 = 𝑐 ; 𝒃𝟑 = + − 𝒊𝒛 ]
𝛿𝑐 𝑐 1 𝛿𝑐
𝒂𝟐 𝒃𝟑 = 𝑐 + − 𝒊
𝛿𝑟 𝑟 2 𝛿𝜃 𝒛
𝒄𝟐
NB: Svolto il prodotto vettoriale, lo si somma all’espressione di 𝛁 𝟐
e si ottengono le 3 equazioni in r,z, θ
viste prima:
𝟏 𝜹𝒑 𝜹𝒄𝒓 𝜹𝒄𝒓 𝜹𝒄𝒓 𝒄𝟐𝜽
− = 𝒄𝒓 + 𝒄𝜽 + 𝒄𝒛 − lungo r
𝝆 𝜹𝒓 𝜹𝒓 𝒓𝜹𝜽 𝜹𝒛 𝒓
𝑐 (𝑐 + 𝑐 + 𝑐 ) Ricorda che:
ℎ =ℎ+ =ℎ+
2 2 1. ℎ = 𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑝𝑖𝑎 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒
Derivandola nelle 3 direzioni: 2. ℎ = 𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑝𝑖𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎
3. = 𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑝𝑖𝑎 𝑑𝑖𝑛𝑎𝑚𝑖𝑐𝑎
𝛿ℎ 𝛿ℎ 𝛿 (𝑐 + 𝑐 + 𝑐 )
⎧ = +
⎪ 𝛿𝑟
⎪ 𝛿𝑟 𝛿𝑟 2
𝛿ℎ 𝛿ℎ 𝛿 (𝑐 + 𝑐 + 𝑐 )
= +
⎨𝑟𝛿𝜃 𝑟𝛿𝜃 𝑟𝛿𝜃 2
⎪
⎪ 𝛿ℎ 𝛿ℎ 𝛿 (𝑐 + 𝑐 +𝑐 )
⎩ 𝛿𝑧 = +
𝛿𝑧 𝛿𝑧 2
Che compattata vettorialmente è uguale a:
𝑐
∇ℎ = ∇ℎ + ∇
2
∇ℎ − 𝑇𝛻𝑠 = 𝑐̅ × Ω
∇ℎ − 𝑇𝛻𝑠 = 𝑐̅ × Ω
Supponiamo di essere in assenza di perdite (𝑻𝛁𝒔 = 𝟎) e che l’entalpia totale lungo il condotto sia costante
(𝛁𝒉𝒕 = 𝟎), l’equazione di Crocco diventerà:
𝒄×𝛀=𝟎
Valida se:
In particolare a noi interesserà che la componente radiale sia uguale a 0 (a cui seguirà un equilibrio da
applicare in direzione radiale), perchè abbiamo visto essere quella più critica, visto che la 𝑢 cambia proprio in
funzione di 𝑟.
In particolare, la velocità di trascinamento, di conseguenza quella assoluta e relativa del fluido non si
possono assumere le stesse alla base come all’apice della pala.
Questo impone ovviamente delle assunzioni nel comportamento del fluido ed in particolare nelle velocità.
Una prima ipotesi di lavoro è quella di assumere 𝒄𝒓 = 𝟎, cioè la velocità radiale del fluido sia uguale a zero
(ipotesi abbastanza realistica in una macchina assial-simmetrica a flusso assiale);
1 𝛿𝑝 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝑐
− =𝑐 +𝑐 +𝑐 −
𝜌 𝛿𝑟 𝛿𝑟 𝑟𝛿𝜃 𝛿𝑧 𝑟
𝟏 𝜹𝒑 𝒄𝟐𝜽
=
𝝆 𝜹𝒓 𝒓
𝟏 𝜹𝒑 𝒄𝟐
5. Lungo il raggio 𝑟, la variazione di pressione (𝝆 𝜹𝒓 ) bilancia l’accelerazione centrifuga ( 𝒓𝜽 ).
Ripartendo da questo risultato, andiamo ad estrarre solo le componenti radiali dall’equazione di Crocco che,
sotto le condizioni di assenza di perdite e di entalpia costante lungo il condotto, sarà espressa come 𝑐̅ × Ω =
0:
𝑐̅ × Ω =
𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝑐 1 𝛿𝑐
= (𝑐 𝒊𝒓 + 𝑐 𝒊𝜽 + 𝑐 𝒊𝒛 ) × − 𝒊𝒓 + − 𝒊𝜽 + + − 𝒊 =0
𝑟𝛿𝜃 𝛿𝑧 𝛿𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟 𝑟 𝑟 𝛿𝜃 𝒛
(𝑎 + 𝑎 + 𝑎 ) [𝑏 + 𝑏 + 𝑏 ]
Per estrarre SOLO la componente radiale, per il prodotto vettoriale dovremo fare:
𝑎 = 𝑐 𝒊𝜽
⎧ 𝑎 = 𝑐𝒛 𝒊𝒛
⎪
Estraimo 𝑎 , 𝑎 , 𝑏 , 𝑏 = 𝑏 = −
⎨
⎪𝑏 = + −
⎩
𝛿𝑐 𝑐 1 𝛿𝑐 𝛿𝑐 𝛿𝑐 = =0 perché 𝑐
𝑐 + − −𝑐 − =0
𝛿𝑟 𝑟 𝑟 𝛿𝜃 𝛿𝑟 𝛿𝑟 non cambia per ipotesi
1 1 𝛿(𝑟 𝑐 ) 1 𝛿(𝑐 )
∙ ∙ + ∙ =0
2 𝑟 𝛿𝑟 2 𝛿𝑟
1 1 𝛿𝑐 𝑐 𝛿𝑐
∙ 2 𝑟 𝑐 + 2𝑟 𝑐 = +𝑐
2 𝑟 𝛿𝑟 𝑟 𝛿𝑟
𝟏 𝜹(𝒓 𝒄𝜽 )𝟐 𝜹(𝒄𝒛 )𝟐
+ =𝟎
𝒓𝟐 𝜹𝒓 𝜹𝒓
Risolvendo questa equazione conosceremo l’andamento di 𝒄𝜽 e 𝒄𝒛 lungo il raggio della macchina. Infatti,
dalla composizione di 𝑐 e 𝑐 verrà fuori 𝑐, che insieme alla velocità di trascinamento 𝑢 , otterremo 𝑤 e
quindi risalgo ai 𝛽, ovvero alla forma della pala al variare della distanza dal centro di rotazione.
Per risolverla, ipotizzeremo degli andamenti della velocità tangenziale 𝑐 in questo modo:
𝒃
𝒄𝜽 = 𝒂 𝒓𝒏 +
𝒓
Con 𝒂 e 𝒃 costanti, otterremo delle situazioni diverse al variare del parametro 𝒏:
1. 𝒏 = −∞
𝑏
𝑐 = (velocità Vortice Libero)
𝑟
Questa soluzione in cui 𝑐 ∙ 𝑟 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 , per cui 𝒄𝜽 ha andamento iperbolico (𝒄𝜽 cala
all’aumentare del raggio) è nota come Free Vortex Design, ovvero sto progettando il mio
palettamento a vortice libero.
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
2. 𝒏=𝟎
𝑏
𝑐 =𝑎− (vel. costante + vel. Vortice Libero)
𝑟
Questa soluzione, nota come Exponential Design, è la somma tra un andamento della velocità
tangenziale costante al variare del raggio (𝑎) e l’andamento di Vortice Libero
3. 𝒏=𝟏
𝑏
𝑐 =𝑎𝑟− (vel. Vortice Rigido + vel. Vortice Libero)
𝑟
Vortice Forzato
Questa soluzione, nota come Constant Reaction Design, combina una legge di Vortice Rigido (la
forma ricorda il moto di un corpo rigido 𝝎 ∙ 𝒓) e l’andamento di Vortice Libero .
La combinazione dei due andamenti di Vortice Libero e Vortice Forzato costituiscono il cosidetto
Vortice Forzato
NOTA BENE ATTENZIONE: tutti questi ragionamenti e semplificazioni ipotizzati sulla velocità
tangenziale rimangono validi quando la variazione di entalpia rimane costante, cioè quando non si
effettua lavoro tra ingresso e uscita.
Allora, se ciò non è verificato, ecco che le leggi prima viste sono valide SOLO per l’ingresso del
canale, mentre per l’uscita dal canale viene ipotizzata una legge per la velocità tangenziale 𝒄𝜽 di
𝒃
uguale forma, ma segno diverso di 𝒓:
𝒃
𝒄𝜽 = 𝒂 𝒓𝒏 −
𝒓
Da cui si nota che stavolta è sottratto, non addizionato come all’ingresso (+ ).
Ecco quindi che i 3 andamenti ipotizzati, all’ingresso e all’uscita avranno le seguenti costanti:
𝑐 =
Free Vortex
𝑐 =
𝑐 = 𝑎𝑟 −
Constant Reaction
𝑐 = 𝑎𝑟 +
𝑐 =𝑎−
Exponential
𝑐 =𝑎+
1 𝛿(𝑟 𝑐 ) 𝛿(𝑐 )
+ =0
𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟
𝑐 =
Sostituendo , avremo dentro la parentesi (𝑟 ∙ 𝑐 ) = 𝑟 ∙ , ovvero b, dunque una costante che
𝑐 =
degenera in 0. Allora avremo in definitiva:
𝛿
(𝑐 ) = 0
𝛿𝑟
Ciò significa che 𝒄𝒛 è costante lungo r:
𝑐 = 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝑏 𝑏 𝑏 𝑏
𝐿 = 𝑢(𝑐 −𝑐 )=𝑢 − =𝑟𝜔 −
𝑟 𝑟 𝑟 𝑟
𝑳 = 𝝎(𝒃𝟐 − 𝒃𝟏 )
𝑐 𝑤
𝑐 𝑤
𝑢 𝑢
𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽
𝑐
𝐺 =− (𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 + 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 )
2𝑢
Sviluppiamo ulteriormente:
𝑢 è somma delle proiezioni 𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔 di α e β:
𝑢
𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 = −
+ 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼
𝑢 = −𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 + 𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 𝑐
= 𝑢
𝑢 = −𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 + 𝑐 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼
𝑐𝑜𝑡𝑔𝛽 = − + 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼
𝑐
𝑐 𝑢 𝑢
𝐺 =− − + 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 − + 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼
2𝑢 𝑐 𝑐
𝑐 2𝑢
𝐺 =− − + 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 + 𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼
2𝑢 𝑐
𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 = = 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎè =
Considerando però:
𝑐𝑜𝑡𝑔𝛼 =
𝑐 2𝑢 𝑐 𝑐
𝐺 =− − + +
2𝑢 𝑐 𝑐 𝑐
𝑐 =
Sostituendo le ipotesi del Free Vortex Design:
𝑐 =
1 𝑏 +𝑏
𝐺 =− −2𝑢 +
2𝑢 𝑟
𝑏 +𝑏
=1−
2𝑢𝑟
Con 𝑢 = 𝜔 𝑟 e considerando tutti i parametri uguali a una costante generica k avremo:
𝒌
𝑮𝑹 𝑭𝑹𝑬𝑬 𝑽𝑶𝑹𝑻𝑬𝑿 =𝟏−
𝒓𝟐
Sotto le ipotesi di Free Vortex Design il Lavoro che abbiamo visto essere costante col raggio, mentre
il Grado di Reazione varia col quadrato della distanza del centro di rotazione.
Uno dei problemi principali del Free Vortex Design è che se andiamo a raggi molto piccoli, questo
termine − (con segno meno davanti) diventa significativo, infatti causa un Grado di Reazione
Negativo al Root della Pala, ovvero il fluido invece di essere compresso si espande.
Per cui otterremo la legge di variazione dell’angolo α1, in funzione della α1m ipotizzato:
𝒓
𝒕𝒈𝜶𝟏 = 𝒕𝒈𝜶𝒎
𝒓𝒎
𝑐 𝑐 𝑐
𝑡𝑔𝛽 = =− =−
𝑤 𝑢−𝑐 𝑏
𝑢− 𝑟
𝑐
𝑡𝑔𝛽 =−
𝑏
𝑢 −𝑟
𝒃
𝒖𝒎 − 𝒓 𝟏
𝒎
𝒕𝒈𝜷𝟏 = 𝒕𝒈𝜷𝟏𝒎 ∙
𝒃
𝒖 − 𝒓𝟏
Analogamente, per 𝛽 :
𝑏
𝑢 −𝑟
𝑡𝑔𝛽 = 𝑡𝑔𝛽 ∙
𝑏
𝑢− 𝑟
NB: Lo svergolettamento della pala è causato da una consistente variazione tra 𝛽 e𝛽 (così come
per per 𝛽 )
𝑐 =𝑎𝑟−
Con
𝑐 =𝑎𝑟+
𝑏 𝑏 𝑏 𝑏
𝐿 = 𝑢(𝑐 −𝑐 )=𝑢 𝑎𝑟− −𝑎𝑟− =𝑟𝜔 − − =𝑘
𝑟 𝑟 𝑟 𝑟
Lavoro costante con il raggio anche in questo caso
Riprendiamo l’equazione differenziale di Bilancio Radiale e vediamo cosa accade sotto l’ipotesi di Constant
Reaction Design, applicandola solo all’ingresso (1), quindi 𝑐 = 𝑎𝑟 − :
1 𝛿(𝑟 𝑐 ) 𝛿(𝑐 )
+ =0
𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟
1 𝛿 𝛿(𝑐 )
[𝑎 𝑟 − 𝑏] + =0
𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟
1 𝛿 𝛿(𝑐 )
(𝑎 𝑟 + 𝑏 − 2𝑎𝑏𝑟 ) + =0
𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟
1 𝛿(𝑐 )
(4𝑎 𝑟 − 4𝑎𝑏𝑟) + =0
𝑟 𝛿𝑟
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
4𝑎𝑏 𝛿
4𝑎 𝑟 − + (𝑐 ) = 0
𝑟 𝛿𝑟
𝛿 𝑏
(𝑐 ) = −4𝑎(𝑎𝑟 − )
𝛿𝑟 𝑟
𝑟
𝑐 = −4𝑎(𝑎 − 𝑏 ln 𝑟) + 𝑐
2
Per risolverla, ricalcolo la stessa espressione al raggio medio:
𝑟
𝑐 = −4𝑎(𝑎 − 𝑏 ln 𝑟 ) + 𝑐
2
(𝑟 − 𝑟 ) 𝑟
𝑐 −𝑐 = −4𝑎 𝑎 − 𝑏 ln
2 𝑟
(𝑟 − 𝑟 ) 𝑟
𝑐 −𝑐 = −4𝑎 𝑎 + 𝑏 ln
2 𝑟
Da questi risultati ne deduco chiaramente che la velocità assiale è variabile lungo il raggio.
𝑐 =𝑎−
Con
𝑐 =𝑎+
Riprendiamo l’equazione differenziale di Bilancio Radiale e vediamo cosa accade sotto l’ipotesi di
Constant Reaction Design, applicandola solo all’ingresso (1), quindi 𝑐 =𝑎− :
1 𝛿(𝑟 𝑐 ) 𝛿(𝑐 )
+ =0
𝑟 𝛿𝑟 𝛿𝑟
𝑏
𝛿 𝑟 𝑎−𝑟
𝛿(𝑐 ) 1
+ =0
𝛿𝑟 𝑟 𝛿𝑟
Fino a ottenere
𝛿(𝑐 ) 2𝑎𝑏 2𝑎
= −
𝛿𝑟 𝑟 𝑟
𝛿(𝑐 ) 2𝑎𝑏 2𝑎
= 𝑑𝑟 − 𝑑𝑟
𝛿𝑟 𝑟 𝑟
Attraverso una serie di passaggi, non spiegati, si ottiene questa legge del Grado di Reazione
1−𝐺 2𝑟
= −1
1−𝐺 𝑟
Questa espressione, che correla il Grado di Reazione al Grado di Reazione al raggio medio 𝑟 , mostra
palesemente come il Grado di Reazione sia variabile col raggio sotto le ipotesi di Exponential Design.
In particolare guardando 𝛽 , cioè l’angolo d’uscita dal rotore, notiamo che il Free Vortex mi dà maggior
svergolamento della pala. Di conseguenza risulta il meno conveniente, in quanto è difficile da progettare.
Motivo per cui il Free Vortex è quasi sempre escluso, in aggiunta anche al fatto che, come abbiamo visto
prima, può causare un Grado di Reazione al Root NEGATIVO.
In particolare, l’Exponential Design ha di interessante che fornisce dei valori 𝛼 , cioè l’angolo d’uscita dal
rotore e di ingresso statore, molto poco variabili (quasi costanti). Per cui anche la parte rotorica risulterà
poco contorta. Per questo motivo si predilige molto l’Exponential Design.
Nel grafico d’esempio è preso in considerazione un 3° stadio(approssimabile a tutti gli stadi intermedi)
con Grado di reazione 0,5 al mean.
Si può osservare che al Root il Grado di reazione cala drasticamente al Root soprattutto per Free Vortex
addirittura fino a valori negativi, ciò significa che al Root si espande non si comprime, per cui lo statore è
particolarmente caricato.
Soprattuto per Free Vortex c’è una problematica legata ad un Numero di Mach Relativo al tip elevato.
Infatti al TIP la 𝑢 = 𝜔 𝑟 è molto alta (𝑟 ↑), causando delle velocità relative w al TIP molto elevate e
dunque delle perdite eccessive.
𝑐 𝑤
𝑐
𝑢(↑↑)
𝑢(↑↑)
Triangoli di velocità al TIP della pala
Nei primi stadi dove ancora il fluido non è compresso molto (∝ T basse ↓↓), a causa di queste velocità
relative troppo elevate (w alte ↑↑), e a causa delle temperature basse si realizza facilmente il moto
supersonico e quindi M>1 che genera troppe dissipazioni. Problema evidente per Free Vortex!
M>1
gH
Q̇
La curva descritta è molto simile a quella di un compressore assiale, tranne per il particolare che le
curve di un compressore hanno il tratto finale praticamente Verticale.
Questo è evidente nel grafico sottostante, grafico noto come Mappe di Prestazione, in cui le curve
(con linea spessa nera) sono curve caratteristiche a diversa velocità n di un compressore assiale.
Surge Line
Innanzitutto, questo grafico differisce per il fatto che in ordinata compare il rapporto di
compressione Totale 𝛽, come ascissa invece compare la portata ṁ moltiplicata per il parametro di
flusso .
Il fatto che la curva diventi verticale significa che al variare di β il parametro di flusso non cambia
(cioè la portata non cambia), in definitiva significa che, quando vengono raggiunte le condizioni
critiche o di Blocco sonico, tutta la portata è bloccata. Per cui basta che una schiera vada in blocco
sonico a causa del raggiungimento delle condizioni critiche, che tutta la macchina va in blocco e si
entra nella zona verticale in cui la portata è costante.
Nel grafico si fa riferimento a diverse curve caratteristiche, non direttamente variabili con n ¸ ma in
𝒏
realtà variano al variare della velocità ridotta 𝒏𝒓𝒊𝒅𝒐𝒕𝒕𝒂 =
𝑻𝟏
La linea che interrompe tutte le curve caratteristiche del compressore è chiamata curva di Surge (o Surge Line).
Questa curva delimita una zona di funzionamento del compressore, oltre la quale spostandoci a sinistra, il
Davide Meschisentra
compressore 2020-2021
in Instabilità (STALLO)
Davide Meschis 2020-2021
7.15. Stallo
Lo Stallo è un fenomeno di instabilità da evitare perché causa fenomeni legati all’abbassamento della
portata, teoricamente normale per un compressore che deve poter regolare la portata.
Genericamente lo stallo è causato rottura dello strato limite lungo il canale palare in un qualche punto di un
qualche stadio.
Perché accade?
Questa flessione di 𝒘𝟏 ′ è molto dannosa: perché adesso l’osservatore fisso sul rotore non vedrà
giungere il fluido in direzione perfettamente tangente al profilo della pala. Anzi si verificheranno degli
urti dissipativi, che sono tanto più accentuati quanto più abbasso la portata, perché più abbasso la
portata più la velocità relativa si flette.
Si arriva ad un punto in cui questi urti sono talmente importanti che vanno a rompere lo strato limite,
da cui ne nasce una zona di turbolenza a forte vorticosità.
A causa della deviazione del vettore velocità, si crea una zona di vorticosità che ostruisce il passaggio del
fluido, andando così a restringere la sezione di passaggio del fluido.
In definitiva lo Stallo si verifica quando si
forma un restringimento del canale a causa
delle turbolenze che ostruiscono il passaggio
del fluido.
Trovando una parziale occlusione, il fluido se
ne va verso le vie di minor resistenza: dunque
verso la pala antecedente o quella successiva.
Quando la velocità di rotazione dello stallo eguaglia la velocità di vibrazione delle pale, ovvero
quando la frequenza dei due fenomeni entrano in risonanza, si ha un danno gravissimo sulle pale e
su tutte le schiere successive. DISTRUZIONE DEL COMPRESSORE.
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
In conclusione, abbiamo visto questo disegno in cui sono rappresentate due possibili situazioni di Stallo:
MACCHINE IDRAULICHE
8. Introduzione
In questo capitolo andremo a trattare le 3 più importanti macchine idrauliche motrici del mercato:
Salto Hg Portata
Turbina Pelton: è una macchina ad azione (la più antica delle tre); 200 ÷ 2000 𝑚 ∖ 0,5 ÷ 200
Turbina Francis: macchina a Reazione; 10 ÷ 400 𝑚 ∖ 2 ÷ 150
Turbina ad Elica (Kaplan): Reazione (Kaplan è una delle tante) 1,5 ÷ 50 𝑚 ∖ 8 ÷ 400
Essendo delle turbomacchine, conosciamo più o meno come funzionano già (condotto statori, rotorici,
espansioni), l’unica differenza risiede nel fatto che adesso la densità è costante (𝜌 = 1000 ).
Come abbiamo fatto per le turbine a vapore, le 3 macchine le studieremo in questa sequenza, perché
dall’analisi della prima e dalle problematiche che si presenteranno, vedremo come la successiva li ha risolti.
1. Installazione a Bacino;
2. Installazione a Serbatoio
3. Installazione ad acqua fluente
𝑯𝒈 = 𝒂𝒍𝒕𝒆𝒛𝒛𝒂 𝒈𝒆𝒐𝒅𝒆𝒕𝒊𝒄𝒂
Avendo una colonna d’acqua di 1500m circa, non è facile regolare la portata e ridurla, perché
una qualche perturbazione brusca che generiamo a valle andrebbe dannosamente a creare i
colpi d’ariete.
Ad esempio, se ho un’altezza di 1000 m:
𝑘𝑔 𝑚
∆𝑃 = 𝜌 𝐻𝑔 = 1000 ∙ 1000 𝑚 ∙ 10 = 10 𝑃𝑎 = 𝟏𝟎𝟎 𝒃𝒂𝒓
𝑚 𝑠
Che ci fa capire quanto siano importanti le pressioni in gioco e vedremo con le singole macchine
quali sono le strategie adottate per regolare le portate.
È strutturata come l’installazione a bacino, con la variante significativa che la macchina idraulica è
reversibile, infatti può funzionare da turbina o da pompa se il bacino è vuoto.
Quest’installazione consiste nello sfruttare lungo un corso d’acqua dei piccoli salti geodetici (1÷1,5m) che
si possono verificare.
NB 1: quando intenderemo alti salti geodetici Hg, automaticamente intenderemo impianti con piccole
portate. E Viceversa. Per cui il binomio Salto geodetico-Portata sono in continua contrapposizione fra di loro.
9. Turbina Pelton
La Turbina Pelton è una macchina totalmente immersa in aria, per cui è una macchina perfettamente ad
azione e il suo grado di reazione è pari a 0, dato che non abbiamo alcun tipo di espansione del fluido nella
cucchiaia visto che essa è posta alla pressione atmosferica.
Il fluido nel momento in cui impatta sulle pale deve aver raggiunto la massima energia cinetica,
ovviamente questo dipende dalla trasformazione di En. Potenziale in En. Di pressione e Cinetica finale
che si realizza sul Distributore a Spina Doble, e quindi dalla velocità massima col quale il fluido entra a
contatto con le cucchiaie.
Nella realtà mentre il distributore è fisso, e quindi anche le velocità rimangono in direzione costanti, il
rotore ruota, di conseguenza il contatto tra getto e pala avviene ad angolo variabili. Perché mentre la
pala entra nell’arco d’azione del getto vi saranno diversi angoli d’inclinazione e questo complica la
determinazione del lavoro trasmesso. Noi faremo un’ipotesi semplificativa per cui getto e coltello siano
ortogonali fra loro, per cui la trasmissione d’energia analizzata sarà ideale.
Dallo studio delle velocità andremo a calcolare la portata, dalla portata calcoleremo il Lavoro specifico
trasferito alla ruota, infine calcoleremo la potenza della ruota Pelton.
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
NB Importante: Tra la sezione più grande della spina e la sezione d’uscita si crea il tratto Convergente del distributore.
Per cui tutta l’accelerazione del fluido è creata in questa zona. Seppur non nulla, considereremo la velocità d’ingresso nel
tratto convergente trascurabile rispetto alla velocità di uscita dal distributore.
In una decina di centrimetri si passa:
da Sez.Ingresso [Massimo carico idrostatico- velocità nulla] (fluido proveniente da condotta forzata)
A Sez. uscita [ Condizioni atmosferiche – Max En. Cinetica] (il carico idrostatico è calato fino alle condizioni
atmosferiche all’uscita, convertendo in energia cinetica, dunque fluido accelerato)
5. Hp è l’altezza d’installazione o “altezza persa”. In questo caso la distanza tra l’asse del getto e il pelo
libero di valle. Per una Pelton questa altezza Hp (1,5 m) è trascurabile a fronte dei 1000 m di Hg.
6. Il controgetto è un sistema frenante, che fa uso di un getto che impatta le pale sul dorso.
Se nel sistema si verificano brusche interruzioni di carico elettrico, ovvero la Potenza richiesta cala,
avremo una sovrapproduzione di Potenza e dunque la ruota accelera. Per evitare che la macchina
raggiunga una velocità proibitiva cioè la velocità di fuga, che causa elevate oscillazioni e vibrazioni
dannose per le pale, si attiva il controgetto che frena la macchina.
Dal punto di vista costruttivo i parametri fondamentali sono il 𝑑𝑖𝑎𝑚𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑔𝑒𝑡𝑡𝑜 𝒅 e il
𝑑𝑖𝑎𝑚𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑃𝑒𝑙𝑡𝑜𝑛 𝑫. Il loro rapporto al massimo è = 7 ÷ 20
Ad un minor numero di pale si rischia che il getto non venga intercettato, per cui questo verrà risolto
con il problema di Determinazione del numero Minimo di pale che vedremo dopo.
L’inconviente è legato ad una forte dissipazione energetica che avviene nel momento in cui il fluido
entra nella valvola d’ingresso del distributore che, per dare spazio al sistema di azionamento della
spina, è realizzato con un gomito di quasi 90°. Ciò quindi penalizza gravemente il rendimento del
distributore.
Per risolvere si è pensato adottare un sistema di tipo più evoluto, che tramite un comando oleodinamico
permette l’azionamento della spina. Come si può notare dalla figura sotto, vi è un cassetto oleodinamico
e due piccole valvole d’ingresso per l’olio che a seconda della differenza di pressione permette lo
spostamento del pistone e solidalmente anche lo spostamento della spina (in rosso).
In questa maniera si è riusciti a risolvere il grosso incoveniente dei gomiti all’ingresso del fluido,
permettendo al fluido di arrivare con il maggior quantitativo energetico e in direzione tangente
all’asse del getto.
Inoltre con questo sistema si può far a meno anche del Tegolo regolatore, che permetteva una prima
interruzione istantanea seppur parziale della portata.
Nella soluzione oleodinamica invece, vengono posizionate delle alette (blu) nella parte terminale del
distributore, prima della sezione convergente. Queste alette nella condizione di funzionamento normale
sono parallele alla direzione del flusso, quando invece si vuole realizzare una brusca interruzione di portata,
azionandole, si pongono gradualmente in direzione trasversale al fluido fino a raggiugere i 90°, cioè massima
ostruzione al passaggio. È bene notare che l’azionamento delle alette e la deviazione che impongono al
fluido, creano uno swirl, ovvero delle perturbazioni che causano un’apertura del cono d’acqua all’uscita dal
distributore.
1. Ricordando che 𝒅 piccolo è il diametro del getto e 𝒄𝟏 velocità d’uscita del fluido dalla spina Doble, dopo
essere stato accelerato nel tratto convergente, esprimiamo la portata in volume 𝑉̇ come :
𝜋𝑑
𝑽̇ = 𝑐
4
2. Applichiamo l’equazione generale del moto dei fluidi (in forma meccanica) nel tratto convergente del
distributore (dL=0 non si fa lavoro nel distribitore) e ipotizziamo assenza di perdite:
𝑑𝑃
𝑐𝑑𝑐 + 𝑔𝑑𝑧 + + 𝑑𝑅 = −𝑑𝐿
𝜌
𝑐 −𝑐 𝑃 −𝑃
+ =0
2 𝜌
Ovviamente 𝑐 > 𝑐
𝑃 : pressione atmosferica
3. Riconsiderando lo schema dell’installazione a bacino, applichiamo l’Equazione dell’Energia tra il pelo libero
di monte (M) e la sezione distributore vista sopra (0), questa volta considerando le perdite ma trascurando la
variazione di energia cinetica, che rispetto al salto Hg è trascurabile:
𝑃 −𝑃
+ 𝑔(𝑧 − 𝑧 ) + 𝑅 =0
𝜌
Esplicito :
𝑃 𝑃
= − 𝑔(𝑧 − 𝑧 ) − 𝑅
𝜌 𝜌
𝑃 𝑃
= + 𝑔(𝐻𝑔 − 𝐻𝑝) − 𝑅
𝜌 𝜌
4. Inserisco questo valore di ottenuto nell’equazione generale del moto dei fluidi (2).
𝑐 −𝑐 𝑃 𝑃
+ − + 𝑔𝐻 = 0
2 𝜌 𝜌
𝑐 −𝑐 𝑃 𝑃
+ − + 𝑔𝐻 = 0
2 𝜌 𝜌
Nota che e si elidono, poichè 𝑃 è la pressione d’uscita dal distributore che è uguale alla 𝑃 ,
mentre 𝑃 è la pressione sul bacino di monte che è anch’essa uguale alla pressione 𝑃 .
Inoltre possiamo anche considerare 𝑐 trascurabile.
𝑐 = 2𝑔𝐻
Possiamo passare facilmente alla velocità reale 𝑐 , introducendo 𝝋 coefficiente riduttore di velocità che è un
coefficiente sperimentale (si aggira al 97%-98%):
𝒄𝟏 = 𝝋 ∙ 𝟐𝒈𝑯
5. Adesso è possibile calcolare la portata in volume che avevamo espresso nella equazione (1), sostituendo il
valore di 𝑐 che abbiamo appena trovato:
𝝅𝒅𝟐
𝑽̇ = ∙ 𝝋 ∙ 𝟐𝒈𝑯
𝟒
Questa espressione è molto importante perché ci dice che la portata in volume che va a colpire la ruota
Pelton non dipende dalle condizioni di funzionamento e geometriche della ruota (non compaiono ω o d
ruota).
In breve:
Riprendendo il disegno della Pelton, come abbiamo già detto, la posizione del coltello rispetto al getto non è
sempre la stessa, ma è variabile.
Noi per semplificare lo studio dei triangoli di velocità, assumeremo l’ipotesi per cui l’asse del coltello e l’asse
del getto siano in direzione ortogonali fra loro.
Consideriamo una sezione di taglio della pala Pelton per valutare le condizioni d’ingresso e di uscita
dei triangoli di velocità:
TRIANGOLO D’INGRESSO
TRIANGOLO D’USCITA
Per definizione di macchina ad azione ideale, 𝑤 = 𝑤 poiché il fluido non subisce espansioni.
Nella realtà, 𝑤 verrà ridotto di un coefficiente riduttore di velocità 𝛹 che considera le perdite di
carico dovute a strisciamento che il fluido ha entrando a contatto con le superfici delle due
cucchiaie, per cui: 𝒘𝟐 = 𝒘𝟏 𝜳 ; la direzione di 𝒘𝟐 è tangente al profilo della pala all’uscita (𝜷𝟐 )
𝒖 rimane invariata in modulo direzione e verso;
Conosciamo il modulo e la direzione di 𝑤 , conosciamo la direzione di u, possiamo chiudere il
triangolo con la regola del parallelogrammo, ricavando 𝒄𝟐 .
𝐿 = 𝑢(𝑐 − 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 )
𝐿 = 𝑢[𝑐 − (𝑢 − 𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 )]
𝐿 = 𝑢[𝑐 − 𝑢 + 𝑤 𝑐𝑜𝑠𝛽 ]
𝑑𝐿
=0
𝑑𝑢
𝑐 −𝑢−𝑢 =0
𝒄𝟏
𝒖𝑳𝑴𝑨𝑿 =
𝟐
Ciò significa che affinché io abbia il massimo dell’energia trasferita, la 𝒖 deve essere la metà della 𝒄𝟏 .
𝑃 = 𝜌 𝑉̇ 𝐿 ∙ 𝜼𝟎
Nota bene che 𝜼𝟎 tiene conto sia delle perdite sui cuscinetti dell’albero, ma nel caso specifico della Pelton, che ruota
alla 𝑝 (in aria), tiene conto anche delle perdite per ventilazione (l’aria genera resistenza alla rotazione della ruota).
Inoltre, viene definito Rendimento idraulico 𝜼𝒊 , dato dal rapporto tra L ottenuto e Lavoro disponibile (salto
netto)
𝐿
𝜂 =
𝑔𝐻
Allora considerando anche questo rendimento, la Potenza Totale per una turbina Pelton sarà:
𝑷𝒕𝒐𝒕 = 𝜌 𝑉̇ 𝐿 ∙ 𝜂 ∙ 𝜂
𝑃
𝜼𝒕𝒐𝒕 = =∙ 𝜂 ∙ 𝜂
𝜌𝑉̇ 𝑔𝐻
𝑫
~𝟕 ÷ 𝟐𝟎
𝒅
In generale, il rapporto tra D Pelton e d del getto è considerabile come costante, poiché come vedremo fra
poco esiste una dipendenza indiretta tra i diametri.
60 𝑐 𝑔𝐻 Con 𝑐 = 2𝑔𝐻
𝐷= ∝
2𝜋𝑛 𝑛
1. Se vado verso salti d’altezza H via via decrescenti, il D della Pelton va progressivamente calando e quindi
anche 𝑑 cala, per mantenere costante il rapporto = 7 ÷ 20. 𝑠𝑒 𝑯 ↓↓, 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑫 ↓↓ = 𝒅 ↓↓
2. Di conseguenza, se diminuisce H, aumenterà la portata. Per cui, essendo 𝑉̇ ∝ 𝑔𝐻 𝑑 , se 𝑉̇ aumenta,
aumenterà anche 𝑑 ↑↑
Per ovviare scopriamo
Riepilogando, questo problema sarà necessario
che andando agire
a bassi salti H esulla velocità di rotazione
di conseguenza 𝑛′ contenuto
ad alta portata, nella
il Dpelton formula:
scende e d sale.
60 𝑐
Questo è un problema, in quanto non garantisce di stare
𝐷 = dentro l’intervallo del rapporto = 7 ÷ 20
2𝜋𝑛
Man a mano che H diminuisce, per non avere diametri D troppo piccoli, abbasso n’.
𝑓 ∙ 60 Il problema non finisce qui, perché come ben sappiamo, la rotazione è strettamente
𝑛=
𝑝 legata alla rete elettrica e quindi alla frequenza di rete (EU: 50Hz, US: 60Hz) e al n°
𝑓 frequenza di rete coppie polari dell’alternatore collegato alla turbina.
𝑝 n° di coppie polari
alternatori Diminuire la velocità n, significa aumentare esponenzialmente il n° di coppie
polari.
L’aumento esponenziale degli alternatori determina l’aumento esponenziale delle
dimensioni degli alternatori. Si arriva ad impianti in cui l’ingombro delle turbine è
una frazione rispetto all’ingombro degli alternatori.
Tabella (NP: numero di poli, n: giri/min) (NB: NP=2p con p=coppie polari)
mostra come aumenti esponenzialmente il Numero di Poli NP, al decrescere di n.
𝑁𝑝 2 6 12 80
𝑛 3000 1000 500 75
𝜷𝟐
𝒃 𝒔
𝑃 ∙ 𝑠𝑒𝑛 𝛽 = 𝑠 + 𝑏 + 𝒇
NB: 𝒇 = 𝒈𝒊𝒐𝒄𝒐 non compare nel disegno, ma è un parametro dimensionale pari al 2÷4 % di P, che solitamente si
inserisce per garantire quasi con certezza che tutta la portata riesce ad essere smaltita da questa sezione d’uscita.
Ma come ben sappiamo il numero di pale per il passo (distanza tra pale adiacenti) sono distribuite lungo una
circonferenza, allora:
𝜋𝐷 = 𝑍 ∙𝑃
In questo modo, imponendo lo smaltimento di portata, abbiamo ottenuto il Numero massimo pale come:
𝝅𝑫
𝒁𝒎𝒂𝒙 =
𝑷
Che ricordiamo è il numero massimo di pale che mi garantisce lo smaltimento di portata. Superato questo Z non tutto
il fluido sarà smaltito correttamente fuori dalla sezione d’uscita.
Consideriamo una porzione di ruota compresa all’interno dell’angolo δ. All’interno di questo angolo,
ipotizziamo che il nostro tronchetto (o getto) colpisca la pala successiva a Y e venga lavorato da questa pala
fino ad essere smaltito nella posizione E.
𝑫𝒑 , il diametro che passa per la mezzeria delle pale ed è tangente all’asse del getto;
𝒅 , il diametro del getto.
𝑫𝒆 , ovvero il diametro massimo delle pale
𝜹 , l’angolo che comprende la pala che si trova nella posizione y e la pala simmetrica che ha già
lavorato in posizione E, facendo uscire il getto fuori dalle cucchiaie
2. Posizionandoci nella configurazione iniziale, consideriamo la particella di fluido nella posizione Y. Essa
sfuggendo al palettamento, percorrerà a velocità 𝑐 il getto fino a colpire la pala adiacente, che nella
rotazione, si sarà spostata dalla posizione C fino alla posizione B’.
Lo spostamento della pala adiacente in C fino a B’, ha spazzato un angolo che chiameremo 𝜷.
𝒕𝟏 è pari al tempo che impiega la pala a spostarsi dalla posizione C alla posizione B’ a velocità
angolare ω, spazzando l’angolo β.
𝒕𝟏 dovrà essere uguale anche al tempo che impiega la particella in Y per colpire la pala adiacente
nella posizione B’, quindi conosciamo velocità (𝑐 ) e spostamento (YB’).
𝑡 =
∙
𝜷=
𝑡 =
𝐷 𝛿
𝑦𝐵 = 𝑦𝑂 + 𝑂′𝐵 = ∙ 𝑠𝑒𝑛 + 𝑂′𝐵
2 2
𝛿 𝐷 𝑑 𝛿
𝑂′𝐵 = 𝑂𝑂 𝑡𝑔 −𝛾 = + 𝑡𝑔 −𝛾
2 2 2 2
𝐷 𝛿 𝐷 𝑑 𝛿
𝑦𝐵 = 𝑦𝑂 + 𝑂′𝐵 = ∙ 𝑠𝑒𝑛 + + ∙ 𝑡𝑔 −𝛾
2 2 2 2 2
Abbiamo esplicato 𝑦𝐵 in termini tutti noti. E quindi possiamo dire di aver noto anche 𝜷.
3. Posizionandoci nella configurazione finale, consideriamo la particella nella posizione B’. Essa entrando a
contatto con la pala, percorre tutta la superfice della cucchiaia secondo un cammino medio l e viene
smaltita dalla pala, che si sarà spostato nel frattempo dalla posizione B’ fino alla posizione E.
Il tempo, che chiamo 𝒕𝟐 , in cui la pala si sposta da B’ ad E, ovvero compie l’angolo 𝛾, è pari all’angolo
𝛾 diviso la velocità angolare;
Lo stesso tempo 𝒕𝟐 deve essere uguale al tempo necessario alla particella di fluido per colpire la pala
sul coltello, percorrere il cammino medio sulla superficie della cucchiaia con velocità relativa 𝑤 ed
uscire dalla cucchiaia. (vedi schizzo sottostante)
𝑡 =
𝜸= ∙𝜔
𝑡 = ∙𝜔
4. Noti gli angolo 𝛿, 𝛽 𝑒 𝛾 adesso è possibile determinare per differenza anche l’angolo 𝜶, ovvero l’angolo
che intercetta le posizioni di due pale adiacenti, ovvero che sono a distanza pari al Passo.
𝜶=𝛿−𝛽−𝛾
𝟐𝝅
𝒁𝒎𝒊𝒏 =
𝜶
𝑉̇ = 𝑐 𝝅𝒅 𝟐
𝑽̇ = 𝟒 ∙ 𝝋 ∙ 𝟐𝒈𝑯
𝑐 = 𝜑 ∙ 2𝑔𝐻
Costruendo altri andamenti della portata fino a raggiungere carico nullo 0%, si ottiene una curva verde
che unisce tutti i punti rossi al variare del carico. La curva verde è una curva Iso-Rendimento pari a
𝜂 =0
Allo stesso tempo identifichiamo delle curve (viola) ellittiche Iso-Rendimento 𝜂 = 𝑐𝑜𝑠𝑡
Immaginiamo di tagliare il grafico con una retta 𝑛 = 𝑛 , dove 𝑛 è la velocità di progetto della
macchina, andando a valutare come varia il rendimento al variare della portata per data velocità di
rotazione 𝑛 . Quello che otteniamo è il grafico 𝜼𝒕𝒐𝒕 − 𝑽̇ sottostante:
𝑽̇
1. Definiamo le due macchine in similitudine geometrica, quando il rapporto tra grandezze omologhe
risulta essere costante. Es:
𝐷 𝑑
= = 𝑒𝑐𝑐 … = 𝑨
𝐷 𝑑
2. Definiamo le due macchine in similitudine cinematica, quando il rapporto tra velocità omologhe risulta
essere costante:
𝑐 𝑤 𝑢
= = =𝑩
𝑐 𝑤 𝑢
3. Definiamo le due macchine in similitudine dinamica, quando ho numeri di Reynold elevati (non uguali)
in punti omologhi, in modo da garantire il moto turbolento in entrambe le macchine.
4. Definiamo le due macchine in similitudine meccanica, quando tra punti omologhi ho rapporti di masse
costanti. Significa che basta costruire due macchine dello stesso materiale e farle percorrere dallo stesso
fluido.
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
Per ipotesi ci mettiamo nella condizione in cui le due ruote, soddisfino la Similitudine Idraulica:
Scriviamo le equazioni della portata per le due macchine e facciamo il rapporto membro a membro:
𝜋𝑑
⎧ 𝑣̇ = ∙𝑐
4
⎨ ̇ 𝜋𝑑′
⎩𝑣′ = 4 ∙ 𝑐
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 𝑢 𝑑 𝑛 𝑑 𝑛
= ∙ = ∙ = ∙ = ∙
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 𝑢 𝑑 𝑛 𝑑 𝑛
Scriviamo le proporzioni che legano il salto gH con la velocità di delle due macchine e facciamo il
rapporto membro a membro:
⎧ 𝑔𝐻 ∝ 𝑐
⎪ 2
⎨ 𝑐
⎪𝑔𝐻 ∝
⎩ 2
𝑔𝐻 𝑐 𝑢 𝑑 𝑛
= = = ∙
𝑔𝐻 𝑐 𝑢 𝑑 𝑛
𝑑 𝑔𝐻 𝑛
= ∙
𝑑 𝑔𝐻 𝑛
̇
Vado a inserire questa espressione di nell’equazione che rapporta le due portate ̇
𝑣̇ 𝑔𝐻 𝑛 𝑛 (𝑔𝐻) 𝑛
= ∙ ∙ = ∙
𝑣̇ 𝑔𝐻 𝑛 𝑛 (𝑔𝐻 ) 𝑛
Da quest’ultima espressione, porto a sinistra i termini senza apice e a destra i termini con l’apice:
𝑛 𝑣̇ 𝑛 𝑣̇
=
𝐻 𝐻
Porto sotto radice tutto, per abbassare di grado n ed n’:
𝑛 ∙ √𝑣̇ 𝑛 ∙ √𝑣̇
=
𝐻 𝐻
Dall’ultima uguaglianza si nota che, applicando la similitudine cinematica e geometrica, abbiamo ottenuto
che i due membri sono uguali, seppur di due macchine diverse R ed R’.
“Prese due macchine distinte R ed R’ che lavorano in condizioni idrauliche simili, intendendo in questo caso le
similitudini geometriche e cinematiche, esse presenteranno rapporti uguali, definiti da un parametro
chiamato 𝒏𝒄 Indice Caratteristico (o numero di giri caratteristico)”
𝑛 ∙ √𝑣̇ 𝑛 ∙ √𝑣̇
𝒏𝒄 = =
𝐻 𝐻
𝒏𝒄 non è un parametro adimensionale, ma è un indice utilizzato per accomunare una famiglia di macchine
diverse.
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 𝑢 𝑑 𝑛 𝑑 𝑛
= ∙ = ∙ = ∙ = ∙
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 𝑢 𝑑 𝑛 𝑑 𝑛
𝑔𝐻 𝑐 𝑢 𝑑 𝑛
= = = ∙
𝑔𝐻 𝑐 𝑢 𝑑 𝑛
Notiamo che abbiamo ottenuto l’Indice caratteristico 𝑛 , banalmente tramite gli ultimi due membri di
queste equazioni. Per cui, dall’utilizzo combinato dei vari membri di queste due equazioni si possono
estrarre molte similitudini che forniscono altri parametri caratteristici.
𝐏𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐫𝐢𝐝𝐨𝐭𝐭𝐚 𝒒
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 √𝐻
= ∙ = ∙
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 √𝐻
𝑣̇ 𝑣̇
𝒒= =
𝑑 √𝐻 𝑑 √𝐻
𝑔𝐻 𝑑 𝑛
= ∙
𝑔𝐻 𝑑 𝑛
𝑛𝑑 𝑛𝑑
𝝂= =
√𝐻 √𝐻
Analizziamo il grafico 𝑽̇ − 𝒏’ riportato sotto, che già abbiamo visto in occasione dell’analisi delle prestazioni
della turbina Pelton.
1. Dal grafico di sinistra considero un punto di coordinate 𝑣̇ , 𝑛 , quindi una certata portata e v. rotazione.
2. Da questa ipotesi di partenza, posso calcolarmi facilmente la portata ridotta e la velocità ridotta.
3. Calcolata 𝑞 e 𝑣, posso costruire un nuovo grafico basato sui valori della portata e velocità ridotta.
𝒏 𝒗
Il grafico 𝒗̇ − 𝒏 è utilizzato per valutare una singola macchina nelle svariate condizioni 𝒗̇ , 𝒏𝒊, che
si celano dietro ogni punto del grafico;
Mentre nel grafico 𝒒, 𝒗 ogni punto rappresenta un’infinità di macchine che godono della
similitudine idraulica e che hanno stessa portata ridotta e velocità ridotta.
Questi due parametri analizzati sono stati molto utilizzati nel passato, mentre recentemente l’attenzione si è
spostata su due parametri che riescono a coinvolgere nella similitudine idraulica anche le prestazioni di una
macchina idraulica.
Riprendiamo le due equazioni di portata e salto, ottenute dalle similitudini geometriche e cinematiche:
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 𝑢 𝑑 𝑛 𝑑 𝑛
= ∙ = ∙ = ∙ = ∙
𝑣̇ 𝑑 𝑐 𝑑 𝑢 𝑑 𝑛 𝑑 𝑛
𝑔𝐻 𝑐 𝑢 𝑑 𝑛
= = = ∙
𝑔𝐻 𝑐 𝑢 𝑑 𝑛
Per determinare il Diametro specifico, prendiamo da entrambe le equazioni gli ultimi membri:
⎧ 𝑛 𝑣̇ 𝑑
⎪ = ∙
𝑛 𝑣̇ 𝑑
⎨ 𝑔𝐻 𝑑 𝑛
⎪𝑔𝐻 = 𝑑 ∙ 𝑛
⎩
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
𝑔𝐻 𝑑 𝑣̇ 𝑑 𝑣̇ 𝑑
= ∙ ∙ = ∙
𝑔𝐻 𝑑 𝑣̇ 𝑑 𝑣̇ 𝑑
(𝑔𝐻) 𝑑 (𝑔𝐻 )
∙𝑑 =
𝑣̇ 𝑣̇
Effettuando la radice quarta di quest’ultimi due termini, si ottiene il Diametro Specifico:
𝑑 ∙ (𝑔𝐻)
𝑫𝑺 =
√𝑣̇
Per determinare la Velocità specifica, prendiamo anche qui gli ultimi membri, ma esplichiamo 𝑑:
⎧ 𝑑 𝑣̇ 𝑛
⎪ = ∙
𝑑 𝑣̇ 𝑛
⎨ 𝑔𝐻 𝑑 𝑛
⎪ = ∙
⎩𝑔𝐻 𝑑 𝑛
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛 𝑛
= ∙ ∙
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛 𝑛
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛 𝑣̇ 𝑛
= ∙ = ∙
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛 𝑣̇ 𝑛
∙ ∙
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛
= ∙
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛
= ∙
𝑔𝐻 𝑣̇ 𝑛
Portiamo a sinistra i termini senza apice e a destra i termini con apice:
𝑛 ∙ 𝑣̇ 𝑛′ ∙ 𝑣̇ ′
=
𝑔𝐻 𝑔𝐻′
Otteniamo così la Velocità specifica:
𝜔 ∙ √𝑣̇
𝝎𝑺 =
(𝑔𝐻)
𝜔 ∙ √𝑣̇ 2𝜋 𝑛 ∙ √𝑣̇
𝜔 = =
(𝑔𝐻) 60 ∙ (9,8) ∙ (𝐻)
2𝜋 𝑛 ∙ √𝑣̇
𝜔 = ∙
60 ∙ (9,8) (𝐻)
0,0189 𝒏𝒄
𝝎𝑺 = 0,0189 ∙ 𝑛
𝑫𝑺
𝝎𝑺
3. Scelto questo punto, ricavo sia la velocità di rotazione reale 𝒏, dalla formula inversa di 𝜔 ,
sia il diametro del getto 𝒅:
𝑛 ∙ √𝑣̇
⎧ (𝐻) ∙ 𝜔
⎧𝝎𝑺 = 0,0189 ∙
⎪ ⎪𝒏 =
(𝐻) 0,0189 ∙ √𝑣̇
=
⎨ ⎨ 𝐷 ∙ √𝑣̇
𝑑 ∙ (𝑔𝐻)
⎪ 𝑫𝑺 = ⎪ 𝒅=
⎩ √𝑣̇ ⎩ (𝑔𝐻)
Dall’ottenimento di quei due valori allora si restringe il campo di progettazione e non si parla più di famiglie
di macchine, ma si comincia a pensare ad una singola Macchine che funziona con una velocità di rotazione
𝒏 e un diametro del getto 𝒅 definito, da cui posso ricavare facilmente D, dato che D/d è un rapporto
costante ecc…
Per questo motivo il diagramma di Baljie è definito come “porta d’ingresso della progettazione”.
Se abbiamo due macchine in condizioni simili, il rendimento idraulico sarà uguale per entrambe?
Abbiamo già visto dal grafico di Baljie le curve iso-rendimento, quindi sicuramente il rendimento sarà uguale
per due macchine in similitudine idraulica, ma lo dimostriamo lo stesso per una turbina Pelton, ricordando
che in realtà questa dimostrazione resta valida per tutte le macchine idrauliche.
Notiamo che e 𝛽 sono uguali tra le due macchine per similitudine idraulica;
mentre non sappiamo ancora se i coefficienti di perdita 𝜑 e 𝛹, sono uguali tra le due macchine.
Distinguiamo le perdite 𝑹𝑻𝑶𝑻 di una macchina in: perdite Distribuite 𝑹𝒅 e perdite Concentrate 𝑹𝒄 :
Perdite concentrate sono: perdite per attrito lungo il percorso del fluido (es. perdite all’interno del
condotto convergente della Spina Doble (𝜑), perdite d’attrito del fluido mentre attraversa la
superficie della cucchiaia (𝛹)). Il parametro 𝜷 è chiamato fattore di forma, che ovviamente è uguale
per le due macchine R ed R’.
𝑐
𝑹𝑪 = 𝛽 ∙
2
𝑐
𝑅 = (𝜆 + 𝛽)
2
Tenendo in analisi solo il Distributore, quindi considerando solo le perdite 𝜑, possiamo anche indicare 𝑅
come:
𝑐 𝑐 𝑐 1
𝑅 = − = −1
2 2 2 𝜑
Da qui notiamo otteniamo un’espressione che dimostra il forte legame tra (λ,β) e 𝜑:
𝑐 𝑐 1
𝑅 = (𝜆 + 𝛽) = −1
2 2 𝜑
Essendo per definizione β un coefficiente di forma uguale per le due macchine ed essendo le due macchine
anche in similitudine dinamica, per cui Numeri di Reynolds particolarmente elevati, si può affermare che
anche i coefficienti di perdita λ sono uguali.
Per cui, dimostrato il legame tra 𝛽, 𝜆 e 𝜑, allora anche le perdite nel distributore 𝝋 saranno uguali
tra le due macchine.
Supponiamo di aver a che fare con un impianto, in cui si è definita portata e salto:
𝑣̇ = 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝐻 = 𝑐𝑜𝑠𝑡
Supposto 𝒊 il numero dei getti, la portata sarà proporzionale al diametro del getto al quadrato per il n di
getti:
𝑣̇ ∝ 𝑖 𝑑
Esplico rispetto a d:
1
𝑑∝
√𝑖
La velocità di rotazione è proporzionale alla velocità di trascinamento diviso il Diametro della Pelton
𝑢
𝑛∝
𝐷
Siccome 𝑢 è proporzionale a 𝑐, che a sua volta è proporzionale ad H, che è costante, allora avremo:
1
𝑛∝
𝐷
Esplichiamo D:
1
𝐷∝
𝑛
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
𝑑 𝑛
∝
𝐷 √𝑖
In definitiva scopro che, visto che d e D sono in un rapporto che abbiamo definito costante, allora sarà solo il
membro di destra a poter variare.
Allora, se si ha l’esigenza di rimanere con una turbina Pelton che deve lavorare con una portata elevata,
l’unico modo per avere un numero di giri elevato è aumentare i getti. Viceversa => Turbina Francis
Gli elementi essenziali di una turbina Francis, come per la Pelton sono il distributore (nominato
distributore Fink) e la girante.
Innanzitutto, si può osservare dalla figura che la macchina è posizionata con asse verticale;
Come si vede dalla prima figura, il Diffusore collega la bocca d’uscita della girante con il pelo libero di
scarico. Infatti, l’altezza del Diffusore è proprio pari ad 𝐻𝑝, cioè l’altezza persa d’installazione. Vedremo
che il Diffusore è utilizzato in questa macchina per garantire una certa depressione allo scarico, per
sfruttare al massimo il salto di pressione tra l’ingresso e l’uscita della girante, aumentando così il lavoro.
Notiamo che nel passaggio dalla Pelton (grandissimi salti H) alla Francis (H medi), l’altezza persa 𝑯𝒑,
comincia ad essere rilevante.
TRIANGOLO INGRESSO
𝑢 = 𝜔 × 𝑟 , e ha direzione ⊥ 𝑟
𝑤 tangente al profilo pala Rotorica
d’ingresso ;
𝑐 lo ottengo dalla chiusura del
triangolo.
NB:
𝜶𝟏 : angolo compreso tra 𝑢 𝑒 𝑐
TRIANGOLO USCITA:
𝑢 = 𝜔 × 𝑟 , 𝑒 ℎ𝑎 𝑑𝑖𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 ⊥ 𝑟
(𝑢 < 𝑢 )
𝑐 ha direzione radiale, affinchè non
ci sia dissipazione (in quanto NB. Che le
componenti tangenziali non possono
essere convertite in lavoro)
noto u2 e la dir di c2, chiudo il
triangolo e ricavo anche 𝒘𝟐 .
(𝑤 > 𝑤 , perché m. Reazione)
𝐿 = 𝑢 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 − 𝑢 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑢 𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼 è pari a 0, perché 𝛼 = 90° , dato che 𝑐 è radiale.
Un’espressione alternativa del Lavoro è quella legata alla prevalenza gH tramite il rendimento idraulico 𝜂 :
𝐿 = 𝑔𝐻 ∙ 𝜂
Combinando queste due espressioni di L, otteniamo che 𝑢 sarà uguale a:
𝑔𝐻 ∙ 𝜂
𝑢 =
𝑐 𝑐𝑜𝑠𝛼
Da questa espressione, bisogna osservare però che 𝑐 , cioè la velocità d’ingresso nella girante è influenzata
da quanto si espande e quindi dal Grado di Reazione.
𝑤 −𝑤 +𝑢 −𝑢
𝐺 =
𝑐 −𝑐 +𝑤 −𝑤 +𝑢 −𝑢
Scriviamo anche l’espressione del Lavoro secondo le differenze di energie cinetiche, che avevamo
ottenuto a partire dall’espressione di Eulero applicando il Teorema di Carnot:
𝑐 −𝑐 𝑤 −𝑤 𝑢 −𝑢
𝐿= + +
2 2 2
Cerchiamo di inserire questa espressione nell’equazione del Grado di Reazione
2𝐿 = (𝑐 − 𝑐 ) + (𝑤 − 𝑤 ) + (𝑢 − 𝑢 )
2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 ) = (𝑤 − 𝑤 ) + (𝑢 − 𝑢 ) = 𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 𝐺
Inserisco l’ultima nell’espressione del Grado di Reazione:
2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 )
𝐺 =
(𝑐 − 𝑐 ) + 2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 )
2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 ) + 𝑐 − 𝑐
𝐺 =
2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 )
[2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 )] − (𝑐 − 𝑐 )
𝐺 =
[2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 )]
𝑐 −𝑐
𝐺 =1−
2𝐿 − (𝑐 − 𝑐 )
𝑐
𝐺 =1−
2𝐿
Dunque, sostituendo il lavoro con 𝑔𝐻𝜂 :
𝑐
𝐺 =1−
2𝑔𝐻𝜂
Come avevamo ipotizzato la velocità 𝑐 è legata al grado di reazione. Una volta trovato il Grado di
Reazione e il legame con 𝑐 , possiamo proseguire sostituendo all’espressione di 𝑢 , l’espressione di 𝑐 in
funzione del grado di Reazione:
𝑐 = 2(1 − 𝐺 )𝑔𝐻𝜂
Sostituiamo 𝑐 nell’equazione di 𝑢 :
𝑔𝐻 𝜂 𝑔𝐻 𝜂
𝑢 = =
𝑐 cos 𝛼 2(1 − 𝐺 )𝑔𝐻𝜂 ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
𝑔𝐻𝜂
𝒖𝟏 =
2(1 − 𝐺 ) ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑢 ↓∝ (𝒏 ↓↓ ∙ 𝐷 ↑)
Per evitare di gravare tutto l’effetto della diminuzione del salto H ad una diminuzione gravosa di 𝒖𝟏 :
si sceglie di accompagnare con un aumento del Grado di Reazione: diminuendo il salto H, come si nota
dall’espressione, dovremo considerare un aumento di 𝑮𝑹 , che riporta il rapporto e quindi 𝑢 su un
valore costante o non troppo basso.
𝐻 ↓ 𝐺 ↑
Per dimostrare i benefici del Diffusore, calcolo il Lavoro senza Diffusore 𝑳𝑺𝑫 , il Lavoro con Diffusore 𝑳𝑪𝑫 e
dalla differenza vedremo se sarà positivo e negativo e quali parametri influenzano il calcolo.
Calcoliamo prima il Lavoro senza diffusore 𝑳𝑺𝑫 , applicando l’equazione generale del moto dei fluidi tra
la sezione 0 e la sezione 2:
𝑃 −𝑃 𝑐 −𝑐
+ = −𝐿
𝜌 2
In questo caso la pressione di scarico è la pressione atmosferica, per cui:
𝑃 −𝑃 𝑐 −𝑐
𝑳𝑺𝑫 = +
𝜌 2
Calcoliamo il Lavoro con Diffusore 𝑳𝑪𝑫 , applicando l’equazione generale del moto dei fluidi tra 0-2 (in
cui però stavolta 𝑝 ≠ 𝑝_𝑎𝑡𝑚)
𝑃 −𝑃 𝑐 −𝑐
+ = −𝐿
𝜌 2
Dobbiamo calcolare 𝑃 , che stavolta non conosco, tramite l’equazione generale del moto dei fluidi tra 2-3
(che ricordiamo 3 è una sezione sotto il pelo libero):
𝑃 𝑐 𝑃 𝑐
+ 𝑔𝑧 + = + 𝑔𝑧 + + 𝑅
𝜌 2 𝜌 2
𝑃 𝑃 𝑐 −𝑐
= + 𝑔(𝑧 − 𝑧 ) + +𝑅
𝜌 𝜌 2
Ma possiamo vederlo come la pressione sul pelo libero (𝑝 ) + il peso della colonna d’acqua:
𝑃 𝑃
= + 𝑔(𝑧 − 𝑧 )
𝜌 𝜌
𝑃 𝑃 𝑐 −𝑐
= + 𝑔(𝑧 − 𝑧 ) + 𝑔(𝑧 − 𝑧 ) + +𝑅
𝜌 𝜌 2
Semplifico i due 𝑧 e introduco l’altezza persa 𝐻 = 𝑧 − 𝑧 :
𝑃 𝑃 𝑐 −𝑐
= − 𝑔𝐻 + +𝑅
𝜌 𝜌 2
Sostituiamo quest’espressione di all’equazione generale del moto dei fluidi per calcolare 𝐿
𝑃 𝑐 −𝑐 𝑃 𝑐 −𝑐
− 𝑔𝐻 + +𝑅 − + = −𝑳𝑪𝑫
𝜌 2 𝜌 2
𝑃 −𝑃 𝑐 −𝑐
𝑳𝑪𝑫 = + + 𝑔𝐻 − 𝑅
𝜌 2
𝑃 −𝑃 𝑐 −𝑐 𝑃 −𝑃 𝑐 −𝑐
𝐿 −𝐿 = + + 𝑔𝐻 − 𝑅 − −
𝜌 2 𝜌 2
𝒄𝟐𝟐 − 𝒄𝟐𝟑
𝑳𝑪𝑫 − 𝑳𝑺𝑫 = 𝒈𝑯𝑷 + − 𝑹𝟐𝟑
𝟐
La differenza tra i lavori con e senza il diffusore è pari alla somma di questi 3 termini:
𝒈𝑯𝑷 : distanza tra uscita della girante e pelo libero. Per cui, tanto più alta è Hp, tanto più il lavoro col
Diffusore è maggiore rispetto a quello senza.
𝒄𝟐𝟐 𝒄𝟐𝟑
: la differenza cinetica tra l’uscita della girante 2 e l’uscita del diffusore 3.
𝟐
Nota Bene: che se la sezione 3 è divergente, allora 𝑐 è più piccola della 𝑐 .
È importante realizzare Diffusori Divergenti, che minimizzano la velocità 𝒄𝟑 (però l’eccessiva divergenza, causa il
distacco della vena fluido, per cui max angolo di semi-conicità di 15÷20°).
Se fosse a sezione costante non divergente, 𝑐 = 𝑐 , non si recupera energia dal termine in verde=0.
In conclusione, a parte le perdite, i due membri che compaiono sono sicuramente positivi, per cui è
assolutamente positivo l’inserimento di un Diffusore alla fine della girante, permettendo di recuperare un
certo quantitativo energetico.
10.4 Cavitazione
Considerata l’equazione della pressione di scarico o d’imbocco nel diffusore che abbiamo ottenuto in
precedenza, si nota facilmente come essa sia sicuramente inferiore al valore atmosferico.
𝑃 𝑃 𝑐 −𝑐
= − 𝑔𝐻 + +𝑅
𝜌 𝜌 2
Il problema della cavitazione si presenta allo scarico di una macchina idraulica e nasce quando facciamo
lavorare la macchina a portate via via crescenti, che fanno aumentare la velocità 𝑐 e quindi diminuisce la
pressione di scarico anche al di sotto della pressione di saturazione dell’acqua.
𝑃 𝑃
<
𝜌 𝜌
A questa pressione di scarico l’acqua comincia a bollire alla temperatura con cui lavora la macchina.
Alla formazione delle bolle segue la loro implosione a causa dell’aumento di pressione nel Diffusore e nella
parte finale del palettamento.
L’implosione determina dei fenomeni erosivi-meccanici (il materiale della pala è asportato meccanicamente
a causa dalle implosioni) e dei fenomeni chimici (in cui le bolle implose rilasciano del gas disciolto nel fluido,
erodendo la superficie della pala)
Per mitigare questo problema si cerca di rendere Hp il più basso possibile, in modo da non causare un
eccessivo abbassamento della pressione di scarico .
Per impianti veramente importanti, si installano macchine sotto-battente cioè con Hp<0.
Elaboriamo la diseguaglianza precedente, per determinare un Parametro che ci permetta di capire se il
nostro impianto è prossimo alla Cavitazione:
𝑃 𝑃 𝑐 −𝑐 𝑃
= − 𝑔𝐻 + +𝑅 ≥
𝜌 𝜌 2 𝜌
𝑃 𝑃 𝑐 −𝑐
− − 𝑔𝐻 ≥ −𝑅
𝜌 𝜌 2
Dividendo tutto per 𝑔𝐻, ottengo due parametri di Thoma, cioè i membri adimensionali a destra e sinistra,
chiamati 𝝈𝒓 richiesto e 𝝈𝒅 disponibile.
𝜎
𝝈𝒅 Dal Grafico 𝝈 − 𝒗̇ a fianco, si nota che:
La chiusura non causa problematici colpi d’ariete, perché essendo turbine Francis la prevalenza non è così
elevata. Il problema invece risiede nel fatto che quando viene smaltito dal diffusore l’ultimo volume di fluido
residuo, nel frattempo nella zona della girante si crea il “vuoto”. Questo aumenta mano a mano che il fluido
residuo si sposta verso l’uscita, finché questa depressione è talmente elevata da risucchiare il fluido a sé. Il
ritorno del fluido alla girante genera impatti gravi che si scaricano sull’albero e sul Mitchell.
Valvola a
saracinesca
𝒖 identica;
𝑐 si sposta verso destra e aumenta rispetto a 𝑐 ,
poichè diminuisce la sezione di passaggio.
Spostandosi a destra la componente radiale 𝑐 che è
la componente che da portata. Quindi 𝑣̇ ↓
𝑤 < 𝑤 perché a causa della variazione di 𝑐 , varia
anche 𝛽 , quindi 𝑤 ′ non è più tangente al profilo
della pala. (nella pelton 𝑤 non cambiava!!)
Ma quando ad un certo punto, le portate sono talmente grandi da non poter più agire solo sul 𝐺 , la
morfologia della macchina deve cambiare.
Riprendiamo la formula di 𝑢
𝑔𝐻𝜂
𝒖𝟏 =
2(1 − 𝐺 ) ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑛√𝑣̇
𝑛 ∝
𝐻
𝑣̇ ∝ 𝑐 𝑠𝑒𝑛𝛼 ℎ𝐷
ℎ
𝑢 (1 − 𝐺 ) ∙ 𝐻
𝐷 𝐷 ∙ 𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑛 ∝
𝐷∙𝐻
√
Sostituiamo anche 𝑢 ∝
( )∙
√𝐻 ℎ
(1 − 𝐺 ) ∙ 𝐻
(1 − 𝐺𝑅 ) ∙ 𝑐𝑜𝑠𝛼1 𝐷 ∙ 𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑛 ∝
𝐻
𝐻 ℎ 𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑛 ∝ ∙ ∙
(1 − 𝐺 ) 𝐷 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑛√𝑣̇ 1 ℎ 𝑠𝑒𝑛𝛼1
= 𝒏𝒄 ∝ 1
∙ ∙
𝐷 𝑐𝑜𝑠𝛼1
𝐻 (1 − 𝐺𝑅 )4
Da cui si nota che l’indice caratteristico nel caso di bassi salti e grosse portate, deve necessariamente aumentare. Man
mano che infatti aumenta Q e diminuisce H ecco in ambito idraulico si parla di famiglie di macchine “veloci”, non in senso
della velocità di rotazione che rallenta, ma dell’indice caratteristico che aumenta!
Davide Meschis 2020-2021
Davide Meschis 2020-2021
Questa espressione ottenuta permette di visualizzare come il membro di destra deve cercare di fronteggiare
l’aumento dell’indice caratteristico. Questo avviene grazie a 3 termini:
𝑛√𝑣̇ 1 ℎ 𝑠𝑒𝑛𝛼1
= 𝒏𝒄 ∝ 1
∙ ∙
𝐷 𝑐𝑜𝑠𝛼1
𝐻 (1 − 𝐺𝑅 )4
Aumento del Grado di reazione: questo implica avere palettature sempre meno svergolate, in
quanto nella girante il fluido è sempre meno deviato e sempre più accelerato (il lavoro è dovuto
sempre più all’accelerazione del fluido e sempre meno alla deviazione che il fluido subisce nel
palettamento mobile)
𝒉
Aumento del rapporto 𝑫: a causa del fatto che la girante deve elaborare una portata sempre
Maggiore
Aumento dell’angolo 𝜶𝟏 in cui vi è un tratto all’uscita del distributore in cui il fluido non è
accompagnato da alcun palettamento, prima di giungere alla girante. Il moto del fluido è sempre più
assiale.
Il progressivo cambiamento morfologico della turbina Francis, con un moto del fluido totalmente assiale e
indici caratteristici elevati, ci introduce facilmente nel mondo delle Turbine ad Elica.
Se si seziona il diagramma in corrispondenza di una certa velocità di rotazione nominale, n*, si ottiene il
seguente grafico:
in cui è rappresentato l’andamento,
per data velocità di rotazione, del
rendimento in funzione della portata.
Come già accennato, nel paragrafo 10.6 l’estremizzazione della geometria di una Francis, fino ad ottenere
una pala accorciata e totalmente assiale, ci portava alla geometria di una turbina ad Elica.
Questo comporta che il fluido, dopo aver abbandonato il Distributore, attraversa uno spazio libero tra
distributore e girante, e non è guidato da alcun palettamento. Vedremo che se il fluido incontra la pala alla
periferia o al mozzo, avremo delle velocità di trascinamento diverse e dunque dei triangoli di velocità diversi.
1. La velocità 𝒄 del fluido sulla girante è composta dalla componente assiale 𝒄𝒂 e tangenziale 𝒄𝒕
2. La velocità di trascinamento 𝒖 varia linearmente con la distanza dall’asse della macchina.
1. All’imbocco della girante, il filetto di fluido si inserisce con un vettore velocità 𝒄 somma di due
componenti: 𝒄𝒂 componente assiale e 𝒄𝒕 componente tangenziale.
𝒄𝒂 𝒓𝑶 = 𝒄𝒐𝒔𝒕
2. Ovviamente la velocità di trascinamento 𝒖 avrà andamento lineare con la distanza dall’asse della
macchina.
Ne discendono i tre andamenti di
queste velocità (𝒄𝒂 , 𝒄𝒕 , 𝒖), al variare
della distanza dall’asse della
macchina, riportati in figura.
𝑢 varia linearmente;
𝑐 e 𝑐 hanno andamento
iperbolico
In conclusione:
NOTA BENE:
La componente assiale della velocità rimane la stessa tra l’ingresso e l’uscita della girante, perché la portata in
volume non cambia tra ingesso e uscita e così pure non cambia l’area di passaggio del fluido, e di conseguenza si
Davide Meschis 2020-2021
deve conservare la componente assiale di velocità. [𝒄𝒂𝑷 = 𝒄𝒂𝑷 ] 𝑒 [𝒄𝒂𝑴 = 𝒄𝒂𝑴 ]
all’uscita, cioè P’ e M’, la velocità 𝒄𝒕 = 𝟎, perché nel diffusore non ci devono essere vortici
Davide Meschis 2020-2021
Dall’analisi dei triangoli e anche da questa figura è possibile notare che il lato, tra P ed M, del profilo
palare che si deforma di più è quello vicino al mozzo (M-M’).
Guardando i triangoli, questo si motiva dal fatto che sul Mozzo M la componente tangenziale all’ingresso
della girante era molto elevata, mentre all’uscita questa si annulla. Quindi la variazione maggiore si ha sulla
zona vicina al Mozzo.
Inoltre oltre ad essere più arcuato al mozzo, il profilo risulta più spesso, perché in questa zona risente
maggiormente del carico rispetto alla zona P-P’.
12.3 Prestazioni
Come fatto per le altre macchine idrauliche rappresentiamo le curve caratterstiche che rappresentano
l’andamento della portata in funzione
di n, ricordando che ogni curva
rappresenta una percentuale di carico
della macchina (distributore Fink tutto
aperto 100%- Distributore chiuso 0%)
E come fatto per altre macchine, considerato un n* fisso, valutiamo in un grafico 𝜼 − 𝒗̇ come varia il
rendimento con la portata.
Guardando il grafico possiamo osservare che il campo di lavoro, passando dalla Pelton, poi alla Francis e
infine alla turbina ad Elica, si restringe in maniera considerevole.
Di fatto la turbina ad Elica viene installata in impianti che mirano ad un range di portata molto stretto.
Concludendo che quindi nella nostra analisi delle macchine Idrauliche, via via che abbiamo considerato
macchine che trattano portate sempre più elevate, la loro tolleranza alla regolazione di portata si è sempre
più ristretta. Le condizioni ambientali, d’altronde, nel caso di grandi dighe e quindi grosse quantità d’acqua
non consentono durante tutto l’anno di lavorare al massimo rendimento rimanendo all’interno di questo
range di portata.
Per questo motivo nasce l’esigenza di formulare una tipologia di Turbina ad Elica che risolva questo
problema: la turbina Kaplan.
Il filo logico è:
Dal punto di vista del rendimento quello che accade è rappresentato nel grafico 𝜼 − 𝒗̇ /𝒗̇ 𝑴𝑨𝑿 :