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Politecnico di Milano

Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento (DIIAR)


sezione Idraulica

Note degli insegnamenti di:

Idraulica I
Corso di Studi in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio - I Facoltà di Ingegneria

Parte B :
Cinematica

A cura di : F. Ballio, G. Guadagnini, S. Malavasi, E. Orsi, M. Riva

1
Cinematica

⇒ Velocità

⇒ Riferimento Euleriano e Lagrangiano Testo di riferimento


Citrini-Noseda
par. 3.1
⇒ Accelerazione par. 3.2
par 3.3 fino a “linee di fumo” escluse

⇒ Elementi caratteristici del moto

⇒ Tipi di movimento

La cinematica studia il movimento indipendentemente dalle cause (ovverosia dalle forze) che lo
provocano.
Nella maggior parte dei casi, un’analisi puramente cinematica non permette, evidentemente, di
ottenere la soluzione di un dato problema. Gli strumenti cinematici risultano peraltro
indispensabili per una corretta ed efficace descrizione del campo fluidodinamico.

2
z Velocità : grandezza vettoriale
particella A al
particella A tempo t + ∆t
∆s dr
al tempo t v=
rA(t+∆t) dt
rA(t) - modulo v = ∆s/∆t [m/s]
x
- direzione
- verso
y

fissata una terna di riferimento la velocità di un


generico punto x , y , z nello spazio e all’istante
istante t si può esprimere:

come vettore velocità v = v (x , y , z ,t )

come somma di componenti dx dy dz


di velocità
u (x , y , z , t ) = ; v (x , y , z , t ) = ; w (x , y , z , t ) =
dt dt dt

b1

Un campo di moto fluido è compiutamente descritto dal punto di vista cinematico quando sia
noto il vettore velocità in ogni punto del campo (definito dal vettore r, ovvero dalle sue
componenti cartesiane x,y,z) al variare del tempo (t); ogni altra grandezza cinematica
(accelerazioni, spostamenti, deformazioni, traiettorie, …) può essere dedotta per derivazione o
integrazione del campo di velocità.
Come ogni grandezza vettoriale la velocità può essere descritta in termini delle sue tre
componenti scalari, anch’esse funzioni dello spazio e del tempo.
Viene usualmente indicata con s l’ascissa curvilinea lungo la traiettoria; il modulo della velocità
risulta, conseguentemente, pari a ∆s/∆t.

3
Descrizione Lagrangiana Descrizione Euleriana

il movimento del fluido è descritto seguendo la il movimento del fluido è studiato descrivendone
storia di ogni singola particella di fluido e le caratteristiche come funzione dello spazio e del
descrivendone le caratteristiche in funzione dei tempo. Le grandezze vengono osservate in punti
suoi spostamenti e del tempo. fissi nello spazio, al variare del tempo.

sistema volume
materiale di controllo

derivata temporale sostanziale


d derivata temporale locale

(derivata totale)
dt (derivata parziale)
∂t
formulazione classica delle leggi fisiche ??? formulazione delle leggi fisiche ???

? b2

Per la definizione di ogni grandezza del campo fluidodinamico possono essere utilizzati due diversi
approcci.
La descrizione Lagrangiana identifica un sistema materiale (particella, insieme di particelle, corpo rigido,
…) e ne segue gli spostamenti nello spazio; in ogni istante e per ogni punto materiale sono descritti i valori
delle grandezze di interesse e la posizione del punto medesimo, ottenendo una completa descrizione
spazio-temporale del campo.
Nella descrizione Euleriana, viceversa, si identifica un riferimento geometrico (punto, volume) fisso nello
spazio, e se ne descrive i valori delle grandezze di interesse in ogni istante; a causa del movimento, però, i
diversi valori per i diversi tempi sono riferiti a punti materiali (particelle fluide) diverse.
Da un punto di vista matematico la differenza fra i due approcci si evidenzia nei soli termini contenenti
derivate temporali: data una grandezza G, la sua derivata sostanziale (totale) rispetto al tempo considera la
variazione di G di una medesima particella al variare del tempo, e quindi i valori di G negli istanti t e t+dt
sono riferiti a posizioni spaziali diverse a causa del contemporaneo spostamento della particella; la derivata
locale (parziale), invece, considera la variazione di G di un medesimo punto geometrico, e quindi i valori
di G negli istanti t e t+dt sono riferiti alla medesima posizione spaziale ma a diverse particelle.
Le leggi della fisica (conservazione della massa, bilanci di quantità di moto, conservazione dell’energia,
…) vengono tipicamente formulate per un sistema materiale, ovverosia in un riferimento Lagrangiano. Per
lo studio della fluidodinamica, però, risulta di solito più vantaggiosa una descrizione Euleriana: a causa
della possibilità di deformazioni illimitate, nello studio dei fluidi risulta complesso seguire la storia delle
diverse porzioni di materia, e conviene invece fissare l’attenzione su punti (linee, superfici, volumi)
prefissati a priori nello spazio. Si pone allora il problema di trasferire le usuali formulazioni della fisica da
un riferimento Lagrangiano ad un riferimento Euleriano.

4
Accelerazione : grandezza vettoriale ⇒ - modulo [m/s2]
- direzione
- verso

d v( x(t ) , y (t ) , z (t ) , t )
a= accelerazione = derivata sostanziale della velocità
dt

s 3 , t3
s 2 , t2

s 1 , t1 v = v( x , y , z , t )

r = r( t ) ↔ [ x=x(t) ; y=y(t) ; z=z(t) ]


v = v( s ) = v( s(t) ) lungo la traiettoria
b3

Un importante caso di trasferimento delle formulazioni matematiche da riferimento Lagrangiano


a riferimento Euleriano si pone in relazione al calcolo del vettore accelerazione.
Tale vettore è definito come derivata temporale sostanziale della velocità: nella legge
fondamentale della meccanica F = ma , infatti, si considera la variazione nel tempo della
quantità di moto di una particella materiale, e non di un punto geometrico.
In un campo di moto definito con formulazione Lagrangiana è nota l’equazione della traiettoria:
r = r(t)
definita dalla legge oraria delle coordinate della traiettoria [ x=x(t) ; y=y(t) ; z=z(t) ]. La velocità
che la particella assume lungo la traiettoria al variare del tempo risulta funzione della posizione
lungo la traiettoria medesima:
v = v( s(t) )

In un campo di moto definito con formulazione Euleriana è noto il campo di velocità punto per
punto all’interno del dominio e in diversi istanti temporali
v = v(x, y, z, t)

5
Accelerazione : grandezza vettoriale ⇒ - modulo [m/s2]
- direzione
- verso

d v( x(t ) , y (t ) , z (t ) , t )
a= accelerazione = derivata sostanziale della velocità
dt

derivata locale → variazione di velocità nel singolo


derivata totale o sostanziale punto al variare del tempo

d v ∂ v ∂ v dx ∂ v dy ∂ v dz ∂ v  ∂ v ∂v ∂v 
a= = + ⋅ + ⋅ + ⋅ = +  ⋅u + ⋅v + ⋅ w 
dt ∂t ∂x dt ∂y dt ∂z dt ∂t  ∂x ∂y ∂z 

accelerazione convettiva
(deriva dallo spostamento della particella)

riferimento Lagrangiano ⇒ riferimento Euleriano

b4

Per il calcolo dell’accelerazione a partire da un campo definito con formulazione Euleriana si


deve allora utilizzare la formula sopra indicata, in cui si nota come l’accelerazione può essere
scomposta in un termine di variazione locale della velocità (variazione nel tempo a parità di
punto geometrico ma non di punto materiale) e in un termine detto “convettivo”, legato allo
spostamento del punto materiale (nell’intervallo dt la particella si è spostata di dr, e quindi
avverte la variazione spaziale della velocità).
La relazione deriva banalmente dalla regola di derivazione delle funzioni composte: nel derivare
rispetto al tempo il campo di velocità v( x, y, z, t ) si deve infatti considerare che le coordinate
spaziali non sono, in questo caso, variabili indipendenti, bensì dipendono dal tempo seguendo lo
spostamento della particella materiale, risultando pertanto :
v( x(t), y(t), z(t), t )
Analoga relazione si applica per la derivazione temporale di qualsiasi grandezza scalare o
vettoriale:
dG/dt = ∂G/∂t + ∂G/∂x· u + ∂G/∂y· v + ∂G/∂z· w

6
Elementi caratteristici del moto

Traiettorie: Luogo dei punti successivamente occupati


dalle singole particelle fluide in moto; descrivono la storia
di ogni particella in moto.

t1 t2 t3 t4

fotografia t=t0

Linee di corrente: noto, in un certo istante t=t0 e in


ogni punto del campo, il vettore velocità, la linea di corrente è
la curva che in ogni sul punto è tangente al vettore velocità.

b5

Sulla base del campo di velocità v( x, y, z, t ) sono definite tutte le caratteristiche cinematiche
del campo di moto. La rappresentazione in termini di velocità, per quanto completa, risulta
spesso poco espressiva, contenendo una mole ingente di informazioni (tre componenti scalari in
quattro dimensioni spazio-temporali).
Due possibili rappresentazioni sintetiche del campo di moto sono rappresentate dalle traiettorie e
dalle linee di corrente.
Le traiettorie sono definite dal percorso tracciato dalle diverse particelle materiali, allo scorrere
del tempo; costituiscono pertanto una rappresentazione Lagrangiana del moto. Da un punto di
vista matematico possono essere calcolate, sulla base del campo di velocità, integrando
l’equazione differenziale degli spostamenti (r = vettore posizione):
dr = v ( r , t ) · dt
Sperimentalmente le traiettorie possono essere visualizzate mediante riprese fotografiche a lunga
esposizione di un campo fluidodinamico in cui siano introdotte particelle che, trasportate dal
fluido in moto, contrastino rispetto al fluido medesimo.
Le linee di corrente sono linee tangenti al vettore velocità ad un dato istante. In generale non
coincidono con effettivi percorsi delle particelle materiali, e costituiscono una rappresentazione
Euleriana del campo di moto. Possono essere calcolate con l’equazione già vista per le traiettorie,
avendo però “congelato” il campo al tempo t=to. Dal punto di vista sperimentale possono essere
visualizzate con riprese fotografiche con opportuni tempi di esposizione che evidenzino, per ogni
particella di contrasto, un piccolo spostamento.
Per moti permanenti (cfr. prossimo lucido) traiettorie e linee di corrente coincidono.

7
Tipi di movimento

dato il campo di velocità : v = v ( x, y , z , t )


considerando i parametri da cui dipende questa grandezza
si possono definire diversi tipo di moto.
livelli costanti

moto Permanente: è il moto di un fluido


nel quale la velocità è indipendente dal tempo
v = v( x, y , z )
livelli costanti
moto Uniforme: è il moto di un fluido nel
quale la velocità è indipendente dal tempo e
dallo spazio
v = cost.

moto Vario: è il moto di un fluido nel quale


la velocità varia sia nello spazio che nel tempo (es: immaginiamo di far variare i livelli nel tempo)
v = v( x, y , z , t )
b6

In alcuni casi è possibile, almeno in prima approssimazione, semplificare l’analisi del campo
fluidodinamico riducendone i gradi di libertà (variabili indipendenti) spaziali o temporali.
Nel caso di moto permanente (o stazionario) il campo fluidodinamico ha caratteristiche costanti
nel tempo. Perché ciò sia possibile è necessario che le condizioni al contorno siano costanti nel
tempo; tale condizione non è peraltro sufficiente in quanto l’instazionarietà del campo di moto
può essere dovuta a instabilità interne (scie oscillanti, turbolenza, …).
Nel caso di moto uniforme il campo di moto è costante anche nello spazio, oltre che nel tempo.
Nella realtà i casi di moto rigorosamente uniforme sono rari e poco significativi; tipica è invece
la situazione in cui, esistendo una direzione prevalente nel campo di moto (esempio: flusso in un
tubo), la velocità rimane costante lungo tale direzione mentre varia nelle direzioni perpendicolari;
spesso si indica anche questa situazione come di moto uniforme.
Detta G una qualsiasi grandezza fluidodinamica, la situazione di moto permanente è espressa
dalla condizione ∂G/∂t = 0. Si noti che non è necessariamente anche dG/dt = 0, essendo in
generale non nulli i valori dovuti ai termini convettivi. La situazione di moto uniforme aggiunge
le condizioni ∂G/∂x = ∂G/∂y = ∂G/∂z = 0, che si riducono alla ∂G/∂s = 0 (s = ascissa curvilinea
nella direzione del moto) per il caso di moto uniforme lungo la direzione prevalente.

Il caso più generale di moto (dipendente dallo spazio e dal tempo) è indicato come moto vario.

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Politecnico di Milano
Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento (DIIAR)
sezione Idraulica

Note degli insegnamenti di:

Idraulica I
Corso di Studi in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio - I Facoltà di Ingegneria

Parte A :
Proprietà dei fluidi

A cura di : F. Ballio, G. Guadagnini, S. Malavasi, E. Orsi, M. Riva

1
Proprietà dei fluidi

⇒ I fluidi come sistemi continui


Testo di riferimento
Citrini-Noseda
⇒ Sforzi nei sistemi continui par. 1.1
par. 1.2
par. 1.4 fino a “(…) vengono trattati come negativi.”
⇒ Densità, peso specifico par. 1.5
par. 1.6 escluse eqq. (1.7) e (1.8)
par 1.8 fino a “(…) alla deformazione angolare.”
⇒ Comprimibilità

⇒ Legame sforzi - deformazioni

⇒ Viscosità

Nella Meccanica dei Fluidi, coerentemente al classico approccio della Meccanica del Continuo, il sistema
in oggetto è considerato assimilabile ad un continuo, cui sono associabili proprietà caratteristiche variabili
con continuità da punto a punto.
In effetti la materia (solidi, liquidi, aeriformi) è composta da particelle distinte situate a distanze reciproche
grandi rispetto alle loro dimensioni: alla scala delle molecole lo schema di continuo matematico non è
affatto significativo, visto che il valore di ogni grandezza è più o meno definito e varia bruscamente da
punto a punto e da istante a istante, a seconda della presenza o meno di una molecola nel punto
considerato.
E’ peraltro vero che, per la maggior parte dei problemi pratici, la minima scala di osservazione è
enormemente maggiore di quella molecolare, sicché ogni (piccolo) volume di interesse contiene un
grandissimo numero di molecole; associando a tale volume opportune caratteristiche medie della materia
contenuta, le proprietà (medie) così definite variano con continuità nello spazio e al variare delle
dimensioni del volume medesimo; è pertanto possibile considerare la materia come sistema continuo e
descriverne il comportamento con gli strumenti della matematica del continuo.
In seguito, pertanto, il concetto di particella fluida farà riferimento ad un volume di fluido, per quanto
piccolo, contenente un elevato numero di molecole, da considerarsi come unità puntuale di un sistema
continuo, cui sono univocamente associate le grandezze fisiche (densità, velocità, temperatura, pressione,
…).
Tra le diverse possibili grandezze che caratterizzano un sistema fluidodinamico saranno considerate, in
questa sezione, le proprietà intrinseche dei materiali di interesse gli argomenti successivamente trattati.
Sarà inoltre presentato un breve richiamo al concetto di sforzo per un sistema fisico.

2
sforzi nei sistemi continui

sistema in equilibrio statico: ∑F + ∑F


w s =0
Per mantenere il sistema in equilibrio. bisogna
trasmettere alla superficie di separazione un
complesso di forze tale per cui l’equilibrio sia
ancora verificato.

dπ Su ogni areola di superficie dA agisce una


dA
forza dΠ

dπ ∆π
sforzo: Φ= = lim Φ = f (spazio, tempo, n ) = Φ n ( r , t )
dA ∆A→ 0 ∆A
r = vettore posizione

Sull’intera superficie di
σ → componente Φn separazione agisce la forza: π = ∫ Φ ⋅ dA
normale
σ τ A

 F   N 
τ → componente sforzo unitario: Φ →  2  →  2  = [Pa ]
tangenziale L  m 
n
dA
n → versore normale spinta su dA: d π = Φ ⋅ dA d π → ( F ) → [N ]
alla superficie
a1

Nello studio dell’equilibrio (statico o dinamico) di un sistema si devono considerare due tipi di forze:
- forze di volume FW (tipicamente la forza di gravità)
- forze di superficie FS (le forze che vengono esercitate su una qualsiasi parte del sistema attraverso la sua
superficie di contorno).
Tipiche forze di superficie sono le azioni interne al sistema continuo. Se si considera, ad esempio, un
volume di fluido in equilibrio statico, per cui vale la condizione di equilibrio: ∑ FW + ∑ FS = 0 (analogo
discorso per un sistema in movimento) e si rimuove una parte del sistema, risulta intuitivo che è necessario
aggiungere delle forze sulla nuova superficie creatasi affinché l’equilibrio permanga. Tali forze, distribuite
sulla superficie, sono le azioni interne che tengono conto dell’effetto della porzione eliminata di fluido sul
resto del sistema.
Detta dΠ la forza che agisce sull’areola infinitesima dA si definisce lo sforzo:
φn = dΠ / dA
La forza complessiva sulla superficie è evidentemente data dall’integrale degli sforzi sulla superficie
medesima.
Uno sforzo ha dimensione (Forza/Superficie); la sua unità di misura è conseguentemente [N/m2]=[Pa]
(Pascal).
Si noti che gli sforzi interni, oltre a dipendere dal tempo e dalla posizione nello spazio del punto
considerato, dipendono dalla giacitura della superficie, individuata dalla sua normale n.
Uno sforzo è una grandezza vettoriale, genericamente orientato rispetto alla superficie dA. In particolare si
distinguono la componente σ normale (→ pressione) e la componente τ tangenziale. Si noti che in generale
la componente normale può essere di compressione o di trazione; la maggior parte dei fluidi non sopporta
sforzi normali di trazione sicché, di norma, in meccanica dei fluidi si fa sempre riferimento a sforzi normali
di compressione che, per convenzione, hanno segno positivo.

3
densità, peso specifico
ρ = densità = massa nell’unità
di volume
M 
 3  → kg / m
L 
[3
] 1010
densità dell'acqua

+4 °C densità max
1000

densità [kg/m ]
[ ]

3
γ = peso specifico = peso nella  F  3 990
 3  → N /m p = 5 atm
p = 1000 atm
unità di volume L  980
970
γ = ρ⋅g 960
950
-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 10
0
temperatura [°C]

Equazione di stato di un fluido: ρ = ρ ( p ,θ )


densità dell'aria
7

liquidi: ρ ≅ ρ(θ) ≅ cost 6

densità [kg/m ]
3
5 p = 5 atm
ρacqua ≅ 1000 [kg/m3] 4
3
2
gas: ρ = ρ(p, θ)
1 p = 1 atm
0
p ρ=
p
gas perfetti: = R ⋅T 0 20 40 60 80 100
γ g ⋅ R ⋅T temperatura [°C]

(p = pressione assoluta, R = costante del gas, T = temperatura in gradi Kelvin) a2

La densità ρ misura la massa contenuta nell’unità di volume. La sua unità di misura è [kg/m3]. Il
peso specifico γ misura il peso contenuto nell’unità di volume. La sua unità di misura è [N/m3].
La densità costituisce una proprietà intrinseca della materia, laddove il peso specifico dipende
anche dal valore dell’accelerazione di gravità, essendo γ = ρ· g.
La densità risulta, in generale, funzione della pressione e della temperatura. Tale relazione è detta
“equazione di stato” per la sostanza.
Per i liquidi, così come per i solidi, la densità dipende debolmente dalla temperatura e in modo
pressoché trascurabile dalla pressione. Risulta pertanto accettabile, nella maggior parte delle
applicazioni, l’approssimazione ρ = costante.
Negli aeriformi, al contrario, la densità risulta fortemente variabile con la pressione e la
temperatura (cfr. per esempio la legge dei gas perfetti). I valori di densità per i gas sono
comunque molto inferiori a quelli caratteristici dei liquidi e dei solidi: l’aria a pressione e
temperatura atmosferica ha una densità pari a circa 1/800 di quella dell’acqua.
Dall’equazione di stato ρ ≅ ρ(p, θ) è possibile dedurre il modulo elastico della sostanza e il
coefficiente di dilatazione termica; tali proprietà sono legate alla variabilità del volume a
variazioni rispettivamente di pressione e di temperatura.

4
comprimibilità

p dall’esperienza : dW ∝ − W ⋅ dp
modulo di elasticità a
dp compressione cubica
definizione modulo elastico : dW = −W ⋅ [N/m2] = [Pa]
W
ε
dρ dp
Per la conservazione della massa: =
ρ ε
ρ ⋅ W = cos t
dW dρ
ρ ⋅ dW + W ⋅ dρ = 0 =−
W ρ

ε acqua(θ=10°C) = 2.03·109 [N/m2]


liquidi (solidi): ρ ≅ cost ε elevato
∆p = 100 bar ⇒ ∆ρ/ρ = 0.5 %

p ε dipende dalle variazioni di temperatura associate alle


gas: ρ=
g ⋅ R ⋅T variazioni di pressione (trasformaz. isoterma, adiabatica, …)

ε gas = n·p (n = 1÷1.7) ⇒ε≈p

a pressione atmosferica e temperatura costante


(trasformazione isoterma – n=1) ε ≈ 1 bar = 105 [N/m2] a3

La comprimibilità è la proprietà di una sostanza di modificare il proprio volume (e quindi la propria


densità) al variare della pressione alla quale esso è assoggettato. Il legame fra variazioni di densità e di
volume deriva in modo ovvio dalla conservazione della massa di un sistema: massa = ρ· W = costante.
L’esperienza mostra che la variazione di volume di un corpo soggetto ad una variazione di pressione è
proporzionale a quest’ultima e al volume del corpo medesimo. Si definisce pertanto il modulo di elasticità
a compressione cubica ε come l’inverso del coefficiente di proporzionalità nella suddetta relazione.
Associando la definizione di modulo elastico con la conservazione della massa si ottiene:
ε = ρ / (dρ/dp)
che mostra il legame fra ε e l’equazione di stato della sostanza.
Nei liquidi e nei solidi la comprimibilità è molto ridotta (elevati valori di ε), il che giustifica
l’approssimazione, precedentemente discussa, di considerare la densità come indipendente dalla pressione
(elevate variazioni di pressione inducono trascurabili variazioni di densità).
Viceversa gli aeriformi mostrano notevoli variazioni di densità al variare della pressione, come si può
facilmente dedurre dall’equazione di stato dei gas perfetti, rappresentativa, in prima approssimazione, del
comportamento di molti gas (tra cui l’aria). Poiché la densità di un gas dipende in modo significativo anche
dalla temperatura, nel valutare la derivata dρ/dp per il calcolo di ε è necessario tenere conto della
variazione di temperatura contemporanea a quella di pressione, dipendente dal tipo di trasformazione
(isoterma, adiabatica, …). In generale si può dimostrare che, per i gas, risulta ε = n·p, dove n è un
coefficiente compreso fra 1 e 1.7 in funzione del tipo di trasformazione.
I valori di ε per un aeriforme risultano pertanto molto inferiori a quelli per i liquidi e i solidi (il che
significa che la sostanza è molto più comprimibile). Ciò nonostante, la fluidodinamica degli aeriformi può
essere studiata sotto l’approssimazione ρ=cost ogniqualvolta non si abbiano elevate variazioni di pressione
e temperatura, e quindi di densità.

5
legame sforzi ↔ deformazioni

solidi fluidi
liquidi gas

sforzi (forze) variazione piccole deformazioni grandi deformazioni


normali di volume (ε grande) (ε piccolo)
σ
σ σ
volume del
volume proprio
recipiente
σ

sforzi (forze) variazione piccole


tangenziali di forma deformazioni infinite
deformazioni
τ

forma propria forma del recipiente


τ

legame sforzi (forze) tangenziali


↔ velocità di deformazione
a4

Il volume e la forma di un elmento solido o fluido variano al variare dei valori degli sforzi (forze)
cui esso è soggetto.
La dipendenza della densità dai valori di pressione, ovverosia il concetto di comprimibilità (e di
modulo elastico) mettono in luce la dipendenza fra sforzi (forze) normali e le deformazioni
volumetriche: un sistema continuo si allunga o si accorcia al variare delle sollecitazioni normali.
Come si è precedentemente detto, solidi e liquidi, a causa degli elevati valori di modulo elastico
loro associati, vedono piccole variazioni di volume a fronte di variazioni notevoli delle
sollecitazioni; si sintetizza tale comportamento dicendo che essi hanno “volume proprio”,
indipendente dalle sollecitazioni e dai vincoli imposti. Gli aeriformi, al contrario, subiscono
variazioni volumetriche notevolissime (a fronte di variazioni di pressione), riempiendo tutto il
volume del recipiente che li contiene.
E’ importante analizzare anche il comportamento dei sistemi materiali a sollecitazioni
tangenziali: esse tendono a deformare un sistema senza variare il volume. Senza entrare nel
dettaglio del legame fra sforzi (forze) tangenziali e deformazioni, si può comunque affermare che
nei solidi le deformazioni sono di piccola entità, e inversamente proporzionali al modulo elastico
del materiale. La maggior parte dei fluidi, invece, reagisce a sollecitazioni tangenziali con
deformazioni infinite, ovverosia il fluido viene messo in movimento.
Per i fluidi, pertanto, gli sforzi tangenziali non sono collegati a deformazioni, bensì a velocità di
deformazione: sollecitazioni maggiori determinano velocità maggiori.

6
viscosità (legame sforzi tangenziali ↔ velocità di deformazione)

esperimento ideale F V F ∆V
∝ ∝
superficie in movimento con velocità V F A ∆x A ∆x
F ∂V
= µ⋅
∆x A ∂x
µ = viscosità
[N·s / m2 ]
F ∂V
superficie ferma (V=0) τ= = µ⋅ proprietà
F
A ∂n del fluido

esperimento reale 10.00000

glicerina
cilindri coassiali in 1.00000

rotazione relativa

viscosità [Ns/m ]
2
0.10000
olio
0.01000

ω 0.00100 acqua

F
0.00010
aria
0.00001
F
-20 0 20 40 60 80 100 120
temperatura [°C]
a5

Il legame fra sforzi e velocità di deformazione per i fluidi può essere evidenziato tramite un esperimento (ideale):
uno strato di fluido di spessore ∆x è posto fra due piastre piane indefinite, tra loro parallele. Una piastra è ferma,
l’altra trasla con velocità costante V, in conseguenza dell’azione di una forza F necessaria a vincere le dissipazioni
dovute all’attrito interno al fluido. L’evidenza sperimentale mostra che gli strati fluidi immediatamente adiacenti alle
piastre aderiscono ad esse e ne assumono quindi la velocità, sicché si osserva all’interno del fluido una variazione
progressiva di velocità fra il valore nullo e il valore V.
L’evidenza sperimentale mostra che la forza F, rapportata all’unità di superficie bagnata (A), è proporzionale alla
velocità e inversamente proporzionale allo spessore di fluido. Nel caso più generale di entrambe le piastre in
movimento, con velocità differenti, la forza risulta proporzionale alla differenza delle velocità.
Portando l’esperimento al limite per ∆x→0, F/A risulta proporzionale alla derivata della velocità nella direzione
perpendicolare al moto. Il coefficiente di proporzionalità µ è detto viscosità del fluido. Poiché la forza per unità di
superficie altro non è che lo sforzo tangenziale τ, risulta in sintesi:
τ = µ·∂V / ∂n
essendo n la direzione perpendicolare alla superficie su cui si calcola lo sforzo.
In pratica l’esperimento descritto viene realizzato tramite due cilindri coassiali posti in rotazione relativa.
La viscosità varia da fluido a fluido; nella maggior parte dei casi (fluidi newtoniani) il suo valore non dipende dallo
stato di sforzo, risultando pertanto una proprietà intrinseca del fluido medesimo. I valori di µ possono variare di
parecchi ordini di grandezza al variare del fluido, e sono in generale significativamente correlati con la temperatura.
Per alcuni fluidi (vernici, sostanze alimentari, materiali bituminosi, …) gli sforzi tangenziali sono legati al campo di
moto da leggi più complesse; in tal caso (fluidi non newtoniani) sono necessarie valutazioni specifiche.

7
esempi

Perché i laghi ghiacciano solo in superficie?


I laghi gelano prima di tutto in superficie perché in inverno lo strato d'acqua superficiale
si raffredda e, diventando più denso dello strato inferiore, scende sul fondo.
Questo processo continua finché la temperatura dell'intera massa d'acqua non ha
raggiunto la temperatura di 4°C : oltre questo punto il raffreddamento dello strato
superficiale rende quest'ultimo meno denso di quelli inferiori ( appunto perché tra 0 e 4
°C la densità dell'acqua diminuisce ), perciò lo strato superficiale rimane fermo
galleggiando sulla sommità del lago.
Questo strato superficiale finisce per congelare diventando una lastra solida di ghiaccio
mentre il resto dell'acqua del lago rimane a 4 °C. Il ghiaccio formatosi impedisce la
perdita di calore del lago ed ogni altra perdita di calore causa soltanto un ispessimento
della lastra senza perturbare gli strati più profondi che rimangono alla temperatura
costante di 4 °C : le forme di vita che popolano il fondo del lago possono quindi
sopravvivere.

Un olio lubrificante è posto tra due piatti piani e paralleli. Un piatto è fisso, l’altro si muove con velocità v = 3 m/s.
Nota la distanza tra i due piatti h = 2 cm , determinare lo sforzo di taglio nel lubrificante. µolio= 0.26 [kg/(m s)]

τ = µ dv/dn ⇒ Hp. sforzo costante τ = µ v/h ⇒ τ = 0.26 [kg/(m s)] *3 [m/s] / 0.02 [m] = 39 [kg/(m s2)] =39 [N/m2] = 39 [Pa]

nota: anche se si tratta di olio a viscosità elevata, lo sforzo di taglio è piuttosto modesto: circa 2600 volte più piccolo della
pressione atmosferica (101.325 [Pa]).

a6

8
CINEMATICA
Velocità v = v( x , y, z , t )

dx dy dz
u= v= w=
dt dt dt
f ( x , y, z , t )

Metodo Euleriano
punto fisso v(t )

Metodo Lagrangiano
segue le particelle (loro storia)
Accelerazione
dv[ x(t ), y(t ), z(t )]
A=
dt
derivata totale o sostanziale
dv ∂ v ∂ v dx ∂ v dy ∂ v dz
A= = + ⋅ + ⋅ + ⋅ =
dt ∂t ∂ x dt ∂ y dt ∂ z dt
∂ v ∂ v ∂v ∂v 
= +  ⋅u + ⋅v + ⋅ w 
∂t  ∂x ∂y ∂z 
accelerazione convettiva
(deriva dallo spostamento della particella)

1
derivata locale ≠ 0 solamente se il moto è
vario

2
Traiettorie
storia delle particelle
dx = u( x , y , z, t ) ⋅ dt

dy = v ( x, y , z , t ) ⋅ dt
dz = w( x , y , z, t ) ⋅ dt

Linee di corrente (o di flusso ) v


vy
campo di velocità a t=t0 vx

v y dy dx dy dz
= = =
v x dx u( x, y , z , t 0 ) v( x, y , z, t0 ) w( x , y, z, t0 )

L. di corrente = traiettorie se il moto è permanente


Linee di emissione o di fumo
luogo dei punti occupati dalle particelle che sono
passate da un determinato punto
t1
t2
posizione particelle uscite da
t3
P t4

P all’istante t1, t2, ……

T = LC = LE se il moto è permanente

3
Tubo di flusso
linee di corrente

t = t0
n
sup. tubolare non attraversata
da fluido n

dA
linea chiusa ≠ linea di corrente

portata elementare dQ = vn ⋅ dA = v ×n⋅ dA

PORTATA Q = ∫ dQ = ∫ v × n⋅ dA
A A

per sez. trasversale Q = ∫v


A
dA

Q 1
VELOCITA’ MEDIA V =
A
=
A ∫ v dA
A

4
Moto permanente
grandez. cinematiche non f(t)
u,v,w = f(x,y,z)
può dipendere dalla terna di riferimento
Moto vario
non permanente : f(x,y,z,t)
Moto uniforme
- rigorosamente: v = cost ovunque

- in idrodinamica: v = cost su traiettoria

Moto uniforme in media


moto di trasporto
+
moto di agitazione (non contribuisce al trasporto)
Moto piano
z
v w=0
u = u(x,y;t)
Uguali lungo z

5
v = v(x,y;t)
EQUAZ. DI CONTINUITA’
principio di conservazione della massa
- Equazione indefinita
z

ρ u dy dz dt (ρ u + (∂(ρu)/∂x) dx) dy dz dt

y
∂ ∂
( ρ ⋅ u ) ⋅ dx ⋅ dy ⋅ dz ⋅ dt + ( ρ ⋅ v ) ⋅ dx ⋅ dy ⋅ dz ⋅ dt +
∂x ∂y
∂ ∂
( ρ ⋅ w) ⋅ dx ⋅ dy ⋅ dz ⋅ dt = − ( ρ ) ⋅ dx ⋅ dy ⋅ dz ⋅ dt
∂z ∂t
∂ρ
+ div( ρ ⋅ v ) = 0
∂t
∂ρ ∂u ∂ρ ∂v ∂ρ
+ ρ ⋅ + u ⋅ + ρ ⋅ + v ⋅ +.... = 0
∂t ∂x ∂x ∂y ∂y
dρ ∂ρ dx ∂ρ dy ∂ρ ∂ρ ∂ρ ∂ρ ∂ρ
= + ⋅ + ⋅ +... = + u⋅ + v⋅ + w⋅
dt ∂t dt ∂x dt ∂y ∂t ∂x ∂y ∂z


+ ρ ⋅ divv = 0 eq. locale
dt
per fluidi incomprimibili ρ = cost.

6
⇒ div v = 0 campo solenoidale

7
- Eq globale
massa in transito attrav. dA
dA ρ ⋅ v × n ⋅ dA ⋅ dt = ρ ⋅ vn ⋅ dA ⋅ dt
globalmente attraverso l’area A di
n
contorno del volume W:
dt ⋅ ∫ ρ ⋅ vn ⋅ dA (+ se prevale massa
W A entrante)

massa presente ∫ ρ ⋅ dW
W

variazione (accumulo) di massa ∫ ρ ⋅ dW ⋅ dt
∂t W
∂ρ
∫ρ
A
v dA = ∫ ∂ t
n
W
dW eq. globale

Fluido incomprimibile ( ρ = cost )


∫ vn ⋅ dA = ∫ v × n ⋅ dA = 0
A A

Q = ∫ dQ = 0
A


 A0 , vn = 0 Q0 = ∫ vn ⋅ dA = 0
 A0

A Ae , vn > 0 Qe = ∫ vn ⋅ dA
 Ae

 A ,v < 0 − Qu = ∫ vn ⋅ dA
 u n Au

∫ vn ⋅ dA = ∫ vn ⋅ dA + ∫ vn ⋅ dA + ∫ vn ⋅ dA = Qe − Qu = 0
A A0 Ae Au

⇒ Qe = Qu
8
Per le correnti
traiettorie con circa la stessa direzione.
Nel moto permanente: corrente = tubo di flusso.
⊥ v per
Se A è una sezione trasversale: per t=t0 A⊥
ogni pto.
Usando valori medi → moto unidimensionale
Q( s, t ) v( s , t ) A( s, t ) ρm ( s, t )

ρ Q dt ρ Q dt + ( ∂(ρ Q) / ∂s ) ds dt

∂ ( ρ ⋅ Q ) ∂ ( ρ ⋅ A)
+ =0
ds ∂s ∂t
∂Q ∂A
- incompr.: ρ=cost + =0
∂s ∂t
dQ
- permanente: Q(s) =0 Q = V ⋅ A = cos t
ds

-moto vario incomprim. (ρ=cost), A non variabile con


t:
a. A = A(s ) Q = Q( s, t )

∂A ∂Q
= 0→ = 0 ⇒ Q (t )
∂t ∂s

9
∂Q ∂V
b. A = cos t → ∂s = A ⋅ ∂s = 0 ⇒ V (t )

10
Proprietà dei fluidi

⇒ I fluidi come sistemi continui

⇒ Sforzi nei sistemi continui

⇒ Distribuzione degli sforzi in funzione della giacitura

⇒ Proprietà della distribuzione degli sforzi intorno ad un punto

⇒ Densità

⇒ Peso specifico

⇒ Comprimibilità

⇒ Viscosità

⇒ Tensione superficiale
Proprietà dei fluidi

I fluidi come sistemi continui :

Sforzi nei sistemi continui : nello studio dei sistemi continui si possono distinguere due tipi di forze
⇒ forze di massa F m (tipicamente la forza di gravità)
⇒ forze di superficie Fs (le forze che vengono esercitate su una qualsiasi parte del sistema attraverso la sua
superficie di contorno)

sistema in eq.

Un sistema continuo è in equilibrio quando ∑ Fm + ∑ Fs = 0

Per mantenere il sistema in eq. bisogna trasmettere


alla superficie di separazione un complesso di forze
dπ tale per cui l’equilibrio sia ancora verificato.
dA

sforzo unitario
ogni areola di superficie dA trasmette una forza d π dπ
lim = Φn
dA → 0 dA

p1
F  N
sforzo unitario: Φn →  2 → 2
L  m
Φn

spinta elementare su dA: dπ = Φ n ⋅ dA con d π → [F ] → N


σ

Sull’intera superficie di separazione τ


per l’equilibrio dovrà agire una forza pari a : π = ∫ Φ n ⋅ dA
A
n

Φn è, in generale, comunque orientato rispetto a dA σ → componente normale


e dipende : • dal punto della massa fluida τ → componente tangenziale
• dalla giacitura di dA
il pedice n indica il versore della normale alla superficie dA

Nota: in generale la componente normale può essere di compressione o di trazione.


La maggior parte dei fluidi in condizioni usuali non sopporta sforzi normali di trazione, pertanto
di norma in meccanica dei fluidi gli sforzi normali sono sforzi di compressione.

p2
z
Distribuzione degli sforzi in funzione della giacitura Φy
Consideriamo l’equilibrio di un tetraedro elementare n

⇒ forze di superficie dz
− Φ x ⋅ A ⋅ cos nx 
 Φx Φn

 ∧  x
− Φ y ⋅ A ⋅ cos ny 
dx
 ∧  dy
− Φ z ⋅ A ⋅ cos nz 

 
Φn ⋅ A
y Φz
⇒ forze di massa :
trascurabili (infinitesimo di 3° ordine)

Equilibrio ( prima equazione cardinale di equilibrio):


forma vettoriale Φ n = Φ x ⋅ cos nx  + Φ y ⋅ cos ny  + Φ z ⋅ cos nz 
    
∧ ∧ ∧

      Tensore degli sforzi


Φ nx = Φ xx ⋅ cos nx  + Φ yx ⋅ cos ny  + Φ zx ⋅ cos nz 
∧ ∧ ∧

      φ xx
φ yx
φ zx

Φ ny = Φ xy ⋅ cos nx  + Φ yy ⋅ cos ny  + Φ zy ⋅ cos nz 


     φ φ φ
∧ ∧ ∧
forma scalare
      xy yy zy

φ φ φ
Φ nz = Φ xz ⋅ cos nx  + Φ yz ⋅ cos ny  + Φ zz ⋅ cos nz 
    
∧ ∧ ∧
xz yz zz

      p3
Scrivendo l’equilibrio alla rotazione rispetto i tre assi cartesiani del tetraedro si ricava che:
Φ xy = Φ yx Φ xx = Φ zx Φ yx = Φ zy
rimangono quindi 6 componenti distinte, tre per gli sforzi normali e tre per quelli tangenziali
σ x = Φ xx τ x = Φ yz = Φ zy Nota:
sforzi normali σ y = Φ yy sforzi tangenziali τ y = Φ xz = Φ zx τ = f ( x, y , z , t )
σ z = Φ zz τ z = Φ yx = Φ xy σ = f (x, y , z , t )

Proprietà della distribuzione degli sforzi intorno ad un punto:

ü ogni punto ammette tre piani principali, tra loro ortogonali, tali per cui τ = 0

ü se al variare della giacitura


⇒ il sistema è ISOTROPO
φ = pn
lo sforzo ammette solo componente normale
⇒ σ = cost. = p (pressione)
n
ü al variare dell’orientamento del sistema di riferimento nello stesso punto la somma delle
componenti normali è un invariante.
S = σ1 + σ2 + σ3 = σ x + σ y + σ z
z
σ1 3
σy
σx 2 S
M M σ2 Per definizione: p=
3
x
y
σz σ3 1
p4
M  Kg
Densità : è la massa contenuta nell’unità di volume ρ  3 → 3
L  m
F  N
Peso specifico : è il peso dell’unità di volume γ  3 → 3 γ = ρ⋅g
L  m
La densità e, di conseguenza, il peso specifico sono funzioni della pressione e della temperatura.

Eq. di stato di un fluido: ρ = ρ ( p ,θ )

per i liquidi solitamente ⇒ ρ ≅ ρ (θ ) ρ↓ θ↑

per l’acqua ⇒ (
ρ = ρ 0 ⋅ 1 + a ⋅ θ − b ⋅ θ 2 + c ⋅ θ3 )
dove :
( ) [
ρ 0 = ρ ⋅ θ = 0 ° C ≅ 1000 kg / m 3 ]
[
γ 0 ≅ 9806 N / m 3 ]
Tali valori si possono assumere costanti per:
0° < θ < 40°

p5
Comprimibilità : è la proprietà di un fluido di modificare il proprio volume (e quindi la propria densità)
al variare della pressione alla quale esso è assoggettato
Liquido ≠ Gas
Liquido
p W= ƒ(p) ρ = ρ( p ) IP: processo Isotermo θ = Cost.

W dp
dall’esperienza : dW = −W ⋅
ε
dρ dp
Per l’invarianza della massa: =
ρ ε
ρ ⋅ W = cos t
dW dρ (∗)
ρ ⋅ dW + W ⋅ dρ = 0 =−
W ρ
ε modulo di elasticità
a compressione cubica [N/m 2]

se ρ ≠ cost. ⇒ integrando la (∗), sviluppando in serie e


ε acqua(θ=10°C)= 2.03 E+9 trascurando i termini di ordine superiore al 1° si ottiene

per molti problemi ρ = cost.


p− p0
 p − p0 
ρ = ρ0 ⋅ e ε
≅ ρ0 ⋅ 1 + 
 ε 

p6
Gas
p
Eq. di stato dei gas perfetti: = R ⋅T con p[N/m2] e T [°K] pressione e temperatura assolute
γ e R è la costante dei gas perfetti

Determiniamo solo il valore del coefficiente di elasticità a compressione cubica per una trasformazione
isoterma o più generale per una politropica (utili per il dimensionamento delle casse d’aria)

p p0
Politropica = = cos t (gas monoatomici) n=1 Trasf. Isoterma
γ n
γ 0n n = 1.67 Trasf. adiabatica

differenziando : − p ⋅ n ⋅ γ −(n+1) ⋅ dγ + γ − n ⋅ dp = 0
− p ⋅ n ⋅ γ −1 ⋅ dγ + dp = 0
Isotropica n = 1,0 ⇒ ε = p
dρ dp dγ dp dp
e ricordando = = = da cui
ρ ε γ n⋅ p ε politropica n ≤ 1,67 ⇒ ε = n·p

Alla pressione atmosferica prel = 0 ⇒ ε ≈ 9,806 E+4 ≈ 1 E+5 [N/m 2]

Malgrado i gas siano per definizione molto comprimibili il loro moto può essere studiato con l’ipotesi di ρ = cost
tutte le volte che non si ha una forte variazione di pressione e quindi di densità.

p7
ü ρ dei gas più comuni << di ρ dei liquidi ⇒ il gradiente verticale di pressione può
essere molto piccolo ⇒ la pressione si mantiene essenzialmente costante in un gas (ad
esempio in serbatoi, tubazioni, … dove le distanze coinvolte sono piccole)
ü Quando le variazioni in quota sono sensibili si deve tener conto della comprimibilità
del gas.
Esempio: Gas Ideale

Equazione di stato p2 z2
dp p 1 dz
p=ρgRT ∫ p
= ln 1 = −
p2 R
∫T Si deve conoscere
p1 z1 T = T(z)
Variazione di p
dp p Gas isotermo;
=−
dz RT T = T0= cost

P: pressione assoluta
 ( z 2 − z1 ) 
R: costante del gas p2 = p1 exp  − 
T: temperatura assoluta  R T0 

p8
Viscosità : è la caratteristica fisica che si manifesta quando il fluido è in moto

Esperienza dei cilindri coassiali

ü se si mette in rotazione il cilindro esterno ⇒ dopo poco ruota anche


quello interno ⇒ ∃ gli sforzi tangenziali
re
ü se si vuole mantenere fermo il cilindro interno occorre applicare
ri h una coppia resistente ( es. una forza tangenziale T )

ü all’interfaccia solido-liquido ∆ V=0

ü se (r e - ri ) è piccolo ⇒ si può supporre che V varia pressoché


linearmente
ω ∆u
Sperimentalmente si è dimostrato che: T = µ⋅ A⋅
∆r
dove : A = 2 ⋅ π ⋅ ri ⋅ h - superficie di contatto solido liquido
T
ωre ∆u = ω ⋅ re − ωi ⋅ ri - diff. di velocità alle pareti
ωiri ∆ r = re − ri
µ è un coeff. di proporzionalità [N·s/ m2] ⇒ Def. ⇒ Viscosità
ωi ω T è la forza tangenziale necessaria a mantenere fermo (ωi =0) oppure in
rotazione a velocità angolare costante (ωi = cost) il cilindro interno
p9
T ∆u
sforzo tangenziale τ= = µ⋅ per ∆r à 0 passando a dimensioni infinitesime
A ∆r

du
LEGGE di NEWTON τ = µ⋅ dove n rappresenta la direzione perpendicolare al moto
dn

µ = µ (θ , σ ,τ ) non dipende dallo stato di sforzo

lo sforzo tangenziale si può legare alla deformazione angolare dγ della massa fluida
(u + du) dt
du du dγ •
dγ = ⋅ dt τ = µ⋅ = µ⋅ = µγ
dn dn dn dt

u dt Legame con la temperatura µ = µ(θ )

A⋅ T
Gas ⇒ µ= dove A e B sono opportuni coeff. e T è la temp. assoluta
 B
1 + 
 T
Liquidi ⇒ µ↓ θ↑ (
ad esempio per l’acqua : µ = µ0 ⋅ 1 + a ⋅ θ + b ⋅ θ )
2 −1

µ0= µ (0°C)= 1.773 E-5 [N· s/m2]


p10
FLUIDI NON NEWTONIANI


Eq. reologica τ = f  
 dt 

diversi tipi di fluidi: A)→ fluidi le cui caratteristiche reologiche sono indipendenti dal tempo
B)→ fluidi per i quali il legame sforzi-deformazioni dipende dal tempo
C)→ fluidi che possiedono alcune caratteristiche dei solidi, parziale
A) indipendenti dal tempo reversibilità alle deformazioni

τ = τ0 + µp γ
r n ici) ) •
h i, ve e ri τ = kγn
n <1
τ m (fan
g
o lim
gha ip
µ(θ = cos t ) = cost.

r
B i n
i (a
l t τ = µγ
i c
l a st
τ0 op ni •

eu
d
ton
i a τ = kγ
Ps w
Ne n >1
arctgµ µ = viscosità dinamica [ Pa ⋅ s] = [ N ⋅ m−2 ⋅ s]
ti
an µ
lat = viscosità cinematica [ m 2 ⋅ s −1 ]
Di υ=
ρ
0 dγ
dt p11
B) dipendenti dal tempo
- tixotropici ⇒ τ diminuisce nel tempo
- reopectici ⇒ τ aumenta nel tempo

C) Fluidi elastoviscosi (emulsioni, bitumi)

F  τ, τ,τ ,.....;γ , γ , γ ,.....  = 0


• •• • ••

 

p12
Tensione superficiale
La superficie di separazione un liquido e un altro fluido non miscibile si comporta come se fosse una
membrana elastica in stato di uniforme tensione: si definisce tensione superficiale questa proprietà.

La tensione superficiale è dovuta alle forze di attrazione molecolare non bilanciate


pe= p1 ⇒ r→∞


S = S (natura dei fluidi a contatto; θ ) → [N/m] p1 • • pe< p2 ⇒ r=finito
p2
S ↓ θ ↑
acqua

pe
Componendo le forze derivanti dalla tensione superficiale e
considerando la risultante delle pressioni
S·l pi S·l ϕ ϕ
2 ⋅ r ⋅ sen ⋅ l ⋅ ∆p = 2 ⋅ S ⋅ l ⋅ sen S·l S·l
r 2 2
ϕ
Proiezione sul piano S 2·S· l · sen ϕ/2
HP: tratto di superficie orizzontale della ∆p = pi − pe =
superficie curva r
cilindrica di raggio r e
profondità L In generale su una superficie qualunque : Eq. di LAPLACE
1 1
∆p = S ⋅  −  con r 1 e r2 raggi orincipali di curvatura
 r1 r2 
p13
contatto liquido-solido-gas : Fenomeni di capillarità
la superficie di separazione liquido-gas, quando un liquido viene a contatto di una superficie solida forma un
angolo di contatto β = 0°÷ ÷ 180° che dipende dalla natura dei tre elementi a contatto.

è semprc colpa delle forze di attrazione molecolare

β < 90° β > 90° Hp: menisco assimilabile ad


una
d superficie sferica
γ hA = ∆pA
β
h dall’eq. di LAPLACE

β h ∆p  1 1  2S
h= ∆p = S  +  = =
d γ  r1 r 2  r
2S 4 S cos β
Acqua Mercurio = =
d /(2 cos β ) d

4S cos β
h=
γ d
Legge di Jurin - Borelli

p14
Statica dei fluidi

⇒ Sforzi interni nei fluidi in quiete

⇒ Eq. indefinita della statica

⇒ Eq. globale della statica

⇒ Distribuzione idrostatica delle pressioni

⇒ Pressioni relative ed assolute – Piano dei carichi idrostatici

⇒ Fluidi comprimibili

⇒ Misura della pressione

⇒ Spinta idrostatica su superfici piane

⇒ Spinta idrostatica su superfici curve


z
Sforzi interni nei fluidi in quiete Φy
n

Scrivendo la prima equazione cardinale di equilibrio con riferimento Φx Φn


dz
al tetraedro di Cauchy avavamo trovato che lo stato di sforzo si può dx
rappresentare attraverso: dy x

sforzi normali sforzi tangenziali Φz


y
σ x = Φ xx τ x = Φ yz = Φ zy
σ y = Φ yy τ y = Φ xz = Φ zx
LEGGE di NEWTON

σ z = Φ zz

τ z = Φ yx = Φ xy du •
τ = µ⋅ = µγ fluido in quiete ⇒ γ =0 ⇒ τ =0
dn
se τ =0 ⇒ gli sforzi ammettono solo componenti normali
Φnx = σ x ⋅ cos nx + τ z ⋅ cos ny + τ y ⋅ cos nz 
∧ ∧ ∧

∧   ∧  ∧ 
Φ ny = τ z ⋅ cos nx  + σ y ⋅ cos ny  + τ x ⋅ cos nz 
   
 ∧  ∧   ∧
Φ nz = τ y ⋅ cos nx + τ x ⋅ cos ny  + σ z ⋅ cos nz 
σn ⋅ cos nx = Φ nx = σ x ⋅ cos nx      
σn ⋅ cos ny = Φ ny = σ y ⋅ cos ny σn = σ x = σ y = σ z = p = cos t .

σn ⋅ cos nz = Φ nz = σ z ⋅ cos nz
lo stato di sforzo di un qualsiasi fluido in quiete è
individuato completamente dalla distribuzione
delle pressioni nella massa fluida
s1
Per lo studio della meccanica dei sistemi continui abbiamo due tipi di approccio

locale ⇒ Equazione indefinita : relazione fra grandezze caratteristiche del moto o dell’equilibrio
con valore puntuale
globale ⇒ Equazione globale : relazione fra grandezze riferite ad un volume finito

∂p
k −  p + ⋅ dz  dy dx k
Eq. indefinita della statica dei fluidi  ∂z 
consideriamo un volumetto infinitesimo di fluido in quiete
con densità ρ e pressione p nel punto O
 ∂p 
p dy dz i − p + ⋅ dx  dy dz i
⇒ forze di massa ρ F dy dx dz dz  ∂x 
Forza di massa per unità di massa
0
⇒ forze di superficie − ∂p ⋅ dx dy dz i dy dx i
∂x
∂p ρF dy dx dz
− ⋅ dx dy dz j p dy dx k
∂y j

∑ Fm + ∑ Fs = 0 ∂p
− ⋅ dx dy dz k
∂z
 ∂p ∂p ∂p 
ρ F dx dy dz =  i + j+ k  ⋅ dx dy dz = grad ( p ) ⋅ dx dy dz
 ∂x ∂y ∂ z 

ρ F = grad(p ) Equazione indefinita della statica dei fluidi


s2
ρ F = grad(p ) F = è una forza di massa per unità di massa ⇒ un’accelerazione

† La legge di distribuzione delle pressioni nel fluido in quiete è determinata dalla soluzione del sistema:

• Equazione indefinita ρ F = grad(p )


• Equazione di stato ρ = ρ(p, temperatura)
• Condizioni al contorno forniscono la soluzione particolare

s3
EQUAZIONE GLOBALE DELL’EQUILIBRIO STATICO

W = volume finito

∫ ρ F dW = ∫ grad ( p ) dW
W W

Lemma di Green:

∫ grad ( f )dV = −∫ f n dσ
V σ

quindi:

∫ ρ F dW = −∫ p n dA
W A
Risultante delle forze Risultante delle spinte elementari p n
di massa su W sugli elementini della superficie di
contorno

G+Π=0
s4
FLUIDO PESANTE

ρ F = grad ( p )
Fluido pesante F = − g grad z

Fluido incomprimibile ρ = costante

 p
grad  z +  = 0 z + p / γ = costante LEGGE DI STEVIN
 γ
Eq. indefinita dei fluidi
pesanti ed incomprimibili

Definizioni
z+p/γ quota piezometrica
p/γ altezza piezometrica
z quota geodetica (rispetto ad un arbitrario piano di riferimento orizzontale)

s5
LEGGE DI STEVIN
Distribuzione idrostatica delle pressioni
superficie libera ; si assume come riferimento p atm=0 z + p / γ = costante

arctg γ
C

pB/γγ
pA/γγ B p=hγ
hAB
A zC
hT
zB diagramma delle pressioni
zA

z=0

p(z=0) =hTγ
zA+ pA/ γ = zB + pB / γ = zC + pC / γ = cost.
pA = γ hAB + pB
Le superfici
Se p = costante (superfici isobariche) ⇒ z = costante ⇒ isobariche sono dei
piani orizzontali

s6
h
A B La pressione in un punto non dipende dalla
forma del recipiente che contiene il fluido

F1 = p A1 F2 = p A2

Trasmissione della pressione fluida.


Una piccola forza può originare una
forza più grande

s7
Pressioni relative ed assolute – Piano dei carichi idrostatici

Ø z + p / γ = costante; come condizione al contorno si è soliti scegliere la pressione atmosferica.

Ø prelativa + patmosferica = passoluta = p* → la prelativa può anche essere negativa;


—→
la passoluta NO!

superficie libera
p.c.i. Assoluto; z* = zM + p*M / γ
patm / γ h* = p*M / γ
p.c.i. Relativo; za = zM + pM / γ
h
M = zM + (p*M - patm ) / γ
za z0 zM

z=0

Il p.c.i. relativo e assoluto sono utili per trovare la p nei punti della massa fluida considerata

pM = γ (za – zM ) = γ h p*M = γ (z0 – zM ) = γ h*


patm / γ ≈ 10.33 m (altezza piezometrica della pressione atmosferica)

s8
aria a pressione assoluta nulla
(situazione teorica)

liquido in Vuoto; p* = 0 p.c.i. assoluto


depressione
patm p.c.i. Relativo
γ

hM z0
patm
pM
M

za p*M
zM

0 p
z=0

s9
MISURA DELLA PRESSIONE

p.c.i.
Piezometro: consente di visualizare la quota del p.c.i.

h pM = γ h
γ •M

Aria (p = 0) arctan γ1
p.c.i.(1)
h1 p.c.i.(2)
γ1 γ2 h’ = pA = γ1 h1
A h’ arctan γ2
γ
h’ = γ1 h1
γ2 h2 2

s10
p.c.i. γ
Manometro Semplice
p.c.i. γm
h
N γm > γ pM = pN + γm ∆
γ ∆ pM = h γ
M N’
γm
h=∆
γm γ

γ γm > γ pN =0 = pN’
M ∆ pM = − γm ∆
p.c.i. γm
N’ N
γm
h γm
h = −∆
γ
p.c.i. γ

s11
Manometro Differenziale 1/2

1
δ
2
arctg γ
δγ
2
h
γ p.c.i. γm
h–δ−∆
1 Arctg γm
γ
M
γ (h – δ − ∆)


N γh
γm > γ
pN = γ h
γm − γ
pM = γ (h – ∆ – δ)
δ γ (h – ∆ – δ)
δ + ∆ γm = γ h δ=∆
γ
pN = pM + ∆ γm
non dipende da h
s12
Manometro Differenziale 2/2
p.c.i. γ1
δ arctg γ1
p.c.i. γ2
Arctg γ2
B
h
h–δ−∆ γ2
A p.c.i. γm
γ1
Arctg γm
M

N
γm > γ

γ m − γ2 γ 2 − γ1
δ=∆ +h
γ2 γ2
s13
Manometro metallico Cella di pressione

Pressione da misurare

Pressione di riferimento

Trasduttore di Pressione: converte un


Def.
segnale di pressione in un output in
corrente o tensione

I
p

Funzione di trasferimento p
s14
y Spinta su superficie piana
superficie su piano inclinato
d S = p ⋅ n ⋅ dA
piano dei carichi idrostatici
o nda
i sp S = ∫ d S = ∫ p ⋅ n ⋅ dA = n ⋅ ∫ γ ⋅ h ⋅ dA
re tta d
x A A A
α xG h Modulo della spinta
ξ hG S =∫p dA=∫γ h dA=∫ γ ⋅ x ⋅sen (α )⋅ dA = γ ⋅ sen (α )⋅ ∫ x ⋅ dA =
dS A A A A
baricentro
dA = γ ⋅ sen (α )⋅ xG ⋅ A = γ ⋅ hG ⋅ A = pG ⋅ A
G
y S Centro di spinta: devo definire le coordinate ξ e η ;
C
Verticale

yG calcolo l’equilibrio dei momenti rispetto agli assi x e y


η
S ⋅ ξ = ∫ p ⋅ x ⋅ dA = ∫ γ ⋅ h ⋅ x ⋅ dA = ∫ γ ⋅ sen (α ) ⋅ x 2 ⋅ dA
A A A
Centro di spinta
γ ⋅ sen (α ) ⋅ ∫ x 2 ⋅ dA γ ⋅ sen (α ) ⋅ ∫ x 2 ⋅ dA
I
ξ = A = A =
γ ⋅ sen(α ) ⋅ ∫ x ⋅ dA
x S M
A
S ⋅ η = ∫ p ⋅ y dA = ∫ γ ⋅ h ⋅ y dA = ∫ γ ⋅ sen (α ) ⋅ x ⋅ y dA
A A A S = pG ⋅ A
γ ⋅ sen(α )⋅ ∫ x ⋅ y ⋅ dA γ ⋅ sen(α )⋅ ∫ x ⋅ y ⋅ dA I I xy
I xy ξ= η=
η= A = A =
S γ ⋅ sen(α ) ⋅ ∫ x ⋅ dA M M M
A
s15
y
Note: - la posizione di C non dipende da α
da
d i spon piano dei carichi - η si annulla se l’asse x (di massima
retta idrostatici
pendenza del piano)è di simmetria per A
α xG (situazione tipica)
ξ hG - C è sempre più distante del baricentro
dalla retta di sponda.
G S Riferimento baricentrico
I G A ⋅ xG2 IG
yG I = IG + A x2 G ⇒ (con I G / x G A > 0) ξ = + = x G + > xG
η C M A ⋅ xG M

x
p.c.i. Linea di
sponda
α

γ
hG
yG
ξ
S = p G ⋅ A = γ ⋅ hG ⋅ A
S I
ξ= IG
ξG ξG =
M M
I xy
η= = 0 (sup. rettangolare)
M
s16
Spinte su superfici curve 1/4

In genere non riconducibile ad un’unica forza (2 forze: 1 orizzontale, 1 verticale)


z ∧
p.c.i.  
dS X = p ⋅  cos nx⋅ dA  = p ⋅ dA X
 
 ∧ 
d S = p ⋅ n ⋅ dA dS Y = p ⋅  cos ny⋅ dA  = p ⋅ dAY
x  
 ∧ 
dS Z = p ⋅  cos nz ⋅ dA  = p ⋅ dAZ
 
y

z Sx = ∫dSx = ∫p dAx = ∫γ h dAx =γ hGx Ax


Ax Ax Ax Ax

Ø La superficie Ax è piana
y Ø hGx è il baricentro di Ax piana

⇒ Proiezione Ax, Ay Sy = ∫dSy = ∫p dAy = ∫γ h dAy =γ hGy Ay


⇒ γ hG = pG baricentro Ay Ay Ay

⇒ Applicata (Sx, Sy) nel centro di spinta)


s17
Spinte su superfici curve 2/4

z Sz = ∫ dS z = ∫ p dAz = ∫ γ hz dAz = γ ∫ dW = γ W
Az Az Az Az

• Peso colonna sovrastante


x
• Applicata nel baricentro della colonna

y
dW=hz dAz
Superficie cilindrica

z
Sz = γ W
x hGx
ξ

Sx= γ hGx Ax
C
s18
Caso particolare

Superfici curve con LINEA DI CONTORNO contenuta in un PIANO

γ γ
Π
Π
0

Π 1
G
G
vol. reale Π 0 vol. fittizio non altera l’equilib.

eq. globale G + Π = G + Π1 + Π0 = 0 Π 0

S S
G = peso del fluido
Π 0 Π 1 = spinta su sup. piana

S = − Π0 S = Π0
S = − Π0 = Π1 + G S = Π0 = −Π1 − G
s19
Spinte su superfici curve 3/4

p.c.i. G + Π1 + Π0 = 0

S = Π 0 = − Π1 − G

h0 Π =γ h
1 0
A (applicata nel centro di spinta diretta
ortogonalmente alla superficie piana
γ da destra a sinistra)
G =γ W (peso; applicato nel baricentro del
volume)

p.c.i.

Π 0

Π 1

G
s20
Spinte su superfici curve 4/4

aria

γ1 γ2

∆ γ
γ
γm


γm
s21
Fluidi di piccolo peso specifico

Oppure fluidi sottoposti ad elevate pressioni contenuti in piccoli recipienti

1. Gas (modeste altezze); nei gas p » costante


A
Aria 20 ºC
pA = 9,806 N/cm2 ≈ 9,8 x 104 N/m2 ≈ 9,8 x 104 Pa
m
5
=

γ = 23,24 N/m3 ≈ cost.


D

pB = pA + γ x 5 = pA + 116 ⇒ (pB – pA) / pB x 100 ≈ 1,2 ‰


B

Spinta su superficie piana Spinta su superficie curva (metodo delle componenti)

p S
α dSx = p dA cos α = p dAx
S A
Sx Sx = p Ax
p
S=pA Ax
Sy = p Ay
Sz = p Az N.B.

s22
Metodo eq. globale

Sup. piana G + Π1 + Π0 = 0

G =0

S = − Π0 = Π1
Π
1

Π 0 Spinta sulla sup. piana

s23
2. Liquidi con p elevate

Come nei gas, p = cost

dT e
dT
2 dT = S
pD
e=
dL S = p D dL
p
dT = σ e dL 2σ
e = dT / σ dL
D Formula di Mariotte

σ = tensione ammissibile a trazione del materiale

s24
Politecnico di Milano
Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento (DIIAR)
sezione Idraulica

Note degli insegnamenti di:

Idraulica I
Corso di Studi in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio - I Facoltà di Ingegneria

Parte D :

Statica

A cura di : F. Ballio, A. Guadagnini, S. Malavasi, E. Orsi, M. Riva

1
Statica dei fluidi

⇒ Eq. indefinita della della statica dei fluidi

⇒ Legge di Stevin - Distribuzione idrostatica delle pressioni

⇒ Pressioni relative ed assolute – Piano dei carichi idrostatici

⇒ Misura della pressione

⇒ Spinta idrostatica su superfici piane

⇒ Equazione globale dell’equilibrio statico

⇒ Spinta idrostatica su superfici curve

Testo di riferimento
Citrini-Noseda
par. 2.2, par. 2.3, par 2.4, par 2.4.1, par 2.4.2, par 2.4.3 (da pg. 48
“Se la superficie curva ha la linea di contorno contenuta...”), par.
2.5.

2
Eq. indefinita della statica dei fluidi

conservazione della massa bilancio quantità di moto


(eq. continuità) (equilibrio dinamico)

forma ∂ρ ∂ρu ∂ρv ∂ρw ∂φ x ∂φ y ∂φ z


indefinita + + + = 0 ρ (F − a ) = + +
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z
 ∂p 
k − p + dz 
u=v=w=0  ∂z 

a =0
∂ρ p

−  p +
∂p 
dy 
=0  ∂y 

∂t j
φx = φy = φz = p n

∂t
=0 i p
∂p ∂p ∂p
ρF = i+ j+ k
0=0 ∂x ∂y ∂z

Equazione indefinita
della statica dei fluidi ρ F = grad ( p )
s2

Lo stato di sforzo su una generica superficie A di un fluido in quiete è normale alla


superficie stessa (τ = µ ∂V/ ∂ n=0).
Si dimostra inoltre che il suo modulo è indipendente dalla giacitura.
Questa conseguenza vale, più in generale, anche per i fluidi ideali (µ = 0) nei quali per la
legge di Newton (τ = µ ∂V/ ∂ n) sono sempre nulli gli sforzi tangenziali.
L’equazione indefinita della statica dei fluidi, valida per ogni punto del sistema, sarà
successivamente integrata (pag. 16) su un volume finito; in quella forma essa è in grado
di costituire un potente e agevole strumento per lo studio dell’equilibrio (corpi totalmente
o parzialmente immersi) e, sotto alcune condizioni operative, per il calcolo delle spinte
su superfici curve.

3
La legge di distribuzione delle pressioni nel fluido in quiete è determinata dalla soluzione del sistema:

- Equazione indefinita ρ F = grad ( p )


- Equazione di stato ρ = ρ(p, temperatura)
- Condizioni al contorno Forniscono la soluzione particolare

FLUIDO

Incomprimibile Comprimibile
ρ = costante

Pesante
F =−g k
s3

E’ ovvio che lo studio dei fluidi incomprimibili (ρ = cost), risulta di rilevantissimo


interesse tecnico ed anche più semplice dello studio dei fluidi comprimibili, per i quali
non si può in linea di principio prescindere dalle variazioni di densità con la pressione e
la temperatura.
Peraltro spesso, sia a causa dei modesti valori della densità degli aeriformi, sia per le
limitate dimensioni geometriche dei manufatti tecnici, lo studio della statica dei fluidi
comprimibili può essere impostato con riferimento ad un valore medio (e quindi
costante) della densità.
E’ altrettanto ovvio che non si possa però far riferimento a questo schema qualora si
abbia ad operare con elevate variazioni di pressione (per es. nel moto di aeromobili,
impianti di compressione, gasdotti …) ovvero con rilevanti dimensioni geometriche
(tiraggio di ciminiere, fenomeni meteorologici …).

4
FLUIDO PESANTE INCOMPRIMIBILE

 ∂z
ρ F = grad ( p )  Fx = 0 = − g ∂ x

 ∂z
F =−g k  Fy = 0 = − g
 ∂ y
 ∂z
γ  Fz = − g = − g
 ∂z

− g ρ grad ( z ) = grad ( p )
F = − g grad ( z )
1
grad ( z ) + grad ( p ) = 0
γ
γ = costante

 p
grad  z +  = 0
 γ 

p
z+ = co st LEGGE DI STEVIN
γ
s4

Sotto le ipotesi di fluido incomprimibile ( ρ = cost) e pesante (cioè per il quale le forze
di massa sono riconducibili unicamente a quelle derivanti dal campo gravitazionale, cioè
la forza peso: F = g k) l’equazione indefinita della statica dei fluidi si trasforma nella : z
+ p/γ = cost. (legge di Stevin).
In altre parole: all’interno di un volume continuo di un liquido in quiete la quota
piezometrica è costante, intendendo con il termine quota piezometrica la somma di due
termini: z (quota geodetica) e p/ γ (altezza piezometrica).

5
aria a pressione assoluta nulla
(situazione teorica)

liquido in Vuoto; p = 0 p.c.i. (assoluto)


depressione

hB

B
hA z0
zB
A
pA
zA

0 p
z=0

s5

Nota la pressione pA di un punto interno ad un serbatoio (condizione al contorno) è


possibile applicando la legge di Stevin ricavare la pressione in nel punto B:
zA + pA/ γ = zB + pB/ γ
Da cui si ricava:
pB = pA - γ (zB –zA)
La pressione aumenta quindi linearmente al diminuire della quota geodetica con un
fattore di proporzionalità pari al peso specifico del fluido. Esisterà quindi un piano
orizzontale di quota z0 in cui la pressione si annulla. Questo piano viene denominato
piano dei carichi idrostatici assoluto. Al di sopra di esso si dovrebbe avere il vuoto,
infatti i fluidi non resistono a sforzi di trazione.
L’individuazione del piano dei carichi idrostatici assoluti è molto utile per la
determinazione della pressione in un qualunque punto interno al serbatoio, infatti
applicando la legge di Stevin fra un punto che giace sul piano dei carichi idrostatici
assoluti ed il punto B si ottiene:
z0 + p0/ γ = zB + pB/ γ
e quindi
pB = γ (z0 –zA) = γ hB

La pressione in un qualunque punto del sebatoio è quindi pari al peso specifico del fluido
moltiplicato per l’affondamento del punto considerato rispetto al piano dei carichi
idrostatici assoluto.

6
aria a pressione assoluta nulla
(situazione teorica)

Vuoto; p* = 0; p p.c.i. assoluto


liquido in
= - patm
depressione
A patm p.c.i. relativo
hA γ

hM z0
patm
pM
M

za p*M
zM

0 p
z=0

s6

Nei problemi pratici si fa riferimento alle pressioni relative definite come la differenza tra la pressione
assoluta e quella atmosferica:
prel = pass - patm
Il largo impiego delle pressioni relative è collegato al fatto che di norma i recipienti che contengono i fluidi
sono immersi nell’atmosfera, interessa quindi conoscere le spinte derivanti dalla differenza fra le pressioni
assolute e quella atmosferica.
Da qui in avanti indichiamo con un asterisco le pressioni assolute (p*)
p = p* - patm
e chiameremo le pressioni relative con il solo termine pressione.
Si definisce piano dei carichi idrostatici (relativo) il piano orizzontale in cui la pressione (relativa) si
annulla (ovvero la pressione assoluta è pari alla pressione atmosferica).
La pressione (relativa) in un qualunque punto del sebatoio è quindi pari al peso specifico del fluido
moltiplicato per l’affondamento del punto considerato rispetto al piano dei carichi idrostatici.

La pressione (relativa) negativa viene anche indicata come depressione. Tale termine non deve essere
associato a sforzi di trazione nel fluido, ma semplicemente ad uno stato di sforzi (ancora di compressione)
minori di quelli che competerebbero in situazioni di pressioni pari od inferiori a quella atmosferica.
La pressione nel punto A al di sopra del p.c.i. è pari a:
p = -γ hA
(pressione relativa negativa, col limite fisico -γ hA < patm/γ).
In figura sono riportati i diversi elementi che identificano e descrivono lo stato di un fluido in quiete,
compreso il diagramma p = p(z) dell’andamento della pressione lungo la verticale.
Lateralmente, a destra, del recipiente è indicato un piezometro; il ramo verticale del dispositivo è in
comunicazione con l’atmosfera (p = 0); conseguentemente esso fornisce, tramite la posizione del suo
menisco, la visualizzazione diretta della quota che caratterizza la posizione del piano dei carichi idrostatici
(relativo).

7
DEF. z + p / γ = quota piezometrica
altezza piezometrica
quota geodetica (rispetto ad un arbitrario piano di riferimento orizzontale)

superficie libera ; si assume come riferimento patm=0


arctg γ
C

pB/γ
pA/γ B p=hγ
hAC
hAB
A zC diagramma delle pressioni
hT
zB Distribuzione idrostatica
zA delle pressioni
z=0
p(z=0) =hTγ
zA+ pA/ γ = zB + pB / γ = zC + pC / γ = cost.

pA = γ hAB + pB = γ hAC
Le superfici
Se p = costante (superfici isobariche) ⇔ z = costante ⇒ isobariche sono dei
piani orizzontali
s7

In particolare, in un sertatoio aperto a contatto con l’atmosfera il piano dei carichi


idrostatici coincide con la superficie libera del serbatoio.

8
Pressioni relative ed assolute – Piano dei carichi idrostatici

¾ z + p / γ = costante; come condizione al contorno si è soliti scegliere la pressione atmosferica.

¾ prelativa + patmosferica = passoluta = p* —→ la prelativa può anche essere negativa; la


passoluta è solo positiva!

superficie libera
p.c.i. assoluto; z* = zM + p*M / γ
patm / γ h* = p*M / γ
p.c.i. relativo; za = zM + pM / γ
h
M
= zM + (p*M – patm ) / γ
za z0 zM
z=0

Il p.c.i. relativo e assoluto sono utili per trovare la p nei punti della massa fluida considerata

pM = γ (za – zM) = γ h p*M = γ (z0 – zM) = γ h*


patm / γ ≈ 10.33 m (altezza piezometrica della pressione atmosferica) per l’acqua .

s8

I piani dei carichi idrostatici, assoluto e relativo, sono i piani orizzontali sui quali è nulla
la pressione, assoluta o relativa.
Tra di essi intercorre la relazione: pass = prel + patm; essi distano tra loro verticalmente del
valore patm/γ.
La pressione atmosferica standard vale 10.330 Pa ed equivale alla pressione che si
rileverebbe alla base di una colonna d’acqua alta 10,33 m, ovvero ad una colonnina di
mercurio alta 0,76 m.
Come già richiamato, il modulo della pressione relativa negativa non può superare il
valore (fisicamente corrispondente al vuoto) pari a patm/γ; in realtà questo valore limite va
corretto, diminuendolo per tenere conto della tensione di vapore del particolare liquido,
in generale sensibilmente crescente con la temperatura. A titolo di esempio, la tensione di
vapore dell’acqua risulta pari a circa 2.300 Pa a temperatura ambiente (20° C) ma già a
60° C tale valore risulta di circa 20.000 Pa, per raggiungere (in condizioni standard) il
valore atmosferico a 100° C.

9
h
A B La pressione in un punto non dipende dalla
forma del recipiente che contiene il fluido

F1 = p A1 F2 = p A2

Trasmissione della pressione fluida


(torchio idraulico).
Una piccola forza può originare una
forza più grande

s9

Dalla relazione z + p/γ = cost segue che la pressione in un punto di un fluido in quiete (e
sul piano orizzontale che lo contiene, il quale costituisce una superficie isobarica)
dipende solo dalla sua posizione verticale e dal peso specifico γ.
Su questo principio si basa il torchio idraulico, schematizzato in figura, grazie al quale
una piccola forza F1, agente sulla superficie A1, permette di equilibrare una forza
superiore F2 agente sulla superficie A2. L’uguaglianza della pressione sul piano isobarico
passante per esempio alla quota dei due pistoni porta infatti a scrivere:
p = F1/A1 = F2/A2 e quindi:
F1 = F2 A1/A2
cioè il rapporto tra le due forze è pari al rapporto delle superfici sulle quali agiscono.

10
MISURA DELLA PRESSIONE: Piezometro

p.c.i.
Piezometro: consente di visualizare la quota del p.c.i.

h pM = γ h
γ •M

Aria (p = 0) arctan γ1
p.c.i.(1)
h1 p.c.i.(2)
γ2 h’ = pA = γ1 h1
γ1 A h’ arctan γ2
γ
h’ = γ 1 h1
γ2 h2 2

γ1 < γ2 h’ < h1
s10

Un sistema può essere costituito da più liquidi sovrapposti, isolati o a contatto con
l’atmosfera (in questa situazione l’interfaccia liquido superiore-atmosfera materializza il
p.c.i. di quest’ultimo).
Nell’ipotesi che i liquidi non reagiscano tra loro o si miscelino, essi si dispongono
stratificandosi e con le varie facce orizzontali (superfici isobariche).
Rifacendoci allo schema della figura, facilmente generalizzabile anche a più liquidi
sovrapposti, l’espressione z + p/γ = cost consente di individuare in particolare la
pressione all’interfaccia tra i liquidi (passante per A) e, successivamente, risalire alla
posizione h’ = pA/ γ 2 del piano dei carichi idrostatici del liquido 2.
Il diagramma delle pressioni risulta in questo caso una linea spezzata (un tratto per ogni
fluido differente, il cui prolungamento interseca l’asse di riferimento delle pressioni (p
=0) identificando perciò il corrispondente piano dei carichi idrostatici).
I vari piani dei carichi idrostatici risultano ordinati secondo lo stesso andamento dei
liquidi sovrapposti, cioè via via più bassi col crescere del loro peso specifico.

11
MISURA DELLA PRESSIONE: Manometro semplice
p.c.i. γ

p.c.i. γm
h γm > γ pM = pN + γm ∆
N
γ ∆ pM = h γ
M N’
γm
h=∆
γm γ

γ γm > γ pN =0 = pN’
M ∆ pM = − γm ∆ = − γ h
p.c.i. γm
N’ N
γm
h γm
h= ∆
γ
p.c.i. γ

s11

La misura della pressione può essere effettuata mediante il manometro a liquido


(manometro semplice). Esse è costituito da un tubo ad U collegato da una parte al
recipiente (che contiene fluido di peso specifico γ) nel quale si vuole eseguire la misura
della pressione p, dall’altra all’atmosfera (patm).
La parte inferiore del tubo è riempita con un liquido (fluido manometrico, di peso
specifico γm > γ e non miscibile col fluido col quale è in contatto).
La differenza di pressione p - patm modifica l’assetto iniziale del fluido manometrico
che assume una nuova posizione di equilibrio, evidenziando un dislivello ∆ tra i suoi due
menischi. L’equilibrio delle pressioni sul piano orizzontale passante per il menisco
interfaccia col fluido γ, consente di ricavare la posizione h del p.c.i. del fluido sottoposto
a misura rispetto a detto piano:
h = ∆ γ m/ γ
La posizione del p.c.i. di γ risulterà più alta o più bassa della quota del menisco
interfaccia a seconda che ivi la pressione del fluido pM risulti maggiore o minore della
pressione atmosferica.

12
MISURA DELLA PRESSIONE: Manometro differenziale

1
δ
2
arctg γ
δγ
2
h
γ p.c.i. γm
h–δ−∆
1 Arctg γm
γ
M
γ (h – δ − ∆)

N γh
γm > γ
pN = γ h
γm − γ
pM = γ (h – ∆ – δ) γ (h – ∆ – δ) + ∆ γm = γ h δ=∆
γ
pN = pM + ∆ γm
non dipende da h
s12

Il manometro differenziale è costituito da un collegamento tra due recipienti (tra i quali si


intende misurare la differenza di quota piezometrica) con una parte sagomata ad U e
contenente inferiormente un adatto fluido manometrico di peso specifico γm.
Le differenti posizioni dei p.c.i. dei fluidi (supposti identici) contenuti nei due recipienti
e la conseguente differenza di pressione sui menischi del fluido manometrico lo portano
ad assumere una nuova posizione di equilibrio, evidenziando un dislivello ∆ tra le due
nuove posizioni dei menischi, a contatto entrambi col fluido γ.
L’equilibrio delle pressioni riferito ad esempio al piano orizzontale (isobarico) passante
per N, porta alla relazione:
δ = ∆ (γm – γ)/ γ
essendo d il dislivello tra i piani dei carichi idrostatici dei fluidi contenuti nei due
recipienti. Come caso particolare, qualora i serbatoi siano a contatto con l’atmosfera, δ
equivale al dislivello geodetico tra le due superfici libere.

13
MISURA DELLA PRESSIONE: Manometro metallico

Def.
Funzione di trasferimento

p
s13

Uno dei più diffusi strumenti per la misura delle pressioni (relative) è costituito dal
manometro metallico (o Bourdon). Il principio di funzionamento è basato sulla
deformazione di una molla tubolare sottoposta internamente alla pressione del recipiente
cui è collegata.
La deformazione viene amplificata e trasmessa da un leverismo ad un indice la cui
posizione viene letta tramite un quadrante graduato.
Per come è realizzato lo strumento, la pressione indicata va riferita al baricentro della
cassa manometrica ed è quindi ininfluente il punto di inserzione dello strumento.
Nel caso il manometro sia predisposto anche per la misura delle pressioni relative
negative il dispositivo prende il nome di manovacuometro (la scala delle pressioni
negative è ovviamente limitata al valore corrispondente a - patm).

14
Spinta Idrostatica su Superficie Piana

p.c.i. Superficie infinitesima dS = p n dA = γ h dA n


h Superficie finita S R = ∫ γ h dA
A
SR = n SR
dS dA

superficie orizzontale superficie verticale

patm patm
γ h hs/2
γ
hs SR hs baricentro
SR 2/3hs
p centro di spinta

distribuzione uniforme di pressione distribuzione triangolare di pressione


hs
h2
SR = p A con p=γh S = ∫ γ h dA = ∫ γh Ldh = γ s L = pG A
R 2
9 normale alla superficie A 0
9 normale alla superficie pG = γ hs/2
9 centro di spinta nel
9 risultante nel centro
baricentro
di spinta
s14

Se si considera una superficie infinitesima la spinta idrostatica dS é sempre diretta ⊥


alla sup.
L’orientamento della superficie conta perché cambia il diagramma di distribuzione delle
pressioni.
Si definisce centro di spinta l’intersezione del piano contenente la superficie A con la
retta d’azione del risultante delle spinte elementari sulla superficie stessa (tutte parallele
fra loro in quanto perpendicolari ai vari dA in cui si può pensare suddivisa l’intera
superficie A).

15
Spinta Idrostatica su Superficie Piana: Modulo della Spinta

superficie su piano inclinato


y

piano dei carichi idrostatici


nda
i spo
re tta d
x
α xG h
d S = p ⋅ n ⋅ dA
hG
dS
baricentro S = ∫ d S = ∫ p ⋅ n ⋅ dA = n ⋅ ∫ γ ⋅ h ⋅ dA
dA A A A
G
y
S = ∫ γ ⋅ x ⋅ sen α ⋅ dA = γ ⋅ sen α ⋅ ∫ x ⋅ dA =
Verticale

yG A A
= γ ⋅ sen α ⋅ x G ⋅ A = γ ⋅ hG ⋅ A = p G ⋅ A

x S = pG A
s15

L’integrazione delle infinite spinte elementari, tra loro parallele, porta ad individuare il
modulo S della spinta complessiva come prodotto dell’area A della superficie premuta
per la pressione pG = hG γ agente nel suo baricentro.

Si fa rilevare che le espressioni e relazioni qui utilizzate valgono esclusivamente per il


calcolo delle spinte su superfici piane. Nel caso più generale di superfici curve,
l’integrazione delle spinte elementari dS deve tenere conto del loro carattere vettoriale e
quindi considerare il loro orientamento spaziale.

16
Spinta Idrostatica su Superficie Piana: Centro di Spinta

superficie su piano inclinato y

piano dei carichi idrostatici


onda
di sp
retta x S ⋅ ξ = ∫ p ⋅ x ⋅ dA = ∫ γ ⋅ h ⋅ x ⋅ dA = ∫ γ ⋅ senα ⋅ x 2 ⋅ dA
α xG h A A A

ξ hG
dS γ ⋅ sen α ⋅ ∫ x 2 ⋅ dA γ ⋅ sen α ⋅ ∫ x 2 ⋅ dA
baricentro I
C ξ = A
= A
=
dA S γ ⋅ sen α ⋅ ∫ x ⋅ dA M
G A
y S
Verticale

yG
η
S ⋅η = ∫ p ⋅ y dA = ∫ γ ⋅ h ⋅ y dA = ∫ γ ⋅ sen α ⋅ x ⋅ y dA
A A A

Centro di spinta γ ⋅ sen α ⋅ ∫ x ⋅ y ⋅ dA γ ⋅ sen α ⋅ ∫ x ⋅ y ⋅ dA


I xy
η= A
= A
=
S γ ⋅ sen α ⋅ ∫ x ⋅ dA M
x A

IG I xyG
ξ = xG + η = yG +
M M
s16

Le coordinate ξ e η del centro di spinta si deducono dall’equilibrio della risultante dei


momenti elementari (rispetto agli assi coordinati x e y) delle spinte sui vari dA, con il
momento del risultante delle forze:
ξ = xG + IG/M η = yG + IxyG/M
essendo M il momento statico (M = A∗xG) della superficie A rispetto alla retta di sponda
y (intersezione del piano contenente la superficie A col piano dei carichi idrostatici del
liquido γ), IG il momento d’inerzia della stessa A rispetto all’asse baricentrico parallelo
alla retta di sponda e IxyG il momento centrifugo di A rispetto agli assi x e y.

Si nota che :
- la posizione del centro di spinta non dipende dall’inclinazione α
- η si annulla se l’asse x (di max pendenza del piano) è di simmetria della superficie A
(situazione tipica)
- Il centro di spinta è sempre più distante del baricentro dalla retta di sponda.

17
Equazione globale dell’equilibrio statico

conservazione della massa bilancio quantità di moto


forma (eq. continuità) (equilibrio dinamico)
integrale riferimento Euleriano riferimento Lagrangiano

∂ρ
∫ dW = ∫A ρ vn dA ∫ ρ F dW − ∫ ρ a dW = − ∫A φ n dA
W W ∂ t W W

vn = 0 ∂
=0 a =0
∂t
φn = p n
0=0 ∫ρ F dW + ∫ p ndA = 0
A
W

G +Π=0
Risultante delle forze Risultante delle spinte elementari sulla
di massa su W superficie di contorno

s17

Posto l’accelerazione a = 0, dall’equilibrio del bilancio delle q.d.m. si deduce la


relazione:
ΣG + ΣΠ = 0
essa compendia l’equilibrio tra le forze di massa e le forze di superficie che agiscono su
un volume fluido (equazione globale dell’equilibrio statico).
Più intuitivamente essa può essere interpretata come una forma della prima equazione
cardinale della statica: R = 0.
L’equazione globale è di validità generale, nel senso che vale per fluidi comprimibili e
incomprimibili, è applicabile a qualunque porzione di spazio interessata da uno o più
fluidi (volume di controllo).

18
Equazione globale dell’equilibrio statico:
statico: Spinte su superfici curve- Esempio

(baricentro)

G Π1
A B S B

Π2 S = −Π 0
C C
B Π0
A

C
W: volume finito (volume di controllo); la sua scelta dipende dal
tipo di problema che si affronta

G +Π1+ Π 2 +Π 0 =0

S = −Π 0 = G +Π1+ Π 2

Forze note
Forza incognita
(peso + spinte su superfici piane)
(spinta su superficie curva)
s18

Le spinte elementari agenti su ogni elemeto infinitesimo dA di una qualunque superficie


curva sono sempre espresse dalla relazione
dS = p n dA
ma sono orientate diversamente da punto a punto (contrariamente a quanto avviene per le
superfici piane).

L’equazione globale della statica spesso è molto utile per procedere al calcolo delle
spinte agenti su superfici curve.
Il punto nodale dell’applicazione consiste nella corretta individuazione del volume di
controllo (non necessariamente univoco) e di tutte le forze, di massa e di superficie,
agenti su di esso.
Trattandosi di una equazione, uno solo può essere il vettore incognito da essa calcolabile
attraverso la relazione di equilibrio.
L’equazione globale può essere applicata sia a porzioni di spazio effettivamente occupate
da fluidi, sia a volumi solo fittiziamente occupate da essi.

19
Equazione globale dell’equilibrio statico:
statico: Spinte su superfici gobbe-
gobbe- Esempio

p.c.i. G + Π0 + Π1 = 0
S = Π0 = – Π1 – G
Π1 = γ h0 A (risultante passante per il centro di
spinta, diretta ortogonalmente alla
h0
superficie piana da destra a sinistra )
G=γW (peso; applicato per il baricentro del
γ volume)

+ sistema di riferimento
Sy S
Sx = Π1x Π1y < G
Sx
p.c.i. Sy = – Π1y + G Sy Π1y > G
S

Π0 per trovare la retta d’azione della S

Π1 equilibrio alla rotazione


G
s19

Si rileva che l’equazione globale dell’equilibrio statico si applica a un volume (reale o


fittizio) di fluido. Conseguentemente ad esso va sempre fatto riferimento, prescindendo
dall’effettiva costituzione fisica di detto volume (per esempio nel la situazione
schematizzata in figura, risulta irrilevante il materiale costituente il tappo tronco conico:
nel calcolo di Πo interessa la distribuzione di pressioni sul contorno e quindi il volume
tratteggiato può essere a tal fine considerato occupato dal liquido g, cui viene applicata la
relazione di equilibrio tra forze di massa (peso) e forze di superficie (spinte sul
contorno).

20
DINAMICA
* Eq. indefinita
z  ∂φ x 
− φ x + dx
 ∂x 
 

x
φ x
o

y Eq. card. dinamica


R = A ⋅ dm = A ⋅ ρ ⋅ dx ⋅ dy ⋅ dz

forze di massa : ρ ⋅ F ⋅ dx ⋅ dy ⋅ dz F = − g grad (z )


R
forze di sup erficie dovute alle φ sul contorno

 ∂Φ x ∂ Φ y ∂Φ z 
f. di sup.: −  + +  ⋅ dx ⋅ dy ⋅ dz
 ∂x ∂y ∂z 

 ∂Φ x ∂ Φ y ∂Φ z 
ρ⋅ A = ρ⋅ F −  + + 
 ∂x ∂y ∂z 

( )∂Φx
ρ ⋅ F − A =  +
∂Φy
+
∂Φz 

 eq. indefinita
 ∂x ∂y ∂z 

Φ xy = Φ yx = τ z

Φ xz = Φ zx = τ y equilibrio dei momenti
Φ = Φ = τ
 yz zy x

1



 ρ ⋅  F − du  = ∂Φ xx + ∂Φ yx + ∂Φ zx = ∂σ x + ∂τ z + ∂τ y
  x dt  ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z

 ρ ⋅  F − dv  = ∂Φ xy + ∂Φ yy + ∂Φ zy = ∂τ z + ∂ σy + ∂τ x
  y dt  ∂x ∂y ∂z ∂y ∂z ∂x

  dw  ∂Φ xz ∂Φ yz ∂Φ zz ∂τ y ∂τ x ∂σ z
 ρ ⋅  F − = + + = + +
   ∂ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂z
z
dt x y z z y
 ∂ρ
 + div(ρ ⋅ v ) = 0
 ∂t
 dρ dp
 liquidi = ( ρ = ρ0 ⋅ exp(( p − p0 ) / ε ))
ρ ε
 ρ = ρ( p , T ° )
 p
 gas = R ⋅T
 γ

5 eq. in 10 incognite.: ρ,u,v,w,σx,σy,σz,τx,τy,τz


DEFORMAZIONE → 5 equazioni
(in funz. proprietà reologiche)
------------------------------------------
FLUIDO PERFETTO (def: sforzi = sforzi nei fluidi in
quiete)
τx = τ y = τz = 0
σx = σ y = σz = σ = p
∂Φ x ∂p ∂ Φ y ∂p ∂ Φ z ∂p
= ⋅i = ⋅j = ⋅k
∂x ∂x ∂y ∂y ∂z ∂z

ρ ⋅ (F − A) = grad ( p ) EQ. di EULERO


+ condiz. al contorno (e iniziali)
2
• Eq. Globale
dA

n
∂φx ∂φy ∂φz
ρ (F − A) = + + dW
∂x ∂y ∂z
W

 ∂Φ ∂Φ ∂ Φ 
∫ ρ F dW − ∫ ρ A dW = ∫  ∂ x + ∂ y + ∂ z  dW =
x y z

W W W
 
= Green = − ∫ (Φ cos nˆ x + Φ x y
cos nˆ y + Φ cos nˆz )dA = Cauchy =
z
A

= − ∫ Φ dA n
A

1) ∫ ρ A dW
W

dv ∂v ∂v ∂v ∂v
ρ A=ρ =ρ +ρu +ρv +ρw =
dt ∂t ∂x ∂y ∂z
 ∂ v ∂ (ρ u v ) ∂ ( ρ u )
es sen do  ρ u = −v  si ha :
 ∂ x ∂ x ∂ x 
∂ v ∂ (ρ u v ) ∂ (ρ v v ) ∂ (ρ w v )
ρA=ρ + + + +
∂t ∂x ∂y ∂z
 ∂ ( ρ u ) ∂ ( ρ v ) ∂ ( ρ w) 
−v + +
 ∂x ∂y ∂ z 

3
∂ρ
div (ρ v ) = − per l’eq. di continuità
∂t

4
∂v ∂ρ  ∂ ∂ ∂ 
ρ⋅ A = ρ⋅ + v⋅ +  ( ρ ⋅ u ⋅ v ) + ( ρ ⋅ v ⋅ v ) + ( ρ ⋅ w ⋅ v )
∂t ∂t  ∂x ∂y ∂z 
∂ (ρ ⋅ v )
∂t
∂( ρ ⋅ v )  ∂( ρ ⋅ u ⋅ v ) 
∫ ρ ⋅ A ⋅ dW = ∫ ∂t
⋅ dW + ∫ 

+ ... ⋅ dW =
W W W x 
∂ (ρ ⋅ v )
⋅ dW − ∫ [(ρ ⋅ u ⋅ v ) ⋅ cos nx + (ρ ⋅ v ⋅ v ) ⋅ cos ny +
∧ ∧
=∫
W ∂t A

∂ (ρ ⋅ v )
+ (ρ ⋅ w ⋅ v ) ⋅ cos nz  d A = ∫

⋅ dW − ∫ ρ ⋅ v ⋅ vn ⋅ dA
 W ∂t A

2) ∫ ρ ⋅ F ⋅ dW forza di massa del volume fluido W


W

in definitiva EQ. GLOBALE


∂ (ρ ⋅ v)
∫ ρ ⋅ F ⋅ dW + ∫ Φ n ⋅ dA + ∫ ρ ⋅ vn ⋅ v ⋅ dA − ∫ ∂t
⋅ dW = 0
W A A W

G + Π + M1 − M2 + I =0

- Eq. di continuità già implicita


- Vale per ogni fluido (ρ = cost , ρ = variab.)
- Vale per ogni regime (laminare , turbolento)
- E’ ricondotto ad un equilib. statico con forze
fittizie d’inerzia
- Per moto permanente ( I = 0 ) : indipendente
dalle caratteristiche del moto entro W
5
- G = ∫ ρ ⋅ F ⋅ dW risultante delle forze di massa
W

nel campo gravitazionale PESO
- Π = ∫ Φ n ⋅ dA spinta della sup. A sul fluido
A
(= - spinta del fluido su A)

- M = ∫ ρ ⋅ v ⋅ v ⋅ dA n
A

* dQ = vn ⋅ dA = volume che transita / t attraverso dA


* ρ ⋅ dQ = ρ ⋅ vn ⋅ dA = massa che transita / t attraverso dA

* v ⋅ ρ ⋅ dQ = ρ ⋅ v ⋅ v n ⋅ dA = q.tà di moto che transita


/ t attraverso dA

* ∫ ρ ⋅ v ⋅ vn ⋅ dA = M = q.tà di moto che transita / t


A
attraverso la sup. di contorno A

A1

vn < 0 M 1 = ∫ ρ ⋅ v ⋅ dQ vn > 0
vn > 0 A1

A2 M 2 = ∫ ρ ⋅ v ⋅ dQ vn < 0
A2
A1 (vn = 0)

M = ∫ ρ ⋅ vn ⋅ v ⋅ dA = M 1 − M 2 flussi di q.tà di moto


A

6
CORRENTE con SEZ. TRASVERSALE PIANA
M = ∫ ρ ⋅ v 2 ⋅ dA = ∫ ρ ⋅ v ⋅ dQ
A A

A ma v non è costante su A

Considerando V , ρ m MEDIE sulla sezione

∫ ρ ⋅ v 2
⋅ dA
M = n ⋅ β ⋅ ρm ⋅ Q ⋅ V con β = A
(se ρ = ρm è cost
ρm ⋅ V ⋅ A
2

si semplifica)
β >1 , quasi sempre β ≅ 1

∂ (ρ ⋅ v )
- I = −∫ dW risultante delle inerzie locali
W ∂t

I =0 moto permanente

I =− ∫
∂t W
ρ ⋅ v ⋅ dW = diminuizione nel tempo della

q.tà
di moto del fluido contenuto in
W

7
ESEMPIO :
v
B
Π
Π
2

A S M 2

v
M
α
1

Π 1

A Π 0

- piano orizzontale
- resistenze nulle
- moto permanente ( I = 0 )

G + Π0 + Π1 + Π2 + Π3 + M1 − M 2 + I = 0
spinta orizz. ?? S = −Π0
Π1 = 0 ( p1 = 0)
Π2 = 0 ( p2 = 0)
Π3 = 0 ( p3 = 0)
G ⊥ altre forze

8
S = −Π 0 = M 1 − M 2
M1 = ρ ⋅ A ⋅ v2 = M 2
α
S = 2 ⋅ M 1 ⋅ sin
2
 α α 
S max  sin = 1, = 90 ° PELTON 
 2 2 

9
TEOREMA DI BERNOULLI
Sistema energeticamente chiuso
Hp. Fluido perfetto (τ=0 → E = cost)
ρ⋅ ( F − A) = grad ( p) EULERO

Hp. Pesante (campo gravitazionale)


F = − g ⋅ grad ( z)

Hp. Incomprimibile
ρ = cost
ρ ⋅ F = − ρ ⋅ g ⋅ grad ( z ) = − grad (γ ⋅ z )
A 1 dV  p
− =− ⋅ = grad  z + 
g g dt  γ 

[Moto uniforme o in quiete: A=0 ⇒ grad(z+p/γ)=0]


PROIEZIONI
v =| v |
b t ∂  p 1 dv
s  
 z +  = − ⋅
 ∂s  γ  g dt
 ∂  p v2
 
 z +  = −
n  ∂ n  γ  g⋅r
∂  p
  z +  = 0
 ∂ b  γ 

1
1) traiettorie rettilinee:
p.c.i.
O
pA r = ∞
γ
pA pB v2
n γ = 0
A g ⋅r
B ∂  p
 z +  = 0
pB ∂n  γ 

p
- sulla normale z + = cos t
γ
- O = traccia della retta di sponda
2) traiettorie curvilinee
p.c.i.

pA/γγ
pA pB/γγ
n
A
B
pB
 pB   pA  B
v2
∆ =  zB +  −  z A +  = −∫ dr
 γ   γ  A g ⋅ r
v2  p
- r grande : ≅0  z +  ≅ cos t
g ⋅r  γ n
CORR. LINEARI O GRADUALMENTE VARIATE

2
TEOREMA DI BERNOULLI
∂  p 1 dv
lungo la traettoria:  z +  = − ⋅
∂s  γ g dt

v = v (t , s(t ))

dv ∂ v ∂ v ds ∂ v ∂v ∂v ∂  v 2 
= + ⋅ = +v⋅ = +  
dt ∂ t ∂ s dt ∂t ∂s ∂t ∂s  2 

∂  p 1 dv 1 ∂v ∂  v 2 
z +  = − ⋅ =− ⋅ −  
∂s  γ g dt g ∂t ∂s  2 ⋅ g 
∂  p v2  1 ∂v
 z + +  = − ⋅
∂s  γ 2 ⋅ g g ∂t
∂ 1 ∂v
H=− ⋅ H = carico totale
∂s g ∂t
∂H
- Hp. moto permanente = 0
∂s
p v2
H =z+ + = cos t TEOREMA DI BERNOULLI
γ 2⋅g

Hp. Fluido perfetto, pesante, incomprimibile


lungo la traiettoria s, moto permanente

3
Interpretazione - GEOMETRICA
- ENERGETICA
2
Linea dei carichi totali
v /2g
Linea piezometrica
p/γ
traiettoria

z
z=0

H = energia specifica (per unità di peso)

a) z = en. posizionale (peso 1)


gmz
= z lavoro dell ' unità di peso
gm

v2
b) = en. cinetica (peso 1)
2⋅g
 1 ⋅ m ⋅ v2  m ⋅ g = v
2

 
2  2⋅ g

p
c) = en. di pressione (peso 1)
γ
2 dW 1→ 2

dS
d S = −γ ⋅ dW ⋅ k Archimede
p/γγ
L12 = 0
1
dW γ dW
4
incremento. en. posizionale = γ ⋅ h ⋅ dW a scapito
dell’energia di pressione, essendo p diminuito

l’en. potenziale è rimsta cost


 p
Ep = P ⋅z + 
 γ

ove P=γW peso della massa fluida totale

5
Energia di pressione ≠ Energia elastica
infatti c’è anche per fluido incomprimibile

W W'
EN. ELASTICA DI
p=0 p=p
FLUIDO COMPRIMIBILE
∆W ∆p p
= =
W ε ε
1 1 p
en. elastica assorbita Ee = L = ⋅ p ⋅ ∆W = ⋅ p ⋅ ⋅ W
2 2 ε
1 p2 1 1 p p p
per unità di peso E = ⋅
*
⋅W ⋅ = ⋅ ⋅ <
2 ε γ ⋅W 2 ε γ γ
e

infatti
p 9 -2
- per liquido acqua << 1 (ε=1.96*10 Nm )
ε
p 1
- per gas = (k =1 isot.)
ε k

* LINEA CARICHI TOTALI = LINEA ENERGIA


* T. BERNOULLI: L'energia meccanica specifica
resta costante lungo una traiettoria (in assenza
di macchine idrauliche)

6
fluido perfetto = non ci sono trasforma zioni in en.
Termica

7
PROCESSI d’ EFFLUSSO

luce a Battente luce a Stramazzo


1)
pA/γ
A
h
d

zA

δ = 0,5 d B
zB

z=0

sez. contratta B (traiettorie rettilinee e parallele)


h = carico sulla luce
pA v 2A pB v 2B
th. di Bernoulli: zA + + = zB + +
γ 2⋅g γ 2⋅ g

vB2 p
= zA + A − zB = h + δ
2⋅g γ

se δ ≅ 0 → v = 2 ⋅ g ⋅ h TORRICELLI

8
A
0

p0/γγ

v
Ac

v = vt = 2 ⋅ g ⋅ h teorica e cost

ve = 0,98 ÷ 0,99vt = Cv ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h effettiva

Q = Ac ⋅ ve = Ac ⋅Cv ⋅ 2⋅ g ⋅ h = A⋅ Cc ⋅Cv ⋅ 2⋅ g ⋅ h

Q = µ⋅ A⋅ 2⋅ g ⋅ h µ = coeff. di efflusso

π
teoricamente Kirchoff: Cc = ≅ 0,61
π +2

sperimentale: Cc = 0,61

µ = 0,6
p0
Nota : γ = 0,6 ⋅ h

8
pA/γγ (A)

H ac = Cc a ≈ 0.61 a
zA
pB/γγ
z
a (B) p v

zB

p
B : corrente gradualmente variata z+ = cos t
γ
TH. BERNOULLI
p A V A2 pB VB2
zA + + = zB + +
γ 2⋅g γ 2⋅ g

H cost per qualsiasi B = Cc a

vt = 2 ⋅ g ⋅ ( H − CC ⋅ a )

Q = v e ⋅ AC = v e ⋅ A ⋅ C c C c = 0 . 61

ve = vt C v

Rettangolo a × b: A = a × b

Q = µ ⋅ a ⋅ b ⋅ 2 ⋅ g ⋅ (H − C c ⋅ a )

9
Vena sommersa

pA/γγ v2
Πh=
A 2g
zA • p pB/γγ
H
d B dc h2 v

zB

z=0

Th. Bernoulli
pA vA2 pB vB2
zA + + = zB + +
γ 2⋅ g γ 2⋅ g

H h2 = cost

vB = vt = 2⋅ g ⋅ (H − h2 ) = 2 ⋅ g ⋅ h = cost

10
Fluido in quiete

(p+(dp/dz)dz)A

dz G

z pA
R

 dp 
equilibrio : A ⋅  p + ⋅ dz + G = A ⋅ p
dz

G = γ ⋅ A ⋅ dz

dp p
+γ = 0 → z+ = cos t
dz γ

non cade : reazione d’appoggio R

R = p⋅ A

11
ARIA (p+(dp/dz)dz)A - g dm

dz

pA dG

− g ⋅ dm + A ⋅  p + ⋅ dz + dG = A ⋅ p
dp
 dz 
inerzie γ ⋅ A ⋅ dz

(F = m ⋅ a) dG = g ⋅ dm
dp
=0 → p = cost = 0
dz

oppure

ρ ⋅ ( F − A) = grad ( p)
  d v tan 
ρ ⋅ g −  + g  = grad ( p)
  dt 
proiettata sulla verticale
∂p
=0
∂z

12
pA/γγ hm
v hB
A

B H
zA

zm zB

z=0

p A V A2 pB VB2
zA + + = zB + + (pB =0)
γ 2⋅g γ 2⋅ g

v B = 2 ⋅ g ⋅ ( H − zB ) = 2 ⋅ g ⋅ hB parabola

hm →vm = 2⋅ g ⋅ (H − zm ) = 2⋅ g ⋅ hm

hm grande→ v ≅ lineare


 
vm ≅ vmedio 
 
Q = µ ⋅ A ⋅ 2 ⋅ g ⋅ hm 

13
gas "p"

vB2/2g
h
A
pB/γγ
H
B

z=0

pA v 2A pB v B2
zA + + = zB + +
γ 2⋅g γ 2⋅ g

H p gas

 p
vB = 2 ⋅ g ⋅  H − z B − 
 γ
 p
Q = µ⋅ A⋅ 2 ⋅ g ⋅h − 
 γ

p = γ ⋅h → Q=0
pmin p*a
Qmax per pmin ↔ =− = −10,33 m ACQUA
γ γ

14
VENTURIMETRO

Hp.1. Teor. di Bernoulli esteso a corrente grad. variata


v2 V2 V2
→α ⋅ ≅ V = velocità media
2⋅g 2⋅ g 2⋅g
Hp.2. Nel converg. perdite di carico trascurabili
Linea dei carichi totali
V2A/2
V2B/2
δ Linea piezometrica

pB/γγ
Perdita di carico pA/γγ
trascurabile nel
convergente B D2

A
γ
zB ∆

zA
D1

γm
z=0

Hp.3. Corrente lineare→piezom. unica convenzion.


riferita all’asse - l.c.t. unica

  pA   pB  VB2 − VA2 γm −γ 
δ =  z +  −  z +  = = ∆ ⋅ 
  A γ   B γ  2⋅g γ 
V ⋅ A = V ⋅ A = Q = cos t 
 A A B B 

15
AA ⋅ AB γm −γ
Q= ⋅ 2⋅ g ⋅∆ ⋅
AA2 − AB2 γ
Noto ∆ ⇒ Det. portata

Hershell propose il venturimetro

Linea dei Carichi Totali


V21/2 V21/2
g V22/2 g
Linea Piezometrica
g


γm

Q=k ⋅ ∆ (ε ≤ 2%)

16
Dispositivi a strozzamento

∆ ∆

Diaframmi Boccagli

Q=k⋅ ∆

k = taratura
ε ≤ 2%

17
Tubo di Pitot vA2 / 2g

Presa dinamica
(punto di ristagno)
Prese statiche

A B C

A = indisturbato
B = (|v|=0) punto di ristagno (si dimostra)

pA v 2A pB v B2
zA + + = zB + +
γ 2⋅g γ 2⋅g

A B

pB p A
− =∆ → vA = 2 ⋅ g ⋅ ∆
γ γ

V non piccolissime (V2)

18
Teor. di Bernoulli esteso ai FLUIDI REALI
eq. moto (H ≠ cost)
Viscosità → sforzi tangenziali → calore
(A) (B)
LJ
(E)
(F) Y
(D) V2/2g
(C)

s
L

Fluido perfetto
l.c.t. AB
l.piez. CD

Fluido reale
V2
l.c.t. AE = l.piez.+
2⋅g
l.piez. FD

∂H
CADENTE J = − = perdita d’energia dell'unità peso
∂s
del fluido per unità di percorso
∂ p
CADENTE PIEZOMETRICA J = −  z + 
∂s  γ

1
∂H
J =− eq. del moto
∂s
S S

∫ ∂H = − ∫ J S ⋅ ds moto uniforme: Js = J = cost


0 0

H ( s) − H0 = − J ⋅ s

H ( L) − H0 = − J ⋅ L = abbassam. l.c.t.

V2
Y = J⋅L+
2⋅ g
Perdite di carico

continue localizzate
V 2
J⋅L λ = k
2 g

?
EQ. DEL MOTO

S
H ( s) = H 0 − ∫ J ⋅ ds − ∑ λ i
0 i

2
POTENZA di una corrente in una sezione

in una sezione = energia che transita / t

Tubo di flusso
dA dQ = v ⋅ dA
dQ = v dA
dP = (γ ⋅ dQ) ⋅ H

 p v2 
P = ∫ γ ⋅ H ⋅ dQ = ∫ γ ⋅ H ⋅ v ⋅ dA = γ ⋅ ∫  z + +  ⋅ v ⋅ dA
Q A A
γ 2 ⋅ g 

per ogni tubo di flusso , fluido perfetto :

H = cos t 
 ⇒ dP = cos t ⇒ P = cos t
γ ⋅ dQ = cos t 

Teor. di BERNOULLI per CORRENTE


Hp:

* Fluido perfetto
* incomprimibile
* in una corrente in moto permanente

3
corr. gradualmente variata:

p
z+ = cos t
γ
 p v2  p
P = γ ⋅ ∫  z +  ⋅ v ⋅ dA + γ ⋅ ∫ ⋅ v ⋅ dA = γ ⋅  z +  ⋅ Q + PC
A γ A2⋅g  γ

coeff. di ragguaglio della potenza cinetica (di Coriolis)


v3
γ ⋅∫ ⋅ dA ∫ v 3 ⋅ dA
A2⋅ g
α= = A
V3 V3⋅ A
γ⋅ ⋅A
2⋅g
v
V2
PC = γ ⋅ α ⋅ ⋅Q
2⋅g
V = velocità media
 p V2 
P = γ ⋅z + + α ⋅  ⋅Q = γ ⋅ H ⋅Q
 γ 2 ⋅ g

H = en. spec. media

P = cost
Th. di Bernoulli per corrente ⇒ H = cost
Q= cost

4
COEFF. DI RAGGUAGLIO

∫ v ⋅ dA ∫ v ⋅ dA
3 2

α= A
β= A

V3⋅ A V2 ⋅A

α ≤ 1.06 ÷1.07 (moto unif. turbolento)

V ε
v =V +ε v

V ⋅ A = ∫ v ⋅ dA = ∫ (V + ε) ⋅ dA = V ⋅ A + ∫ ε ⋅ dA =0
A A A

∫ ⋅ dA
v 2
∫ (V + ε )2
⋅ dA
β= A
= A
=
V ⋅A V ⋅A
2 2

1  2 
= 2 ⋅ V ⋅ A + 2 ⋅ V ⋅ ∫ ε ⋅ dA + ∫ ε ⋅ dA =
2

V ⋅A  A A 
1 ε  η > 0 
2

= 1 + ⋅ ∫   ⋅ dA = 1 + η  
A A V   β > 1

5
∫ ⋅ dA
3
v
V2
= 3 ⋅ ∫ (V + ε ) ⋅ dA =1 + 3 ⋅ 3 ⋅ ∫ (ε ) ⋅ dA +
1
α= 3A 3

V ⋅A V ⋅A A V ⋅A A
1 ε 3 ε
3 2
V
3⋅ 3 ⋅ ∫ (ε ) ⋅ dA + ⋅ ∫   ⋅ dA = 1 + ⋅ ∫   ⋅ dA +
2

V ⋅A A A A V  A A V 
1 ε
3

⋅ ∫   ⋅ dA
A A V 
ε + piccoli 
≅ 0 − 
ε su piccole aree  si compensano

α ≅ 1 + 3 ⋅η (α > 1)

α − 1 ≅ 3 ⋅ (β − 1)

α ≤ 106
. ÷ 108
. 
Moto unif. turbolento  ≅1
β ≤ 102
. ÷ 103
. 

α=2 
Moto unif. laminare ≠1
β=4 3 

6
MACCHINE

MOTRICI OPERATRICI
(turbine) (pompe)

L1 J1
∆H L2 J2 Y
α(V
α( 21/2g) α(V
α( 22/2g)

HA
Q
T HB
L1 L2 (B)
(A)
HM HV
z=0

Y = salto disponibile
∆H = salto utile = H M − HV
H M = H A − J1 ⋅ L1
V22
HV = H B + α ⋅ + J 2 ⋅ L2
2⋅ g
Pt = γ ⋅ Q ⋅ ∆H potenza ceduta
Pd = γ ⋅ Q ⋅ Y potenza disponibile

7
γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pt = γ ⋅ Q ⋅ ∆H (K p m / s) = (KW )
(102)
(Kgp/m3) (m3/s) (m)

POTENZA RITRAIBILE dalla turbina

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pe = η ⋅ γ ⋅ Q ⋅ ∆H (Kg p m / s ) = η ⋅ (KW )
(102)

η = 0.8 ÷ 0.9

Nel S.I.
γ ⋅Q ⋅ H
Pt = ( KW )
1000
γ ⋅Q ⋅ H
Pe = η ⋅ (KW )
1000

8
Sezione di presa

Canale / galleria
Vasca di carico
h1

Hu Hn Hd
z1 Condotta
forzata
T h2

z2
z=0
Canale di restituzione

V12 V22
trascuro h1 − h2 , − ↔ z1 − z2
2⋅ g 2⋅ g

Hd = z1 − z2 = salto disponibile

Hu = salto utile

Hn = salto nominale

Pn = γ ⋅ Q ⋅ Hn potenza nominale

9
MACCHINE OPERATRICI

∆H

∆h
HV
B
Y

L2
Q P
Condotta di mandata
A L1
Condotta di aspirazione HB
HA HM
z=0

Y = prevalenza geodetica

∆H = HV − H M = prevalenza totale

 p  p
∆h =  z2 + 2  −  z1 + 1  = prevalenza manometrica
 γ  γ

L1 = condotta di aspirazione (chiamata)

L2 = condotta di mandata (premente)


10
Pot. ceduta al fluido

S.Tecnico Pt = γ ⋅ Q ⋅ ∆H [ Kg p ⋅ m / s]
γ (Kgp / m3 ) Q(m3 / s) ∆H(m) → P(Kgp ⋅ m / s)

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
S.Tecnico Pt = [ KW ]
102

S.I.
γ ( N / m3 ) Q(m3 / s) ∆H ( m) → P(W )

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pt = [ KW ] Potenza ceduta dalla pompa alla
1000
corrente

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pe = [KW ] Potenza del motore
η ⋅ 1000
della pompa

Y > , < , =0

11
Eq. MOTO VARIO
Hp. - perfetto
- pesante
- incompr.
- lungo traiet.
∂ p v2  1 ∂v
 z + +  = − ⋅
∂s  γ 2 ⋅ g  g ∂t
- traiettoria
2
∂H 1 2 ∂v
1
2
∫ ∂ s ds = − g ⋅ ∫ ∂ t ds
1 1
t = tx
1 2 ∂v
{t = t X } H2 − H1 = − ⋅ ∫ ds
g 1 ∂t

tubo cilindrico A=cost e fluido incomprimibile ρ = cost

∂ (ρ ⋅ A) ∂ ( ρ ⋅ Q)
+ =0
∂t ∂s
∂Q
=0 ⇒ Q( s, t ) = Q ( s, t X ) = cos t
∂s

V (s, t X ) = = cos t 
Q
A 
 per t = t X V , Aaccel = cos t
∂V dV (s, t x )
= = cos t 
∂t dt 

12
- corrente (tubo cilindrico)

1 dV 2 L dV
H2 − H1 = − ⋅ ⋅ ∫ ds = − ⋅
g dt 1 g dt

Hs
H (s) − H0 = − ⋅
s dV
H0 s
g dt
o Lineare con s

13
H0 H0

s s

ACCELERATO RITARDATO
dV dV
>0 <0
dt dt

AVVIAMENTO DI UNA CONDOTTA

BREVE

Hp.1. → resistenze trascurbili

Hp.2. → incomprimibilità ( ∆ p si trasmette


istantaneamente)

s dV
H ( s ) − H0 = − ⋅ lineare con s
g dt

14
A l.c.t. (t = ∝ ) A’
l.c.t. (t)
M l.p. (t) Y
B Y0
2
∞)
l.p. (∞ N V /2g
H0
≡ 0)
l.c.t. = l.p (t≡

z=0
s
L

pN
1) t<0 V=0 , AA’ , = Y0
γ
 piez om.
2) t=0 pN=0 V N=0 AN 
l. c. t .

L  dV 
H0 − H ( L)t = 0 = Y0 = ⋅ 
g  dt  t = 0
 dV  = g ⋅ Y0
accelerazione  
 dt  t = 0 L
V2
3) t>0 V>0 >0
2⋅g
l.c.t. AB lineare

l.piezometrica NM

15
dV Y g  V2 
= g ⋅ = ⋅  Y0 − 
dt L L  2 ⋅ g

⇒ V(t) → esponenziale

4) t= ∞
l.c.t.

Y0 = V2 /2g

l. piezometrica

16
FLUIDI COMPRIMIBILI
ρ ⋅ ( F − A ) = grad ( p )
 dv
ρ ⋅  − g ⋅ grad ( z) −  = grad ( p)
 dt 

1 dv 1
− ⋅ = ⋅ grad ( p) + grad ( z)
g dt γ
 proietto su traiettori a

d v ∂ v 1 ∂ v2
d t = ∂t + 2 ∂ s

moto permanente
∂  2

z + v  + 1 ∂ p = − 1 ∂v
∂s  2 g  γ ∂ s g ∂t

S
 v 2  S 1 ∂p
 z + 2 ⋅ g  + ∫ γ ( p ) ⋅ ∂s ds = 0
 0 0
∂p 1 ∂p
v2 E E=∫ =∫ ⋅ ds
z+ + = cos t
2⋅g g ρ ( p) ρ ( p ) ∂s

TRASF. ADIABATICA ⇒ E=ENTALPIA = contenuto


termico a p=cost della UNITA’ DI MASSA
E
= altezza entalpica (cont. termico per unità di peso)
g
E 1 p
per fluido incomprimibile =
g ρ⋅g
⋅ ∫ dp =
γ

17
v2 E
GAS z+ + = cos t
2⋅ g g

VENTURIMETRO (gas)
1
2 (trasformazione adiabatica
eq. di stato
nel convergente)
p p1
= = cos t (p assolute)
γ K
γ 1K
k  k k−1 k −1

2 1k
1 dp p1
⋅ ( E2 − E1 ) = ∫ =..... = ⋅ ⋅  p2 − p1 k 
g 1 γ γ 1 k −1  
1. toer. di Bernoulli
 k −1

p1 k   p2  k 
⋅ (V − V1 ) =..... = ⋅
1 2 2
⋅ 1−  
2⋅g 2 γ 1 k − 1   p1  
 
2. eq. di continuità in peso

Qp = γ 1 ⋅ V1 ⋅ A1 = γ 2 ⋅ V2 ⋅ A2 = cos t

A2
rapporto di strozzamento m= A1

1 f1 ⋅ ( p1 , p2 , m)
 ⇒ = γ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅
f 2 ⋅ ( p1 , p2 , m)
Qp 2 A2 2 g
2

occorrono p1 , p 2 (assolute)

18
EQ. NAVIER-STOKES

1) eq. indefinite del moto


  du  ∂σ x ∂τ z ∂τ y
ρ ⋅  Fx − = + +
  dt  ∂x ∂y ∂z
  dv  ∂τ z ∂σ y ∂τ x
ρ ⋅  Fy − = + +
  dt  ∂ x ∂ y ∂z
  dw  ∂τ y ∂τ x ∂σ z
ρ ⋅  Fz − = + +
  dt  ∂x ∂y ∂z

2) eq. di continuità

+ ρ ⋅ div(v ) = 0
dt

3) eq. di stato
ρ = ρ (sforzo , T ° )
5 equazioni
10 variabili

4) Fluidi newtoniani
µ = indipend. sforzi

5) σ x + σ y + σ z = 3 ⋅ p invariante

6 eq. 11 variabili

19
* si lega la deformazione allo stato di sforzo

* si legano linearmente (legge di Newton) gli sforzi alle


velocità di deformazione (supposte piccole)

EQUAZIONE INDEFINITA DI EQUILIBRIO PER FLUIDO
VISCOSO
 d v 1
ρ ⋅  F −  = grad ( p) − µ ⋅ ∆ 2 ⋅ v − ⋅ grad ( div ( v))
 dt  3
∂2 ∂2 ∂2
∆2 = 2 + 2 + 2
∂x ∂y ∂z

PER FLUIDO INCOMPRIMIBILE ( div(v ) = 0 )

ρ ⋅ ( F − A) = grad ( p ) − µ ⋅ ∆ 2 ⋅ v eq. di Navier-Stokes

20
EQ. GLOBALE D’EQUILIBRIO
Fluido incomprimibile
A
come fatto in precedenza
dττ
W
∂v
ρ ⋅ ∫ F ⋅ dτ + ∫ p ⋅ n ⋅ dA + ρ ⋅ ∫ v ⋅ vn ⋅ dA − ρ ⋅ ∫ ⋅ dτ +
τ A A τ ∂t
+ µ ⋅ ∫ ∆ 2 ⋅ v ⋅ dτ = 0
τ

∂ v  ∧  ∂v  ∧  ∂v  ∧ 
− µ ⋅ ∫  ⋅ cos  nx  + ⋅ cos ny  + ⋅ cos  nz   ⋅ dA =
A ∂x   ∂y   zx  
∂v
= −µ ⋅ ∫ ⋅ dA
A ∂ n
∂v
G + Π + M1 − M2 + I − µ ⋅∫ ⋅ dA = 0
*

A ∂n

dovuta solo alle p per sforzi viscosi


sul contorno

M 1 = ∫ ρ ⋅ v ⋅ dQ = n ⋅ β1 ⋅ ρ m ⋅ Q ⋅ V1
A1

∫ ρ ⋅ v ⋅ dA
2
A1
β1 =
ρ m ⋅ V12 ⋅ A1

21
AZ. DI TRASCINAMENTO DI UNA CORRENTE

Az. Trascin = - Resist. dell’involucro


∂v
T = +µ ⋅ ∫ ∂n ⋅ dA
A0 n
Moto uniforme

l.pz LJ

p1 /γγ Π0 p2 /γγ
M2

α Π2

z2
M1
G
Π1 z1
z= 0

G + Π1 + Π 2 + Π 0 + M 1 − M 2 = 0
=0
S = − Π0 = G + Π1 + Π2
Proiettando nella direzione del moto:
T = −G ⋅ sen(α ) + p1 ⋅ A − p2 ⋅ A = −γ ⋅ L ⋅ A ⋅ sen(α ) + A ⋅ ( p1 − p2 )
L sen (α) = z2 - z1
 p  p 
T = γ ⋅ A ⋅  z1 + 1  −  z2 + 2   = γ ⋅ A ⋅ L ⋅ J = γ ⋅ W ⋅ J
 γ   γ 
Valida per ogni regime di movimento

22
T
J= = azione di trascinamento per unità di peso
γ ⋅W

sforzo tang. medio alla parete

T γ ⋅ A⋅ L⋅ J
τ0 = =
L⋅C L⋅C

A
ℜ= = RAGGIO IDRAULICO (raggio medio)
C

τ0 = γ ⋅ℜ⋅ J

Per condotto circolare, per simmetria, τ0 è proprio lo


sforzo alla parete, non solo il valore medio dello stesso.

23
PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE

Cambiamento di geometria

•Brusco allargamento (Perdita di Borda)

2
1  A1  V12
∆H loc = (V1 − V2 ) = 1 − 
2

2g  A2  2 g
•Divergente

m(β )(V1 − V2 )
2
∆Hloc =
2g

•Brusco restringimento

V22
∆Hloc = n
2g
•Imbocco da serbatoio
aggettante ben raccordato

V2 V2
∆H loc = 0.5 ∆H loc = 1.16 ∆H loc → 0
2g 2g

•Sbocco in un serbatoio

V2
∆H loc =
2g

Ostacoli alla corrente

•Saracinesca
•Completamente aperta

n = 0.15

• Socchiusa con rapporto di apertura m = A1/A


2
V2  1 
∆H =  − 1
2 g  mCc 
FORONOMIA

LUCI A BATTENTE

1) A spigolo vivo

Q = µ ⋅ A⋅ 2 ⋅ g ⋅h
h
µ = 0.6
A

2) L. di Venturi (tubo addiz. esterno)


♦ bocca piena
♦ J⋅L =0
0,5 V2/2g
pB 3
♦ = − ⋅h
h γ 4
2
Vc /2g V2/2g

A B
C

¾h [A-C]
VC2 3 7
≅ h + ⋅h = ⋅h
2⋅ g 4 4
7
∼ 2D VC = 2 ⋅ g ⋅ ⋅ h
4

7 7
Q = CV ⋅ AC ⋅ 2 ⋅ g ⋅ ⋅ h = 0.98 ⋅ 0.61 ⋅ A ⋅ 2 ⋅ g ⋅ ⋅ h
4 4
Q = µ ⋅ A⋅ 2⋅g ⋅h µ = 0.8

1
V2 3 V2
[A–B] h = 15
. ⋅ = ⋅
2 ⋅ g 2 2⋅ g
2
Q = A ⋅ 2 ⋅ g ⋅ ⋅ h ≅ 0.8 ⋅ A ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h
3

3 p
CONDIZIONE: h ≤ a
4 γ
4
h ≤ ⋅ 10.33 ≅ 13.8m
3
SE h ≥ 138
. m
VC = 2 ⋅ g ⋅ (h + 10.33)
Q = 0.6 ⋅ A ⋅ 2 g ⋅ (h + 10.33)

h Q = 0.6 ⋅ A ⋅ 2 g ⋅ (h + 10.33)

13,8 m

Q = 0.8 ⋅ A ⋅ 2 g ⋅ h

Parete
grossa

Q = 0.8 ⋅ A ⋅ 2 g ⋅ h Q = CV ⋅ A ⋅ 2 g ⋅ h

2
3) Bocca di Borda (tubo addizionale interno)

C C ≥ 0 .5

L. piez.

A0 >> A
h
V02
≅0 (<< h )
A0 2⋅g
A Ac V C2
=h
2⋅g
VC = 2⋅ g ⋅h
Hp. gradualmente variata

EQ. GLOBALE IN ORIZZONTALE


γ ⋅ h ⋅ A0 + ρ ⋅ A0 ⋅V0 = γ ⋅ h ⋅ ( A0 − A) + ρ ⋅ AC ⋅ Vc
2 2


A0 ⋅V0 = AC ⋅VC
ρ ⋅ AC ⋅ VC2 γ ⋅ h ⋅ A ρ ⋅ AC ⋅ VC ⋅ V0
= +
ρ ⋅ A ⋅ VC2 ρ ⋅ A ⋅ VC2 ρ ⋅ A ⋅ VC2
A γ ⋅ h V0 ⋅ AC γ ⋅h V0 ⋅ AC
CC = C = + = + =
A ρ ⋅ VC2 VC ⋅ A ρ ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h VC ⋅ A
1 V ⋅A 1
= + 0 C ≥ Q = 0.5 ⋅ A ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h µ = 0.5
2 VC ⋅ A 2

3
4) Velocità in arrivo ≠ 0
[M-C]
V2/2g pM V2 VC2
zM + + = zC +
γ 2⋅ g 2⋅g
H
h M pM Q2  1 1 
h = zM + − zC = ⋅  2 − 2 
V γ 2⋅g  AC A0 
C
AC ⋅ A0
Q= ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h ⋅ CV
Ac A0 − AC
2 2

come per venturimetro


A0

5) Luci grandi

v ≠ V media
vC = 2⋅ g⋅h
h1 Q = ∫ 2 ⋅ g ⋅ h ⋅ dA
h vc AC
h2

ma AC è poco nota

Hp. discutibile µ=cost

Q = µ⋅ ∫ 2 ⋅ g ⋅ h ⋅ dA
A

Caso di luce rettangolare h2 – h1

( )
h2
2 3 3
Q = µ ⋅ L ⋅ ∫ 2 ⋅ g ⋅ h ⋅ dh = ⋅ µ ⋅ L ⋅ 2 g ⋅ h2 2 − h1 2
h1 3
ricavata in modo discutibile però l’esperienza dice OK

4
Luci a stramazzo (battente nullo)

1) Bazin
h

L t A

vena depressa h = carico


vena aderente Q> t = petto

Q = Q(h) equazione dello stramazzo


non ∃ sez. contratta
Non applicab. Bernoulli
forti curvature

Arbitrario ⇒ Stramazzo ≡ Luce grande con battente nullo


2
3
3
2
(
Q = ⋅ µ ⋅ L ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h2 − h1 2
3
)
h1 = 0 h2 = h
2
Q= ⋅µ ⋅L ⋅ 2⋅ g ⋅h 2
3

Q = µS ⋅ L ⋅ h ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h di POLENI ( vero f(h3/2) , µ=0.4)

 Q  V02
µS = f  V0 =  → quindi c’è hV =
 L(h + t ) 2⋅ g
2
[
e quindi Q = ⋅ µ ⋅ L ⋅ 2 ⋅ g ⋅ ( h + hV ) 2 − hV 2
3
3 3

]
hV = f(Q) disagevole (Bazin fece uno sviluppo in serie)

5
formula di REHBOCK

Q = µS ⋅ L ⋅ he ⋅ 2 ⋅ g ⋅ he
he = h + 0.0011(m)
he
µS = 0.402 + 0.054 ⋅
t
carichi piccoli → forte curvatura
e quindi riduzione di pressione
* 0.0011 m = f(tens.superfic.) all’interno della vena

si stacca da valle
(con > sezione)

* µs : ↑ per he ↑ per V0 d’arrivo


h
( e = adimensionale : rispetta la similitudine)
t

2) Hègly

vasca di calma
contrazione sui fianchi

Q = µ s ⋅ L '⋅h ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h
L ' = L − 0 .2 ⋅ h
6
3) Stramazzo triangolare

z
h
α dz

h h
Q = µ ⋅ 2 ⋅ g ⋅ ∫ b ⋅ z ⋅ dz = µ ⋅ 2 ⋅ g ⋅ ∫ 2 ⋅ ( h − z) ⋅ tgα ⋅ z ⋅ dz
0 0
h
Q = 2 ⋅ µ ⋅ tgα ⋅ 2 ⋅ g ⋅ ∫ ( h − z) ⋅ z 2 ⋅ dz
1

 2 32 2 52 
Q = 2 ⋅ µ ⋅ tgα ⋅ 2 ⋅ g ⋅  ⋅ h ⋅ h − ⋅ h  =
3 5 
8 5
= ⋅ µ ⋅ tgα ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h 2 µ = 0.6
15

TARATURA PER MISURE PRECISE

Stramazzo THOMSON α = 45°

8
Q= ⋅ µ ⋅ h2 ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h
15

7
4) Stramazzo Cipolletti

L 4
α
1

secondo Hègly (riduzione di portata dovuta alla contrazione sui


fianchi)
∆Q = f ( ∆L = 0.2 ⋅ h)
2 8
∆Q = ⋅ µ ⋅ 0.2 ⋅ h ⋅ h ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h = ⋅ µ ⋅ tgα ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h ⋅ h 2
3 15
triangolare
1
tgα =
4
Usare perciò formula tipo Str. Bazin con µS = cos t essendoci una
vasca di calma

Sperimentalmente :
Q = 0.415 ⋅ L ⋅ h ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h

5) A larga soglia

Q = q ⋅ B = 0.385⋅ h ⋅ 2 ⋅ g ⋅ h ⋅ B
h k

t L

B
8
Teor. di Bernoulli esteso ai FLUIDI REALI
eq. moto (H ≠ cost)
Viscosità → sforzi tangenziali → calore
(A) (B)
LJ
(E)
(F) Y
(D) V2/2g
(C)

s
L

Fluido perfetto
l.c.t. AB
l.piez. CD

Fluido reale
V2
l.c.t. AE = l.piez.+
2⋅g
l.piez. FD

∂H
CADENTE J = − = perdita d’energia dell'unità peso
∂s
del fluido per unità di percorso
∂ p
CADENTE PIEZOMETRICA J = −  z + 
∂s  γ

1
∂H
J =− eq. del moto
∂s
S S

∫ ∂H = − ∫ J S ⋅ ds moto uniforme: Js = J = cost


0 0

H ( s) − H0 = − J ⋅ s

H ( L) − H0 = − J ⋅ L = abbassam. l.c.t.

V2
Y = J⋅L+
2⋅ g
Perdite di carico

continue localizzate
V 2
J⋅L λ = k
2 g

?
EQ. DEL MOTO

S
H ( s) = H 0 − ∫ J ⋅ ds − ∑ λ i
0 i

2
POTENZA di una corrente in una sezione

in una sezione = energia che transita / t

Tubo di flusso
dA dQ = v ⋅ dA
dQ = v dA
dP = (γ ⋅ dQ) ⋅ H

 p v2 
P = ∫ γ ⋅ H ⋅ dQ = ∫ γ ⋅ H ⋅ v ⋅ dA = γ ⋅ ∫  z + +  ⋅ v ⋅ dA
Q A A
γ 2 ⋅ g 

per ogni tubo di flusso , fluido perfetto :

H = cos t 
 ⇒ dP = cos t ⇒ P = cos t
γ ⋅ dQ = cos t 

Teor. di BERNOULLI per CORRENTE


Hp:

* Fluido perfetto
* incomprimibile
* in una corrente in moto permanente

3
corr. gradualmente variata:

p
z+ = cos t
γ
 p v2  p
P = γ ⋅ ∫  z +  ⋅ v ⋅ dA + γ ⋅ ∫ ⋅ v ⋅ dA = γ ⋅  z +  ⋅ Q + PC
A γ A2⋅g  γ

coeff. di ragguaglio della potenza cinetica (di Coriolis)


v3
γ ⋅∫ ⋅ dA ∫ v 3 ⋅ dA
A2⋅ g
α= = A
V3 V3⋅ A
γ⋅ ⋅A
2⋅g
v
V2
PC = γ ⋅ α ⋅ ⋅Q
2⋅g
V = velocità media
 p V2 
P = γ ⋅z + + α ⋅  ⋅Q = γ ⋅ H ⋅Q
 γ 2 ⋅ g

H = en. spec. media

P = cost
Th. di Bernoulli per corrente ⇒ H = cost
Q= cost

4
COEFF. DI RAGGUAGLIO

∫ v ⋅ dA ∫ v ⋅ dA
3 2

α= A
β= A

V3⋅ A V2 ⋅A

α ≤ 1.06 ÷1.07 (moto unif. turbolento)

V ε
v =V +ε v

V ⋅ A = ∫ v ⋅ dA = ∫ (V + ε) ⋅ dA = V ⋅ A + ∫ ε ⋅ dA =0
A A A

∫ ⋅ dA
v 2
∫ (V + ε )2
⋅ dA
β= A
= A
=
V ⋅A V ⋅A
2 2

1  2 
= 2 ⋅ V ⋅ A + 2 ⋅ V ⋅ ∫ ε ⋅ dA + ∫ ε ⋅ dA =
2

V ⋅A  A A 
1 ε  η > 0 
2

= 1 + ⋅ ∫   ⋅ dA = 1 + η  
A A V   β > 1

5
∫ ⋅ dA
3
v
V2
= 3 ⋅ ∫ (V + ε ) ⋅ dA =1 + 3 ⋅ 3 ⋅ ∫ (ε ) ⋅ dA +
1
α= 3A 3

V ⋅A V ⋅A A V ⋅A A
1 ε 3 ε
3 2
V
3⋅ 3 ⋅ ∫ (ε ) ⋅ dA + ⋅ ∫   ⋅ dA = 1 + ⋅ ∫   ⋅ dA +
2

V ⋅A A A A V  A A V 
1 ε
3

⋅ ∫   ⋅ dA
A A V 
ε + piccoli 
≅ 0 − 
ε su piccole aree  si compensano

α ≅ 1 + 3 ⋅η (α > 1)

α − 1 ≅ 3 ⋅ (β − 1)

α ≤ 106
. ÷ 108
. 
Moto unif. turbolento  ≅1
β ≤ 102
. ÷ 103
. 

α=2 
Moto unif. laminare ≠1
β=4 3 

6
MACCHINE

MOTRICI OPERATRICI
(turbine) (pompe)

L1 J1
∆H L2 J2 Y
α(V
α( 21/2g) α(V
α( 22/2g)

HA
Q
T HB
L1 L2 (B)
(A)
HM HV
z=0

Y = salto disponibile
∆H = salto utile = H M − HV
H M = H A − J1 ⋅ L1
V22
HV = H B + α ⋅ + J 2 ⋅ L2
2⋅ g
Pt = γ ⋅ Q ⋅ ∆H potenza ceduta
Pd = γ ⋅ Q ⋅ Y potenza disponibile

7
γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pt = γ ⋅ Q ⋅ ∆H (K p m / s) = (KW )
(102)
(Kgp/m3) (m3/s) (m)

POTENZA RITRAIBILE dalla turbina

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pe = η ⋅ γ ⋅ Q ⋅ ∆H (Kg p m / s ) = η ⋅ (KW )
(102)

η = 0.8 ÷ 0.9

Nel S.I.
γ ⋅Q ⋅ H
Pt = ( KW )
1000
γ ⋅Q ⋅ H
Pe = η ⋅ (KW )
1000

8
Sezione di presa

Canale / galleria
Vasca di carico
h1

Hu Hn Hd
z1 Condotta
forzata
T h2

z2
z=0
Canale di restituzione

V12 V22
trascuro h1 − h2 , − ↔ z1 − z2
2⋅ g 2⋅ g

Hd = z1 − z2 = salto disponibile

Hu = salto utile

Hn = salto nominale

Pn = γ ⋅ Q ⋅ Hn potenza nominale

9
MACCHINE OPERATRICI

∆H

∆h
HV
B
Y

L2
Q P
Condotta di mandata
A L1
Condotta di aspirazione HB
HA HM
z=0

Y = prevalenza geodetica

∆H = HV − H M = prevalenza totale

 p  p
∆h =  z2 + 2  −  z1 + 1  = prevalenza manometrica
 γ  γ

L1 = condotta di aspirazione (chiamata)

L2 = condotta di mandata (premente)


10
Pot. ceduta al fluido

S.Tecnico Pt = γ ⋅ Q ⋅ ∆H [ Kg p ⋅ m / s]
γ (Kgp / m3 ) Q(m3 / s) ∆H(m) → P(Kgp ⋅ m / s)

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
S.Tecnico Pt = [ KW ]
102

S.I.
γ ( N / m3 ) Q(m3 / s) ∆H ( m) → P(W )

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pt = [ KW ] Potenza ceduta dalla pompa alla
1000
corrente

γ ⋅ Q ⋅ ∆H
Pe = [KW ] Potenza del motore
η ⋅ 1000
della pompa

Y > , < , =0

11
Eq. MOTO VARIO
Hp. - perfetto
- pesante
- incompr.
- lungo traiet.
∂ p v2  1 ∂v
 z + +  = − ⋅
∂s  γ 2 ⋅ g  g ∂t
- traiettoria
2
∂H 1 2 ∂v
1
2
∫ ∂ s ds = − g ⋅ ∫ ∂ t ds
1 1
t = tx
1 2 ∂v
{t = t X } H2 − H1 = − ⋅ ∫ ds
g 1 ∂t

tubo cilindrico A=cost e fluido incomprimibile ρ = cost

∂ (ρ ⋅ A) ∂ ( ρ ⋅ Q)
+ =0
∂t ∂s
∂Q
=0 ⇒ Q( s, t ) = Q ( s, t X ) = cos t
∂s

V (s, t X ) = = cos t 
Q
A 
 per t = t X V , Aaccel = cos t
∂V dV (s, t x )
= = cos t 
∂t dt 

12
- corrente (tubo cilindrico)

1 dV 2 L dV
H2 − H1 = − ⋅ ⋅ ∫ ds = − ⋅
g dt 1 g dt

Hs
H (s) − H0 = − ⋅
s dV
H0 s
g dt
o Lineare con s

13
H0 H0

s s

ACCELERATO RITARDATO
dV dV
>0 <0
dt dt

AVVIAMENTO DI UNA CONDOTTA

BREVE

Hp.1. → resistenze trascurbili

Hp.2. → incomprimibilità ( ∆ p si trasmette


istantaneamente)

s dV
H ( s ) − H0 = − ⋅ lineare con s
g dt

14
A l.c.t. (t = ∝ ) A’
l.c.t. (t)
M l.p. (t) Y
B Y0
2
∞)
l.p. (∞ N V /2g
H0
≡ 0)
l.c.t. = l.p (t≡

z=0
s
L

pN
1) t<0 V=0 , AA’ , = Y0
γ
 piez om.
2) t=0 pN=0 V N=0 AN 
l. c. t .

L  dV 
H0 − H ( L)t = 0 = Y0 = ⋅ 
g  dt  t = 0
 dV  = g ⋅ Y0
accelerazione  
 dt  t = 0 L
V2
3) t>0 V>0 >0
2⋅g
l.c.t. AB lineare

l.piezometrica NM

15
dV Y g  V2 
= g ⋅ = ⋅  Y0 − 
dt L L  2 ⋅ g

⇒ V(t) → esponenziale

4) t= ∞
l.c.t.

Y0 = V2 /2g

l. piezometrica

16
FLUIDI COMPRIMIBILI
ρ ⋅ ( F − A ) = grad ( p )
 dv
ρ ⋅  − g ⋅ grad ( z) −  = grad ( p)
 dt 

1 dv 1
− ⋅ = ⋅ grad ( p) + grad ( z)
g dt γ
 proietto su traiettori a

d v ∂ v 1 ∂ v2
d t = ∂t + 2 ∂ s

moto permanente
∂  2

z + v  + 1 ∂ p = − 1 ∂v
∂s  2 g  γ ∂ s g ∂t

S
 v 2  S 1 ∂p
 z + 2 ⋅ g  + ∫ γ ( p ) ⋅ ∂s ds = 0
 0 0
∂p 1 ∂p
v2 E E=∫ =∫ ⋅ ds
z+ + = cos t
2⋅g g ρ ( p) ρ ( p ) ∂s

TRASF. ADIABATICA ⇒ E=ENTALPIA = contenuto


termico a p=cost della UNITA’ DI MASSA
E
= altezza entalpica (cont. termico per unità di peso)
g
E 1 p
per fluido incomprimibile =
g ρ⋅g
⋅ ∫ dp =
γ

17
v2 E
GAS z+ + = cos t
2⋅ g g

VENTURIMETRO (gas)
1
2 (trasformazione adiabatica
eq. di stato
nel convergente)
p p1
= = cos t (p assolute)
γ K
γ 1K
k  k k−1 k −1

2 1k
1 dp p1
⋅ ( E2 − E1 ) = ∫ =..... = ⋅ ⋅  p2 − p1 k 
g 1 γ γ 1 k −1  
1. toer. di Bernoulli
 k −1

p1 k   p2  k 
⋅ (V − V1 ) =..... = ⋅
1 2 2
⋅ 1−  
2⋅g 2 γ 1 k − 1   p1  
 
2. eq. di continuità in peso

Qp = γ 1 ⋅ V1 ⋅ A1 = γ 2 ⋅ V2 ⋅ A2 = cos t

A2
rapporto di strozzamento m= A1

1 f1 ⋅ ( p1 , p2 , m)
 ⇒ = γ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅
f 2 ⋅ ( p1 , p2 , m)
Qp 2 A2 2 g
2

occorrono p1 , p 2 (assolute)

18
EQ. NAVIER-STOKES

1) eq. indefinite del moto


  du  ∂σ x ∂τ z ∂τ y
ρ ⋅  Fx − = + +
  dt  ∂x ∂y ∂z
  dv  ∂τ z ∂σ y ∂τ x
ρ ⋅  Fy − = + +
  dt  ∂ x ∂ y ∂z
  dw  ∂τ y ∂τ x ∂σ z
ρ ⋅  Fz − = + +
  dt  ∂x ∂y ∂z

2) eq. di continuità

+ ρ ⋅ div(v ) = 0
dt

3) eq. di stato
ρ = ρ (sforzo , T ° )
5 equazioni
10 variabili

4) Fluidi newtoniani
µ = indipend. sforzi

5) σ x + σ y + σ z = 3 ⋅ p invariante

6 eq. 11 variabili

19
* si lega la deformazione allo stato di sforzo

* si legano linearmente (legge di Newton) gli sforzi alle


velocità di deformazione (supposte piccole)

EQUAZIONE INDEFINITA DI EQUILIBRIO PER FLUIDO
VISCOSO
 d v 1
ρ ⋅  F −  = grad ( p) − µ ⋅ ∆ 2 ⋅ v − ⋅ grad ( div ( v))
 dt  3
∂2 ∂2 ∂2
∆2 = 2 + 2 + 2
∂x ∂y ∂z

PER FLUIDO INCOMPRIMIBILE ( div(v ) = 0 )

ρ ⋅ ( F − A) = grad ( p ) − µ ⋅ ∆ 2 ⋅ v eq. di Navier-Stokes

20
EQ. GLOBALE D’EQUILIBRIO
Fluido incomprimibile
A
come fatto in precedenza
dττ
W
∂v
ρ ⋅ ∫ F ⋅ dτ + ∫ p ⋅ n ⋅ dA + ρ ⋅ ∫ v ⋅ vn ⋅ dA − ρ ⋅ ∫ ⋅ dτ +
τ A A τ ∂t
+ µ ⋅ ∫ ∆ 2 ⋅ v ⋅ dτ = 0
τ

∂ v  ∧  ∂v  ∧  ∂v  ∧ 
− µ ⋅ ∫  ⋅ cos  nx  + ⋅ cos ny  + ⋅ cos  nz   ⋅ dA =
A ∂x   ∂y   zx  
∂v
= −µ ⋅ ∫ ⋅ dA
A ∂ n
∂v
G + Π + M1 − M2 + I − µ ⋅∫ ⋅ dA = 0
*

A ∂n

dovuta solo alle p per sforzi viscosi


sul contorno

M 1 = ∫ ρ ⋅ v ⋅ dQ = n ⋅ β1 ⋅ ρ m ⋅ Q ⋅ V1
A1

∫ ρ ⋅ v ⋅ dA
2
A1
β1 =
ρ m ⋅ V12 ⋅ A1

21
AZ. DI TRASCINAMENTO DI UNA CORRENTE

Az. Trascin = - Resist. dell’involucro


∂v
T = +µ ⋅ ∫ ∂n ⋅ dA
A0 n
Moto uniforme

l.pz LJ

p1 /γγ Π0 p2 /γγ
M2

α Π2

z2
M1
G
Π1 z1
z= 0

G + Π1 + Π 2 + Π 0 + M 1 − M 2 = 0
=0
S = − Π0 = G + Π1 + Π2
Proiettando nella direzione del moto:
T = −G ⋅ sen(α ) + p1 ⋅ A − p2 ⋅ A = −γ ⋅ L ⋅ A ⋅ sen(α ) + A ⋅ ( p1 − p2 )
L sen (α) = z2 - z1
 p  p 
T = γ ⋅ A ⋅  z1 + 1  −  z2 + 2   = γ ⋅ A ⋅ L ⋅ J = γ ⋅ W ⋅ J
 γ   γ 
Valida per ogni regime di movimento

22
T
J= = azione di trascinamento per unità di peso
γ ⋅W

sforzo tang. medio alla parete

T γ ⋅ A⋅ L⋅ J
τ0 = =
L⋅C L⋅C

A
ℜ= = RAGGIO IDRAULICO (raggio medio)
C

τ0 = γ ⋅ℜ⋅ J

Per condotto circolare, per simmetria, τ0 è proprio lo


sforzo alla parete, non solo il valore medio dello stesso.

23
Politecnico di Milano
Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento (DIIAR)
sezione Idraulica

Note degli insegnamenti di:

Idraulica I
Corso di Studi in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio - I Facoltà di Ingegneria

Parte H :

Equazioni Globali

A cura di : F. Ballio, A. Guadagnini, S. Malavasi, E. Orsi, M. Riva

1
Equazione Globale dell’equilibrio dinamico

⇒ Equazione globale dell’equilibrio dinamico Testo di riferimento


⇒ Esempi / Applicazioni Citrini-Noseda par. 4.2

2
riferimento
Lagrangiano

bilancio bilancio quantità di moto


quantità di moto F =m⋅a (equilibrio dinamico)
riferimento Lagrangiano

forma ∂φ x ∂φ y ∂φ z
indefinita ρ (F − a ) = + +
∂x ∂y ∂z

dW
forze di massa accelera- forze di
(volume) zione superficie
forma
integrale

∫ ρ F dW − ∫ ρ a dW = − ∫A φ n dA
W W W
h1

Nella parte C delle dispense, “Equazioni Fondamentali della Dinamica” avevamo


introdotto l’equazione di bilancio delle quantità di moto in forma integrale.

3
bilancio quantità di moto
(equilibrio dinamico)
riferimento Lagrangiano

forma
integrale ∫ ρ F dW − ∫ ρ a dW = − ∫ φ
W W
A n
dA
W

Si dimostra che:
dv ∂v
= ρ
∂v ∂v ∂ v  ∂(ρ v )
ρa= ρ
dt  ∂t

+u
∂x
+v
∂y
+w
∂ z  ∫ ρ a dW = ∫
W W
∂t ∫
dW − ρ v v n dA
A

derivata locale accelerazione convettiva

Equazione Globale dell’equilibrio dinamico


riferimento Euleriano

forma ( )
∂ ρ ⋅v
integrale
W

W
∫A

ρ ⋅ F ⋅ dW + Φ n ⋅ dA + ρ ⋅ v ⋅ v n ⋅ dA −
A

W
∂t
⋅ dW = 0

h2

Per utilizzare questa equazione riferendosi ad un determinato volume di controllo


dobbiamo passare dal riferimento Lagrangiano a quello Euleriano.
Come già in precedenza ( derivazione del teorema di Bernoulli) per passare da
riferimento Lagrangiano a riferimento Euleriano è necessario svolgere la derivata totale
rappresentativa del termine di accelerazione (regola di derivazione Euleriana).
Esplicitando tale termine si dimostra, attraverso l’applicazione del teorema di Green, che
l’integrale esteso al volume di controllo del termine ( ρa ) si può esprimere attraverso la
somma di un integrale esteso allo stesso volume della derivata parziale di ( ρv ) rispetto
al tempo meno l’integrale esteso alla superficie di contorno del flusso di quantità di moto
( ρv vn ). Sostituendo tale espressione nell’equazione di partenza si ottiene l’Equazione
Globale di Equilibrio Dinamico

4
Significato fisico dei termini

( )
∂ ρ ⋅v
W
∫ ∫
A

ρ ⋅ F ⋅ dW + Φ n ⋅ dA + ρ ⋅ vn ⋅ v ⋅ dA −
A

W
∂ t
⋅ dW = 0

a. G = ∫ ρ ⋅ F ⋅ dW Risultante delle Forza di massa


W

b. Π = ∫ Φ n ⋅ dA Risultante delle Forze di superficie agenti sulla


A superficie di contorno A

c. M = ∫ ρ ⋅ v ⋅ vn ⋅ dA Flusso di quantità di moto attraverso la superficie di


A contorno A

d. I = − ∫
( )
∂ ρ ⋅v
dW Risultante delle inerzie locali
W
∂t

G + Π + M + I =0

h3

Ognuno dei quattro termini che compongono l’equazione globale di equilibrio dinamico
ha un preciso significato fisico:
a. Questo termine rappresenta la risultante delle forze di massa agenti sulle singole
particelle che occupano il volume W considerato. Se il fluido è soggetto esclusivamente
al campo gravitazionale questo integrale fornisce il peso del fluido contenuto nel volume
W; il vettore G ha modulo G=γ W dove γ è il peso specifico del fluido contenuto nel
volume di controllo W, direzione verticale, verso diretto verso il basso e punto di
applicazione coincidente con il baricentro del volume stesso.

b. Questo termine è la risultante degli sforzi agenti sulla superficie di contorno. Si tratta
cioè della spinta che la superficie di contorno trasmette al fluido; essa è uguale e
contraria alla spinta che il fluido esercita sulla sua superficie A.

5
Alcune considerazioni:
c. Flusso di quantità di moto attraverso la superficie di contorno A

∫ ∫
Quantità di moto che transita nell’unità di
M = ρ ⋅ v ⋅ v n ⋅ dA = ρ ⋅ v ⋅ v × n ⋅ dA tempo attraverso la superficie di contorno A
A A

M1 v ⋅ ρ ⋅ dQ = ρ ⋅ v ⋅ vn ⋅ dA
n1
Quantità di moto che transita
v1 v 2 × n2 < 0 nell’unità di tempo attraverso dA
dA1 dA2
v1 × n1 > 0 v2
M2 ρ ⋅ dQ = ρ ⋅ vn ⋅ dA
n2 massa che transita nell’unità
di tempo attraverso dA

• devo conoscere la distribuzione di ρev


su tutti i punti della superficie dQ = vn ⋅ dA
volume che transita nell’unità
• M ha sempre la direzione della velocità di tempo attraverso dA
e verso entrante rispetto alla superficie

h4

c. Questo termine rappresenta il flusso di quantità di moto attraverso la superficie di


contorno A. Osservando che (vn dA) è pari alla portata infinitesima che passa attraverso
una porzione infinitesima di superficie dA; il prodotto ( ρvndA=ρdQ ) fornisce quindi la
massa che transita nell’unità di tempo attraverso dA. Quindi (ρvdQ) rappresenta la
quantità di moto posseduta dalla massa che attraversa nell’unità di tempo la superficie
dA che è anche il flusso di quantità di moto attraverso dA.
Il prodotto scalare (v x n) (come avevamo già visto perl’equazione di continuità)
determina le porzioni di superficie dove la velocità ha verso entrante (+) o uscente (-) dal
volume di controllo; i flussi di quantità di moto risultano però sempre entranti (+) infatti:
quando v ha verso concorde a n ⇒ v x n è (+)
quando v ha verso disconcorde a n ⇒ v x n è (-)

Quando si considera una superficie finita, per ricavare il flusso di quantità di moto è
necessario conoscere la distribuzione di velocità e densità in ogni punto della superficie
stessa.

6
Consideriamo il flusso di quantità di moto su una sezione trasversale di una
condotta circolare

distribuzione di velocità
di un fluido reale
se v // n ⇒ M = ∫ ρ ⋅ v 2 ⋅ dA ; (1)
A

∫ ρ ⋅v ⋅ dA
2
v v≠ V Coefficiente di
D β= A ; (3) ragguaglio dei
ρ m ⋅V 2 ⋅ A flussi di qdm

V
distribuzione di
velocità uniforme
M = ρ m ⋅ V 2 ⋅ A; (2)

può scrivere come: M = β ⋅ ρ m ⋅ V 2 ⋅ A = β ⋅ ρ m ⋅ Q ⋅ V ; (4)


Conoscendo β il flusso di qdm si può

In molte applicazioni pratiche : ρ = cost.


cost. ⇒ ρm = ρ
β ≈1
h5

Nel caso in cui si sta calcolando il flusso di quantità di moto di una corrente, una
notevole semplificazione può essere introdotta nei calcoli pratici se si considerano i
valori medi di densità e velocità del fluido sulla sezione di calcolo. Per fare ciò si può
introdurre un coefficiente correttivo che tenga conto dell’effettiva distribuzione spaziale
(sulla sezione) di tali grandezze. Per definire questo coefficiente correttivo che si chiama
“Coefficiente di ragguaglio dei flussi di quantità di moto ” e che è indicato in genere con
la lettera β facciamo riferimento all’esempio in figura.
Se consideriamo il flusso di quantità di moto su una sezione trasversale di una condotta
circolare (v // n), nota la distribuzione di velocità e densità del fluido sulla sezione di
riferimento il modulo di M può essere espresso dalla (1); in termini medi il modulo di M
può però essere ricavato tramite la (2) dove ρm è la media e V è il modulo della velocità
media sulla sezione; l’errore che si commette valutando il flusso di quantità di moto con
l’espressione (2) è valutabile attraverso il coefficiente di ragguaglio dei flussi di quantità
di moto β espresso tramite la (3).
Risulta quindi evidente che se si conoscesse il coefficiente β il calcolo del flusso della
quantità di moto lungo la sezione di riferimento potrebbe essere valutato conoscendo i
soli valori medi di densità e portata riferiti alla sezione di calcolo attraverso la relazione
(4).
In molte applicazioni pratiche, come abbiamo visto nel corso, si può ritenere il fluido
incomprimibile (ρ = cost.); nelle condizioni di moto puramente turbolento non disturbato
da singolarità il coefficiente β si può supporre di valore prossimo a uno (β ≈ 1).

7
d. Risultante delle inerzie locali

I = −∫
( )
∂ ρ⋅v
dW Risultante delle inerzie locali
W
∂t


∂t W∫
I =− ρ ⋅ v ⋅ dW Diminuzione nel tempo della quantità di moto
del fluido contenuto in W

I =0 Moto permanente

d. La risultante delle inerzie locali dipende esclusivamente dal modo in cui la velocità e
la densità del fluido variano col tempo nei singoli punti del volume di controllo.
Portando la derivata parziale rispetto al tempo fuori dal segno di integrale si vede che
questo termine può essere interpretato come la diminuzione complessiva della quantità di
moto del volume W nell’unità di tempo. Quando si fa riferimento ad una condizione di
moto permanente evidentemente questo termine si annulla.

8
Applicazioni : Spinta dinamica su un convergente

LCT Calcolare la spinta che la corrente fluida esercita sul


LP V21/2g tratto di convergente tra le sezioni A e B
V22/2g
Equilibrio globale
A A HP:
HP:
volume di controllo
(1) fluido ideale;
B (2) pesante;
B
Q M1 M2 (3) incomprimibile;
D1 D2
(4) moto permanente
G Π2 (5) correnti lineari
Π1 B

A Π0

Π0 + Π1 + Π2 + G + M1 + M2 + I =
0 S = - Π0 S = Π1 + Π2 + G + M1 + M2
dove:
Π0 = forza incognita Π1 = γ hA AA
Π1 e Π2 = spinte statiche sulle sup. AA e BB Π2 = γ hB AB

G = forza di massa G=γW


M1 = ρ Q V1
M1 e M2 = flussi di quantità di moto sulle sup. AA Nota: V // n & β ≈ 1
e BB (quantità di moto nell’unità di tempo) M2 = ρ Q V2

9
Applicazioni : Spinta dinamica su una piastra

GETTO SIMMETRICO

Π2
W≈ ∞
V≈0 h M2
D1
Π3

Π1 M1

h1 G

Π0

Π0 + Π1 + Π2 + Π3 + G + M1 + M2 = 0

S = - Π0

D2
S = - Π2 - G - M2 +
SX = 0
Piastra circolare
SY = Π2 + G + M2 ⇒ S = SY

10
Applicazioni : Turbina Pelton

ugello ben raccordato


Turbina Pelton con girante di diametro D=2m e mossa da un getto d = 0.05m
d’acqua di diametro d=0.05m e un energia cinetica Ecin = 3.148m.

Determinare la spinta massima agente sui cucchiai della turbina T


(angolo di uscita β = 150°);

M2
V-U U= ω D/2; velocità del cucchiaio
β = 150° β = 150°
Scegliendo un sistema di riferimento
solidale al cucchiaio la velocità che
V-U investe il cucchiaio è : Veff. = V-U; M1
Π0
Π0 + M1 + M2 + M3 = 0

S = - Π0 ⇒ S = M1 + M 2 + M3
β = 150° M3 β = 150°
V-U
Sezione orizzontale Volume di controllo

Calcolando la velocità del getto e proiettando l’equazione vettoriale lungo la direzione del getto:
V= Ecin * 2 g ; S = r Q ( V-U ) + 2 r Q/2 ( V-U ) cos 30°; la spinta massima si verifica per U = 0.

11

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