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Nella psicologia sociale americana l’interesse per il tema della persuasione si sviluppa a
partire dallo studio degli atteggiamenti, in tre periodi differenti:
- primo periodo: anni 20-30 → mettere a punto tecniche di misurazione (scale di atteggiamento visto
come continuum da favorevole a sfavorevole) → limite: misure autoriportate→ desiderabilità sociale.
Altro tema: correlazione atteggiamenti - azione.
- secondo periodo: sviluppo mezzi di comunicazione di massa durante la guerra fredda. Atteggiamenti
in contesti comunicativi, due stili di indagine: stile convergente approccio induttivo
dall’osservazione di fenomeni si arriva al piano teorico; stile divergente approccio
deduttivo, si applica teoria su diversi fenomeni.
- terzo periodo: 65-75 crisi profonda. Costrutto atteggiamento inadeguato. Prende avvio
l’approccio social cognition per investigare strutture e processi adibiti all’elaborazione info.
Relazione tra atteggiamenti e strutture cognitive individuali.
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CAP 1 - ALLA RICERCA DI UNA TEORIA
2- MODELLO EURISTICO-SISTEMATICO
Il modello si applica in situazioni in cui una persona si trova di fronte ad un messaggio che
promuove una posizione diversa dalla propria (o se non ne possiede una) e debba quindi
giudicarne la validità. Questo giudizio può essere raggiunto attraverso due processi:
- Elaborazione sistematica: delle info, il corrispettivo del percorso centrale.
- Euristiche: info più accessibili che non riguardano il contenuto del messaggio e
consentono risparmio di energie. Queste scorciatoie derivano da esperienze ed
osservazioni. Sono regole che agevolano la presa di decisione abbreviando l’elaborazione.
In questo modello non è prevista la possibilità che le due modalità si escludano, dipende dal
bisogno di raggiungere giudizi accurati. Il bisogno aumenta in relazione all’importanza
personale dei valori, degli esiti e in termini di definizione di sè.
Esperimento: studenti esposti a messaggio a cui sono moderatamente contrari. Costruiti due
messaggi: uno con 5 argomentazioni ma fonte spiacevole, l’altro con un’argomentazione ma
fonte piacevole. Viene poi manipolata la motivazione come nell’altro.
CAP 2 - IL MESSAGGIO
Il programma di ricerca di Yale ha offerto numerosi risultati sugli effetti dei messaggi
persuasivi. Esso parte da alcuni assunti fondamentali: quando un individuo viene esposto ad
una comunicazione ed ad accettare una nuova opinione egli compie una esperienza di
apprendimento. Gli autori differenziano opinioni (interpretazioni, aspettative risposte
verbali situazione-stimolo) e atteggiamenti (consentono di avvicinare o evitare un oggetto).
Gli atteggiamenti sono mediati da credenze e giudizi verbali, perciò per provocare un
cambiamento in questi, bisogna agire su queste risposte verbali. Le opinioni invece
persistono fino a che l’individuo non farà nuove esperienze di apprendimento. Altro assunto
è che per accettare una nuova risposta servono sempre incentivi o punizioni.
Organizzazione contenuto di un messaggio affinchè esso sia persuasivo:
- Conclusione: la conclusione esplicita può essere meno efficace quando i riceventi sono
molto intelligenti. Un esempio è l’uso di uno slogan.
- Argomentazione (unilaterale,solo una tesi, o bilaterale): esperimento militari, durata
guerra→ tra coloro che partivano da un’opinione molto diversa da quella sostenuta nel messaggio, la
versione bilaterale provoca maggiori cambiamenti di opinione. Tra i militari che prevedevano
la lunga durata, il messaggio unilaterale provoca opinioni più rafforzate. Il livello di scolarità
conta. Teoria della vaccinazione: se l’individuo ha già affrontato argomenti contro
persuasivi sarà maggiormente in grado di sviluppare resistenza e conservare i cambiamenti
di atteggiamento sviluppati in precedenza.
- Ordine di presentazione: effetti primacy (funziona di più se i messaggi vengono ascoltati
uno dopo l’altro, funge da schema) e recency (funziona se la registrazione avviene subito
oppure dopo un lungo intervallo). Quindi argomenti più convincenti all’inizio e alla fine.
- La vividezza: definita in termini di concretezza, capacità di interessare sul piano emotivo,
di provocare immagini e di essere percepita vicina in senso spaziale, temporale e
sensoriale. Legame debole tra il grado di vividezza dell’info ed il suo impatto sul
giudizio. Il messaggio pallido risulta più persuasivo, quando l’attenzione è libera
l’impatto è superiore. Quando le immagini provocate dal messaggio vivido sono molto
congruenti con la posizione in esso sostenuta si osserva un effetto facilitatore
dell’elaborazione.
Effetti del canale di comunicazione:
L’effetto del canale di comunicazione sulla persuasione sia mediato dalla facilitazione o
interferenza che la presentazione provoca sulla comprensione dei contenuti che questo
veicola. Comprensione e piacevolezza mediano l’effetto canale di comunicazione.
esperimento: messaggio facile più accordo se in forma video. Audio più accordi rispetto a
scritto. Messaggio tecnico più accordo se scritto.
Modalità video e audio con la comunicazione non verbale rendono la fonte più saliente.
Fonte con caratteristiche poco piacevoli è invece più persuasiva se scritta.
Il ricorso alla paura: (NON C’è NELLA VERSIONE TERZA)
quando la persuasione ha come obiettivo quello di indurre pratiche di vita sane una strategia
è quella dell’attivazione di paura. L’inclusione di istruzioni esplicite sui comportamenti
alternativi rende queste comunicazioni più efficaci.
Esperimento info denti: i riceventi della comunicazione con debole richiamo alla paura
sono quelli che riportano di avere maggiormente cambiato il proprio comportamento
nel senso raccomandato. In ogni caso è la tensione emotiva provocata ad avere un
ruolo di drive nel cambiamento del comportamento.
L’appello alla paura crea tensione→ la raccomandazione rassicurante la riduce→ si rafforza la
risposta adattiva. Quindi se è troppa paura non va bene perchè subentrano tutti schemi
difensivi. Perciò la relazione induzione di paura ed effetto persuasivo è curvilineare:
aumento la tensione aumenta il cambiamento provocato ma fino ad un punto ottimale, oltre
al quale avviene l’inverso. Limiti: assunzione della paura come mediatore dell’accettazione;
paura come concetto unitario; non descrive bene; relazioni inaccurate; ignora problemi
misurazione paura;
Modello risposte parallele: la paura non causa l’effetto persuasivo, ma è semplicemente associata
ad esso in forma parallela. La comunicazione persuasiva provoca l’avviarsi di due processi paralleli→
controllo del pericolo (processo di tipo problem solving dove avviene l’analisi dei costi e
benefici, guidato dalle info) e controllo della paura (processo guidato da emozioni). I due
processi sono indipendenti. L’individuo mette in atto comportamenti adattivi perchè
riconosce il pericolo come qualcosa da evitare. Il pericolo è una caratteristica intrinseca
all’oggetto non alla paura. I comportamenti adattivi possono essere attivati anche senza la
paura. La paura e il processo comportamentale interagiscono in quanto la prima varia
in associazione con l’intensità percepita del pericolo. è la conoscenza che media
l’emozione e non viceversa.
ROGERS: Teoria della motivazione alla protezione: una persona è motivata ad attuare
comportamenti di protezione quando percepisce il problema come grave, si sente
vulnerabile rispetto ad esso, percepisce i comportamenti raccomandati come efficaci e si
percepisce in grado di attuarli. La stessa motivazione diminuisce in relazione ai costi legati
alle risposte adattive e alle ricompense di quelle non adattive.
Si sono sviluppate due teorie fondamentali riguardanti il processo di elaborazione che può
sfociare nel cambiamento atteso:
Qui si parte dai comportamenti per agire sugli atteggiamenti: il suo antecedente più diretto è
il role playing. Chiedere alle persone di immaginare una determinata situazioni e di
comportarsi come se effettivamente loro stesse avessero un ruolo nella situazione.
L’assunzione di un ruolo è risultata particolarmente utile in quest’ambito di studi.
L’efficacia di questa tecnica è riconducibile al fatto che essa costringe ogni partecipante alla
ricerca attiva nel proprio repertorio di conoscenze di cognizioni coerenti con la posizione che
deve sostenere. Si avvia quindi un processo di autopersuasione in cui l’individuo cerca
argomenti a sostegno della posizione che gli è stata indicata.
Un’altra spiegazione sulla efficacia è data dalla teoria della dissonanza cognitiva tra il
proprio comportamento e il proprio atteggiamento. Ripetiamo al fly la teoria: l’individuo tende
alla coerenza con sè stesso. Conoscenze, opinioni e credenze sono le cognizioni, e
l’obiettivo risulta essere l’equilibrio tra cognizioni e situazione. Si sostiene che la dissonanza
generi una sorta di attivazione emotiva (arousal) di disagio che spinge l’individuo a cercare
di ristabilire la coerenza, modificando l’elemento resistente del sistema. Quindi o cambia il
comportamento/atteggiamento, o cambia la cognizione sull’ambiente (info), o cercare nuovi
elementi cognitivi (nuove info). La teoria di FESTINGER prevede che attraverso un processo
di esposizione selettiva a info consonanti rispetto alla propria scelta, l’alternativa attualizzata
venga considerata in seguito sempre più positiva, mentre quelle scartate vengono svalutate.
Se un individuo viene indotto a mettere in atto un comportamento che non corrisponde al
proprio atteggiamento relativo, sperimenta dissonanza che lo motiva a cambiare l’elemento
meno resistente. In questo caso il comportamento già attuato non può essere modificato,
quindi è più semplice cambiare l’atteggiamento relativo.
Esperimento valutare compito noioso come divertente. 1 o 20 dollari. Quelli che hanno
ricevuto 1 classificavano il compito molto più divertente.
Il cambiamento di atteggiamento risulta massimo quando la ricompensa esterna è
appena sufficiente per ottenere la condiscendenza alla attuazione del comportamento
controattitudinale, ma non abbastanza elevata per giustificarlo.
Il role playing può essere quindi letto come: l’individuo viene indotto a recitare un ruolo
diverso da quello che normalmente assume (controattitudinale) senza una ragione precisa.
Quando crea una situazione di dissonanza che si risolve nel momento in cui egli modifica
l’atteggiamento in modo coerente con il comportamento che mostrato.
I cambiamenti di atteggiamento prodotti dalla dissonanza cognitiva si sono dimostrati
molto forti e nettamente superiori a quelli ottenuti attraverso la comunicazione
persuasiva, a causa del fatto che l’attivazione indotta dalla dissonanza ha alla base il
coinvolgimento personale. La riduzione della dissonanza è una forma di
autogiustificazione.
Si avanza l’ipotesi che il fatto di attuare un comportamento osservato o osservabile
dall’esterno impegna l’individuo alla coerenza con sè stesso. L’impegno rispetto a uno degli
elementi dissonanti rende questo più resistente al cambiamento, facendo risultare più
probabile il cambiamento dell’altro elemento, quello cognitivo.
I cambiamenti in ogni caso si ottengono quando il comportamento controattitudinale messo
in atto dall’attore sociale produce conseguenze non desiderabili. L’individuo inoltre deve
sentirsi personalmente responsabile di queste conseguenze e che le conseguenze fossero
prevedibili e subentrare la libera scelta.
La persona mette in atto un comportamento controattitudinale; stabilisce quali conseguenze
ha avuto; se ci sono conseguenze indesiderabili stabilisce a che o a che cosa può essere
imputata la responsabilità; se si sente personalmente responsabile emerge l’attivazione
emotiva (arousal); se lo stato emotivo attivato è negativo, egli cerca di capire a cosa è
dovuto; se lo attribuisce alla propria responsabilità per le conseguenze indesiderate, emerge
la motivazione al cambiamento dell’atteggiamento relativo.
ARONSON sostiene invece che la dissonanza emerge quando il comportamento controattitudinale è
in contrasto con il concetto di sè che l’individuo ha→ bisogno di riaffermare un concetto di
sè.
STELE sostiene che non sia una questione di concetto di sè ma senso di integrità del sè.
Quando questa risulta minacciata, l’individuo cerca di focalizzarsi su aspetti positivi
globalmente importanti per il sè.
Secondo Festinger quindi dato che le cognizioni servono per orientare all’azione, la
dissonanza sarà provocata in particolare da quelle cognizioni che forniscono informazioni
utili per l’azione.
Oltre al piano individuale, la dissonanza può manifestarsi a livello sociale, quando l’individuo
percepisce dissonanza tra la propria posizione e quella di qualche genere di standard.
In gruppo però se il comportamento controattitudinale è compiuto da tutti i membri, vi è una
diffusione di responsabilità tale da non provocare cambiamenti attraverso la dissonanza.
Quindi il senso di diffusione di responsabilità modera l’effetto di riduzione della
dissonanza.
LA TEORIA DELL’AUTOPERCEZIONE:
l’individuo sarebbe in grado di riconoscere lo stato interiore, ma non sempre è in grado di
definirlo senza ricorrere a segnali osservabili dall’esterno come il comportamento. In questi
casi osserva il comportamento e inferisce il proprio atteggiamento relativo.
Secondo Bem i partecipanti all’esperimento di 1o 20 $, agiscono da osservatore esterno.
Quindi il processo inferenziale di Bem esclude completamente il postulato della pressione
motivazionale provocata da uno stato emotivo indesiderato. Il cambiamento osservato viene
visto semplicemente come una attribuzione a sè, basata sulle info disponibili, fra le quali c’è
il proprio comportamento e le variabili ambientali che lo controllano. Per dimostrare che
l’attore è nella stessa posizione funzionale di un osservatore, Bem concepisce un paradigma
definito di simulazione interpersonale.
L’effetto di sovragiustificazione si ha quando un individuo attua un comportamento
coerente con la propria opinione e viene per questo ricompensato molto. Lo sforzo ridotto
messo in atto non giustifica la forte ricompensa ottenuta dal ricercatore. L’individuo allora
tende a cambiare atteggiamento sul compito valutandolo più negativamente. Cos’ ristabilisce
una situazione in cui viene ricompensato per un comportamento che non avrebbe attuato
spontaneamente. Anche qui non c’è dissonanza. L’elemento cruciale che permette la
differenziazione tra un processo o l’altro è l’arousal. Per Festinger c’è attivazione che arreca
disagio, per Bem no, è solo un freddo processo inferenziale.
Possibile integrazione tra i due approcci:
in entrambi i modelli gli individui prendono in considerazione il proprio comportamento e
cercano di capire se esso sia sotto il controllo di variabili personali o ambientali. Entrambi
considerano variabili situazionali come libertà di scelta e livello di ricompensa.
In politica→ la maggior parte dei cittadini ha un’esperienza mediata della politica attraverso
corpi intermedi (partiti, movimenti) e soprattutto mezzi di comunicazione di massa. Le
persone che prestano molta attenzione alla comunicazione sono anche quelle più
interessate alla politica e che per lo più hanno un orientamento piuttosto stabile, quindi sono
le persone più resistenti ai tentativi di persuasione.
L’influenza della comunicazione politica si esercita su due piani:
- cognitivo affettivo: svolge ruolo nella socializzazione politica degli individui, diventi
cittadino, familiarizzi con regole e protagonisti. Hai una serie di informazioni che
confluiscono a formare il grado di conoscenza politica a un momento dato. La
comunicazione politica mira a indurre atteggiamenti.
- comportamentale: le fonti di persuasione mirano al voto, ma gli effetti possono esercitarsi
sul grado di partecipazione, portando a militanza o protesta.
Fenomeno di agenda setting: la distribuzione dell’attenzione data ai vari problemi dai mass
media influisce sulla rilevanza che il pubblico attribuisce ai problemi stessi. Quindi
l’esposizione non influenzerebbe direttamente gli atteggiamenti, ma l’importanza attribuita
alle questioni e la motivazione all’elaborazione. I media spesso si ritrovano a esercitare una
funzione di priming, ossia di attivazione differenziata delle info che costituiscono gli
ingredienti del giudizio e della decisione.
Si vive un momento di personalizzazione della politica, ovvero il focus è sulle fonti, sui
politici quindi, anziché sui programmi e i contenuti. Le immagini vivide focalizzate sui
candidati favoriscono giudizi basati su risposte emotive.
L’identificazione con schieramento, distanza percepita tra sè e candidato su temi, giudizio di
competenza del candidato e giudizio sulla persona sono forti predittori di voto. Aumentando
l’esposizione ai tg, aumenta l’influenza sulla scelta di voto del giudizio di competenza
e diminuisce il peso dei temi. Aumentando la frequenza delle discussioni
interpersonali aumenta l’influenza dell’identificazione e aumenta l’influenza sui temi.
In sintesi la comunicazione interpersonale agisce sull’impatto dell’attaccamento ideologico,
mentre quella mediata agisce sull’impatto che esercita l’immagine del candidato sulla stessa
scelta.
Campagna aggressiva→ relazione curvilinea tra negatività della campagna e partecipazione
al voto: bassi e alti livelli di negatività fanno diminuire la partecipazione. Inoltre per quanto
riguarda gli effetti sugli atteggiamenti, si deve considerare la valutazione della fonte, la
valutazione del bersaglio e per quale candidato il ricevente ha intenzione di votare. Critiche
e attacchi alla persona attivano effetti boomerang e fanno aumentare l’intenzione di voto per
il bersaglio degli attacchi, piuttosto che per la fonte. Le persone tendono a riflettere sulla
fonte la connotazione dei commenti che questa fa sul bersaglio, per cui tendiamo a pensare
che una persona che parla male di qualcuno ha anch’essa qualità negative.
La prevenzione→ appello alla paura, il forte appello alla paura è efficace nell’attivare
tensione e preoccupazione significativamente più elevata rispetto alle altre condizioni. Sul
piano comportamentale, debole richiamo alla paura cambia di più. Mi fai paura quindi
reazione emotiva forte cerco risposte per ridurre la tensione, attivo risposte adattive di
difesa, come ad esempio la disattenzione al messaggio.
Teoria della motivazione alla protezione: una persona è motivata ad attuare
comportamenti di protezione quando percepisce il problema come effettivamente
grave, si sente vulnerabile rispetto a esso, percepisce i comportamenti raccomandati come
efficaci nel fronteggiare la minaccia, si percepisce in grado di attuarli.
Le tecniche di induzione comportamentale (piede nella porta e colpo basso) sono state
testate in disegni di ricerca azione, per cambiamenti socialmente desiderabili.
L’ottimizzazione delle campagne di prevenzione segue due fasi: nella prima si porta
l’individuo ad attuare un comportamento preparatorio che lo farà sentire vincolato secondo
quanto visto, poi si propone allo stesso individuo un'argomentazione in linea con l’atto
preparatorio realizzato. LE tecniche di induzione sono utilizzabili sono in un rapporto
interpersonale. La comunicazione persuasiva è invece diretta all’ampio pubblico.
Persuasione tecnologica:
FOGG è stato il primo a disegnare sistemi operativi in modo da provocare cambiamenti negli
atteggiametni e nei comportamenti degli utenti. Tecnologie persuasive. L’idea alla base è
che la precondizione per influenzare gli utenti sia quella di riuscire a dare il giusto messaggio
nel momento giusto e nel modo giusto. Ciò implica che il ricevente sia disponibile a ricevere,
che la ricezione avvenga quando le opportunità di mettere in atto il comportamento siano
prossime e che il messaggio abbia un frame al quale quell’utente è sensibile. Si suppone poi
che ci siano differenza interindividuali nella vulnerabilità della persuasione.
Ci sono quattro campi di applicazione: salute, sicurezza, difesa dell’ambiente e marketing.
CIALDINI propone la tassonomia composta da sei tattiche persuasive, riconducibili a
euristiche utilizzate dalle persone:
1.principio dell’autorità: credito a fonti esperte.
2.principio della scarsità: valuto di più un oggetto se è meno disponibile.
3.Principio del consenso sociale: valuto positivo se gli altri valutano positivo.
4.Principio della coerenza: positivo cose che hanno a che fare con cose fatte in passato
5.Principio della simpatia/attrazione: compiaccio chi trovo attraente.
6.Principio della reciprocità: desiderio di ripagare favori ricevuti.