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TITOLO 1
-Situazionali: distrazione, ripe:zione del messaggio
-Personali: ruolo delle differenze individuali: gli individui che manifestano un basso bisogno di cognizioni
improntano la propria aTvità cogni:va al risparmio di energia mentale, mentre coloro che hanno un alto
bisogno di cognizione tendono a impegnarsi maggiormente in elaborazioni cogni:ve che richiedono sforzi.
Bisogna precisare che anche.se una persona elabora il contenuto del messaggio in modo approfondito
questo non garan:sce di per sé che gli arrivi a una conclusione oggeTva. Si introduce perciò una
dis:nzione qualita:va tra una elaborazione delle informazioni in forma rela:vamente oggeTva e una
elaborazione in qualche modo distorta. Nel caso dell’elaborazione rela:vamente oggeTva l'individuo cerca
di arrivare il più vicino possibile alla verità qualunque essa sia. Per farlo cerca di arrivare il più me4e in a4o
processi cogni:vi basa: sulle informazioni. Ma non sempre lo scopo è quello di raggiungere la verità
qualunque essa sia. A volte una persona può avere lo scopo di raggiungere una ben determinata verità che
gli consente per esempio di non dover modificare schemi cogni:vi che già possiede oh preceden:
conoscenze già stabili nella memoria.
Abilità cogni:va e mo:vazione sono contemporaneamente necessarie affinché l’elaborazione prenda il via,
e questo è uno dei pun: più delica: del modello: secondo Eagly e Chaiken non è del tu4o evidente dal
punto di vista empirico che i due percorsi si escludano a vicenda. È possibile pensare che i diversi segnali
(centrali e periferici) possano avere effeT congiun:. Le autrici inoltre affermano che questo modello sia
prevalentemente descriTvo e non esplica:vo: per esempio, esso non spiega perché cer: argomen:
risultano più o meno convincen: o perché alcune informazioni funzionano da segnali periferici.
Un’ulteriore puntualizzazione deriva da Johnson e Eagly, i quali sostengono che gli studi empirici condoT
nell’ambito dell’ELM hanno operazionalizzato il livello di mo:vazione manipolando nelle situazioni
sperimentali il coinvolgimento personale. Secondo Arcuri il modello di Pe4y e Cacioppo ha il merito di
ricomporre un dualismo frequentemente problema:zzato dalla riflessione condo4a dalla social cogni:on:
In questo quadro conce4uale l'individuo non è concepito in modo assoluto come un essere razionale che
procede con grande agilità fra le regole della logica formale ma oscilla tra ques: due estremi a seconda
delle condizioni in cui si trova.
TITOLO 2
-EffeT indipenden:, quando le informazioni che una persona elabora in modo sistema:co sono congruen:
con la conclusione a cui porta l’uso dell’euris:ca > il giudizio finale sarà il risultato sommatorio delle due
modalità di elaborazione.
-EffeT interdipenden:, quando l’elaborazione del contenuto del messaggio contraddice la conclusione a
cui la persona arriverebbe usando l’euris:ca adeguata. Due :pi di esi:: da una parte il processo di
elaborazione sistema:ca può a4enuare l’effe4o dell’euris:ca, dall’altra l’euris:ca può produrre un effe4o
indire4o sul giudizio, provocando una distorsione nella procedura di analisi sistema:ca. Il modello postula
che quest’ul:ma situazione si verifichi più probabilmente quando il messaggio con:ene argomentazioni
rela:vamente più ambigue.
A seguito di un esperimento, gli autori concludono affermando che gli a4eggiamen: dei partecipan:
mo:va: di fronte a un messaggio ambiguo sono il prodo4o di due effeT:
- Effe4o dire4o dell’euris:ca
- Effe4o indire4o dell’euris:ca
Disponibilità, accessibilità e affidabilità percepita, sono, come abbiamo visto, le determinan: cogni:ve
dell’uso delle euris:che. Queste possono variare in relazione a fa4ori situazionali o a fa4ori individuali.
Eagly e Chaiken individuano anche due determinan: di natura mo:vazionale: il principio del minimo sforzo
e il principio di sufficienza (le persone tendono ad a4uare uno sforzo cogni:vo fino a raggiungere la soglia
desiderata di sicurezza ritenuta sufficiente in relazione allo scopo).
L’obieTvo delle autrici era quello di ampliare la teoria dell’ELM, con una versione più ampia che
prevedesse che il grafo di elaborazione intrapresa dalla persona non dipendesse solo dalla sua mo:vazione
all’accertamento di validità del messaggio, ma da altre due mo:vazioni:
-la mo:vazione alla difesa: desiderio di formare e sostenere par:colari opinioni e non altre
-la mo:vazione alla ges:one dell’impressione: desiderio di esprimere a4eggiamen: che siano socialmente
acce4abili
Entrambi i modelli (EBM ed euris:co sistema:co) prevedono due percorsi, uno dei quali quello rela:vo
all’elaborazione sistema:ca è stre4amente iden:co nelle due conce4ualizzazioni. Il secondo :po di
elaborazione periferica per l’uno, euris:ca per l’altro non rifle4e invece lo stesso processo.
Il percorso periferico dell’ELM può essere pensato come un insieme di processi cara4erizza: da
elaborazione minima, fra i quali si può cppmprendere anche l’u:lizzo delle euris:che, ma non solo quello.
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elaborazione selezionerà solo regole di facile applicazione, mentre quando è in condizioni di elaborare in
modo approfondito selezionerà anche regole più complesse in base alla percezione della loro razionalità
ecologica. La razionalità ecologica di una regola fa riferimento alla percezione di validità in quel dato
contesto, cioè quale regola porterà all’esito più accurato in un determinato contesto.
Rispe4o ai modelli duali presi in considerazione sopra la proposta uni modale di Kruglansky presenta alcune
differenze:
-non ci sono regole facili/difficili di per sé, ma la difficoltà sta nell’applicazione di una regola in un contesto
dato;
-in condizioni di alto potenziale di elaborazione, le persone scelgono la regola più ecologicamente razionale
e non necessariamente una regola complessa;
-l’uso di euris:che non porta necessariamente a errori o a conclusioni meno accurate di quelle raggiunte
a4raverso regole più complesse.
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CAPITOLO 2: il messaggio
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verbale > dato che uno dei principali modi in cui la comunicazione provoca cambiamen:
nell’a4eggiamento consiste nell’agire su queste risposte verbali.
- Il prevalere della nuova risposta sulla precedente richiede comunque la creazione di incen:vi o al
contrario punizioni, che mo:vino l’individuo ad acce4are o rifiutare la nuova opinione.
A par:re da ciò, si può capire come l’organizzazione del messaggio debba, per essere convincente, in primo
luogo favorire il processo di apprendimento del contenuto.
Conclusione implicita o esplicita
Un esperimento con due casi: nel primo caso lo speaker esplicita la conclusione, mentre nell’altro essa
rimane implicita. I risulta: mostrano che il primo :po di messaggio provoca cambiamen: di opinione nel
doppio dei partecipan: rispe4o al secondo :po > l’effe4o principale della variabile rela:va al :po di
conclusione però non può essere generalizzato. Dipende anche da altri fa4ori. Gli autori ipo:zzano che la
conclusione esplicita possa essere meno efficace quando i riceven: sono molto intelligen: o molto
mo:va:.
Argomentazione bilaterale o unilaterale
Conviene presentare messaggi che insistano solo sulla tesi che si vuole fare acce4are (unilaterali) oppure
che contengano anche qualche considerazione sulle tesi alterna:ve (bilaterali)?
In un esperimento, i militari con basso livello di istruzione vengono più persuasi dalla comunicazione
unilaterale, mentre quelli con alto livello cambiano di più a fronte del messaggio bilaterale. Questo
conce4o viene sviluppato successivamente nella cosidde4a teoria della vaccinazione. McGuire fa
riferimento al processo che avviene nel caso di vaccino e lo usa come una metafora: l’ inoculazione una
piccola dose di virus protegge le persone contro la malaTa in quanto s:mola la produzione di an:corpi in
grado di fronteggiare un eventuale a4acco massiccio da parte del virus. Nel caso degli a4acchi persuasivi,
se l'individuo ha già fronteggiato in precedenza argomen: contropersuasivi, sarà maggiormente in grado di
sviluppare la propria resistenza e conservare i cambiamen: di a4eggiamento provocato in precedenza. I
risulta: empirici non sostengono sempre in modo coerente questa previsione, tu4avia questo
accorgimento un notevole potenziale applica:vo.
Ordine di presentazione
Hovland e colleghi analizzano i cosiddeT effeT di primacy e di recency. Gli individui hanno maggiore
facilità a ricordare quelli che occupano le prime e le ul:ma posizioni di una lista, rispe4o agli intermedi.
Anche nel caso di item si hanno gli stessi effeT. Ciò sembra suggerire l’opportunità di concepire la stru4ura
del messaggio in modo tale da avere gli argomen: più convincen: all’inizio e alla fine della comunicazione
stessa. Le ragioni teoriche dell’effe4o di primacy sono riconducibili al fa4o che a4raverso le prime
informazioni l'individuo si forma uno schema che funge da filtro rispe4o alle informazioni successive. La
spiegazione del prevalere dell’effe4o di recency nell’immediato invece riguarda la possibilità di u:lizzare le
informazioni che sono disponibili nella memoria di lavoro.
La vividezza
Nel senso comune un messaggio concreto, che si impone all’a4enzione del ricevente dovrebbe avere una
maggiore probabilità di influenzarlo rispe4o a un messaggio sobrio o astra4o. Questa cara4eris:ca del
messaggio fa riferimento alla sua vividezza, definita come la capacità di interessare sul piano emo:vo, di
provocare immagini e di essere percepita come vicina in senso spaziale, temporale o sensoriale.
In un esperimento, si operazionalizzano due condizioni: una in cui l’a4enzione dei partecipan: sul
messaggio è rela:vamente costre4a, un’altra in cui è più libera. Il messaggio vivido con:ene le stesse
informazioni di quello pallido ma viene presentato in modo colorito. I risulta: mostrano che il messaggio
pallido è generalmente più persuasivo di quello vivido. Emerge anche un’interazione fra questa variabile
(grado di vividezza) e il seTng: quando l’a4enzione è libera l’impa4o del messaggio pallido è molto
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superiore rispe4o a quello del messaggio vivido, mentre la differenza fra i due è minore nel caso di
a4enzione costre4a.
I ricercatori sostengono che in condizione di a4enzione libera le cara4eris:che di vividezza distraggono il
ricevente dal seguire la linea logica delle argomentazioni persuasive. La condizione di laboratorio vera e
propria, invece, provvede di per sé ad assicurare un certo grado di a4enzione; dunque il cara4ere vivido del
messaggio non aumenta la probabilità di ricezione del contenuto.
Esperimento della pubblicità di jeans con la presenza dei preserva:vi: distrazione. La vividezza del
messaggio può effeTvamente potenziare i suoi effeT persuasivi o al contrario smorzarli a seconda del
livello di congruità fra gli elemen: vividi e la posizione sostenuta nel messaggio. Quando le immagini
provocate dal messaggio vivido sono molto congruen: con la posizione in esso sostenuta si osserva un
effe4o facilitatore dell’elaborazione approfondita, grazie alla focalizzazione dell'a4enzione del ricevente e
all’aTvazione di informazioni rilevan: nella sua memoria. Al contrario quando l'immaginazione provocato
dal messaggio vivido è incongruente, l'elaborazione approfondita da parte del ricevente è meno probabile
in quanto aTva informazioni irrilevan:, quindi distrae.
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La variazione del frame Contribuisce ad aTvare seleTvamente informazioni che il ricevente ha già nella
sua memoria a lungo termine e ad a4ribuire un peso differenziato a considerazioni che possono essere
confli4uali, pur essendo ugualmente per:nen: ai giudizi che il ricevente deve formulare appunto l'efficacia
della variazione di frame del messaggio non è assoluta ma interagisce con le cara4eris:che del ricevente. In
par:colare, si è osservato che le persone regolano il proprio comportamento focalizzando la propria
a4enzione sul miglioramento dello stato a4uale oppure sul mantenimento dello stato a4uale. Nel primo
caso sono mo:va: dalla promozione nel secondo caso della prevenzione di potenziali danni o conseguenze
nega:ve. Questo suggerisce che i messaggi con frame perdita dovrebbero risultare par:colarmente
convincen: gli occhi delle persone con un focus di prevenzione, mentre quelli con frame guadagno
dovrebbero convincere maggiormente le persone con focus promozione. Mol: esperimen: hanno
confermato questa ipotesi.
Inoltre, studi sperimentali mostrano che il frame nega:vo dell’a4eggiamento rende l’individuo più
resistente alla persuasione rispe4o al frame posi:vo (es. sostenitore di Renzi (frame posi:vo)o oppositore
di Grillo (frame nega:vo)) > Questo effe4o è dovuto in parte al cosidde4o bias di nega:vità, ossia al peso
rilevante che le informazioni nega:ve assumono in ogni processo di giudizio e che si traduce in
a4eggiamen: rela:vamente più for: a quelli che si formano a4raverso informazioni posi:ve.
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CAPITOLO 3: la fonte
Da quali cara4eris:che della fonte sono influenzate le nostre opinioni? I risulta: delle ricerche non
chiariscono completamente queste ques:oni.
I fa4ori studia: a proposito della fonte sono sta: categorizza: in tre classi:
- Credibilità
- A4enzione
- Potere
Questa è una suddivisione un po’ ar:ficiosa, nel senso che ognuna di queste classi ha diverse sfumature.
Tu4avia, a par:re da Kelman, sono sta: individua: tre esi: ben dis:n: provoca: dalle tre classi di variabili.
Secondo questo autore, una fonte credibile provoca più probabilmente un cambiamento di a4eggiamento
in termini di internalizzazione. Una fonte a4raente porta a un processo di iden:ficazione, ovvero al
cambiamento di a4eggiamento mo:vato dal desiderio di stabilire una relazione gra:ficante con la fonte.
Infine, una fonte dotata di potere raggiunge probabilmente effeT di condiscendenza, cioè di cambiamento
superficiale dell’a4eggiamento dovuto sopra4u4o al fa4o che il ricevente riconosce alla fonte il controllo di
ricompense e sanzioni al proprio riguardo.
3.1 La credibilità
Dobbiamo ancora una volta alla scuola di Yale lo studio sistema:co dell’effe4o persuasivo di una fonte
credibile. La credibilità viene definita come una cara4eris:ca a4ribuita alla fonte quando si suppone abbia
una conoscenza approfondita di un dato tema e sia affidabile in quanto dice la verità sul tema in ques:one.
A seguito di vari esperimen:, gli autori sostengono che, mentre nell’immediato la cara4eris:ca di
credibilità della fonte influisce sulla mo:vazione all’acce4azione dei contenu:, con il passare del tempo i
riceven: ricordano in modo dissociato argomen: e fonte, quindi basano l’opinione maggiormente sui primi
e fanno scomparire l’effe4o di quest’ul:ma (sleeper effect).
Le rassegne delle ricerche condo4e in questo ambito confermano che la percezione di credibilità della
fonte da parte del ricevente è un elemento cruciale per facilitare l'acce4azione del messaggio tale da
provocare un cambiamento sia degli a4eggiamen: sia dei comportamen:. Inoltre, ricerche recen: hanno
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anche mostrato che la dissociazione in memoria fra fonte messaggio che avviene con il tempo può anche
avvantaggiare una fonte credibile: se l'a4enzione del ricevente resta par:colarmente ancorata alla
credibilità della fonte, in un secondo tempo sarà questa l'informazione sulla quale il ricevente ricostruirà il
proprio giudizio. Ciò significa che in condizioni di par:colare salienza della fonte una fonte credibile che
abbia argomen: deboli per sostenere la propria posizione risulterà più persuasivo dopo un certo lasso di
tempo , perché il ricevente avrà un ricordo più sbiadito della debolezza delle argomentazioni.
Abbiamo accennato al fa4o che la credibilità non riguarda soltanto il livello di conoscenze che la fonte
possiede, ma si riferisce anche alla fiducia da parte del ricevente che l’emi4ente del messaggio esprima un
contenuto non finalizzato al proprio interesse.
In un esperimento, il gruppo di partecipan: che a4ribuisce al filmato mostrato una finalità propagandis:ca
manifesta un cambiamento di opinione significa:vamente minore dell'altro gruppo. Eagly, Wood e Chaiken
notano che le persone si formano delle aspe4a:ve rispe4o alla posizione che una determinata fonte
sosterrà. Se queste aspe4a:ve vengono confermate le persone giudicano la fonte come sincera ma
tendenziosa. Se le aspe4a:ve vengono disa4ese ma la fonte ha ricevuto pressioni esterne gli even: la
percepiscono come inaffidabile .In ques: due casi i messaggi risultano scarsamente persuasivi. Quando la
fonte sos:ene, al contrario, una posizione diversa da quella a4esa e apparentemente contro i propri
interessi e si acquista un forte potere persuasivo.
CAPITOLO 4: Il ricevente
Introduzione
Di fronte ad una comunicazione persuasiva, il ricevente deve stabilire se la posizione in esso contenuta èm
acce4abile. Su questo giudizio confluiscono gli effeT delle cara4eris:che individuali ma anche la stru4ura
dell'a4eggiamento sul quale il messaggio vuole agire e gli effeT delle condizioni con:ngen: in cui il
ricevente si trova come per esempio il suo umore.
Abbiamo già più volte accennato al cambiamento di a4eggiamento come il risultato di un'aTvità cogni:va
di elaborazione delle informazioni che varia in funzione di determinate condizioni. Le cara4eris:che socio
psicologiche delle audience sono importan: e spiegano in buona parte la differenza di impa4o che lo stesso
messaggio provoca nelle stesse condizioni, su persone diverse. La ricerca psicosociale ha individuato mol:
fa4ori personali che intervengono a moderare il potere persuasivo dei contenu:.
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Secondo McGuire l'importanza rela:va di ricezione e accordo varia in dipendenza da fa4ori di contesto, per
esempio la ricezione assume un peso maggiore nell'equazione quando il messaggio è complesso mentre
l'accordo risulta più importante se il messaggio è par:colarmente semplice. Il potere prediTvo di questo
modello, diminuisce molto quando il processo in considerazione avviene al di fuori del laboratorio. Negli
esperimen: di laboratorio oltre all'assenza degli elemen: di distrazione che ogni individuo comunemente
ha intorno, spesso vengono u:lizza: i messaggi semplici e presenta: a studen: universitari che si suppone
abbiano un buon livello di abilità di comprensione.
2. Le differenze individuali
Lo studio delle differenze individuali come possibile causa di fenomeni psico-sociali ha conosciuto alterne
fortune nella psicologia sociale sopra4u4o statunitense. Dalla metà degli anni 60 gli studiosi hanno rivolto
interesse all’analisi del ruolo di traT di personalità o cara4eris:che personali nella determinazione dei
fenomeni allo studio. Successivamente lo sguardo si è spostato a fa4ori ambientali e sociali fino a che negli
anni 80 si assiste ad una riscoperta dell’individuo. In ques: anni vengono concepite numerose scale
standardizzate finalizzate a cogliere misure di mo:vazioni individuali rela:vamente stabili. In par:colare
nell'ambito degli studi della persuasione l'analisi delle differenze individuali ha un forte potere applica:vo:
conoscere l'impa4o persuasivo differenziato dovuto anche a certe cara4eris:che del ricevente perme4e di
concepire comunicazioni mirate a segmen: di popolazione. Sul piano scien:fico sono state messe a fuoco
cara4eris:che individuali sia di :po socio demografico quali genere ed età, sia di :po Psicografico cioè
quelle che fanno riferimento ai traT di personalità.
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acri:camente. Tu4avia se il messaggio è par:colarmente semplice, l'importanza del fa4ore ricezione
diminuisce, in questo caso l'intelligenza appare semplicemente correlata in modo nega:vo alla probabilità
di cambiamento di opinione finale. Dunque ad al: gradi di intelligenza e autos:ma si o4erranno effeT
persuasivi modes: in quanto l'acce4azione del messaggio è poco probabile, ma anche a bassi livelli di
autos:ma e intelligenza dovremmo aspe4arci modes: effeT persuasivi dovu: alla scarsa probabilità di
comprensione.
Secondo l'oTca centrata sulla risposta cogni:va, l'importanza della ricezione è molto minore rispe4o alla
valutazione idiosincra:ca che l'individuo compie di ciò che riceve. Lo stesso argomento ben compreso può
apparire ad una persona come convincente, ad un'altra poco convincente e ad una terza addiri4ura
ridicolo. Inoltre la ricezione soggeTva alla comunicazione non riguarda solo il contenuto del messaggio ma
anche elemen: di sfondo come la fonte e il contesto.
Rhodes e Wood conducono un’importante metanalisi per confrontare i risulta: degli studi che indagano
l'effe4o dell'intelligenza e dell'autos:ma sul cambiamento di a4eggiamento. A proposito dell'intelligenza
tu4e le ricerche pubblicate ecce4o una considerano soltanto due livelli di intelligenza u:lizzando i punteggi
o4enu: dai partecipan: su varie scale standardizzate. Questo fa4o rende impossibile verificare l'esistenza
o meno di una relazione curvilineare. In genere l'analisi conferma che i partecipan: categorizzar: come
molto intelligen: mostrano una resistenza significa:vamente maggiore agli inten: persuasivi rispe4o a
quelli meno intelligen:. L'unico tra gli esperimen: (Eagly e Warren) che non considera soltanto due livelli di
intelligenza, ma ne considera anche un livello intermedio, evidenzia risulta: interessan:. Le autrici
presentano ai partecipan: due versioni del messaggio persuasivo contro aTtudinale, una più complessa e
l'altra più semplice. Effe4uano inoltre la rilevazione della lista dei pensieri. I risulta: mostrano che il
cambiamento di a4eggiamento tende a essere correlato posi:vamente con l'intelligenza nella condizione di
messaggio complesso e nega:vamente nella condizione di messaggio semplice. Secondo le autrici il ruolo
mediazione della comprensione sul cambiamento di a4eggiamento è confermato dal fa4o che i riceven:
più intelligen: dimostrano effeTvamente un migliore ricordo e comprensione dei contenu: del messaggio.
Per quanto riguarda l'autos:ma, la metanalisi di Rhodes e Wood rileva che le ricerche che considerano
soltanto due livelli di s:ma di se confermano l'ipotesi secondo la quale le persone che hanno un'alta
autos:ma sono meno facilmente influenzabili rispe4o a quelle che hanno bassa s:ma di sé. In questo
ambito sono sta: comunque condoT un certo numero di esperimen: che includono un livello intermedio.
Ques: ul:mi fanno emergere la relazione curvilineare ipo:zzata da McGuire: le persone categorizzate a
livelli intermedi di s:ma di se sono quelle che più facilmente cambiano a4eggiamento a fronte di messaggi
persuasivi. Dagli studi che riportano misure di ricordo dei contenu: si desume che l'alta autos:ma è
associata ad un migliore ricordo, dunque agisce aumentando la ricezione. Gli autori pongono l'accento su
un problema di ordine metodologico: se l'intelligenza può essere rilevata soltanto mediante l'u:lizzo di
scale standardizzate, diversi livelli di s:ma di sé possono essere o4enu: a4raverso la manipolazione
sperimentale dire4a. In quest'ul:mo caso generalmente i ricercatori inducono il livello desiderato dando ai
partecipan: falsi feedback a compi: preliminari. Gli autori fanno notare che a4raverso l'uso delle scale
standardizzate si rileva uno stato cronico supposto rela:vamente stabile nel tempo mentre con la seconda
tecnica si induce uno stato acuto con:ngente. La metanalisi consente di evidenziare effeT diversi nei due
casi: soltanto il livello di s:ma di sé cronica mostra una relazione nega:va con il cambiamento di
a4eggiamen:, mentre gli Sta: acu: non provocano effeT significa:vi.
2.2 Il genere
Le differenze di genere cos:tuiscono un ambito di grande interesse nello studio di mol: fenomeni psico-
sociali. In par:colare per quanto riguarda il cambiamento di a4eggiamen:, generalmente le donne sono
considerate più facilmente influenzabili degli uomini. Eagly fa notare che un gran numero di manuali
americani di psicologia sociale considera una maggiore influenzabilità delle donne come un risultato chiaro
e corroborato da prove empiriche o4enute nell'ambito degli studi sulla persuasione ma anche su quello
dell'influenza sociale e della conformità. Per approfondire questa affermazione, l'autrice conduce una
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rassegna delle ricerche nei due ambi: che includono come variabile indipendente il genere dei
partecipan:. L'impianto sperimentale nei due ambi: si differenzia in quanto perlopiù gli esperimen: sulla
persuasione prevedono che ogni partecipante sia esposto a una comunicazione nella quale una fonte
argomenta per sostenere una data posizione mentre negli esperimen: sulla conformità la fonte di influenza
non argomenta la propria posizione e non mostra l'intenzione esplicita di influenzare l’interlocutore.
Su 62 studi sulla persuasione, solo 10 riportano una differenza significa:va in direzione di una maggiore
influenzabilità delle donne mentre in 51 esperimen: la differenza donne/uomini non risulta sta:s:camente
significa:va, uno studio poi rileva una maggiore influenzabilità da parte degli uomini anche se quest'ul:mo
tu4avia è stato condo4o con partecipan: del Kenya mentre negli altri i partecipan: erano studen:
americani.
Con lo sviluppo di tecniche sta:s:che sempre più sofis:cate si è concre:zzata la possibilità di confrontare le
varie ricerche non solo in termini di distribuzione in categorie ma anche di analizzare l'effe4o indagato in
modo trasversale agli studi stessi. Cooper confronta tra loro queste due metodologie. Riprende gli studi, ne
standardizza i risulta: in modo da renderle comparabili aldilà dell'uso di diverse scale e trova che sull'intero
insieme la differenza fra donne e uomini risulta effeTvamente significa:va in direzione di una maggiore
influenza abilità delle donne. Questa differenza emerge in modo ne4o sopra4u4o dal so4oinsieme di
ricerche dove fonte e bersaglio dell'influenza sono in una situazione face to face.
Tale differenza è stata confermata recentemente confrontando l'efficacia di un messaggio persuasivo
veicolato per mail oppure in una situazione faccia a faccia. Mentre gli uomini non mostrano differenze
dovute alle due modalità, le partecipan: donne esprimevano un maggior grado di accordo con la fonte
nella modalità faccia a faccia rispe4o a quella via mail. Una metanalisi ha però dimostrato che la differenza
di genere spiega l'1% della varianza totale nell'influenzabilità.
Le interpretazioni che sono state date a questo fenomeno nel corso del tempo sono molteplici. Possiamo
dividerle in spiegazione di merito e richiami metodologici. Per quanto riguarda quest'ul:ma categoria Eagly
fa notare che l'effe4o può essere un prodo4o ar:ficiale di una situazione globalmente più familiare per gli
uomini che per le donne. InfaT i temi rispe4o ai quali si induce l'influenza nelle ricerche sono spesso quelli
conosciu: sopra4u4o dagli uomini, ad esempio la poli:ca. I ricercatori sono nella maggioranza dei casi
maschi, quindi si confrontano da: che emergono da coppie ricercatore partecipante omogenee nel caso di
partecipan: uomini ed eterogenee nel caso di partecipan: donne: nei due casi la differenza nelle risposte
può essere dovuta anche a una diversa preoccupazione circa l'impressione di sé che si produce nell’altro.
Aldilà degli effeT dovu: all'ar:ficialità della situazione sperimentale sono state individuate alcune ragioni
di ordine sociologico. Eagly sos:ene che generalmente si è fa4o appello alle a4ese di ruolo:
tradizionalmente donne e uomini assumono ruoli diversi in relazione ai quali si sviluppano delle a4ese circa
i comportamen: che i due sessi me4ono in a4o. Le aspe4a:ve di ruolo verrebbero interiorizzate fin
dall'infanzia a4raverso la socializzazione. L'autrice sembra propensa a interpretare la maggiore
influenzabilità femminile ricorrendo al conce4o sociologico di status, infaT gli uomini sono spesso in
posizione di potere nei vari ambi: vitali; in queste posizioni esercitano quella che viene denominata
influenza norma:va. Esisterebbe secondo l'autrice è una teoria implicita condivisa da uomini e donne
secondo la quale il potere di indurre condiscendenza è un prodo4o dello status. Dato che gli uomini
possiedono uno status generalmente superiore la persone ritengono più probabile che essi siano in grado
di indurre condiscendenza. Nella situazione sperimentale si realizza una condizione di eguaglianza formale
di status.
Possiamo infine ricordare un'interpretazione psicologica della differenza di genere compa:bile anche con
quelle sociologiche viste sopra. È stato riscontrato che le donne sono maggiormente a4ente in ogni
situazione agli aspeT di relazione interpersonale mentre gli uomini sono più focalizza: sul se individuale.
A conclusione di questo paragrafo possiamo sostenere che è possibile individuare numerose ragioni
teoriche in grado di spiegare la maggiore propensione femminile al cambiamento dei propri a4eggiamen:.
Non è altre4anto semplice sostenere che questa propensione si manifes: concretamente.
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2.3 Personalità e persuasione
Sorprendentemente non sono mol: gli studi che hanno messo in relazione le cara4eris:che di personalità
dei riceven: con la loro vulnerabilità alla persuasione. Eppure la personalità orienta il modo in cui gli
individui rispondono agli s:moli dell’ambiente e i messaggi persuasivi sono esempi di ques: s:moli. In altre
parole i riceven: possono reagire in modo diverso la stessa strategia persuasiva in relazione alle loro
propensioni individuali.
Uno dei modi più diffusi per segmentare i potenziali riceven: a seconda della loro personalità si basa sulla
teoria dei Big Five. Secondo questa teoria, la personalità degli individui si cara4erizza e varia su cinque
fa4ori: estroversione introversione, amichevolezza, coscienziosità, nevro:cismo, apertura all’esperienza.
La prevalenza di un fa4ore sugli altri dis:ngue uno specifico sistema di mo:vazione. In estrema sintesi le
persone cara4erizzate da estroversione sono par:colarmente sensibili ai riconoscimen: esterni e alla
tensione che viene a loro dedicato dal proprio ambiente sociale; quelle amichevoli valorizzano gli obieTvi
comuni e l'armonia interpersonale; i coscienziosi cercano ordine efficienza e riuscita personale; le persone
con al: punteggi di nevro:cismo sono intolleran: dell'incertezza e delle minacce dell'ambiente e infine le
persone par:colarmente aperte all'esperienza ricercano aTvamente e hanno bisogno di s:moli
intelle4uali.
I pochi studi condoT in questo ambito però non hanno ancora fornito prove convincen: del fa4o che le
cara4eris:che di personalità rendono i riceven: più o meno vulnerabile alla persuasione.
In uno studio ad esempio, il messaggio era finalizzato a incoraggiare l'aTvità fisica dei partecipan:
a4raverso l'uso di un'applicazione sullo smartphone. Gli autori confrontano l'efficacia di o4o taTche
persuasive dopo aver elaborato il profilo di personalità dei partecipan: sui big five. Dai risulta: non emerge
nessuna tendenza sistema:ca di influenza. I partecipan: con al: punteggi di coscienziosità erano
influenza: da due taTche poste mentre perlopiù si osservavano effeT di resistenza all'influenza sulle
persone con al: punteggi di estroversione.
Dunque la personalità non definisce una generica variabilità nella vulnerabilità della persuasione. Ma cosa
succede se vengono confeziona: appelli persuasivi su misura? Una stessa posizione sostenuta in un
messaggio o un :po di appello potrebbero essere percepi: come più o meno interessan: e convincen: a
seconda di quanto rendono salien: elemen: che corrispondono ai diversi orientamen: di personalità.
Questa ipotesi di corrispondenza messaggio-personalità del ricevente è spesso data per scontata dei
professionis: della pubblicità.
Al momento l'unico studio che testa dire4amente questa ipotesi è quello di Hirsh, Kang e Bodenhausen. Gli
studiosi hanno costruito cinque versioni di una pubblicità di un telefono cellulare, facendo variare il
messaggio che accompagnava l'immagine. Ogni messaggio era declinato in modo da poter corrispondere
agli orientamen: di personalità descriT sopra. Le cinque pubblicità sono state so4oposte alla valutazione
di 324 persone adulte che avevano preven:vamente compilato la scala per rilevare i loro traT di
personalità. I risulta: mostrano l'effe4o della corrispondenza fra frame del messaggio e personalità: i
risponden: valutavano le pubblicità tanto più efficaci quanto più il messaggio corrispondeva al loro
orientamento di personalità. Questo studio fornisce le prove empiriche più dire4e che oggi abbiamo a
disposizione sulla corrispondenza personalità frame del messaggio.
Di fronte a questa scarsità di prove scien:fiche sorprende un po' lo sforzo di profilazione su base
psicografica che oggi viene compiuto dalle agenzie di comunicazione o dalle aziende a4raverso il
comportamento online degli uten: dei social network.
Ciò non significa affermare che la pra:ca di proge4are i messaggi su misura non funzioni tout court. Il
tenta:vo di dividere i consumatori in segmen: e di calibrare i messaggi per ques: segmen: è datata.
L'efficacia di tale pra:ca dipende dai criteri sui quali si costruiscono i segmen:.
TITOLO 16
3. Caratteristiche strutturali degli atteggiamenti bersaglio
Oltre a interrogarci su quali persone siano più facilmente influenzabili di altre, dobbiamo anche dis:nguere
a4eggiamen: più facilmente modificabili di altri nella stessa persona. La vulnerabilità del singolo
a4eggiamento agli appelli persuasivi dipende dalle cara4eris:che che assume la rela:va stru4ura cogni:va
nella memoria dell’individuo.
Un a4eggiamento si può definire forte quando presenta due peculiarità: è durevole e provoca un impa4o.
La durevolezza riguarda sia la persistenza nel tempo anche in assenza di tenta:vi di cambiamento da parte
di fon: di influenza, sia la resistenza, mentre l'impa4o riguarda l'influenza che l'a4eggiamento esercita sui
processi di elaborazione delle informazioni e sul comportamento.
Per definizione dunque gli a4eggiamen: più facilmente influenzabili sono quelli meno for:. Ne deriva che
ogni a4ributo aTtudinale che contribuisce a rafforzare l'a4eggiamento contribuisce anche a rendere meno
probabile il successo della comunicazione persuasiva. Tali a4ribu: possono essere di qua4ro :pi:
1. AspeT intrinseci all’a4eggiamento
2. AspeT che riguardano la stru4ura cogni:va nella memoria
3. Credenze soggeTve
4. Le modalità a4raverso le quali l’a4eggiamento si è formato
Gli a4eggiamen: estremi risultano più for: rispe4o a quelli meno estremi: sono più prediTvi del
comportamento e più resisten: a tenta:vi di influenza. Persone che possiedono già un a4eggiamento
rela:vamente forte esposte a informazioni miste tendono a selezionare, prestare a4enzione e interpretare
queste informazioni in modo distorto in direzione del sostegno del loro a4eggiamento iniziale. Lo stesso
effe4o non si osserva su persone che esprimono posizioni iniziali moderate.
Più controverso appare l'impa4o della comunicazione persuasiva sugli a4eggiamen: ambivalen:.
L'ambivalenza aTtudinale è definita come la coesistenza fra valutazioni posi:ve e nega:ve
nell'a4eggiamento che una persona ha nei confron: di un ogge4o. A tu4'oggi non è chiaro se questo :po
di a4eggiamen: sia in via generale più o meno facilmente modificabile in seguito all'esposizione ad una
comunicazione persuasiva rispe4o ad a4eggiamen: meno ambivalen:.
La ricerca di Hodson, Maio e Esses mostra che le persone ambivalen: nei confron: delle poli:che di Welfar
si esprimono maggiormente in accordo con la posizione sostenuta dalla maggioranza rispe4o alle persone
non ambivalen:. In par:colare ques: ricercatori hanno manipolato il livello di consenso su posizioni
favorevoli vs contrarie a poli:che di welfare e hanno osservato uno spostamento verso il consenso della
maggioranza da parte dei partecipan: che avevano punteggi al: sull'ambivalenza e uno spostamento in
direzione contraria da parte di quelli con bassi livelli di ambivalenza. Ques: risulta: fanno rifle4ere sugli
effeT che provoca la diffusione dei sondaggi: i risulta: dei sondaggi agiscono sulla percezione di
norma:vità di una data posizione e in questo modo influenzano quella larga parte di popolazione che di
fronte a oggeT sociali complessi si forma a4eggiamen: ambivalen:. Occorre però approfondire la natura
dei cambiamen: che si inducono.
Alcuni studi sembrano portare altri elemen: di sostegno all'ipotesi della flessibilità adaTva assicurata
dall'ambivalenza mostrando che di fronte ad un messaggio persuasivo di :po norma:vo le persone
ambivalen: cambiano il proprio a4eggiamento sulle dimensioni esplicitamente citate nel messaggio,
mentre non la modificalo su aspeT a esse associate ma non esplicitate. Le persone poco ambivalente si
comportano all’opposto.
L'ambivalenza consen:rebbe dunque di esprimere diverse connotazioni su diversi piani senza avviare un
vero e proprio cambiamento. L'espressione del giudizio sulla dimensione dire4a è quella regolata dalle
norme sociali mentre la dimensione indire4a può soddisfare altre funzioni dell'a4eggiamento, come quella
della difesa del sé o della stabilità.
TITOLO 17
Per quanto riguarda l'accessibilità, il fa4o di possedere a4eggiamen: accessibili rende le persone più
impermeabili alle nuove informazioni sopra4u4o quelle non congruen: con la stru4ura cogni:va. Ma
anche quando informazioni incongruen: vengono percepite la loro eventuale elaborazione può avvenire in
modo distorto poiché l'interpretazione è guidata dall'a4eggiamento preesistente e finalizzata ad una sua
conferma.
Quando gli even: e gli oggeT cambiano la propria natura nel corso del tempo, l'uso automa:co della
stru4ura cogni:va altamente accessibile impedisce all'individuo di percepire rapidamente tale
trasformazione quindi il cambiamento diviene meno probabile. Per capire l'effe4o dell'interesse personale
verso l'ogge4o nella rafforzare l'a4eggiamento facciamo ricorso alla teoria del giudizio sociale. Secondo
tale teoria l'a4eggiamento può essere concepito come la posizione che una data persona de:ene su un
con:nuum di valutazione che va da estremamente favorevole a estremamente sfavorevole rispe4o ad un
ogge4o. Questo con:nuum è cos:tuito da tre zone: una di acce4azione, dove si posizionano le
affermazioni riguardo all'ogge4o che vengono ritenu: acce4abili, una di rifiuto, dove si posizionano le
opinioni che la persona giudica inacce4abili, e infine la zona di non impegno ovvero la parte dove possono
essere collocate opinioni con le quali non si è ne in accordo ne in disaccordo. L'ampiezza rela:va alle tre
zone varia fra le persone e per diversi oggeT di a4eggiamento. Se una persona si sente molto coinvolta
rispe4o ad un ogge4o di a4eggiamento questo avrà un'ampia zona di rifiuto e una piccola zona di non
impegno.
È stato osservato negli studi empirici che l'ampiezza della zona di acce4azione non è correlata al grado di
coinvolgimento personale. Ad esempio un aTvista di Greenpeace posto di fronte ad un certo numero di
affermazioni che riguardano l'ambiente sarà propenso a classificarne alcune come acce4abili, altre come
inacce4abili e pochissime come neutrali. Nel procedere a questa categorizzazione intervengono due
tendenze: l'assimilazione e il contrasto, che distorcono la percezione della reale discrepanza fra la propria
posizione e quella sostenuta nel messaggio codificato. È a questo punto che gli a4eggiamen: preesisten:
giocano il proprio ruolo. L'individuo colloca il proprio a4eggiamento riguardo all'ogge4o in ques:one in un
punto preciso della zona di acce4azione e questa collocazione funge da àncora per situare le informazioni
rilevan: incontrate successivamente. Si è osservato che le affermazioni vicino al proprio a4eggiamento
vengono assimilate ad esso e quindi percepite come più simili a quanto tu lo siano in realtà. L'effe4o di
assimilazione avviene per quelle opinioni che cadono nella la:tudine di acce4azione e nella prima zona di
confine della regione di non impegno. L’effe4o di contrasto si verifica rispe4o alle opinioni che si collocano
nella la:tudine dal rifiuto o nella zona di confine del non impegno, in questo caso la reale discrepanza viene
sovras:mata.
La teoria può essere applicata al processo di cambiamento di a4eggiamento in quanto perme4e di chiarire
come la discrepanza percepita dal ricevente sia un fa4ore che influenza fortemente la ampiezza di tale
cambiamento. L'effe4o di assimilazione implica un giudizio favorevole da parte del ricevente sulla posizione
esposta nel messaggio mentre l'effe4o di contrasto implica un giudizio sfavorevole. Nel primo caso si
osserva un cambiamento di a4eggiamento nella direzione a4esa mentre nel secondo si osserva una
resistenza alla comunicazione o addiri4ura un effe4o boomerang ovvero un cambiamento nella direzione
opposta con funzioni difensive.
Il cambiamento allora può aumentare man mano che il messaggio sos:ene posizioni che si allontanano da
quella originale del ricevente ma solo fino a quando agisce l'effe4o di assimilazione, oltre questa soglia il
cambiamento diminuisce fino a diventare nega:vo. Il picco di maggior cambiamento si dovrebbe osservare
in condizione di discrepanza reale moderata tra l'a4eggiamento originario del ricevente e la posizione
sostenuta nel messaggio. È stato osservato che la rilevanza personale a4ribuita all'ogge4o di
a4eggiamento rende più for: gli a4eggiamen: di assimilazione-contrasto.
4. Il ruolo dell’umore
TITOLO 18
Aldilà delle cara4eris:che rela:vamente stabili del ricevente, il suo stato con:ngente può predisporlo a
essere più o meno vulnerabile a richiami persuasivi. Nel presente paragrafo ci chiediamo come agisca
l'umore del ricevente sulla probabilità che acceT una posizione o un prodo4o promosso in un messaggio
persuasivo.
Diverse delle ricerche empiriche che offrono suggerimen: u:li a rispondere, sono state condo4e nel
quadro dell’ELM E hanno considerato perlopiù lo stato d'animo della ricevente come un fa4ore in grado di
influenzare la profondità di elaborazione che egli è disposto ad affrontare. L'umore più o meno posi:vo è
stato spesso manipolato negli esperimen: a4raverso l'ascolto di musica piacevole, visione di film
diverten:, rievocazione scri4a di un evento felice di vita, prima dell'esposizione al messaggio.
In uno dei primi esperimen: condoT in questo ambito, Worth e Mackie inducono l'umore posi:vo in un
gruppo di partecipan: e presentano loro un messaggio contro aTtudinale sul problema delle piogge acide.
Il messaggio è stato cos:tuito in due versioni, una con:ene argomen: fortemente convincen:, l'altra
argomen: più deboli. I risulta: mostrano l'interazione dei due fa4ori indipenden:: mentre i partecipan: di
umore neutro cambiano a4eggiamento soltanto se ascoltano il messaggio argomentato in modo
convincente, quelle di umore posi:vo mostrano cambiamen: di a4eggiamento in entrambe le condizioni.
Sembrerebbe che i riceven: di umore posi:vo non si impegnino nell'elaborazione del contenuto del
messaggio al pari di coloro che sono di umore neutro.
Altre ricerche sembrano confermare che l'impa4o persuasivo dell'umore non si rifle4e tanto in modo
dire4o sugli a4eggiamen:, ma influenza le strategie di elaborazione dei contenu: che portano alla
definizione dei nuovi a4eggiamen: o al mantenimento di quelli preesisten:. L'umore infaT influenza la
mo:vazione a elaborare il contenuto del messaggio. Lo stato d'animo nega:vo informa il ricevente che
l'ambiente circostante presenta problemi di par:colare rilevanza personale, ciò richiede un aumento
dell'elaborazione delle informazioni per la risoluzione. Lo stato d'animo posi:vo invece informa l'individuo
del fa4o che nell'ambiente non sono presen: minacce quindi non è necessario inves:re risorse a4enzionali
rilevan:. Ma l'umore può influire anche sulla capacità cogni:va del ricevente. La presenza di pensieri
posi:vi nella memoria opera:va occupa uno spazio che non può più essere u:lizzato per l'elaborazione
delle informazioni contenute nel messaggio. Non è ancora del tu4o chiaro se anche l'umore nega:vo
provochi lo stesso effe4o.
Una metanalisi condo4a su 14 studi ha riportato prove empiriche a sostegno dell'interpretazione
mo:vazionale. InfaT in condizioni di umore posi:vo la capacità cogni:va dei riceven: si riduce un po', ma
non a tal punto da comprome4ere la possibilità di elaborare i contenu:. Piu4osto le persone di buon
umore sono mo:vate a evitare i messaggi potenzialmente minacciosi. I riceven: si formerebbero dunque
una rapida impressione del contenuto del messaggio e della sua potenziale capacità di disturbo dell’umore.
Un'oTca un po' diversa è introdo4a dagli studi che assumono come quadro teorico di riferimento l’APE
model. In questo caso l'obieTvo conosci:vo è quello di cogliere gli effeT della comicità nelle pubblicità.
InfaT mol:ssime pubblicità fanno ricorso alla comicità per accompagnare i loro richiami persuasivi. La
ripe:zione frequente della presentazione congiunta di prodo4o e s:molo divertente consente ai riceven:
di registrare nella memoria questa associazione che sarà la base per la formazione di un a4eggiamento
implicito posi:vo verso il prodo4o. La formazione dell'a4eggiamento è assicurata dal fa4o che ciò che fa
ridere comporta sempre una violazione delle aspe4a:ve dello spe4atore e quindi aTra la sua a4enzione.
L'a4enzione non è focalizzata sul prodo4o ma sulla scena umoris:ca. L'a4eggiamento implicito sarà poi
aTvato automa:camente nel momento in cui l'individuo si troverà di fronte al prodo4o influenzando così
la scelta. Esperienza dire4a del prodo4o può poi tradursi in a4eggiamento esplicito posi:vo a4raverso il
processo proposizionale. Si tra4a perlopiù di una strategia u:lizzata per prodoT di largo consumo e basso
impegno economico. I risulta: delle ricerche dimostrano che le persone ricordano meglio gli spot comici
rispe4o a quelli non comici ma non ricordano meglio le cara4eris:che del prodo4o pubblicizzato e ciò
conferma che la distrazione dal prodo4o evita una risposta cogni:va nega:va. Inoltre la ripe:zione
dell'esposizione congiunta di prodo4o ed elemento umoris:co diminuisce il tempo di latenza
TITOLO 19
nell'associazione fra prodo4o e aggeTvi posi:vi rispe4o a quando il prodo4o è associato ad un elemento
neutro.
Occorre tenere presente che concepire il ruolo dell'umore posi:vo che induce uno sketch in termini di
condizionamento valuta:vo non equivale a concepirlo come elemento periferico nei termini dell’ELM in
quanto nel primo caso i cambiamen: nella stru4ura associa:va sono rela:vamente stabili e influenzano il
comportamento di scelta in modo rela:vamente forte, mentre quando l'influenza è l’esito di un percorso
periferico il cambiamento che ne deriva è più instabile e superficiale.
TITOLO 20
effe4o hanno avuto le operazioni propagandis:che che hanno fa4o leva sulla funzione di iden:ficazione
sociale che ha il consumo di queste sostanze.
Un effe4o di corrispondenza nella persuasione è stato evidenziato anche sul piano stru4urale. Gli
a4eggiamen: possono essere classifica: come a base emo:va, quando la valutazione globale che li
esprime È molto vicina alla connotazione che deriva dalla componente emo:va, mentre si parla di
a4eggiamen: a base cogni:va quando la valutazione globale è molto vicina alla connotazione che deriva
dalla componente cogni:va. Questa dis:nzione è stata u:lizzata anche per classificare i :pi di messaggi
persuasivi.
L'ipotesi della corrispondenza stru4urale prevede che una comunicazione persuasiva basata su elemen:
cogni:vi vs emo:vi risulterà più efficace sulla componente aTtudinale corrispondente rispe4o alla
componente non corrispondente.
Per semplificare il paradigma sperimentale, Fabrigar e Pe4y testano l'ipotesi inducendo la formazione di un
a4eggiamento a base emo:va vs cogni:va nei confron: di un ogge4o non preliminarmente conosciuto dai
partecipan:, ovvero un animale marino fiTzio. L'esperimento si svolge in due fasi, una di formazione
dell'a4eggiamento a base emo:va o cogni:va e una di persuasione a base emo:va o cogni:va. Nella prima
fase metà dei partecipan: risponde ad una serie di item sui sen:men: che suscita un presunto animale, il
lemphur. Naturalmente dato che l'animale è fiTzio, i ricercatori spiegano ai partecipan: di essere
par:colarmente interessa: a studiare i loro sen:men: nei confron: di questo animale e che se non lo
ricordano possono tentare di immaginarselo. Viene fa4o loro leggere un brano finalizzato ad evocare
emozioni verso l'animale e nel brano viene descri4o l'incontro fra una persona e un esemplare di questo
animale. L'altra metà dei partecipan: svolge lo stesso compito nella condizione finalizzata a formare un
a4eggiamento a base cogni:va. In questa condizione il brano che viene fa4o leggere è un estra4o fiTzio da
un’enciclopedia che con:ene informazioni posi:ve sull’animale. Una volta formato l'a4eggiamento verso
l'animale prevalentemente su dimensioni emo:ve o cogni:ve, prende il via la fase della manipolazione del
:po di persuasione. Metà dei partecipan: legge un brano che descrive l'animale uccidere brutalmente e
mangiare una persona che stava nuotando, mentre l'altra metà legge un estra4o fiTzio da un libro sulla
vita del mare che descrive in modo nega:vo l'animale, il primo è un messaggio emo:vo nega:vo e il
secondo è un messaggio cogni:vo nega:vo. Infine tuT rispondono agli item delle scale di a4eggiamento
nei confron: dell’animale.
I risulta: dell'esperimento mostrano che il messaggio di :po emo:vo provoca più cambiamen: negli
a4eggiamen: a base emo:va che negli a4eggiamen: a base cogni:va, ma l'effe4o di corrispondenza si
rivelano significa:vi nella condizione sperimentale in cui viene u:lizzato il messaggio di :po cogni:vo.
Risulta: di questo genere sono ricorren: nei vari studi sperimentali.
L'effe4o persuasivo della corrispondenza non è comunque dire4o e garan:to: in un paio di esperimen: in
cui si manipola sperimentalmente il livello di corrispondenza fra schema di sé dei riceven: e appello
presente nel messaggio si osserva che nelle condizioni di alta corrispondenza i riceven: tendono ad
elaborare le informazioni in modo più approfondito rispe4o alle condizioni di bassa corrispondenza. Ciò
non significa necessariamente osservare anche i maggiori cambiamen: nel primo caso rispe4o al secondo,
quanto piu4osto un maggiore effe4o differenziato degli argomen: convincen: vs quelli poco convincen:.
———
TITOLO 22
2. Il come della relazione tra atteggiamenti e comportamenti
2.1 la teoria dell'azione ragionata
Il primo e più citato modello teorico del processo che lega a4eggiamen: e comportamen: viene formulato
negli anni 70. La costatazione che le persone si comportano poco in accordo con gli a4eggiamen: mostra
un'immagine di essere umano come essere non del tu4o razionale e preda di determinismi ambientale.
Fishbein e Ajzen dapprima rilevano che spesso la mancata corrispondenza fra cognizioni e azioni È dovuta
più a limi: di ordine metodologico che fenomenologico. Con la teoria dell'azione ragionata, poi,
riaffermano il ruolo della razionalità umana.
L'idea centrale è che la causa più prossima del comportamento sia l'intenzione soggeTva di intraprenderlo.
L'intenzione riguarda la decisione di intraprendere un dato a4o comportamentale, cioè la pianificazione
consapevole di uno sforzo. L'intenzione comportamentale è determinato a sua volta da due fa4ori:
l'a4eggiamento verso quel dato comportamento e le norme soggeTve. Queste ul:me indicano la
percezione che l'individuo ha circa le aspe4a:ve di altri significa:vi rela:vamente all’ a4uazione di quel
comportamento. Dunque il comportamento risulta una funzione dell'intenzione che a sua volta è una
funzione della valutazione soggeTva di quel comportamento e della percezione della valutazione che ne
danno gli altri significa:vi. Occorre notare che l'a4eggiamento verso il comportamento cui gli autori si
riferiscono non coincide con l'a4eggiamento verso l’ogge4o.
Ad un ulteriore livello di analisi l'a4eggiamento verso il comportamento È determinato dalle credenze
comportamentali, mentre le norme soggeTve sono determinate dalle credenze norma:ve. Gli autori
dis:nguono infaT la componente affeTva da quella cogni:va. Le credenze riguardano le informazioni che
la persona possiede a proposito dell’ogge4o-bersaglio. Essi uniscono un a4ributo ad un ogge4o secondo
una probabilità soggeTvamente s:mata. Gli a4eggiamen: derivano dalla valutazione della relazione
ogge4o/a4ributo.
L'a4eggiamento è più probabilmente determinato dall'insieme delle credenze comportamentali, vale a dire
dall'insieme delle conseguenze previste dall'individuo rela:vamente alla messa in a4o di quel
comportamento. Allo stesso modo le norme soggeTve sono date dall'insieme delle credenze norma:ve
unitamente alla mo:vazione che la persona ha di compiacere i desideri di ques: altri. Altre variabili non
previste in modo esplicito dal modello, secondo gli autori, influiscono sulle intenzioni comportamentali solo
in modo indire4o, modificando quindi il peso dei due fa4ori che causano in maniera dire4a l’intenzione.
Secondo questa teoria il cambiamento del comportamento si verifica quando si modificano le credenze che
ne stanno alla base. Questo può avvenire o a4raverso un'esperienza dire4a durante la quale l'a4ore ha
l'opportunità di acquisire nuove credenze su di sé, oppure a4raverso l'esposizione alla comunicazione
persuasiva, grazie all'acquisizione di nuove informazioni. L'informazione assume un ruolo estremamente
importante nell'induzione del cambiamento.
Con la teoria dell'azione ragionata, Fishbein e Ajzen intendono esplicitamente rendere conto del processo
che avviene nel caso di comportamento volontario, assumendo che nella maggioranza dei casi i
comportamen: siano di questo :po. Ne emerge una concezione di individuo voli:vo in grado di
comportarsi in modo coerente con le proprie intenzioni perseguendo gli scopi desidera:, tenendo conto
delle aspe4a:ve degli altri significa:vi. Il modello però non solo esclude i comportamen: abituali
compulsivi e al di fuori di un totale controllo voli:vo, ma anche i comportamen: che richiedono abilità e
cooperazione da parte di altre persone. Ajzen qualche anno dopo coglie questa cri:ca e formula una
visione estesa della teoria, chiamando la teoria del comportamento pianificato.
Ma la teoria è stata cri:cata anche per altri versi. Eagly e Chaiken so4olineano che in questo modello gli
a4eggiamen: entrano solo in quanto valutazione del comportamento. InfaT in esso si parla sempre di
a4eggiamento verso il comportamento per precisare che non si tra4a di a4eggiamento verso l'ogge4o
sociale-bersaglio. Quest'ul:mo è confinato a uno status di variabile esterna. La teoria infaT prevede che i
TITOLO 23
comportamen: siano precedu: da una profonda elaborazione cogni:va, in par:colare dall'analisi delle
credenze per:nen: e dalla loro valutazione, Fishbein e Ajzen ribadiscono che la formazione degli
a4eggiamen: verso il comportamento, delle norme soggeTve delle intenzioni richiede questo sforzo di
elaborazione ma successivamente ques: possono essere semplicemente richiama: alla memoria con uno
sforzo cogni:vo ne4amente minore.
TITOLO 24
2.3 Un modello a due vie: il MODE
Per rendere conto di una gamma più vasta di comportamen:, Fazio propone un modello a due vie che
chiama mode come acronimo di Mo:va:on and Opportunity as DEterminants. Si tra4a di un modello
coerente con la tendenza a ritenere che il livello di mo:vazione personale inneschi processi cogni:vi di
natura differenziata.
Il punto di partenza è la concezione degli a4eggiamen: come un costru4o che svolge la funzione di
orientare le persone a interpretare e definire ogni situazione. InfaT l'a4eggiamento è una delle stru4ure
cogni:ve che filtrano la le4ura della situazione circostante. La stru4ura cogni:va degli a4eggiamen: è
cos:tuita dal legame in memoria e una valutazione. L'accessibilità dell'a4eggiamento è un conce4o chiave
nella teorizzazione di Fazio. Il livello di accessibilità si riferisce alla facilità o difficoltà di richiamare dalla
memoria questo legame quando l'a4ore sociale si trova di fronte all’ogge4o.
Sia gli a4eggiamen: sia le norme sociali variano su un con:nuum che va da non disponibile ad altamente
accessibile. Da un lato l'a4eggiamento o la norma non sono state mai registrate in memoria dall'altro sono
associa: in modo molto stre4o all’ogge4o.
Gli a4eggiamen: e le norme molto accessibili si aTvano automa:camente e influenzano il modo in cui la
situazione viene percepita e a4raverso tale percezione influenzano il comportamento. Ogni situazione
infaT ha un certo grado di ambiguità e deve essere interpretata. Gli a4eggiamen: e le norme accessibili
risolvono rapidamente questa ambiguità riguardo l'interpretazione in modo coerente definendo così quale
comportamento è acce4abile.
Diversi fa4ori concorrono a determinare il grado di accessibilità, per esempio segnali presen: nella
situazione possono rendere rilevante un dato a4eggiamento. Ma l'accessibilità può essere una
cara4eris:ca cronica degli a4eggiamen: che coincide con la forza del legame in memoria fra l'ogge4o e la
valutazione.
La mo:vazione e l'opportunità sono i fa4ori cri:ci che determinano se gli a4eggiamen: e norme accessibili
influenzeranno il comportamento oppure se l'individuo si impegnerà in un processo di decisione più
consapevole e impegna:vo.
L'individuo potrebbe essere mo:vato a fare una scelta accurata oppure potrebbe essere mo:vato a non
apparire come una persona con pregiudizi. Allora quando la mo:vazione è bassa il comportamento è
influenzato dalle informazioni che si aTvano più rapidamente di altre nella memoria. Quando la
mo:vazione è alta al contrario, l'individuo cerca anche altre informazioni prima di prendere la sua
decisione. In questo caso a4eggiamen: e norme accessibili giocano un ruolo non esclusivo e si integrano
con altre considerazioni. Ma per prendere in considerazione altre informazioni l'individuo deve avere anche
l'opportunità di farlo, per esempio il tempo e le risorse cogni:ve necessarie.
In sintesi, anche il MODE dis:ngue fra processi che richiedono più o meno sforzo cogni:vo. Il processo
delibera:vo richiede un maggiore sforzo cogni:vo, un maggiore impiego di risorse a4en:ve ed è un
processo controllato. Per esempio per comprare una casa è probabile che le persone adoTno un processo
di questo :po essendo mo:va: a fare una buona scelta per un bene così durevole.
Al contrario, l'acquisto di una barre4a di cioccolato posta vicino alla cassa del supermercato è l'esito di un
processo spontaneo probabilmente orientato da un a4eggiamento posi:vo automa:co verso il cioccolato.
Quando l'individuo ha l’opportunità e la mo:vazione necessaria per ado4are un processo delibera:vo, tale
processo sarà quello previsto dalla teoria del comportamento pianificato, includerà cioè considerazioni sia
sull'ogge4o sia sulle aspe4a:ve degli altri significa:vi. Questo non esclude che a4eggiamen: enormi
accessibili giochino un ruolo. Gli a4eggiamen: molto accessibili possono imporre una direzione precisa al
processo delibera:vo. D'altronde le norme fortemente accessibili possono convogliare l'individuo verso
euris:che anche su decisioni importan:. I processi spontanei e delibera:vi previs: dal modello di Fazio e
colleghi non sono concepi: come processi che rifle4ono forme diverse di a4eggiamento, come nel caso
dell'APE model già citato. Secondo ques: autori infaT gli a4eggiamen: sono sempre associazione in
TITOLO 25
memoria tra un ogge4o e la sua valutazione, ma varia la forza di questa associazione. Allora se si rilevano
gli a4eggiamen: a4raverso i tempi di latenza si possono cogliere valutazioni che la persona non è disposta
a esprimere in un ques:onario perché non sono socialmente desiderabili.
Per testare la validità del MODE Fazio condo4o numerosi esperimen: insieme a vari colleghi. In uno di
ques: per esempio i ricercatori fornivano ai partecipan: delle informazioni generali su due grandi negozi di
ele4rodomes:ci e alcuni de4agli sui repar: di vendita delle macchine fotografiche. I due insiemi di
informazioni erano incongruen:: il negozio di Brown veniva descri4o con informazioni posi:ve mentre il
suo reparto di macchine fotografiche con informazioni nega:ve e viceversa nel caso del negozio di Smith.
Il compito dei partecipan: all'esperimento consisteva nel decidere Dove avrebbero comprato una macchina
fotografica. Il piano sperimentale prevedeva la manipolazione del livello di mo:vazione e di opportunità. A
metà dei partecipan: veniva de4o che le loro decisioni sarebbero state confrontate con quelle di altri
partecipan: e che essi avrebbero dovuto spiegare le ragioni della loro scelta. Per quanto riguarda
l’opportunity, a metà dei partecipan: venivano da: 15 secondi per raggiungere la decisione. I risulta:
mostrano che i partecipan: in condizione di alta mo:vazione e debole pressione temporale scelgono
sopra4u4o il negozio con un buon reparto di macchine fotografiche, mentre nelle altre condizioni
sperimentali i partecipan: scelgono più sulla base della valutazione generale del negozio.
Nel primo caso la decisione è assunta considerando tu4e le informazioni disponibili, mentre nel secondo
una generale valutazione posi:va è ritenuta sufficiente per arrivare ad una conclusione rapida.
In un altro esperimento di qualche anno dopo i ricercatori mostrano il ruolo dell'accessibilità
dell'a4eggiamento e della sua aTvazione nell'orientare automa:camente i comportamen:. In questo
studio i partecipan: dovevano valutare la qualità di due ricerche concernen: l'efficacia della pena di morte
come deterrente della criminalità. Le due ricerche da esaminare arrivavano a conclusioni opposte: una a
favore della pena di morte l'altra contro. Il disegno sperimentale prevedeva la manipolazione di due
variabili indipenden:: la mo:vazione all'accuratezza operazionalizzata come nel precedente e l'accessibilità
dell’a4eggiamento. Per provocare un'alta accessibilità dell'a4eggiamento metà dei partecipan: doveva
esprimere più volte la propria posizione nei confron: della pena di morte per un'inchiesta fiTzia prima del
compito sperimentale di valutazione delle due ricerche. I risulta: mostrano che l'influenza
dell'a4eggiamento preliminare sulla valutazione delle due ricerche si osserva in modo par:colare nella
condizione di alta accessibilità e bassa mo:vazione. In questo caso i partecipan: giudicavano la qualità
delle ricerche a par:re dalla propria posizione nei confron: della pena di morte. I partecipan: più mo:va:
invece mostravano i giudizi meno influenza: dal loro personale a4eggiamento in proposito.
1. Il role-playing
Nei capitoli preceden: abbiamo analizzato le cara4eris:che e le fasi di un processo comunica:vo finalizzato
a modificare gli a4eggiamen: per o4enere determina: comportamen:. Tu4avia, si è sviluppato, fin dagli
anni ’40, un filone di studi che ha messo al centro dell’analisi una sequenza diversa, ossia il processo che
parte dei comportamen: di un a4ore sociale per agire sui suoi a4eggiamen: e, conseguentemente, su
comportamen: ulteriori. Lo sviluppo di questo filone ha il suo antecedente più dire4o nella messa a punto
della tecnica del role-playing, che consiste nel chiedere alle persone di immaginare una determinata
situazione e di comportarsi come se effeTvamente loro stesse avessero un ruolo nella situazione.
L’assunzione di un ruolo diverso da quello che normalmente l’individuo ricopre quo:dianamente, in un
contesto controllato, si è dimostrato u:le nel campo dello studio delle organizzazioni e anche come
strumento psicoterapeu:co. La tecnica è stata esplorata da alcuni studiosi del gruppo di Yale al fine di
indagarne le potenzialità di autopersuasione. Per esempio, Janis e Mann conta4ano studentesse
universitarie che fumano almeno 15 sigare4e al giorno. Le dividono in due gruppi, al primo dei quali viene
proposto di interpretare il ruolo di una persona che va dal medico per la terza volta a causa di una tosse
difficile da guarire. Il medico (interpretato dal ricercatore) comunica che i risulta: delle analisi effe4uate
diagnos:cano un tumore sul quale occorre subito intervenire. Il medico-ricercatore consiglia quindi alla
paziente-studentessa di sme4ere subito di fumare. Il secondo gruppo partecipa a una condizione di
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controllo durante la quale ascolta la registrazione della sessione di role-playing. In entrambe le condizioni
gli studiosi rilevano a4raverso un ques:onario gli a4eggiamen: prima e dopo la partecipazione e i
comportamen: in termini di numero di sigare4e fumate al giorno. I risulta: mostrano un’efficacia superiore
della condizione di role-playing: le credenze sul fumo come causa di tumori sono più for: e le intenzione di
sme4ere di fumare più decise. Gli autori a4ribuiscono l’efficacia di questa tecnica al fa4o che essa costringe
ogni partecipante alla ricerca aTva nel proprio repertorio di conoscenze di cognizioni coeren: con la
posizione che deve sostenere. In questo modo si avvia il processo di autopersuasione in cui l’individuo
stesso cerca gli argomen: a sostegno della posizione che gli è stata indicata dallo sperimentatore-fonte.
Una interpretazione alterna:va emerge dalla concezione della teoria della dissonanza cogni:va.
TITOLO 28
Se un individuo viene indo4o a me4ere in a4o un comportamento che non corrisponde al proprio
a4eggiamento, sperimenta uno stato di dissonanza che lo mo:va a modificare l’elemento meno resistente.
In questo caso il comportamento già a4uato non può essere modificato, dunque risulta più semplice
cambiare l’a4eggiamento.
È questa l’ipotesi alla base di un famoso esperimento condo4o da Fes:nger e Carlsmith. Gli sperimentatori
chiedevano ai partecipan: di svolgere un compito molto noioso e alla fine del compito spiegavano ad
ognuno di aver preso parte a una condizione di controllo, ma ad altri partecipan: sarebbe stato de4o in
an:cipo a seconda della condizione sperimentale che il compito era molto divertente oppure che era molto
noioso. A quel punto i ricercatori chiedevano al partecipante di sos:tuire l’assistente di ricerca e di dire allo
studente che stava arrivando per prendere parte allo studio (in realtà un complice) che il compito appena
svolta era stato molto divertente. In cambio di questa prestazione gli offrivano o 1 dollaro (condizione di
bassa ricompensa), oppure 20 dollari (condizione di alta ricompensa). Successivamente chiedevano ai
partecipan: di valutare il compito. Coloro che avevano ricevuto 1 dollaro per dire che era divertente lo
valutavano significa:vamente più divertente di quelli che avevano ricevuto 20 dollari. L’interpretazione dei
risulta: richiama il fa4o che dalle cognizioni “il compito mi è sembrato noioso” e “ho de4o che è
divertente” emerge una relazione dissonante. La persona che ha ricevuto 20 dollari ristabilisce l’equilibrio
a4raverso l’informazione “ho men:to in cambio di un’adeguata ricompensa”, mentre la persona che ha
ricevuto un solo dollaro non può considerarla una ricompensa adeguata a gius:ficare la menzogna. In
questo caso allora la dissonanza viene rido4a a4raverso la modifica dell’a4eggiamento verso il compito:
l’individuo valuta dunque il compito come poco noioso. Gli autori sostengono che il cambiamento di
a4eggiamento risulta massimo quando la ricompensa esterna è appena sufficiente per o4enere la
condiscendenza all’a4uazione del comportamento controaTtudinale ma non abbastanza elevata per
gius:ficarlo. La situazione di role-playing può essere interpretata alla luce di ques: risulta:: l’individuo
viene indo4o a recitare un ruolo diverso da quello che normalmente assume (controaTtudinale) senza una
ragione precisa. Questo crea una situazione di dissonanza che si risolve nel momento in cui egli modifica
l’a4eggiamento in modo coerente con il comportamento che ha mostrato.
Secondo Aronson i cambiamen: di a4eggiamento prodoT dalla dissonanza cogni:va si sono dimostra:
molto for: e ne4amente superiori a quelli o4enu: a4raverso la comunicazione persuasiva, a causa del
fa4o che l’aTvazione indo4a dalla dissonanza ha alla base il coinvolgimento personale. La riduzione della
dissonanza infaT implica sempre qualche forma di autogius:ficazione.
Il proliferare di studi sperimentali ha limitato poi la portata generale della teoria di Fes:nger nella sua
versione originaria, precisando le condizioni entro le quali il fenomeno di cambiamento si osserva.
In par:colare, Brehm e Cohen avanzano l’ipotesi secondo cui il fa4o di a4uare un comportamento
osservabile dall’esterno “impegna” l’individuo alla coerenza con esso. Per questa ragione, quando una
persona vuole tentare di sme4ere di fumare lo annuncia gli amici e i familiari. L’impegno (commitment)
rispe4o a uno degli elemen: dissonan: rende questo più resistente al cambiamento facendo risultare più
probabile il cambiamento dell’altro elemento, quello cogni:vo. Sentendosi dunque impegnato a mantenere
il proprio proposito, il fumatore tenderà a rafforzare in sé l’idea circa l’u:lità per la propria salute del
sacrificio che sta facendo. Gli autori individuano dunque la prima condizione del verificarsi della dissonanza
nella presenza di un sen:mento di impegno.
In una rassegna delle ricerche in tema di dissonanza cogni:va, si legge che oggi sappiamo bene che le
persone sperimentano sta: di dissonanza e che sono mo:vate a ridurla, ma non sappiamo ancora
esa4amente perché. La ricerca a4uale si è posta quindi l’obieTvo di rispondere a questo quesito e alcune
risposte sono state avanzate.
➡ Cooper e Fazio precisano le condizioni entro le quali si possono o4enere cambiamen: di a4eggiamento
dovu: alla ricerca dell’equilibrio turbato dalla dissonanza cogni:va: in par:colare il comportamento
controaTtudinale messo in a4o dall’a4ore sociale deve produrre conseguenze non desiderabili.
Nell’esperimento di Fes:nger e Carlsmith, per esempio, il partecipante pensa che la persona dopo di lui
affron: un compito noioso credendo che sia divertente quindi pensa di procurare una delusione a un
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altro studente. L’individuo, inoltre, deve sen:rsi personalmente responsabile di queste conseguenze.
Ciò implica che deve percepire di aver agito per libera scelta e che le conseguenze emerse fossero
prevedibili. Se la persona si sente costre4a dalle circostanze ad agire in un determinato modo a4ribuirà
le conseguenze indesiderate a cause esterne a sé. Al contrario, quando viene so4olineato dal
ricercatore che egli è libero di procedere nel comportamento controaTtudinale o di non partecipare
all’esperimento, le conseguenze non possono essere imputate a pressioni esterne e inducono dunque lo
stato previsto di dissonanza.
➡ Aronson invece sos:ene che la dissonanza emerge quando il comportamento controaTtudinale messo
in a4o è in contrasto con il conce4o di sé che l’individuo ha. La mo:vazione alla riduzione scaturisce
dunque dal bisogno di riaffermare un conce4o di sé centrato sulla competenza, moralità e razionalità
(need for self-consistency).
➡ Anche Steele vede la causa della dissonanza nella minaccia al sé che un comportamento può cos:tuire.
Tu4avia, nella prospeTva di questo studioso, l’obieTvo della riduzione della dissonanza non è tanto
quello di ristabilire un’immagine di sé posi:va quanto quella di restaurare il senso di integrità del sé
(need for self-affirma:on).
➡ Una proposta che sembra conciliare le preceden: è radicata nella concezione originaria di Fes:nger.
Dato che le cognizioni servono per orientare l’azione, la dissonanza sarà provocata in par:colare da
quelle cognizioni che forniscono informazioni u:li per l’azione. L’esempio più chiaro è quello della
decisione: se l’individuo deve scegliere un’opzione fra due alterna:ve, le condizioni che riguardano
queste due alterna:ve guideranno la scelta. Quando le informazioni che orientano l’azione sono
incoeren: fra di loro (per esempio contemporanea presenza di cognizioni posi:ve e nega:ve
rela:vamente a entrambe le alterna:ve di scelta), si aTva uno stato emo:vo nega:vo dovuto alla
difficoltà di individuare azioni efficaci.
Queste spiegazioni si focalizzano tu4e su un livello individuale di analisi. Nonostante l’effe4o della
dissonanza cogni:va sia principalmente un processo individuale, già dalle parole dei lavori di Fes:nger si
poteva evincere che la dissonanza può avere anche origini sociali. La dissonanza insorge ogni volta che una
persona valuta il proprio comportamento e lo percepisce in discrepanza rispe4o a qualche genere di
standard. Questo standard di giudizio può essere cos:tuito da valutazioni personali ma anche da fa4ori
sociali come per esempio le norme sociali. Quando i membri di un gruppo esprimono a4eggiamen:
discrepan: gli uni con gli altri, sperimentano uno stato di dissonanza che ha origini interindividuali. In
ques: casi, tre possibili strategie di riduzione sono:
• cambiare i propri a4eggiamen: in accordo con quello degli altri
• impegnarsi in uno sforzo di influenza sugli altri
• oppure uscire dal gruppo
Tu4avia è stato anche mostrato che l’esperienza di dissonanza in situazioni di gruppo può produrre esi:
diversi dal cambiamento dell’a4eggiamento e del comportamento. Alcuni esperimen: di Zanna e Sande
hanno infaT mostrato che, quando il comportamento controaTtudinale è compiuto in un gruppo da tuT i
membri, i singoli individui tendono a percepire una responsabilità diffusa per le conseguenze dei propri aT
e quindi la dissonanza non provoca cambiamen:. Gli autori sostengono che il senso di diffusione di
responsabilità per le conseguenze del proprio comportamento modera l’effe4o di riduzione della
dissonanza.
3. La teoria dell’autopercezione
Possiamo osservare che tu4o il filone teorico che fa capo alla teoria della dissonanza cogni:va assegna un
ruolo cruciale ai fa4ori mo:vazionali nel processo individuato. Daryl Bem propone invece
un’interpretazione innova:va in termini puramente cogni:vi. L’idea centrale della sua teoria è quella
secondo cui gli individui arrivano a conoscere i propri a4eggiamen:, le emozioni e altri sta: interiori
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parzialmente inferendoli dalla osservazione dei propri comportamen: esterni e/o dalle circostanze nelle
quali ques: comportamen: si a4uano. Ognuno di noi durante l’infanzia si esercita a riconoscere alcuni sta:
interiori e ad associare a essi un termine descri4ore. Gli sta: interni che non sono passa: a4raverso questo
processo (per esempio gli a4eggiamen: nuovi) non sono dire4amente chiari per l’individuo sulla base dei
soli segnali interiori che riceve; in ques: casi l’a4ore sociale osserva il proprio comportamento e da questo
e inferisce il proprio a4eggiamento rela:vo. Per esempio un ci4adino che si sente più o meno in dovere di
fare una piccola elemosina ogni maTna ad un mendicante, se dovesse esprimere il proprio a4eggiamento
verso quella persona, dovrebbe mostrare una posizione tollerante. Naturalmente, anche in questo caso
l’individuo può inferire i propri a4eggiamen: solo da quei comportamen: che non siano a4ribuibili a cause
del tu4o esterne. Vale a dire che il nostro amico caritatevole non si percepirà come tale se pensa di aver
agito per far colpo sulla vicina di casa che esce alla stessa ora. Se l’a4ribuzione ai elemen: esterni è
sufficiente per spiegare il comportamento, allora l’individuo non i ferisce da quel comportamento
informazioni sui propri sta: interni.
Alla luce di questo impianto teorico, l’autore rilegge i risulta: delle ricerche condo4e nell’ambito della
teoria della dissonanza cogni:va. L’idea chiave è che i partecipan: dell’esperimento di Fes:nger e Carlsmith
quando devono valutare il compito agiscono come un osservatore esterno, cioè si chiedono “Qual è il mio
a4eggiamento verso quel compito, dato che ho liberamente de4o che era divertente?“. Ne consegue una
risposta favorevole al compito che non deriva dall’aTvazione emo:va e dalla mo:vazione a rimuoverla. Il
processo inferenziale previsto da Bem esclude completamente il postulato della pressione mo:vazionale
provocata da uno stato emo:vo indesiderato. Il cambiamento osservato viene visto semplicemente come
un’a4ribuzione a sé, basata sulle informazioni disponibili, fra le quali c’è il proprio comportamento e le
variabili ambientali che lo controllano. Per dimostrare che l’a4ore è nella stessa posizione di un
osservatore, Bem concepisce un paradigma sperimentale che definisce di “simulazione interpersonale“.
Ogni gruppo di partecipan: allo studio osserva la video registrazione dello svolgimento dell’esperimento di
Fes:nger e Carlsmith in una delle condizioni da esso previste e successivamente viene chiesto loro di
s:mare l’a4eggiamento del protagonista. L’ipotesi prevede che gli osservatori riproducano lo stesso pa4ern
di risulta: o4enuto negli esperimen: originari. EffeTvamente, l’autore riesce a dimostrare che gli
osservatori inferiscono a4eggiamen: del tu4o simili a quelli emersi dai protagonis:.
Tu4avia, Bem amme4e che il solo paradigma della simulazione interpersonale offre un sostegno debole
alla sua teoria, così egli afferma che il proprio modello conce4uale è in grado di spiegare anche i
cambiamen: di a4eggiamento in situazioni in cui non è pensabile che insorga uno stato di dissonanza
cogni:va. A volte, per esempio, si può osservare che individui a cui viene chiesto di fare affermazioni
proaTtudinali più estreme della propria, dimostrano al post-test di aver estremizzato la propria posizione.
Tra4andosi di un comportamento compa:bile con il proprio a4eggiamento, non dovrebbe essere la
dissonanza a causare lo spostamento; al contrario, può essere l’osservazione del proprio comportamento
(l’affermazione di una posizione estrema) da parte dell’a4ore a fargli dedurre l’a4eggiamento so4ostante.
Un altro cambiamento la cui spiegazione non è compa:bile con la teoria della dissonanza cogni:va, ma
soltanto con quella dell’autopercezione, riguarda l’effe4o della sovragius:ficazione. Si ha un effe4o di
sovragius:ficazione quando un individuo a4ua un comportamento coerente con la propria opinione e
viene ricompensato molto. Lo sforzo rido4o messo in a4o non gius:fica la forte ricompensa o4enuta dal
ricercatore, l’individuo allora tende a cambiare a4eggiamento sul compito eseguito valutandolo più
nega:vamente. In questo modo si ristabilisce una situazione in cui l’individuo viene ricompensato per un
comportamento che non avrebbe a4uato spontaneamente. Anche in questo caso non c’è dissonanza
cogni:va ma spostamento della posizione soggeTva lungo il con:nuum valuta:vo. L’elemento cruciale che
perme4e di discriminare fra gli effeT prodoT a4raverso l’uno o l’altro processo è l’insorgenza o meno
dell’arousal. L’aTvazione emozionale è un disagio che mo:va l’individuo alla modifica di un elemento della
relazione fra cognizioni nel caso della teoria di Fes:nger, mentre secondo Bem non ci sarebbe nessuna
aTvazione emozionale, piu4osto si tra4a di un freddo processo inferenziale.
TITOLO 36
c) La terza riguarda l'induzione di consenso vero e proprio tramite i meccanismi dell'influenza
maggioritaria.
InfaT, un esperimento ha mostrato chiaramente che quando un candidato gode di un forte consenso nei
sondaggi è percepito come più competente e, a4raverso la mediazione di tale giudizio, guadagna in
intenzioni di voto.
TITOLO 39
l’oTmizzazione degli effeT delle campagne di prevenzione è possibile se si seguono due fasi: nella prima si
porta l’individuo ad a4uare un comportamento preparatorio che lo farà sen:re vincolato, poi si propone
allo stesso individuo un’argomentazione in linea con l’a4o preparatorio realizzato. Una differenza fra le due
strategie che non può sfuggire riguarda l’ampiezza dell’audience che si raggiunge a4raverso l’uno o l’altro
processo. La comunicazione persuasiva ha la cara4eris:ca di poter essere inviata da una fonte a un
pubblico molto ampio. Le tecniche basate sul comportamento si possono realizzare prevalentemente in un
contesto di comunicazione interpersonale. Ciò non impedisce comunque che i principi della induzione di
so4omissione liberamente consen:ta vengano sfru4a: per raggiungere grandi quan:tà di persone.
L’esempio della raccolta fondi, tramite la firma “contro l’AIDS” lo tes:monia.
3. La persuasione tecnologica
Oggi si dice che siamo entra: nell'era della tecnologia persuasiva, infaT il mol:plicarsi dei canali di
comunicazione ha amplificato il numero di appelli persuasivi a cui ciascuno di noi è so4oposto. Le
tecnologie della comunicazione sono dunque in primo luogo degli amplificatori degli effeT potenziali del
messaggio persuasivo, aumentando la possibilità di ripe:zione del messaggio e la platea che questo può
raggiungere. Ma la cara4eris:ca più vantaggiosa delle nuove tecnologie per la promozione di prodoT e
servizi è cos:tuita dalla possibilità di interazione tra fonte e ricevente del messaggio, ruoli sempre più
interscambiabili che perme4ono all’utente un'esperienza coinvolgente. Ciò rende probabile che anche
a4eggiamen: che si formano a4raverso la comunicazione possano avere cara4eris:che di forza e
resistenza del tu4o simili a quelle degli a4eggiamen: che si formano per esperienza dire4a. Inoltre,
l'impiego delle nuove tecnologie perme4e una forte personalizzazione dei messaggi.
TITOLO 40
6) Principio della reciprocità: gli individui desiderano ripagare i favori ricevu: anche quando questo va
contro il proprio interesse.
In una serie di studi condoT sulla valutazione da parte degli uten: di libri in vendita in un sito, Kaptein
manipola la strategia persuasiva ado4ata nei claim (slogan) basata su alcune di queste euris:che. I risulta:
confermano che ci sono differenze individuali stabili nella sensibilità a ques: diversi appelli: le persone
tendono a valutare posi:vamente i libri che sono presenta: con una par:colare strategia e questa
preferenza si manifesta in diverse occasioni. In questo caso le differenze individuali sono dunque tra4e
dire4amente dal comportamento dell'utente (comprare diversi libri pubblicizza: con la stessa euris:ca) e
costruiscono il suo profilo. I profili persuasivi individuali sono l'insieme delle s:me degli effeT a4esi di
ciascuna taTca persuasiva per uno specifico individuo. Allora conoscere i profili persuasivi individuali
consente di presentare agli uten: altri messaggi che fanno capo alla taTca persuasiva più appropriata (cioè
quella alla quale sono maggiormente vulnerabili). Nel momento in cui i profili persuasivi individuali sono
costrui: sulla base delle tracce digitali (i da: che derivano dai comportamen: degli uten: che gli strumen:
registrano), il sistema persuasivo diventa adaTvo: può essere con:nuamente aggiornato in modo dinamico
in relazione a come evolve il profilo persuasivo dell'utente. Il sistema può essere proge4ato in modo da
presentare a un nuovo utente la taTca che ha il successo medio generale più elevato. Se funziona con
quello specifico utente, il sistema gliela riproporrà su altri prodoT; se non funziona invece procederà con
altre taTche e su ques: primi da: comincia a elaborare il profilo persuasivo di quell'utente. Occorre però
tenere in considerazione che una taTca inappropriata potrebbe non limitarsi a essere poco efficace, ma
potrebbe indurre effeT boomerang, cioè cambiamen: nella direzione opposta a quella desiderata.
Recentemente è stata data sui giornali un’enfasi allarmis:ca sulle possibilità di manipolazione degli uten:
a4raverso l'invio di messaggi "su misura" corrisponden: alle loro cara4eris:che di personalità. Si riportava
cioè la no:zia che l'amministratore delegato di una società americana avrebbe ammesso che la sua società
applica un algoritmo in grado di “profilare" masse di uten: sul modello dei Big Five. Su questa base
farebbero poi apparire messaggi “su misura” agli uten: profila: per influenzarli in modo soTle (ossia
manipolare il loro consenso). In questo caso il taglio del messaggio non sarebbe basato sui comportamen:
(sulle preferenze) passate dell’utente, ma sarebbe formulato in modo da corrispondere a presun: bisogni
che derivano dalla sua personalità.
È vero che a4raverso le tracce digitali è possibile inferire delle cara4eris:che di personalità degli uten:. Gli
autori le chiamano "misure opera:ve", in quanto basate su comportamen: (per esempio i like che
aTvamente un utente a4ribuisce a una no:zia o una immagine) e non su risposte autoriportate nei
ques:onari. Per esempio, sulla base delle somiglianze fra le informazioni ricercate da un utente si può
inferire il suo livello di preferenza per la coerenza. Si possono così profilare gli uten: secondo criteri
psicografici e inviare loro messaggi che fanno leva in par:colare su bisogni individuali che si generano dalle
cara4eris:che di personalità.
Nel complesso, lo studio dell'efficacia della costruzione di messaggi su misura ha mostrato effeT deluden:,
considerando anche che tale procedura ha cos: rela:vamente eleva:. Una metanalisi condo4a nell'ambito
della promozione di comportamen: sani ha mostrato che divulgare messaggi su misura provoca effeT sul
comportamento migliori di quelli provoca: da messaggi uguali per tuT, ma che la differenza è veramente
molto bassa. Al momento dunque l'idea che la profilazione di personalità di massa por: alla manipolazione
delle men: ha natura più leggendaria che di possibilità scien:ficamente documentata. Al contrario, le
tracce digitali delle nostre scelte potenzialmente comunicano ad aziende e is:tuzioni a quali appelli
persuasivi, al di là della nostra personalità, siamo sensibili.
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