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San Bonaventura

1. Rapporto tra fede e ragione:

- secondo San Bonaventura la ragione è subordinata alla fede, la filosofia alla teologia. La
ragione da sola può scoprire e intuire verità di ordine naturale, ma non può scoprire la verità
intorno a Dio e all’anima. Per tali verità è necessaria la fede.

- Prova di ciò è il fatto che molti filosofi dell’antichità hanno commesso errori: es. hanno
sostenuto l’eternità del mondo, hanno negato la provvidenza divina. Inoltre tra Aristotele e
Platone, Aristotele è quello che ha commesso più errori, per cui bisogna preferirgli Platone.

- È possibile costruire una metafisica adeguata soltanto alla luce delle fede.

- Nell’opera De reductione arthium ad theologiam, San Bonaventura sostiene che tutte le


scienze (le arti) trovano nella teologia il loro completamento e la loro perfezione. Staccare le
scienze, e in particolare la filosofia, dalla teologia è commettere nei loro confronti una grande
ingiustizia, perché le si condanna a rimanere in una perenne incertezza.

2. L’esemplarismo.

- L’oggetto della filosofia, secondo San Bonaventura, è l’esemplarismo, ovvero la proprietà


che le cose hanno di essere immagine di Dio. Pertanto, il filosofo non considera l’essere
delle cose in sé stesso, ma l’essere delle cose in rapporto a Dio, nella sua proprietà di imitare
Dio: tutte le cose infatti sono imitazione dell’essere divino.

“Ogni creatura, in forza della sua stessa natura, è in qualche modo immagine e somiglianza
dell’eterna sapienza divina”.

“essere immagine di Dio non è accidentale ma sostanziale per l’uomo”

“il mondo è come uno specchio pieno di riflessi che rappresentano la sapienza divina e come un
braciere che manda una luce divina”.

- Le cose sono imitazione di Dio ma in gradi diversi: alcune sono vestigio1, altre immagine,
altre ancora somiglianze (stretta imitazione).

“Il mondo è una specie di libro in cui risplende, viene riprodotta e si può leggere la Trinità che l’ha
prodotto (Trinitas fabricatis), secondo un triplice grado di espressione ossia per modo di vestigio,
di immagine e si somiglianza (similitudo): la ragione di vestigio si trova in tutte le creature, la
ragione di immagine in tutti gli intelletti spirituali di carattere razionale, la ragione di
somiglianza solo in coloro che sono conformi a Dio”.

Su questa base esemplaristica, San Bonaventura ha tratto i pilastri della sua metafisica:

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Segno lasciato sul terreno dal piede d’un uomo o dalla zampa d’un animale, impronta del piede; 2. fig. a. Orma in senso
traslato, cioè esempio, in frasi come seguire le v. di qualcuno, seguitare le v. degli avi, imitarne il comportamento, le
gesta. b. Traccia, segno qualsiasi che una persona lascia al suo passaggio
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1. Creazione nel tempo


2. Ilemorfismo universale
3. Pluralità delle forme
4. Ragioni seminali

a. Creazione nel tempo:

San Bonaventura sostiene che la creazione è avvenuta nel tempo e che sostenere una creazione
eterna è un’assurdità. Le ragioni di tale affermazione sono le seguenti:

- La dottrina di una creazione eterna implica una contraddizione palese: significa sommare un
tempo finito ad un tempo infinito, addizionare un giorno, un mese, un anno, ad una serie già
infinita di giorni, mesi e anni.

- La nozione di eternità implica indipendenza, mentre la nozione di creazione implica


dipendenza. Pertanto sostenere che la creazione è avvenuta nell’eternità significa tentare di
conciliare due concetti assolutamente inconciliabili.

b. Ilemorfismo universale:

- Secondo San Bonaventura la materia entra nella costituzione di tutti gli esseri finiti, inclusi
gli angeli, come elemento determinativo della loro finitudine.

- La materia, da Bonaventura, non è considerata come qualcosa di corporeo: “la materia


considerata in se stessa, non è né spirituale né materiale”. Essa è concepita come principio di
potenzialità nel senso più ampio.

- Considerata astrattamente la materia è uguale in tutti gli esseri, sia spirituali che materiali.
L’individuazione2 non è dovuta soltanto alla materia, ma alla materia insieme alla forma.
Vi è individuazione anche negli angeli, pertanto vi sono molti angeli della stessa specie.

c. La pluralità delle forme:

- Ogni grado di realtà è determinato da una forma speciale. L’uomo è un essere che include vari
gradi di realtà, per cui in lui coesistono varie forme: una forma per la corporeità, una forma
per la vita, una forma per la sensibilità, una forma per la razionalità.

d. Ragioni seminali:

- Secondo questa teoria Dio, sin dall’inizio ha fatto tutte le cose, alcune completamente, altre
solo in germe. I germi delle cose sono contenuti nella materia, e si sviluppano sotto l’impulso
di qualche agente.

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Il principio di individuazione afferma che un ente esiste nella sua individualità. come un essere differente e distinto
nei confronti di tutti gli altri enti che pure partecipano della sua stessa natura. Per esempio: un essere può avere
come sua specificità quella di essere uomo in base alla sua caratteristica essenziale (l'umanità), ma anche una sua esistenza
particolare nel tempo e nello spazio tale da distinguerlo da tutti gli altri uomini.
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3. Antropologia dualistica

Le dottrine più importanti rispetto all’antropologia di San Bonaventura riguardano:

1. Dualismo psicofisico
2. L’illuminazione
3. Il volontarismo
4. L’ascesa dell’anima a Dio

a. Dualismo psicofisico:

- L’uomo secondo San Bonaventura è costituito di corpo e anima. Essi, però, non stanno in
rapporto di forma e materia (come in San Tommaso), ma in rapporto di cavallo e cavaliere.

- L’anima e il corpo, pertanto, sono da soli degli esseri completi, ognuno con la sua materia e
la sua forma. Sebbene in questa concezione è difficile mantenere l’unità dell’uomo, San
Bonaventura sostiene che anima e corpo formano una sola natura e una sola persona.

- L’anima, però, è immortale e non perisce col corpo. Il corpo si sviluppa dalle ragioni seminali,
mentre l’anima è creata immediatamente da Dio.

b. L’illuminazione (dottrina della conoscenza)

- La dottrina della conoscenza di San Bonaventura è un misto di aristotelismo e agostinismo.


Egli sostiene sia la dottrina aristotelica dell’astrazione, sia la dottrina agostiniana
dell’illuminazione. La prima serve all’uomo per apprendere le idee, la seconda, invece, per
acquisire cognizione della verità del giudizio.

c. Volontarismo

- Secondo San Bonaventura la facoltà più importante nell’uomo non è l’intelletto, ma la


volontà. Questo per varie ragioni:

- la verità stessa si attinge con la purificazione del cuore; l’errore è frutto della passione e del
peccato; la scienza insuperbisce, mentre l’umile soggezione della volontà alla fede fa
trovare la via maestra della verità.

d. L’ascesa a Dio:

- Il fine della vita umana è, secondo San Bonaventura, Dio e tutto il suo svolgimento non è altro
che un’ascesa a Lui. Nell’opera Itinerarium mentis in Deo, il filosofo di Bagnoregio segna la
tappe dell’ascensione dell’uomo a Dio. Esse sono:

 Conoscenza dei vestigi della Trinità nel mondo sensibile.


 Conoscenza dell’immagine della Trinità nella nostra anima; prima nelle potenze naturali
dell’anima e poi nelle potenze soprannaturali conferitele dalla Grazia.
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 Conoscenza diretta di Dio; prima come Essere e poi come Bontà, che si diffonde e si articola
nella Trinità.

4. La conoscenza razionale di Dio.

Alcuni punti interessanti di San Bonaventura su Dio:

a. Esistenza di Dio:

- Egli afferma che essa è evidente. Tuttavia sostiene che si può ricorrere a delle prove per
rendere più esplicito ciò che tutti già sanno. Come prove egli utilizza diversi argomenti: della
causalità, delle verità eterne, la prova ontologica.

b. Scienza divina:

- In Dio, San Bonaventura, distingue tre tipi di conoscenza: cognitio approbationis (conoscenza
di cose reali buone), cognitio visionis (consocenza di cose reali cattive), cognitio intelligentiae
(conoscenza di cose possibili).

- La prescienza divina non riguarda il futuro dell’azione divina, perché nell’azione di Dio non
c’è futuro, ma eterno presente. Essa, invece, riguarda il futuro delle cose, in quanto le cose si
succedono l’una all’altra nel tempo e sono conosciute da Dio secondo il loro succedersi.

c. L’essenza divina:

- L’essenza di Dio è l’archetipo (modello/paradigma) di tutte le cose, per cui ogni essere porta
in sé il sigillo della Trinità. L’impronta di questo sigillo varia secondo la perfezione delle
cose:

 In alcune è molto sfocata (si ha il vestigium)


 In altre è più viva (si ha l’imago)
 In altre è chiarissima (si ha la similitudinem)

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