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Tommaso D’aquino

Secondo Tommaso d'Aquino, esiste una relazione tra ragione e fede..


Una relazione armoniosa, infatti, anche se la fede è superiore rispetto alla ragione,
questa ha bisogno della ragione per tre motivi.

Il primo motivo è quello di dimostrare i preamboli della fede, perché prima di poter
credere e quindi avere fede, è necessario credere che Dio esiste.
L'esistenza di Dio passa attraverso un processo razionale intellettivo e quindi prima
di avere fede
è necessario pensare che Dio esiste

Il secondo motivo è che la ragione può aiutare a chiarire le verità della fede
attraverso similitudini che solo l'intelletto può fare.

terzo e ultimo motivo è che la ragione può controbattere alle obiezioni mosse contro
la fede, dimostrandone la loro falsità.

è importante però sottolineare che la ragione autonoma rispetto alla fede, in quanto ha
una propria verità, ma queste verità sono state trasmesse comunque da Dio.
Per questo motivo la verità della ragione non può entrare in contrasto con la verità della
fede perché la verità non può contraddire la verità, visto che la fonte delle due verità è
sempre Dio e se dovesse esserci un contrasto tra le due verità, vorrebbe dire che la
ragione in qualche punto delle sue dimostrazioni sta sbagliando.

In questo senso, quindi, la fede dimostra la sua superiorità rispetto alla ragione, perché
è la norma della ragione.

Partiamo prima di tutto con quelli che egli definì Le 5 vie per spiegare l'esistenza di Dio,
esposte magistralmente nella sua opera somma teologica.
dimostrare l'esistenza di Dio è necessario e deve essere fatta a posteriori, ossia deve
partire dagli effetti sensibili dell'uomo, ovvero da ciò che è prima per l'uomo.

Prima via è quella cosmologica, che parte dall'assunto di Aristotele, secondo cui
tutto ciò che si muove è mosso da altro. Ci deve però essere un motore, primo
immobile che muove tutte le altre cose e questo motore è Dio.

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La seconda via è la via causale secondo cui deve necessariamente essere una
causa efficiente primaria, altrimenti bisognerebbe procedere all'infinito.

La terza via è la via legata al rapporto tra possibile e necessario. Le cose possibili
sono contingenti alle cose necessarie in quanto esistono, proprio perché esistono
delle cose necessarie.

Di queste cose necessarie, alcune sono necessarie in altro, Ma deve esistere una cosa
necessaria che è necessaria di per se Perché è un ente necessario e questa cosa è
Dio.

La quarta via è la via legata ai gradi di perfezione, perché le cose hanno dentro di
sé il meno e il più del vero e del bene che abbiamo visto essere due caratteristiche
che stanno molto a cuore a
Tommaso. Ogni cosa, quindi ha un proprio grado di perfezione dettato dalla verità,
dalla bontà e dalle altre Perfezioni però ci deve necessariamente in testa 1° di
perfezione massimo e questa perfezione somma è Dio.

Questa teoria proviene dalla filosofia platonica, ma è stata desunta successivamente da


Aristotele.

La quinta e ultima via è quella legata alla finalità delle cose, le cose naturali del
mondo non sono intelligenti, ma allo stesso tempo hanno una finalità, ossia uno
scopo, un obiettivo. Questo obiettivo deve essere necessariamente governato da
qualcuno.

Partendo dalle 5 vie, secondo Tommaso, si possono delineare altri attributi di Dio che
possono essere sia per via negativa sia per via positiva.

Iniziamo con la via negativa, che è anche detta della rimozione, perché nega che Dio
abbia delle imperfezioni, tipiche delle cose del mondo sensibile, definendo Dio con
attributi di umiltà, semplicità, spiritualità, e via dicendo.

Poi c'è la via positiva che ci consente di conoscere Dio attraverso le perfezioni che ha
Lui e che le creature del mondo non possiedono o possiedono in grado inferiore.
Dentro la via positiva troviamo altri due vie, la via causalitatis e la via eminentiae, la via,
causalitatis consiste nello scoprire gli attributi di Dio attraverso gli effetti che si vedono
nel mondo, In questo caso io posso per esempio desumere che Dio ha l'attributo
dall’intelligenza Per via dell'ordine finalistico del mondo.

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La via eminentiae, invece, consiste nell estrapolare gli attributi presenti nel mondo e
renderli superlativi, perfetti in Dio.
Ad esempio dio non ha solo l'attributo dell'intelligenza, Lui è l'intelligenza somma la
massima manifestazione di questo attributo, come abbiamo già visto secondo Tommaso
esiste un rapporto analogico tra Dio e le sue creature, perché le creature sono simili a
Dio, ma non sono uguali.

Lultimo aspetto di cui ci occupiamo è quello legato alla sua conoscibilità e


inconoscibilità allo stesso tempo, noi conosciamo Dio ma non lo conosciamo mai del
tutto, è un po come se riuscissimo a sfiorarlo con le nostre dita ma non riuscissimo mai
veramente a stringergli la mano, ad abbracciarlo. ll nostro sapere su Dio diventa non
sapere che ci spinge, che ha spinto lo stesso Tommaso a passare una vita, raggiungere
quel sapere.

Secondo Tommaso, la nostra conoscenza è basata sull'esperienza che noi facciamo


con gli oggetti empirici di cui noi ci battiamo tutti i giorni. Però a mano a mano che gli
oggetti si allontanano dall'esperienza, diventa più difficile conoscerli.
In questo caso Dio è: lextreme cognitum ossia oggetto più difficile da conoscere è
grazie alla fede che noi possiamo cogliere Ciò che non è raggiungibile, che non
possiamo toccare con mano o guardare con gli occhi.
In questo senso vanno distinte due teologie, la teologia naturale, la teologia rivelata, la
teologia naturale, quella teologia in cui la ragione ci fa conoscere Dio, mentre la teologia
rivelata implica tutto ciò che di Dio conosciamo attraverso una rivelazione.
Tutte e due le teologie hanno lo stesso oggetto di studio, ossia Dio, ma cambia il
metodo
Perché la teologia naturale si basa sulla ragione, rivolgendosi alle creature, mentre la
teologia rivelata si basa sulla fede, rivolgendosi a Dio.

soltanto la teologia naturale però, fa parte dell'ambito filosofico e, come abbiamo visto
più volte, la filosofia si deve basare su principi certi e questi principi certi non possono
necessitare di una spiegazione all'infinito e quindi questi principi vengono assunti a
priori.

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Ci occuperemo della teoria della conoscenza che si basa sulla teoria della conoscenza
di Aristotele.
Conoscere le cose, secondo Tommaso, passa attraverso un processo di astrazione,
perché nell'atto della conoscenza si astrae la forma della materia individuale che sono
unite insieme e non sono separate come pensava Platone. A tale significa tirare fuori
l'universale dal particolare.

Questo processo di astrazione consente di separare la forma dalla materia consente,


così la conoscenza umana.

Bisogna però fare una distinzione tra la materia comune e la materia individuale.

I caratteri di uno specifico individuo non lo si trova nella materia comune, ma nella
materia segnata, ossia quella individuale. In questo senso l’uomo e distinto da un'altro
uomo non tanto perché è unito ad un corpo, visto che lo sono entrambi ma perché
quell'uomo è unito a quello specifico corpo.
Da questo concetto nasce il realismo moderato di Tommaso d'Aquino, che consiste nel
ritenere che l'universale sia IN RE come forma delle cose.

E post REM, ossia nell’intelletto.


Ma è anche ANTE REM, c'è solo nella mente divina come modello delle cose create è
l'intelletto che applica il processo di astrazione astraendo le forme dalla materia
individuale.

Questo intelletto viene chiamato intelletto agente ed è un intelletto unito all’anima.


Contrariamente a ciò che pensava Averroè, c'è anche un'altro tipo di intelletto che è
quello divino, che misura le cose naturali, in quanto Dio è la conoscenza Suprema, la
verità assoluta, Dio è in grado di intendere ogni cosa.
Secondo Tommaso sia l'anima che il corpo costituiscono la natura dell’uomo e
seguendo la dottrina aristotelica, sostiene che l'anima è l'atto del corpo, In altre parole il
corpo diventa atto attraverso l’anima, quindi il corpo è materia e diventa forma con
l'anima, che è un essere a sé che non riceve dal corpo bensì riceve da Dio
direttamente, quindi l'anima è autonoma e svolge, oltre alle funzioni dell'intelletto, anche
quelle vegetative o sensitive.

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Tutto ciò viene dimostrato da Tommaso d'Aquino attraverso tre capacità che possiede
l'anima.

La prima capacità è quella di conoscere tutti i corpi, cosa che non potrebbe
avvenire se l'anima fosse un corpo.

La seconda capacità è quella di attingere i concetti universali e le realtà immateriali.

La terza capacità è quella di essere autocoscienza.

Una proprietà importante dell'anima è la sua immortalità, l'anima immortale proprio


perché è forma e incorruttibile, perché non può separarsi da sé stessa quando il corpo
muore, l'anima rimane E questo spiega, secondo Tommaso cosa succederà il giorno del
giudizio universale, quando le anime riprenderanno in possesso del proprio corpo.

Ci occuperemo dall’etica tomistica. Innanzitutto vediamo il rapporto che intercorre tra


essere e agire che, secondo Tommaso, è un rapporto consequenziale, nel senso che
l'agire segue l'essere in quanto c'è una correlazione necessaria tra l'essere di un ente, è
il suo agire nel mondo.
Ci sono due aforismi scolastici che ci aiutano a capire questo concetto.

“quale il modo di essere tale modo di operare”, il modo di operare segue il modo di
essere, ma questo agire com’è?, secondo la dottrina atomistica, essendo noi creature di
Dio il nostro agire segue la nostra natura che tende verso il nostro creatore.

Ricordiamoci, come abbiamo già visto nelle precedenti puntate, che lo scopo ultimo
delluomo è la felicità e l'uomo non può pagarla con i beni terreni, ma la può solo
appagare tendendo verso il suo creatore.

Per questo motivo il suo pensiero etico morale parte necessariamente dall’essere che
possiede una funzione normativa sull’agire e ha Dio come punto di arrivo al quale
tendere.

Due altri termini importanti nella filosofia tomistica sono la provvidenza e la


predestinazione.

Iniziamo con la Provvidenza, secondo Tommaso, ogni uomo è soggetto alla


provvidenza di Dio, perché Dio provvede, ossia si prende cura dell'uomo e per questo

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governa ogni uomo e agisce anche attraverso la provvidenza. Questo disegno
provvidenziale traccia la strada che ogni singolo uomo compirà nella propria vita, sia nel
contenuto, il cosa sia nella modalità il come. questo disegno provvidenziale però, non
implica una mancanza di libertà e di libero arbitrio. Perché questo traccia la strada di ciò
che è necessario.

poi l'uomo liberamente sceglie come percorrere il cammino tracciato da Dio anche nel
concetto di predestinazione, che è un aspetto della provvidenza, non viene meno La
libertà.

L'uomo è predestinato nel vero senso della parola, perché Dio ha scelto il suo destino in
anticipo.
sia la Provvidenza che la predestinazione implicano la cosiddetta prescienza divina, in
cui Dio traccia la strada del singolo individuo, prevedendo gli eventi necessari e le sue
azioni dovute al suo essere libero, quindi il libero arbitrio esiste perché è caratterizzato
dalla volontà umana, perché, come dice Tommaso
L’uomo ha per propria natura il libero arbitrio, ed è proprio perché c'è il libero arbitrio
che esiste il male che, seguendo la filosofia platonica agostiniana, è semplicemente
mancanza del bene, perché Dio non ha creato il male tutto ciò che ha creato è bene.

Poi però in alcune cose si è manifestato una carenza, una deficienza del bene.
Secondo Tommaso, il male può essere la colpa o la pena.. nella pena è la forma o atto
che è deficitaria, come per esempio la cecità e la mancanza della vista.

Nella colpa, invece, l'azione che è deficitaria, ossia questa azione, o non è stata fatta o
non è stata fatta in modo appropriato.

La colpa è il male peggiore che la provvidenza prova a correggere o eliminare con la


pena.
Questo perché la colpa o anche il peccato, rappresentano la scelta libera dell’uomo di
fare del male.

Noi uomini però siamo dotati di una capacità che si chiama Sinderesi e che consiste
nel capire dove è il male, cercando di non farci distrarre dal male.

La sinderesi è possibile grazie ad una facoltà tipica dell'essere umano che è la


coscienza che consiste anche nella capacità di pensare eticamente e moralmente.

In ultimo ci occupiamo della virtù che secondo Tommaso è habitus.


Che vuol dire abitudine, disposizioni.

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habitus Sono infatti delle disposizioni in pratiche che ci consentono di vivere nel bene,
rifiutando scappando dal male.

In accordo con la filosofia agostiniana, per Tommaso ci sono due virtù, quella
intellettuale e quella morale, tra le virtù morali ci sono la prudenza, la giustizia, la
temperanza e la fortezza.

Le virtù servono, in sostanza, a ricercare la felicità, ma per poter arrivare alla


beatitudine eterna è necessaria un'altra virtù, quella
Teologale che viene direttamente infusa da Dio.

tra le virtù teologali ci sono la fede, la speranza e la carità.

In questo senso Tommaso si discosta da Agostino sostenendo che non serve solo
l'etica naturale, ma serve l’etica della salvezza che viene infusa direttamente da Dio
all’uomo

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