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Sintoni Riccardo 2°A

3) "Se vuoi la pace, prepara la guerra" dice un proverbio latino secondo cui
un mezzo efficace per assicurare la pace è quello di essere armati e in grado
di difendersi. Discuti quest'affermazione in un testo argomentativo.

Nel 2020, la Stockholm International Peace Institute (SIPRI) (un istituto


internazionale indipendente, che si occupa di studi sui conflitti per dimostrare
l’importanza della pace), ha stilato un rapporto sulle spese per gli armamenti
militari nel mondo e riporta che nel 2019 il budget globale destinato agli
eserciti è salito ad un livello che non si vedeva dalla fine della Guerra Fredda.
Nel mondo, durante il 2019, i diversi governi hanno stanziato nel complesso
1.917 miliardi di dollari per la Difesa. Inoltre, questa cifra è in crescita rispetto
alle spese degli anni passati. Fra i Paesi con la spesa militare più alta il primo
sono di gran lunga gli Stati Uniti, con 732 miliardi di dollari stanziati, segue la
Cina, con 261 miliardi di dollari, e l’India, con 71 miliardi.
Questi dati dovrebbero far riflettere molto attentamente su come l’uomo pensi
a combattere tra sé invece di cercare di risolvere i tanti problemi che ci sono
nel mondo. Un proverbio latino dice: "Se vuoi la pace, prepara la guerra"
secondo cui un mezzo efficace per assicurare la pace è quello di essere
armati e in grado di difendersi. Io ritengo che quest’affermazione non sia
corretta, o che non si possa più applicare ai giorni nostri.
Tecnicamente il detto recita quello che sta succedendo ogni anno nel mondo,
cioè che tutti i paesi spendono miliardi per prepararsi alla guerra anche se
sono in un periodo di pace. Com’era scritto nell’articolo del SIPRI, il budget
riservato alle spese militari arriva quasi ad un livello tale di quello della guerra
fredda. Secondo alcuni studi tutti i paesi del mondo investono circa il 2,2%
del PIL mondiale (circa 1900 miliardi): per sconfiggere la fame nel mondo
basterebbero “solo” 50 miliardi (che sono comunque molti, ma che paragonati
alle spese militari diventano quasi insignificanti) e questa piaga ogni anno
causa circa 30 milioni di vittime. Fortunatamente però, esistono alcuni stati
nel mondo che hanno deciso di demilitarizzarsi, cioè di non avere più un
esercito ma al massimo forze di polizia per proteggere la regione. Questi
paesi sono 15 (Andorra, Liechtenstein, Isole Salomone, Dominica, ecc.…) e
sono al massimo sotto la protezione di uno stato più potente (ad esempio in
seguito ai Patti Lateranensi, la difesa dello stato pontificio da attacchi esterni
è affidata all’Italia). Forse questi paesi, sebbene non siano grandi potenze,
potrebbero fare da esempio per altri e pian piano si potrebbe tornare a una
vita più tranquilla e serena e a concentrarsi ai veri problemi che affliggono
questo mondo. Ovviamente una conseguenza di questa tesi significherebbe
anche una notevole riduzione della produzione di armi (di cui l’Italia occupa il
settimo posto nel mondo), ma in molti non sarebbero d’accordo perché come
dice un detto francese “l'argent fait la guerre” (il denaro fa la guerra),
l’industria bellica rappresenta l’entrata di molte nazioni tramite la vendita di
armamenti, per questo preferiscono arricchirsi invece che pensare al bene
delle persone. Un altro dato che conferma il proverbio latino è che i tre
maggiori capitoli di spesa per uno stato, spesso sono: sanità, istruzione,
difesa. Ci sarebbero moltissime riforme e progetti che si potrebbero sbloccare
se si diminuissero i fondi per la guerra, aumentando invece quelli per la
sostenibilità e per un futuro migliore.
C’è chi però la pensa in modo molto diverso in primis gli stati che ricevono un
guadagno dal produrre armi e sostenere le guerre, ma anche chi pensa che
l’unico modo per difendersi e quindi mantenere la pace sia sfoggiare la
propria potenza militare per intimorire gli altri.
I fautori di questa tesi infatti sono convinti che non ci sia altra soluzione e
alcuni arrivano a pensare anche a idee che a mio parere sembrano quasi una
presa in giro. Un esempio è la notizia che aveva annunciato Trump,
presidente uscente degli USA, di circa un anno fa, di aver istituito un nuovo
corpo militare speciale, la Space force, dedicato alle guerre nello spazio.
Gli Stati Uniti già rappresentano da soli il 38% circa delle spese militari
mondiali, inoltre dedicare più soldi per istituire dei militari nello spazio anziché
cercare di aiutare le persone in difficoltà del proprio paese (negli USA circa
una persona su tre è in povertà) mi pare uno schiaffo alla crescita del paese.
In secondo luogo altri obiettano che bisogna prepararsi a combattere il
terrorismo che in questi ultimi anni ha colpito il mondo e soprattutto l’Europa,
come gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi (una serie di attacchi in
varie parti della città che è terminata con 130 morti), gli attentati di Madrid
dell’11 marzo 2004 (una serie di bombe a diversi treni locali che provocarono
192 morti), oppure gli ultimi attentati in Francia di qualche mese fa, tutti di
matrice islamica. Alcuni pensano appunto che bisogna investire negli
armamenti per proteggersi da questi attacchi e magari contrattaccare (in
seguito all’attentato dell’11 settembre gli USA invasero l’Afghanistan).
Però per me ci sono altri modi per sostenere la pace e combattere il
terrorismo. Di sicuro per essere efficaci, le misure antiterrorismo devono
rendere più difficili tutte le modalità di attacco e, al contempo, ridurre le
risorse dei terroristi. In un certo senso però alcuni paesi hanno rinforzato dei
possibili obiettivi ma se non li si proteggono tutti ovviamente i terroristi
sceglieranno quelli meno protetti. La paura porta alcune nazioni a spendere
un’enorme quantità di denaro per costruire difese sempre maggiori intorno ai
possibili obiettivi quando la cosa più importante sarebbe puntare sulla
cooperazione internazionale perché darebbe maggiori risultati secondo vari
consigli dell’Unione Europea e vertici contro il terrorismo. Le più efficaci
risposte al terrorismo risultano essere anche le meno care. Purtroppo, non
sono certamente le più semplici dato che i paesi preferiscono non condividere
tutte le informazioni in loro possesso.
Un altro passo per avvicinarsi alla pace senza passare per l’uso della forza
può essere il metodo della non violenza, inventato da Gandhi in India per
scacciare gli Inglesi che l’avevano occupata. Infatti il modo d’azione di
Gandhi e dei suoi sostenitori consisteva in un rifiuto tramite boicottaggi e la
non collaborazione. Questo metodo fu usato anche da Martin Luther King per
ottenere pari diritti alla popolazione bianca e entrambe queste proteste
pacifiche hanno funzionato senza sfociare mai nel sangue.
Inoltre uno dei fattori fondamentali che spesso si ignora o che si dimentica è
l’importanza dell’opinione pubblica. Essa infatti se tramite proteste sempre
pacifiche (seguendo i principi della non-violenza) manifesterebbe contro
questa corsa agli armamenti, certamente non assisteremo ad un disarmo e
una demilitarizzazione globale, però questo potrebbe portare ad un
significativo cambiamento.
Com’ è scritto nell’articolo 11 della nostra costituzione “L'Italia ripudia la
guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità
con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo" spero che oltre scrivere di
rifiutare categoricamente la guerra come strumento di offesa, l’Italia e altre
nazioni si impegneranno a ridurre le spese per gli armamenti riservando quei
fondi per migliorare ciascuno i propri paesi e quindi il mondo.

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