Sei sulla pagina 1di 15

Transparency International, la Madre

di tutte le Mani Pulite


 

E' l'inquisizione globalista. Mette all'Indice


gli Stati Nazionali. Decide chi merità la
patente di onestà e coltiva il separatismo
leghista. E' nata dalla Banca Mondiale. Il
suo "teologo" è Filippo d'Edimburgo
 

CHE COSA HANNO IN COMUNE Umberto Bossi, il Capo della


Banca mondiale Wolfensohn, gli "eroi" di Mani Pulite Davigo e
Colombo e il Principe Filippo di Edimburgo? Fanno tutti parte delle
truppe irregolari che conducono una guerra contro gli stati
nazionali sovrani. Queste truppe irregolari destabilizzano a livello
finanziario, con il Fondo Monetario Internazionale, la Banca
Mondiale e i vari "pirati" come George Soros, o direttamente a
livello militare, con le varie organizzazioni di mercenari
provenienti dai corpi speciali di Sua Maestà Elisabetta II, o a
livello politico, con il movimento ambientalista guidato dal WWF
del principe Filippo, e con l'ultima nata tra le istituzioni del
governo mondiale: l'organizzazione "anti-corruzione" chiamata
Transparency International, anche detta "Mani Pulite
Internazionali". Emanazione della Banca Mondiale, nata su
istigazione del principe Filippo nel 1989, essa ha compiuto una
"lunga marcia attraverso le istituzioni" ed è riuscita ad inserirsi
nei gangli vitali dell'occidente. Oggi Transparency ha il potere di
rovesciare i governi ed è in grado di legiferare in più di un paese
dell'OCSE. In Italia i suoi capostipiti sono stati Gherardo Colombo
e Piercamillo Davigo, ma l'organizzazione è saldamente in mano
alla Lega Nord.

Nella storia, l'oligarchia non ha cambiato il modo in cui rovescia


gli stati; come nella Rivoluzione Francese, o con l'avvento di
fascismo e nazismo tra le due guerre, anche stavolta distrugge le
istituzioni scatenando orde giacobine contro i "politici corrotti".
Come si è visto nel caso dell'Italia, i media incanalano contro i
"politici corrotti" la rabbia popolare covata in anni e anni di
austerità imposta dal FMI. In preda ad una furia irrazionale, la
popolazione applaude ai crociati anti-corruzione, senza capire che
i "politici corrotti" sono solo il pretesto per rovesciare le
istituzioni, a prescindere dalle malefatte vere o presunte loro
contestate. In molti casi quegli stessi politici, pur avendo finora
eseguito gli ordini del FMI, sono diventati un ostacolo alla nuova
fase di austerità, che prevede l'eliminazione di ogni rete sociale e
di ogni istituzione -- l'eliminazione dello stato in quanto tale.

Stavolta, rispetto al passato, il disegno è più ambizioso: si tratta


di rovesciare i governi di tutto il mondo, cancellare tutti gli stati
nazionali e instaurare un direttorio, o "governo" mondiale. Non
siamo ancora alla ghigliottina, ma ci arriveremo. Intanto, in
Africa, la crociata "anti-corruzione" ha già prodotto il genocidio di
due milioni di hutu, e non si fermerà qui. Sul continente europeo,
la testa d'ariete del governo mondiale, Transparency
International (TI), agisce a due livelli: con il fanatismo
giustizialista dei vari "eroi" di Mani Pulite, e con la promozione di
movimenti giacobini di massa, come la Lega Nord, pronti a
sfruttare l'imminente crollo del sistema finanziario per rovesciare
i "corrotti" parlamenti e sistemi nazionali e stabilire il nuovo
sistema feudale sotto la dittatura dell'Impero Globale.
 

Genesi di TI

Ufficialmente TI è stata fondata nel 1993 a Berlino. All'apparenza


sembra un ente germanizzato (il presidente, Peter Eigen, è
tedesco), ma in realtà è totalmente britannico.

Nella genesi di TI occorre distinguere tre fasi: la fase di


incubazione (1984-1989); la fase organizzativa (1989-1993); la
nascita ufficiale (1993).

Secondo il "libretto rosso" di TI, (National Integrity Systems, the


TI Source Book), pubblicato lo scorso anno a cura di Jeremy
Pope, il neozelandese che ricopre il ruolo di Managing Director di
TI, i fondamenti teologico-morali di TI derivano da una serie di
incontri inter-religiosi promossi a cominciare dal 1984 dal
principe Filippo duca di Edimburgo, consorte della regina
Elisabetta d'Inghilterra. Filippo, fondatore dell'ecologismo
antiscientifico col WWF (Fondo Mondiale della Natura), iniziò
"consultazioni inter-religiose" con il principe Al Hassan Bin Talal
della Giordania. Secondo il Source Book, "Seguaci delle tre
religioni monoteistiche -- Cristianesimo, Islam e Giudaismo --
hanno partecipato, sotto gli auspici della St. George House,
Windsor, e della Al Albait Foundation e il Forum per il Pensiero
Arabo ad Amman. Più recentemente, sir Evelyn de Rothschild si è
unito alle Loro Altezze Reali come patrono in questo sforzo.
Recenti consultazioni hanno discusso un codice inter-religioso di
etica per International Business, formulato alla luce delle
tradizioni religiose".

Indicativamente, il "codice" è molto deciso contro gli abusi delle


industrie e degli imprenditori industriali, cioè coloro che
costruiscono l'economia reale, mentre chiede "garanzie" precise
per i "providers of Finance", fino a prefigurare una sorta di
regolare interferenza, in cui i direttori del "business" sono tenuti
a riportare i loro risultati ai "finanziatori". Quando viene stilato
questo "codice" siamo nel 1984. Ronald Reagan ha appena
annunciato la politica di "Scudo Spaziale" di Lyndon LaRouche,
che tornava a proporre lo sviluppo tenologico che era stato
bloccato con l'assassinio di Kennedy. Inoltre, alcune nazioni
europee, tra cui l'Italia, cominciano a muoversi con iniziative che
mirano allo sviluppo organico del continente africano, con
l'obiettivo di portare l'industrializzazione e la capacità di inverdire
il deserto in Africa.

Quando, nel 1989, cade il muro di Berlino e si disintegra l'impero


comunista, evaporano anche le barriere ideologiche che avevano
ostacolato un intervento occidentale per lo sviluppo dell'Africa e
del terzo mondo. E' allora che parte ufficialmente l'operazione
"Mani Pulite International", per iniziativa del responsabile della
Banca Mondiale per il Kenya, Peter Eigen. La Banca Mondiale
pubblica in quell'anno uno studio fondamentale per il lancio della
nuova arma "anti-corruzione": L'Africa sub-Sahariana, dalla crisi
alla crescita sostenibile -- uno studio di prospettiva a lungo
termine. Lo slogan della pubblicazione è: "sostenere il buon
governo". In realtà, dietro parole come "buon governo" e
"crescita sostenibile" si nasconde l'intenzione di impedire ogni
sviluppo reale e distruggere le forze che oppongono resistenza.

E' lo stesso Eigen che, in un saggio pubblicato nel 1996


(Combattere la corruzione nel mondo), racconta: "Nella
primavera del 1990, rappresentanti della Banca Mondiale
residenti in Africa si riunirono nello Swaziland per discutere una
richiesta urgente articolata dai leader africani e intitolata ?
Sostenere il buon governo». Quale rappresentante della Banca
Mondiale in Kenya, accettai di parlare della corruzione come
potente nemico del buon governo. Ne descrissi le dimensioni
enormi e gli effetti paralizzanti... proposi quindi un piano d'azione
che si era sviluppato in lunghe discussioni con molti colleghi e
amici a Nairobi. Chiaramente, la maggior parte della gente è
contro la corruzione; perché, quindi, non canalizzare questa
opposizione nella costruzione di un'efficace coalizione che
promuove la trasparenza? I tempi erano maturi".

"La reazione iniziale -- prosegue Eigen -- dei partecipanti alle


riunioni [della Banca Mondiale] fu entusiastica. Si convenne che
la Banca Mondiale avrebbe dovuto sviluppare un'iniziativa anti-
corruzione per se stessa e per i suoi partner... Io accettai di
guidare l'iniziativa."

Così, nella primavera del 1990, la Banca Mondiale aveva creato


Transparency International. Ma, come Eigen ben presto scoprì, il
potere sovrano dei governi costituiva ancora un ostacolo: "Subito
dopo la riunione, però, emersero dei dubbi sulla idoneità della
Banca Mondiale. Non si sarebbe trattato di una violazione
dell'astinenza politica prescritta dallo statuto della banca, col
rischio di provocare un vespaio politico? Benché ci fosse molto
incoraggiamento all'interno dell'istituzione, mancò il consenso
necessario. Purtuttavia, alcuni di noi rimasero convinti della
necessità di agire. Bisognava fare qualcosa: alla fine della guerra
fredda, i tempi erano maturi (...) assieme ad alcuni colleghi,
decisi di procedere indipendentemente con l'iniziativa."

Naturalmente, la parola 'indipendentemente', nel contesto di una


priorità stabilita dall'oligarchia britannica, ha un significato
relativo. Eigen però ammette fondamentalmente la natura del
gioco: "Questo approccio", cioè indipendente, "aveva il vantaggio
ulteriore di evitare le sembianze di condizionamenti che ci
sarebbero state se la Banca Mondiale avesse svolto un ruolo in
prima persona. Volevamo un movimento spinto dalla domanda di
trasparenza che proveniva da un numero di nazioni nel Sud e
nell'Est del mondo che si trovavano in una transizione economica,
sociale e spesso politica."

"Sviluppo uguale corruzione", "impero uguale


onestà"

Quella che in seguito divenne ufficialmente TI era all'inizio


un'impresa quasi cospiratoria. Progressivamente, essa conquistò
potere e arroganza, mentre sempre più nazioni soccombevano
alla depressione mondiale e al saccheggio della Banca Mondiale e
del Fondo Monetario Internazionale.

Un caso esemplare è quello del presidente della Deutsche Bank,


Alfred Herrhausen, ucciso il 30 novembre 1989 dopo aver sfidato
la politica del FMI e della Banca Mondiale in Europa orientale. Il
periodo di incubazione di TI corrisponde anche al dispiegamento
in Europa orientale del pirata finanziario George Soros e delle sue
fondazioni.

Alla fine del processo, queste istituzioni finanziarie mondiali


ottenero finalmente ciò che cercavano: il diritto di intervenire
direttamente negli affari interni dei paesi bersagliati. Mutatis
mutandis, la procedura è simile alla conquista di tante nazioni
deboli da parte dell'Impero Britannico negli ultimi duecento anni.
Stavolta, però, è stata concepita più sottile, più efficiente.

Eigen continua: "Il gruppo di lavoro iniziale organizzò riunioni a


Eschborn (vicino a Francoforte), Kampala (Uganda), Londra e
Washington". Contrariamente alla versione ufficiale, TI non fu
creata a Berlino. Fu costituita legalmente all'Aja e registrata a
Berlino, per motivi non dichiarati ma chiaramente legati
all'intenzione di paralizzare la Germania costringendola ad una
crociata anti-sviluppo.

La corruzione è un tema vasto, spiega Eigen; ecco perché TI, che


"ha risorse limitate", concentra i propri sforzi su un segmento
particolare, "quello che riguarda i progetti pubblici nel settore in
via di sviluppo. In decine di questi paesi, si tratta di vaste somme
di denaro. Di solito, i funzionari pubblici accettano bustarelle da
imprese che concorrono agli appalti, per incanalare i fondi
pubblici nei progetti presentati dal concorrente... le vittime
principali sono i membri della comunità locale, che finiscono col
ritrovarsi appesantiti da cattedrali nel deserto". Nella categoria
delle cattedrali nel deserto (che in inglese Eigen chiama 'elefanti
bianchi') sono naturalmente incluse strade, ferrovie, dighe,
canali, progetti d'irrigazione di dimensioni importanti, impianti
industriali ecc. Il vero obiettivo di TI è impedire ogni tipo di
investimento dei paesi industrializzati nel terzo mondo.

"Mentre è facile puntare il dito sui funzionari pubblici corrotti",


sostiene il capo di TI, "non minore colpa hanno gli imprenditori
degli stati industriali avanzati, la cui [sete di esportazioni] li
spinge ad aggirare le leggi dei paesi in via di sviluppo. Dietro
queste imprese, ricompensate con agevolazioni fiscali, ci sono gli
stessi governi occidentali che forniscono aiuti ai paesi in via di
sviluppo".

Ma il vero, grande effetto criminoso della corruzione è


l'impedimento alla "formazione del libero mercato". La corruzione
"porta a errori nella scelta e nella elaborazione dei progetti,
spesso con conseguenze catastrofiche sia per la società che per
l'ambiente". Abbiamo visto che la "mamma" di TI, la Banca
Mondiale, annovera tra le conseguenze catastrofiche per
l'ambiente anche l'inverdimento del deserto. Un'altra
affermazione di Eigen, inoltre, tradisce l'avversione per le
istituzioni dello stato nazionale sovrano: "Troppo spesso, un
ambiente corrotto incanala le risorse verso le aree improduttive,
come la polizia e le forze armate e altri organi di controllo
sociale". In seguito non ci sorprenderemo quando scopriremo i
legami tra TI e la Lega Nord.

Tecnica del colpo di stato

Così, detta la logica di TI, per sradicare la "corruzione" è


necessario sradicare la sovranità nazionale del paese prescelto,
sostituendo il governo legittimo con un potere esterno,
"indipendente". E' sempre Eigen che parla: "L'esperienza insegna
che la corruzione può essere debellata ... rafforzando il
monitoring da parte di enti indipendenti". All'insegna della
"prevenzione", TI indica che le leggi devono essere cambiate e i
rappresentanti eletti dal popolo devono essere posti sotto il
controllo di enti stranieri, come TI stessa. Eigen chiede
"l'adozione di una legge completa contro la corruzione e la sua
applicazione da parte di un ente forte e indipendente, di integrità
manifesta" e si spinge ad auspicare apertamente una specie di
colpo di stato: "Lo scopo ultimo è il cambiamento pratico delle
leggi, delle istituzioni e delle politiche".

Eigen spiega la strategia tipo di TI, che consiste nella


destabilizzazione perfetta. Nessuna violenza, almeno fino
all'ultimo momento, quando la vittima prescelta è stata indebolita
dall'interno, screditata con gli scandali e alienata dal sostegno
della popolazione, a sua volta colpita dalla miseria economica
imposta dai moralizzatori (FMI e Banca Mondiale). La pressione
verrà dalla stessa popolazione, una volta che la penetrazione
abbia fatto uso riuscito degli 'agenti' in loco.

"In ogni paese, TI mira a fungere da catalizzatore. Il tipico


programma comincia con un accordo tra funzionari governativi e
autorevoli cittadini [in Italia si direbbe esponenti della ?società
civile»] sul fatto che il loro paese beneficerebbe da una visita dei
rappresentanti di TI. Questa intavola discussioni con alti
funzionari del governo (spesso con gli stessi capi del governo)
per spiegare la natura della missione e il mandato di TI".

"Le discussioni" continua Eigen, "si allargano fino ad includere


parti rilevanti della società civile -- di solito, leader industriali,
giornalisti, leader religiosi, accademici, attivisti delle
organizzazioni non governative, membri delle Camere di
Commercio e altri corpi professionali -- per verificare l'interesse a
fondare sezioni nazionali e la fattibilità di quest'ultime." In questo
processo, TI sceglie i suoi agenti sul territorio: "Queste
discussioni danno agli addetti di TI la possibilità di identificare i
futuri leader di queste sezioni, che dovrebbero essere...
chiaramente indipendenti dal governo." Più che di indipendenza
dal governo, bisognerebbe parlare di indipendenza dalla
Costituzione, visto che in Italia TI ha scelto esponenti della Lega!

"La squadra di TI conclude di solito la sua missione con un round


finale di colloqui col governo. TI poi prepara un rapporto
diagnostico che dettaglia le sue impressioni sulla situazione (...) e
tratteggia le linee di un piano d'azione." Fatto questo, TI controlla
una vasta forza politica nel paese ed è in grado di lanciare ogni
tipo di movimento militante "anti-corruzione" e di dettare le leggi
al parlamento. Ciò equivale, nei fatti, ad un colpo di stato, anche
se le apparenze sono salvate. Talvolta, però, il colpo di stato
avviene secondo la coreografia classica: carri armati nelle strade,
parlamento assediato con le armi e presidente deposto. E' quanto
è avvenuto nel 1997 in Papua Nuova Guinea.

L'esempio del Pakistan

Il 31 luglio scorso, Transparency International ha pubblicato il


suo terzo Corruption Perception Index (CPI), che letteralmente
vuol dire "Indice della corruzione percepita". Nel comunicato che
annunciava la pubblicazione, TI ne sottolineava l'importanza
rivelando che fu il CPI dell'anno precedente a determinare la
caduta del premier pakistano Benazir Bhutto.

"L'impatto dell'Indice", si legge nel comunicato, "è stato massimo


in Pakistan. La rabbia popolare per il coinvolgimento del governo
nella corruzione rampante è stata catalizzata dal secondo posto
ricoperto dal Pakistan nella classifica dei paesi più corrotti del
mondo. Improvvisamente, la rabbia si è focalizzata,
accompagnata dall'amara sensazione che ?il Pakistan avrebbe
meritato di più» dalla propria élite politica. La reazione in
Pakistan alla pubblicazione dell'indice è stata notevole:
rappresentanti dell'ambasciata e dei partiti di opposizione
visitarono la sede di TI a Berlino per chiedere spiegazioni. Molti
pakistani presero contatto con TI, che promosse la creazione di
una propria rete nel paese e divenne un nome familiare,
ottenendo ampio spazio sui media e radunando 300 autorevoli
cittadini ad un seminario a Karachi. Molti relatori affermarono che
l'Indice aveva contribuito alla caduta della notoriamente corrotta
amministrazione Bhutto."

"In fin dei conti -- continua il comunicato -- era stato l'ex Premier
in persona, Benazir Bhutto, che aveva reagito con rabbia quando
in Parlamento si era discusso dell'Indice, affermando che la sua
era ?la più onesta amministrazione nella storia del Pakistan» (...)
Pochi giorni dopo fu licenziata dal Presidente, che si dice sia stato
influenzato dalla reazione, del tutto irrazionale, della signora
Bhutto all'Indice.La Bhutto perse le successive elezioni. La nuova
sezione nazionale pakistana di TI controlla la concessione delle
commesse pubbliche e collabora in piena indipendenza con il
nuovo governo per ridurre i livelli di corruzione che hanno afflitto
il Pakistan".

L'Indice della Corruzione (che, significativamente, non si basa su


dati concreti, ma sulla "percezione" soggettiva dei suoi autori) è
compilato annualmente dal conte Johann Lambsdorf, parente del
più famoso Otto Lambsdorf che è presidente della sezione
europea della Commissione Trilaterale. Lambsdorf senior, che è
anche padre storico del partito liberale tedesco FDP,
ininterrottamente al governo da cinquant'anni, dovette dimettersi
da ministro per una storia di... corruzione! Lambsdorf junior,
invece, è "solo" implicato nel caso Schneider, il grande
bancarottiere immobiliare accusato di frode finanziaria.

Ciò non impedisce alla banda Lambsdorf di pubblicizzare,


nell'Indice 1997, la "percezione" che l'Italia sia alla testa dei
paesi industrializzati "esportatori" di corruzione, e cioè di
bustarelle nel terzo mondo. Vedremo più avanti come questo
rientri nella prossima fase dei piani di TI contro le nazioni
industrializzate.

In cima alla lista delle nazioni più corrotte del 1997 c'è la Nigeria.

I casi del Kenia e dell'Argentina

Dopo che il sanguinario trio Kabila-Museveni-Kagame ha


rovesciato il "corrotto" Mobutu e fatto "pulizia" etnica in Africa
centrale, i prossimi obiettivi dei "puri" del Commonwealth sono la
Nigeria, il Sudan e il Kenya. Per il Sudan, già isolato
politicamente, si sta preparando un'offensiva militare su tre
fronti. Il Kenya è già nel mezzo della bufera di "Mani Pulite
International".

Il 31 luglio 1997, lo stesso giorno in cui TI pubblicava l'Indice


della Corruzione Percepita, il Fondo Monetario Internazionale
ritirava un credito già concesso al Kenya, con la motivazione che
quel governo non avrebbe i requisiti di "buon governo" e avrebbe
mancato di garantire la trasparenza e l'affidabilità". Si trattava di
una violazione della sovranità nazionale senza precedenti nella
storia.

La nuova linea del FMI è stata formalizzata in un documento


intitolato "Il ruolo del FMI in temi di Governance", che stabilisce il
diritto del FMI di interferire direttamente negli affari interni di una
nazione. La parola Governance dovrebbe significare, secondo la
Banca Mondiale, "l'azione di governo o il modo di governare", o
"il modo in cui viene esercitato il potere nell'amministrazione
delle risorse economiche e sociali di un paese". Potremmo
tradurre la parola con "buon governo", ma poiché essa ha un
contenuto eversivo, preferiamo lasciarla in inglese, tanto più che
presto risuonerà, nell'originale, sulla bocca e negli editoriali degli
illuminati esponenti della "società civile".

Commentando la decisione presa contro il Kenya, un portavoce


del FMI spiegò che il paese "non soddisfava i requisiti
chiaramente richiesti dal FMI (...) nell'area del Governance". La
decisione del FMI rafforzò l'opposizione interna al Presidente Arap
Moi mentre lo scellino keniano precipitava, gli investitori esteri
fuggivano e si profilava lo spettro della bancarotta nazionale.
Richard Leakey, uno dei leader dell'opposizione nonché membro
del WWF del principe Filippo, dichiarò: "Sono molto lieto che il
FMI abbia finalmente riconosciuto il problema enorme di
Governance in questo paese. È da tempo che chiedevamo al FMI
di adottare queste misure". Leakey parlò quindi di "rivoluzione",
dopo di che scoppiarono scontri armate.

Invano, il segretario generale del governo, Fares Kuindwa,


protestò che il Presidente Moi aveva ricevuto l'ultimatum del FMI
solo il 29 luglio e "ci dissero che avremmo dovuto rispondere
entro il 30 luglio. Per una nazione sovrana, i tempi sono piuttosto
sospetti (...) i temi sollevati sono al 90% politici". Ora il FMI sta
dettando, uno per uno, tutte le "riforme" politiche che il Kenya
deve adottare per evitare lo strangolamento.

Forse per evitare la sorte toccata al Kenya, il governo argentino


non ha aspettato che il FMI dettasse le condizioni di Governance
per scucire un prestito triennale, e si è offerto volontariamente di
inserire nell'accordo una clausola in cui si impegna ad una
riforma del sistema giudiziario.

Trasparency in Italia

Ufficialmente, TI è stata fondata in Italia il 20 gennaio 1997,


presso la Camera di Commercio di Milano. Apparentemente,
quindi, essa segue, e non precede il ciclone Mani Pulite. In realtà,
una volta fondata ufficialmente TI, tutti i pezzi del mosaico
finiscono al posto giusto. Non a caso, le star del congresso di
fondazione erano Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, due
"eroi" del Pool Mani Pulite. Presidente di TI Italia è Maria Teresa
Brassiolo, consigliere della Lega Nord al Comune di Milano.
Presidente onorario è Piero Bassetti, membro della Commissione
Trilaterale e precursore della decentralizzazione negli anni '70.
Altri rappresentanti di TI sono Ernesto Savona, docente a Trento
e iniziatore di "Trans-crime", un'organizzazione che considera i
governi nazionali un ostacolo alla lotta internazionale alla
criminalità, e il professor Giovanni Terzuolo, un giudice di Pace e
titolare della cattedra di Diritto e Etica all'Università di Milano.

Sia Colombo che Savona sono stati relatori a una recente


conferenza internazionale di TI tenutasi a Lima. Secondo Edoardo
Panizza, animatore di un'iniziativa di massa di TI chiamata "Isole
d'Integrità", Colombo e Davigo sono gli autori del "codice
deontologico" poi adottato da TI a livello internazionale. Alla
conferenza di fondazione di TI, Colombo e Davigo erano i
principali relatori.

La presenza della Lega negli organi direttivi e nella macchina


organizzativa di TI è dominante. Panizza, ad esempio, è
consigliere della Lega Nord a Saronno.

Per chiarire che non si tratta di leghisti "perbene" che magari non
vogliono la secessione chiesta da Bossi, uno di essi ha dichiarato
ad un intervistatore che loro discutono, si, di secessione, ma
evitano di farlo all'interno di TI. I leghisti di TI affermano con
fierezza che Colombo e Davigo sono stati i "capostipite" di
Transparency. Ben prima che TI venisse fondata in Italia, gli eroi
del Pool erano in contatto con Peter Eigen. "Davigo e Colombo
non sono iscritti in Italia", ha dichiarato Maria Teresa Brassiolo in
un'intervista a Il Giornale il 21 aprile 1997, "ricevono
direttamente tutta la documentazione da Berlino".

Nella stessa intervista, Brassiolo ammonisce che "laddove c'è la


corruzione arriva poi sempre la guerra civile e la povertà".
Sembra essere il programma di TI. Brassiolo poi propone l'uso
del bisturi nei confronti dei criminali: "Prima di ammazzarli
basterebbe magari operarli o dare loro delle medicine... del resto,
se uno ha l'appendicite, lo operano d'appendicite".

Queste affermazioni parlano da sé. Del resto, da un seguace di


Bossi non c'è da aspettarsi molto di meglio. Eppure, esse
provengono dal rappresentante ufficiale in Italia di
un'organizzazione che si comporta già di fatto come il ministero
della giustizia mondiale, aspirando a diventarlo de jure.

I piani per il futuro

In un futuro non troppo lontano, qualsiasi imprenditore, se vorrà


lavorare, dovrà farsi rilasciare un certificato "anti-corruzione"
dalla Banca Mondiale. Questo significa che le imprese che
volessero investire in paesi in via di sviluppo, o nel Mezzogiorno
(aree a "rischio" di corruzione), faticheranno non poco per
ottenere il certificato. Qualora volessero procedere con gli
investimenti senza il lasciapassare della Banca Mondiale, si
ritroveranno sulla lista nera di Mani Pulite, con le conseguenze
immaginabili.

Questo è il progetto a cui sta lavorando TI Italia, assieme ad uno


analogo che sta per essere realizzato in Germania. Qui, TI è
riuscita a introdurre un progetto di legge al Parlamento per
rendere perseguibili penalmente le imprese che pagano bustarelle
ai funzionari di paesi terzi. Lungi dal rappresentare una sfida alla
corruzione, questa legge aprirebbe le porte ad una operazione
Mani Pulite in Germania, che demolirebbe il settore delle
esportazioni industriali.

Intanto, TI Italia sta infiltrandosi lentamente nelle scuole. Il


ministero dell'Istruzione presieduto da Luigi Berlinguer ha
patrocinato dei corsi di indottrinamento di TI nei confronti degli
insegnanti di scuola media superiore, che partiranno a Milano
all'inizio di novembre. Agli insegnanti che aderiranno ai corsi il
ministero aumenterà il punteggio in graduatoria.

Un'altra operazione di TI Italia mira a impadronirsi del settore


bancario. A tal scopo sono in corso trattative con enti privati che
sono stati incaricati dal governo di una certa sorveglianza
bancaria. Agli incontri hanno partecipato anche alti funzionari
della Guardia di Finanza.

È interessante notare che tra i volumi suggeriti da TI Italia c'è un


testo di economia di Sergio Ricossa, uno dei due membri italiani
della Società Mont Pelerin.

In una recente riunione in Francia, la Mont Pelerin ha


apertamente ammesso che lo stato nazionale è di ostacolo alla
realizzazione del "libero mercato" .

ComeTransparency ha
distrutto un ponte di sviluppo
tra Italia e Africa
 

L'Italia fece suonare il campanello d'allarme alla Banca Mondiale


nel 1988, quando fondò una "Authority Intergovernativa per lo
Sviluppo (IGAD)" che comprendeva Gibuti, Etiopia, Kenya,
Sudan, Somalia e Uganda. Obiettivo dell'IGAD era "combattere la
siccità e la desertificazione", con ambiziosi progetti infrastrutturali
come Transaqua, riprodotto a pag. 27. La nascita dell'IGAD era il
culmine di un'offensiva italiana partita nel 1985, quando un
comunicato dell'OCSE riconosceva all'Italia l'"oscar" della
generosità, con la destinazione del 0,40% del PIL allo sviluppo
africano. Si trattava di cifre dopotutto modeste, che non
raggiungevano i 4000 miliardi all'anno, ma erano destinate a
finanziare progetti che poi avrebbero attirato altri investimenti e,
soprattutto, facevano dell'Italia l'unico paese occidentale ad
avere qualche tipo di strategia per sviluppare il continente
africano.

Esemplare è il caso dello sviluppo del Tana-Beles, in Etiopia, un


ambizioso piano di sviluppo di una regione fertile su cui
trapiantare parte della popolazione etiopica che viveva nelle
province di Wollo e Tigrai, colpite dalla siccità. Naturalmente il
regime etiopico vedeva nel progetto anche una convenienza
politica, per dividere popolazioni in cui era radicata la guerriglia
nazionalista. Resta però il fatto che il progetto italiano,
costruendo una città-capoluogo, cento villaggi, 300 km di strade,
300 di acquedotti, un centinaio di ponti, un ospedale centrale con
rete di ambulatori, un canale in parte in galleria, un aeroporto,
una centrale idroelettrica e la messa a coltura di 190 mila ettari
di terre incolte rappresentava una vera emancipazione per quel
popolo.

Quando l'Italia lanciò la nuova "authority" per lo sviluppo, che


avrebbe integrato i vari progetti in un piano complessivo che
avrebbe cambiato il volto della regione, la macchina bellica del
Commonwealth si mise in moto. Sul campo, le nazioni che
avevano aderito al progetto furono tutte destabilizzate, alcune
addirittura cancellate (è il caso della Somalia). In Etiopia fu
scatenata la guerriglia che impedì il compimento del progetto di
Tana Beles e portò al potere i due "gemelli" Afewerki e Zenawi,
che si spartirono il paese. I due poi spalleggeranno il terzetto
diabolico Museveni-Kagame-Kabila nella conquista dello Zaire-
Congo. In Italia, il ciclone Mani Pulite spazzò via l'intera classe
politica, azzerando completamente la presenza italiana in Africa.
Alla fine di questo processo, l'alleanza per lo sviluppo promossa
dall'Italia si è trasformata esattamente nel suo opposto.

Senza esagerare l'importanza dell'iniziativa italiana, si può


affermare tranquillamente che se l'"Authority" lanciata nel 1985
si fosse sviluppata secondo i piani, non solo sarebbe cambiato il
volto di un'intera regione del continente africano, ma sarebbe
stato stabilito un precedente. Non si tratta di vedere la cosa in
termini geopolitici, e cioè di espansione di un'"area d'influenza"
italiana (e quindi di conflitti immancabilmente generati con altre
potenze), ma nella prospettiva che si sarebbe imposto un
modello di sviluppo basato sull'industrializzazione e sulla
sovranità nazionale dei paesi coinvolti, mirante a instaurare
collegamenti trans-africani e a inverdire il deserto. È ovvio che un
successo di questo modello avrebbe dimostrato la possibilità di
far finalmente decollare l'economia del continente e spinto le
altre nazioni africane nella stessa direzione.

Per capire meglio il significato di ciò, basta dire che la Banca


Mondiale ostacolava sistematicamente ogni progetto, anche
quelle poche infrastrutture che l'Italia veniva costruendo in
Somalia, come la strada Garoe-Bosaso, la quale doveva collegare
l'entroterra più arido del paese con il porto di Bosaso, che nel
progetto doveva venire riabilitato. In particolare, la Banca
Mondiale contrastava l'idea di "inverdire il deserto", progetto che
avrebbe necessitato grandi investimenti in tecnologia avanzata,
tra cui impianti di dissalazione e di energia nucleare,
promuovendo invece la cosiddetta "tecnologia appropriata". Dopo
aver sabotato lo sviluppo del Sahel, all'inizio degli anni '90, la
Banca Mondiale annunciò l'abbandono degli interventi a nord
della linea N'Djamena-Saint Louis du Senegal, dove la
pluviometria annuale non arriva a 300-350 mm. Giustamente, gli
esperti hanno notato che questa decisione provocherà entro una
decina d'anni un nuovo grave esodo di popolazioni e un'avanzata
dell'aridità irreversibile per parecchie centinaia di chilometri verso
sud, cioè verso le zone ancora fertili e vivibili.

La Banca Mondiale dietro il


disastro speculativo in Albania
 

La Banca Mondiale, organismo che ha partorito Transparency


International, è guidata da James Wolfensohn, un ex militare dei
corpi speciali australiani. Nel maggio 1995, poco prima di
assumere la presidenza della Banca Mondiale, Wolfensohn fu
fatto cavaliere dell'Impero Britannico, per il suo "contributo alle
arti in generale e, in particolare, agli scambi artistici tra gli Stati
Uniti e la Gran Bretagna". In altre parole, per aver rafforzato il
controllo culturale britannico sulla ex colonia.

Wolfensohn, che al vertice di settembre a Hong Kong ha


annunciato con toni minacciosi la nuova politica 'anti-corruzione'
della Banca Mondiale ("Se ci sarà anche un solo elemento
inquinante, i progetti saranno tagliati, i funzionari finiranno nella
nostra lista nera e sarà meglio che si rivolgano altrove"), è un
prodotto della più corrotta oligarchia finanziaria, quella che ha
costruito la bolla speculativa globale, iniziata con il mercato
dell'Eurodollaro e sfociata nella odierna pazzia dei derivati. Nel
libro Singular voices, Wolfensohn racconta: "In un certo senso io
fui uno dei padri fondatori del mercato dell'Eurodollaro e dei
mercati internazionali (...) A quel tempo, eravamo un gruppetto
di venti-trenta persone (...) come Jacob Rothschild, Stanislas
Yassukovich, Minos Zombanakis (...) Inventavamo lungo il
percorso, perché non c'erano precedenti per gli Eurobonds (...)
Non esisteva nessuno di questi strumenti internazionali, che
contribuimmo a creare e sviluppare".

Non meraviglia, quindi, che la Banca Mondiale sia coinvolta


attivamente in uno dei più grandi scandali recenti, quello delle
piramidi finanziarie albanesi. Lo scandalo è stato tenuto ben
nascosto, ma la verità è emersa ad una conferenza tenutasi il 18-
19 luglio a Bologna, organizzata dal Centro per gli Studi Centro
Europei e Balcanici e dal CeSPI. Alla conferenza, secondo il
bollettino Europe and the Balkans, "Sono stati sollevati
interrogativi sull'azione della Banca Mondiale, particolarmente in
rapporto al ritardo nel mettere in guardia il governo Berisha sui
rischi connessi alle strutture piramidali, poiché [la Banca
Mondiale] temeva una crisi inflattiva nel paese, mentre gli schemi
piramidali erano considerati un drenaggio della moneta circolante
in un paese afflitto dalla scarsità di prodotti locali" (enfasi
nostra).

Si tratta di rivelazioni scioccanti, che giustificano l'apertura di


un'inchiesta parlamentare in Italia, dato che noi siamo investiti
completamente dalla crisi albanese.

Non sbigottisce meno sapere che il sanguinario dittatore del


nuovo Congo, Laurent Kabila, ha ricevuto un'iniezione di fiducia
dalla Banca Mondiale immediatamente dopo il suo insediamento a
Kinshasa. Il 25 giugno una delegazione della Banca Mondiale ha
terminato una visita nello Zaire-Congo definita "molto riuscita". Al
termine degli incontri, il capo delegazione Callisto Madavo,
vicepresidente della BM per l'Africa, ha annunciato la
convocazione di una conferenza di paesi donatori per "aiutare il
nuovo Congo". La Banca Mondiale ha annunciato anche la
riapertura dell'ufficio di Kinshasa, che aveva chiuso nel 1993
(seguita dal FMI).

Il golpe di Mani Pulite in Papua Nuova Guinea

 
Nel 1994 Julius Chan fu rieletto primo ministro della Papua Nuova
Guinea (PNG), un paese del Commonwealth. PNG è una nazione
povera, con poche infrastrutture e un'agricoltura di sussistenza.
L'unica ricchezza del paese era rappresentata dalla miniera di
rame di Panguna, di proprietà congiunta del governo e della
multinazionale Rio Tinto Zinc. La miniera, la più grande del
mondo a cielo aperto, è però chiusa da quando, nel 1989,
scoppiò l'insurrezione separatista della provincia di Bouganville,
dove si trova Panguna. La miniera forniva il 40% delle entrate
statali.

Chan era uno dei migliori prodotti dell'amministrazione coloniale


britannica. Un passato nel FMI, nella Banca Mondiale e nell'Asian
Development Fund, fu fatto Comandante dell'Impero Britannico
nel 1975 e cooptato nel potentissimo Privy Council nel 1981,
anno in cui divenne premier.

Ma, come molti connazionali, Chan sviluppò uno spirito nazionale.


Nel 1996, quando la Banca Mondiale chiese tagli feroci
all'amministrazione pubblica, il congelamento dei salari, la
liberalizzazione dei prezzi sui generi alimentari, l'eliminazione dei
controlli sugli investimenti stranieri e la svendita
("privatizzazione") delle ricchezze minerarie della nazione, Chan
reagì. Accusando la Banca Mondiale di aver "distrutto molti
paesi", Chan cacciò il suo petulante inviato da PNG.

In seguito, Chan fu costretto a capitolare ad alcune richieste,


dietro la minaccia del ritiro di 340 milioni di dollari di aiuti
internazionali. Tra queste, la richiesta di privatizzare il 49% della
Mining Resources Development Company, la holding statale che
controllava sei grandi miniere di rame e che, dopo la chiusura di
Panguna, costituiva il nerbo dell'economia nazionale.
Contemporaneamente, però, Chan pianificava di addestrare e
riarmare le forze armate, schiacciare una volta per tutte
l'insurrezione di Bouganville, riaprire la miniera di Panguna,
acquistarne la parte posseduta dalla Rio Tinto e incanalare i
proventi nella ricostruzione economica del paese.

Ma alla messa in atto del piano, tutti gli alleati di PNG, Stati Uniti,
Australia e Nuova Zelanda, si rifiutarono di addestrare l'esercito,
obbedendo alla linea di FMI e Banca Mondiale, secondo cui le
spese militari vanno tagliate. Messo alle strette, Chan decise una
soluzione "privata" e si rivolse alla succursale dei Corps of
Commissionaires (Una delle grandi imprese di sicurezza private
direttamente comandata dalla Corona inglese, come
documentano Solidarietà ed EIR). Il capo dell'esercito di PNG, il
generale Jerry Singirok, sostenne caldamente il progetto e
suggerì, dati gli impedimenti di bilancio, di ottenere un
finanziamento "discreto" dalla Rio Tinto. Per la soluzione finale, ai
Corps fu preferita Sandline International, una succursale di
Executive Outcomes, un'altra organizzazione "privata" di
mercenari di Sua Maestà. A sua volta, Sandline appaltò parte del
programma ad un'altra filiazione dei corpi speciali britannici, DSL.

Una volta sbarcati nel paese i mercenari, scattò la trappola. I


media australiani della catena Murdoch pubblicarono titoli sugli
"squadroni della morte" di PNG, ma soprattutto puntarono il dito
sull'aspetto "corrotto" dell'accordo. Il governo australiano,
sull'onda della campagna di stampa, minacciò di ritirare 240
milioni di dollari di aiuti promessi. Infine, la Australian Financial
Review, di proprietà del canadese Conrad Black, spifferò la
verità: "Il governo di Papua Nuova Guinea gioca con l'idea di
seppellire la razionalità sotto un muro di nazionalismo
economico".

Infine, il 17 marzo, il generale Singirok, lo stesso che aveva


attirato Chan nella trappola della soluzione militare "privata",
getta la maschera e intima a Chan di dimettersi, affermando di
aver scoperto la "corruzione" ai massimi livelli del governo. Le
truppe di Singirok circondano il parlamento e per una decina di
giorni il paese rischia di cadere nell'anarchia. Chan alfine accetta
di dimettersi, attendendo i risultati di un'inchiesta sul contratto
con Sandline. L'inchiesta, condotta da un magistrato australiano,
giudicherà poi Chan innocente, ma il danno è fatto. Alle elezioni,
Chan perde persino il seggio parlamentare, per 110 voti.

La campagna per mobilitare l'opinione pubblica contro la


"corruzione" di Chan e dei suoi ministri fu condotta da
Transparency International, il cui presidente in PNG è sir Anthony
Siaguru, ex vicesegretario generale del Commonwealth. Siaguru
ha rivelato ad un giornale australiano di essere stato reclutato da
Jeremy Pope, un suo ex sottoposto al Commonwealth, che è
attualmente amministratore di Transparency. Sir Anthony è
membro di un esclusivo studio legale, Blake Dawson Waldron,
che cura gli affari di un numero di importanti multinazionali in
PNG. Si tratta delle stesse multinazionali che hanno finanziato
l'espansione di TI in PNG.

In un'intervista alla radio australiana il 2 aprile 1997, Siaguru


racconta che tra gli "imprenditori privati" si aveva la sensazione
di "una mancanza di trasparenza e affidabilità da parte dei
funzionari pubblici". Quindi, si decise di "invitare TI ad aprire una
sezione in PNG. Due istituzioni, l'Istituto di Affari Nazionali e il
Business Council, organizzarono un seminario, in cui fu presa la
decisione di stabilire un Codice di comportamento e di aprire una
sezione di Transparency". Il Business Council è un paravento per
Rio Tinto e Broken Hill Proprietary Co. Ltd (BHP), rispettivamente
la seconda e la terza compagnia mineraria nel mondo. A sua
volta, il Business Council finanzia l'Istituto di Affari Nazionali.

I grandi inquisitori di
Transparency
 

Attualmente, TI ha uffici in oltre 60 nazioni e denuncia circa


70.000 tesserati. Tra i membri del consiglio d'amministrazione
troviamo alcune "perle":

 Peter Berry, direttore della "Crown Agents" l'odierna


struttura amministrativa dell'impero del Commonwealth. A sua
volta, TI è tra i membri istituzionali della Fondazione Crown
Agents.
 John Brademas, presidente del National Endowment for
Democracy.
 Luis Moreno Ocampo, ex procuratore argentino che
partecipò al processo contro la giunta militare nel 1985.
Cofondatore di "Poder Ciudadano" (Potere ai cittadini),
un'organizzazione non governativa, Ocampo è noto come il "Di
Pietro argentino". Egli è una figura chiave per la destabilizzazione
pianificata da TI in America Latina, specializzato nell'attacco alle
Forze Armate come baluardo della sovranità nazionale.
 Nestor Humberto Martinez Neira, ministro della Giustizia
della Colombia.

Tra i fondatori (e finanziatori) dei crociati contro la corruzione


abbondano, tra gli altri, le imprese e le fondazioni di Sua Maestà
Elisabetta II: Crown Agents, British Overseas Development
Administration (l'ex ministero delle Colonie), BHP Minerals of
Australia, Coopers & Lybrand, Rio Tinto, Tate & Lyle, Nuffield
Foundation, Rownee Trust.

Quelli della Mont Pelerin


scoprono le carte
La società Mont Pelerin, gruppo fondato da Friedrich von Hayek
nel 1947 che distilla il "verbo" liberista e lo diffonde in tutto il
mondo (membri italiani sono l'ex ministro Antonio Martino e
l'economista Sergio Ricossa), ha finalmente ammesso che
l'assalto allo stato sociale nasconde in realtà un assalto allo stato
in quanto tale.

Nelle conferenze della Mont Pelerin a Aix-en-Provence (1-5


settembre) e Barcellona (6 settembre), si è discusso proprio
come superare lo stato nazionale e il concetto di democrazia per
poter smantellare lo stato sociale. Secondo gli intervenuti, lo
stato nazionale reca con sé un forte legame emotivo tra cittadini
e governo e perciò tende a rafforzare le istituzioni dello "stato
sociale". Occorre sostituirlo con "entità" sovranazionali di varia
natura, che non comportino legami emotivi. Il problema della
democrazia, come ha sottolineato il noto guru liberista Milton
Friedman in una recente pubblicazione della Mont Pelerin, è che
essa è un "sistema autodistruttivo" in quanto distrugge
necessariamente il "mercato".

Una "soluzione" a questi dilemmi viene promossa dall'ideologo


della Mont Pelerin Hans-Helmut Hoeppe, dell'Università del
Nevada. Hoeppe non esclude la necessità ultima
dell'autoritarismo come unico mezzo per porre fine allo stato
sociale, ma pone un'"alternativa" a questo sbocco draconiano:
una politica radicale di "decentralizzazione" e "privatizzazione" di
quasi tutte le istituzioni, comprese polizia, magistratura e forze
armate. Hoeppe collabora strettamente con il Ludwig von Mises
Institute, un pensatoio "libertario" americano.

Alla riunione di Aix-en-Provence era presente tra gli altri Michael


Novak, famoso perché caposcuola di quanti tentano di conciliare
il cattolicesio con il liberismo.

Potrebbero piacerti anche