Sei sulla pagina 1di 2

MANIFESTAZIONI NO-GLOBAL

Movimento no-global o movimento anti-globalizzazione è una locuzione nata intorno al 1999 che indica un
insieme di gruppi, organizzazioni non governative, associazioni e singoli individui relativamente eterogenei
dal punto di vista politico ed accomunati dalla critica all'attuale sistema economico neoliberista.
In passato è stato più usato il termine popolo di Seattle.
Nel dicembre 1999 si svolge a Seattle la conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del
commercio (WTO) che si prefigge di discutere temi quali la tutela dell’ambiente, la globalizzazione dei
mercati, il debito dei paesi del Terzo mondo.
La conferenza si chiude senza alcun risultato significativo a causa della protesta dei rappresentanti dei
paesi del Sud del mondo e, soprattutto, del clamore suscitato dalle manifestazioni organizzate da migliaia di
persone appartenenti a movimenti di cittadini, organizzazioni non governative, movimenti giovanili e
ambientalisti, sindacati.
È l’atto di nascita del cosiddetto “Popolo di Seattle”, un composito movimento internazionale che ha come
mezzo di collegamento Internet e come collante la protesta contro la globalizzazione dei mercati e delle
regole e prassi economiche, spesso incuranti dei danni ambientali e delle peculiarità e differenze di ogni
singolo paese.
I “no global” contestano anche la progressiva trasformazione della sanità, della scuola e della cultura in
oggetti di commercio.
Da quel dicembre 1999, il “Popolo di Seattle” contesta i grandi del mondo, con imponenti manifestazioni
che spesso sono sfociate in violenti scontri.
Nel 2000 i "no global" scendono in campo: in aprile, a Washington, in occasione del G7 (Gruppo dei Sette:
gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Regno Unito, la Francia, l'Italia, il Canada); in settembre, a Praga,
durante un nuovo incontro del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale; in ottobre, a
Monreal, in occasione del vertice tra i ministri finanziari e i governatori delle Banche centrali dei 20 paesi
più industrializzati; in dicembre, a Nizza, durante il Consiglio Europeo.

I volti della protesta contro il vertice dei G7


Il 2001 si apre con il “popolo di Seattle” in azione a Davos, in Svizzera, al Forum dell’economia mondiale. In
marzo, a Napoli, 15-20.000 dimostranti contestano violentemente il Global Forum; in aprile, in Quebec, i
“no global” mettono sotto assedio la riunione dei Presidenti e dei Governatori di Nord, Centro e Sud
America. A giugno, durante una nuova riunione del Consiglio Europeo a Göteborg (Svezia), la situazione
precipita e ci sono gravi feriti. Ai dimostranti identificati la magistratura svedese infligge pene severe.
Gli ultimi scontri, la cui eco non si è ancora sopita, si verificano in Italia, durante il Vertice del G8 (Gruppo
degli Otto: gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Regno Unito, la Francia, l'Italia, il Canada, la Russia) a
Genova.

SLOGAN,CARTELLI,STRISCIONI,…

Il movimento conia lo slogan "un altro mondo è possibile", tradotto e usato in tutte
le lingue, e si riunisce a partire dal gennaio 2001 ogni anno a Porto Alegre per il
Forum Sociale Mondiale, in contrapposizione con il Forum Economico Mondiale di
Davos.

MULTINAZIONALI ACCUSATE

Tra le grandi multinazionali coinvolte nello sfruttamento della mano d’opera minorile, possiamo
menzionare la Coca Cola, il colosso americano, o la Apple, la casa madre degli iPod, iPad e iPhone, nelle cui
fabbriche dislocate in Cina sono stati trovati nel 2010 ben 91 bambini lavoratori.
Oppure della Mc Donald’s, della Nike, che produce articoli sportivi, o ancora della Timberland, la celebre
marca di calzature americane: da un articolo apparso su Repubblica il 19/05/2005, a firma di Federico
Rampini, che è stato per anni corrispondente di Repubblica da Pechino, apprendiamo che per confezionare
un paio di scarpe Timberland, vendute nei nostri negozi a 150 euro, nella città di Zhongshan, in Cina, un
minore di 14 anni percepisce un salario di 45 centesimi di euro. Il lavoro è di 16 ore al giorno, il suo letto è
nella fabbrica, non ha assicurazione né ferie.

Questa realtà coinvolge in primo luogo i grandi produttori e distributori della tecnologia e dell’industria
tessile: sono i prodotti di lusso, quelli più costosi, che fondano il loro impero su giornate lavorative che
durano dalle 12 alle 16 ore di adulti e bambini che vengono pagati pochi centesimi all’ora e dormono
dentro le fabbriche.

Potrebbero piacerti anche