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LE GRANDI AREE DELLO SVILUPPO MONDIALE

FORZA E DEBOLEZZA DELL’EUROPA


Con la fine del bipolarismo tra Usa e Urss si è affermato un mondo multipolare, caratterizzato
cioè da molti centri di crescita economica e politica. Nuove aree di sviluppo si sono sviluppate
nei continenti extraeuropei (Cina, India, Brasile), spesso in concorrenza con l’Europa. Nel 1992
con il trattato di Maastricht, la comunità economica si è trasformata nell’Unione Europea
(UE). Il crollo del sistema sovietico ha spinto i paesi dell’Europa orientale a chiedere di poter
entrare nell’Ue. Nel 2004 ben 8 paesi ex comunisti sono stati accolti in Europa, mentre la
richiesta della Turchia è stata accantonata. In pochi anni gli stati dell’Ue sono passati da 15 a
27. La Croazia è diventata il 28° membro. Per rafforzare l’Unione, si è deciso di adottare una
moneta unica europea, che è entrata in circolazione l’1 gennaio 2002.
LA CINA, IL GIGANTE DELL’ASIA
A partire dal 1980 Deng Xiaoping impresse una svolta fondamentale all’economia cinese,
basata sul cosiddetto “socialismo di mercato”: sul piano politico il partito comunista avrebbe
dovuto mantenere l’esclusiva del potere, mentre sul piano economico dovevano essere adottate le
regole del mercato, consentendo anche la proprietà privata, per sviluppare nei modi più rapidi la
produzione. Nell’industria venne autorizzato il libero sviluppo di imprese private, investimenti
di capitale straniero. I risultati di questa politica furono sorprendenti: la produzione industriale
cominciò a crescere, al ritmo di oltre il 10% annuo, e le merci cinesi dilagarono su tutti i
mercati, vendute a prezzi bassissimi. In questo modo la Cina si aprì al mondo ed entrò nel
circuito del commercio internazionale. Il successo economico cinese non è però privo di gravi
limiti. Prima di tutto l’inquinamento che ha raggiunto livelli altissimi nelle città, avvelenando
l’atmosfera e le acque. Poi l’aumento delle differenze tra le città e le campagne, impoverite, e
tra i nuovi ricchi, sempre più ricchi, e le masse dei lavoratori, senza diritti né sindacati.
L’INDIA, LA PIU’ GRANDE DEMOCRAZIA DEL MONDO
Dopo la Cina, l’India è il più popoloso paese del mondo. A differenza della Cina, l’India è un
grande paese democratico. Per ottenere capitali in prestito dal sistema bancario internazionale, il
governo indiano adottò una politica economica di tipo liberista. L’India favorì inoltre
l’insediamento delle grandi multinazionali americane, giapponesi ed europee. La crescita è
stata imponente, anche se inferiore a quella cinese. L’economia indiana è cresciuta tantissimo,
per esempio nell’informatica. Ma come la Cina è minacciata da un crescente degrado ambientale
e da pericolose disuguaglianze economiche e sociali.

Fin dal 1990 hanno acquistato un posto importante nell’economia globale Hong Kong,
Singapore, Taiwan e la Corea del Sud, conosciute come le “tigri dell’Asia”. Il segreto del loro
successo sta nell’aver imitato il Giappone e la Cina, puntando sulle esportazioni e
specializzandosi in alcuni settori con prodotti a prezzi imbattibili, per esempio le scarpe e i
giocattoli, l’elettronica etc. IL successo era assicurato perché gli operai asiatici lavoravano di più
e con un salario più basso a quello dei lavoratori europei. A un grande futuro sembra destinato
anche il Brasile. La rapida industrializzazione del brasile, con eccellenti risultati in campo
aereonautico, automobilistico, elettronico, metallurgico e chimico, ha ridotto fortemente il
numero dei disoccupati. E’ aumentato il benessere generale del paese, nonostante il persistere di
disuguaglianze economiche.
I BRICS E IL SORPASSO MANCATO
Con la sigla Brics si indicano i paesi che si distinguono per un accelerato sviluppo economico:
Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. I sorprendenti ritmi di crescita della produzione
industriale di questi paesi, accompagnata spesso dallo sfruttamento di notevoli risorse naturali,
hanno fatto prevedere un imminente “sorpasso” degli Usa e dell’Europa. In realtà il temuto
sorpasso, previsto per il 2013, è stato rimandato perché a partire dal 2008 la crisi economica
mondiale ha costretto i Brics a rallentare notevolmente il proprio ritmo di crescita. E il
rallentamento dell’economia ha provocato in vari paesi proteste e tensioni antigovernative, per il
peggioramento delle condizioni di vita delle categorie più deboli.
LA PRIMAVERA ARABA
La crisi economica, soprattutto il rialzo dei prezzi e la disoccupazione, ha contribuito
notevolmente, tra il 2011 e il 2013 a sconvolgere i paesi arabi con una serie impressionante di
rivolte popolari, che hanno preso il nome di “primavera araba”. Sono stati coinvolti la Tunisia,
la Libia, l’Egitto, lo Yemen e la Siria. L’intervento degli Usa e dell’Europa ha spesso
complicato i problemi, mentre la situazione economica dei paesi arabi si è progressivamente
aggravata.
IL SUDAFRICA DI MANDELA
Nel 1990 il Sudafrica riuscì a liberarsi dal regime razzista dell’apartheid che aveva difeso gli
interessi dei bianchi. Il leader nero Nelson Mandela, liberato dopo 28 anni di carcere, divenne
presidente del nuovo Sudafrica democratico. I suoi obiettivi principali furono: costruire uno stato
democratico nel quale bianchi e neri potessero vivere in concordia. Nel 1993 Mandela ottenne il
premio Nobel per la pace. I suoi successori proseguirono sulla via dello sviluppo economico,
con notevoli successi nel settore minerario e industriale. Libero dai vincoli dell’apartheid, il
Sudafrica nel giro di 2 decenni è divenuto il paese più sviluppato del continente. Per questo
motivo è stato incluso nel gruppo dei Brics. Nonostante questi eccellenti risultati, permangono
ancora in Sudafrica gravi problemi come la disoccupazione, l’inflazione, le agitazioni sindacali
dovute ai bassissimi salari dei lavoratori. La morte di Mandela, nel dicembre 2013, ha privato il
Sudafrica di un esempio autorevole.

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