acciaio, carbone, macchine), che si fonda in parte su nuove tecnologie e nuovi settori.
• Il parziale esaurirsi della spinta innovatrice in Gran Bretagna, dovuta anche dal minor
dinamismo imprenditoriale e alle scelte educative. La formazione dell’élite inglese non
è una formazione di tipo tecnico ma umanistico, l’investimento scolastico è molto
basso.
Gli Stati Uniti hanno avuto una crescita spettacolare. Da una realtà piccola e agricola
nasce una grande potenza economica. Il territorio americano è un territorio ricchissimo di
risorse naturali e di terra coltivabile. Sviluppano modelli organizzativi, tra cui Bicorporation
con ruoli dell’organizzazione dell’impresa.
Il processo di sviluppo fu l’opposto di quello europeo, tante risorse e poca forza lavoro. Si
ha una scarsità relativa di fattore lavoro, con un maggior impiego di capitale e risorse nei
processi produttivi. Modello che nasce con il risparmio di lavoro e utilizzo delle risorse.
Parte del fattore lavoro è data dai ussi migratori. La società americana è una società di
immigrati. Ognuno di quesiti gruppi portano culture diverse e rapporti diversi che portano
la società americana ad aprirsi all’innovazione. Gli immigrati non sono i più poveri ma i più
intraprendenti con forte motivazione. Istituzioni giuridiche che nascono exnovo, le
istituzioni nascono per rispondere a quelle domande di quella speci ca realtà di quel
momento. È molto più facile fare impresa negli Stati Uniti. L’assegnazione delle terre è
molto più semplice dell’Europa, si fa una gara e chi vince si prende la terra.
Cinquantamila persone, ottomila chilometri quadrati, chi li occupava li prendeva.
La corona inglese ostacola l’attivazione della manifattura nelle colonie (comprese quelle
americane), per favorire l’importazione di prodotti industriali della madrepatria.
I fattori fondamentali del successo americano sono risorse, mezzi di trasporto e cienti a
basso costo, elevata intensità tecnologica. Sistema legislativo nuovo che risponde alle
esigenze di una comunità nuova e dinamica, ruolo che hanno le grandi corporation
organizzata per sfruttare al meglio le risorse, dinamismo legato al modo in cui si è
composta la società.
Con gli anni ’80 gli Stati Uniti divennero la prima nazione industriale del mondo e furono
con la Germania e grazie anche alla disponibilità di risorse petrolifere i protagonisti della
seconda rivoluzione industriale.
Questa società molto competitiva, è anche una società spietata, debole sicurezza sociale,
ricorrenti crisi nanziarie, disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, poca tutela
dei lavoratori.
GIAPPONE
Società molto diversa da quella europea, molto evoluta e avanzata, caratterizzato dalla
presenza di grandi città e mercati ben organizzati ma anche da una forte presenza feudale
e scarsa mobilità sociale. Società classista e livello culturale elevato. I samurai come
classe dirigente. Il Giappone decide di chiudersi con i rapporti del mondo esterno
soprattutto per l’in uenza della religione cattolica. Non ci sono rapporti commerciali con
l’esterno no al 1853 dove grazie alle otte armate di cannone americane c’è
l’imposizione dei trattati ineguali che prevedeva l’apertura verso l’Occidente. La
restaurazione Meiji (1868) rimette come protagonista l’imperatore, si crea in questa lotta
tra società tradizionalista e innovazioni una forma di governo che cerca di a ermare
quelle parti del mondo occidentale che possono dare prospettiva di crescita anche al
Giappone. Prende quindi avvio la modernizzazione copiando e adattando le buone
pratiche dell’Occidente.
Tuttavia il decollo fu di cile causa lo squilibrio tra risorse e popolazione. Per riequilibrare
la propria bilancia commerciale il Giappone ricorse all’esportazione di seta e tè.
I settori industriali che si a ermarono furono quello tessile, siderurgico meccanico dopo
l’introduzione di moderate misure protezionistiche. Importante sviluppo industriale
giapponese fu la nascita delle zaibatsu, imprese di carattere famigliare.
La globalizzazione signi ca anche accedere ai prodotti e merce che viene dal tutto il
mondo e catene di prodotti distribuite in tutte il mondo. Le catene dei valori devono
essere connesse tra loro e uide (una guerra la spezza).
Terminata la crisi dell’America cominciano ad arrivare anche le loro merci. 1870 il grano
americano costava a Liverpool il 58% in più di Chicago, nel 1914 solo il 15%, causa la
riduzione del trasporto, rende quello americano molto conveniente.
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Il cambio della moneta entra all’interno di un cambio sso, se il cambio di moneta è sso
sono più incentivato ad investire e fare commercio internazionale.
Se A ha un surplus e B un de cit commerciale, per saldare questo de cit B cede parte del
suo metallo. Ora A si trova con più riserva metallica e deve introdurre moneta, quindi
aumentano i prezzi e in B calano. I costi di produzione sono diversi e consente una
compensazione tra i due. Se in A ho una maggiore disponibilità di moneta e metallo il
tasso di interesse è più basso e in B ho un aumento. Un investitore investe dove c’è il
tasso più alto perché il capitale viene remunerato di più, quindi abbiamo anche qui un
riequilibrio. Se tutti i paesi rispettano queste regole tutto funziona bene, ma nessuno lo fa
perché non dichiarano tutte le riserve auree.
La prima guerra mondiale sarà la prima guerra industriale dove l’economia avrà un ruolo
importante. Per vincere la guerra serve un’economia forte capace di sostenerla. La prima
guerra mondiale segna l’evento massiccio dell’entrata dello stato nell’economia. Gli stati
uniti avevano il PIL procapite più alto nel 1913 (5301), secondi l’Inghilterra,
successivamente Germania, francia, Italia, Austria, Russia.
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• Via tedesca centrata prevalentemente si una serie di manovre monetarie (stampa di
cartamoneta;
I costi umani ed economici della guerra sono di 8,5 milioni di soldati europei deceduti, 5
milioni di civili uccisi, diversi milioni di vittime nel 1918 della spagnola, complessivamente
in Europa ci furono oltre 20 milioni di morti. Alla Conferenza di pace di Versailles si tenta
di quanti care il costo complessivo delle perdite per addossarlo alla Germania. La
Germania perde il 13% del proprio territorio.
Finita la guerra si sperava che tutto tornasse al loro posto e tornasse l’economia di prima.
Ma il ripristino della vita civile e le riconversione produttiva provocò in tutti i
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