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Che cos elegante, fluente e dinamico allesterno ma metodico, semplice e brutale allinterno?

Se la vostra risposta stata kata(1), non solo avete risposto correttamente ma ovvio che conoscete
qualcosa sul Karate che pare sia sfuggito ad unintera generazione di praticanti pi impressionabili ma meno
informati. Troppo spesso giudicato dalla sua apparenza e a volte paragonato ad un libro, ci che appare in
superficie non ci che realmente contenuto allinterno(2) del kata.
Un tempo pratica ben custodita, trasmessa secondo un rituale ferreo di segretezza, il kata la vera ragione
per cui il Karate, come arte, stato preservato e trasmesso fino ad oggi. Il suo retaggio si pu far risalire ai
primi architetti del quanfa(3) cinese. Purtroppo per, la formula usata un tempo per aiutare la trasmissione
delle premesse contestuali che culminavano nei kata, si persa nella scia della sua moderna transizione che
ne ha oscurato gli originari principi applicativi difensivi.
Perpetuata per generazioni, questa ambiguit rimane oggi loggetto di unintensa curiosit da parte degli
appassionati occidentali pi progressisti, nonostante la popolarit delle moderne interpretazioni dei kata.
Come ricercatore non rifiuto i principi del karate, ma sono in disaccordo con linterpretazione moderna dei
kata. Nel tentativo di dissolvere lambiguit che avvolge la storia e le teorie tecniche dei kata, spero
sinceramente che troviate convincente lanalisi presentata in questo articolo.
Atti abituali di violenza fisica/HAPV(4)
Attraverso anni di ricerca e studio ho stabilito una teoria secondo la quale i primi pionieri svilupparono
pratiche di autodifesa, basate sulle conoscenze acquisite grazie allesperienza empirica. Considerando come
questa ipotesi pragmatica potesse aiutare a dissolvere la frustrante ambiguit che ne ammantava la sua
preistoria; ancor pi importante, tuttavia, tali analisi hanno anche gettato le basi che mi hanno consentito di
identificare e catalogare gli atti abituali di violenza fisica (HAPV) in separate (ed infine combinate) modalit
di apprendimento, fondamentali per la comprensione dellevoluzione dellintero processo di studio.
Esercizi a due persone
Sono convinto che quando un allievo comprende la mentalit brutale che caratterizza la violenza fisica
ingiustificata, appare chiaro che lunica via pratica attraverso la quale (la persona media pu) apprendere e
padroneggiare le risposte difensive funzionali (contro i classici 36 atti di violenza fisica abituale) consiste
nella riproduzione di ogni atto di violenza fisica in un ambiente controllato.
Conseguentemente ho dedotto che, attraverso prove ed errori, in un ambiente controllato, con un mentore
esperto e riducendo i rischi di lesioni gravi, gli allievi hanno lopportunit di testare ed esplorare i principi
difensivi che risultano maggiormente efficaci per la loro corporatura e personalit. Inoltre, la mia teoria sugli
esercizi a due persone garantisce ad ogni studente la possibilit di progredire esponenzialmente fino a che il
processo di apprendimento raggiunge i risultati attesi: acquisire una sufficiente spontaneit funzionale da
consentire che ogni atto abituale di violenza fisica (o combinazione di pi atti) possa essere efficacemente
negoziato.
Rituali
I risultati finali della mia lunga ricerca sulle origini e levoluzione dei kata hanno prodotto una teoria molto
semplice che sta guadagnando un sempre maggior riconoscimento nella comunit internazionale del Karate,
pur sempre estremamente critica e altamente inflessibile. Ho concluso che, rimuovendo lattaccante dalla
pratica degli esercizi a due persone, ci che rimaneva era una riproduzione a solo delle singole applicazioni
difensive. Per stabilire metodologie di insegnamento innovative, pur mantenendo rituali inflessibili di
segretezza, ho dedotto inoltre che gli innovatori, pionieri del quanfa, hanno ritualizzato la pletora di
applicazioni difensive a solo in modelli individuali unici, ciascuno dei quali veniva identificato con un nome
speciale (ad esempio gru sulla roccia, il guardiano chiude il cancello, i due dragoni escono dal mare,
ecc). Poich anche la pi rudimentale analisi sui kata classici rivela una configurazione di tecniche
composite, ho naturalmente concluso che i primi pionieri della nostra tradizione hanno ingegnosamente
costruito i modelli difensivi in meccanismi mnemonici unici (Hsing/Kata) non solo per ricordare lezioni
importanti ma anche per alimentare concetti olistici.
Sulla base di questa ipotesi, non credo che il kata come sequenza a solo avesse lo scopo di impartire
insegnamenti sullautodifesa, quanto piuttosto servisse a culminare lezioni gi impartite e promuovere

lacquisizione di quegli attributi fisici richiesti da ogni sistema funzionale. Naturalmente, questa convinzione
non esclude che ci siano anche benefici associati alla mera pratica a solo dei kata, ma vuole fornire anche
una spiegazione pragmatica difensiva che prima non esisteva.
Infine, per quanto riguarda la miriade di stili e kata, credo che le variazioni su temi comuni ed i diversi
lignaggi apparsi nel corso di diverse generazioni derivino soprattutto da preferenze individuali, comprensioni
personali, differenti interpretazioni e lotte per il potere. Nel corso degli anni alcuni nomi vennero cambiati
per evidenziarne lappartenenza a precisi lignaggi ed i modelli vennero riconfigurati o reinterpretati.
Riconoscere limportanza di questa teoria non solo migliora la comprensione della sua preistoria ma
approfondisce la nostra prospettiva e lapprezzamento dellarte.
Fisica e biomeccanica
La conoscenza e lapplicazione dei principi comuni della fisica sono elementi integranti di unefficace
applicazione difensiva. Poich le strutture anatomiche del corpo umano sono uniche, con le conoscenze della
fisica di base possibile applicare efficacemente leve comuni, specialmente quando c interessamento degli
arti e del collo. Inoltre, per poter trasferire lenergia in modo efficace ad ogni data struttura anatomica,
durante uno scontro difensivo, diventa fondamentale capire come muovere correttamente il corpo. Lo studio
della biomeccanica offre al karateka le informazioni di base sul modo pi efficiente di trasferire in modo
efficace la forza cinetica sia a bassa intensit che con maggior forza e velocit per impedire prestazioni
motorie: lo scopo primario dellautodifesa.
Anatomia funzionale e fisiologia
Riconoscendo il valore della biomeccanica e della fisica nel Karate, non serve un grande sforzo per
comprendere come la conoscenza del corpo umano e delle sue funzioni di base possa migliorare
lapplicazione generale dellarte. Comprendere le strutture anatomiche e le relative funzioni rivela le
vulnerabilit specifiche del corpo umano e fornisce informazioni preziose sul loro sfruttamento. Attraverso le
mie ricerche sono arrivato a definire cinque argomenti principali attraverso i quali il processo applicativo
veniva impartito nella scuola antica:
Obiettivo anatomico (larea precisa da attaccare);
Strumento per il trasferimento di energia (pugno, piede, gomito, ginocchio, ecc);
Angolo (angolo in cui avviene il trasferimento di energia; ad esempio: 45, 90, ecc);
Direzione (la direzione del trasferimento di energia; ad esempio: da dietro, perpendicolare, ecc);
Intensit (quanta forza richiesta per il trasferimento di energia).
Hojo Undo
Metodi alternativi di allenamento complementare sono espressione creativa di necessit ed intuizioni
individuali, finalizzati a supportare la rete di un sistema di formazione funzionale. Esempi classici
comprendevano luso di: makiwara, pesi di pietra, ecc
Antropologia
Con una storia terribilmente ambigua, le radici di questa tradizione contorta sono sepolte in un cimitero di
miti ed indelebili leggende che si rifanno al Buddismo Zen e al Monastero di Shaolin. In realt le radici del
Karate si ritrovano in diverse scuole del quanfa del Fujian, che casualmente hanno trovato la loro strada
verso Okinawa nellultima parte del periodo dellantico Regno delle Ryukyu.
Collezionato, studiato ed infine modernizzato allinizio del ventesimo secolo, allo scopo di essere introdotto
come un complemento alleducazione fisica nel sistema scolastico di Okinawa, il Karate-jutsu venne
trasformato dalla cultura del Budo dopo essere stato introdotto in Giappone.
Per quanto lantropologia socio-culturale e storica non sia esattamente in prima linea tra le competenze
didattiche della maggior parte degli istruttori, non deve essere comunque essere esclusa dagli studi
indipendenti. Attraverso questi studi gli appassionati possono meglio scoprire e comprendere come le
consuetudini, la lingua, la conformazione culturale, linflessibile ideologia sociale e le convinzioni spirituali
abbiano dato forma allevoluzione, alle teorie e alla filosofia del Karatedo.
Filosofia morale
Un errore che I moderni karateka spesso fanno, quando cercano di comprendere le origini concettuali, le
teorie applicative classiche e la filosofia morale del Karatedo, quello di dipendere troppo da assunti

contemporanei. La conoscenza data per acquisita al giorno doggi era in origine chiusa in ferrei rituali di
segretezza conosciuti solo da una selezionata minoranza che aveva superato lardua prova del tempo. Per la
stessa ragione per cui non si dovrebbe affidare unarma carica a mani immorali, cos i primi pionieri di
questa tradizione ritenevano imprescindibile abbracciare una filosofia morale per governare il
comportamento etico di coloro che avevano padroneggiato i brutali segreti dellarte del combattimento.
Spiritualit
Rendendosi conto che la fonte della debolezza umana giace dentro ciascuno di noi, I primi innovatori, molti
dei quali erano reclusi spirituali, realizzarono che il viaggio finale delluomo doveva essere rivolto
allinterno, non allesterno. La scoperta dellorigine dellumana debolezza ha anche rivelato il luogo interiore
dove le battaglie delluomo devono essere combattute e vinte, prima di poter pensare di migliorare le
circostanze esterne della loro vita quotidiana. Trasmettere questa verit attraverso la loro disciplina difensiva,
alla ricerca di emancipazione e armonia, divenne un viaggio desiderato ancor pi ardentemente del veicolo
fisico usato per raggiungerlo.
Il tutto
Nonostante le diverse opinioni che possiamo ritenere vere, il Karatedo continua a diffondersi in molteplici
forme: come metodo di protezione personale, stile di vita disciplinato, forma unica di benessere fisico, sport
competitivo e industria commerciale.
Identificandone le singole parti e studiando i principi su cui si basa, riusciamo meglio a dissolvere
lambiguit che avvolge larte, distinguendo ci che Karatedo da ci che non lo .
Una degli aspetti pi affascinanti legati alla storia e allevoluzione di questa meravigliosa tradizione consiste
nello studio della cultura, della filosofia e della vita delle persone che ne hanno promosso la pratica. In tal
modo viene rivelato un messaggio ancora pi importante. Cosa potrebbe migliorare ancora la nostra
comprensione generale del Karate pi che camminare sulle orme dei pionieri dellarte?
Studiando lantropologia di questa tradizione appare evidente che molti dei primi pionieri stabilirono una
vera e propria simbiosi col Karate e le loro vite divennero un prodotto dellarte cos come larte divenne un
prodotto delle loro vite. Insieme allo studio dellarte riceviamo la responsabilit di mantenere viva questa
conoscenza, una responsabilit che si estende oltre il karate, e tocca la societ intera. Il Karate condiziona il
corpo, coltiva la mente e nutre lo spirito.
Conclusioni
Lintenzione originaria perseguita dai pionieri della nostra tradizione consisteva nel guidare gli allievi nello
studio degli atti abituali di violenza fisica (HAPV) in modo che potessero comprendere come erano state
sviluppate ed applicate le strategie tattiche e le applicazioni pratiche (oyo-jutsu); questo processo analitico,
oggi spesso frainteso, conosciuto come bunkai-jutsu. La pratica moderna che consiste nello studio dei kata
per scoprirne applicazioni funzionali fa uso della cosiddetta ingegneria inversa. Usando condizioni di
apprendimento sicure (ambiente dojo), gli atti abituali di violenza fisica vengono sistematicamente riprodotti
in esercizi a due persone nei quali le strategie tattiche vengono metodicamente ricreate. Tali pratiche
vengono ripetute con un aumento graduale o esponenziale di intensit che dipende interamente dallattitudine
individuale di ogni allievo, fino a raggiungere un grado di spontaneit funzionale che consente di utilizzare
efficacemente i principi applicativi indipendentemente dallatto di violenza fisica applicato. Attraverso
questo processo embrionale i primi pionieri scoprirono la necessit di ritualizzare la parte a solo di queste
pratiche difensive in composizioni individuali. Intese come meccanismi mnemonici, queste composizioni
individuali aiutarono gli innovatori ad assemblare e ricordare la miriade di strategie tattiche che
sviluppavano. Originariamente le sequenze a solo non erano state sviluppate per impartire lezioni ma
piuttosto per culminare ci che era gi stato insegnato. Oltre a rafforzare i loro curricula, i pionieri si resero
conto che aggregare sequenze multiple in modelli individuali consentiva loro anche di migliorare il
condizionamento fisico, mentale ed olistico promuovendo il processo di apprendimento generale. Questo
fenomeno segn la nascita di quello che nel quanfa/kenpo cinese viene chiamato Hsing (Kata in giapponese).
Molti dei pi antichi kata trasmessi nella tradizione del Karate di Okinawa (Ryukyu kenpo: vale a dire il
quanfa praticato ad Okinawa nel periodo dellantico Regno delle Ryukyu) affondano le loro radici in questo
fenomeno.

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