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Immagine di copertina: Bamboo and wind blossoms


Katsushica Hokusai 1807 13
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Federazione Viet Vo Dao Italia a.s.d.
a.s.d Viet Vo Dao Lazio
La spada, unarma per lo spirito


Anno accademico 2012 - 2013
Tesi per il conseguimento del grado
di 2 Dang
RELATORE
GM Nguyen Van Viet
CANDIDATA
Francesca De Propris
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La Spada, unarma per lo spirito

Introduzione . 7
1. Lesercizio: 100 giorni di pugni, 1000 giorni di lancia, 10000 giorni di spada . 9
1.1. Impugnare la spada
1.2. Il polso e il corpo
1.3. Centralizzazione ed energia
2. La ritualit{ del gesto: la forma come accesso alla meditazione . 15
3. La spada e lo Zen 17
4. Il bushido e gli insegnamenti flosofci 19
5. Il mushin .. 23
6. Elementi di strategia 25
7. Larte di vivere e morire nello stesso istante, la via del paradosso 28
8. Lesperienza personale 33
8.1. Lallenamento in Vietnam
8.2. Cosa mi piace della spada
Conclusioni . 39
Bibliografa .. 41


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Introduzione
Questo breve lavoro ha come flo conduttore la spada come luogo ideale di incon-
tro di idee, di tempi remoti e territori lontani tra loro: dal Giappone feudale, alla
Cina antica e moderna, al Vietnam di ieri e di oggi, alla mia palestra.
Afronta largomento soprattutto da un punto di vista flosofco e personale, dal
momento che nella vita ho studiato ed insegno flosofa ed amo esercitarmi con la
spada.
I tempi si fondono e spaziano dal feudalesimo alloggi, con la voluta intenzione di
sottolineare leternit{ del messaggio e il suo valore sempre attuale.
Al di l{ degli specifci metodi di allenamento e della tipologia degli esercizi, lele-
mento che si voleva mettere in luce la valenza della spada come strumento per
percorrere un cammino di approfondimento teorico e fsico.
Verranno di proposito tralasciate le nozioni relative alla classifcazioni delle armi e,
nello specifco, dei vari tipi di spada, gi{ oggetto di altre tesi interne cui si rimanda
in bibliografa.
Forse ha ragione il Maestro Viet dicendo che solo il praticante esperto si interessa
di flosofa, ma sono sicura che, se si toglie la flosofa al movimento, esso perde la
sua anima. anche vero che ci vogliono anni di pratica per comprendere, seppure
in minima parte, cosa voglia dire applicare la flosofa alle arti marziali e riuscire a
percepirlo realmente nel movimento, ma quando un gesto funziona, un movi-
mento risulta armonico da dentro, allora si accende in un attimo lintuizione e
sembra quasi di averlo capito, ma, come insegnano le flosofe orientali, questa
comprensione subito svanisce e a volte ci si deve accontentare del semplice
fschio della spada.
Questa tesi il frutto degli appunti presi negli, ancora pochi, anni di pratica; dei
miei personali contributi alle tesi di altri praticanti; ed infne della mia passione per
la spada nata sei anni fa in Vietnam.
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1. Lesercizio: 100 giorni di pugni, 1000 giorni di lancia, 10000 giorni di spada
NellHagakure, Il libro segreto dei samurai, si legge: Il samurai avanza giorno dopo
giorno: oggi diventa pi abile di ieri, domani pi abile di oggi. Laddestramento
non fnisce mai ( I, 45).
Prima di intraprendere lesercizio della spada, lartista marziale, non solo doveva
possedere salde qualit{ morali, ma doveva padroneggiare a fondo le armi corte,
avere forza di volont{, resistenza e perseveranza per afrontare con successo i
duri e lunghi anni di apprendimento.
La spada era unarma da difesa, per questo laddestramento richiedeva una stra-
tegia di calma nellazione. I maestri di spada trasmettevano, con il loro esem-
pio, virt come la pazienza, il coraggio, la pacatezza, la lealt{, il senso della giusti-
zia e soprattutto lumilt{ dalla quale i praticanti imparavano il rispetto per i geni-
tori e per i maestri. Una volta acquisite queste virt e labilit{ tecnica, si diveniva
maestro di spada e si otteneva rispetto e onore. Il rapporto tra maestro ed allievo
nellarte della spada ben descritto dalla metafora usata ne Il libro dei cinque anel-
li di Musashi: Il maestro come lago e il discepolo come il flo.
Come si legge nellinteressantissimo testo di Yang Jwing-Ming, La spada dello
Shaolin del Nord, il prerequisito fondamentale dellallenamento alla spada era lu-
so della sciabola, ritenuta il capostipite delle armi corte, sebbene esse diferisca-
no profondamente per tecniche ed uso della forza. La sciabola utilizza la forza
muscolare, ha una sola lama e il bordo non aflato utilizzato per parate molto
energiche. La spada non pu essere utilizzata in questo modo altrimenti si perde-
rebbe presto il flo della lama, solo la parte della lama vicino allelsa era, peraltro
di rado, usata per parare i colpi, la parata a contatto era in efetti considerata me-
no vantaggiosa rispetto ad un attacco difensivo o al massimo una parata slittante
seguita da un attacco.
Anche la strategia di combattimento tra le due armi diversa. Lefcacia della
sciabola massima a media/corta distanza nella quale possibile usare anche lal-
tra mano per aferrare il polso, il braccio o larma dellavversario. Chi muove la
spada preferisce invece la media/lunga distanza per sfruttare meglio gli attacchi
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con la punta, aflatissima e tagliente, dellarma. Luso della sciabola fa inoltre
esclusivo afdamento sulla forza muscolare; lutilizzo della spada invece richiede
simultaneamente sia la forza muscolare che quella interna.
La sciabola come una tigre feroce, la spada come una fenice che vola, e la
lancia come un drago che nuota (Yang Jwing-Ming).
Nonostante queste diferenze lallenamento alla sciabola preliminare a quello
della spada in quanto prepara lallievo ai movimenti fondamentali di indietreggia-
mento, avanzamento e di schivata. Ma prima ancora di cominciare lallievo do-
vrebbe imparare a coltivare la pazienza e la volont{.

1.1. Impugnare la spada
Quando si maneggia unarma la cosa difcile imparare a proiettare la propria
forza dentro di essa, la forza del colpo non si deve fermare n sul polso, n sulla
mano, ma deve fuire fno allestremit{ dellarma, per fare in modo che questo ac-
cada necessario che la presa sia equilibrata, il Maestro Hung della scuola Trung
Son Vo Dao di Saigon, mi diceva sempre che la spada come un uccellino: se strin-
gi la mano troppo forte, muore; se lasci la mano troppo morbida, scappa via.
Limpugnatura deve dunque essere ben salda, ma allo stesso tempo non troppo
rigida altrimenti il polso non libero di muoversi, bisogna quindi trovare il giusto
dosaggio tra forza attiva e passiva. Il maneggio della spada divine una sorta di gio-
co delle parti: una volta il braccio a condurre, una volta larma stessa a portare
il braccio e di conseguenza tutto il corpo.
Non bisogna tuttavia focalizzare lattenzione soltanto sul braccio e sulla mano
con cui si tiene la spada, anche laltro braccio deve collaborare dando equilibrio e
controbilanciando gli attacchi, per questo laltra mano si allunga con due dita ste-
se e il pollice e lanulare a contatto (in alcuni casi anche tutta aperta), un sigillo
chiamato Spada Segreta che amplifca il fusso dellenergia nel canale del brac-
cio opposto.


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1.2. Il polso e il corpo
Nellesercitarsi con la spada molto importante acquistare una considerevole
scioltezza con il polso che deve divenire rapido nei cambi, forte, ma allo stesso
tempo morbido.
Il maneggio di unarma, inoltre, cambia considerevolmente il nostro baricentro, di
conseguenza cambia anche il nostro rapporto con la posizione e aumenta di gran
lunga la coscienza sui piedi e quindi la capacit{ di sfruttare lenergia del pavimen-
to e della Terra. Un attacco ben eseguito infatti ci d{ lopportunit{ di sentire con
una maggiore consapevolezza la nostra postura, la nostra posizione e la fnalizza-
zione del colpo. Per entrare a bersaglio con unarma necessario avere una mag-
giore fermezza.
Il praticante impara a proiettare la propria forza fuori di s senza comprimerla a
livello delle spalle e, dovendosi coordinare con larma, guadagna una scioltezza e
prontezza maggiori.


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1.3. Centralizzazione ed energia
Anticamente molti maestri di spada, per cercare di trasmettere ai loro discepoli il
controllo della mente e dellio interiore al fne di prevalere sul nemico, si avvicina-
rono alle teorie flosofco-religiose dellilluminazione, riadattandone alcune prassi
fno a sviluppare delle vere basi teoriche e pratiche dellallenamento fsico e spiri-
tuale. Due concetti in particolare, divennero poi delle pietre miliari per lo sviluppo
di tutte le arti marziali: il concetto di Centro e il concetto di Energia (I segreti
dei Samurai, Ratti&Westbrook ).
Il centro, nel caso delluomo, rappresenta il complesso punto di equilibrio di fatto-
ri fsici, funzionali, emozionali, mentali, spirituali e morali. Sicuramente quindi il
centro un punto di ordine in cui il molteplice diviene uno e il caos diviene armo-
nia. un concetto che pu essere esteso dalluomo alla natura e viceversa. Que-
sto centro fsicamente nelluomo collocato nel basso addome (hara, o dantien)
ed ha una duplice valenza: da una parte rappresenta il centro di consolidamen-
to dellintera personalit{ (eredit{ della dottrina buddhista); dallaltra il centro
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di propulsione delluomo verso i suoi simili in un contesto sociale (fulcro della
flosofa confuciana).
Questa ricerca della centralizzazione sempre stata uno degli interessi principali
di tutte le culture asiatiche e, nelle arti marziali, scopre una fondamentale connes-
sione con il concetto di energia interna. Infatti il culto del centro, come insegna-
rono molti saggi e maestri asiatici, doveva divenire qualcosa di pi di un mezzo
per conseguire il distacco, doveva acquisire una dimensione attiva, evolutiva in-
trinsecamente legata alla vita. Dalla centralizzazione si giunge dunque allessenza
vitale, allenergia che si sviluppa nelluomo, ma che ha una portata cosmica e si
riallaccia alla dialettica Yin-Yang che plasma luniverso.
Il samurai prima, e lartista marziale poi, attraverso le tecniche della centralizza-
zione individuale, ha la possibilit{ di sviluppare una forza ben oltre i limiti di quella
fsica, ma questo accade solo se il praticante coniuga i tre livelli della pratica: eser-
cizio fsico, esercizio spirituale individuale, subordinazione dellindividuo alla di-
mensione sociale. Centro individuale, Centro sociale, Centro cosmico se realmen-
te integrati, al prezzo di una pratica costante e senza esclusione di colpi, divengo-
no leccezionale potenza creatrice delluomo.



















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La forgiatura: Ou Yezi realizza spade nel tempio a lui dedicato (immagine tratta
da Wikipedia)

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2. La ritualit del gesto: la forma come accesso alla meditazione
Quando si imparano le prime tecniche di spada il corpo sottoposto ad un movi-
mento molto complesso di difcile coordinazione che porta la mente a sviluppare
un alto grado di concentrazione. Nel massimo grado di questa concentrazione si
verifca una sorta di salto quantico, quel momento in cui lo spazio tra pensiero
ed azione si azzera, la mente si svuota, lego si assopisce, e l nasce larmonia che
diviene meditazione in movimento, in cui il corpo e la mente sono disciplinati e
assecondano il naturale fuire dellenergia. In quel momento la spada ha la forza
del muscolo e il muscolo ha la forza dellacciaio; la spada diventa tuttuno con il
braccio che la muove perch la mente non si ferma pi in nessun luogo, ma
ovunque. cos che la tensione del corpo, convergendo nellabilit{ tecnica, svilup-
pa lintuizione dello spirito.
Il Maestro Taisen Deshimaru sosteneva che la vera forza del kata non consiste
nei gesti in s, ma nel modo in cui lo spirito li rende precisi, ineluttabili. Bisogna
saper creare un gesto totale dove, in un istante, si ritrovi tutto il ki. [] Pi lo spi-
rito sar{ forte, pi sar{ forte il kata (Lo zen e le arti marziali, pag. 47).
Per questo larte della spada sempre stata accompagnata da rituali particolari,
quasi sacrali, dalla sua produzione al suo uso: la scelta della lega dei metalli, la for-
giatura, la lucidatura, la benedizione.
Gli antichi giapponesi arrivarono persino a deifcarla e a considerarla alla stregua
di un essere vivente.
John Chang, per mano del suo allievo Kosta Danaos, racconta la storia di alcuni
antichi pugnali giavanesi dalla lama ondulata, chiamati Keris. Si dice che siano ma-
gici e abbiano un loro carattere e dei propri umori, in efetti essi sono ogget-
to di grande reverenza e i maestri darmi che li costruirono, secoli fa, li
caricarono attraverso numerose formule rituali e li decorarono in modo partico-
lare, con succo di limone caldo e arsenico, contro la sfortuna.
Questi pugnali, proprio mentre John Chang ebbe la fortuna di vederli nella casa di
un suo amico a Giava, diedero prova dei loro poteri cominciando a girare vortico-
samente senza essere toccati, questo perch, secondo la spiegazione di John
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Chang, essi sono carichi di energia Yin e quindi sono capaci di assorbire energia
Yang da chi li usa.
Esempio di un Keris giavanense
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3. La spada e lo Zen
E difcile praticare arti marziali senza mai scontrarsi, almeno una volta, nello Zen.
Sicuramente gli aspetti pi strettamente flosofci dello Zen ebbero, nei secoli,
profonde infuenze nelle arti marziali dellestremo oriente. Il luogo in cui queste
infuenze si resero maggiormente visibili fu il Giappone dei tempi feudali.
Quando lo Zen Giunse in Giappone, il paese era profondamente scosso da guerre
civili, violenza e repressione. Fu lo spirito Zen a trasformare le tecniche brutali del-
la guerra in arti che avevano come fne non lefcacia bellica, piuttosto la ricerca
di s, il miglioramento personale, la lotta contro il proprio orgoglio. Fu cos che la
spada, larco, le frecce si trasformarono in strumenti per la meditazione.
La spada diviene unarma per lo spirito.
Il combattimento acquist una valenza spirituale, il nemico fu individuato in se
stessi, nellego da distruggere. Nacque il bushido come codice donore, di discipli-
na fsica e di principi morali: il coraggio, la semplicit{ e lessenzialit{, la giustizia, la
generosit{, il disprezzo della morte. Per questo lo Zen fu anche denominato la
religione dei samurai.
Attraverso lo Zen i samurai imparavano la meditazione, pratica con la quale corpo,
mente, energia ed emozioni si allineano producendo un esercizio di concentrazio-
ne profondo il cui scopo quello di pensare con il corpo (Kosta Danaos). Anche
nellHagakure si legge: muovere cielo e terra senza sforzo una semplice que-
stione di concentrazione (I, 144)
Il bushido ha dunque una radice militare, ma si diferenzia dal puro addestramen-
to militare, in quanto approfondisce gli aspetti etici e flosofci. Non che ladde-
stramento alla spada non dovesse portare alla morte dellavversario, ma questa
era afrontata attraverso una profonda preparazione spirituale fondata sullaccet-
tazione e il superamento della paura:
Si pu imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende,
cerchiamo di non bagnarci afrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sot-
to i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di
bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di pi. Tale
consapevolezza si deve applicare a tutte le cose. (Hagakure, Il libro segreto dei sa-
murai, Yamamoto Tsunetomo, I- 79)
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Bodhidharma, fondatore dello Zen
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4. Il bushido e gli insegnamenti flosofci
La flosofa (taoismo, dottrina Zen, buddhismo, confucianesimo) ha dunque costi-
tuito la base ideale e teorica delladdestramento del guerriero.
Il samurai, grazie agli insegnamenti buddhisti, impara a controllare le sue emozio-
ni e a pacifcare lanimo, impara ad accettare serenamente lo scorrere degli eventi
senza mai perdere la padronanza di s, comprende che la vita e la morte sono in-
scindibilmente legate, si spoglia dellattaccamento dalle cose materiali.
Lo Zen insegna al samurai che solo la pratica costante d{ i suoi frutti, che i movi-
menti senza concentrazione sono inutili, che solo colui che libera il suo spirito pu
divenire un maestro, che bisogna praticare Za-Zen per tutta la vita.
Il confucianesimo insegna lealt{, devozione al daimyo, dedizione allo studio, piet{
fliale, senso della giustizia, tutte quelle virt morali senza le quali il samurai ri-
schiava di diventare uno spietato guerriero senza ideali e senza cultura.
Il taoismo trasmette lidea dellunit{ del Tutto, del fuire dellenergia cosmica che
pu essere percepito ed accresciuto grazie agli esercizi di centralizzazione, inse-
gna la dialettica Yin-Yang come modello di azione e strategia nel combattimento e
nella vita.
Bushido indica la via del guerriero (bu: arti marziali, shi: guerriero, do: via) che, co-
me sintetizza Deshimaru, si articola in sette punti fondamentali:
La via del samurai pu esser sintetizzata in sette punti fondamentali:
1. Gi: la decisione giusta.
2. Yu: labilit{ e il coraggio.
3. Jin: lamore universale e la benevolenza verso lumanit{.
4. Rei: il retto comportamento.
5. Makoto: la sincerit{.
6. Melyo: lonore e la gloria.
7. Chugi: la devozione e la lealt{.
(Lo Zen e le arti marziali, Taisen Deshimaru, pag. 19)

Laddestramento di un samurai era lungo e complesso: la prima tappa consisteva
in un lungo periodo di esercizio della volont{ e della coscienza che durava da un
minimo di cinque anni, ma anche fno a dieci anni; la seconda tappa era quella del-
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la concentrazione senza coscienza in cui il discepolo diveniva un vero assistente
del suo maestro; infne la terza tappa conduceva allo spirito libero. Questa era la
Via.
Chiaramente tutto era fnalizzato a vincere un combattimento e ad annientare un
avversario, la posta in gioco era la vita e il tutto si giocava in pochi istanti, lo spiri-
to era decisivo per lesito del combattimento.
La storia del samurai che si rec dal maestro Miyamoto Musashi per imparare lar-
te della spada chiarisce bene questo aspetto dellirripetibilit{ del momento in cui
ci si trova di fronte alla morte e rende lidea del lungo ed estenuante lavoro di ap-
prendimento.
Un samurai si rec dal leggendario maestro Miyamoto Musashi per essere iniziato
allarte della spada. Venne accettato come discepolo, e per ordine del maestro il
samurai trascorreva il suo tempo raccogliendo e tagliando legna e attingendo ac-
qua da una sorgente lontana. E questo tutti i giorni, per un mese, due mesi, un an-
no, tre anni. [...] Il samurai persever, fortifcando in tal modo il suo corpo. Alla f-
ne dei tre anni, tuttavia, non resse pi e disse al maestro: Ma quale allenamento
mai il vostro? Non ho ancora toccato unarma dal mio arrivo. Quando mi inizierete
alla vera Via della spada?. Il maestro rispose: Ti insegner la tecnica, visto che lo
desideri. Lo fece cos entrare nel dojo e, ogni giorno, dalla mattina alla sera, gli
ordinava di camminare sul bordo del tatami e di compiere, passo dopo passo,
senza distrarsi mai, il giro della sala. Il maestro gli insegnava cos a concentrarsi su
ogni atto, per poter compierlo perfettamente. [...] Cos il discepolo continu a
camminare per un lungo anno sul bordo del tatami. Alla fne non ne pot pi e dis-
se al maestro: Sono un samurai, ho praticato molto la scherma e ho incontrato
altri maestri di kendo. Nessuno ha mai usato il vostro metodo. Insegnatemi infne,
ve ne prego, la vera Via della spada. Bene disse il maestro seguimi. Lo con-
dusse su un monte, nel punto in cui una trave di legno era gettata sopra un burro-
ne di una profondit{ inaudita, terrifcante. Ecco disse il maestro devi
attraversare questo passaggio. Il discepolo non capiva e, di fronte al precipizio,
esitava sgomento. Allimprovviso intesero il rumore del bastone di un cieco, che
pass loro accanto e cammin senza esitare sulla trave, tastandola con il bastone.
Ah, pens il samurai se il cieco lattraversa, io non posso essere da meno. E
proprio allora il maestro gli disse: Per un anno hai camminato sul bordo del
tatami, che pi stretto di questa trave, puoi quindi passare. Il discepolo
comprese e attravers il ponte in un lampo.
Cos laddestrmento era ormai completo: tre anni per il corpo, un anno per
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concentrarsi su una tecnica e un istante per lo spirito di fronte al burrone, di fronte
alla morte. (Lo zen e le arti marziali, Taisen Deshimaru, pagg. 36-37)
Miyamoto Musashi uccide un mostro gigante (immagine tratta da Wikepedia)
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Immagine tratta da I segreti dei Samurai, Ratti&Westbrook
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5. Il mushin
Lesercizio della concentrazione senza coscienza di cui si parlato prima, corri-
sponde alla stato della non mente: il mushin, una tappa fondamentale nellad-
destramento del maestro di spada.
Nel mushin lo spirito non si deve posare, deve rifettere ogni cosa come uno spec-
chio. Questo stato non deve essere confuso con la spontaneit{, sebbene la spon-
taneit{ sia una sua caratteristica, esso uno stato mentale superiore che fa
dellautocoscienza e della meditazione i mezzi di astrazione supremi per vivere ed
agire in uno stato di saggezza immutabile in cui lazione scaturisce come la scin-
tilla scocca immediata quando si percuote la pietra (Takuan Soho).
uno spazio in cui pensiero ed azione si sovrappongo a tal punto da divenire
ununica cosa, non una semplice questione di velocit{, piuttosto la mente che
si libera e non rimane prigioniera di alcuna cosa.
Con questo addestramento il guerriero doveva raggiungere uno stato di concen-
trazione assoluta in cui il corpo sapeva cosa fare senza che la mente interferisse in
alcun modo.
Il monaco buddista Bakkoku scrisse:
Anche se non cosciente
di fare la guardia
nei piccoli campi di montagna
lo spaventapasseri
non sta invano.
Per realizzare uno spaventapasseri si modella una fgura umana e la si arma di ar-
co e freccia. Gli uccelli che la vedono scappano e non mangiano i semi o il raccol-
to.
Questa fgura non possiede una mente, tuttavia compie egregiamente la funzione
per la quale stata creata.
Questo il mushin: mentre le mani, i piedi e il corpo si muovono, la mente non si
ferma da nessuna parte, segue la corrente come una palla gettata in un fume.
Nel momento in cui vedete la spada che si muove per colpirvi, se la vostra mente
non da essa trattenuta e percepite il ritmo della spada che avanza, se non pen-
sate a colpire lavversario e non indulgete in pensieri o giudizi, se nellistante in
cui vedete la spada brandita la vostra mente non ne diviene minimamente prigio-
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niera e avanzate risolutamente per strapparla dalle mani del nemico, allora la spa-
da che stava per colpirvi diventer{ la vostra e, al contrario, colpir{ lavversario.
(La mente senza catene, Takuan Soho pag. 22)
Miyamoto Musashi 1584-1645 (immagine tratta da Wikipedia)
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6. Elementi di strategia
Larte del combattimento, nel pensiero orientale, divenne oggetto di numerose
speculazioni e trattazioni. Le pietre miliari della letteratura antica a riguardo sono
sicuramente Larte della Guerra e i meno noti, ma preziosissimi 36 Stratagemmi,
senza escludere Il Libro dei Mutamenti.
Lestrema adattabilit{ e libert{ interpretativa di ogni stratagemma, li rende anco-
ra molto attuali e fa di essi il veicolo di antica saggezza e di consigli utili in ogni si-
tuazione.
Ci che in questa sede interessa mettere in luce laspetto relativo al rapporto
con lavversario e con se stessi, aspetti che possono risultare utili nellarte della
spada.
Innanzitutto, come gi{ sottolineato in queste pagine, il maestro di spada deve sa-
persi confrontare con i propri limiti, controllare le sue emozioni ed essere impassi-
bile di fronte alla morte. Un antico motto cinese recita:
Ognuno di noi va a dormire ogni notte con una tigre accanto.
Non puoi sapere se questa tigre, al risveglio,
vorr{ leccarti o sbranarti.
Anche nellI Ching lesagramma 41 La diminuzione, illustra questo atteggiamen-
to di frenare gli impulsi: Il lago sotto la montagna. Luomo superiore modera la
sua ira e padroneggia i suoi desideri. Limmagine della montagna che sovrasta il
lago indica proprio che chi capace di controllare le proprie emozioni in condi-
zioni di superiorit{. Chi sa controllare i propri punti deboli, impara a conoscere a
fondo se stesso e questo lo rende meno vulnerabile, Sun Tzu afermava che
Conoscendo gli altri e conoscendo se stessi, in cento battaglie non si correranno
rischi.
Gli stratagemmi invitano il combattente ad agire con rapidit{, immediatezza, pa-
zienza, determinazione questo si suggerisce afermando: Attendere riposati
lavversario afaticato; similmente lesagramma 45 La raccolta recita: Il lago
sopra la terra. Luomo superiore perfeziona le proprie armi per afrontare limpre-
visto.
Gli stratagemmi ispirano inganno e segretezza: Clamore a Oriente, attacco a
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Occidente; Solcare il mare allinsaputa del cielo; Intorpidire le acque per far
venire a galla i pesci. Non a caso Sun tzu afermava che Le questioni belliche
seguono il Dao dellinganno, piuttosto che andare incontro ad una battaglia
allultimo uomo preferibile confondere il nemico per indebolirlo. La forza non
al centro della strategia di Sun Tzu, egli era consapevole che la guerra rappresen-
ta una disarmonia nellordine cosmico, pertanto la vittoria pu essere conseguita
anche creando confusione e caos nel campo nemico.
Allo stesso modo lo stratagemma Celare un pugnale dietro un sorriso celebra
questa tattica di confondere lavversario, strategia che i cinesi defniscono come
la tigre che sorride. Anche ne Il libro dei Mutamenti troviamo un messaggio simi-
le: Il forte al centro, il debole allesterno.
La prontezza del samurai, o del combattente in genere, sta anche nella sua capa-
cit{ di cambiare velocemente strategia, o nellopportunit{ di scegliere il momento
giusto per cambiare tipo di attacco, egli infatti impara, secondo necessit{, a
Mutarsi da ospite in padrone di casa.
Sicuramente uno stratagemma che non pu essere applicato nel caso delladde-
stramento di un samurai quello relativo alla fuga (La fuga lo stratagemma mi-
gliore), nessun samurai infatti, di fronte al pericolo, si pone nella condizione di
scappare, ma afronta in modo consapevole la morte.

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Miyamoto Musashi di Tsukioka Yoshitoshi 1867
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La Tartaruga e la spada restituita: uno tra i simboli pi famosi di Hanoi, protagonista di unantica
leggenda vietnamita. Le Loi, antico re guerriero vietnamita, grazie alla sua spada donatagli dal Dio
Tartaruga Dorato, ottenne molte vittorie che portarono il Vietnam allindipendenza dallimpero cine-
se. Un giorno, mentre Le Loi si stava esercitando con la spada presso la riva di un lago ad Hanoi,
emerse una Tartaruga gigante che gli chiese di restituire la spada al Dio. Il saggio, non dovendo pi
difendersi dai cinesi, decise di accettare e la spada cominci a fluttuare nellaria fino a raggiungere la
tartaruga che, con la spada in bocca, si rituff nel lago ringraziando. In cambio seguirono innumere-
voli anni di prosperit e benessere. Da allora il lago stato chiamato Ho Hoan Kiem che vuole dire
Lago della Spada Restituita.
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7. Larte di vivere e morire nello stesso istante, la via del paradosso
Spesso laddestramento nelle arti marziali, e ancor pi nellarte della spada, inse-
gna al praticante la via del paradosso, non solo come strategia per disorientare
lavversario mostrandosi debole e maldestro per poi vincerlo in combattimento,
ma anche come metodo di apprendimento: il praticante deve giungere in quella
fase in cui pronto ad abbandonare le tecniche imparate per liberarsi della costri-
zione della mente e lasciar fuire lazione. Cos si realizza lo stato della non mente
in cui lazione e lintuizione si fondono in quello che Takuan Soho defniva
lintervallo in cui non pu essere inserito nemmeno un capello.
Il praticante, secondo gli insegnamenti del maestro Miyamoto Musashi, deve an-
dare oltre le indicazioni tecniche, deve imparare le posizioni per capire come im-
pugnare la spada, come muoversi e come sferrare gli attacchi, sempre mantenen-
do il suo spirito centrato sullobiettivo, questo lo condurr{ al principio della
posizione-non posizione in cui i movimenti fuiranno con naturalezza. Anche il
maestro Daisetzsu Suzuki insiste su questo aspetto paradossale dellapprendi-
mento: La conoscenza tecnica non basta. Occorre trascendere la tecnica, in mo-
do che larte diventi unarte senza arte, che scaturisce direttamente dallincon-
scio.
Il paradosso pi grande che insegna larte della spada anche il suo segreto ulti-
mo che consiste nel non sguainare mai la propria spada. Soprattutto larte della
spada insegna a uccidere se stessi: chi si pone nella condizione di poter uccidere
un altro uomo deve prima morire egli stesso, solo allora gli altri lo temeranno e
non si avvicineranno. Per questo Takuan Soho aferma che quando si padroni
dellarte marziale, non si deve combattere contro nulla.
Un maestro di spada present i suoi tre fgli ad un famoso maestro darmi, allo sco-
po di mostrargli il livello da loro raggiunto in questa arte. Mise una brocca di argilla
in equilibrio su una porta socchiusa e subito chiam il pi giovane dei suoi fgli.
Questi, aprendo la porta, fece oscillare la brocca, che fn per cadere. Ma prima che
si rompesse a terra, il ragazzo aveva preso la sua spada e decapitato loggetto. Il
padre, rivolgendosi allaltro maestro, gli confess che questo fglio non aveva an-
cora raggiunto la perfezione.
Mise allora unaltra brocca sulla porta socchiusa e chiam il suo secondo fglio.
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Questi sguain la spada in un batter docchio e tagli in due la brocca molto prima
che toccasse terra.
Il mio secondo fglio ha raggiunto un livello superiore concluse il padre.
Ripet quindi loperazione con il fglio maggiore. Anzich sguainare la spada, il
maggiore prese la brocca al volo e la mise delicatamente a terra.
Il padre disse: Questo ha raggiunto il livello pi alto.
Il maestro darmi, testimone delle prodezze dei tre fgli, colloc la brocca intatta
sulla porta e chiam il suo alunno pi bravo. Questi, afacciandosi appena col capo,
sorrise divertito e, mostrando di aver intuito lintenzione del suo maestro non apr
la porta. (Racconto Zen tratto da Il dito e la luna, pag. 33, Alejandro Jodoroscky)

Chi raggiunge la vera maestria in unarte, non ha bisogno di distruggere nulla, ma
ancor di pi, chi ha raggiunto la perfezione, non cade nemmeno pi nel tranello.
Colui che ha raggiunto la perfezione nellarte della spada non ha mai bisogno di
usare la sua arma.
Alan Watts racconta questa storia proprio per illuminare questo principio:
Cerano una volta, in Giappone, due famosi costruttori di spade. Non mi ricordo i
loro nomi. Li chiamer signor Matsushima e signor Yamaguchi. Gli intenditori di
spade non riuscivano a decidersi quale dei due fosse il migliore, ma entrambi era-
no indubbiamente maestri nella loro arte.
Un giorno un gruppo di samurai ha voluto metterli alla prova. Reputavano, questi
samurai, che il signor Matsushima fosse il primo, tuttavia anche il signor Yamagu-
chi era molto bravo. Hanno preso una spada fabbricata da uno e una spada fabbri-
cata dallaltro maestro e le hanno portate presso un ruscello. L{ hanno immerso
nellacqua dapprima la spada del signor Yamaguchi, con la lama rivolta contro cor-
rente. Poi hanno messo nel ruscello un pezzo di carta che, una volta arrivato sopra
la spada, si diviso in due parti. Dopo aver superato la lama le due met{ si sono
ricongiunte e hanno continuato a futtuare gi per il corso dacqua. Lo so, un po
difcile da credere. In seguito hanno preso la spada del signor Matsushima e han-
no fatto la stessa cosa. Che cosa pensate sia successo al pezzo di carta? Quando si
trovato vicino alla spada, si spostato da un lato per evitare di essere toccato
dalla lama, e quando ha superato larma in tutta la sua lunghezza, tornato sul
suo corso e ha proseguito il suo viaggio.
Ovviamente il signor Mutsushima era il migliore dei due. Perch? Per la stessa ra-
gione per cui il perfezionamento pi elevato della scherma chiamato Scuola
Senza Spada. Si perfetti quando si talmente bravi che la spada non serve. (Il
Taoismo, Alan Watts, pag. 103)

31
Yamahoka Tesshu 1836-1888 (immagine tratta da Wi-
kipedia)
Il maestro e monaco Zen Takuan Soho
(1573-1645) amico e maestro di Miyamoto
Musashi
32
Il vo duong del maestro Dang Van ad Hanoi
33
8. Lesperienza personale
Quando ci si accinge ad un compito difcile importante che lo si faccia con il giu-
sto sentimento: occorre tanta motivazione, tanta dedizione e tanta forza di vo-
lont{.
La motivazione, se spontanea, scaturisce quasi sempre dal piacere, dal gusto che
si prova facendo una determinata cosa, dalla soddisfazione che si ricava raggiun-
gendo un determinato risultato; la dedizione un insieme di impegno, di costanza
e di attenzione che inducono, ogni giorno, al pensiero e alla pratica; la forza di vo-
lont{ fondamentale per superare i momenti difcili, per non scoraggiarsi quan-
do non si vedono i risultati e per non abbandonare mai.
Tutto questo fondamentale quando si prende unarma in mano.

8.1. Lallenamento in Vietnam
La prima volta che andai in Vietnam ero sola, avevo due mesi di vacanza e un solo
bagaglio a mano, non sapevo niente dei motorini, dei tavolinetti ovunque, dei
venditori ambulanti, degli involtini, del succo di canna da zucchero, dei mercati,
dei maestri che avrei incontrato: ogni cosa fu una scoperta.
A parte il continuo stupore da tutti i punti di vista, incontrai la spada per la pri-
ma volta.
Avevo appena preso la cintura nera e forse non avevo mai preso unarma in mano
quando dissi al Maestro Hung: I like kiem, but I never touch it!. Ovviamente fu un
disastro da tutti i punti di vista, mi vergognavo tantissimo e mi dispiaceva per la
fguraccia che stavo facendo fare al Maestro Viet, per fortuna, avendo la cintura
nera, mi confondevo con gli allievi novizi del vo co truyen, ma potevo ingannare
giusto i ragazzi della pagoda e, vista la mia imbranataggine, ci riuscivo benissimo.
Mi comprai la spada e girai tutto il Vietnam con la spada inflata nello zainetto, poi
mi raggiunse Francesco e mi diede il consiglio di esercitarmi con spada ruotandola
rasente un muro: distrussi lintonaco dei muri di tutti gli alberghi in cui alloggiai!
Conobbi Han, lallieva della Maestra Hue, e mi insegn la prima forma di spada del
Tinh Vo Dao. Sono sicura che lei, cos pignola come , si spavent a morire ven-
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dendomi, per fortuna diventammo amiche e da allora lei la mia giovane mae-
stra di spada.
Da quel momento tornai in Vietnam tutti gli anni per cinque anni e, quasi sempre,
mi allenai con la spada. Ho imparato tante forme, alcune le ho conservate, altre le
ho dimenticate, non fa niente.
Sicuramente ci che non ho dimenticato, e ci che provo sempre a trasmettere,
quello spirito di dedizione e costanza che cresce, saldo e forte, con gli allenamenti
vietnamiti: ore e ore a ripetere un salto, un attacco, un giro.
Due anni fa imparai la terza forma di spada della Maestra Hue. La prima settima-
na, tutti i giorni, per quattro ore al giorno, mi allenai soltanto a fare un giro della
spada dietro la schiena e uno sopra la testa con accovacciamento nella posizione
del serpente e risalita, alla velocit{ della luce ovviamente, in Hac Tan. Cominciam-
mo con ten times e poi di one hundred in one hundred fno al fast, more
fast!. A parte i momenti di sconforto per i miei progressi invisibili, accompa-
gnati pure da tante risate, guadagnai una gamba completamente piena di lividi
per i colpi che mi davo ogni volta che sbagliavo a dosare la forza o a coordinare il
movimento, i muscoli delle gambe completamente imballati a forza di scendere e
salire e la mano destra piena di vesciche e completamente fuori uso. Quando mi
raggiunse Stefano mi trov in uno stato disastroso!
Potrei riempire pagine e pagine di piccoli aneddoti e situazioni divertenti dei no-
stri allenamenti vietnamiti, ma ci che conta in questa sede, a partire dallespe-
rienza personale, ribadire limportanza dellimpegno, della pazienza e della tena-
cia. Anche quando i progressi non si vedono, anche quando larma non gira come
si vede nei video di quelli bravi, non bisogna mollare.
Le forme sono solo uno strumento per misurarsi con movimenti difcili e armoni-
ci, non importa fnirla in due giorni o portarla alle gare, ci che conta la costanza
e coltivarla il pi possibile. bene scegliere un movimento e gustarselo ripetendo-
lo infnite volte, perfezionandolo per sentire, nel corpo e nellarma, quellunicit{ di
spirito di cui si parlato nelle pagine precedenti, tutto il resto viene da s!

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8.2. Cosa mi piace della spada
Mi piace prendermi cura di lei, mi piace lucidarla dopo averla usata e riporla con
cura; mi piace quando fschia e fende laria; mi piace quando entra precisa e non
traballa; mi piace quando passa vicino al corpo e lo sfora senza toccarlo; mi piace
quando la mano sinistra si muove con lei e sento che la bilancia; mi piace quan-
do ci muoviamo insieme, dalla punta del capello fno alla punta dei piedi, passan-
do per la punta della spada; mi piace quando la nappa si muove veloce e il movi-
mento va da solo senza pensiero.
Mi piace la ritualit{ del gesto che porta con s: calma il mio spirito.
Mi piace persino quando mi colpisco e mi viene il livido perch vuol dire che c
forza.
Mi piace quando la mano si allenta un poco per poi ristringersi con forza in quel
gioco di Am e Duong che, come in una diferenza di potenziale, genera il movi-
mento.
Mi piace quando lei che mi porta e io mi lascio andare, ma poi allultimo sono
pronta a governarla di nuovo.
Mi piace la mia spada perch profondamente legata ad Han, la mia giovane
maestra di spada, e perch mi ricorda il Vietnam.
Mi piace sapere che c ancora tanto da imparare e ancora infnite ore da pratica-
re.
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La scuola della maestra Hu, Tinh Vo Dao
La maestra Mai Han della scuola Tinh Vo Dao
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Yoda, il maestro Jedi di Guerre Stellari, addestrato alluso della Forza, raggiunse una maestria leg-
gendaria nella pratica di tutte le forme di combattimento con la spada (laser!).
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Conclusioni
Ci che lesercizio dellarte della spada pu ancora oggi insegnarci, come pratican-
ti di unarte marziale, la tensione ad una qualit{ di movimento in cui il reciproco
scambio tra il corpo e il metallo possa dar vita ad unarmonia tangibile: la spada si
carica dellenergia di chi la muove e il corpo acquisisce la determinatezza della la-
ma. Bisogna imparare a farsi trasportare dal peso e dalla forza della spada, asse-
condandola, come pure bisogna capire quando il momento giusto per riprender-
la mutandosi, come si detto, da ospite a padrone di casa.
La dedizione, la costanza, la ripetizione e la pazienza sono cos intimamente lega-
te allesercizio della spada che rendono larma, qualsiasi essa sia, un semplice stru-
mento per la crescita personale e per la formazione del praticante.
Inoltre, come sostiene Jigoro Kano, lo spirito del samurai lascia un ulteriore im-
portante insegnamento rappresentato dai valori morali che essi perseguirono: la
lealt{, lonest{, il rispetto del prossimo, la forza di volont{, qualit{ che andrebbe-
ro riscoperte e attuate nel nostro vivere quotidiano.
Per anni ho forgiato il mio spirito attraverso lo studio dellarte della spada afron-
tando con fermezza ogni sfda.
Improvvisamente le mura che mi circondavano crollarono; come una pura rugiada
che rifetteva il mondo con cristallina chiarezza, era giunto il risveglio totale.
Usare il pensiero per analizzare la realt{ illusione; se ci si preoccupa per la vitto-
ria o la sconftta, si perder{ tutto.
Il segreto dellarte della spada?
Il fulmine taglia il vento di primavera! (Yamaoka Tesshu)
La sorta di haiku con cui si chiude la rifessione del maestro guerriero Tesshu la-
scia libera linterpretazione, ognuno pu vedere in quel fulmine ci che vuole: un
bagliore improvviso che illumina la comprensione, una ritrovata unit{ con la natu-
ra, un pensiero senza senso che mostra i limiti della ragione. Certo che la spada
a volte brilla come un fulmine che fende laria!
Un maestro di spada, ormai anziano, dichiar:
Nella vita, ci sono diversi gradi di apprendimento. Al primo si studia, ma non si
ricava niente, e ci si sente inesperti. Al livello intermedio, l'uomo ancora inesper-
to, ma consapevole delle proprie mancanze, e riesce a vedere anche quelle altrui.
Al livello superiore diventa orgoglioso della propria abilit{, si rallegra nel ricevere
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lodi, e deplora la mancanza di perizia dei compagni. Costui ha valore e si comporta
come se non sapesse nulla.
Questi sono i livelli in generale. Ma ce n' uno che li trascende, ed il pi eccellen-
te fra tutti. Chi penetra profondamente questa Via consapevole che non fnir{
mai di percorrerla. Egli conosce veramente le proprie lacune e non crede mai, per
tutta la vita, di aver raggiunto la perfezione. Senza orgoglio, ma con modestia, arri-
va a conoscere la Via. (Hagakure, Yamamoto Tsunetomo, I- 45)
41
Bibliografa
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