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RICCARDO TESI (UNIVERSIT DI BOLOGNA) La lingua dei classici della letteratura e litaliano di oggi

Italiano lingua ad una sola arcata? (continuisti) La grammatica, lortografia, e per conseguenza la pronunzia, e tutte le parole e frasi della lingua italiana sono oggi, con rare e irrilevanti eccezioni, precisamente quelle medesime che si trovano non solo nelle prose di Dante, ma di scrittori che vissero innanzi a lui. E vi sono lunghi tratti di poemi, e pagine numerose di storie del secolo XIII nelle quali non sincontra un unico vocabolo che gli scrittori viventi a d nostri non possano usare senza la minima taccia di affettazione. GlInglesi e i Francesi che scrivevano a que tempi, ed anco posteriormente, non sono intesi (U. Foscolo, Epoche della lingua italiana, 1823).

Litaliano vero e proprio, non la resultanza del latino volgare che si combini o collutti con altre favelle, ma la limpida continuazione del solo latino volgare La maggior purezza della tempera del linguaggio si combina poi con una persistenza che rasenta linvariabilit. Non c cos un antico italiano da contrapporre al moderno, come al moderno francese si contrappone un antico evidente per tutti, che la lingua di Dante litaliano che ancor vive e si scrive (G. I. Ascoli, Archivio glottologico italiano, VIII, 1882-85).

Italiano antico vs italiano moderno (discontinuisti)

Ora noi ambiremmo a che questo esercizio dinterpretazione [di un sonetto di Dante] cadesse specialmente sotto occhi liceali; s che, entrando nella memoria, questa poesia vi simprimesse con un significato diverso da quello che di solito ritiene. Passa per il tipo di componimento linguisticamente limpido, che non richiede spiegazioni, che potrebbe essere stato scritto ieri; e si pu dire invece che non ci sia parola, almeno delle essenziali, che abbia mantenuto nella lingua moderna il valore delloriginale (G. Contini, Esercizio dinterpretazione sopra un sonetto di Dante [1947], in Id., Varianti e altra linguistica, Torino, Einaudi, 1979).

Un mito che io credo verr dissipato quello di ci che pu essere chiamata lunit storica dellitaliano. Si dice spesso che litaliano notevole per la accessibilit dei suoi monumenti letterari pi antichi, che possono essere letti dai moderni parlanti dellitaliano con un minimo di preparazione specialistica, e si fanno paragoni con limpenetrabilit dellinglese di Chaucer o del francese di Froissart per un parlante/lettore moderno non istruito. Ma questa argomentazione si fonda sullidea di un parlante moderno che decisamente portato alla storia letteraria, che ha una buona conoscenza della Bibbia e unistruzione nelle lingue classiche. Togliete questi presupposti culturali e confrontate la lingua di Dante con il linguaggio quotidiano dellItalia moderna; la sovrapposizione molto meno ovvia. Possiamo sin dora sottolineare ovvie differenze di vocabolario e di grammatica: le regole che presiedono alla collocazione dei pronomi atoni (clitici) sono molto diverse nellitaliano di Dante e nei linguaggi moderni, cos come lo sono quelle che fanno riferimento al gerundio o alluso delle preposizioni (N. Vincent, Il progetto ItalAnt, in Lingua e stile, XXXV, 2000).

Premesse illuministiche Premessa questa predilezione e questo geniale contagio [per la lingua francese], non che una conseguenza labbandono, il disprezzo e la dimenticanza de classici libri italiani e dello studio della litterale nostra favella. I librai dellItalia, i quali scorgeranno divenir zepperelli [pezzi di legno per rincalzare mobili] inutili delle loro botteghe i libri egregi, e spezialmente i capidopera di lingua della nostra nazione, spinti dal bisogno della venalit, asseconderanno il pubblico umore e il Genio attuale scoppiato con forza a trionfare sul despotismo della scuola; faranno arrivare in Italia le balle di libri francesi, le porranno a mostra come gioielli al bulicame [moltitudine] de dotti e degli indotti appassionati, che si affoller a comperarli (Carlo Gozzi, Il gusto francese e la gallomania in Italia, 1790 ca., in Discussioni linguistiche del Settecento, a cura di M. Puppo, Torino, Utet, 1979, p. 513-14).

La lingua letteraria sta diventando una lingua specialistica? La stabilit della lingua italiana nel corso dei secoli e la sua stretta interrelazione con quella letteraria hanno consentito alle minoranze colte del nostro paese di godere di un privilegio ignoto agli altri europei, quello di poter leggere, pur con qualche sussidio, i grandi testi a partire quasi dalle origini, diciamo da Dante, senza soffrire di una sostanziale discontinuit linguistica. Dante e Petrarca sono stati nostri, attuali, fino a poco tempo fa; i Promessi sposi sono stati un laboratorio per linsegnamento linguistico ancora ai tempi in cui io frequentavo il liceo. Questo privilegio, che una cultura di impianto retoricoumanistico ha teso a presentare come un vanto, dimenticando quale arretratezza sociale e culturale essa sottendesse, oggi si sta rovesciando in una grave penalizzazione. Leffetto congiunto di una lingua di comunicazione che non si nutre di quella tradizione linguistica e del vero salto antropologico che la societ postindustriale ha provocato nelle nuove generazioni ha avuto come effetto quello di antichizzare nel volgere di pochi decenni lintera tradizione letteraria nazionale. Sarebbe eccessivo dire che quella lingua ha ormai i connotati di lingua straniera, ma non si va lontano dal vero sostenendo che la rescissione del rapporto con la lingua duso lha relegata fra quelle specialistiche. Che fare? Rinunciare allintera nostra memoria letteraria? Credo che nessuno assentirebbe a cuor leggero. forse prevedibile che in un futuro non troppo lontano i processi in corso ridurranno per davvero la lingua letteraria italiana, dalle origini fin dentro a questo secolo, a lingua morta, da studiare come una sorta di secondo latino (M. Santagata, Tradurre Machiavelli?, in Rivista dei libri, 1998, n. 5, maggio, pp. 11-12).

Alcune testimonianze sulla difficolt (linguistica) di comprendere i classici Lottimo Paciaudi mi raccomandava frattanto di non trascurare nelle mie laboriose letture la prosa, chegli dottamente denominava la nutrice del verso. Mi sovviene a questo proposito, che un tal giorno egli mi port il Galateo del Casa, raccomandandomi di ben meditarlo quanto ai modi, che certo ben pretti toscani erano, ed il contrario di ogni franceseria. Io, che da ragazzo lo aveva (come abbiam fatto tutti) maledetto, poco inteso, e niente gustatolo, mi tenni quasich offeso di questo puerile o pedantesco consiglio. Onde, pieno di mal talento contro quel Galateo, lo apersi. Ed alla vista di quel primo Conciossiacosache, a cui poi si accoda quel lungo periodo cotanto pomposo e s poco sugoso, mi prese un tal impeto di collera, che scagliato per la finestra il libro, gridai quasi maniaco: Ella pur dura e stucchevole necessit, che per iscrivere tragedie in et di venzettanni mi convenga ingoiare di nuovo codeste baie fanciullesche, e prosciugarmi il cervello con s fatte pedanterie1.

innegabile che da buona pezza a questa parte, un po di scioltezza, se non di leggiadria, s venuta acquistando. Il giornalismo, a tal riguardo, ha fatto un gran bene, e assai pi che comunemente si creda. Il contegno austero, da edifizii ambulanti, delle matrone periodesse spezzato; il nesso sintattico, se lascia ancor molto a desiderare per la correttezza, veramente pi snello e pi facile. Si pensi alla prosa dei nostri classici. Io, per me, lo dico senza ipocrisia di frasi, io leggendo quella prosa ho sempre finito col cascarci sopra con tutto il peso del pi pesante sonno. Ricordo che, ragazzo, il signor professore mingiungeva sempre di leggere i dialoghi del Tasso; io, se bene con grave animo, mi davo sempre a obbedirgli; ma, lombra del Grande me lo perdoni, ci cascavo anche sopra, come per forza di legamento oscuro2. Alcuni anni or sono, Goffredo Parise mi confid che abbastanza di frequente litaliano di Machiavelli gli risultava difficile, complicato e oscuro. Mi disse di essere riuscito a capire e a gustare Il Principe di Machiavelli solamente dopo averlo letto in traduzione francese. Soggiunse che gli stranieri conoscevano Machiavelli meglio degli italiani, poich avevano la fortuna di leggerlo tradotto. Sugger di tradurre Il Principe in italiano moderno, e sostenne che la cultura politica degli italiani ne avrebbe tratto gran giovamento. Gli diedi ragione e gli confessai come anche per me la lettura del Principe risultasse molto spesso ardua. Gli proposi di tentar lui la traduzione moderna, ma rifiut incitandomi a tentar io limpresa3.
V. Alfieri, Vita, a cura di G. Dossena, Torino, Einaudi, 1981, pp. 157-58. L. Pirandello, Prosa moderna (1890), in Id., Saggi, poesie, scritti varii, Milano, Mondadori, 1960, p. 853. 3 P. Melograni, Premessa e dedica, in N. Machiavelli, Il Principe, testo originale con la versione in italiano di oggi, Milano, Rizzoli, 1991.
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Falsi amici
Il quale [Federigo degli Alberighi], s come il pi de gentili uomini avviene, duna gentil donna chiamata monna Giovanna sinnamor, ne suoi tempi tenuta delle pi belle donne e delle pi leggiadre che in Firenze fossero; e acci che egli lamor di lei acquistar potesse, giostrava, armeggiava, faceva feste e donava, e il suo senza alcun ritegno spendeva; ma ella, non meno onesta che bella, niente di queste cose per lei fatte n di colui si curava che le faceva (Decameron, V, 9). Questi [Federigo degli Alberighi], come accade il pi delle volte agli uomini di animo nobile, si era innamorato di una donna gentile chiamata monna Giovanna, una delle pi belle e leggiadre della Firenze del tempo e, per conquistare il suo amore, organizzava feste, spettacoli darme, donava generosamente, consumando senza misura il suo denaro. La donna per, onesta oltre che bella, non si curava affatto di queste cose n di lui. (Claudio Bura - M. Antonietta Morettini, Dieci novelle dal Decameron di G. B.
tradotte e commentate con testo originale a fronte, Perugia, Guerra, 1997, p. 97).

Anche Federico, come di solito accade ai blasonati, si innamor di una blasonata, la nobile Giovanna, che a quei tempi era considerata una delle dame pi belle e avvenenti di Firenze. Per potersi conquistare una nicchia nel suo cuore, partecipava ai tornei, faceva un duello dopo laltro, dava ricevimenti e le inviava regali su regali senza badare a spese, ma la signora, non meno fedele che bella, era del tutto indifferente sia a queste giostre seduttive che al loro artefice.
(Giovanni Boccaccio - Aldo Busi, Decamerone da un italiano allaltro, Milano, Rizzoli, 1990, p. 446).

Tradurre Il Principe di Machiavelli

(1a) (1b) (2a) (2b)

Ma di poi valsono ancora a lei poco le fortezze, quando Cesare Borgia lassalt e che il populo, suo inimico, si coniunse col forestiere (XX, 145); Ma in seguito, quando Cesare Borgia la attacc e il popolo che le era ostile si un allo straniero, le fortezze le servirono a poco (Melograni, p. 199). Non pu pertanto uno signore prudente, n debbe, osservare la fede quando tale osservanzia gli torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere (XVIII, 116-7); Un signore prudente, pertanto, non pu n deve rispettare la parola data se tale rispetto lo danneggia e se sono venute meno le ragioni che lo indussero a promettere (Melograni, 167). E quel principe che va con li eserciti, che si pasce di prede, di sacchi e di taglie, maneggia quello di altri, gli necessaria questa liberalit: altrimenti non sarebbe seguito da soldati (XVI, 107); Se un principe che guida un esercito si sostiene predando, saccheggiando, taglieggiando, impadronendosi dei beni del nemico sconfitto, deve necessariamente essere prodigo, altrimenti non sarebbe seguito dai suoi soldati (Melograni, p. 157).

(3a) (3b)

Tradurre il Cortegiano di Baldassar Castiglione


Alle pendici dellAppenino, quasi al mezzo della Italia verso il mare Adriatico, posta (come ognun sa) la piccola citt dUrbino; la quale, ben che tra monti sia, e non cos ameni come forse alcun altri che veggiamo in molti lochi, pur di tanto havuto ha il cielo favorevole, che intorno il paese fertilissimo e pien di frutti; di modo che, oltre alla salubrit dellaere, si trova abundantissima dogni cosa che fa mestieri per lo vivere humano. Ma tra le maggior felicit che se le possono attribuire, questa credo sia la principale: che da gran tempo in qua sempre stata dominata da ottimi signori, avenga che nelle calamit universali delle guerre della Italia essa anchor per un tempo ne sia restata priva [editio princeps, 1528]. Alle pendici dellAppennino, quasi al mezzo dellItalia verso il mare Adriatico, posta (come ognuno sa) la piccola citt di Urbino. La quale, bench tra monti sia, e non cos ameni come forse alcuni altri che vediamo in molti luoghi, pure di tanto avuto ha il cielo favorevole, che intorno il paese fertilissimo e pieno di frutti, di modo che, oltre alla salubrit dellaria, si trova abbondantissima di ogni cosa che fa mestieri per il vivere umano. Ma tra le maggiori felicit che si le [sic!] possono attribuire, questa credo sia la principale: che da gran tempo in qua sempre stata dominata da ottimi signori, avvenga che nelle calamit universali delle guerre dellItalia essa ancora per un tempo ne sia restata priva [edizione A. Quondam].

Tradurre lincipit del Galateo di Giovanni Della Casa


Conciossiacosach tu incominci pur ora quel viaggio del quale io ho la maggior parte, s come tu vedi, fornito, cio questa vita mortale, amandoti io assai, come io fo; ho proposto meco medesimo di venirti mostrando quando un luogo e quando altro, dove io, come colui che gli ho sperimentati, temo che tu, camminando per essa, possi agevolmente o cadere o come che sia errare; acciocch tu, ammaestrato da me, possi tenere la diritta via con salute dellanima tua e con laude e onore della tua orrevole e nobile famiglia [editio princeps, 1558].

Sei appena allinizio di quel viaggio della vita che io ho quasi del tutto compiuto; e per lamore che ti porto ho deciso di farti riflettere su svariate situazioni dove temo ! io che ne ho gi fatto esperienza ! che tu possa, nel tuo cammino, facilmente cadere in errore o sbagliare in qualche modo: affinch, con laiuto dei miei insegnamenti, ti mantenga sulla dritta via della buona educazione, giovando allanima e arricchendo di meritate lodi la tua nobile e onorata famiglia [traduz. Myriam Cristallo]. Visto che stai appena per intraprendere quel viaggio che io ho per la maggior parte concluso, cio questa esistenza terrena, mi sono proposto, per laffetto profondo che nutro nei tuoi confronti, di venirti a mostrare quei frequenti incidenti di percorso, che ho sperimentato su di me, nei quali temo che tu possa cadere, o comunque imbatterti. E questo perch tu, ammaestrato dal mio esempio, possa seguire la retta via che ti metter in salvo e che produrr lodi e onori alla tua onorata e nobile famiglia .

Leopardi traduttore del Petrarca


Nessuno oggi in Italia, fuori dei letterati (io voleva dir fuori di pochissimi letterati), conosce n pu intendere facilmente la lingua italiana antica. Nondimeno anche le donne italiane, e oltre di ci un gran numero di stranieri, vogliono leggere il Petrarca, poeta molto difficile anche alle persone dotte ed esercitate nella lettura e nella lingua dei nostri scrittori classici Di pi, quantunque non tutti i comentatori del Petrarca conoscano la lingua italiana antica, nondimeno tutti presuppongono che i lettori la sappiano molto bene: di modo che anche per questa parte sono inutili agli stranieri, alle donne, e aglitaliani di oggid, generalmente parlando. Lintento di questa Interpretazione si di fare che chiunque intende mediocremente la nostra lingua moderna, possa intendere il Petrarca, non mica leggendo spensieratamente, perch in questo secolo non si pu far limpossibile, ma ponendoci solamente quellattenzione che si mette nel leggere larticolo delle mode nei giornali. La chiamo Interpretazione, perchella non un comento come gli altri, ma quasi una traduzione del parlare antico e oscuro in un parlar moderno e chiaro, bench non barbaro (G. Leopardi, Lautore dellinterpretazione a chi legge, in Le rime di Francesco Petrarca con linterpretazione di G. Leopardi, Milano, Stella, 1826). una doppia lingua Ho gi detto altrove che non prima del passato secolo e del presente si formato pienam. e perfezionato il linguaggio (e quindi anche lo stile) poetico italiano ha perduto ogni aria di familiare; e si con ben certi limiti distinto dal prosaico. O vogliamo dir che il linguaggio prosaico si diviso esso medesimo dal poetico. Il che propriamente non sarebbe vero; ma e s diviso dallantico: e cos sempre accade che il linguaggio prosaico, insieme collordinario uso della lingua parlata, al quale ei non pu fare a meno di somigliarsi, si vada di mano in mano cambiando e allontanando dallantichit Dalla quale antichit la prosa, obbligata ad accostarsi alluso corrente, sempre pi sallontana. Ond che il linguaggio prosaico si scosti per vero dire esso stesso dal poetico (piuttosto che questo da quello) ma non in quanto poetico, solo in quanto seguace dellantico, e fermo (quanto pi si pu) allantico, da cui il prosaico sallontana. Del resto il linguaggio e lo stile delle poesie di Parini, Alfieri, Monti, Foscolo molto pi propriam. e pi perfett. poetico e distinto dal prosaico, che non quello di verun altro de nostri poeti, inclusi nominatamente i pi classici e sommi antichi. Di modo che per quelli e per gli altri che li somigliano, e per luso de poeti di questo e dellultimo secolo, lItalia ha oggid una lingua poetica a parte, e distinta affatto dalla prosaica, una doppia lingua, luna prosaica laltra poetica (G. Leopardi, Zibaldone [3417-18], 12 settembre 1823).

Traduzione sinonimica " parola antica > sinonimo moderno plora. Piange a gradiente semantico " Vaghi pensier. Vagabondi. Leggeri. Vani parole accorte. Prudenti. Sagge. Giudiziose. Spiritose Qualor. Qualunque volta. Sempre che. Ogni volta che Paventoso. Pauroso. Spaventato, ecc. Traduzione parafrastica " sinonimo + glossa esplicativa Minforme. Minformi. Cio mi ammaestri e mi spingi Incischi, cio lo frastagli, lo trinci, lo sforacchi superficialmente Poi che lalma dal cor non si scapestra. Poich lanima non si scioglie, non si sprigiona dal cuore. Cio, poch con tutti questi mali, io non muoio, ecc. Traduzione grammaticale " attualizzazione fonomorfosintattica l ve sta per l dove, cio dove vene, sta per viene aita. Aiuta, ancide. Uccide Tobler-Mussafia: facciol. Lo fo che polivalente o indeclinato: Nella stagion che l ciel. Nellora nella quale, ecc. Traduzione topologica " attualizzazione sintattica (ordine diretto) dor capelli. Capelli doro dellalma tolle. Toglie dallanimo i pi deserti campi vo misurando. Vo camminando per li campi pi deserti quanti vorrei quel giorno attender anni. Quanti anni consentirei di aspettare quel giorno del mio contento, ecc.

Canzone AllItalia, 1818 (vv. 41-48) Dove sono i tuoi figli? Odo suon darmi e di carri e di voci e di timballi: in estranie contrade pugnano i tuoi figliuoli. Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi, un fluttuar di fanti e di cavalli, e fumo e polve, e luccicar di spade come tra nebbia lampi.

G. Leopardi, Canzoni. Versione in prosa, note e postfazione di Marco Santagata, Milano, Mondadori, 1998, p. 19. Dove sono i tuoi figli? Sento un rumore di armi, di carri, di voci e di tamburi: i tuoi figli combattono in paesi stranieri. Fa attenzione, Italia, ascolta. Vedo, o cos mi pare, un ondeggiare di soldati e di cavalli, e fumo e polvere e uno scintillio di spade come lampi nella nebbia.

Le rime di F. Petrarca con linterpretazione di G. Leopardi (1826) son. CCVIII, v. 7 : attendere osservare attentamente, prestare attenzione Vattene innanzi [rapido fiume]: il tuo corso non frena n stanchezza n sonno: e pria che rendi [che tu restituisca] suo dritto [tributo dacque], fiso, u si mostri, attendi lerba pi verde, e laria pi serena. fiso, u si mostri, attendi. Guarda fissamente, attentamente, ove sia

Cronologia
1612-1614 P. Beni traduce nellAnticrusca e nel Cavalcanti brani del Decameron in lingua moderna, regolata e gentile. 1764 Protesta degli intellettuali del Caff contro la lingua e il lessico del Vocabolario degli accademici della Crusca (Rinunzia avanti notaio degli autori del presente foglio periodico al Vocabolario della Crusca). 1826 G. Leopardi traduce in italiano moderno il Canzoniere del Petrarca. 1840-42 A. Manzoni pubblica una nuova edizione del suo romanzo adeguandolo alla lingua parlata a Firenze dalle persone colte. 1856 R. Bonghi, Perch la letteratura italiana non sia popolare in Italia. 1863 Leditore fiorentino Barbra testimonia la crisi del mercato librario dei classici tre-cinquecenteschi. 1860-1880 Crisi delle parole colte e letterarie nella prosa narrativa. 1887-1891 P. Petrocchi, lessicologo e grammatico manzoniano, confina nella parte inferiore del suo Novo dizionario italiano il lessico arcaico e letterario. 1914 R. Serra: Romanzi e novelle oramai in Italia hanno realizzato il tipo unico con una felicit da fare invidia ai produttori di vino toscano. 1936 B. Croce, La poesia. Introduzione alla critica e storia della poesia e della letteratura: lecito tradurre modernamente, anche nellambito di una stessa lingua nazionale, autori come Vico o scrittori di materie scientifiche (matematici, fisici, filosofi e storici). 1950-1960 Scrittori toscani come C. Cassola decrescono il tasso della loro toscanit (cfr. I. Baldelli, Varianti di prosatori contemporanei [Palazzeschi, Cecchi, Bassani, Cassola, Testori], Firenze, Le Monnier, 1970). 1964 P. P. Pasolini, Nuove questioni linguistiche: esiste un nuovo italiano, una koin che riflette la nascente tecnocrazia del Nord, e elabora un nuovo tipo di cultura e di lingua effettivamente nazionali che ha rotto i legami con litaliano letterario della tradizione (anche nella sua veste moderna, manzoniana). 1961-1965 Iniziano a pubblicarsi traduzioni in italiano moderno di classici del Trecento e del Cinquecento.

BIBLIOGRAFIA Testi classici in prosa con traduzione in lingua moderna: Il Novellino. Testo originale con la versione in italiano di oggi di Aldo Busi e Carmen Covito, Milano, Rizzoli (Bur Superclassici), 1992; (Superbur Classici, 1999). Marco Polo, Il Milione. Versione in italiano moderno e note a cura di Giorgio Trombetta-Panigadi, Milano, TEA, 2002. Giovanni Boccaccio, Il Decamerone. Edizione integrale con testo a fronte in italiano moderno, Milano, Edizioni DCM, 1965-1966, 2 volumi. Giovanni Boccaccio ! Aldo Busi, Decamerone da un italiano allaltro, Milano, Rizzoli, 1990-1991, 2 volumi; edizione in un unico volume: Milano, Rizzoli (Bur), 1993. Giovanni Boccaccio, Cinque novelle dal Decamerone, a cura di Maurizio Spagnesi, Roma, Bonacci (Classici italiani per stranieri, 2), 1995. Claudio Bura ! M. Antonietta Morettini, Dieci novelle dal Decameron di Giovanni Boccaccio, tradotte e commentate con testo originale a fronte, Perugia, Guerra, 1997. Antonio Corsi, Il Principe di Machiavelli tradotto nella lingua di oggi, Roma, Edizioni De Sario, 1961. Niccol Machiavelli, Il principe. Testo originale con la versione in italiano di oggi di Piero Melograni, Milano, Rizzoli (Bur Superclassici), 1991; (Superbur Classici, 1998). Niccol Machiavelli, Il Principe. Sette capitoli scelti, a cura di Sabrina Maffei, Roma, Bonacci (Classici italiani per stranieri, 5), 1995. Carmen Covito e Aldo Busi traducono Il Cortigiano di Baldassar Castiglione, Milano, Rizzoli, 1993. Baldassarre Castiglione, Il Cortigiano, a cura di Amedeo Quondam, Milano, Mondadori (Oscar Classici), 2002, 2 volumi. Giovanni Della Casa, Galateo. Testo originale con la versione in italiano di oggi di Myriam Cristallo, Milano, Rizzoli (Bur Superclassici), 1992; (Superbur Classici, 2000).

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