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IL MILIONE – MARCO POLO

Marco Polo nasce a Venezia nel 1254 da una famiglia di mercanti.


Il padre Nicolò e suo zio Matteo avevano già compiuto un lungo viaggio a scopo commerciale
nell'Asia centrale fino alla città di Bukhara. In quel luogo dei dignitari del Gran Khan Kublai li
contattarono, invitandoli ad incontrare il proprio signore (Kublai era il nipote di Gengis Khan); egli
chiese ai due fratelli di consegnare una propria lettera al Papa con la richiesta che gli fossero inviati
100 monaci per convertire i Mongoli al Cristianesimo. I due fratelli rientrarono alla loro città natale,
ma le richieste del Gran Khan non furono ascoltate dal papa Gregorio X.
I fratelli Polo decisero di intraprendere un altro viaggio verso la Cina questa volta accompagnati dal
giovane Marco che all'epoca aveva 17 anni.
Partirono nel novembre del 1271, ed impiegarono 30 mesi per arrivare in Cina, percorrendo per
alcuni tratti la Via della Seta. Marco Polo sbarcò a San Giovanni d'Acri, quindi proseguì per la
Persia, poi per gli altopiani del Pamir, il Turkmenistan, il Deserto di Gobi e fu infine a Khanbalik,
l'antica Pechino dove venne accolto con tutti gli onori da Kublai in persona.
Il Gran Khan ebbe in simpatia Marco Polo e gli affidò degli incarichi speciali. Al servizio
dell'imperatore per 17 anni, Marco Polo ebbe la grande opportunità di viaggiare per la Cina. Marco
Polo potè così conoscere terre lontane quali il Tibet, il Siam, la Birmania e la penisola Indocinese
oltre che molte province cinesi. Marco Polo riuscì a parlare correttamente cinque lingue orientali.
Dopo tutti quegli anni trascorsi lontano da casa Marco Polo domandò varie volte il permesso di
ritornare e finalmente gli si presentò l’occasione: Kublai affidò a Marco Polo l’incarico di
accompagnare in Persia la principessa Cuccachin che doveva sposarsi con il re di quel Paese (che
però muore e quindi viene fatta sposare al fratello di sette anni). Venne approntata una flotta di 14
navi che partì nel gennaio del 1292 dal porto di Zadon, Marco impiegò quasi due anni per arrivare a
destinazione. I tre viaggiatori non furono riconosciuti quando ritornarono, ma infine furono
festeggiati dalla famiglia e onorati per le ricchezze che avevano portato dalla Cina.
Dopo il ritorno Marco Polo continuò la sua attività di mercante, finchè nel 1298 fu fatto prigioniero
dai genovesi durante la battaglia navale di Curzola. Marco Polo conobbe in prigione Rustichello da
Pisa al quale dettò Il Milione (inizialmente “Le visemon du Monde”), il libro che lo avrebbe
consegnato alla storia come il più grande viaggiatore di tutti i tempi. In questo libro Marco Polo
raccontò le sue straordinarie avventure e descrisse i luoghi che aveva visitato durante il suo lungo
viaggio. Da molti egli non fu creduto. All'epoca non era facile immaginare che potesse essere reale
la pietra che brucia (il carbon fossile) o la nera acqua che brucia (il petrolio).
Marco Polo morì a Venezia nel 1324.
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Capitolo 95 de “Il Milione”


Marco Polo descrive attentamente l’uso della carta moneta in Cina, presso il Gran Khan. Tale
descrizione si sofferma su diversi punti: spiega la creazione della carta moneta; classifica le monete
in base alla forma e al valore; parla dell’utilizzo di questa carta e dei continui scambi che
avvenivano tra la banca e i mercanti, rendendo così nota l’importanza e la grande ricchezza
dell’imperatore.
Interessante è lo stupore del grande navigatore per l'utilizzo delle banconote. La civiltà cinese già
dimostra di aver elaborato la smaterializzazione o vortualizzazione del valore economico, cosa che
in occidente avverrà secoli più tardi.

“Or sappiate ch'egli fa fare una cotal moneta com'io vi dirò. Egli fa prendere scorza d'un àlbore ch'à
nome gelso - èe l'àlbore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta -, e cogliono la buccia
sottile che è tra la buccia grossa e 'l legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia;
e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte cosí, egli ne fa de le piccole, che vagliono una
medaglia di tornesegli picculi, e l'altra vale uno tornesello, e l'altra vale un grosso d'argento da
Vinegia, e l'altra un mezzo, e l'altra 2 grossi, e l'altra 5, e l'altra 10, e l'altra un bisante d'oro, e l'altra
2, e l'altra 3; e cosí va infino 10 bisanti. E tutte queste carte sono sugellate del sugello del Grande
Sire, e ànne fatte fare tante che tutto 'l tesoro (del mondo) n'appagherebbe. E quando queste carte
sono fatte, egli ne fa fare tutti li pagamenti e spendere per tutte le province e regni e terre ov'egli à
segnoria; e nesuno gli osa refiutare, a pena della vita.
E sí vi dico che tutte le genti e regioni che sono sotto sua segnoria si pagano di questa moneta
d'ogne mercatantia di perle, d'oro, d'ariento, di pietre preziose e generalemente d'ogni altra cosa. E
sí vi dico che la carta che si mette (per) diece bisanti, no ne pesa uno; e sí vi dico che piú volte li
mercatanti la cambiano questa moneta a perle e ad oro e a altre cose care. E molte volte è regato al
Grande Sire, per li mercatanti che vale 400.000 bisanti e 'l Grande Sire fa tutto pagare di quelle
carte, e li mercatanti le pigliano volentieri, perché le spe(n)dono per tutto il paese.
E molte volte fa bandire lo Gra(nde) Kane che ogni uomo ch'àe oro o ariento o perle o priete
preziose o alcuna altra cara cosa, incontanente l'abbi a porta[r]e a la tavala del Grande Sire, e egli le
fa pagare di queste carte; e tanta gliene viene di questa mercatantia che è uno miracolo.
E quando ad alcuno si rompe e guastasi alcuna di queste carte e egli vae a la tavola del Grande Sire,
incontanente gliele cambia e (ègli) data bella e nuova, ma sí gliene lascia 3 per 100. Ancora
sappiate che se alcuno vuole fare vasellamento d'ariento o cinture, e egli vae a la tavola del Grande
Sire, dell'ariento del Grande Sire gliene dà tanto quanto vuole per queste carte, secondo che si
spendono. E questo è la ragione perché 'l Grande Sire dé avere piú oro e piú ariento che niuno
signore del mondo; e sí vi dico che tra tutti li signori del mondo non ànno tanta ricchezza com'à 'l
Grande Kane solo.”
Parafrasi
Ora dovete sapere che egli (cioè il Gran Khan, l'impero cinese) fa fare una moneta come io vi
spiegherò. Egli fa prendere la corteccia di un albero chiamato Gelso, che è l’albero le cui foglie
sono mangiate dai bachi da seta, e estraggono la pellicola interna che si trova tra corteccia e fusto
dell’albero e da quella pellicola fa creare carte come il cotone, tutte nere. Quando queste carte sono
pronte, egli le divide in parti più piccole che per valore sono comparabili a una moneta da un
tornese piccolo, l’altra vale un tornese, e l’altra vale un grosso d’argento di Venezia, l’altra un
mezzo, l’altra due grossi, l’altra cinque, l’altra dieci e l’altra un bisante d’oro, l’alta due, l’altra tre e
così via fino a dieci bisanti. Tutte queste carte erano caratterizzate dal sigillo del Gran Khan, e ne
hanno prodotte così tante da corrispondere al valore del tesoro imperiale. E quando queste carte
sono pronte, egli le fa usare in tutti i pagamenti e le spese in tutte le province e i regni e le terre
dove egli è il nostro sovrano; e nessuno osa rifiutarle, per paura della morte. Io vi dico che tutti i
popoli, tutte le genti e le regioni che sono sotto il suo impero si avvalgono di questa moneta per
pagare in ogni commercio di perle, d’oro, d’argento e di pietre preziose e di ogni altra cosa in
generale. Io vi dico che la carta moneta corrispondente a dieci bisanti non ne pesa uno; e vi dico
anche che il più delle volte i mercanti cambiano questa carta moneta con perle, oro e altre cose care.
E molte volte è recata al Grande Sire attraverso i mercanti che vale quattrocentomila bisanti, e il
Gran Sire fa pagare tutto con quelle carte ed i mercanti le prendono volentieri, perché le spendono
in tutto il paese. E molte volte il Grande Khan ordina che ogni uomo che ha argento, perle o pietre
preziose o qualsiasi altra cosa cara le debba portare alla banca dell’imperatore ed egli ordina che ne
ricevano in cambio questa moneta cartacea; e gli arriva così tanta mercanzia che è un miracolo.
E quando a qualcuno si rompe o rovina una di queste carte egli va alla banca del Gran Sire che
gliele cambia e gli viene data una nuova, ma prendendosi il tre per cento.
E sappiate ancora che se qualcuno vuole fare vasi d’argento o cinture o altri ornamenti egli va alla
banca del Gran Sire, gli dà tanto argento quanto il valore delle carte. E questo è il motivo, per cui il
Gran Sire è il signore che ha più oro e argento di tutto il mondo, e vi dico che nessuno ha tanta
ricchezza come il Gran Khan.

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