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Il linguaggio nelle opere minori di Dante Alighieri

Author(s): Massimo Ciavolella


Source: Pacific Coast Philology , Apr., 1972, Vol. 7 (Apr., 1972), pp. 20-28
Published by: Penn State University Press on behalf of the Pacific Ancient and Modern
Language Association (PAMLA)

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/1316528

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IL LINGUAGGIO NELLE OPERE MINORI

DI DANTE ALIGHIERI

BY MASSIMO CIAVOLELLA

Uno studio sul linguaggio della Divina Commedia, scrive Giovanni Gett
" ... porterebbe senza dubbio ad accertamenti e scoperte notevoli: a medita
cioe su un Dante straordinariamente attento alla sua lingua, assiduo ricercator
di esperienze di stile, e audacissimo innovatore del materiale espressivo; u
Dante a cui non rimase nascosto e intentato nessun segreto dell'arte retorica
della vivente poetica degli autori passati e contemporanei, e insieme un Dante
libero e personale sperimentatore, autonomo demiurgo della materia linguist-
ica."' Se volessimo indagare le cause prime che spinsero Dante a creare un
espressione linguistica propria ed originale nell'ambito dei volgari italiani, ch
abbracciasse tutti i moduli letterari precedenti in una sintesi organica, d
vremmo soprattutto cercare nell'intimo dell'ispirazione del poeta, in quella su
costante necessita di esprimere non ci6 che 6 passato e quasi dimenticato com
fatto storico, come fecero i poeti della grandi epiche francesi che lo precedet
tero, ma il proprio presente storico, visto alla luce di una coscienza etico
cristiana divenuta modus vivendi. Da questo punto di vista ogni singola opera
di Dante anteriore alla Commedia, oltre ad avere un intrinseco valore letterario
per ci6 che riguarda la lingua ha il valore di sperimentazione, e pub veni
interpretata come una componente che pii tardi concorrera a formare il vast
mosaico linguistico del poema.
Dante, come sappiamo, aveva dinanzi a s? non un volgare italiano, m
svariati "latini" che differivano tra di loro sia nella sintassi che nel lessico.
Tutte queste forme, I'alto stile dei poeti provenzali e degli stilnovisti, le strut-
ture concettualistiche delle scuole di filosofia, le artes dictandi delle cancellerie,
la satira dei poeti comico-realisti, la retorica dei mistici, la laude ecc., formano
il sottofondo linguistico delle sue opere minori. Solo nella Commedia queste
forme si fondono, ed invece di vari topoi retorici, ci troviamo di fronte ad
una lingua e ad uno stile multiformi ma compatti, al volgare italiano. Ed oltre
ad unire in sintesi queste componenti che aveva a portata di mano, il poeta
estese il significato di vocaboli che gia esistevano, amplific6 il lessico con
vocaboli nuovi, introdusse latinismi, us6 neologismi e circonlocuzioni inusitate.2
Studiando ora brevemente le opere minori di Dante vedremo come la ricerca
di una metodologia linguistica sia stata sempre uno dei problemi pith attuali
per il poeta, tenendo a mente che le esperienze di stile e di lingua delle opere
che precedono la Commedia si ritrovano in questa amplificate e modificate,
ma pur sempre le stesse nei loro nuclei essenziali.
Gia nella Vita Nuova, che possiamo considerare come un saggio di poetica
d'amore svolto secondo certe linee tradizionali, Dante afferma chiaramente il
suo proposito di voler comporre in volgare: " ... lo intendimento mio non
fu dal principio di scrivere altro che per volgare . . . e simile intenzione so

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OPERE MINORI DI DANTE ALIGHIERI 21

che ebbe questo primo mio amico, a cui cib scr


solamente in volgare."3 II volgare che egli adope
"illustre",4 per ora 6 considerato adatto solo a c
che comincib a dire siccome poeta volgare, si m
tendere le sue parole a donna, alla quale era mala
latini",5 e, se pur con certe riserve, poesia volgare
stesso livello. " ... anticamente non erano dicitor
anzi erano dicitori d'amore certi poeti in lingua
volgari ma litterati poeti queste cose trattavano. E
passati, che apparirono prima questi poeti volgari;
tanto e quanto dire per versi in latino, secondo alc
conciossiacosache a' poeti sia conceduta maggio
prosaici dittatori, e questi dicitori per rima non si
degno e ragionevole e, che a loro sia maggior li
agli altro parlatori volgari: onde, se alcuna figu
ceduto alli poeti, conceduto e a'rimatori."6 Mi semb
l'opposizione tra lingua volgare e latina sia imposta
questa opposizione, nel campo poetico, sia sul piano
della dignith artistica. Ne deriva che ai poeti volga
possibilith retoriche dei poeti latini, ed al volga
autorita' artistica, che verra poi celebrata nel Co
quentia.

II lessico e lo stile della Vita Nuova sono in funzi


inteso come confessione personale e letteraria,
stretta cerchia di poeti partecipi di sentimenti
poetica gia stabilita. II vero protagonista dell'o
rimane perb una concezione astratta come quella
ma diviene occasione biografica e quindi concreta i
di Beatrice, che, diventata un essere quasi divino, f
in dono celeste ed a sua volta metamorfizzi il cu
retorica del libro-come accennato-ne rispecchia
connettere le rime per mezzo di un commento, in
in prosa segua quella in versi, il poeta allarga il sig
una spiegazione psicologica dei moti del suo anim
del mistero e del potere di quell'amore, mettend
Il tutto 6 immerso in un clima di preziosith linguis
l'effetto dell'insieme. Le tipiche rime dei rimatori
trobar clus concettuale, le solenni frasi che Am
stesso gusto intellettuale che occasiona il volume, f
introdotte dai poeti provenzali e poi sviluppate dai
da Dante unite in sintesi concreta, gli servono cioe
suo cuore per la ristretta cerchia dei "fedeli d'am
esteso una poetica d'amore obbligata e volutamen
Le poesie che furono composte tra la Vita Nu
costituiscono la maggior parte delle Rime di Dante,
tere di sperimentazione poetica.7 Tra queste trovia
tenzone con Forese Donati e le Rime Petrose, c
considerare come "episodi" letterari che troverann
Commedia. La tenzone con Forese e svolta second
comico-realista. Facendo perno su un volgare popol

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22 MASSIMO CIAVOLELLA

Forese Donati e tutta la sua famigl


sione linguistica come lama a doppi
di Forese stagliata con contorni n
"mal fatata", la quale tossisce se
cristallo in quel paese"; una mogl
c'ha cortonese", per colpa cio6 de
troppo corto, che non la copre s
quindi su Forese. La moglie ? dis
vecchi / / Ma per difetto ch'ella se
dovuto sposare un uomo di piui n
Piange la madre, c' ha pia d
Dicendo: Lassa, che per fic
Messa l'avre' in casa del conte Guido!8

Forese, se cib non bastasse, e anche schiavo della sua gola;


Ben ti faranno il nodo Salamone,
Bicci Novello, e petti delle starne,
Ma peggio fia la lonza del castrone,
Che' 1 cuoio fara vendetta della came;
Tal che starai pid presso a San Simone ... .9
L'ingiuria si indirizza infine verso tutta la famiglia dei Donati, nella quale
imperversa un totale disordine sessuale: "Bicci Novel, figliuol di non so cui //
S'i' non ne domandasse monna Tessa . . . ", quindi i fratelli:
Di Bicci e de' fratei posso contare,
Che, per lo sangue lor, del male acquisto
Sanno a lor donne buon cognati stare.

Ed infine Dante si scaglia contro il padre putativo, il quale triste trascorre le


notti in angoscia temendo che quel figlio "Che gli appartien quanto Giosepp'a
// Cristo" " . . . non sia preso a lo'mbolare."10
Tale e la perizia di Dante nell'usare il linguaggio e lo stile dei poeti realisti,
che leggendo queste rime si stenta a riconoscere la profonda ingiuria morale
che esse contengono. Ed il lato pius interessante delle poesie e forse questo, che
le accuse lanciate da Dante non rimangono alla superficie come quelle di
Forese, ma si concretizzano in un contenuto che, come osserva il Russo,
" ... si genera in una coscienza che ha un suo vigoroso gusto per il discrimen
morale .... "11 Tutto questo, la zuffa, il volgare comico ed allusivo, l'efficacia
espressiva, il discrimen morale, lo troveremo in funzione di una orchestrazione
ben pii vasta nel linguaggio di alcuni quadri di Malebolge, che in un certo
senso confermano l'importanza di questo "episodio" letterario.
Una situazione analoga e quella delle rime petrose. Anch'esse sono invet-
tive, che in questo caso sono sviluppate secondo le linee proprie alla poesia
provenzale, in particolare quella di Arnaut Daniel. Anche queste rime, come
la tenzone, sembrano essere pitt esercizi di poetica che autobiografia poetica.
Dobbiamo quindi cercare le ragioni che le hanno occasionate pitt nella ricerca
di un linguaggio plastico, energico, capace di dare materialitat all'oggetto ed ai

sentimenti, che nella necessita, di dar voce all'impeto di una forte passione,
senza per altro
introduttivo di scartare la si
quella che possibile realta, dell'amore
suol considerare la prima espresso. Anche
delle canzoni il verso
petrose,

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OPERE MINORI DI DANTE ALIGHIERI 23

"Cosi nel mio parlar voglio esser aspro", sembra d


di poetare che I'inizio di una confessione. La ricer
aspri, di immagini ben delineate, di rimas caras, e c
dei poeti provenzali, che di questi artifizi furono gr
afferma il Blasucci, " .. che quella carica d'energi
petrose, divenne un elemento caratteristico dell'e
addirittura il tratto stilistico che meglio la defin
nell'Inferno la ricerca di un linguaggio aspro serve a

durre
non si una realt, ostile
abbandona ed contemplazione
ad una ingrata. Nella conzone
stanca t
serve del dolore come di una sferza, con la quale tem
e colpisce di ritorno la donna amata. II verso fonetic
mente difficile, ma energico, cerca di eguagliare l'as
Cosi nel mio parlar voglio esser aspro,
Com'6 negli atti questa bella pietra,
La quale ognora impietra
Maggior durezza e pidi natura cruda,
E veste sua persona d'un diaspro
Tal, che per lui, o perch'ella s'arretra,
Non esce di faretra
Saetta, che giammai la colga ignuda;
Ed ella ancide, e non val ch'uom si chiuda,
He si dilunghi da'colpi mortali,
Che, com'avesser l'ali,
Giungono altrui, e spezzan ciascun'arme;
Sicch'io non so da lei, n6 posso aitarme .... .a
La strofe 6 composta di tredici versi con cinque rime; gli ultimi otto sono
tutto un seguito di rime baciate. Ne deriva un tono martellante, ora pii' ora
meno concitato, a seconda che rimino fra loro un endecasillabo ed un settenario
o due endecasillabi. Ai primi quattro versi corrispondono i quattro che seguono,
con la stessa disposizione e la stessa rima. I quattro successivi mentengono la
stessa disposizione, ma mutano le rime: L'ultimo rima col penultimo e chiude
la strofe.'4 La struttura quindi gia indica con insistenza un sentimento aspro,
reiterato dalla rima aspra--che molte volte comprende un gruppo di due
consonanti che, come in aspro e diaspro, pietra e s'arretra, e arrotato da un'erre
che rinforza la sillaba-e dall'insistenza di parole tronche circondate da parole
pregne di consonanti. Evidente e la volonth del poeta di valersi di ogni mezzo
stilistico e linguistico per dar vita alla violenza del suo sentimento, sincero o
meno che sia. Le Petrose insomma appaiono come esercizi tecnici, esperimenti
linguistici e ritmici condotti " . . . secondo una concezione eminentemente
formale del proprio volgare da parte di Dante ... ,,"15 Da questo punto di
vista esse occupano un posto molto importante nel ciclo di sperimentazione
poetica dantesca che si svolge dalla lirica preziosa della Vita Nuova alle medi-
tazioni linguistiche del primo trattato del Convivio e del De Vulgari Eloquentia.

II primo trattato del Convivio verte completamente intorno al problema


del volgare italiano, e costituisce una vera ars poetica. Innanzitutto qui Dante
non si rivolge piu alla stretta cerchia dei "fedeli d'amore", ma ad un gruppo
pidi ampio di persone, ai nobili d'animo, all'aristocrazia intellettuale dell'Italia
del tempo.'6 Nel trattato, come gid nella Vita Nuova, I'esposizione linguistica

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24 MASSIMO CIAVOLELLA

risponde ad un compito giustificat


latino, con l'aggiunta perb--giusta
polemica che " . . . costituisce la no
come acquisto definitivo della cosc
Gia' nella Vita Nuova, cercando di g
reso conto che questo solo poteva esp
del poeta, che era impossibile sosti
latina. Ed anche ora Dante, se da una
della "grammatica" sul volgare, in

Per giustificare la superiorith del

6 piit nobile,
perpetuo e nonpidt virtuoso e e
corruttibile, pith
il V
virtuoso perche " ... lo Latino molt
che il Volgare fare non pub ... "; p
uso, e lo Latino arte .... "18 Le tre
deboli; se infatti il latino 6 una lingu
esprimere adequatamente i sentimen
evoluzione.19 II fatto che il volgar
nella mente" non e piti valido nel co
riprova delle grandi possibilit& del vo
l'ultima ragione, che il latino segue "
una riprova della superiority di ques
evale della convenientia, anche per
della Vita Nuova, pub usufruire a pia
latino. E quando Dante dice che il lat
n6 "obbediente" alle canzioni in vo
concetto che il volgare solo pu6 accom
r l'incarnazione dei sentimenti e d
questi un tutto inscindibile; i sent
infatti--scrive giustamente Bruno
di vivo, di sempre nuovo, possiedono
potra mai adattarsi perfettamente n
modi di sentire e di concepire del tu
da una attenta lettura del trattato, m
ritiene ancora il pregiudizio che il la
che sarai superato solo nel De Vulg
concetto della variabilita dei lingua
necessario variare di essi.

Nel De Vulgari Eloquentia Dante afferma che il linguaggio e per sua


natura mutevole, perche mutevole 6 il carattere dell'uomo;21 ed ora il latino
viene ad assumere la connotazione di lingua morta proprio perch e una lingua
artificiale e non mutevole.2 Ed a riguardo del linguaggio umano Dante scrive:
Quum igitur homo non naturae instinctu sed ratione moveatur; et ipsa ratio
vel circa discretionem, vel circa iudicium, vel circa electionem diversificetur
in singulis, adeo ut fere quilibet sua propria specie videatur gaudere; per
proprios actus vel passiones, ut brutum animal, neminem alium intelligere
opinamur; nec per spiritualem speculationem, ut angelum, alterum alterum
introire contingit: quum grossitie atque opacitate mortalis corporis humanus
spiritus sit obtentus. Oportuit ergo genus humanum ad communicandum

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OPERE MINORI DI DANTE ALIGHIERI 25

inter se conceptiones suas aliquod rationale signu


quum de ratione accipere habeat et in rationem
oportuit, quumque de una ratione in aliam n
medium sensuale, sensuale esse oportuit: quare
pertransire non posset; si tantum sensuale, n
rationem deponere potuisset. Hoc equidem sig
nobile de quo loquimur: nam sensuale quid est, in quantum sonus est;
rationale vero, in quantum aliquid significare videtur ad placitum.23
La ragione fa si che ogni uomo sia un'entith in se, un microcosmo contenente
un suo concetto particolare che gli altri uomini ignorano, ma che possono
comprendere perche dotati di una comune natura razionale. I sensi rendono
gli uomini differenti, ma la ragione ha il potere di accomunarli. La comunica-
zione dei concetti dell'animo tra gli uomini e possibile in quanto la natura
razionale dell'uomo ed il segno sensibile in cui s'incarna il concetto possono
legarsi tra di loro nella parola, la quale e suono vocale che diventa espressione
" ... in quantum aliquid significare videtur ad placitum," in quanto cio6,
spiega il Nardi, porta con se " ... quel cumulo di sentimenti e di costumanze
che naturalmente e necessariamente variano di eta in eth, da gente a gente,
e perfino da individuo ad individuo ... (I, ix, 6 sgg.); il beneplacito e l'arbi-
trio, insomma, non significano altro, se non che l'uomo stesso 6 artefice del
proprio linguaggio, ma per impulso della sua stessa natura di animale fornito
di ragione e di senso."'24 La riprova di questa stretta associazione tra suono
ed immagine l'abbiamo quando Dante si mette alla ricerca del volgare illustre.
Nello schema che traccia della forma locutionis del linguaggio egli distingue
infatti tre livelli: quello dei vocabula rerum, cio6 il vocabolario in generale;
quello della constructio vocabulorum, che corrisponde all'ordine verbale della
frase; e quello della prolatio constructionis, cio6 la morfologia, la fonetica e
le desinenze di costruzione.25 Di questi tre livelli, i vocabula rerum e le prola-
tiones constructionis sembrano distribuiti sul piano sensibile, e quindi soggetti
a variazione, e l'ordine verbale della frase sul piano razionale, logico e non
arbitrario, avente quindi una struttura propria e costante in tutte le lingue.26
Tale divisione, oltre a fornire una ulteriore dimostrazione dell'incapacith del
latino, determinato su tutti e tre i livelli, di esprimere adeguatamente' i senti-
menti sempre nuovi e vivi di un popolo, getta un po' di luce sul problema del
frammischiamento linguistico e stilistico della Commedia. A questo proposito
mi sembra interessante il fatto che, nell'esaminare il vocabolario italiano per
lo stile alto, le parole siano classificate secondo il contesto, il significato e la
forma, in ordine discendente d'importanza, concetto che si addice alla costante
ricerca di energia espressiva, e che sara determinante nei riguardi del realismo
linguistico del poema.
Giacche il trattato I incompleto, Dante non ha potuto darci una teoria
linguistica che coprisse tutto il campo letterario, ma ha esposto solo le regole
relative allo stile "tragico", al volgare illustre. Questo volgare, sebbene lo si
trovi in alcuni versi dei piui rappresentativi poeti italiani, 6 da Dante considerato
un ideale linguistico rispetto ai quattordici dialetti italiani. Quando perb egli
passa a considerare questo volgare illustre, egli tratta solo dei suoi elementi
distintivi, in accordo con la retorica del tempo. Come temi adeguati vengono
ammessi solo "salus", "amor" e "virtus", ossia le tre finalitat verso cui l'animo
tende, cio 1I' "utile", il "delectabile" e 1' "honestum", che a loro volta sono
le qualitt che nei manuali di retorica medioevale sono assegnate al "genus

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26 MASSIMO CIAVOLELLA

deliberativum".27 Quando poi consi


che possa soddisfare alle esigenze
"gradus sapidus et venustus et et
lorum",29 ribadisce l'unith indisso
nihil aliud est quam fictio rheto
Dante fa uso larghissimo delle forme proprie alla retorica nelle sue opere
minori, e queste forme diventeranno parte integrale della poetica della Com-
media.

Al centro dell'interpretazione poetico-retorica del poema, come molti critici


hanno rilevato, sta il problema del titolo.31 Dante, sempre rifacendosi alla
retorica, nell'Epistola a Can Grande giustifica il titolo sul piano tematico e su
quello stilistico. L'opera al principio "horribilis et fetida est", alla fine "pros-
pera, desiderabilis et grata", come sono le commedie, ed il suo stile e basso:"
. .. ad modum loquendi, remissus est modus et humilis, quia locutio vulgaris
in qua et muliercule comunicant."32 Questa interpretazione sembra ben poca
cosa, ma dobbiamo tener presente che nella stessa epistola egli amplia il con-
cetto di stile comico, e richiamandosi ad un passo dell'Ars Poetica di Orazio,
in cui il poeta latino dice che al poeta comico e consentito l'uso dello stile
tragico, Dante apre allo stile comico, che gia nel De Vulgari Eloquientia poteva
essere "mediocris" ed "humilis",33 la terza e piti alta dimensione. Preso in
questo contesto, il titolo giustifichera la mescolanza di stili che notiamo nella
Commedia, e sara un tentativo da parte di Dante di inquadrare il suo poema
nella prospettiva dei concetti tradizionali della retorica, di dare " . . . espres-
sione a un fenomeno della teoria poetica, per la quale non esisteva esempio
ni nella letteratura antica ne in quella medievale, cioe il fatto che la Divina
Commedia non pu6 essere compresa in nessuno dei tradizionali generi let-
terari."34

In conclusione, mi sembra lecito parlare delle opere anteriori alla Comn-


media, dal punto di vista dell'espressione linguistica, come di veri tirocini, di
momenti ben distinti che troveranno la loro fusione e giustificazione nell'opera
capitale di Dante. Questa fusione perb non va considerata come un processo
artificiale, voluto dal poeta, ed in accordo con quelle determinate idee sulla
lingua che abbiamo brevemente esposto, ma come un processo naturale, inerente
allo sviluppo stesso della poetica dantesca, legato all'intimo della sua ispira-
zione. Se pensiamo per un istante al significato profondo dell'universo dantesco,
ci renderemo conto che solo un linguaggio nuovo, multiforme e realistico,
poteva essere a fondamento di una concezione cosi vasta. II soggetto del poema,
Status animarum post mortem,35 abbraccia tutta la creazione, mentre l'elemento
personale, Dante personaggio che attraversa i tre mondi dell'aldila per salvarsi,
6 occasione della vasta azione di Dio. Ma come osserva l'Auerbach, "
Dante was the first and last to undertake on the basis of his historical
existence a total view of the universe with the political life of man on earth
as its arena and centre. In the process he was led-he could not have done
otherwise--to project his own experience and his own will into the Kingdom
of God, and to represent his own will as God's will."36 Tutto l'universo dan-
tesco e una proiezione della coscienza del poeta stesso; in esso egli ha raccolto
tutta la realty del suo tempo, la Firenze e l'Italia del 1300, la terra quale
appare agli occhi di Dio. E con Dante, ogni uomo % protagonista del poema.
Appunto per questo il poeta necessita di un linguaggio che possa adeguarsi ad

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OPERE MINORI Dl DANTE ALIGHIERI 27

ogni realta, che possa scendere fino all'infimo dell


capace di esprimere ogni situazione, di far vivere o
tale che il lettore possa immedesimarcisi, proiettar
in quel dato momento; un linguaggio insomma c
suo varieth, il tessuto connettivo dell'intera archit

CARLETON UNIVERSITY
OTTAWA, ONTARIO

NOTES

1Giovanni Getto, Aspetti della poesia di Dante (Firenze, Sansoni, 1966), p. 20, n.I.
2Si veda a questo proposito I'introduzione di G. Contini a F. Petrarca, Canzoniere
(Torino, 1968), p. X.

8Dante Alighieri, La Vita Nuova, c. XXXI. [Per le opere minori di Dante mi riferisco
all'edizione delle Opere a cura di E. Moore e P. Toynbee (Oxford, 1963) a meno che
non sia altrimenti indicato.]

4Le caratteristiche che Dante attribuisce al volgare "illustre" net De Vulgari Elo-
quentia si ritrovano gi& nei suoi scritti giovanile.

5La Vita Nuova, c. XXV.

6Loc. cit.

71n questo studio, quando parlo di "sperimentazione", mi riferisco alia lingua, senza
per altro voler diminuire it valore intrinseco delle opere che considero.

8Dante Alighieri, Le Rime, sonetto Lii.


9Ibid., sonetto LIII.

l?ibid., sonetto LIV.

"Luigi Russo, Ritratti e disegni storici, serie III (Bari, Laterza, 1951), p. 220.

'2Luigi Blasucci, "L'esperienza delle 'Petrose' e it iinguaggio delta 'Divina Com-


media' ", Belfagor, XII (1957) p. 404.
13Le Rime, canzone XII.

14Cfr. Attilio Momigliano, "Le canzoni pietrose", Eserrpi di analisi letteraria, ed.
C. Trabalza (Torino, Parava, 1935), p. 87.
15Gorgio Bbrberi Squarotti, "Le poetiche del Trecento in Italia", Momenti e Prob.
lemi di Storia dell'estetica (Milano, Marzorati, 1959), p. 266.
1GDante Alighieri, II Convivio, I, i.
17G. B. Squarotti, op. cit., p. 267.
1811 Convivio, I, v.

'"Dante nel Convivio non parla esplicitamente del legame tra I'evoluzione di un
popolo e l'evoluzione della lingua, e ne parla solo nel De Vulgari Eloquentia. Data
pero Ia quasi contemporaneite delle due opere, mi sembra che la mia opinione trovi
giustificazione. Si veda anche B. Nardi, Dante e la cultura Medievale (Bari, Laterza,
1949) p. 227.

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28 MASSIMO CIAVOLELLA

20Bruno Nardi, op. cit., p. 228.

21Dante Alighieri, De Vulgari Eloquent


22Loc. cit.

231bid., I, iii.

24Bruno Nardi, op. cit., p. 237.

25De Vulgari Eloquentia, I, vi.


26Si veda anche J. Cremona, "Dante's Views on Language", The Mind of Dante,
ed. U. Limentani (Cambridge, 1965), p. 146.

27Cfr. August Buck, "Gli studi sulla poetica di Dante e del suo tempo", Atti del
Congresso Internazionale di Studi Danteschi (Firenze, Sansoni, 1965), p. 262.

28De Vulgari Eloquentia, II, vi.

291bid., II, vii.


30lbid., II, iv.

31Si veda come esempio A. Buck, op. cit., p. 266.

32Dante Alighieri, Epistola X, 220-222.

331bid., 212-217.

34A. Buck, op. cit., p. 267.

3SDante Alighieri, Epistola X, 169.

&GErich Auerbach, Literary Language and its Public (London, 1965), p. 309.

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