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Iustae nuptiae e famiglie di fatto: laffectio tra esperienza romana e diritto moderno

- Abstract -

Il progetto di tesi incentrato su un duplice livello di comparazione: da una parte si sono esaminate analogie e differenze giuridiche tra unioni legittime e di fatto; dallaltra, si operato un confronto tra il diritto romano e quello moderno. Il primo capitolo riguarda il matrimonio legittimo romano, le iustae nuptiae, che lordinamento romano riconosce esistente esclusivamente sulla base di de terminati requisiti fattuali: status, et, affectio maritalis, ovvero la volont reciproca dei contraenti di considerarsi marito e moglie, senza la necessit di cerimonia alcuna. Paradossalmente proprio il matrimonio di diritto romano classico listituto che, sul piano giuridico, pi di ogni altro si avvicina alle moderne coppie di fatto. Ai capitoli II, III, IV vengono invece trattate, per sottrazione, le forme coniugali non aventi il crisma della legalit: la paelex, cio unoscura figura dellepoca romana arcaica, sintomatica di unoriginaria e scomoda bigamia, tanto da non essere presente in alcun manuale di istituzioni di diritto romano (usato dai giuristi moderni come base del matrimonio civile); il concubinatus, termine rivalutato positivamente, che identifica la relazione duratura, ma non matrimoniale, tra un uomo e una donna; il contubernium, ad indicare lunione tra conservi o quella con un individuo schiavo.

Queste antiche coppie di fatto non possono essere considerate iustae nuptiae perch mancano di uno o pi elementi giuridici necessari alla costituzione di un rapporto matrimoniale; tuttavia, dallanalisi epigrafica latina , questa distinzione sul piano squisitamente affettivo non cos evidente: coniunx, maris, uxor e aggettivi a descrivere le qualit del defunto partner sono ricorrenti e trasversali in tutte le forme relazionali dellantica Roma. Non pertanto cos semplice distinguere iustae nuptiae, concubinatus e contubernium senza considerare precise parole ad indicare lo status giuridico dei soggetti. Il matrimonio, dunque, manifesta la propria superiorit sulle altre forme relazionali limitatamente al piano sociale e non anche su quello prettamente interpersonale: risulta

essere, comunque, lunica unione giuridicamente disciplinata, bench tutte le altre siano state tollerate e mai vietate, fino allavvento del cristi anesimo almeno. Al capitolo V, la trattazione verte sopra lannosa disputa sulla possibilit o meno dei milites di sposarsi: largomentazione pi accreditata trova soluzione includendo lanalisi dei matrimoni di ordinamenti stranieri a quello romano. Nel complesso, questa sezione rappresenta anche un sunto delle precedenti forme coniugali, individuate a seconda degli specifici status giuridici dei contraenti. Il capitolo successivo presenta il matrimonio romano del periodo tardo-antico e giustinianeo sulla base della marcata influenza cristiana: interessante la constatazione del mutamento di istituti, terminologie e concezioni che saranno alla base della disciplina canonistica e, in larga misura, anche di quella civile odierna. Il matrimonio diventa istituto formale, trasformandosi parallelamente in strumento di controllo sociale da parte delle autorit. Le convivenze, invece, sono ostracizzate perch eludono le nuove norme imperiali, abbandonando la mentalit pi liberale degli avi a favore del rigore della dottrina cristiana. Si estende il matrimoniale anche alle unioni tra schiavi, ma luguaglianza formale tra il libero e lo schiavo limitata al diritto religioso, ovvero alla comunanza della fede cristiana, non sul piano giuridico, volto cio alla parificazione degli status personali. Lo svolgimento, a questo punto, compie un balzo cronologico di quindici secoli: il vincolo coniugale, diventato sacro, istituto di esclusiva competenza del diritto canonico (non oggetto della trattazione); con la Rivoluzione francese e la conseguente emanazione codicistica il matrimonio abbandona la dimensione religiosa e torna ad assumere quella prettamente civile. Nel capitolo VII vengono, quindi, mostrate le differenze tra la disciplina antecedente e quella successiva ai Patti Lateranensi e come il vincolo coniugale fatichi a scrollarsi di dosso le vecchie impostazioni ideologiche. Ancora oggi, infatti, persistono retaggi culturali che concepiscono il matrimonio quale nucleo fondante della societ: laddebito di separazione, il divorzio non immediato, la sentenza di divorzio piuttosto che lomologazione, limpossibilit di personalizzare il regime dei diritti e dei doveri coniugali con convenzioni sono tutti elementi che palesano il potere autoritativo statale, a scapito di una dimensione privatistica dellistituto, cos comera nel diritto romano classico. Lultimo capitolo riservato alle famiglie di fatto moderne, nate e diffusesi sullonda della

crisi dellistituto matrimoniale, incapace di conformarsi alle nuove esigenze della societ. Sulla base di dati statistici e delle varie teorie sociologiche, si cercato di inquadrare la materia giuridica, focalizzando lattenzione sia sullindiretto riconoscimento delle unioni di fatto nellordinamento italiano, sia sulle pressanti problematiche derivanti dallassenza di una normativa. Da segnalare per importanza e vicinanza temporale: legge 29 marzo 2012, n. 749, sul cosiddetto divorzio breve; legge 10 dicembre 2012, n. 219, sullunificazione dello stato di figlio; sentenza del Tribunale di Livorno, 27 febbraio 2013, n. 215 che equipara convivenza e matrimonio in ordine allassegno di mantenimento. Per concludere, intenzione primaria di questo elaborato accompagnare il lettore in un excursus, storico e giuridico, che affronti, senza pregiudizi ideologici, la tematica della famiglia di fatto nellepoca romana e in quella moderna. Parallelamente, si vuole scalfire laura sacrale con cui il legislatore ha rivestito listituto matrimoniale ed altres denunciare la dogmaticit di certune opinioni: privilegiare irragionevolmente le sole unioni di diritto, trascurando nel contempo quelle di fatto, non sembra essere pi un atteggiamento tollerabile soprattutto alla luce della nuova, e sempre pi emergente, sensibilit comune. Anche tra i giuristi vi , infatti, chi ha proposto di mettere in discussione lintera ma teria, capovolgendo la prospettiva e riconsiderando, almeno per taluni aspetti, la disciplina della famiglia legittima sul modello della famiglia di fatto. Linnesto di una disciplina quanto mai auspicabile e, se lo studio del passato serve a comprendere meglio il presente, forse lesperienza romana potrebbe agevolare non di poco la configurazione giuridica delle moderne famiglie di fatto.

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