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Artemisia

Gentileschi
(1593-1656) Pittrice ribelle che è riuscita a
emergere in un’ epoca in cui l’ arte era
preclusa alle donne

Autorittrato
La formazione d’ Artemisia è iniziata
nella bottega del padre, il pittore
toscano Orazio Gentileschi (1563-
1639). Orazio era uno dei grandi
esponenti della scuola romana di
caravaggio. Inoltre pare fosse amico del
Caravaggio che stando alle cronache
spesso si recava nella bottega di Orazio
per prendere in prestito strumenti di
lavoro.
Non è escluso che Artemisia
conoscesse di persona il grande artista.
Orazio Gentileschi,
rittrato per Anton van
Dyck, British Museum,
Londres.
Fatta su un’ olio (170 × 121 cms. ) Secondo
la Bibbia, la casta Susanna stava facendo un
bagno tranquillo quando due vecchi sporchi
vennero a proporle cose disoneste. La
ragazza respinse le lumache, ma decisero di
denunciarla per adulterio.
Anche qui non c'è un'eccessiva influenza di
Caravaggio, ma la scena è molto cupa e
mostra perfettamente il disgusto della
ragazza e il comportamento sgradevole dei
vecchi, che si può vedere nei gesti, nelle
Susanna e i vecchioni, Castello pose e nelle composizioni anatomiche .
Weissenstein, Pommersfelden
(Germania), 1610
Danae, Museo d'arte di St.
Louis (Stati Uniti d’
America), 1612

Madonna col Bambino,


Galleria Spada (Roma), Dipinto attribuito alla pittrice italiana Artemisia che
1610-1611
realizzò per Giovanni Antonio Sauli (amico del
padre).
Agostino Tassi (1566-1644), amico di Orazio
Gentileschi e precettore privato di Artemisia, chi dopo
violentò. In un primo momento, gli promette di salvare
la sua reputazione sposandola, ma dopo rinuncia alla
promessa, essendo gìa sposato. E Orazio lo denuncia
un anno dopo davanti al Tribunale Criminale del
Governatore di Roma. Il caso è durato sette messi, e
Tassi è stato condannato a un anno di prigione ed
esiliato dallo Stato Pontificio.
Agostino Tassi,
autorittrato.
Giuditta che decapita Oloferne (olio su tela
di 199 x 162 cm.), è stata una delle sue opere
più note, colpisce per la violenza della scena
rappresentata, ed è stato interpretato in
chiave psicologica e psicanalitica, come un
desiderio di vendetta per la violenza subita.

Giuditta che decapita


Oloferne, Galleria degli
Uffizi (Firenze), 1612-1613
In questo periodo Artemisia è decisa di sposarsi (in un
matrimonio combinato dal padre) con Pietro Antonio
Stiatessi, un pittore modesto fiorentino, con la funzione di
Periodo Fiorentino ristituire ad Artemisia uno status di sufficiente onorabilità.
Dopo Artemisia e suo marito si hanno instalatto a Firenze
(1613-1620) dove Artemisia ebbe un grande successo.
Fu la prima donna ad entrare all’ Accademia del
Disegno di Firenze.
Hanno mantenuto i buoni rapporti con gli artisti più
stimati del suo tempo, come Cristofano Allori. E hanno
saputo conquistare i favori e la protezione di personaggi
influenti, cominciando per il granduca Cosme II de
Medici e la granduchessa Cristina di Lorena.
Artemisia e Pierantonio ebbero 4 figli e una figlia, ma
solo la figlia chiamata Prudenzia sopravvisse fino all’ età
adulta.
Sfortunatamente fu un periodo pieno di problemi con i
creditori e il marito, pertanto supporre che questo sia stato
il motivo pero ritornare a Roma.
Santa Cecilia,
Galleria Spada
(Roma), 1620
Tra i suoi estimatori un posto speciale occupa il giovane
Buonarroti (nipote del grande Michelangelo), deciso a
Allegoria dell’ costruire la casa Buonarroti per celebrare la memoria del suo
Inclinazione, casa
Buonarroti (Firenze), ilustre predecessore, commissionò ad Artemisia un tela di
1615
olio di 152 cm x 61 cm per decorare il soffitto della casa
Conversione della
Maddalena, Galleria
Palatina, Palazzo Pitti
(Firenze), 1615

Minerva, Galleria
degli Uffizi
(Firenze), 1615

Olio: La pittura a olio è una tecnica tradizionale e apprezzata che utilizza pigmenti mescolati con olio come
legante. I colori a olio hanno un tempo di asciugatura più lento, consentendoti di mescolare i colori e ottenere
transizioni fluide. È meglio lavorare su tele e tavole preparate.
Ancora a Roma e poi a Nello stesso anno in cui, Artemisia gìa separata dal
marito, arriva a Roma come donna independente,
Venezia (1621-1630) cercando di trovare una casa e allevare le sue
figlie, poichè fa il rumore che aveva un’ altra
figlia.
Artemisia ha dimostrato di avere la giusta
sensibilità per cogliere le novità artistiche e la
precisa determinazione per vivere da protagonista
questa straordinaria stagione artistica a Roma,
meta obbligata per artisti provenienti da tutta
Europa. Artemisia entrò a far parte
dell'Accademia dei Desiosi. Tuttavia, nonostante
la sua reputazione artistica, la forte personalità e la
rete di buone relazioni, Roma non fu così
redditizia come aveva sperato. La sua arte nei
ritratti e la sua capacità di mettere in scena le
Lucrezia, Gerolamo eroine bibliche furono apprezzate, ma le furono
Etro (Milan), 1623
vietate ricche commissioni per cicli di affreschi e
grandi pale d'altare.
Maria Maddalena nella
Malincolia, Museo Maria Maddalena nella
Soumaya (Messico), Malincolia, Sala del Tesoro
1622-1625 della Cattedrale di Siviglia
(Spagna), 1625

• Il più evidente si vede nella dimensione del


velo o drappo, che le copre la spalla sul
lato destro, più ampio nella versione
sivigliana; Le radiografie hanno rivelato
che si trattava di un'aggiunta successiva,
probabilmente per conformarsi ai canoni
della Chiesa cattolica dell'epoca;
• L'altra differenza che fare con la
fisionomia del personaggio: la versione del
Museo Soumaya è più vicina all'estetica
prototipica di Artemisia
• Il terzo si è scoperto osservando il modo di
esecuzione: le pennellate della tela iberica
rivelano alcune correzioni, mentre in
quella messicana si nota un tratto molto
più preciso e sicuro.
I dipinti più Venere Dormiente,
Collezione Barbara
Piasecka (New Jersey),

importanti dell’ 1625

epoca

Giuditta con la sua


Ancella, Detroit
Institute of Arts, 1625

Ester ad Assuero,
Ritratto di un
Metropolitan Museum of
Gonfaloniere, Palazzo d’
Art (New York), 1628
Accursio (Bologna), 1622
Napoli e il Periodo
Inglese (1630-1653)
Nel 1630 Artemisia si è trasferita a Napoli, città
ricca di botteghe e di amante dell’ arte.
Napoli rappresentò per Artemisia una sorta di
seconda patria dove prendersi cura della propria
famiglia (entrambe le figlie si sposarono a Napoli,
con rispettive doti). Ebbe molte prove dell'alta
stima in cui era tenuta e mantenne buoni rapporti
con il duca di Alcalá. Ebbe rapporti di scambio con
i suoi colleghi e con i più grandi artisti presenti
nell’ epoca.
L'esordio napoletano di Artemisia è rappresentato
Annunciazione,
dall'Annunciazione del Museo di Capodimonte.
Museo di Rimase a Napoli per il resto della sua carriera ad
Capodimonte
(Napoli), 1630 eccezione di un breve soggiorno a Londra e di
qualche altro viaggio
Per la prima volta, Artemisia ha iniziato a lavorare su dipinti per
una cattedrale. In un olio su tela (200 cm × 300 cm), ha fatto
questo meraviglioso dipinto. Il tessuto, in cattivo stato di
conservazione, mostra il momento in cui le belve vengono domate,
mentre San Gennaro, che indossa la mitra vescovile, indossa un
impermeabile aperto sopra una tunica bianca e si appoggia ad un
bastone pastorale, e alza il capo mano destra, quasi a benedire le
belve. Intorno a lui, i suoi seguaci esprimono stupore per il
miracolo e venerazione per il loro santo vescovo. Sullo sfondo si
vedono le altre pareti dell'anfiteatro romano, rappresentate
fedelmente (dettagli che alcuni critici ritengono attribuibili ad un
collaboratore romano di Artemisia)

San Gennaro nell’


Anfiteatro di
Pozzuoli, Napoles,
1636-1637
Nel 1638 Artemisia raggiunge il padre a Londra alla corte di Carlo
I d’ Ighilterra, dove Orazio e Artemisia divennero pittori di corte e
ricevettero l’ importante commissione di decorare un soffitto nella
casa delle Delizie della Regina Enrichetta Maria di Francia e
Greenwich (Scozia e Irlanda). Il dipinto si fa su un olio di tela di
892 × 1 070 cm.

Carlo I era un collezionista


fanatico, e la fama di
Artemisia probabilmente lo
incuriosiva, e non è caso che
la sua collezione
comprendesse un dipinto
molto suggesivo.
Un'allegoria della Pace e
delle Arti sotto la Corona
inglese, Marlborough
House, Londra (Regno
Unito), 1638-1639
Allegoria in veste di Pittura,
Collezione reale di Sua
Maestà la Regina Elisabetta
II, Castello di Windsor, 1638- Differentemente da altre opere di
1639
Artemisia Gentileschi, questa tela è
firmata con una sigla “A.G.F.”.
La presenza della stessa firma, è un
elemento molto importante per
identificare la protagonista dell’opera:
si tratta di un autoritratto di Artemisia

Olio su tela di 98,6 × 75,2 cm


Per prima cosa, ecco la storia di
questo quadro: non sappiamo chi è
il committente, ma secondo gli
archivi, questa tela era presente
nella collezione d’opere d’arte del
re Carlo I.
Dopo la morte del re, purtroppo, la
tela andò dispersa, ma tempo dopo
fu ritrovata e così fu reintegrata
nelle collezioni reali.
Orazio è morto nel 1639 e Artemisia finisce le proprie commissioni.
Dopo Artemisia lascia l’ Inghilterra nel 1642.
Finalmente, si pensava che Artemisia fosse morta nel 1653, prove
reccenti, tuttavia, mostranno che accetava ancora commissioni nel 1654,
sebbene diventasse sempre più dipendente dal suo assistente, Onofrio
Palumbo. Quindi, si può ipotizzare la sua morte nella devastante
pestilenza che devasta Napoli nel 1656 e praticamente spazza via un’
intera generazione di artisti napoletani.
La sua tomba si trovava nella chiesa di San Giovanni Battista dei
Fiorentini a Napoli, demolita dopo la seconda Guerra Mondiale, e sulla
lapida era scritto «Heic Artemisia» che significa qui riposa Artemisia.
I suoi ultimi dipinti

Madonna e Bambino con


rosario, Monastero
Susanna e I Vechioni, dell'Escorial, Casita del
Moravska Gallerie, Príncipe, 1651
Brno (Repubblica
Ceca), 1649
GRAZIE
MILLE

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