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Lo studio Ocse: la classifica dei Paesi spremuti di tasse

Glauco Maggi

Il Wall Street Journal, in una analisi di oggi 14 aprile a firma di Simon Nixon, scrive che “la marea
sta cambiando per la Grecia e l’Eurozona”, citando la recente emissione di bond greci a cinque anni
che hanno raccolto capitali dai mercati internazionali, per la prima volta dalla crisi di tre anni fa che
aveva fatto prevedere l’uscita, o meglio l’espulsione, di Atene dall’euro. Ma questo è solo uno “dei
rimarchevoli sviluppi di quest’anno che mostrano come si sia modificato il sentimento del mercato
verso l’Europa meridionale”. E ancora: “Il cambio è cominciato in gennaio quando la banca per i
prestiti spagnola, la nazionalizzata Bankia, è stata in grado di emettere una obbligazione non
garantita. Da allora Madrid ha venduto azioni della Bankia a investitori internazionali e altre banche
spagnole, insieme con banche italiane, austriache e persino greche hanno raccolto capitali”.
Commenta Nixon: “La marea del denaro che affluisce negli asset dei paesi in crisi avviene in mezzo
a crescenti prove che il Sud Europa ha svoltato l’angolo”. Ma mentre mostra un evidente ottimismo
sul futuro della moneta unica grazie ai miglioramenti nella capacità di attrarre finanziatori persino
per le sue più disastrate economie, il giornale della finanza Usa ricorda che “i governi nazionali
devono rimuovere gli ostacoli alla crescita”. E cita “le leggi inadeguate sulla bancarotta e i sistemi
legali inefficienti” prima di avvertire che “ridurre le tasse richiederà profondi tagli alle spese
pubbliche”.

Ed è su questo tema delle imposte troppo alte che deprimono la crescita che viene utile la classifica
dell’OCSE (organizzazione che raggruppa i 34 Paesi sviluppati in tutto il mondo). Appena
pubblicata, mostra quali sono i paesi in cui i datori di lavoro e i dipendenti sono più appesantiti
dalla zavorra fiscale, di fatto suggerendo quali governi abbiano più urgente bisogno di una
riduzione delle tasse. Lo studio dell’OCSE considera sia "la tassa sui redditi”, sia le tasse sulla busta
paga pagate dai datori e dai loro dipendenti allo Stato. La media dei paesi OCSE dà un totale di
queste voci pari al 36%, formata dal 13,2% della imposta sui redditi personali, dall’8,3% del
contributo fiscale pagato dal dipendente in percentuale sulla busta paga per la sua previdenza, e dal
14,5% pagato dal datore di lavoro allo Stato.

Tutti i 20 paesi che sono sopra la media sono europei, con il record del salasso del Belgio, che ha un
carico complessivo del 55% (22% sul reddito del dipendente; 10,8% di tassa sulla basta paga a
carico del dipendente e 23% sulla busta paga a carico del datore di lavoro), seguito dalla Germania
con il 49,3% (16%; 17,1%; 16,2%), dall’Austria con il 49,1% (12,6%; 14%; 22,6%),
dall’Ungheria con il 49% (12,5%; 14,4%; 22,2%), dalla Francia con il 48,9% (10,4%; 9,8%;
28,7%) e dall’Italia, sesta, con il 47,8% complessivo, di cui il 16,3% di tassa sul reddito del
dipendente, il 7,2% di contributo del lavoratore sulla busta paga e il 24,3% a carico del datore. In
tutti i paesi OCSE soltanto in altri due le leggi sono più pesanti dell’Italia sui datori di lavoro,
l’Estonia con il 25,4% (ma con una zavorra fiscale totale del 39,9%) e la Repubblica Ceca con lo
stesso 25,4% (ma con un carico totale del 42,4%).

Tra l’Italia e la media Ocse, oltre a Estonia e repubblica Ceca appena citate si collocano la
Finlandia (43,1% complessivo), la Svezia (42,9%), la Slovenia (42,3%), la Grecia (41,6%), il
Portogallo (41,1%), la Slovacchia (41,1%), la Spagna 40,7%, la Turchia (38,6%), la Danimarca
(38,2%), la Norvegia (37,3%), il Lussemburgo (37%) e l’Olanda (36,9%). I Paesi che hanno un
carico inferiore alla media del 36% sono 14, e tra costoro ci sono gli Usa con il 31,3% (15,4%; 7%;
8,9%) e solo 5 paesi europei (Polonia 36%, Islanda 33,4%, Gran Bretagna 31,5%, Irlanda
26,6%, Svizzera 22%). L’ultimo in assoluto è il Cile, con il 7% di imposta previdenziale pagata dai
lavoratori sulla loro busta paga, e zero tasse sul reddito degli individui e sul datore di lavoro. Gli
altri paesi “sotto la media OCSE” sono il Giappone con 31,6%, il Canada con 31,1%, l’Australia
con 27,4%, la Corea del Sud con 21,4%, Israele con 20,7%, il Messico con 19,2% e la Nuova
Zelanda con il 16,9% (tutto e solo, per questo paese, sui redditi dei dipendenti).
di Glauco Maggi

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