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Falcone
Dopo la sua tragica morte, la sinistra si è impadronita della
figura del magistrato (che da vivo aveva tanto osteggiato).
Falsificandone molte posizioni
Maurizio Tortorella
Le celebrazioni sono spesso uno strumento diabolico. Perché alla fine si celebra quel che non c’era.
Per esempio si parte da un maxiprocesso alla mafia, nella fattispecie quello celebrato a Palermo
trent’anni fa, e volti, teste, nomi e soprattutto idee vengono trasformati in qualcosa di molto diverso
da quel che era. Giovanni Falcone, che il 10 febbraio 1986 da giudice istruttore avviò quel
processo, è del resto tra i personaggi italiani più citati a sproposito. Dopo averla avversata per tanto
tempo, la sinistra giudiziaria si è impadronita della sua figura e ne ha spesso piegato il pensiero a
proprio uso e consumo.
La scientificità del metodo appropriatorio di certa sinistra italiana meriterebbe saggi e trattati, non
una rubrica. Ma ugualmente cerchiamo di fare dire a Falcone quel che ha veramente detto e
scritto su alcuni punti qualificanti di una possibile riforma della giustizia.
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