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La legge sui pentiti, tra luci ed ombre

La legge n° 304 del 29 maggio 1982 è meglio nota come “legge sui pentiti”. I
presupposti sono i numeri prodotti dal terrorismo in Italia: “4.087 attivisti di sinistra
appartenenti ad "associazioni sovversive" o a "bande armate" condannati per "fatti
legati a tentativi di sovversione dell’ordine costituzionale". (1)
Altri numeri significativi: “224 (di cui 130 in regime di semilibertà) sono in carcere
ancora oggi e 190 tuttora latitanti, prevalentemente in Francia. Il fatto é unico in
Europa, sia per l’ampiezza che per l’intensità della ribellione armata”. (2)
Ciò che hanno prodotto i così detti "anni di piombo" “avranno lasciato quasi 2000
feriti e 380 morti, 128 dei quali vittime dell’estrema sinistra. Per mettervi fine, il
governo italiano ha adottato una legislazione eccezionale e impegnato nella lotta uno
dei suoi ufficiali più prestigiosi, il generale Dalla Chiesa”. (3)

Una normativa, quella prodotta, che certamente è stata da una parte efficace per i
colpi inflitti ai gruppi armati, ma dall’altra non ha rappresentato, come sperato, lo
stop al rinnovo della formazione degli stessi gruppi terroristici, ma, in compenso, ha
riempito le celle creando un ingorgo dei procedimenti giudiziari.

Il problema è prettamente politico e non può essere risolto solo con l’aspetto
solamente coercitivo. Per tale ragione sono state “create due nuove figure giuridiche
che devono significare l’inizio di una "riconciliazione": il pentito che, in cambio di
informazioni sulla sua organizzazione, vede la sua pena fortemente ridotta o, in certi
casi, "dimenticata" e il dissociato che, in cambio di uno sconto di pena, si impegna a
riconoscere l’insieme dei delitti che gli sono contestati ed a rinunciare all’uso della
violenza come strumento di lotta politica. Smantellamento delle organizzazioni e
reinserimento, questi sono ormai gli obbiettivi”. (4)

Con la legge n° 304 del 29 maggio 1982, lo stato prende l’iniziativa di creare la
figura giuridica del "pentito", che si basa sullo scambio tra sconto di pena e
informazioni. E l’obiettivo è stato raggiunto visto che la sconfitta dei gruppi armati é
stata più politica che militare. 
A tracciare la strada erano stati due articoli del codice penale, vale a dire, gli articoli
56 e 62, “che prevedono riduzioni di pena per gli autori di un delitto che "ne
impediscono volontariamente il compimento" (articolo 56 con riduzione da un terzo
alla metà della pena), riparano interamente il danno o agiscono "spontaneamente ed
efficacemente per eliminare o attenuare le conseguenze dannose o rischiose del
crimine" (articolo 62, comma 6)”. (5)

L’introduzione di queste nuove figure giuridiche ha sollevano questioni etiche. Il


pentimento e la dissociazione hanno soddisfatto solo le parti in causa, cioè, chi
beneficia degli sconti di pena e la politica, ma a lungo raggio, l’obiettivo di voltare la
pagina degli "anni di piombo" è fallito.

1) “Pentimento e dissociazione: fine degli "anni di piombo" in Italia?” 


di Isabelle Sommier pubblicato su  Collettivo Bellaciao , venerdì 23 aprile
2004
2) “Pentimento e dissociazione: fine degli "anni di piombo" in Italia?” 
di Isabelle Sommier pubblicato su  Collettivo Bellaciao , venerdì 23 aprile
2004
3) “Pentimento e dissociazione: fine degli "anni di piombo" in Italia?” 
di Isabelle Sommier pubblicato su  Collettivo Bellaciao , venerdì 23 aprile
2004
4) “Pentimento e dissociazione: fine degli "anni di piombo" in Italia?” 
di Isabelle Sommier pubblicato su  Collettivo Bellaciao , venerdì 23 aprile
2004
5) “Pentimento e dissociazione: fine degli "anni di piombo" in Italia?” 
di Isabelle Sommier pubblicato su  Collettivo Bellaciao , venerdì 23 aprile
2004
“Il tema dei "pentiti" e dei dissociati, a proposito del quale sembra convergere da
varie sponde una tesi di fondo, che cioe' questa categoria di detenuti meriti una nuova
particolare attenzione da parte dell'opinione pubblica e del legislatore” (6).

La norma è ritenuto un “formidabile strumento di lotta al terrorismo e prima


significativa risposta dello Stato alle offerte di collaborazione di coloro che si
sentivano ormai prigionieri della loro scelta armata. Passata subito alle cronache
come "legge sui pentiti", essa non contiene tuttavia in alcuna sua parte l'espressione
"pentito" o "pentimento".

Dati ufficiosi indicano in 360 il numero dei terroristi arrestati che hanno assunto un
atteggiamento processuale di collaborazione, mentre 378 si sono dissociati dalla lotta
armata.

Le norme sui "pentiti" dunque, è stata una risposta eccezionale ad una situazione
temporanea, eccezionale ed irripetibile, tanto è vero che il legislatore, ne ha limitato
l'operatività ad ristretto periodo temporale: la legge infatti si applica solo a reati
commessi prima o durante il 1982.

“Ma se può essere stato necessario attenuare in casi eccezionali la pretesa punitiva
dello Stato in vista dell'esigenza di evitare danni ancora maggiori, è oggi scelta
ambigua e pericolosa quella di vulnerare il principio etico e giuridico della funzione
retributiva della pena, e quindi della sua proporzionalità, sulla base di una scelta
politica, o, peggio, sull'onda del sentimento o dell'emozione”. (7)

6) di Giovanni B. Bachelet e Giovanni Kessler, in Il Margine, mensile


dell'associazione culturale Oscar A. Romero, gennaio 1986

7) di Giovanni B. Bachelet e Giovanni Kessler, in Il Margine, mensile


dell'associazione culturale Oscar A. Romero, gennaio 1986
Per la legge in questione c’è stata “l’estensione a campi di applicazione diversi da
quelli della criminalità terroristica” e “la proclamazione della sua assoluta specialità e
delimitazione”. (8) Un’altra normativa che ha aperto le strade c’è stata nel 1979 con
l'articolo 4 del decreto Cossiga. “Quella norma prevede sconti di pene assai
consistenti e tuttavia, in quel contesto, essa appariva piuttosto come un'esenzione
dagli aggravamenti di pena disposti con lo stesso decreto per i reati commessi con
finalità di terrorismo e di eversione dell'ordinamento democratico , che non come una
vera e propria promessa di impunità”. (9)

La normativa “senza mezzi termini, doveva attribuire ai pentiti la funzione di fornire


prove sui reati da essi stessi commessi ed anche su altri analoghi. Una funzione
propria, cioè, delle parti processuali, del Pubblico Ministero, con l'elevazione al
rango di prova delle loro dichiarazioni!”. (10)

Prima della sua introduzione le dichiarazioni di un imputato, che accusava


coimputati, erano considerate solo degli indizi, la cui rilevanza ed attendibilità,
secondo dottrina e giurisprudenza, “dovevano essere valutate anzitutto esaminando
l'eventuale interesse alla formulazione della dichiarazione accusatorial”. (11)

(8) "Una Repubblica pentita" - Leggi speciali e imbarbarimento della giustizia in


Italia - di Mauro Mellini - Prefazione di Enzo Tortora - Supplemento a Notizie
Radicali nº 58 del 13 marzo 1984)

(9) "Una Repubblica pentita" - Leggi speciali e imbarbarimento della giustizia in


Italia - di Mauro Mellini - Prefazione di Enzo Tortora - Supplemento a Notizie
Radicali nº 58 del 13 marzo 1984)

(10) "Una Repubblica pentita" - Leggi speciali e imbarbarimento della giustizia in


Italia - di Mauro Mellini - Prefazione di Enzo Tortora - Supplemento a Notizie
Radicali nº 58 del 13 marzo 1984)

(11) "Una Repubblica pentita" - Leggi speciali e imbarbarimento della giustizia in


Italia - di Mauro Mellini - Prefazione di Enzo Tortora - Supplemento a Notizie
Radicali nº 58 del 13 marzo 1984)
“Tra i casi che destano più “scalpore” nell’opinione pubblica quello dell’ex BR
Patrizio Peci, che a fronte di 7 omicidi confessati (più numerosi ferimenti) uscirà dal
carcere dopo soli 3 anni e mezzo in regime di protezione, quello del milanese Marco
Barbone, scarcerato dopo poco più di 2 anni dal suo arresto al termine del processo di
primo grado per l’ omicidio di Walter Tobagi”. (12)

Il “nuovo principio verrà esteso anche alla nuova emergenza mafia fino a quando lo
“scandalo” del pentito Totuccio Cotorno, boss della mafia condannato a poco più di
5 anni per avere determinato gli arresti di molti imputati del processo a Cosa Nostra e
che verrà riarrestato per ben due volte, per spaccio nel 1997 e per estorsione nel 2004,
e soprattutto la vicenda giudiziaria di Enzo Tortora, arrestato per partecipazione
camorristica al traffico di droga sulla base delle dichiarazioni di alcuni “pentiti”
rivelatesi in seguito completamente false, indurrà la giurisprudenza prima e il
legislatore poi, a introdurre criteri maggiormente rigorosi per la valutazione delle cd.
“chiamate di correo”, e al posto del termine “pentito” verrà codificato quello più laico
di “collaboratore di giustizia”. (13)

Inoltre, la legislazione premiale “verrà in seguito volta a volta adattata a quella che
verrà ritenuta la nuova “emergenza” di turno, e così, dopo il “terrorismo” degli anni
’70, e la mafia degli anni ’80, si passerà alla corruzione degli anni ‘90”. In questo
caso venne introdotto l’istituto del patteggiamento, con la conseguente miriade di
arrestati di tangentopoli che dopo comportamenti “collaborativi” con la Autorità
Giudiziaria finiranno con il non scontare una pena per i reati da loro commessi.

Per l’avvocato Davide Steccanella “a fronte del ricorso sempre più massiccio alla
legislazione premiale si assisterà, infine, al contemporaneo inasprimento delle
condizioni carcerarie dei non collaboranti come con il durissimo regime previsto dal
noto art. 41 bis nonché alla sempre più estesa individuazione di reati ostativi alla
applicazione dei diritti previsti per il detenuto dalle ordinarie leggi penitenziarie”.
(13)

12) http://www.giustiziami.it/gm/35-anni-dopo-fu-vera-gloria-la-legge-sui-pentiti/
13) http://www.giustiziami.it/gm/35-anni-dopo-fu-vera-gloria-la-legge-sui-pentiti/

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