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di Elia
Tale grado di apparente inettitudine in ambiti così diversi, da quello politico a quello
scientifico e a quello mediatico, non è spiegabile solo con l'ignoranza crassa o la scarsa
professionalità (che in molti casi sono tuttavia reali), ma fa pensare a una strategia
coordinata i cui scopi vanno decifrati.
Non possiamo, ovviamente, andare al di là delle ipotesi, ma ci sono indizi che ci
consentono di intuire pur qualcosa. La prima impressione è che, con il pretesto della
“pandemia”, si stiano svolgendo le prove generali di una dittatura globale di inusitata
durezza, dati i mezzi tecnologici di cui dispone.
Benché i regimi comunisti non ne avessero ancora di così invasivi, il principio rimane
immutato: la realtà è sostituita dalla propaganda, che consiste nella sistematica
diffusione di un’informazione pilotata e distorta. Le fonti che finanziarono quelli, del
resto, sono le stesse su cui si regge il sistema attuale, così come i teorici della
mistificazione erano già allora di scuola anglosassone.
Probabilmente è un test del livello di sottomissione e manipolabilità di popolazioni
ipnotizzate dai mass media e ormai prive di qualsiasi riferimento morale e spirituale,
visto il grado di analfabetismo raggiunto in quegli ambiti e il tradimento delle guide
religiose, complici o latitanti.
Per le nuove generazioni è un vero e proprio lavaggio del cervello che le prepara ad
essere le esecutrici del piano, come già risulta evidente dal notevole abbassamento
dell’età media della classe politica, sempre più composta di ragazzotti senz’arte né parte.
Anche nei reparti di terapia intensiva colpisce la massiccia presenza di operatori molto
giovani: è più facile che persone la cui coscienza non si sia adeguatamente sviluppata
ottemperino supinamente a qualsiasi direttiva; come sarebbe potuta maturare, del resto,
in soggetti che non hanno ricevuto la benché minima formazione morale, ma hanno
respirato relativismo fin dall’infanzia?
Il brodo di coltura nichilista della nostra gioventù ha generato automi teleguidati
col cellulare, incapaci di fare un ragionamento logico o di seguire
un’argomentazione, completamente determinati da meccanismi di stimolo-risposta,
cinicamente insensibili alla sofferenza altrui, ignari dei doveri più elementari di persone
civili, regrediti nella barbarie e condannati all’infelicità perpetua… Quelli che non sono
destinati a diventare carne da macello, saranno i soldatini del sistema, illusoriamente
felici di essere momentaneamente utili al mostro senza volto che li usa per i suoi scopi
inconfessabili.
*****
Una lettura teologica della storia, come abbiamo visto in precedenza, autorizza
ampiamente a leggere cataclismi e catastrofi come castighi divini; essi si realizzano
però mediante le cause seconde, ossia i fenomeni naturali e la libertà delle creature
ragionevoli. Nel caso presente, voci autorevoli sostengono che si tratta di un virus
modificato in laboratorio mediante l’inserzione di una sequenza dell’H.I.V. e sparso
intenzionalmente secondo una progressione prestabilita.
La dinamica della sua diffusione e altri indizi hanno indotto alcuni osservatori a
sospettare che sia un’arma biologica usata per provocare una crisi economica
globale che dia modo ai grandi speculatori di realizzare stratosferici profitti. La
società di investimenti Bridgewaters, nel novembre dell’anno scorso, ha scommesso
la modica cifra di un miliardo e mezzo di dollari su un crollo mondiale delle borse
previsto entro la fine di marzo. Il pretesto addotto di una normale operazione di
copertura del portafoglio, congiunto a un’insistente difesa dall’accusa, non è certo
rassicurante, visto oltretutto che vi sono coinvolte due fra le maggiori banche
ebraiche, la Goldman Sachs e la Morgan Stanley.
E’ pur vero che le esportazioni dalla Cina hanno subìto una momentanea
contrazione di un quarto, ma il successivo arresto delle attività produttive nel resto
del mondo impone un’altra considerazione. Globalizzazione e delocalizzazione
avevano già fortemente indebolito l’industria occidentale, che in larga misura,
oltretutto, dipendeva dall’Estremo Oriente per i pezzi finiti. Se già prima, specie in
ambito tecnologico, importavamo moltissimo dalla Cina, ora, con le fabbriche
chiuse, avremo ben presto bisogno di tutto.
Dopo il brusco calo iniziale, è quindi probabile che l’economia cinese, che cresce a
un tasso annuale del 6%, riparta a gonfie vele. Negli ultimi decenni, poi, sul nostro
territorio sono dilagate attività commerciali e manufatturiere – più o meno illegali
– gestite da immigrati cinesi, sostenute da un continuo flusso di capitali provenienti
dalla madre patria e, come se non bastasse, da ingiustificabili facilitazioni fiscali da
parte dei nostri governi; una volta cessata l’emergenza, è probabile che riprendano
più fiorenti di prima (ammesso che quelle sommerse si siano fermate). Molti
esercizi, peraltro, fanno da copertura ad attività di spionaggio, cosa di cui pare non
curarsi affatto una classe politica in buona parte venduta a Pechino e asservita ai
suoi interessi, come si è visto a proposito dei recenti accordi sulla nuova via della
seta.
https://www.vivereinmodonaturale.com/2020/03/speciale-
coronavirus-il-coronavirus-il-coronavirus-svela-le-fake-news-di-
autorita-e-mass-media.html?utm_source=feedburner&utm_
medium=email&utm_campaign=Feed%3A+
VivereInModoNaturale+%28Vivere+in+modo+naturale%29
https://reseauinternational.net/alerte-les-equipes-cbrn-
russes-en-italie-confirment-
une-attaque-biologique-en-cours-qui-nest-pas-due-au-coronavirus/
https://oasisana.com/2020/02/19/coronavirus-
e-5g-ce-correlazione-lo-studio-il-video/
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/
2020/04/card-bo-il-partito-comunista-cinese-e.html
È ormai da diversi mesi (dal dicembre 2019) che i mass media parlano quasi
esclusivamente del coronavirus SARS-CoV-2 e della Covid-19. La
comunicazione riguardo quest’argomento si è fatta ancor più insistente da
quando, ormai alla fine di gennaio 2020, erano stati confermati ufficialmente i
primi casi d’infezione in Italia.
Gli accadimenti, in special modo quelli degli ultimi due mesi (febbraio e marzo
2020), ci consentono di fare alcune importanti riflessioni riguardo l’attività
svolta dai mass media italiani, le reazioni e le affermazioni odierne e passate
delle autorità in tema di focolai epidemici, e il rapporto tra popolazione e la
comunicazione proveniente da questi due soggetti (mass media e autorità).
Su questo punto c’è stata molta disinformazione, fatta soprattutto (se non
esclusivamente) dai mass media mainstream.
Fin dall’inizio dell’epidemia in Cina tutti i mass media si sono limitati soltanto
ad aggiornare il numero dei casi conclamati e il numero dei morti, omettendo
colpevolmente di spiegare all’opinione pubblica quali fossero le condizioni
igienico sanitarie in cui si è sviluppato e diffuso il focolaio in Cina, quale fosse il
contesto sociale in cui il virus si stava diffondendo, quali fossero le modalità e
le possibilità di accesso alla sanità cinese e quindi alle cure, quali fasce di età
della popolazione fossero più colpite, quali fossero le condizioni di salute
preesistenti nei soggetti colpiti e poi deceduti e, infine, omettendo sempre il
numero delle persone guarite.
Giornalista Radi orai: “Vorrei con Lei ridimensionare quella che è la pericolosità
di questo virus, che è altamente contagioso ma, lo abbiamo detto più volte,
essere positivi al test del coronavirus, quindi avere il contagio, non significa
essere in pericolo di vita.” (Si può morire per coronavirus, ma le persone che
sono a oggi decedute erano persone fragili - dal punto di vista immunitario
NDR.)
Giornalista Radio Rai: “Sembrerebbe anche dai dati che sono stati registrati in
Cina e in tutti i paesi colpiti dal virus, che questo virus colpisca meno i più
piccoli, i più giovani. C’è qualche spiegazione o è solamente un fatto statistico
ancora non emerso?”
Giovanni Maga: “In questa fase è difficile a dirsi, perché non è chiaro di quanto
sia stata l’esposizione della popolazione infantile al virus, almeno in Cina.
Certamente il dato statistico è chiaro. Ci sono poche infezioni in età pediatrica.
Una possibilità sta nelle differenze del sistema immunitario dei bambini rispetto
all’adulto, perché una delle cause delle complicazioni di questo virus è
un’eccessiva risposta di tipo infiammatorio mediata da un sistema immunitario
adulto, che nei bambini è meno soggetta a dare questo tipo di complicazioni
quindi, in qualche modo, li rende meno suscettibili e gli fa passare questa
infezione in maniera molto blanda. Per diminuire possibilità di contagio è buona
norma (ma questo vale sempre anche nei periodi di normale influenza) lavarsi
bene (anche con un semplice sapone) sempre le mani prima di portarle alla
bocca, agli occhi o al naso. Gli antibiotici non servono a nulla perché gli
antibiotici distruggono i batteri. Questo è un virus.”
Giornalista Radio Rai: “Sì, appunto, perché in Cina delle persone guarite poi si
sono riammalate, questo ha un significato dal punto di vista scientifico, anche.”
Giornalista Radio Rai: “Si sta lavorando negli USA alla creazione di un vaccino.”
Ilaria Capua: “Sì ho letto anch’io la notizia ma questo non significa che avremo
un vaccino prima di un anno. I vaccini devono superare i Trial clinici per testare
che siano effettivamente innocui per l’organismo e, al contempo, efficaci contro
la malattia, cioè che siano in grado di far sviluppare anticorpi. Per i dati che
abbiamo oggi, credo che questa emergenza sanitaria, perché è indubbiamente
un’emergenza sanitaria, non abbia assolutamente i tratti di situazione
apocalittica a cui ci si riferisce nel nostro immaginario quando si parla di
pandemia. Perché si pensa alla pandemia del 1918, siamo nel 2020.”
A due mesi e mezzo dal rilevamento dei primi casi in Cina e dopo un mese dai
primi casi in Italia, due importanti virologi, intervistati dall’emittente di Stato
nei suoi canali radiofonici, hanno affermato a chiare lettere e senza mezzi
termini che il virus SARS CoV-19 e la malattia che causa, la Covid-19, NON
sono letali, contrarre il virus non significa mettere a rischio la propria vita,
guarire è la norma e che i numeri non descrivono assolutamente una
situazione apocalittica o pandemica, smentendo di fatto ogni allarmismo
provocato dai mass media.
Questo è ciò che si era detto circa 15 giorni fa, e qualcuno potrà ora dire che la
situazione è notevolmente peggiorata, sia in Italia sia nel resto del mondo.
Così almeno è ciò che si evince dal bollettino quotidiano diramato dalle autorità
attraverso tutti i mass media mainstream. Ma è davvero così?
Che cosa dicono i numeri ufficiali fino a oggi (16 marzo 2020) registrati?
L’effetto del ”racconto distorto” dei media che avevano calcato la mano sulla
reale pericolosità del virus, inizialmente circoscritto, con tutte le conseguenze
economiche del caso, alla sola Cina si è improvvisamente ritorto sul nostro
Paese.
Nonostante alcuni pallidi tentativi di riportare alla realtà dei fatti la popolazione
italiana, facendo intervenire, come abbiamo visto, virologi indipendenti e più
obiettivi di quelli di mainstream e politicizzati che abbiamo, nostro malgrado,
dovuto ascoltare negli scorsi anni, è stato pressoché impossibile per i mass
media, rimangiarsi quanto di allarmistico detto in precedenza. Il danno ormai
era fatto.
Sulla stregua di quanto fatto dagli altri Paesi europei e per alleggerire il carico
di lavoro di screening del sistema sanitario nazionale, anche il Governo italiano
ha deciso di cambiare strategia. Dal 26 febbraio scorso – in linea con una
circolare del Ministero della Salute del giorno prima – si è stabilito che i test
andassero fatti solo ai soggetti sintomatici (per esempio con febbre e problemi
respiratori), mentre prima erano testati anche gli asintomatici. Era infatti
impossibile, in un’ottica di allargamento dei contagi, pensare di sottoporre
l’intera popolazione italiana (circo 60 milioni di persone) al tampone per il
rilevamento del virus.
In tal senso ci aiuta uno studio pubblicato sul sito dell’ISS, lo scorso 5 marzo
(2020), in cui è presente un report dettagliato sui casi positivi italiani
riscontrati fino al 4 marzo. Dallo studio emerge che l’età media dei pazienti
deceduti e positivi a COVID-2019 è 81 anni, sono in maggioranza uomini e in
più di due terzi dei casi hanno tre o più patologie preesistenti. Nello studio si
sottolinea come ci siano 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e
quella dei pazienti positivi al virus. La maggioranza sono uomini (73.3%)
mentre le donne sole 26,7%.
La maggior parte dei decessi 42.2% si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89
anni, mentre 32.4% erano tra 70 e 79, 8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e
14.1% sopra i 90 anni. Le donne decedute dopo aver contratto infezione da
COVID-2019 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediana donne
83.4 – età mediana uomini 79.9). Il numero medio di patologie pregresse (cioè
le malattie presenti e preesistenti al contagio di coronavirus) osservate tra
questi primi 105 deceduti è di 3.4. Complessivamente, il 15.5% dei morti
aveva tra 0 o 1 patologie, il 18.3% presentavano 2 patologie e 67.2%
presentavano 3 o più patologie. Quindi il 100% dei deceduti fino al 5 marzo
scorso aveva condizioni di salute precedentemente compromesse.
Da questo primo studio quindi, sebbene sia chiaro che il virus infetta
indistintamente ogni fascia di età, dai neonati agli anziani, è altresì chiaro e
inconfutabile che, salvo rarissime eccezioni tutte ancora da studiare, il CoVid-
19 fa vittime quasi esclusivamente tra gli anziani ultrasettantacinquenni con
patologie pregresse o con codizioni di salute precedentemente compromesse.
I mass media hanno continuato a sostenere che il virus fosse pericoloso e che
dalla Cina non fossero arrivati dati specifici sull’epidemia, sul numero reale di
contagiati, di guariti e morti, oltre che delle fasce di età più vulnerabili. Anche
in questo caso si tratta di un’informazione approssimativa se non addirittura
del tutto infondata!
La giustificazione dei media di fronte all’accusa di aver diffuso per mesi dei dati
incompleti dell’epidemia in Cina, dicendo che i dati non erano stati forniti da
Pechino è errata.
Tuttavia esistono due autorevoli studi, entrambi del mese di febbraio 2020,
uno della missione dell’Oms in Cina e l’altro del Centro cinese di controllo e
prevenzione delle malattie (Ccdc), che hanno analizzato decine di migliaia di
casi verificatisi in Cina e ne hanno estrapolato alcune rilevanti informazioni.
Solo l’agenzia AGI (ma in data 5 marzo) ha tirato fuori questi studi.
Al netto delle discrepanze tra i due report, quello che emerge è che il tasso di
letalità è superiore tra gli uomini rispetto alle donne, che il rischio aumenta – e
di molto – con l’aumentare dell’età della persona contagiata e che i pazienti
che non hanno altre malattie, a parte il coronavirus, hanno tassi di letalità più
bassi della media. Tra chi ha altre malattie, oltre al coronavirus, i tassi di
letalità sono sempre più alti della media e in particolare risultano più esposti di
tutti i soggetti che soffrono di malattie cardiovascolari. Sostanzialmente gli
studi sui casi cinesi confermano i dati rilevati dall’ISS nel nostro Paese.
Per quanto riguarda le morti, i dati comunicati finora dalle autorità, non ci
dicono se sono decessi di persone morte “per” il virus o “con” il virus. Secondo
alcuni virologi, questa sarebbe una differenza di poco conto (e da non risaltare
sul piano comunicativo), ma sulla questione si registrano opinioni contrastanti
anche tra gli esperti.
Secondo Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione
mondiale della sanità (Oms) e consigliere del ministro della Salute per il
coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali, l’Italia sta registrando i
morti con coronavirus “senza quella maniacale attenzione alla definizione dei
casi di morte che hanno per esempio i francesi e i tedeschi, i quali prima di
attribuire una morte al coronavirus eseguono una serie di accertamenti e di
valutazioni che addirittura in certi casi ha portato a depennare dei morti
dall’elenco. Di fatto capita che accertino che alcune persone siano morte per
altre cause pur essendo infette da coronavirus”.
In data 1 marzo 2020, la virologa affermato Maria Rita Gismondo, direttrice del
laboratorio dell'ospedale Sacco di Milano, ospite di 'SkyTg24' ha affermato: "A
livello mondiale conosciamo i casi della Cina che ci hanno molto spaventato. A
oggi in Italia abbiamo 1049 casi, in Lombardia sono 615 i positivi, 256
ricoverati e 80 in terapia intensiva. Ma se facciamo un paragone con l'influenza
vediamo che ci sono già stati 5 milioni di casi, il 9% popolazione, con 300
decessi collegati all'influenza. Non voglio sminuire il coronavirus ma la sua
problematica rimane appena superiore all'influenza stagionale. È
l'organizzazione sanitaria, ovvero in poco tempo tanti casi, a preoccupare. Non
è una pandemia ma occorre rispondere in un periodo molto breve a tanti
ricoveri in terapia intensiva”.
In base ai dati più aggiornati, dal 14 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020 – dunque
a quasi i due terzi del periodo monitorato – il numero di casi simil-influenzali è
stato di 5.018.000. Al termine della precedente stagione influenzale (2018-
2019), i casi erano stati 8.104.000, tra il 2017 e il 2018 erano 8.677.000 e tra
il 2016 e il 2017 sono stati 5.441.000.
Questi numeri ci danno un’idea della portata del fenomeno, ma non riguardano
tutti i reali casi di contagio. Il Ministero della Salute nelle sue raccomandazioni.
Scrive sul portale: "Si sottolinea che l’incidenza dell'influenza è spesso
sottostimata poiché la malattia può essere confusa con altre malattie virali e
molte persone con sindrome simil-influenzale non cercano assistenza medica".
Secondo i dati dell’Iss, è possibile affermare senza timore di smentite, che ogni
anno le sindromi simil-influenzali coinvolgono circa il 9% dell’intera
popolazione italiana, "con un minimo del 4 per cento (ossia circa 2,4 milioni di
persone l’anno), osservato nella stagione 2005-06, e un massimo del 15%
(ossia quasi 9 milioni di persone) registrato nella stagione 2017-18". Le fasce
più colpite della popolazione sono quelle in età pediatrica (0-4 anni e 5-14
anni) e con 65 anni e oltre. Secondo il Ministero della Salute, che riporta i dati
del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), ogni anno in Europa si
stimano circa 50 milioni di casi sintomatici d’influenza, e fino a un miliardo nel
mondo, secondo dati dell’Oms.
“A seconda delle stime dei diversi studi, vanno poi aggiunti tra le 4 mila e le 10
mila morti indirette (cioè come tutte quelle a oggi attribuite al coronavirus, o
meglio i “decessi con coronavirus” – NDR), dovute a complicanze polmonari o
cardiovascolari, legate all’influenza”, ha spiegato a Pagella Politica Fabrizio
Pregliasco, virologo e ricercatore all’Università degli Studi di Milano.
Come sottolinea anche l’Iss, qui però stiamo parlando di stime su più anni, a
differenza dei dati Istat sulle cause di morte. L’ISS in merito spiega che
“Diversi studi pubblicati utilizzano differenti metodi statistici per la stima della
mortalità per influenza e per le sue complicanze. È grazie a queste metodologie
che si arriva ad attribuire mediamente 8 mila decessi per influenza e le sue
complicanze ogni anno in Italia”.
Questi numeri, già ampiamente disponibili a fine febbraio 2020, ottenuti solo
ed esclusivamente, è bene ricordarlo, dai dati ufficiali ci dicono che la
contagiosità del Covid-19 è di gran lunga inferiore a quella dell’influenza
stagionale. A oggi (18/3/2020) il totale dei casi in tutto il mondo sono
“appena” 201.634 e circa 8.007 decessi. Se consideriamo il tempo trascorso
dal primo caso (metà dicembre 2019) sono passati 3 mesi. Se i morti sono
stati in tutto il mondo 8.007, sono morte 2.669 persone, una mortalità di poco
superiore a quella che l’influenza stagionale fa ogni anno solo in Italia!
In sintesi, stando ai numeri ufficiali, la diffusione del virus nel mondo, è di gran
lunga inferiore alla diffusione dell’influenza stagionale che si registra
annualmente solo in Italia. Il tasso di mortalità del coronavirus SARS Cov2 (e
della malattia conseguente Covid-19) è appena superiore a quello dell’influenza
stagionale!!!! Non stiamo certamente parlando di un’epidemia di Ebola, Malaria
o Dengue.
È solo ora, una volta che abbiamo esposto tutti i dati ufficiali e valutato
realmente e oggettivamente la situazione, che possiamo effettuare alcune
considerazioni.
Perché è in questo contesto e con questi dati disponibili (che erano addirittura
migliori 2 settimane fa) che il Governo italiano (in data 5 marzo) ha preso le
prime decisioni valide su tutto il territorio nazionale, disponendo la chiusura
delle scuole e delle università, il divieto di assemblea e manifestazione, il rinvio
del referendum del taglio dei parlamentari.
A questo punto, una qualunque persona di buon senso dovrebbe porsi delle
legittime domande:
1. Stando ai dati sopra esposti (tutti presi da fonti ufficiali), perché tutto
quest’allarmismo?
Comincio con il proporre una riflessione che riguarda l’operato dei mass media,
in particolar modo quelli mainstream.
Ho già fatto presente quanto l’informazione sul nuovo coronavirus sia stata
superficiale e deficitaria oltre che enfatizzata, ma perché? La motivazione è
presto spiegata e non è necessario pensare a fantasiose teorie del complotto,
poiché la stessa scadente qualità d’informazione, o per meglio dire di
disinformazione, è riscontrabile continuamente quasi in ogni notizia appare
nelle testate giornalistiche tradizionali. L’opinione pubblica sovrastima le reali
capacità e la reale attendibilità dei mass media.
Nel mondo di oggi ogni persona, e i giornalisti non fanno certo eccezione,
antepone i propri interessi personali a qualunque altro aspetto. Inoltre oggi,
nella società dell’immagine, i risultati del lavoro di ogni persona sono spesso
valutati più per l’aspetto quantitativo che qualitativo, questo è un dato di fatto.
C’è poi un altro aspetto su cui vale la pena riflettere. Dobbiamo smettere di
pensare che i giornalisti abbiano una cultura superiore alla media. Nella
maggioranza dei casi non è così.
Dobbiamo riflettere sul fatto che, come diceva il compianto astronomo Carl
Segan, ” abbiamo costruito un mondo basato su scienza e tecnologia, in cui
nessuno capisce niente di scienza e tecnologia”. È grottesco e paradossale
pensare che incarichiamo persone che hanno fatto studi prevalentemente
umanistici, di raccontarci la realtà di un mondo prevalentemente scientifico.
Come possiamo pensare che possano riuscire a raccontarci tutto
correttamente, seppure volessero e facessero prevalere le loro coscienze a
discapito degli altri interessi sopra citati, e fossero pienamente consapevoli e
responsabili del ruolo sociale e delle conseguenze di una pessima
informazione?
Nel 2017, l’allora Governo Gentiloni, per mezzo del suo Ministro della salute,
Beatrice Lorenzin, emanava il famigerato decreto, poi convertito in legge,
sull’obbligo vaccinale, introducendo l’obbligatorietà per ben 11 vaccinazioni.
È chiaro che l’intento principale della legge Lorenzin non era, a mio modesto
parere, quello di perorare la causa delle lobby farmaceutiche, né tantomeno
quello di tutelare la salute pubblica, ma quello di andare a costituire un
pericolosissimo precedente, in deroga al principio dell’inviolabilità del corpo,
introducendo la possibilità che uno stato possa stabilire, senza una reale
motivazione, cosa fare del corpo dei cittadini!
All’epoca è stata fatta una vera e propria campagna di terrore sui rischi per i
bambini di contrarre il morbillo (ad esempio). Si rimarcavano continuamente i
rischi di mortalità attribuendo, così come oggi è stato fatto anche per i morti
con risultati positivi al Covid-19, al morbillo decessi di cui il morbillo era solo
concausa e non causa principale. Si sosteneva dunque la necessità di vaccinare
i bimbi per evitare che contraessero il virus in età pediatrica.
Senza entrare nel merito dell’utilità o meno di fare un vaccino o della “pulizia”
o della dannosità degli stessi (ritengo che essendo un farmaco, ognuno debba
poter liberamente decidere della propria salute, senza coercizione alcuna), le
persone dovrebbero oggi chiedersi: perché autorità politiche, virologi
compiacenti e mass media, affermavano il contrario di ciò che oggi ci dicono i
virologi parlando del coronavirus? Appare abbastanza evidente che, anche in
questo caso, non c’è coerenza ma c’è certamente del dolo nella comunicazione
di autorità e mass media.
Abbiamo appurato che i dati ufficiali non giustificano in alcun modo la portata
di questi provvedimenti; provvedimenti liberticidi che si aggiungono tra l’altro,
a quelli presi negli anni precedenti da Governi appoggiati da partiti che
sostengono anche questo governo. Il riferimento è alle leggi che hanno, di
fatto, introdotto (in violazione degli articoli costituzionali 21, e 15 oltre agli altri
già citati) il reato di opinione (legge sul negazionismo), abolito la segretezza
della corrispondenza (legge sui Trojan di Stato e accesso ai conti correnti da
parte della guardia di Finanza) e come detto l’inviolabilità del corpo (legge
Lorenzin). Tutti hanno un filo rosso (è proprio il caso di dirlo) che li unisce,
sono stati varati da Governi appoggiati dalla stessa parte politica (progressista
ed europeista) che oggi appoggia il Governo che ha de facto sospeso la
Costituzione Italiana.
Se, com’è chiaro, non ci sono reali motivi in tema di salute pubblica per
adottare provvedimenti così totalitaristi, perché il Governo li ha adottati?
È stato lo stesso Governo Italiano, per mezzo del suo Presidente del Consiglio,
a comunicarlo in sede di presentazione de decreto legge del 5 marzo 2020.
Conte ha correttamente sottolineato come la maggior parte dei contagiati
riporti sintomi lievi o guarisca, ma ha anche spiegato che i motivi di
preoccupazione sono dettati dal fatto che “una certa percentuale di persone
contagiate necessita di un’assistenza continuata in terapia intensiva”. Il
Governo ha annunciato di voler potenziare il numero di posti letto in terapia
intensiva in tutta Italia. C’è il rischio concreto e reale (questo sì) che a uccidere
le persone non sia il Covid-19, ma la mancanza di cure adeguate.
Quanti sono i posti letto negli ospedali italiani, in particolare per chi necessita
di cure urgenti ed è in gravi condizioni di salute? Come siamo messi rispetto al
resto d’Europa? Prima di vedere che cosa dicono i numeri, analizziamo
brevemente una questione collegata, di cui si è molto parlato negli ultimi
giorni: i tagli alla sanità.
Nel 2018 l’Italia ha destinato risorse pubbliche alla sanità per un valore pari al
6,5 per cento del Pil, una percentuale vicina alla media Ocse (6,6 per cento)
ma più bassa di quella di altri grandi Paesi europei come Germania (9,5 per
cento), Francia (9,3 per cento) e Regno Unito (7,5 per cento). Questo dato
oltretutto è in calo rispetto al 2010, quando si era attestato intorno al 7 per
cento.
Questo significa che sono state tagliate risorse al servizio sanitario nazionale
(Ssn), oppure no?
Se si guarda alle cifre in valore assoluto, si vede che tra il 2001 e il 2019 (fatta
eccezione per il 2012 e il 2015) il finanziamento del Ssn a carico dello Stato è
sempre cresciuto, passando da 71,3 miliardi di euro a 114,5 miliardi di euro
(con una crescita media inferiore a quella dell’inflazione). Da questo punto di
vista quindi non si può parlare di tagli. Tuttavia è vero però che negli ultimi 10
anni gli aumenti alla sanità pubblica sono stati ogni anno minori rispetto a
quelli programmati negli anni precedenti dalle manovre dei vari governi.
In base ai dati Eurostat e Ocse, tra il 2000 e il 2017 (ultimo anno disponibile)
nel nostro Paese il numero dei posti letto pro capite negli ospedali è calato di
circa il 30 per cento, arrivando appunto a 3,2 ogni 1.000 abitanti, mentre la
media dell’Unione europea è vicina a 5 ogni 1.000 abitanti. L’Italia quindi è al
sest’ultimo posto nell’Ue. Al primo posto c’erano Germania (8/1.000), Bulgaria
(7,5/1.000) e Austria (7,4/1.000). Agli ultimi Svezia (2,2/1.000), Regno Unito
(2,5/1.000) e Danimarca (2,6/1.000).
Se oggi quindi i posti in terapia intensiva sono 5.090 e sappiamo che dal 2000
ne sono stati persi circa il 30%, facendo un rapido calcolo significa che
vent’anni fa avevamo complessivamente 7.270 posti in rianimazione. Se anche
fossero stati occupati per un numero complessivo di 2.463 unità (pari a 48,4%
dei 5.090 posti presenti oggi), se non ci fossero stati tagli alla sanità, oggi
avremmo disponibili per la rianimazione dei malati di Covid-19,
complessivamente 4.806 posti letto, circa 800 in più di quelli che il Governo ha
ad oggi stimato possano essere sufficienti per far fronte all’emergenza.
Negli ultimi 20 anni, a causa dei vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea
e sotto il Governo sostenuto sempre da maggioranze filo europeiste, le stesse
che hanno varato tutti i provvedimenti antidemocratici finora descritti, l’Italia è
stata costretta a contenere le spese, anche in ambito sanitario, non riuscendo
neanche a mantenere i livelli presenti al momento dell’ingresso nell’Unione a
fronte, tra l’altro, anche di una crescita demografica di circa 1 milione e mezzo
di unità. È questo il reale motivo che ha spinto il governo a varare queste
misure, ma ammetterlo palesemente significherebbe rinnegare vent’anni di
politica filo europeista.
È chiaro che il Governo qualcosa doveva fare poiché la tutela della salute
pubblica, anche se circoscritta da una specifica fascia della popolazione (gli
anziani e i malati), è uno dei suoi doveri, così come quello di avere cure
adeguate è un diritto del cittadino, sancito anche dalla costituzione all’art.32.
Persone che fanno finta di avere uno spirito sociale solo quando fa comodo,
quando lo fanno tutti. Si affacciano ai balconi sventolando bandiere e facendo
rumore non per solidarietà sociale, ma perché è stato scritto sui social e
sentono il bisogno di rimanere omologati.
Personalmente rimango a casa solo per rispetto di chi potrebbe avere necessità
di cure ospedaliere e potrebbe non vedersele erogate dallo Stato, e non per
un’ingiusta imposizione normativa.
L’Europa che non c’è. La dis-Unione Europea in cui, anche nel caso del
coronavirus, si è dimostrata inesistente. L’Europa in cui ogni Paese pensa
soltanto ai propri interessi nazionali, in cui ogni paese prende i propri specifici
provvedimenti anche in tema di tutela della salute pubblica. Quella dis-Unione
Europea che non ha alcun piano di coordinamento o contenimento per
fronteggiare emergenze di questo tipo. L’Europa che è da sempre
sostanzialmente divisa, in cui i cittadini degli stati membri non si sentono
cittadini di un unico stato europeo, ma al contrario rivendicano la propria
identità nazionale (tranne in Italia poiché se si parla di certi temi, ci si sente
immediatamente dare del fascista) e pensano solamente al proprio tornaconto.
L’Europa culturalmente colonizzata e di fatto militarmente “occupata” dagli
Stati Uniti, l’unico stato sovrano (di quelli sedicenti democratici) di cui alla
popolazione è consentito parlare ed esaltare la propria identità nazionale.
Dopo vent’anni sarebbe opportuno, alla luce di tutto questo, e anche per gli
europeisti più convinti, fare un serio bilancio, scevro da condizionamenti
preconcetti intrisi di europeismo, per capire che, come ho avuto modo di
scrivere più volte anche nei miei libri, l’unione di un popolo (il concetto vale
anche quando si parla impropriamente di globalizzazione) non si fa sulla carta,
sottoscrivendo patti e accordi politici. Non si fa con il commercio, né con un
sistema di comunicazione globale. Non si fa imponendo una moneta comune,
togliendo autonomia monetaria ai singoli stati. L’unione di nazioni si può fare
esclusivamente con un palese e consapevole atto di volontà dei popoli che di
quelle nazioni fanno parte e, nel caso dell’Unione Europea non è stato così. Si è
trattata di un’unione imposta ai popoli, e oggi, a distanza di vent’anni, ne
prendiamo definitivamente coscienza nel modo più doloroso, perdendo la
democrazia, perdendo la libertà.
Ci sono concrete possibilità che, anche in questo caso, il Covid-19 sia stato
soltanto un pretesto per introdurre un pericoloso precedente. Una sorta di test
generale in vista di uno stato totalitario. Oggi chi comanda sa definitivamente
che, inventando fantomatiche epidemie può far accettare alla popolazione
restrizioni inimmaginabili. Mi chiedo cosa succederà con l’arrivo della prossima
influenza stagionale che, come abbiamo visto dai dati ufficiali, ogni anno miete
più vittime in Italia che il coronavirus in tutto il mondo? Saranno ripresentate
le medesime restrizioni? Con l’arrivo dell’estate e la comparsa delle zanzare, ci
diranno che il virus può essere trasmesso anche da questi insetti?
A chi si illude che il prossimo 5 aprile tutto ritornerà come prima, ricordo che
molti scienziati e molti politici hanno già cominciato a sostenere che il picco di
contagi non si avrà prima della metà di aprile 2020. Altri sostengono che la
situazione di emergenza arriverà fino a estate inoltrata. Altri ancora che
l’emergenza globale durerà addirittura due anni, per poi riproporsi
ciclicamente. Siete pronti ad abbandonare definitivamente le vostre libertà?
Finisco dicendo a tutte le persone che accettano tutto questo senza batter
ciglio, che possono stare tranquille o, come amano dire oggi, #andratuttobene,
il Covid-19 non li ucciderà. Non si può uccidere chi è già morto, non
fisicamente ma intellettualmente, nello spirito, nella coscienza, nei valori!
Stefano Nasetti
© Tutti i diritti riservati. E' vietata la riproduzione, anche solo parziale dei
contenuti di questo articolo, senza il consenso scritto dell'autore
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ddbfb251883b.html
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intensiva-7530891/
· ·https://www.agi.it/politica/news/2020-03-07/elezioni-regionali-comunali-
rinvio-7369787
· ·https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2020/03/09/
coronavirus-il-contenimento-sara-prolungato-_22779ad7-71cd-4d53-8ebf-
9259c8895cc3.html
FONTE: https://illatooscurodellaluna.webnode.it/news/speciale-coronavirus-il-
coronavirus-svela-le-fake-news-di-autorita-e-mass-media/
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Un dato è certo, anzi due: il Nuovo Coronavirus (ceppo mai identificato prima nell’uomo) parte
della Cina centrale e precisamente dalla città di Wuhan. E fin qui ci siamo. Così come è certo
che proprio nel capoluogo della provincia di Hubei, nelle settimane precedenti l’epidemia che
terrorizza l’Italia e il resto del mondo, è stato avviato il 5G attraverso l’installazione di 30.000
nuove antenne wireless di quinta generazione (3.000 nuove Stazioni Radio Base e ben 27.000
nuove mini-antenne a microonde millimetriche), cioé la più massiccia concentrazione al mondo
pensata per pontificare nel futuro digitale e nell’Intelligenza Artificiale i VII Giochi Mondiali
Militari tenuti proprio a Wuhan nell’Ottobre 2019. E anche fin qui, ci siamo.
Ora il Prof. Ing. Giancarlo Spadanuda, ingegnere elettronico specialista in Campi Elettro
Magnetici e consulente tecnico d’ufficio della magistratura in più distretti giudiziari (in questi
mesi impegnato nella rivendicazione del principio di precauzione tra gli attivisti Stop 5G di
Catanzaro) ci scrive sollevando un quesito tutta’altro che peregrino e dietrologico, almeno nel
dubbio: può esistere una correlazione tra il 5G il Coronavirus? E si si, quale?
Rifacendosi ad uno studio del noto scienziato Olle Johansson (lo scorso anno intervenuto a
Roma nel convegno per la moratoria organizzato nella Camera dei Deputati dall’Alleanza
Italiana Stop 5G), secondo Spadanuda la domanda è quanto meno legittimo porsela. In attesa di
risposte, questa la sua versione (il VIDEO 5G-CORONAVIRUS invece si riferisce all’inchiesta a
cura di Greg Reese uscita a fine Gennaio 2020 su Infowars, sito americano di
controinformazione da 10 milioni di visitatori al mese, bandito per le posizioni scomode dai più
utilizzati social media)
M.M.
Notizie di stampa ora riferiscono che nella città cinese di WUHAN (da dove ha origine la
propagazione del virus) sono state installate per la sperimentazione 30.000 (trentamila) antenne
5G ,è la più alta concentrazione al mondo. Le antenne sperimentali sono state installate in quasi
tutti i luoghi pubblici: stazioni, strade, aeroporti, porti, giardini, e parchi, persino nei due nuovi
ospedali realizzati a tempo di record: 10 giorni per ricoverarvi gli ammalati di virus e/o presunti tali:
Volcan Mountain Hospital e Thunder Mountain Hospital.
Per i cinesi c’è una vera e propria mania nell’installare ovunque il 5G: per loro è una
questione di primato mondiale:ci stanno riuscendo ma, a che prezzo?
Il Prof .Olle Johansson (è il massimo esperto planetario di CEM con all’attivo centinaia di
studi scientifici sull’argomento) è intervenuto da Stoccolma– via skype-recentemente alla
conferenza da me tenuta a Catanzaro sul 5G. Il suo splendido lavoro realizzato insieme
allo scienziato USA Paul Doyon, si intitola:”I CEM POSSONO AGIRE ATTRAVERSO
L’INIBIZIONE DELLA CALCINEURINA PER SOPPRIMERE L’IMMUNITA’,
AUMENTANDO
COSI’ IL RISCHIO DI INFEZIONE OPPORTUNISTICA. MECCANISMI D’AZIONE
PLAUSIBILI” (Medical Hypotheses 2017;106;71-87) . La calcineurina è una proteina che attiva
le cellule del sistema immunitario. Concludendo: l’elevata concentrazione di antenne 5G
sperimentali in Wuhan (ed in altre città cinesi) è correlata con la presenza del Coronavirus?“
Mentre un buon numero di studi ha dimostrato che i moderni campi elettromagnetici ambientali
creati dall’uomo possono avere sia effetti stimolatori che inibitori sulla funzione del sistema
immunitario, i meccanismi precisi devono ancora essere completamente chiariti. Si ipotizza qui
che, a seconda dei parametri, uno dei mezzi con cui l’esposizione a lungo termine del campo
elettromagnetico abbia il potenziale per condurre alla fine all’immunosoppressione è attraverso
l’inibizione a valle dell’enzima calcineurina – una fosfatasi proteica , che attiva le cellule T del
sistema immunitario e può essere bloccato da agenti farmaceutici.
La calcineurina è il bersaglio di una classe di farmaci chiamati inibitori della calcineurina (ad
es. Ciclosporina , pimecrolimus e tacrolimus). Quando i destinatari del trapianto di organi assumono
tali prodotti farmaceutici per prevenire o sopprimere il rigetto del trapianto di organi, uno dei
principali effetti collaterali è l’immunosoppressione che porta ad un aumentato rischio di infezione
opportunistica : p. Es., Fungina, virale (virus di Epstein-Barr, citomegalovirus), batterica atipica
(Nocardia, Infezioni da listeria , micobatteri, micoplasma) e parassiti (ad es. Toxoplasmosi).
Frequenti rapporti aneddotici, nonché una serie di studi scientifici, hanno dimostrato che le
esposizioni al campo elettromagnetico possono effettivamente produrre lo stesso effetto: un
sistema immunitario indebolito che porta ad un aumento delle stesse o opportune infezioni
opportunistiche: cioè fungine, virali, batteriche atipiche e infezioni parassitarie .
Inoltre, numerosi studi di ricerca hanno dimostrato che i campi elettromagnetici artificiali hanno il
potenziale per aprire canali di calcio dipendenti dalla tensione , che a loro volta possono produrre
un aumento patologico del calcio intracellulare , portando a valle alla produzione patologica di una
serie di specie reattive dell’ossigeno . Infine, ci sono una serie di studi di ricerca che dimostrano
l’inibizione della calcineurina da parte di una produzione patologica di specie reattive
dell’ossigeno.
Pertanto, si ipotizza qui che le esposizioni ai campi elettromagnetici abbiano il potenziale di inibire
la risposta del sistema immunitario mediante un eventuale aumento patologico nell’afflusso di
calcio nel citoplasma della cellula, che induce una produzione patologica di specie reattive
dell’ossigeno, che in il turno può avere un effetto inibitorio sulla calcineurina. L’inibizione della
calcineurina porta all’immunosoppressione, che a sua volta porta a un sistema immunitario
indebolito e ad un aumento dell’infezione opportunistica.
Stampa
Il problema è l'uso politico della paura. Perché oggi, padrona incontrastata della scena
pubblica e dei sentimenti privati, è la paura della pandemia, del contagio, di questo
nemico invisibile e feroce che si può nascondere dovunque e d'improvviso può assalirti e
condannarti in poche ore a una morte atroce, solo come un cane.
Una paura di tutto un popolo (e di quasi tutto il mondo) come mai si era vista serpeggiare
fra la gente. Ma, attenzione, c'è un'operazione politica in corso in Italia che fa leva
proprio su questa ansia collettiva.
La tentazione del potere di usare la paura c'è sempre stata, come spiegava anni fa
Zygmunt Bauman: "Di sicuro la costante sensazione di allerta incide sull'idea di
cittadinanza nonché sui compiti ad essa legati che finiscono per essere liquidati o
rimodellati. La paura è una risorsa molto invitante per sostituire la demagogia
all'argomentazione e la politica autoritaria alla democrazia. E i richiami sempre più
insistiti alla necessità di uno stato di eccezione vanno in questa direzione".
Queste parole di Bauman fanno pensare all'Italia oggi alle prese con l'epidemia da
coronavirus.
LA TATTICA DI CONTE
Ma perché Conte ha deciso quella forzatura? La via naturale sarebbe stato un serio
dibattito parlamentare con il coinvolgimento di tutte le forze politiche nel governo per
avere l'unità del Paese e renderlo più forte in questa battaglia terribile.
Ma questo avrebbe significato rimettere in gioco il centrodestra (che è maggioranza nel
paese) e Salvini (che Conte detesta) e probabilmente avrebbe portato pure
all'accantonamento di Conte.
Perciò l'attuale premier - che sta a Palazzo Chigi senza legittimazione popolare - con i
suoi strateghi ha scelto la via opposta, intravedendo in questa emergenza nazionale la
grande occasione per darsi un'immagine da leader.
Ha dunque varato una sorprendente operazione politica. Si è preso un ruolo esorbitante
invadendo tv e altri media e diventando l'unico attore sulla scena, non avendo voluto
neanche nominare un Bertolaso per l'emergenza (pure il consiglio dei ministri è
evaporato). È diventato un uomo solo al comando e si è proposto come il Grande
Rassicuratore della gente impaurita dall'epidemia.
Gli errori fatti da lui e dal suo governo da fine gennaio, quando è scattato l'allarme, nella
gestione dell'emergenza, sono davvero grandi (da quelli sulla Lombardia, alle preziose
settimane di febbraio perse senza far nulla, dalla mancanza di attrezzature di protezione,
perfino negli ospedali, fino alla carenza di cure a domicilio per i positivi).
Ma paradossalmente e inspiegabilmente tutto questo non sembra suscitare (ancora)
indignazione. Perché fra la gente la ragione critica è oggi totalmente soffocata dalla
paura. Infatti - nonostante questi errori - nei sondaggi pare che il consenso attorno a
Conte e questo governo - al momento - sia cresciuto.
Perché? E perché l'opposizione - che ha cercato di dare il suo contributo critico
evidenziando gli errori del governo, viene - a quanto - pare penalizzata?
Lo ha spiegato bene Marco Gervasoni nel suo pamphlet, "Coronavirus: fine della
globalizzazione" (con Corrado Ocone): "Quando c'è la paura - e l'epidemia è uno dei
fattori che più la scatena - l'essere umano è pronto a rinunciare a tutto, pur di salvare la
vita. Quando l'uomo ha paura ha bisogno sì di un capo. Ma di un capo che lo rassicuri,
non che crei ulteriore paura o ansia... quando l'uomo ha paura di morire si affida a chi
può dargli maggiore certezze. Per questo inevitabilmente, sul breve periodo (che però
non sappiamo quanto potrà essere lungo) la crisi mondiale favorirà chi al potere già ci
sta".
Il bisogno collettivo di rassicurazione si vede bene nel successo del più sciocco slogan
del secolo: "andrà tutto bene". Si contano i morti a migliaia ogni giorno, ma la gente ha
bisogno di qualcuno che - come ai bambini - ripeta: non preoccuparti, andrà tutto bene.
Contro ogni evidenza, perché questo non è il momento della razionalità.
Conte si è inserito in questa ondata di paura, per rispondere a tale bisogno di
rassicurazione, come unica autorità in campo [...] e lo ha fatto ostentando appunto
paterna protezione. Così è cresciuto in popolarità.
Il suo progetto politico punta al Quirinale.
DIRETTORIO
Ma è difficile che un governicchio così debole e minoritario possa superare l'enorme
scoglio rappresentato dal crollo della nostra economia(a fine aprile arriveranno i primi
dati e saranno terrificanti).
Di fronte a quella situazione drammatica s'imporrebbe la necessità di un governo di unità
nazionale, che fosse largamente maggioritario in parlamento e nel Paese, ma
sicuramente si accamperanno le solite scuse: "non si può fare una crisi di governo in
questa situazione di emergenza e tanto meno si possono fare le elezioni".
Allora potrebbe saltar fuori dal cilindro l'idea di un direttorio di illuminati che
affiancherebbero il premier per "salvare" il Paese dal tracollo totale.
Nei giorni scorsi una falsa notizia attribuita all'Ansa (che ha subito fatto denuncia),
parlava di colloqui fra le alte istituzioni su una "task force per la ricostruzione" e si
facevano i soliti nomi di Draghi, di Cassese e di Amato.
"Notizia falsa, ma in fondo verosimile", ha commentato Lettera43. Chi l'ha fabbricata
potrebbe aver orecchiato idee che circolano nell'aria. Qualcuno sospetta che alcuni di
quei nomi siano stati fatti per essere "bruciati".
Se si percorresse quella via sarebbe una sorta di commissariamento della Repubblica
che forse passerebbe in modo indolore fra la gente attanagliata dalla paura e - anche -
dal dramma economico. La paura e l'emergenza permettono tante cose.
In fondo le prove generali sono appena state fatte in questi giorni. Il rischio, come scrive
Zucchelli, è che "con il pretesto della emergenza, si tenti di cambiare il volto stesso della
democrazia occidentale, andando verso una democrazia autoritaria".
Un'occasione così il regime cinese non poteva lasciarsela scappare e infatti l'ha colta al
volo. Grazie all'epidemia di coronavirus, con la scusa di combattere un'ondata di ritorno
dei contagi, il governo ha imposto un nuovo e ulteriore strumento per la sorveglianza di
massa della popolazione. Grazie alla tecnologia, agli smartphone e alle app ora in Cina
la repressione potrà diventare addirittura preventiva.
Nota di BastaBugie: ben 22 anni fa il film distopico dal titolo "Gattaca" prevedeva un
futuro prossimo in cui grazie ai controlli della genetica lo Stato poteva decidere chi
promuovere socialmente e chi svantaggiare. Oggi in Cina quel film è diventato realtà: con
la scusa della salute del cittadino, lo Stato lo controlla e decide cosa può fare e cosa no.
Per informazioni e varie clip del film Gattaca clicca qui, mentre qui sotto trovi il trailer
dell'imperdibile film. Da vedere, rivedere e consigliare ai figli e agli amici.
NIENTE SARA' PIU' COME PRIMA DEL CORONAVIRUS
L'arcivescovo di Trieste spiega in 7 punti cosa ci ha insegnato questa
epidemia e da dove ripartire sia dal punto di vista personale che
sociale
di Mons. Giampaolo Crepaldi
5) SOVRANITÀ E GLOBALIZZAZIONE
L'esperienza in atto del coronavirus impone di riconsiderare anche i due concetti di globalizzazione
e di sovranità nazionale. C'è una globalizzazione che intende l'intero pianeta come un "sistema" di
rigide connessioni e incastri, una costruzione artificiale governata da addetti ai lavori, una serie di
vasi comunicanti apparentemente incrollabili. Una simile concezione si è però rivelata anche debole
perché basta colpire il sistema in un punto e si crea un effetto domino a valanga. L'epidemia può
mettere in crisi il sistema sanitario, le quarantene mettono in crisi il sistema produttivo, questo fa
crollare il sistema economico, povertà e disoccupazione non alimentano più il sistema del credito,
l'indebolimento della popolazione la espone a nuove epidemie e così via in una serie di circoli
viziosi ad estensione planetaria.
La globalizzazione presentava fino a ieri i suoi fasti e le sue glorie di perfetto funzionamento
tecnico-funzionale, di indiscutibile sicumera circa l'obsolescenza di Stati e nazioni, di assoluto
valore della "società aperta": un unico mondo, un'unica religione, un'unica morale universale, un
unico popolo mondialista, un'unica autorità mondiale. Però poi può bastare un virus per far crollare
il sistema, dato che i livelli non globali delle risposte sono stati disabilitati. L'esperienza che stiamo
vivendo ci mette in guardia da una "società aperta" intesa in questo modo, sia perché essa si pone
nelle mani del potere di pochi, sia perché altre poche mani potrebbero farla cadere in fretta come un
castello di carte. Ciò non significa negare l'importanza della collaborazione internazionale che
proprio le pandemie richiedono, ma una simile collaborazione non ha nulla a che fare con strutture
collettive, meccaniche, automatiche e globalmente sistemiche.
7) LO STATO E LA CHIESA
La parola Salus significa, come abbiamo visto, anche salvezza e non solo salute. La salute non è la
salvezza, come ci hanno insegnato i martiri, ma in un certo senso la salvezza dà anche la salute. Il
buon funzionamento della vita sociale, con i suoi benefici effetti anche sulla salute, ha anche
bisogno della salvezza promessa dalla religione: "l'uomo non si sviluppa con le sole sue forze"
(Caritas in veritate, 11).
Il bene comune è di natura morale e, come abbiamo detto sopra, questa crisi dovrebbe indurre alla
riscoperta di questa dimensione, ma la morale non vive di vita propria, dato che è incapace di
fondarsi ultimamente. Qui si pone il problema della relazione essenziale che la vita politica ha con
la religione, quella che meglio garantisce anche la verità della vita politica. L'autorità politica
indebolisce la lotta contro il male, come accade anche con l'epidemia in corso, quando equipara le
Sante Messe alle iniziative ludiche, pensando che debbano essere sospese, magari anche prima di
sospendere altre forme aggregative senz'altro meno importanti. Anche la Chiesa può sbagliare
quando non fa valere, per lo stesso autentico e completo bene comune, l'esigenza pubblica delle
Sante Messe e dell'apertura delle chiese. La Chiesa dà il suo contributo alla lotta contro l'epidemia
nelle varie forme di assistenza, aiuto e solidarietà che essa sa realizzare, come ha sempre fatto in
casi simili in passato. È il caso, però, di mantenere alta l'attenzione alla dimensione religiosa del suo
apporto, affinché non sia considerata una semplice espressione della società civile. Per questo
assume un valore particolare quanto affermato da Papa Francesco che ha pregato lo Spirito Santo di
dare "ai pastori la capacità e il discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino
da solo il santo popolo fedele di Dio. Che il popolo di Dio si senta accompagnato dai pastori e dal
conforto della Parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera", naturalmente con il buon senso e la
prudenza che la situazione richiede.
Questa emergenza del coronavirus può essere vissuta da tutti "come se Dio non fosse" e in questo
caso anche la fase successiva, quando l'emergenza terminerà, applicherà per continuità una simile
visione delle cose. In questo modo però si sarà dimenticato il nesso tra salute fisica e salute morale
e religiosa che questa dolorosa emergenza ha fatto emergere. Se, al contrario, si sentirà l'esigenza di
tornare a riconoscere il posto di Dio nel mondo, allora anche i rapporti tra la politica e la religione
cattolica e tra Stato e Chiesa potranno prendere una strada corretta.
L'emergenza dell'epidemia in atto interpella in profondità la Dottrina sociale della Chiesa. Questa è
un patrimonio di fede e di ragione che in questo momento può dare un grande aiuto nella lotta
contro l'infezione, lotta che deve riguardare tutti i gradi ambiti della vita sociale e politica.
Soprattutto può dare un aiuto in vista del dopo-coronavirus. Serve uno sguardo di insieme, che non
lasci fuori nessuna prospettiva veramente importante. La vita sociale richiede coerenza e sintesi,
soprattutto nelle difficoltà, ed è per questo che nelle difficoltà gli uomini che sanno guardare in
profondità e in alto possono trovare le soluzioni e, addirittura, le occasioni per migliorare le cose
rispetto al passato.