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Giovanni Falcone

Viola Rubegni
2D S.A.
La Vita

Giovanni Falcone nasce a


Palermo il 18 maggio del 1939;
è il terzo figlio dopo due
sorelle.

Il suo passatempo preferito era


giocare a pallone con i suoi
amici.

Uno tra i suoi migliori


compagni di avventura era
Paolo Borsellino.
Metodo Falcone
Falcone è stato tra i primi a
identificare in cosa nostra
un’organizzazione parallela
allo Stato, unitaria e
verticistica. Erano tempi in
cui si negava ancora
generalmente l’esistenza
della mafia e se ne
attribuivano i crimini con
scontri fra bande di
delinquenti comuni.
Metodo Falcone

Il “metodo Falcone” si avvale di indagini finanziarie presso banche e


istituti di credito in Italia e all’estero e permette di individuare il
movimento di capitali sospetti. È tuttora adottato a livello internazionale
per combattere la criminalità organizzata.
La sua tesi è stata in seguito confermata dalle dichiarazioni rilasciate nel
maxiprocesso dal primo importante pentito di mafia, Tommaso Buscetta e,
negli anni seguenti, da altri rilevanti collaboratori di giustizia.
“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni
umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi
anche una sua fine.”

Giovanni Falcone
Il Pool Antimafia
In seguito all’assassinio di Rocco Chinnici a dirigere l’ufficio
Istruzione Antonino Caponnetto, che a sua volta si affiderà a Giovanni
Falcone.

Giovanni Falcone entra così a far parte del pool antimafia.

Oltre alle personalità già presenti all’interno della squadra messa in


piedi da Chinnici (che comprendeva Giovanni Falcone, Paolo
Borsellino e Giuseppe Di Lello), Caponnetto volle chiamare anche il
magistrato Leonardo Guarnotta.
Il Pool Antimafia

Il Pool antimafia fu
un’organizzazione
rivoluzionaria per il tempo,
poiché prevedeva la massima
condivisione delle indagini
all’interno del pool e una
“barriera protettiva” rispetto
al mondo esterno.
Il Pool Antimafia

Questo programma garantiva di controllare il sistema delle “talpe di


palazzo”, che avevano l’abitudine di captare informazioni degli
ambienti giudiziari e girarle ai mafiosi.

Sotto la direzione del pool fu anche importante la cooperazione tra la


Polizia ed i Carabinieri, i cui personaggi fondamentali firmarono il
rapporto “Michele Greco +161”, che porrà le basi per il
Maxiprocesso a Cosa Nostra.
“Il pool diventò così un primordiale motore di ricerca” e
“costituì una forma di legittima difesa da parte di
magistrati che, per difendersi, non potevano impugnare
il bazooka”

Marco Travaglio e Saverio Lodato in “Intoccabili”


Il Maxiprocesso
L’8 novembre del 1985 il
pool deposita
l’organizzazione di rinvio a
giudizio contro 475 imputati.

Il 10 febbraio del 1986 inizia


il primo maxiprocesso a cosa
nostra.

Traguardo più importante di


Giovanni Falcone.
Il Maxiprocesso
Gli imputati al Maxiprocesso erano in totale 474. I capi di
imputazione erano 450: tra di essi spiccava l’associazione a
delinquere di stampo mafioso che era “finalizzata al traffico di
stupefacenti”.

Il Maxiprocesso si tenne in un’aula bunker fatta costruire in un breve


arco di tempo di fianco al carcere dell’Ucciardone.
Il Maxiprocesso

Dopo trentasei giorni di camera di consiglio, che si riunì a partire


dall’11 Novembre e si concluse il 16 Dicembre 1987, il presidente
della corte Alfonso Giordano lesse il dispositivo della sentenza che
andava a chiudere il processo di primo grado: vennero inflitti 19
ergastoli e 2665 anni di carcere a 338 uomini d’onore. Un colpo
inaudito per tutto il mondo mafioso.

La strategia di Chinnici e Caponnetto aveva funzionato alla


perfezione.
Attentato
all’Addaura

Il 20 giungo del 1989, Falcone


sfugge all’agguato nella sua
villa all’Addaura: posto nella
scogliera dove il giudice fa il
bagno, un borsone con 58
candelotti di dinamite.

La bomba viene disinnescata e


l’attentato fallisce.
La strage di
Capaci

Il 23 maggio del 1992, cosa


nostra compie uno dei suoi più
feroci attenti, ricordato come la
Strage di Capaci.

Falcone, sua moglie e tre


uomini della scorta muoiono a
causa di un’esplosione in
autostrada.
Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così.
Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e
incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che
la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.

Giovanni Falcone

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