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Sulla scia dei risultati ottenuti durante tutto il 2021, dal secondo Bootcamp al lancio della

beta dell’App, la nostra Redazione presenta la diciassettesima edizione bimensile di SF Club


Magazine. La rivista, un prodotto di Starting Finance unico in Italia nel panorama under
30, tratta ed approfondisce materie economiche, finanziarie e geopolitiche. Redatto dalla
Community, per la Community, lo SF Club Magazine è il prodotto perfetto di desiderio e
passione di numerosi giovani italiani che condividono lo stesso obiettivo: informare ed essere
informati e liberi di esprimersi attraverso il proprio potenziale.

INDICE

3 LAMPI E TUONI
SULL'EDITORIA ITALIANA 21 LE ORIGINI DEGLI
OUTLIERS

7 23
L'INSTABILE INVERNO WEB TAX:
EUROPEO UNITI PER UN DIGITALE
PIÙ EQUO?

9 27
PRESENTE E FUTURO IL FUTURO DELLA GDO
DELL'EURO DIGITALE È DIGITALE?

APPROFONDIMENTO: FOCUS:

13 RIFORME E NUMERI DELLA


SPESA PENSIONISTICA
IN ITALIA
31 DA RAYBAN I PRIMI
OCCHIALI LEGATI ALLA
BLOCKCHAIN

19
ELON MUSK
E LA MANIPOLAZIONE
DI MERCATO

02
Il settore dell’editoria sta vivendo un periodo di
crisi? Di sicuro si intravedono nuvoloni scuri
all’orizzonte. Comprendere le cause e le

Lampi e tuoni conseguenze di queste criticità non è semplice, e


un primo passo per avere un quadro più chiaro
della situazione può essere quello di focalizzarsi

sull'editoria sulle vendite di una delle principali componenti


del settore: i giornali.

italiana Uno dei numerosi effetti della pandemia è stato


quello di aver dato un’ulteriore spinta al processo
generale di digitalizzazione, anche nelle redazioni
dei quotidiani. In un’infografica del secondo
Marco Taddei trimestre 2021, Audipress rileva in Italia un totale
LINKEDIN.COM/IN/MARCO-TADDEI-
di 32,4 milioni di lettori di stampa (considerando
112590227 quotidiani, settimanali e mensili).

SFClub Siena Fra questi, 5,2 milioni prediligono il formato


digitale, un aumento del 136% rispetto a un anno
fa. Tuttavia, l’incremento dei “lettori digitali” non
ha compensato la diminuzione dei “lettori
Settori di mercato cartacei”, con un totale di 227 mila lettori in meno
rispetto al primo trimestre 2021, una tendenza
decrescente in costante aumento.

03
Per capire meglio l’andamento dei primi cinque
quotidiani italiani in termini di numeri (il Corriere
della Sera, la Repubblica, il Sole 24 ore, la Gazzetta
dello Sport e la Stampa), vengono di seguito
riportati i dati raccolti dalla società di certificazione
ADS (Fonte 2). Il Corriere della Sera a settembre
2021 contava una “diffusione” totale di 2.324.830
copie (cartacee e digitale).

Si parla di “diffusione” perché alcune copie e diversi


abbonamenti sono stati offerti in omaggio e se a
queste si sottraggono anche le copie vendute con
sconto, il totale dei numeri pagati a prezzo pieno si
aggira sui 1.500.000: ben 56.436 in meno rispetto
all’anno 2020. Nel mese di settembre 2021 si sono
“diffuse” lo 0,48% di copie in più rispetto a
settembre 2020, ma il 4,16% in meno rispetto a
settembre 2019.

Osservando anche gli altri mesi, il trend


decrescente appare evidente anno dopo anno. La
nota positiva è che il numero di copie digitali
vendute nei primi 9 mesi del 2021 è stato di
323.000, circa 20.000 in più dell’anno precedente,
a conferma di un cambiamento nelle abitudini di
consumo dei lettori.

Questi numeri non appaiono molto incoraggianti e


non va certo meglio se si guarda ad altre testate
giornalistiche: la Gazzetta dello Sport (del gruppo
RCS insieme al Corriere) a settembre ha venduto
8.000 copie in più rispetto al 2020, un risultato
sbalorditivo date le performance generali viste sin
qui ma che probabilmente incorpora l’esuberanza
della straordinaria impresa dell’Italia nell’ Europeo.

04
Per l’appunto, se si confronta questo dato con Inoltre, la maggior parte dei lettori ha un’età
quello del 2019, le copie in circolazione sono ben superiore ai 55 anni e il settore fa sempre più
520.000 in meno. Repubblica, il secondo fatica ad attirarne di nuovi e di più giovani, con
quotidiano italiano per copie vendute, riscontra apprezzabili seppur insufficienti tentativi di
le stesse problematiche, così come la Stampa digitalizzazione dell’informazione.
(entrambe nel gruppo Gedi editore) e il Sole 24
ore. Va da sé che la minore circolazione di copie
vendute incide negativamente sui ricavi
Questa rapida analisi sui maggiori quotidiani pubblicitari, che rappresentano una significativa
italiani ci dà un quadro generale ma abbastanza fetta del bilancio, ulteriormente appesantito dai
chiaro sulla situazione dell’editoria in Italia. crescenti costi della carta e di trasporto.

05
La crisi non è solo italiana: alcuni giornali locali
statunitensi stanno affrontando le stesse
problematiche. Ne è un esempio l’Arkansas
Democrat-Gazette, che nel 2018 ha previsto
perdite in bilancio per la prima volta in 25 anni di
carriera e sta correndo ai ripari regalando un
iPad in cambio di un abbonamento biennale e
offrendo lezioni sull’utilizzo del device per i
lettori più anziani.

Quale sarà il futuro dei giornali? Alcuni


ipotizzano la fine del classico quotidiano di carta,
con un progressivo spostamento verso un
servizio di informazione digitale basato su
aggiornamenti in tempo reale, podcast e
newsletter per gli abbonati. Non è dello stesso
avviso Daniele Manca, vicedirettore del Corriere
della Sera, che afferma “uno può informarsi su un
sito web, ma le edicole continuano ad andare
avanti. Questo avviene per un motivo molto
semplice: i giornali di carta offrono una lettura
che gli esperti chiamano lettura orizzontale
rispetto a un sito web che offre una lettura
verticale, si clicca e notizia dietro notizia sono i
lettori a dare la gerarchia a quello che è successo.
Mentre quando si guarda una prima pagina di un
giornale e lo si sfoglia, la gerarchia viene data
dall’organizzazione giornalistica, dai giornalisti”.
È proprio questa la forza del giornale di carta.

Fonti
Audipress-2021II-Presentazione-di-
scenario_INFOGRAFICA.pdf

ADS - Accertamenti Diffusione Stampa


(adsnotizie.it)

Nostra elaborazione dati a partire dai dati


ADS

www.washingtonpost.com

Dietro le quinte del Corriere della Sera: come


si stampa un giornale di carta - YouTube

06
L'instabile inverno
europeo La crisi per l’Eurozona è veramente superata?
Dopo le prime ondate di Covid-19 ed i
conseguenti lockdown, l’impennata dei contagi
dovuti alle varianti prima Delta e Omicron poi,
Fabrizio Morabito l’aumento del prezzo del gas importato dalla
LINKEDIN.COM/IN/FABRIZIO- Russia - il quale ha influenzato particolarmente
MORABITO-031438211 il costo di numerosi prodotti e servizi in Europa
con un notevole impatto sui bilanci delle
SFClub Messina famiglie europee - i singoli governi dei paesi
membri hanno dovuto mettere in campo delle
manovre per alleggerire l’impennata del costo
del gas.
Politica ed esteri

07
La crisi in Europa continua a mutare per via Secondo una previsione elaborata da Credit
della nuova variante Omicron, isolata per la Suisse, l’Eurozona sarà messa a dura prova da
prima volta in Sud Africa. Quest’ultima, più queste crisi. I primi effetti si possono già
resistente della precedente, riesce a riscontrare nel taglio della percentuale di
contagiare anche chi ha ricevuto due dosi di crescita del PIL dell’Eurozona, che
vaccino. Oltre alla crisi sanitaria, occorre precedentemente era stimato intorno al 4,2%
tenere conto anche della situazione relativa e che, dopo la rettifica della previsione operata
all’aumento delle tensioni tra Kiev e Mosca a da Credit Suisse, è stimato intorno al 3,8%.
seguito dell’aumento della presenza militare Secondo le loro previsioni, dopo l’inverno ci
russa al confine con l’Ucraina. Secondo fonti sarà sicuramente un miglioramento della
dell’intelligence degli Stati Uniti d’America i situazione Europea, grazie ad una maggiore
russi avrebbero schierato a ridosso del confine copertura vaccinale per via della terza dose e
50 battaglioni di fanteria, con l’ausilio di unità grazie all’affievolirsi delle tensioni fra Russia ed
corazzate e di artiglieria pesante pronti a Ucraina.
varcare le linee di confine nel gennaio del
2022.

In caso di escalation in Ucraina, l’UE subirebbe


danni enormi, soprattutto dal punto di vista
energetico ed economico, a causa della
Fonti
riduzione della quantità di gas importata dalla www.ilmessaggero.it
Russia mediante il maggior gasdotto che
passa proprio attraverso l’Ucraina. Ciò
www.ispionline.it
porterebbe ad una ulteriore impennata dei
prezzi del gas, con una conseguente caduta a
cascata per l’economia e per le famiglie
dell’Eurozona. Un’ulteriore possibile crisi è
certamente rappresentata dalla successiva
pressione che verrà esercitata dai profughi
lungo i confini europei nel tentativo di sfuggire
al conflitto.

08
Presente e futuro
dell'euro digitale Presente e futuro della moneta nell’era digitale.
Questo è il titolo della lezione tenuta dal membro
del Comitato esecutivo della Bce Fabio Panetta lo
scorso 10 dicembre a Roma, in occasione
dell’evento organizzato da Federcasse. Per la
Francesco Ricciutelli prima volta in Italia viene illustrato
LINKEDIN.COM/IN/FRANCESCO- pubblicamente il progetto di un euro digitale,
RICCIUTELLI avviato a luglio 2021 ed ora in fase di indagine fino
al 2023. È solo un’idea suggestiva per il momento,
ma controversa. L’introduzione di una moneta
digitale potrebbe essere la più grande
SFClub Bicocca
innovazione degli ultimi anni da parte di una
banca centrale.

Attualità

09
La BCE vuole garantire ai cittadini e alle imprese Depositi bancari, carte di credito o applicazioni
un metodo di pagamento dematerializzato, per cellulari vengono infatti usati come perfetti
sicuro e universalmente accettato. La domanda sostituti della moneta, pur essendo passività
principale è se siamo sicuri di averne bisogno. emesse da privati, il cui valore è basato sulla
Nel panorama finanziario i pareri appaiono solidità dell’emittente e, in ultima analisi, sulla
quanto mai discordanti. Se per alcuni è il passo promessa di convertibilità in moneta emessa
fondamentale per un'Europa che guarda al dalla banca centrale.
futuro, per altri rappresenta un mezzo
ridondante, superfluo, un tentativo goffo di I cittadini europei optano sempre più spesso per
imitare i paesi più all’avanguardia sulle strumenti di pagamento digitali, mentre il
criptovalute, come la Cina. Ma cerchiamo di denaro contante viene progressivamente meno
capire di che cosa si tratta. impiegato come mezzo di pagamento, a favore
del suo utilizzo come riserva di valore.
L’euro digitale sarebbe una moneta elettronica, Il protrarsi di questa propensione nel tempo può
cioè una banconota dematerializzata che destituire il contante dal suo ruolo centrale nel
andrebbe ad affiancare la moneta contante sistema monetario, in quanto non più conforme
senza sostituirla. Nonostante l’ampio ventaglio di alle esigenze dei consumatori. Un tale scenario
strumenti privati di pagamento digitali a potrebbe condurre a un indebolimento della
disposizione dei cittadini, secondo Panetta l’euro moneta sovrana e della sua funzione di àncora
digitale è oramai necessario, se non inevitabile. dei pagamenti, trascinando verso il basso la
fiducia del pubblico nelle monete private.

10
Anche la funzione di unità di conto della moneta
pubblica sarebbe messa a rischio, in un contesto
in cui continuano ad affermarsi criptovalute e
strumenti di pagamento emessi e controllati da
multinazionali private e da paesi al di fuori dell’Ue.
Tuttavia, l’introduzione di un euro digitale
comporterebbe anche dei potenziali rischi per il
sistema finanziario. Uno su tutti è il rischio di
disintermediazione: se grandi quantità di depositi
bancari venissero sostituiti dalla nuova moneta
digitale, le banche sarebbero costrette a supplire
alla raccolta al dettaglio con fonti di
finanziamento alternative, caratterizzate da
maggior rischio e volatilità.

Per questo la Bce sta pensando ad un euro


digitale progettato in modo da essere adottato
principalmente come strumento di pagamento e
non come forma di investimento o riserva di
valore. Da un lato, dunque, si garantirebbe
maggiore accessibilità, inclusione e indipendenza
nei confronti dei mezzi di pagamento digitali
gestiti al di fuori dell’area euro; dall’altro, si
potrebbero generare potenziali rischi per il
sistema finanziario, nonché incertezza sull’utilità e
sulla buona riuscita di un progetto complesso e
divisivo.
Fonti
www.creditocooperativo.it

www.bancaditalia.it

www.ecb.europa.eu

11
12
RIFORME E NUMERI DELLA
SPESA PENSIONISTICA IN ITALIA

APPRO
FONDI
MENTO
SIMONE GRANO
LINKEDIN.COM/IN/SIMONE-GRANO-471840176

SFCLUB SAPIENZA 13
CULTURA E SOCIETÀ
S econdo il rapporto “Pensions at a glance 2021” dell’Ocse, i futuri lavoratori del Belpaese potranno
iniziare a percepire la pensione mediamente a 71 anni, 9 anni in più rispetto alla media attuale. “La
concessione di benefici relativamente alti a pensionati giovani, fa sì che la spesa pensionistica
pubblica si collochi al secondo posto tra le più alte dei Paesi dell’Ocse, pari al 15,4% del Pil nel
2019″ sottolinea l’Ocse. È quindi doveroso approfondire la situazione attuale delle pensioni in Italia
considerando che le riforme del sistema pensionistico italiano consentono di interpretare la
dinamica del rapporto debito pubblico/PIL: il seguente grafico illustra la correlazione tra pensioni
e il rapporto debito\PIL, ovvero come la svolta in questa dinamica sia segnata dalla più importante
riforma delle pensioni.

Riforma Brodolini
Con la riforma Brodolini, introdotta a partire dall’inizio del glli ‘70, il sistema di calcolo delle
pensioni è passato dall’ essere un sistema contributivo ad uno retributivo, legando le pensioni alla
retribuzione degli ultimi cinque anni di lavoro. Il calcolo risultava quindi essere:

Reddito medio negli ultimi 5 anni x 2% Totale anni di contribuzione

La riforma Brodolini introdusse anche una nuova pensione sociale per tutti i cittadini di età
superiore ai 65 anni senza reddito. Negli anni ‘50/70 il rapporto debito/PIL rimase stabile intorno al
30%, mentre dopo le riforme di Brodolini questa percentuale aumentò dal 36% al 50% in soli tre
anni dal 1970 al 1973.

14
Le baby pensioni
Nel 1973, con l’insediamento del Governo Rumor IV, furono introdotte le baby pensioni. La riforma
consentiva di erogare la pensione a:
donne dipendenti statali sposate con figli, con 14 anni e 6 mesi di contributi;
uomini con 20 anni di contributi;
dipendenti degli enti locali con 25 anni di contributi.

Dal grafico si nota quanti cittadini beneficiano ancora delle baby pensioni. 561.000 persone sono
in pensione da almeno 40 anni, con un’età media di decorrenza della pensione di 42 anni (dati del
2020).

Riforma Amato
Nel 1992, con la riforma Amato, sono state in parte eliminate le baby pensioni. Il governo Amato I
fu il primo a implementare riforme per ridurre la crescente spesa pensionistica. Per la prima volta
dal dopoguerra, ci fu un incremento dell’età pensionabile. L’età minima di pensionamento per gli
uomini è stata portata da 60 a 65 anni e per le donne da 55 a 60 anni. Inoltre, il numero minimo di
anni contributivi è stato aumentato a 35 anni per i dipendenti pubblici. Per le pensioni di vecchiaia
invece l'età è stata portata da 15 a 20 anni entro l’anno 2002, correggendo l’eccesso di spesa per le
baby pensioni.

15
Riforma Dini
Nel 1995 ci fu un punto di svolta: per la prima volta nella storia si passa dal sistema retributivo a
quello contributivo. La riforma valeva solo per chi aveva iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996.
Per avere la pensione c’era bisogno del requisito minimo di età di 57 anni abbinato ora ai 35 anni
di contributi. L’età pensionabile era compresa tra 57 e 65 anni ed era relazionata ai contributi
versati. Secondo questa prospettiva, il calcolo per l’importo della pensione annua risultava da:
montante contributivo x coefficiente di trasformazione relativo all’età del lavoratore a inizio
pensione. Con i coefficienti di trasformazione che dipendevano dalle aspettative di vita e per i
quali era prevista la revisione periodica.

Riforma Fornero
Per far fronte alla crisi del debito che caratterizzava l’Unione Europea, il Governo Monti si vide
costretto ad attuare politiche fiscali restrittive. Il rinominato decreto "salva Italia" prevedeva:
un'estensione del metodo contributivo a quelli che erano precedentemente esclusi dalla
Riforma Dini del 1995, a decorrere dal 1.1.2012;
un aumento di un anno delle pensioni di anzianità e abolizione delle cosiddette Quote (somma
di età anagrafica e anzianità contributiva, Es.: 37 anni di contributi + 63 anni= Quota 100);
un allungamento graduale entro il 2018 dell’età di pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici
dipendenti private da 60 anni a 65 così da allinearle a tutti gli altri;
un adeguamento all’aspettativa di vita non più a cadenza triennale ma biennale;
una riduzione da 18 mesi a 12 della finestra mobile per i lavoratori autonomi, ovvero quel
periodo intercorrente tra la maturazione del diritto alla pensione e la corresponsione
dell’assegno, equiparandoli così alle altre categorie di lavoratori.

Gli effetti che emergono dalla relazione tecnica sulla nuova manovra hanno evidenziato una
riduzione della spesa pensionistica dello 0,2% del Pil nel 2012, dello 0,9% nel 2015 fino a un
massimo dell’1,4% del PIL nel 2020. Grazie alla riforma, il rapporto debito/Pil si è stabilizzato
attorno al 130% fino al periodo pre-pandemia; a conferma della tesi per cui il rapporto debito/Pil è
direttamente proporzionale alla spesa pensionistica.

Analizzando ora la contrazione nelle altre voci di spesa pubblica, un quantitativo massiccio di
spesa pubblica per pensioni impedisce le possibilità di ridurre le tasse, così come investimenti in
istruzione e sanità.

16
Secondo i dati del 2019 di EPC-WGA, in Italia c’è una forte contrazione della spesa per istruzione a
fronte di una crescita continua della spesa pensionistica. Nel 2040 l’Italia toccherà il massimo
storico della spesa per pensioni con il 18,3% del rapporto spesa pensionistica/Pil.

Confrontando i dati italiani con quelli degli altri Paesi europei, secondo Eurostat nel 2016 l’Italia ha
speso il 16,1% del suo Pil in spesa pensionistica, attestandosi seconda nell’UE soltanto alla Grecia
(17,5%). Al terzo posto troviamo invece la Francia (15,1%), mentre Paesi come Spagna (12,1%) e
Germania (11,8) spendono meno in rapporto al Pil. Nello stesso 2016 la media UE era del 12,6%.

Interessante risulta essere anche il dato relativo alla durata della carriera lavorativa in Italia. Infatti,
il problema del rapporto Pensioni/Pil non è dato solo dalle pensioni stesse, ma anche dalla bassa
vita lavorativa attesa in Italia che incide direttamente sulla produttività e, quindi, sul Pil: la carriera
lavorativa attesa in Italia è di 31,2 anni, la più bassa in Europa, ed è da 10 anni che l’Italia occupa
questa posizione, mentre la media europea è di 35,7 anni. Troviamo vicino all’Italia, come spesso
accade, la Grecia con 32,8 anni. Risultano invece essere sopra la media europea la Svezia (42 anni), i
Paesi Bassi (41 anni) e la Danimarca (40 anni). Questi sono gli unici tre Stati membri dell'UE con
una durata prevista della vita lavorativa maggiore di 40 anni.

17
Infine, si vuole dare uno sguardo anche ai pensionati in Italia, più precisamente ai numeri e alle
difficoltà dei policy maker di intervenire sulle pensioni. Infatti, il reddito medio dei pensionati sul
reddito medio italiano è stato stabile intorno al 45-50% dal 1980 al 2007, mentre dal 2012 il
rapporto è arrivato al 58% e non perché le pensioni sono state aumentate, ma bensì perché il
reddito reale degli italiani si è ridotto dell’11% soprattutto dopo la crisi mondiale del 2008. Le
pensioni sono indicizzate all’inflazione e, quindi, risultano costanti in termini reali, cosicché di
conseguenza i pensionati non hanno subito una contrazione del reddito. Dunque, anche questo ha
inciso sull’alto rapporto pensioni/Pil in Italia.

Nel 2014 la popolazione di età superiore ai 60 anni era del 27,4%, mentre nel 1980 era del 16%. In
corrispondenza alla crescita di persone con più di 60 anni, cresceva anche il numero di pensionati.
Ad oggi, fine 2021, in Italia ci sono circa 16 milioni e mezzo di pensionati, nonché quasi un terzo
della popolazione. Il dato la dice lunga sulla difficoltà dei policy-maker di intervenire sulla spesa
pensionistica.

Fonti
www.lavoce.info

www.cgiamestre.com

www.agrotecnici.it

twitter.com/luca_gualtieri1

ec.europa.eu
18
www.oecd-ilibrary.org
L’attuale uomo più ricco del mondo è forse la
persona meno interessata in assoluto ai soldi,
Elon Musk e la poiché, attraverso un semplice tweet di 2 righe, si
permette di bruciare miliardi del proprio

manipolazione di patrimonio. Stiamo parlando di Elon Musk:


imprenditore, sognatore, visionario e talvolta, o

mercato forse spesso, sregolato in scelte tanto audaci


quanto incredibili e fuori dal comune.

Al giorno d’oggi i social network ricoprono un


ruolo di cruciale importanza nelle nostre vite: in
Giuseppe Pepi
LINKEDIN.COM/IN/GIUSEPPE-PEPI- particolare, uno studio ha constatato che in
9990201B9 media gli utenti Internet globali trascorrono ogni
giorno 144 minuti sui social. E tra questi c’è anche
Davide Magi il nostro caro Elon, accanito utilizzatore di Twitter.
LINKEDIN.COM/IN/DAVIDE-MAGI010499
Il fatto è che Elon non è uno come tanti ed in
quanto tale, in più circostanze, non dovrebbe
spifferare ai quattro venti tutte le sue opinioni e
SFClub Polimarche pensieri.

È chiaro che il proprio profilo Twitter non deve


essere preso in considerazione per valutare il reale
Giganti del mercato
stato di salute delle aziende che dirige,
ciononostante è altrettanto vero che le sue parole
muovono gli umori e gli investimenti di milioni di
risparmiatori. 19
Un singolo tweet di Elon Musk può far Ma Elon Musk è uno scrittore di tweet prolifico,
guadagnare o bruciare montagne di soldi e perciò andremo a raccontarvi altri tweet
questa da lui mossa è una vera e propria diventati virali. Di questi tempi, i topics caldi nel
manipolazione del mercato, volontaria e non. mondo della finanza e degli investimenti sono
sicuramente le criptovalute e la tecnologia che
Si tratta di semplici tweet ma si configurano ne sta alla base, la blockchain. Famosi sono una
come veri “market mover”. Le vicende che serie di tweet diventati virali su Dogecoin, una
trattano di questo sono innumerevoli e in più di criptovaluta creata su una base meme di uno
un caso sono andate contro le sue stesse Shiba Inu (memecoin), i quali si incentravano su
società ed al loro valore di mercato. Ultimo in altri meme o addirittura su progetti spaziali di
ordine cronologico, il post in cui lo stesso Musk SpaceX, finanziati in Dogecoin.
chiedeva ai propri seguaci, tramite sondaggio,
se vendere o meno il 10% delle proprie azioni Questa serie di tweet ha portato ad un
Tesla. A conseguenza di ciò, il proprio incremento del valore di Dogecoin di oltre il
patrimonio personale ha visto un decremento 7.500% nel giro di 5 mesi. Questi incrementi si
di ben 20 miliardi, insieme al calo di Tesla del sono verificati, seppur con intensità minore,
7.3%. anche per altre criptovalute, dopo che Musk ha
dichiarato che Tesla accetterà Bitcoin come
Ma c’è un fatto curioso in tutta questa vicenda: pagamento, prima di ritrattare il tutto, causa
una persona ha venduto le azioni Tesla appena l’elevato inquinamento prodotto per il mining,
prima del sondaggio su Twitter e del con il conseguente crollo di Bitcoin.
conseguente crollo in borsa. Stiamo parlando
di un familiare di Elon Musk, suo fratello Kimbal Parlando di meme, un caso tanto famoso quanto
per la precisione, che “incredibilmente” ha grottesco è la vicenda riguardante Gamestop. La
venduto il 15% della sua partecipazione in Tesla quale, presa di mira da alcuni hedge fund e
per 109 milioni di dollari il giorno prima, molto vicina al fallimento, è stata salvata da
quando il titolo era ai massimi. Coincidenze?! migliaia di piccoli investitori riunitesi su Reddit
Per ora la società e Kimbal Musk non hanno che l’hanno fatta volare in borsa. Elon Musk è
rilasciato dichiarazioni. intervenuto su Twitter scrivendo semplicemente:
“Gamestonk!!” e il titolo, dopo i forti rialzi dei
giorni precedenti, ha segnato un altro +9% in
poche ore. Da inizio anno le azioni hanno
segnato un +1.100%.

Infine, il caso di Hertz la quale aveva annunciato


un colossale ordine di Model 3 da 4,2 miliardi di
dollari, ma che Elon in un tweet ha smentito,
dicendo che ancora non ci sarebbe stata la firma:
ovviamente, il titolo Tesla è andato giù del 3%.

Fonti
www.agi.it

www.google.com/finance

www.coinmarketcap.com

20
Le imprese di uomini fuori dal comune suscitano
sempre lo stupore di chi si sofferma ad ammirarle.
Parimenti, tanto più misere appaiono le condizioni

Le origini iniziali, tanto maggiore è lo scalpore alimentato dalle


pagine di letteratura, economica e non, ad essi
dedicate. In gergo tecnico parliamo di outliers,

degli outliers riferendoci proprio a coloro i quali, per i loro successi,


sono stati in grado di alzarsi al di sopra della massa.
Si pensi a miliardari come Bill Gates, Warren Buffett,
Elon Musk o anche sportivi come Michael Jordan o
Cristiano Ronaldo. Le ragioni del loro successo
Diego Ciccia
LINKEDIN.COM/IN/DIEGO-CICCIA- affondano nella strenua dedizione dimostrata nel
1253381B6 perseguire la loro specifica attività e nel talento
naturale ed innato posseduto. Tuttavia, è davvero
SFClub Catania possibile catalogare queste ragioni come esaustive?

Malcolm Gladwell, noto sociologo canadese,


suggerisce di no, smentendo di fatto l’idea romantica
Scienza ed innovazione degli “uomini fatti da sé”. La sua teoria, infatti, si basa
sul presupposto che la carriera di ciascuno di questi
uomini straordinari sia stata influenzata da
importanti congiunture e legami sociali al di fuori
della sfera di controllo dei singoli individui,
avvalorando così l’idea che la fortuna porti al 21
successo più di quanto riesca a fare il talento.
Gladwell propone una suggestiva spiegazione Gladwell nota anche che la maggior parte degli
della nascita del talento: tutti i fuoriclasse in uomini più ricchi nella storia sia nata in un
tutti i campi hanno avuto la possibilità di far singolo periodo ed in un singolo stato: America,
pratica per almeno 10.000 ore. Questa 1831 – 1839. In questo periodo, il continente
evidenza, arbitraria a prima vista, è stata post-guerra civile era una miniera per tutte le
verificata guardando alle attività perseguite dai attività imprenditoriali e ciò ha portato, ad
soggetti analizzati, ossia primi violini, scacchisti esempio, al fiorire di aziende petrolifere e
professionisti, persino i Beatles e Bill Gates ferroviarie che hanno determinato la fortuna di
prima del momento in cui la loro fama come soggetti come John D. Rockfeller. Lo stesso può
outlier ha conosciuto il suo punto di massima essere detto per tutti i protagonisti della Silicon
diffusione. Per avere un’idea concreta di quanto Valley, tra cui Steve Jobs, Paul Allen e Bill Joy,
ci voglia per diventare un fuoriclasse, possiamo che hanno trovato i natali tra il 1953 ed il 1955.
affidarci alla statistica: assumendo di fare
pratica 8 ore al giorno, servirebbero Nascere non troppo tardi né troppo presto, fare
complessivamente 1250 giorni, ossia 3 anni e pratica, trovarsi nel momento giusto al posto
mezzo senza pause, per raggiungere la quota di giusto. La statistica ci conferma che la fortuna,
10.000 ore. insieme al duro impegno, sono i motori di ciò
che normalmente individuiamo come successo
Si potrebbe certamente opinare che la ed attribuiamo al puro talento naturale. Al più,
quantificazione della pratica necessaria non ci questo messaggio non può che essere
dica nulla sul fatto che i miliardari non si siano rassicurante: non conta come si nasce, ma ciò
fatti da sé. Infatti, la tesi di Gladwell deve essere che crescendo riusciamo a cogliere, ammesso
corroborata attenzionando un secondo aspetto: che il raggio d’azione offertoci sia
è necessario che vi sia il contesto adatto. Per sufficientemente ampio.
contesto, in questo caso, indichiamo l’insieme
di fattori esterni che per definizione non
possono essere controllati dal singolo soggetto.
Anche finite le ore di pratica, la differenza tra
un genio inespresso ed uno di fama mondiale
sta proprio nell’avere a disposizione l’occasione
adatta per potersi esprimere.

Quest’ultimo punto merita un piccolo


approfondimento. Bill Gates non solo è stato,
fin da giovanissimo, interessato al nascente
mondo del computer, ma ha anche raggiunto
la sua maturità in termini di competenze
proprio nel momento in cui la “febbre” per i PC
ha avuto inizio. I giocatori canadesi Fonti
professionisti di Hockey sono nella maggior
parte dei casi nati all’inizio dell’anno. Ciò Gladwell, M. (2008). Outliers: The story of
accade poiché i cut-off per i reclutatori di success. Little, Brown.
giocatori in erba nelle fasce d’età più alte
cadono normalmente all’inizio dell’anno. I
giovani atleti nati in questo periodo sono in
media più robusti e fisicamente sviluppati dei
loro coetanei nati nel periodo opposto. Da ciò, a
parità di abilità future, i bambini che hanno la
fortuna di nascere in quel periodo dell’anno
diventano anche giocatori migliori giacché
ricevono migliori coach e opportunità.

22
È stato trovato l’accordo!

«Un risultato storico attraverso il quale stabiliremo

Web Tax: uniti per un sistema fiscale internazionale più stabile e più
equo».

un digitale più equo Di cosa si sta parlando esattamente? Lo scorso


ottobre a Roma si è tenuto il vertice del G20, il cui
focus principale ha riguardato l’istituzione di
un’imposta digitale globale entro il 2023 che possa,
Alessia Retini in primis, uniformare tutte le iniziative dei singoli
LINKEDIN.COM/IN/ALESSIA-RETINI-681157212 Stati, per poi andare a contrastare congiuntamente
l’elusione e l’evasione fiscale delle imprese fornitrici
di servizi online.
SFClub Cattolica
In questo modo si ridurrebbe la concorrenza fiscale
tra le diverse nazioni, che ad oggi risulta circa pari a
130 milioni di euro. Questa imposta farà sì che gli
Attualità Stati partecipanti possano ottenere un beneficio di
circa 108 miliardi di euro, provenienti da
un’aliquota del 15% sui ricavi annuali delle
multinazionali aventi un fatturato superiore a 750
milioni di euro.

23
In attesa della regolamentazione internazionale
Ocse, l’Italia ha autonomamente attuato una tassa
digitale, la Web Tax. Quest’ultima ha preso avvio lo
scorso 1° gennaio 2020, dopo due partenze fallite a
causa della crisi economica che ha portato il
governo a soprassedere l’esigenza di emanare un
decreto regolamentare entro il 30 aprile 2018.

Questo nuovo modello di tassazione mira ad


uniformare l’esposizione fiscale delle
multinazionali digitali alla posizione delle PMI. Le
prime, infatti, essendo prive di residenza nazionale
e operando in rete attraverso prestazioni di servizi
immateriali, producono ricavi in Italia senza
pagare imposte sui relativi redditi. Al contrario, le
piccole e medie imprese devono sottostare alla
continua pressione fiscale che erode annualmente
gli introiti dell’attività operativa.

L’imposta incide sulle industrie digitali fornitrici


dei seguenti servizi:

trasmissione di dati raccolti da utenti e


generati dall'utilizzo di un'interfaccia digitale;
veicolazione su un'interfaccia digitale di
pubblicità mirata agli utenti della medesima
interfaccia;
messa a disposizione di un'interfaccia digitale
multilaterale, che consente agli utenti di essere
in contatto e di interagire tra loro, anche al fine
di facilitare la fornitura diretta di beni o servizi.
Per interfaccia digitale si intende qualsiasi
software o sito web che metta in contatto la
multinazionale passiva all’imposta e l’utente, al
fine di esaudire l’attività d’impresa.

Alla base imponibile calcolata in ambito


internazionale, si aggiunge, a livello nazionale, un
secondo gruppo di industrie digitali: quelle che
hanno percepito almeno 5.500.000 euro nel
territorio dello Stato. Tramite questo percorso ad
excludendum, il nuovo decreto delimita l’area
assoggettata alla tassa, includendovi ben pochi
operatori.

Inoltre, in entrambi i casi, sia che si tratti di


un’impresa con un ricavo almeno pari a 750
milioni di euro, sia che appartenga al secondo
gruppo appena citato, i suoi introiti sono tassati,
con un’aliquota del 3%, al lordo dei costi e al netto
dell’IVA e di altre eventuali imposte indirette.

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Scendendo nel pratico, l’interrogativo che Questi ultimi, essendo i principali fornitori di
sorge spontaneo è il seguente: come è servizi sui mercati B2B, vedono la digital tax
possibile stabilire la nazionalità dei deal come una discriminazione mossa contro le loro
digitali? Più semplicemente, come è possibile imprese e perciò sono pronti a reagire tramite
stabilire se il servizio prestato ha “nazionalità” dazi sulle importazioni francesi e italiane. Ciò
italiana e quindi deve essere tassato? causerebbe ovviamente un crollo del mercato
La risposta è tanto semplice quanto difficile da internazionale di Francia e Italia.
realizzare, vista la regolamentazione in ambito
di privacy: si tratta della geolocalizzazione. Durante il G20 c’è stata un’attenta
Affinché il ricavo derivato dal servizio di contrattazione con gli USA, al termine della
intermediazione venga tassato, esso deve quale il rappresentante dell’ufficio per il
essere concluso su un dispositivo elettronico il commercio americano ha salutato con favore
cui l’IP sia localizzato in territorio italiano. l’accordo, dichiarando però che gli Stati Uniti
continueranno ad opporsi all’imposizione
Dopo questa prima fase, ne segue un’ulteriore unilaterale di tasse sui servizi digitali da parte di
ancora di più ardua interpretazione e che altri partner.
riguarda la percentuale dei ricavi tassabili
relativi al dato servizio ricevuto dal dispositivo La vicenda sembra non essersi ancora del tutto
in questione. Infine, è necessario stabilire il conclusa: alcuni ministri partecipanti
“quantum” di imposta per i servizi di all’incontro, hanno affermato che fino al
profilazione utenti, un’operazione alquanto momento in cui entrerà ufficialmente in vigore
laboriosa. Per quest’ultimo passaggio si ricorre la tassa multilaterale, le imposte digitali
solitamente alla “porzione degli utenti per i nazionali saranno salvaguardate, così da poter
quali tutti o parte dei dati venduti sono stati contribuire alla generazione di ricavi, tramite i
generati o raccolti durante la consultazione di quali fornire beni e servizi indispensabili alla
un’interfaccia digitale, quando erano comunità delle rispettive nazioni. Queste
localizzati nel territorio dello Stato”. verranno sospese nel 2023 a favore della
cosiddetta “pax fiscale” e dell’imposta unica,
Se da una parte l’iniziativa sembra portare restituendo alle aziende in questione eventuali
maggiore equità sul mercato, dall’altra il eccedenze del differenziale tra imposta
rischio che l’imposta venga integralmente nazionale e internazionale.
riversata sui consumatori esiste e sembra
essere più che fondato. In secondo luogo, la Questo accordo, tanto utopistico quanto
Web Tax colpisce direttamente le imprese pragmatico, verrà davvero rispettato? Il rischio
editoriali nazionali e il gettito previsto sembra di una nuova guerra commerciale e fiscale
essere sovrastimato. Infine, la modalità di transatlantica è ufficialmente vinto? Solo il 2023
reperimento delle informazioni entra potrà rispondere, non rimane altro che
pienamente in conflitto con la corrente aspettare.
normativa privacy.

In realtà, più che gli svantaggi riscontrabili


all’interno del nostro paese, ciò che sembra
destare maggiore preoccupazione e ciò che
poi, di fatto, ha ostacolato fino ad oggi
l’attuazione del modello globale, è la
Fonti
“minaccia” mossa dagli Stati Uniti.
www.ilsole24ore.com

www.confcommercio.it

www.cnppartners.it

www.osservatoriocpi.unicatt.it

25
26
Uno dei cambiamenti più significativi legati alla
pandemia riguarda le abitudini di acquisto dei
Il futuro della consumatori: sebbene da un lato abbia portato ad una
crisi economica causando una riduzione dei consumi

GDO è digitale? delle famiglie del -10,7% anche a causa di una


contrazione del reddito familiare, dall’altro lato ha
generato un cambiamento nelle abitudini d’acquisto
così come nelle tendenze dei consumatori,
evidenziando un aumento degli acquisti di prodotti di
largo consumo soprattutto tramite piattaforme di e-
Francesco Cortese
LINKEDIN.COM/IN/FRANCESCO-CORTESE-
commerce.
A64500166/
La crescita delle vendite di prodotti di largo consumo
tramite e-commerce è dovuta anche ad una
SFClub Federico II concorrenzialità dei prezzi rispetto ai negozi fisici.
Inoltre, lo sviluppo di questo canale ha portato ad una
trasformazione nella composizione del paniere di
Settori di mercato prodotti confezionati di largo consumo, con un
arricchimento del paniere stesso caratterizzato da
alimentari e bevande e soprattutto all’affermazione
nell’e-shopping di freschi confezionati.
Difatti, nelle prime quindici macrocategorie per
crescita di ricavi online, rispetto a un anno fa, spiccano
su tutti i prodotti surgelati e alimentari freschi.
27
Altro aspetto importante è che il canale digitale
dà maggiore spazio ai prodotti a marchio del
distributore (private label): con un’incidenza
delle vendite di marche del distributore
superiore di quasi quattro punti e mezzo nell’e-
commerce rispetto ai negozi fisici.
Una spiegazione è data dal fatto che i prodotti
con marchio del distributore ricavano uno spazio
maggiore online rispetto a quanto facciano sullo
scaffale dei negozi.

Se da un lato abbiamo evidenze di una crescita


dell’e-commerce per i prodotti di largo consumo,
dall’altro bisogna evidenziare delle
problematiche legate al sito online che offre una
vastità di offerta vicina a quello di un
Ipermercato. Questo, se da un lato è vantaggioso
soprattutto per una questione di visibilità dei
prodotti, dall’altro amplifica il problema di come
avvicinare il consumatore allo scaffale virtuale in
modo efficiente.
Viene infatti a mancare l’applicazione di tutte
quelle strategie di marketing e di quelle tecniche
di category management che permettono al
negozio fisico di ricercare l’efficienza espositiva,
cosa che risulta complessa per il virtuale.

28
Un fattore che potrebbe spingere la crescita dell’e-
commerce del largo consumo è lo smart working:
questo perché da un sondaggio condotto da Index
Research di novembre 2020 risulta che il 57% degli
italiani piace lavorare in smart working e il 68%
pensa che lo smart working diventerà sempre più il
modo di lavorare nel prossimo futuro.

Questo fatto porterebbe quindi ad una minore


frequenza di acquisto in un negozio fisico con uno
speculare aumento di acquisti online o una ricerca
di negozi di prossimità, lasciando incerte le
prospettive future del settore della Grande
Distribuzione Organizzata: il negozio fisico rimarrà
il canale di riferimento del settore o prevarrà il
formato di acquisto online?

Fonti
www.pwc.com

www.iriworldwide.com

29
30
focus
DA RAYBAN I PRIMI OCCHIALI
LEGATI ALLA BLOCKCHAIN
DICEMBRE - GENNAIO

FILIPPO MORENA
LINKEDIN.COM/IN/FILIPPO-MORENA-FM

SFCLUB PARMA
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S e c’è un punto forte per l’industria Ray Ban è la capacità di farsi notare. Ne è la riprova l’uscita del
suo esclusivo ed originale NFT realizzato in collaborazione con l’artista tedesco Oliver Latta, meglio
noto come Extraweg. Il frutto dell’inaspettata collaborazione viene considerato un “pezzo
dell’enorme puzzle” degli NFT e rappresenta il prodotto di punta del famosissimo brand: i Ray Ban
Aviator. “È un onore poter lavorare con Ray-Ban, artefici degli occhiali da sole più iconici al mondo,
alla creazione del loro primissimo NFT. Per me è importante inserire il valore dell’estetica e del
design senza tempo in ogni mio lavoro. Proprio come gli Aviator Ray-Ban, voglio che le mie
creazioni vivano per sempre con infinito stile”. Queste le parole dell’artista, orgoglioso e grato per
la collaborazione con la multinazionale. Il prodotto virtuale esclusivo è stato pensato e realizzato
per avviare una brand experience senza uguali e per consentire agli appassionati dei prodotti Ray-
Ban di esprimere la propria unicità, permettendogli di avere all’interno del proprio wallet digitale
un raro pezzo della storia del famosissimo brand statunitense.

Ma, per chi si fosse perso la novità che sta facendo impazzire il mercato digitale, ora proviamo a
chiarire nel modo più semplice possibile cosa è un NFT. Un Non-Fungible Token (NFT) è un
prodotto virtuale unico: si tratta di asset digitali che mirano a rivoluzionare il mercato dell’arte
contemporanea. O meglio, sono certificati di autenticità crittografiche di un’opera d’arte digitale
che ne attestano l’unicità, si custodiscono in wallet digitali proprio come le criptovalute, e in cui
quel “non fungibile” rimanda a un qualcosa di unico e insostituibile. Questa novità custodisce una
nuova frontiera per l’arte e il mondo fashion, una nuova modalità di intendere la creatività.
Possiamo dire che, virtualmente parlando, tutto può potenzialmente diventare opera d’arte e
vendibile come NFT: basti pensare all’opera di Mike Winkelmann, artista digitale e grafico
americano, intitolata “Everydays: The First 5,000 Days”, ovvero un collage composto da 5000
immagini e acquistato per oltre 69,3 milioni di dollari.

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Q uali sono gli obiettivi che Ray Ban si è prefissata di raggiungere tramite questo NFT? Ciò che è
sicuro è che attraverso la vendita all’asta dell’esclusiva opera tenutasi sul marketplace NFT
“OpenSea”, l’azienda è riuscita a ottenere un ricavato di migliaia di dollari che è stato devoluto in
beneficenza. La spinta data dalla collaborazione fra Ray-Ban e l’artista contemporaneo così come
svariati eventi collegati al mondo del metaverso hanno fatto sorgere vari dubbi sulla funzionalità
stessa degli NFT. Per questo ci si chiede se non sia limitante considerare gli NFT un mero oggetto
decorativo e collezionistico, privo di utilità. E a proposito di questo, possiamo citare un esempio in
risposta ai dubbi funzionali: nel non tanto lontano 1993 nasce il progetto “Terra Vision” dalla società
tedesca ART+COM di Berlino. Inizialmente, esattamente come per gli NFT oggi, Terra Vision nasce
come un modello artistico per rappresentare la Terra in modo digitale ed interattivo. Ma solo dopo
anni di studio e programmazione il progetto viene annientato dal colosso della Silicon Valley
Google, che, basandosi sugli stessi ideali, immette sul mercato un prodotto nuovo e dalle infinite
funzionalità: Google Maps.

L’esempio rende chiaro quanto il futuro degli NFT possa essere florido: nonostante la nascita in
ambito artistico, gli NFT si possono intrufolare in innumerevoli settori; dal mondo del recruiting,
dando del filo da torcere ad aziende come Linkedin, o al settore dell’immobiliare 4.0, ovvero nella
vendita di proprietà e terreni all’interno del Metaverso. Quello che è certo è che quella di Ray Ban
può essere definita una posizione da First Mover in un nuovo universo, o meglio metaverso. Chi
sarà il prossimo a seguire Ray Ban in questa insolita strategia di marketing?

Fonti
www.luxottica.com

www.mffashion.com

www.luxurypretaporter.it

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LA REDAZIONE

Carlo Ferrari, Project Manager Club Magazine


Carola Iansante, Graphic Design Manager - SFClub Cattolica
Mario G. Georgiev, Graphic Design Team - SFClub Parma
Krizia Bifano, Graphic Design Team - SFClub Parma
Jacopo Sala, Review Team - SFClub Cattolica
Simone Conti, Coordinatore Redazione

Alen Salatiello, General Manager Starting Finance Club


Andrea Ciotti, Project Manager

LA COMMUNITY
SFClub Bicocca, responsabile Nicolò Palladino
LINKEDIN.COM/IN/NICOL%C3%B2-PALLADINO-270303183

SFClub Catania, responsabile Diego Ciccia


LINKEDIN.COM/IN/DIEGO-CICCIA-1253381B6
SFClub Cattolica, responsabile Jacopo Sala
LINKEDIN.COM/IN/FLAVIA-CARLINO-547447200
SFClub Federico II, responsabile Maurizia Di Buono
LINKEDIN.COM/IN/MAURIZIA-DI-BUONO-424B501B4
SFClub Messina, responsabile Fabrizio Morabito
LINKEDIN.COM/IN/FABRIZIO-MORABITO-031438211

SFClub Parma, responsabile Annachiara Magenta


LINKEDIN.COM/IN/ANNACHIARAMAGENTA

SFClub Polimarche, responsabile Giacomo Girolimini


LINKEDIN.COM/IN/GIACOMO-GIROLIMINI-1638601BA

SFClub Sapienza, responsabile Melissa Fiumara


LINKEDIN.COM/IN/MELISSA-FIUMARA-A662A1128
SFClub Siena, responsabile Marco Taddei
LINKEDIN.COM/IN/MARCO-TADDEI-112590227

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