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La fine del classicismo e la poesia barocca

L'Italia del 600 è un territorio politicamente instabile, in cui ogni Stato rischia di essere battuto e
sostituito in qualsiasi momento. Per tale ragione, il letterato, pur continuando a trovare sostegno
presso la Corte, deve piacere al pubblico. A ciò contribuisce anche l'enorme sviluppo della
stampa: il pubblico assume un ruolo decisivo e, quindi, poeti e letterati cercano di assecondare i
gusti dei lettori.
Scopo principale della poesia barocca è quello di meravigliare🡪 il lettore deve essere condotto in
un mondo stupefacente ove abitano realtà magiche e diverse da quelle quotidiane. Per tale motivo, i
poeti barocchi sovvertono le consuete regole di composizione e cercano di spingere l'arte poetica
verso soluzioni nuove. Il 600 si caratterizza per un alto tasso di sperimentalismo, che impone
l'invenzione di nuove regole e la soppressione di quelle vecchie.
L'obiettivo di meravigliare viene raggiunto in tre modi:

● L’uso della metafora, che tende ad appaiare due termini che sono in genere molto distanti
fra loro. In questo modo si ottiene un effetto sorpresa per cui chi legge vede posti sullo
stesso piano elementi che apparentemente non hanno nulla in comune tra loro; esempio 🡪
Achille è un Leone;
● il ricorso a concetti, ossia piccoli enigmi che una volta sciolti danno al lettore una
sensazione di piacere. Il poeta cerca di accostare elementi inconciliabili, e tanto più
riuscirà a sorprendere il suo lettore quanto più mostrerà la sua bravura e il suo ingegno;
● l’introduzione di argomenti mai indagati dalla lirica precedente, come la tecnica o alcuni
tratti della donna.
La poesia barocca italiana: autori, temi e stili
Il più grande poeta del barocco italiano è Giovan Battista Marino; sono considerati marinisti
anche Sempronio, Achillini e Giuseppe Salomoni. Proprio quest'ultimo indica le caratteristiche
stilistiche della poesia brocca. In generale, si nota una certa artificiosità, ovvero la capacità e la
bravura di creare immagini da parte del poeta. La sintassi non è lineare ma tradisce alcune
inversioni, il lessico è ricercato ma non necessariamente alto.
La poesia italiana ha una tradizione tendenzialmente sentimentale: dal ‘200 i poeti lodano la donna
amata e descrivono il proprio sentimento. La poesia del 600 allarga il repertorio tematico ma il
filone più importante è quello dedicato alle innovazioni della tecnica. Nel 600 la scienza compie
significativi passi in avanti con la scoperta di nuove invenzioni e, di pari passo, anche la poesia si
confronta con questa nuova dimensione.

La poesia barocca parla anche della donna amata, ma diversamente da quanto accadeva in
Petrarca, la donna viene lodata anche per altri aspetti fisici, come mani, seni o capelli. Il tratto che
caratterizza la poesia d'amore barocca è la rilevanza data anche ai difetti e agli aspetti più
raccapriccianti: non solo donne anziane, ma anche malvagie o brutte. Questa estrema varietà di
temi e di scenari scardina anche la consueta costruzione della raccolta poetica per cui i poeti
barocchi sostituiscono il canzoniere con un più moderno libro di poesia, in cui vengono affrontati
argomenti diversi e sono presenti più amori e più donne.
La via moderata del 600: la poesia tra classicismo e riflessione filosofica
L'esuberanza barocca non è l'unica forma adottata dalla poesia del 600. Accanto vi è una corrente
poetica più classicistica che rifiuta la tendenza alla meraviglia e che riconosce l'autorità degli
antichi. Il più lucido rappresentante del classicismo seicentesco e Gabriello Chiabrera, la cui
produzione si contraddistingue per una dolce musicalità e rappresenta una variante moderata ed
equilibrata del barocco.
La riflessione filosofica nel 600 è stata molto vivace, sollecitata dalla rivoluzione scientifica operata
da Copernico e Galilei. Questa tensione culturale trova sbocco nella produzione poetica: ad esempio
il filosofo Tommaso Campanella entra in aperto contrasto con la chiesa, poiché non smentisce
l'esistenza di Dio, ma la ribadisce senza richiedere la mediazione della Chiesa: propone quindi un
cristianesimo radicale.

Giovan Battista Marino


Nasce a Napoli nel 1569 e, dopo aver abbandonato gli studi giuridici, nel 1598 viene incarcerato per
motivi non chiarissimi e nel 1600 perché falsifica alcuni documenti per salvare un amico dalla
condanna a morte. Marino riesce a fuggire dal carcere e si trasferisce a Roma. Dopo aver pubblicato
nel 1602 le Rime, trova impiego presso il nipote di Papa Clemente VIII. Nel 1609 si trasferisce a
Torino presso il Ducato di Savoia e l'ampio riconoscimento ottenuto dai prìncipi suscita le gelosie
del poeta genovese Murtola che gli spara. Marino non viene colpito dai tre colpi di pistola e, anzi, si
adopera affinché sia annullato il procedimento contro Murtola. Da 1611 al 1612, Marino è di nuovo
in carcere per aver scritto versi ingiuriosi contro i Savoia e quando esce scappa perché denunciato
dall'Inquisizione e si rifugia in Francia. Qui entra nella Corte di Maria De medici e riesce a ultimare
molte delle opere iniziate in precedenza: la Galeria, la Sampogna e il poema dell’Adone. Marino
muore a Napoli nel 1625.

La poetica di Marino
Marino è stato il poeta più importante del 600 italiano e la sua opera è stata imitata da poeti coevi,
ancora oggi chiamati marinisti. È stato Marino a creare un modello di poesia, un modello che
incarna integralmente la corrente barocca del XVII secolo. La lirica italiana, fino al 500, si
contraddistingue per un monopolismo di stampo petrarchesco: prevede un repertorio tematico
limitato alla lode per la donna amata e una tensione di tipo religioso. Marino ribalta il magistero
petrarchesco ed introduce una varietà di temi e registri stilistici come testimoniano le Rime, la Lira
e la Galeria:

● nelle Rime, sono citate e cantate più donne anche molto differenti tra loro per cui viene a
cadere il principio del canzoniere dedicato a una sola donna, sostituito da una gamma di
passioni e di oggetti del desiderio;
● la rappresentazione della donna non risponde più al principio della donna-angelo
angelicata o divina ma si affida a diversi aspetti, sia caratteriali, sia morali che corporali;
● una varietà tematica per cui Marino scrive liriche dedicate a opere d'arte, oppure testi
incentrati sull’ infelicità dell'uomo;
● molteplicità di soluzioni stilistiche ed è proprio con Marino che si impone il libro di poesia,
capaci di accogliere al suo interno situazioni differenti e non sempre conciliabili le une con
le altre.
Un'opera esorbitante: il poema Adone
L’Adone è un poema di circa 40.000 versi che si riallaccia alla tradizione del poema epico
cavalleresco del 4-500. In esso, Marino racconta l'esile favola mitologica di Venere e Adone,
narrata da Ovidio nella metamorfosi in soli 73 versi.
Per trasformare 73 versi ovidiani in 40.000 versi moderni, Marino ha dilatato la trama di partenza,
ha inserito racconti secondari che acquistano una lora autonomia: la trama iniziale è un pretesto
per agganciare altre narrazioni, con lo scopo di realizzare una vera enciclopedia che vuole
esaurire tutto il conoscibile.
L’Adone è caratterizzato da un continuo metamorfismo, che agisce a più livelli. I personaggi
mutano e si trasformano in altro, ma è la stessa struttura dell'opera a essere oggetto di
metamorfosi per cui la trama principale si dirama in narrazioni secondarie, dalle quali nascono
ulteriori digressioni, che riportano alla storia primaria. Si tratta insomma di un mondo instabile,
sempre in divenire.
Il protagonista vive delle proprie sensazioni ed è oggetto di una continua sollecitazione che è in
primo luogo corporea e che lo porta ad avere umori e comportamenti cangianti.
Lo stile di Marino è ricco e innovativo. La sua prerogativa è quello di accogliere e mescolare gli
esempi offerti dalla tradizione petrarchesca per cui egli fagocita tutti gli stili della tradizione
letteraria e li rimescola in una miscela originale.

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