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Lenti a contatto idrofile

Prof. Francesco Smorra


Istituto Giovanni Pascoli - Afragola -

Polimeri idrofili e loro struttura fisico-chimica

I polimeri per lenti a contatto (lac) sono lunghe catene di monomeri i cui componenti principali sono:
carbonio, idrogeno e ossigeno.
Il modo in cui interagiscono tra loro determina le caratteristiche e le proprietà del materiale.
Le caratteristiche dei polimeri sono molteplici: biocompatibilità, permeabilità all’ossigeno, bagnabilità,
idratazione, affinità ai depositi, stabilità dimensionale, densità, indice di rifrazione, trasmittanza ottica,
tossicità, conducibilità termica, proprietà meccaniche…; l’importanza di ogni caratteristica è legata
all’uso che si deve fare della lac.

Biocompatibilità
Per biocompatibilità si intende la mancanza di reazioni avverse da parte dell’organismo ricevente nei
confronti della lac.
I nuovi materiali possiedono tale caratteristica; nascono compatibili, ma, col tempo, possono perdere
progressivamente detta compatibilità a causa dei depositi che si possono formare sulla lac (per la non
corretta manutenzione) o degli antisettici presenti nelle soluzioni per la manutenzione, dando origine a
fenomeni di allergizzazione.

Permeabilità all’ossigeno (DK)


È una costante caratteristica propria di ogni materiale ed è fondamentale nella relazione del flusso di
ossigeno attraverso la lente:

J = (D·K / T) · (Pa - Pp)

dove: D = diffusione dell’ossigeno nel materiale


K = solubilità dell’ossigeno nel materiale
T = spessore della lac
Pa = pressione anteriore, cioè davanti alla lac
Pp = pressione posteriore, cioè dietro alla lac.
Il DK dipende dalla temperatura; generalmente viene misurato a 35±1°C (temperatura corneale).
Si misura in: (cm2/sec)·(ml O2/cm3·mmHg) e si esprime con “n”·10-11.

Trasmissibilità all’ossigeno (DK/T)


È una caratteristica propria della lac, data dal rapporto tra permeabilità del materiale e spessore della
lente, espresso in cm.
Tale spessore può essere preso in un punto specifico della lac (generalmente al centro), oppure
calcolato in una data area (le normative ISO approvano entrambi i sistemi); l’importante è che venga
indicato.
Si misura in: unità di misura del DK/cm e si esprime con “n”·10-9.

Percentuale equivalente di ossigeno (EOP)


Concentrazione di ossigeno presente in una miscela di gas; nel nostro caso anteriormente alla
lente oppure alla cornea, quindi o nell’atmosfera o sotto la palpebra oppure sotto la lac, si esprime in
percentuale.
I valori di EOP di riferimento senza lac applicata sono:
 21% ad occhi aperti; valore corrispondente alla concentrazione di O 2 nell’atmosfera
(155mmHg)
 7,5% ad occhi chiusi; grazie al plesso capillare della congiuntiva palpebrale (55mmHg).
I valori di pressione parziale di ossigeno minimi necessari a livello corneale per non avere edema
corneale significativo sono 11 - 20 mmHg ed il consumo medio di O 2 a livello corneale è 2-6 mlO2
/(cm2. ora).

Bagnabilità
Indica la capacità che un liquido ha di distribuirsi sulla superficie di un solido; nel nostro caso il film
lacrimale sulla superficie della lente.
E’ una caratteristica molto importante, poiché il mantenimento del film lacrimale precorneale nella
forma di un sottile strato capillare è una necessità fondamentale per la compatibilità tra lente e cornea e
quindi per la tollerabilità della lac.
Per quantificarla si ricorre all’ “angolo di contatto” o di bagnabilità (), che rappresenta l’angolo che si
forma tra la superficie della lac e la tangente alla goccia di liquido presente su di essa; più piccolo è
l’angolo maggiore è la bagnabilità e viceversa.
La bagnabilità della superficie garantisce una regolare distribuzione del film lacrimale, quindi buona
lubrificazione e buon turn-over metabolico necessari per comfort e sicurezza durante il porto e per
garantire un sistema diottrico otticamente perfetto (pena riduzione del visus e della sensibilità al
contrasto).

Idratazione
Indica il contenuto di acqua all’equilibrio presente in un polimero; si esprime in percentuale.

Idrogel
È un materiale dallo scheletro costituito da lunghe catene monomeriche che possiede gruppi chimici in
grado di attrarre e trattenere l’acqua al suo interno.
Il primo nato, ed ancora oggi più utilizzato, è l’Hema (38% di idratazione, non ionico), da solo oppure
combinato con altri polimeri idrofili (l’Nvp o l’acido metacrilico) o idrofobi.
È un materiale in cui l’unica via di trasmissione dell’ossigeno è l’acqua (monofasico).
Le caratteristiche dell’idrogel e delle lac idrofile sono:
 Idratazione
 Assorbimento di acqua e trasporto di fluidi
 Permeabilità all’ossigeno, correlata all’idratazione
 Trasmissibilità
 Ionicità o polarità
 Disidratazione, correlata all’idratazione ed allo spessore della lac
 Flessibilità, correlata all’idratazione e allo spessore
 Elasticità, correlata all’idratazione ed allo spessore
 Fragilità, correlata all’idratazione ed allo spessore
 Manipolazione, correlata all’idratazione ed allo spessore
 Comfort, correlato all’idratazione ed allo spessore.
Idratazione
L’idratazione va da un valore minimo del 38% ad uno massimo di circa il 79%.
In funzione dell’idratazione massima le lac morbide si classificano in:
- Bassa idratazione => inferiore al 50%
- Media idratazione => intorno al 50%
- Alta idratazione => superiore al 50%.
Consideriamo che elevata idratazione, generalmente, significa necessità di applicazione in un occhio
con buona quantità e buone qualità del film lacrimale.
L’acqua contenuta in un polimero può essere:
- libera => dovuta alla dissociazione ionica ed assorbita per imbibizione attraverso i pori; evapora
facilmente
- legata => attratta dal polimero grazie alla sua polarità e legata chimicamente con legami ad idrogeno
ai gruppi idrofili; più lentamente si allontana dal polimero.

Ionicità (ed idratazione)


Per materiale ionico o polare intendiamo un materiale che presenta una carica superficiale; i polimeri
idrofili possono essere ionici o non ionici.
I materiali idrofili, in base a ionicità ed idratazione, vengono classificati dall’FDA in quattro gruppi:
 I° Gruppo => non ioniche, bassa idratazione
 II° Gruppo => non ioniche, alta idratazione
 III° Gruppo => ioniche, bassa idratazione
 IV° Gruppo => ioniche, alta idratazione
Andando dal primo all’ultimo gruppo aumenta l’affinità per i depositi proteici.

Permeabilità e trasmissibilità
Elevato contenuto acquoso  maggior DK, può però anche aumentare lo spessore, quindi il DK/T
risulta abbastanza scarso (10-40 ·10 -9).
Inoltre la permeabilità all’ossigeno di un fittizio materiale costituito esclusivamente da acqua potrebbe
assumere valori massimi non superiori 85·10-11.
Tali valori possono provocare problemi di ipossia se queste lac vengono portate anche durante la notte;
l’ipossia è ulteriormente favorita dall’affinità di questi materiali per la maggior parte dei depositi.
Ricordiamo che da prove fatte i valori di DK/T necessari per il porto giornaliero sono:
- 24 ·10 -9, secondo Holden e Mertz per non avere edema corneale,
- 35 ·10 -9, secondo Harvitt e Bonanno per non avere sofferenze negli strati corneali fondamentali.
Mentre i valori di DK/T necessari per il porto prolungato sono:
- 87 ·10 -9, secondo Holden e Mertz per avere un edema corneale entro il 4%,
- 125 ·10 -9, secondo Harvitt e Bonanno per avere un edema corneale non superiore al 3,2%.

Disidratazione
Per disidratazione intendiamo la perdita di acqua.
Dobbiamo considerare che:
- Maggiore idratazione => maggiore disidratazione
- Maggior contenuto acqua libera => più veloce disidratazione
- Minore spessore => più veloce disidratazione
La disidratazione comporta:
- disidratazione superfici lac => depositi e possibile visione sfuocata
- disidratazione corpo lac => aderenza tra lente a contatto e cornea
- assorbimento di acqua dal film lacrimale  perdita di acqua da parte delle cellule corneali.

Flessibilità
Il materiale acquista flessibilità (capacità di modificazione di forma) grazie alla quantità di acqua
contenuta.
Nelle lac idrofile la flessibilità è elevata, quindi una certa curvatura può adattarsi su un gran numero di
cornee (grande intervallo di applicabilità); inoltre:
- Maggiore idratazione => maggiore flessibilità
- Minore spessore => maggiore flessibilità.

Elasticità
Per elasticità intendiamo la capacità di recupero della forma originaria seguente ad una modificazione
di forma.
Nelle lac idrofile l’elasticità è scarsa, quindi, con l’uso, si può verificare una modificazione della
corretta curvatura della lente a contatto; inoltre:
- Maggiore idratazione => minore elasticità
- Minore spessore => minore elasticità.

Fragilità
Per fragilità intendiamo la facilità di rottura.
La fragilità delle lac idrofile è abbastanza elevata; inoltre:
- Maggiore idratazione => maggiore fragilità
- Minore spessore => maggiore fragilità.

Manipolazione
Per manipolazione intendiamo la facilità di “maneggiare” la lente, sia nella manutenzione che
nell’inserimento e rimozione della stessa.
La manipolazione delle lac idrofile è abbastanza scarsa; inoltre:
- Maggiore idratazione => peggiore manipolazione
- Minore spessore => peggiore manipolazione.

Comfort
Con comfort ci riferiamo alla tollerabilità da parte del portatore.
Con queste lac il comfort generalmente è elevato; inoltre:
- Maggiore idratazione => miglior comfort
- Minore spessore => miglior comfort; entrambe le affermazioni sono vere se la lac non si disidrata.

Vantaggi e svantaggi delle lac idrofile rispetto alle RGP

I vantaggi sono:
 Miglior comfort
 Facilità applicativa da parte dell’applicatore
 Migliore stabilità
 Minore deformazione corneale con l’uso
 Bassa incidenza di bagliori e migliore visione scotopica
 Minori alterazioni fisiologiche.

Gli svantaggi sono:


 Difficoltà nella compensazione di ametropie sferiche e toriche elevate
 Impossibilità di compensazione di astigmatismi irregolari
 Difficoltà/impossibilità di applicazione in caso di cheratocono e post chirurgia
 Sensibilità a fattori ambientali
 Fragilità
 Accumulo depositi
 Più accurata manutenzione
 Maggior incidenza di patologie oculari
 Minore trasmissibilità all’ossigeno
 Difficoltà nella verifica dei parametri.

Vantaggi
1- Miglior comfort
 Le lac idrofile rispetto alle rigide gas-permeabili, grazie alle loro caratteristiche fisico-chimiche,
sono più confortevoli e generalmente i portatori riferiscono quasi di non avvertire la loro presenza
sull’occhio sin dai primi minuti in cui queste vengono applicate; quindi l’adattamento avviene in pochi
giorni.
 Generalmente non viene lamentata sensazione di corpo estraneo, perché le palpebre durante
l’ammiccamento non incontrano “ostacoli”.
2- Facilità applicativa da parte dell’applicatore
 Le curve base a disposizione dell’ottico non sono molteplici.
 Le lac si adattano facilmente alla cornea grazie alla loro elevata flessibilità e al loro ridotto
spessore.
3- Migliore stabilità
 Una lac idrofila applicata correttamente difficilmente fuoriesce da sola dall’occhio, eccetto in
casi di estrema disidratazione.
 Le lac idrofile difficilmente fuoriescono se il portatore si strofina gli occhi.
 Le lac idrofile non si dislocano sulla sclera, come invece può accadere con lac RGP a causa di
un movimento brusco degli occhi o di uno strofinamento.
Grazie a questa notevole stabilità le lac idrofile rappresentano la scelta ideale per coloro che praticano
sport, sia a livello amatoriale che professionistico.
4- Minore deformazione corneale con l’uso
Ciò provoca minori problemi quando il portatore passa da lenti a contatto ad occhiali e quando deve
effettuare l’esame refrattivo; fatto un po’ meno veritiero per le alte ametropie, dato l’elevato spessore
della lac, che può deformare maggiormente il profilo corneale.
5- Bassa incidenza di bagliori e migliore visione scotopica
Questo è dovuto all’ampio diametro della zona ottica delle lac idrofile, il quale riesce a coprire
abbondantemente tutta la pupilla, anche in situazioni di scarsa illuminazione quando è in midriasi.
6- Minori alterazioni fisiologiche
 A differenza delle lac RGP le lenti idrofile determinano una minore riduzione della sensibilità
corneale e palpebrale.
Svantaggi
1-Difficoltà nella compensazione di ametropie sferiche e toriche elevate
Le lac idrofile a ricambio frequente non vengono realizzate con poteri negativi sferici elevati ed a
maggior ragione positivi.
Le lac tradizionali vengono realizzate anche con elevati poteri, però presentano il problema della
ridotta trasmissibilità, a causa dell’elevato spessore.
Oggi le lac idrofile vengono realizzate anche con poteri cilindrici elevati, però possono presentare
problemi di non perfetta stabilità 8nel senso di rotazione), quindi i portatori possono lamentare qualità
visiva variabile.
2- Impossibilità di compensazione di astigmatismi irregolari
“Ricordiamo che le lac morbide toriche possono compensare soltanto astigmatismi regolari”.
3-Difficoltà/impossibilità di applicazione in caso di cheratocono e post chirurgia
In caso di cheratocono sono presenti astigmatismi elevati e/o irregolari che le lac morbide toriche non
sono in grado di compensare.
In caso di cheratoplastica o chirurgia rifrattiva siamo di fronte a cornee topograficamente modificate,
quindi nella maggior parte dei casi la lac idrofila non riesce ad appoggiare correttamente.
4- Sensibilità a fattori ambientali
Questo problema si presenta maggiormente nelle lac idrofile ad elevata idratazione.
Un fattore ambientale che ha un effetto significativo sull’idratazione della lac è la temperatura, poiché
può compromettere il mantenimento dei suoi parametri.

5- Fragilità
Le lac idrofile sono soggette a rotture accidentali, evento che si può verificare durante la manutenzione.
6- Accumulo di depositi
Le lenti idrofile sono sottoposte all’accumulo di depositi proteici, sui quali possono poi colonizzare
batteri e funghi, possono inoltre assumere pigmentazioni in tempi brevi a causa di fattori interni ed
esterni.
7- Più accurata manutenzione
Le lac idrofile dovrebbero essere maggiormente curate dal portatore, dato che possono provocare
maggiori complicanze rispetto alle lenti RGP.
8- Maggiore incidenza di patologie oculari
Nei portatori di lac idrofile sono più frequenti congiuntiviti, come la giganto-papillare, rispetto a coloro
che utilizzano lac RGP, spesso proprio a causa della manutenzione inadeguata.
9- Minore trasmissibilità all’ossigeno rispetto alle RGP
L’ossigeno trasportato dall’acqua è inferiore di quello che passa allo stato gassoso per diffusione.
10- Difficoltà nella verifica dei parametri
A causa dell’idratazione le lac idrofile risultano molto flessibili, quindi non può essere controllato
correttamente ne il potere, ne il raggio di curvatura, ne il diametro; oltre a questo si disidratano
velocemente e quindi variano i propri parametri.

Indicazioni e controindicazioni per l’applicazione di lac idrofile

Indicazioni
Alcuni fattori che indicano verso l’applicazione di lac idrofile devono essere compresi dall’applicatore
al momento dell’anamnesi, altri dalla refrazione, mentre altri ancora dai controlli preliminari che
verranno effettuati.
Indicazioni dall’anamnesi
 Alta motivazione da parte del futuro portatore
 Necessità di porto occasionale-flessibile, dato che il comfort delle lac idrofile è molto elevato e
l’adattamento molto veloce
 Necessità di utilizzo per attività sportive, dato che le lac idrofile hanno un’elevata stabilità
 Desiderio di cambiare il colore degli occhi, dato che le lac colorate sono soltanto di tipo
morbido
 Soggetti precedentemente non adattati a lac RGP; a seconda della situazione può non avere
senso riprovare
 Soggetti che in precedenza hanno avuto esperienze con lac RGP ed hanno manifestato problemi
di aderenza o punteggiature corneali ore 3 ore 9.
Le punteggiature corneali ore 3 ore 9 generalmente derivano dal fatto che la zona periferica della lac
RGP può richiamare troppo film lacrimale e quindi le zone adiacenti possono soffrire di carenza di
lubrificazione e manifestare disepitelizzazione.
Indicazioni dalla refrazione
 Vizi refrattivi sferici, dato che l’applicazione di una lac idrofila rispetto ad una RGP è molto più
semplice ed il porto iniziale molto più confortevole
 Astigmatismi medio-bassi (fino circa 2.50 dt); poiché con astigmatismi superiori a questi valori,
dato che le lac morbide toriche possono presentare problemi di stabilità, il portatore può manifestare
disturbi visivi, ovviamente dipenderà anche dalla sensibilità visiva del soggetto e dall’uso che deve fare
della lac

Indicazioni dai controlli preliminari


 Buon aspetto del segmento anteriore dell’occhio
L’occhio non deve presentare: Blefarite, Iperemia, Congiuntiviti, Neovascolarizzazione, Cheratiti.
 Corretta quantità e buone qualità del film lacrimale
La corretta quantità di film lacrimale viene evidenziata dall’applicatore con alcuni esami:
- Test di Schirmer 1
- Test di Hamano
- Test del menisco lacrimale
- Test del prisma lacrimale
- Test della felcizzazione.
Le buone qualità del film lacrimale vengono evidenziate dall’applicatore con alcuni esami:
- Test del B.U.T.
- Test del N.I.B.U.T.
- Test della viscosità lacrimale
- Test interferenziale
- Test della felcizzazione.

Controindicazioni
Alcuni fattori che sconsigliano l’applicazione di lac idrofile, così come le indicazioni, devono essere
compresi dall’applicatore al momento dell’anamnesi, altri dalla refrazione, mentre altri ancora dai
controlli preliminari.
Controindicazioni dall’anamnesi
 Scarsa motivazione da parte del futuro portatore
 Soggetti “non attenti”; dato che le lac idrofile generalmente, anche se in funzione della
tipologia, del tipo di film lacrimale e dell’ambiente in cui vengono portate, necessitano di buona cura e
manutenzione
 Allergie croniche (riscontrabili anche dai controlli preliminari); poiché spesso la congiuntiva
risulta arrossata e con presenza di follicoli e/o papille
 Uso di antistaminici
 Assunzione di contraccettivi orali
 Gravidanza
Queste ultime tre situazioni generalmente determinano una variazione del film lacrimale, in particolare
un aumento della componente lipidica e quindi una diminuzione della componente acquosa.
 Ambienti di porto della lac sporchi e/o polverosi, poiché la maggior parte delle lac idrofile sono
affini ai depositi
 Interventi di cheratotomia radiale
 Interventi di chirurgia refrattiva
Entrambe queste due ultime situazioni sono riscontrabili anche dai controlli preliminari; comunque la
motivazione è che ci troviamo di fronte cornee topograficamente modificate e che possono avere
necessità di una maggiore ossigenazione.
Controindicazioni dalla refrazione
 Vizi rifrattivi sferici elevati
 Elevati astigmatismi (superiori alle 2.50 dt)
 Astigmatismi irregolari; poiché le lac morbide toriche vengono realizzate soltanto con meridiani
principali ortogonali tra loro
Controindicazioni dai controlli preliminari
 Infiammazioni o patologie del segmento anteriore dell’occhio
 Scarsa quantità di film lacrimale
 Non buone qualità del film lacrimale.

Test pre-applicativi

Selezione del portatore: anamnesi ed esami preliminari


Anamnesi
Dall’anamnesi dobbiamo capire:
- necessità di utilizzo e aspettative del futuro portatore
- salute generale e dell’occhio; facendo attenzione a soggetti diabetici, allergici stagionali, allergici alle
soluzioni …
- ambiente di lavoro; se con bassa umidità o vento applicare soltanto se è presente elevata lacrimazione,
mentre non applicare se l’ambiente è polveroso o sporco, poiché aumentano le complicazioni e diventa
elevato il rischio di traumi e infezioni.
Esami preliminari
Gli esami preliminari da effettuare sono:
 Refrazione
 Oftalmometria, per la misurazione dei parametri corneali ed eventualmente del BUT non
invasivo
 Misura del diametro orizzontale dell’iride visibile
 Lampada a fessura, per spregiudicare patologie del segmento anteriore dell’occhio e valutare il
film lacrimale
 Test del film lacrimale: quantitativi e qualitativi.

Misura dell’iride visibile in orizzontale


Si effettua con l’ausilio di un righello millimetrato o in lampada a fessura con l’oculare millimetrato
Osservazione in lampada a fessura
In lampada a fessura dobbiamo osservare/effettuare:
- Palpebre e rima palpebrale
- Congiuntiva palpebrale e bulbare
- Cornea
- Limbus sclero-corneale
- Lacrimazione: test quantitativi e qualitativi.
Non dobbiamo applicare lac a soggetti con:
- cheratiti in corso
- iperemia congiuntivale
- congiuntiviti in corso
- blefariti in corso
- neovascolarizzazione.
Dobbiamo inoltre fare attenzione agli occhi con “tendenza” alla neovascolarizzazione, cioè in cui i vasi
capillari congiuntiveli a livello del limbus non tornano indietro.
Test quantitativi del film lacrimale
I test quantitativi del film lacrimale più utilizzati dall’ottico sono:
 Schirmer 1
 Test di Hamano
 Menisco lacrimale (con la lampada a fessura)
 Prisma lacrimale (con la lampada a fessura)

Schirmer 1
Si effettua con l’ausilio di una strisciolina di carta bipula (assorbente) di lunghezza 35 mm e larghezza
5 mm, che deve essere inserita a livello del canto esterno appoggiata sul bordo palpebrale inferiore.
Il test può essere fatto sia ad occhi aperti che chiusi; con gli occhi chiusi si riduce la mobilità oculare,
l’esposizione della cornea ad agenti atmosferici e quindi la lacrimazione riflessa.
La strisciolina deve essere mantenuta nell’occhio per 5 minuti ed i risultati possono essere:
- Strisciolina bagnata circa 20-25 mm  corretta quantità di film lacrimale
- Strisciolina bagnata meno di 20 mm  film lacrimale scarso
- Strisciolina bagnata più di 25 mm  film lacrimale abbondante.
Test di Hamano
Invece di utilizzare una strisciolina di carta si utilizza un filo molto sottile di cotone colorato con un
pigmento (fenolo) che modifica il proprio cromatismo (da giallo a rosso) quando viene a contatto con il
liquido lacrimale.
Il test deve avere durare di 15 secondi.
Il valore normale è compreso fra 15 e 20 mm.
Test del menisco lacrimale
Si effettua in lampada a fessura in tecnica diretta o impostando una fessura di luce media con o senza
fluoresceina e si osserva la quantità di film lacrimale accumulata sulla rima palpebrale inferiore.
Se il test viene effettuato con l’instillazione di fluoresceina il risultato può essere falsato dalla
lacrimazione riflessa.
I risultati (teorici) possono essere:
- Spessore da 0,2-0,5 mm  valore normale
- Spessore inferiore a 0,2 mm  valore anormale.
Nella pratica però è importante valutare la regolarità del menisco e l’altezza dalla rima palpebrale; se il
menisco appare unito e un po’ rialzato dalla rima significa che è presente una buona quantità di film
lacrimale, se invece è attaccato alla rima e interrotto la quantità è scarsa.
Test del prisma lacrimale
Si effettua con il biomicroscopio impostando fessura stretta ed elevata intensità luminosa con
istillazione di fluoresceina, andando a valutare il triangolino (prisma) che si crea sulla rima palpebrale
inferiore.
I risultati possono essere:
- Prisma concavo  film lacrimale scarso
- Prisma piano  film lacrimale normale
- Prisma convesso (difficilmente si osserva)  film lacrimale abbondante.

Test qualitativi del film lacrimale


I test qualitativi del film lacrimale più utilizzati dall’ottico sono:
 B.U.T., con la lampada a fessura
 N.I.B.U.T., con l’ oftalmometro o il tearscope
 Viscosità lacrimale, con la lampada a fessura
 Test interferenziale, con la lampada a fessura e/o il tearscope
B.U.T. (“break up time”, cioè tempo di rottura del film lacrimale)
Viene effettuato in lampada a fessura con filtro blu cobalto e l’ausilio della fluoresceina (invasivo).
Dobbiamo far ammiccare il soggetto varie volte, in modo che la fluoresceina si distribuisca sulla
superficie corneale in maniera uniforme, e successivamente gli chiediamo di stare con gli occhi aperti
mentre noi contiamo, in secondi, fino a quando sulla cornea compare o compaiono zone scure, non più
colorate dalla fluoresceina, poiché si è rotto lo strato lipidico ed è evaporato l’acquoso (le proteine non
si fanno colorare dalla fluoresceina).
In letteratura sono riportati i seguenti risultati:
- > 10 sec.  buon film lacrimale, applicazione di qualsiasi tipo di lenti a contatto
- 5 < B.U.T. < 10 sec.  applicazione soltanto di lenti a contatto RGP o rigide
- < 5 sec.  pessimo film lacrimale, non è possibile l’applicazione di nessun tipo di lenti a contatto;
risultati che però nella pratica devono essere ridimensionati, altrimenti non applicheremo lac idrofile a
nessuno.
Inoltre possono essere fatte varie considerazioni aggiuntive sulla iniziale distribuzione del film
lacrimale sulla superficie corneale.
N.I.B.U.T. con oftalmometro
N.I.B.U.T. significa B.U.T. non invasivo, infatti si esegue valutando per quanto tempo la qualità delle
mire dell’oftalmometro rimane inalterata, quindi non necessita l’instillazione della fluoresceina; ha
però la limitazione di analizzare solo 3 mm di diametro di cornea (area esaminata dall’oftalmometro);
per cercare di oltrepassare tale limite eventualmente può essere ripetuto più volte in aree diverse.
La procedura di esecuzione ed i risultati sono come quelli del B.U.T..
N.I.B.U.T. con tearscope
Lo strumento proietta sulla cornea una mira a forma di reticolo e dobbiamo contare fino a quando
questa si sfuoca o si interrompe; quindi con questo metodo abbiamo il vantaggio di poter analizzare
l’intera superficie corneale.
Test della viscosità lacrimale
Si effettua in lampada a fessura in tecnica diretta/diffusa o in sezione ottica.
Si chiede al soggetto di ammiccare e si osserva la velocità, fluidità ed entità di movimento (salita e
successivamente discesa) dei corpuscoli presenti nel film lacrimale.
I risultati possono essere:
- Il film lacrimale sale velocemente e riscende lentamente  film lacrimale acquoso
- Il film lacrimale sale con media velocità e riscende lentamente  film lacrimale normale
- Il film lacrimale sale lentamente e non riscende  film lacrimale viscoso.
Inoltre, ovviamente, si possono riscontrare delle situazioni intermedie.
Test interferenziale
Serve per la valutazione dello strato lipidico del film lacrimale.
Può essere effettuato in lampada a fessura con la tecnica della riflessione speculare ed elevati
ingrandimenti o con l’ausilio del Tearscope.
Il film lacrimale forma delle frange di interferenza; in caso di maggior presenza di lipidi si presentano
più colorazioni ed irregolarità e ovviamente vale il viceversa.

Lenti a contatto idrofile: geometrie

Profilo corneale
La superficie corneale ha un andamento asferico, ellittico prolato; al centro, per circa 3-4 mm di
diametro, può essere assimilata ad una sezione di sfera, mentre spostandosi verso la periferia assistiamo
ad un graduale appiattimento.

Geometrie
Per geometria si intende la forma della faccia posteriore della lente a contatto.
I parametri della lente, relativi alla faccia posteriore, prendono nome di “parametri geometrici”.
Le lac idrofile possono presentare geometria:
 Sferica: monocurva o bicurva
 Asferica
Geometria sferica “monocurva”
La faccia posteriore della lac viene realizzata sezionando una sola sfera o circonferenza, se analizziamo
un singolo meridiano, con un determinato raggio di curvatura.
I parametri geometrici di questa tipologia di lenti sono:
- raggio di curvatura, spesso chiamato curva base ed indicato con “BC”, o raggio base, “Rb” o “R0”
- diametro totale, spesso indicato con “Dia”.
Geometria sferica “bicurva”
La faccia posteriore della lac, analizzata in un singolo meridiano, viene realizzata dalla sezione di due
circonferenze con raggio di curvatura diverso, quindi la lente a contatto presenta una zona ottica,
centrale e con potere, utilizzata per la visione, ed una periferica, che migliora l’appoggio della lente
sulla superficie oculare.
I parametri geometrici di questa tipologia di lenti sono:
- raggio di curvatura della zona ottica, spesso chiamato curva base ed indicato con “BC”, o raggio
base, “Rb” o “R0”
- raggio periferico, maggiore di quello centrale, spesso non indicato
- diametro zona ottica, spesso non indicato
- diametro totale, spesso indicato con “Dia”.
Però i parametri geometrici da scegliere, e quindi ordinare, sono soltanto: raggio di curvatura della
zona ottica e diametro totale.
Geometria “asferica”
La faccia posteriore della lac, analizzata in un singolo meridiano, viene realizzata utilizzando una
porzione di curva asferica, generalmente un’ellisse prolata, quindi una curva che, andando dal centro
verso la periferia, tende ad appiattire.
I parametri geometrici che identificano questa tipologia di lente sono:
- raggio di curvatura centrale, non sempre indicato
- diametro totale
- eccentricità o fattore di forma, generalmente però non indicati (permetterebbero di capire l’entità
dell’appiattimento periferico).
Spesso, invece del raggio di curvatura, troviamo indicate delle sigle, come:
- “F”, abbreviazione di flat, cioè piatta
- “S”, abbreviazione di steep, cioè stretta
- “M/F”, abbreviazione di medium/flat, cioè medio/piatta
- “M/S”, abbreviazione di medium/steep, cioè medio/stretta.

Concetto di profondità sagittale (o sagitta) e sua importanza


La profondità sagittale è la distanza sull’asse ottico tra la faccia posteriore della lente a contatto e il
diametro totale.
Una lente a contatto è applicata correttamente quando è corretta la sua profondità sagittale per l’occhio
sul quale è stata applicata.
La profondità sagittale è importante perché:
 Maggiore profondità sagittale  lac più stretta
 Minore profondità sagittale  lac più piatta.
La profondità sagittale varia al variare di tutti i parametri della lente a contatto:
- maggiore diametro  maggiore profondità sagittale  lac più stretta
- maggiore raggio di curvatura  minore profondità sagittale  lac più piatta;
e ovviamente viceversa.
In una lente a contatto morbida a geometria sferica, per mantenere inalterata la profondità sagittale e
quindi l’appoggio, ad una variazione di diametro di circa 0,50 mm “dovrebbe” corrispondere una
variazione di raggio di curvatura di circa 0,20 mm.
In una lente a contatto morbida a geometria asferica, invece, variando il diametro la profondità sagittale
varia molto poco, poiché la curvatura tende ad appiattire, quindi non c’è la necessità di variare la
curvatura.

Scelta parametri lac idrofile sferiche e relativi controlli

Scelta parametri
I parametri da “scegliere” sono:
 diametro totale
 raggio di curvatura
 potere diottrico.
Scelta del diametro totale
Il diametro totale deve essere almeno un paio di mm più grande dell’iride visibile misurato in
orizzontale, in modo che il bordo non interferisca con la zona limbare.
Scelta del raggio di curvatura
La scelta del raggio di curvatura dipende dall’entità della toricità corneale, quindi:
- Raggio più piatto della cornea (K) + 0.80 / 1 mm  per astigmatismi corneali medio-bassi
- Media raggi corneali + 0.80 / 1 mm o K + 0.80 mm  per astigmatismi corneali medio-elevati.
Se la toricità corneale è ancor più elevata dobbiamo appiattire un po’ meno, però applicheremo lac
toriche.
I parametri a disposizione, però, non sono sempre tutti quelli che vorremo, in particolare se trattiamo
lenti a contatto a ricambio frequente; quindi ci dobbiamo “adattare” a quelli che le aziende ci
propongono.
I parametri che generalmente abbiamo a disposizione vanno da circa 13.80 mm a circa 14.50 mm per
quanto riguarda i diametri (i più utilizzati sono 13.80, 14.00 e 14.20 mm), da circa 8.30 mm a circa
9.30 mm per i raggi di curvatura (i più utilizzati sono 8.40, 8.60, 8.70, 8.80, 8.90 e 9.00 mm).
Quasi tutte le tipologie di lac a ricambio frequente presentano un diametro unico; in alcune tipologie il
raggio di curvatura non viene nemmeno indicato sulla confezione, ma soltanto sulla scheda tecnica e
sicuramente sarà tra 8.60 e 8.80 mm (parametri necessari ad una cornea con curvatura media).
Scelta del potere diottrico
Il potere della lac idrofila viene scelto uguale a quello della refrazione effettuata con l’occhiale di prova
se i valori sono inferiori a circa ± 3.00 dt, se invece supera tale valore è necessario riportarla sull’apice
corneale con la seguente formula: Pocchiale / (1 - Pocchiale  DAL (in m)).
In caso di presenza di astigmatismo, se non applichiamo lac toriche, è necessario effettuare
l’equivalente sferico.

Controlli post applicazione


I primi controlli devono essere effettuati in lampada a fessura, e non solo, dopo almeno 20-30 minuti
dall’inserimento della lac, successivamente però è consigliabile effettuare un ulteriore controllo dopo
alcune ore di applicazione (ad es. il giorno successivo).

Controlli con lampada a fessura


I controlli devono essere effettuati in tecnica diretta e devono essere osservati:
 Appoggio
 Posizionamento o centraggio
 Dinamica o movimento
Appoggio
Il controllo dell’appoggio si effettua con l’ausilio della fluoresceina macromolecolare o fluorexone,
cioè una tipologia di fluoresceina che non viene assorbita dalla lac idrofila.
In base alla zona nella quale risulta un maggiore accumulo si valuta se la lac è stretta o piatta.
Questo controllo però può essere considerato superfluo, poiché gli altri due, anche più semplici da
effettuare, ci danno comunque la certezza di come è applicata la lac.
Posizionamento
Tutta la cornea deve essere coperta dalla lac, sia in posizione primaria di sguardo che in tutte
le altre direzioni, ed il bordo deve essere pressoché equidistante dal limbus; sono accettabili soltanto
piccoli decentramenti, al massimo di 0,5 mm.
Le lac piatte generalmente risultano decentrate (in basso o in alto), mentre le lac strette generalmente
risultano ben centrate.
Dinamica
Dinamica della lac significa movimento, che la lac deve avere sia durante l’ammiccamento che durante
i movimenti dell’occhio.
Il movimento della lac con l’ammiccamento può essere controllato:
- in posizione primaria di sguardo  deve essere circa 1 mm
- con sguardo rivolto verso l’alto  risulta essere leggermente maggiore, circa 1,5 mm.
Una lac piatta si muove maggiormente, mentre una lac stretta si muove meno o può risultare ferma.
Una lente a contatto morbida applicata correttamente durante i movimenti oculari deve “autocentrarsi”,
cioè seguire l’occhio nei vari movimenti oculari con un leggero ritardo, che possiamo notare
osservando il bordo della lac ed il limbus immediatamente vicino mentre il soggetto muove l’occhio.
La lac piatta segue i movimenti dell’occhio con maggiore ritardo, mentre la lac stretta segue
immediatamente l’occhio nei suoi movimenti, senza mai decentrarsi.
Il controllo della dinamica può essere effettuato anche con il test del “push up” o “test di spinta”, che
molti applicatori però utilizzano soltanto per il controllo delle lac in silicone-idrogel; comunque
consiste nel far guardare il soggetto verso l’alto e spingere la lac verso l’alto con la palpebra inferiore,
poggiandovi sopra il dito indice, in modo da valutare la resistenza della lac al decentramento.
La lac non deve presentare ne troppa resistenza al decentramento, altrimenti significa che è stretta, ne
decentrarsi con troppa facilità, altrimenti significa che è piatta.

Controlli con cheratometro


Con l’oftalmometro possiamo valutare se e come cambia la qualità delle mire tra prima e dopo
l’ammiccamento:
- se la lac è applicata correttamente la nitidezza delle mire non cambia con l’ammiccamento
- se la lac è piatta le mire sono nitide, ma peggiorano subito dopo l’ammiccamento
- se la lac è stretta le mire sono inizialmente irregolari, però migliorano subito dopo l’ammiccamento.
Con l’oftalmometro possiamo anche valutare il “movimento” delle mire subito dopo l’ammiccamento:
- se la lac è applicata correttamente le mire non si muovono
- se la lac è piatta le mire durante l’ammiccamento si sovrappongono, quindi dopo l’ammiccamento
noteremo un allontanamento
- se la lac è stretta le mire durante l’ammiccamento si allontanano, quindi dopo l’ammiccamento
noteremo un avvicinamento.

Sovrarefrazione
La sovrarefrazione teoricamente potrebbe risultare:
- Vicina a zero o comunque correlata all’equivalente sferico  lac applicata correttamente
- Leggermente positiva  lac applicata piatta
- Leggermente negativa  lac applicata stretta;
le due ultime situazioni però difficilmente si verificano, poiché la lac idrofila si adatta alla superficie
corneale, anche se piatta o stretta.

Controlli soggettivi
Per controlli soggettivi intendiamo il potere avere una idea di come è la lac chiedendo informazioni al
soggetto, ad esempio riguardo alla qualità della visione e al comfort.
Il soggetto può riferire:
- buona visione e buon comfort  lac applicata correttamente
- visione fluttuante che tende a peggiorare con l’ammiccamento e scarso comfort  lac applicata piatta
- visione scarsa che tende a migliorare con l’ammiccamento e comfort inizialmente buono che poi
tende a peggiorare  lac applicata stretta.

Visite di controllo
Le visite di controllo possono essere effettuate:
 verso la fine della durata “ufficiale” della lac
 dopo 1 mese
 dopo 3 mesi
 periodicamente con intervalli non superiori a 6 mesi.
Ad ogni visita di controllo dobbiamo:
- chiedere informazioni sull’uso della lac
- valutare il visus
- controllare in lampada a fessura la lac: posizionamento, dinamica e qualità della superficie (eventuali
depositi e bagnabilità)
- controllare in lampada a fessura le condizioni oculari senza lac applicata: palpebre (superiore ed
inferiore) e rima palpebrale, congiuntiva (bulbare e palpebrale), cornea e limbus sclero-corneale.
Le complicanze più frequenti dovute all’utilizzo di una lac piatta sono problematiche a livello della
congiuntiva palpebrale, che prima generalmente si presentano su quella superiore, e della zona limbare;
inoltre se la lac è anche sporca si può manifestare congiuntivite giganto-papillare.
Invece le complicanze più frequenti dovute all’utilizzo di una lac stretta sono:
- indentazione sclerale o aderenza congiuntivale
- ipossia
- iniezione limbare e neovascolarizzazione.

Accorgimenti durante l’uso


La lac deve:
- avere un buon aspetto (apparire integra)
- non dare disturbi
- permettere una buona visione.
È conveniente togliere, sciacquare/detergere e riapplicare la lac in caso di scarso comfort, visione
annebbiata, lacrimazione, bruciore, prurito ... e non applicarla in caso di arrossamento e in caso di
malattia.
Per prolungare e migliorare il porto può essere utile l’utilizzo di soluzione salina monodose da instillare
direttamente nell’occhio o di gocce umettanti (meglio se monodose) in caso di sensazione di secchezza,
poiché aumentano il movimento della lac favorendo l’eliminazione di eventuali residui metabolici
intrappolati sotto la lac e lubrificano-“rinfrescano” l’occhio.

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