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Parlamento

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Il parlamento (in alcuni Stati chiamato con altri nomi quali dieta,
congresso, assemblea nazionale, assemblea federale e altri ancora)
è il corpo legislativo o assemblea legislativa dello Stato, ossia un
organo complesso, costituito essenzialmente da uno o più organi
collegiali di tipo assembleare (camere), la cui funzione precipua,
sebbene non unica[N 1], è l'esercizio del potere legislativo ovvero
l'emanazione delle leggi secondo i dettami fissati dalla relativa
Costituzione, rappresentando dunque l'organo principale di una
democrazia rappresentativa. Palazzo Montecitorio, sede della
Camera dei deputati della Repubblica
Italiana, uno dei due rami del

Indice Parlamento italiano.

Origine del termine


Storia
Descrizione
Tipologia
Ruolo del parlamento
Maggioranza e opposizione
Struttura
Camere Palazzo Madama, sede del Senato
Elezione della Repubblica Italiana, l'altro ramo
Mandato del Parlamento italiano.
Struttura interna delle camere
Presidenza
Commissioni
Gruppi
Funzioni
Funzioni normative
Leggi ordinarie
Leggi costituzionali e organiche
Regolamenti parlamentari
Funzioni di indirizzo politico Palazzo dei Normanni, sede
Rapporto fiduciario con il governo dell'Assemblea regionale siciliana,
unica assemblea regionale italiana i
Funzioni di controllo
cui componenti detengono il titolo di
Approvazione del bilancio dello stato
deputato
Altre funzioni di controllo
Funzioni giurisdizionali
Rilevanza mediatica
Dimostrazioni dalle tribune
Irruzioni di estranei
Tumulti e proteste
Note
Esplicative
Bibliografiche
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Origine del termine


Parlamento deriva dal sostantivo francese parlement, che indica l'azione di parlare: un parlamento è quindi
un luogo dove si promuove, si discute e si dibatte per giungere a decisioni politiche. Il concetto espresso è
quello di un'istituzione collegiale intermedia tra il popolo costitutivo di una comunità e coloro che
governano la comunità: si tratta, in via generale, di un dato di antropologia culturale che attraversa i secoli,
come testimoniano le assemblee, variamente denominate, delle polis greche e il Senato Romano.

La parola parlamento venne impiegata, per la prima volta, nella Chanson de Roland, ma nel senso, comune
tra i monarchi dell'epoca, di luogo e occasione di negoziato tra delegazioni straniere[3]. Nel senso moderno,
invece, era usato nel 1115, un secolo esatto prima della Magna Carta, da parte dei Cistercensi: essi si erano
dotati di una Charta caritatis con la quale conferivano al Parliamentum degli abati la summa potestas del
loro ordine[4].

Nel corso del medioevo e dell'età moderna il termine parlamento ha assunto anche altri significati. Così in
epoca comunale il parlamento o arengo era l'assemblea che riuniva tutti i cittadini del comune che
godevano dei diritti politici[5], ovvero un organo giudicante a composizione assembleare[6]. Secondo
Niccolò Machiavelli, far parlamento si diceva a Firenze "ogni volta che la Signoria, o forzata o di sua
volontà, con animo che si dovesse mutare lo Stato, chiamava al suono della campana grossa il popolo
armato in piazza, e lo faceva d'in su la ringhiera dimandare"[7].

Storia
Intorno all'anno 1000 si trovano resoconti di assise in Islanda (l'Alþing),[8] nelle isole Fær Øer (il Løgting) e
all'isola di Man (il Tynwald). Si trattava in tutti i casi di assise consultive e non legislative. Nel 1097 a
Mazara del Vallo, convocata da Ruggero I il Gran Conte, ebbe luogo la prima assise di un parlamento,
inizialmente itinerante[9]. Il Parlamento siciliano, consultivo, era costituito da tre rami o bracci e
precisamente dal Feudale, dall'Ecclesiastico e dal Demaniale[N 2]. Ma fu nel 1130 con la convocazione delle
Curiae generales da parte di Ruggero II a Palermo, nel Palazzo dei Normanni con la proclamazione del
Regno di Sicilia che si può parlare di primo parlamento in senso moderno[11]. E nel 1141 fu convocata
l'Assise di Ariano, che diede origine all'opera di reductio in volumine della normativa del Regnum culminata
con le assise di Melfi e di Messina convocate da Federico II[12].

Nel 1146 anche la monarchia francese utilizzò il termine parlamentum per una riunione di nobili e prelati
preparatoria della Crociata[13]; da lì il termine transitò negli annali del Regno di Gerusalemme e del Regno
di Francia[14]. Nel 1188 si convocarono a León las Cortes de León, con i membri della nobiltà, del clero e
dei rappresentanti della cittadini e per la prima volta in Europa si
riunirono in assemblea i tre poteri[15]: vi furono riconosciuti
l’inviolabilità del domicilio e la segretezza della corrispondenza, la
necessità per il re di convocare il parlamento per dichiarare la guerra
o fare la pace, e furono garantiti altri numerosi diritti individuali e
collettivi. Nelle Cortes di Benavente (1202) furono fissati i principi
ed i diritti economici del Regno di León e dei suoi abitanti.[16]

Nel 1248 il termine "parlamento" compare[N 3] in Inghilterra per


designare un'assemblea formata da due rami, uno ecclesiastico
(vescovi e abati con il rango di barone) e uno laico (baroni diretti
della Corona)[18]. A tale assemblea nel 1254 venne assicurata una
stabile struttura[19], facendovi entrare anche i rappresentanti elettivi
delle contee. Nel 1297, infine, con lo Statuto de tallagio non
concedendo, si confermò il principio per cui ogni contribuzione
poteva essere imposta solo dietro assenso comune degli
"arcivescovi, vescovi e altri prelati, conti, sovrani, uomini d'arme,
borghesi, e altri uomini liberi del regno nostro", nonché il diritto
dell'assemblea elettiva a controllare la validità delle elezioni, Il parlamento inglese riunito al
sottraendo quindi agli agenti del Re tale privilegio. Come ben si cospetto del Re, XIV secolo.
vede, erano già presenti in nuce i moderni principi della sovranità e
indipendenza del parlamento.

Istituzioni simili al parlamento inglese ma con denominazioni diverse erano sorte anche in altre monarchie
europee[20]: si pensi agli Stati generali in Francia e nei Paesi Bassi, alle Cortes castigliane o alle Corts
aragonesi. Anche queste erano articolate in più assemblee (tre o quattro) corrispondenti ai vari ordini in cui
era divisa la società. In Francia essi erano nobiltà, clero e terzo stato): quivi, durante l'Ancien Régime, il
parlement, sebbene sorto con caratteri non dissimili dal parlamento inglese[N 4], finì per diventare
un'istituzione non rappresentativa con funzioni prevalentemente giurisdizionali[N 5].

Dalla tradizione anglosassone medievale è derivata la forma dell'emiciclo come aula parlamentare.

Descrizione

Tipologia

Tale corpo legislativo è presente in tutte le democrazie moderne (democrazie rappresentative), oltre che in
certi regimi non democratici; nelle repubbliche presidenziali è tradizionalmente chiamato congresso,
sull'esempio statunitense. I membri di un parlamento vengono detti informalmente parlamentari.

Le federazioni hanno un parlamento federale e uno per ciascuno stato federato. Organi analoghi al
parlamento sono spesso presenti anche in altri enti territoriali, ma in questo caso si usano di solito
denominazioni diverse (frequentemente consiglio). Negli Stati moderni il parlamento rappresenta la
componente principale del potere legislativo, che in alcuni ordinamenti coincide con il parlamento dello
Stato centrale, mentre in altri comprende anche i parlamenti degli Stati federati o gli analoghi organi delle
regioni o degli altri enti territoriali dotati di autonomia legislativa.

Ruolo del parlamento


L'esistenza del parlamento può essere considerata diretta conseguenza del principio di sovranità popolare. In
Italia esso è sancito dall'art. 1, secondo comma, della Costituzione: "La sovranità appartiene al popolo". Il
suo ruolo è stato efficacemente descritto da Hegel con l'espressione di: "porticato tra lo Stato e la società
civile".

Il parlamento nasce come organo in cui viene espresso il consenso o meno all'attività impositiva del
sovrano. È significativo, al riguardo, che nasca proprio in Inghilterra: per il diritto germanico, infatti, è
attributo degli uomini liberi l'esenzione da ogni tributo, il quale, quindi, deve essere da costoro - o dai loro
rappresentanti - autorizzato. Nel tempo i parlamenti hanno esteso le loro competenze e svolgono oggi
funzioni di indirizzo politico, legislative, di coordinamento, di controllo e di garanzia costituzionale.

L'esistenza di un parlamento viene usualmente associata alla democrazia, cioè espressione di


rappresentanza, mediante le elezioni politiche, della volontà popolare; in realtà non mancano regimi non
democratici che possiedono un organo così denominato, con struttura e funzioni solitamente non dissimili
da quelle dei parlamenti democratici. La differenza sostanziale con questi ultimi è che i parlamenti non
democratici, anche quando sono elettivi, non sono eletti nell'ambito di una reale competizione tra più partiti:
in certi casi un solo partito è autorizzato a presentare le candidature, in altri casi vi sono più partiti ma le
condizioni in cui si svolgono le elezioni sono tali da assicurare la vittoria a uno solo. In casi come questi il
parlamento non è più il portavoce della volontà popolare ma, semplicemente, il luogo dove vengono
ratificate le decisioni prese da chi detiene effettivamente il potere (organi del partito unico, giunta militare
ecc.): la sottoposizione di tali decisioni al voto parlamentare ha il solo scopo di ostentare una parvenza di
democraticità o un fittizio consenso popolare alle scelte del regime.

Maggioranza e opposizione

Se l'elezione del parlamento avviene nel contesto di una competizione tra partiti, gli eletti apparterranno
molto probabilmente a partiti diversi più o meno contrapposti. In questo caso, di regola, emerge un partito o
una coalizione di partiti che controlla la maggioranza dei voti: la maggioranza parlamentare; in
contrapposizione a essa, i rimanenti partiti costituiscono l'opposizione. Va notato che mentre la maggioranza
è caratterizzata da una certa omogeneità e unità di azione tra i partiti che la compongono, lo stesso non è
necessariamente vero per l'opposizione, che può essere costituita da partiti in netto contrasto tra loro (si
pensi a una maggioranza di centro a fronte della quale l'opposizione è costituita da partiti di destra e
sinistra); solo nei sistemi bipartitici o, quantomeno, bipolari l'opposizione presenta un'omogeneità e unità
d'azione paragonabile a quella della maggioranza, tanto che in questi sistemi si può configurare il ruolo del
leader dell'opposizione.

Nelle forme di governo in cui esiste un rapporto fiduciario tra parlamento e governo, la maggioranza
parlamentare coincide tendenzialmente con la maggioranza di governo, ossia con il partito o la coalizione di
partiti che sostiene il governo. Ciò non è invece necessariamente vero nelle forme di governo dove detto
rapporto fiduciario non esiste: in questo caso è possibile, e fisiologico, che i partiti che costituiscono la
maggioranza parlamentare siano diversi da quelli che sostengono il governo.

Se il parlamento è articolato in più camere, è possibile che le maggioranze parlamentari siano diverse. Si
tratta di un'evenienza piuttosto rara e, di per sé, fonte di possibili disfunzioni, almeno laddove le camere
hanno uguali poteri sovrapposti, ed è questo il caso dell'Italia.

Struttura

Camere
Costituente essenziale del parlamento è
un organo collegiale di tipo
assembleare detto camera. Si
distinguono parlamenti monocamerali,
bicamerali e multicamerali secondo
che siano costituiti da una, due o più di
due camere. I parlamenti multicamerali
sono stati molto rari nella storia e
attualmente nessuno Stato ha un
parlamento di questo tipo[N 6].

Paesi con parlamento bicamerale


Se il parlamento è costituito da due
Paesi con parlamento monocamerale camere, una viene tradizionalmente
Paesi con parlamento unicamerale fornito di organo consultivo denominata camera alta, l'altra camera
Paesi senza parlamento bassa[22]. Nella pratica la
denominazione ufficiale attribuita alle
camere varia da ordinamento a
ordinamento: per la camera bassa (o per l'unica camera dei parlamenti monocamerali) le denominazioni più
utilizzate sono camera dei rappresentanti, camera dei deputati, assemblea legislativa, assemblea nazionale,
dieta ecc. e rappresentanti o deputati sono per lo più detti i suoi membri; per la camera alta la
denominazione di gran lunga più utilizzata è senato, i cui membri sono detti senatori; in certi ordinamenti
federali la camera alta è detta consiglio degli Stati e consiglieri i suoi membri.

La camera bassa ha usualmente un centinaio di membri nei paesi con popolazione attorno ai tre milioni di
abitanti; raramente ha più di 400-600 membri, anche nei paesi di maggiori dimensioni. In tutti gli
ordinamenti, con l'unica eccezione di quello britannico, la camera alta ha un numero minore di membri
rispetto alla camera bassa.

Nei parlamenti bicamerali alcune deliberazioni possono essere assunte da un collegio costituito dalle due
camere riunite in seduta comune. In particolare, le camere eleggono in seduta comune il presidente della
repubblica e le altre cariche dello Stato per le quali è prevista l'elezione parlamentare. In alcuni ordinamenti
le camere deliberano in seduta comune sulle questioni per le quali si sono già pronunciate separatamente in
modo discordante.

Oltre che con la deliberazione in seduta comune, i contrasti tra le camere possono essere risolti con diverse
modalità[23]. In alcuni ordinamenti la questione è deferita a una commissione bicamerale affinché elabori un
testo di compromesso, da sottoporre all'approvazione delle due camere; in altri ordinamenti, tra cui quello
italiano, la questione è sottoposta reiteratamente al voto delle due camere sinché non si arriva a una
deliberazione concorde (cosiddetta navetta parlamentare).

Elezione

Nei parlamenti democratici almeno una delle camere, precisamente la camera bassa, è rinnovata
periodicamente mediante elezione diretta dal popolo: l'evento è detto comunemente elezioni politiche o
elezioni generali.

In realtà, negli ordinamenti attuali, con la notevole eccezione della Camera dei lord britannica e di alcuni
stati ex domini britannici, come il Canada[N 7], anche la camera alta è ormai elettiva, seppur con modalità
differenziate rispetto alla camera bassa, ad esempio prevedendo un'età minima più elevata per votare o
essere eletti, un diverso sistema elettorale, diversi collegi elettorali. In alcuni ordinamenti (ad esempio, in
Francia) la camera alta è eletta in modo indiretto, dai cosiddetti grandi elettori, a loro volta eletti dal popolo,
mentre in certe federazioni i membri della camera alta sono eletti dai parlamenti degli Stati federati.
L'elettorato attivo del parlamento è uno dei principali diritti politici ed è andato con il tempo estendendosi in
tutti gli ordinamenti: inizialmente, nel XIX secolo, era limitato ai cittadini che possedevano un certo censo,
di solito commisurato all'ammontare dei tributi versati (suffragio censitario), in seguito taluni ordinamenti lo
hanno esteso ai cittadini che avevano un certo grado d'istruzione (suffragio capacitario), infine è stato
esteso, nel XX secolo, a tutti i cittadini, dapprima di sesso maschile e poi d'ambo i sessi (suffragio
universale). Attualmente, è adottato quasi ovunque il suffragio universale: l'elettorato attivo è riconosciuto a
tutti i cittadini al disopra di una certa età (la maggiore età o, in qualche ordinamento, un'età leggermente
superiore); se tale età è differenziata per le due camere, è maggiore quella prevista per la camera alta.

In genere, l'elettorato passivo viene riconosciuto a coloro cui spetta l'elettorato attivo, prevedendo tuttavia
un'età minima superiore.

Mandato

I membri del parlamento sono eletti per un mandato di tempo limitato, spesso di cinque anni, che prende il
nome di legislatura. Lo scioglimento anticipato della camera, intervenuto prima di tale termine, ne
determina però la decadenza e l'indizione di nuove elezioni. In alcuni sistemi il potere di sciogliere le
camere (o anche una sola di esse) è attribuito al primo ministro; in altri spetta invece al consiglio dei ministri
o, più frequentemente, al capo dello Stato, su proposta del primo ministro o di sua iniziativa; vi sono anche
ordinamenti nei quali lo scioglimento è deliberato dalla stessa camera (autoscioglimento). In ogni caso, lo
scioglimento è un istituto proprio delle forme di governo in cui esiste un rapporto fiduciario tra parlamento e
governo: parlamentare e semipresidenziale; non esiste in altre forme di governo e, in particolare, in quella
presidenziale.

Lo scioglimento delle camere può avere due diverse finalità: se in parlamento esiste una maggioranza stabile
che sostiene il governo (come avviene, tipicamente, nei sistemi bipartitici), può essere deciso per andare alle
elezioni in un momento di congiuntura politica favorevole allo stesso governo, che potrebbe non ripetersi
alla scadenza naturale del mandato. Invece, se in parlamento non si riesce a formare una maggioranza in
grado di sostenere il governo (come può avvenire nei sistemi multipartitici), lo scioglimento è un modo per
superare l'impasse venutosi a creare, sottoponendo le forze politiche al giudizio dell'elettorato nell'auspicio
che dalle elezioni emerga una maggioranza.

Un caso particolare di scioglimento del parlamento è quello previsto nelle costituzioni che hanno adottato
l'elezione popolare diretta del primo ministro, secondo quella variante della forma di governo parlamentare
che alcuni autori hanno denominato neoparlamentare. In questo caso il voto di sfiducia del parlamento nei
confronti del governo, se determina le dimissioni di quest'ultimo, determina anche l'automatico scioglimento
dello stesso parlamento; d'altra parte, l'elezione simultanea del primo ministro e del parlamento dovrebbe
assicurare un certo allineamento politico tra i due organi e prevenire crisi di governo.

Struttura interna delle camere

All'interno di ciascuna camera sono istituiti alcuni organi per il suo funzionamento, in particolare:

la presidenza;
le commissioni;
i gruppi.

Presidenza
Ciascuna camera elegge tra i propri membri il presidente[24]; nei parlamenti dei paesi anglosassoni, in
particolar modo nelle camere basse, è di solito denominato speaker (portavoce). Per l'elezione del presidente
è usualmente richiesta una maggioranza qualificata, a sottolineare l'imparzialità che connota il suo ruolo. In
molti ordinamenti - ma non in quelli anglosassoni - il presidente è affiancato da vicepresidenti ed
eventualmente da segretari e, in alcuni ordinamenti, tra cui quello francese e quello italiano, da questori,
anch'essi eletti dalla camera tra i propri membri, che assieme al presidente costituiscono un organo
collegiale, l'ufficio di presidenza o praesidium.

Nelle camere non elettive il presidente di solito non è eletto dai membri ma nominato dal capo dello Stato.
Negli Stati Uniti, così come in altre repubbliche presidenziali, soprattutto latinoamericane, che hanno
seguito il modello statunitense, presidente di diritto della camera alta è il vicepresidente della repubblica o, a
livello statale, il luogotenente governatore.

Il presidente convoca le sedute della camera e ne dirige lo svolgimento, anche con poteri disciplinari[25] e di
polizia, assicurando, in particolare, l'ordinato svolgimento dei dibattiti e delle votazioni, di cui proclama il
risultato. Tali funzioni dovrebbero essere svolte in modo imparziale nei confronti di maggioranza e
opposizione, a prescindere dalla parte politica nella quale il presidente si riconosce; di fatto, mentre in certi
sistemi (ad esempio quello britannico) è richiesta al presidente una rigorosa imparzialità, in altri (come
quello statunitense) gli è concesso un ruolo più partigiano.

Dal presidente dipendono gli uffici che supportano il funzionamento della camera, separati dalla pubblica
amministrazione e diretti da un alto funzionario che nei paesi anglosassoni è usualmente denominato clerk
mentre altrove è per lo più denominato segretario generale.

In vari ordinamenti il presidente, oltre alle funzioni quale organo interno della camera, ne ha altre proprie,
ad esempio quella di nominare i titolari di alcuni organi di cui si vuole assicurare l'imparzialità (come le
autorità indipendenti). Negli ordinamenti repubblicani i presidenti delle camere hanno funzioni vicarie del
presidente della repubblica in mancanza del vicepresidente; in questo caso, se il parlamento è bicamerale,
primo in ordine di successione è di solito il presidente della camera alta.

Commissioni

Tra le funzioni attribuite alle Commissioni è solito distinguere:

approvazione di apposite risoluzioni volte a manifestare ordinamenti e indirizzi su specifici


argomenti.
di controllo, attraverso le quali far valere le responsabilità politiche del Governo.
di tipo consultativo, esercitate ogniqualvolta sia necessario acquisire il parere di una
Commissione per gli aspetti di una specifica competenza.
di tipo conoscitivo, esercitata attraverso la promozione di specifiche indagini.

Le commissioni hanno un'organizzazione interna analoga a quella della camera, con un proprio presidente,
eventualmente affiancato da un ufficio di presidenza, e possono essere a loro volta articolate in
sottocommissioni.

Gruppi

Ciascuna camera si articola in gruppi secondo l'appartenenza partitica dei suoi membri: normalmente tutti i
parlamentari che appartengono a un determinato partito costituiscono un gruppo, sicché questo è la
proiezione del partito nel parlamento (il cosiddetto parlamentary party dei sistemi anglosassoni). Può anche
accadere che più partiti costituiscono un gruppo unico, di solito nell'ambito di una coalizione o come passo
verso la fusione, o che un partito abbia più gruppi, di solito preludio a una scissione.

In molti parlamenti i gruppi hanno una disciplina ufficiale; un'eccezione è rappresentata dai parlamenti
anglosassoni, dove i gruppi, pur avendo una rilevanza politica non inferiore a quella di altri parlamenti, non
sono ufficialmente previsti dalle norme che disciplinano l'organizzazione e il funzionamento delle camere.
Dove i gruppi hanno un ruolo ufficiale è di solito previsto un numero minimo di membri per la loro
costituzione; i parlamentari che, per questo motivo, non riescono a costituire un gruppo o che, comunque,
non aderiscano ad alcun gruppo, vanno a costituire il gruppo misto.

In certi paesi, tra cui quelli anglosassoni e quelli scandinavi, il ruolo di leader del partito coincide con quello
di leader del suo gruppo parlamentare (della camera bassa, se il parlamento è bicamerale), tanto che, spesso,
viene eletto da quest'ultimo. Altrove, invece, il gruppo parlamentare elegge un proprio leader (capogruppo
o presidente) distinto dal leader del partito.

Funzioni

Funzioni normative

Leggi ordinarie

La funzione legislativa è quella che più tradizionalmente viene associata al parlamento e consiste nella
produzione di norme giuridiche generali e astratte, che vanno a costituire l'ordinamento giuridico, attraverso
un apposito atto normativo, la legge. Tuttavia in certi casi il parlamento esercita funzioni non normative (ad
esempio, amministrative) con atti aventi forma di legge: si è di fronte allora a leggi meramente formali,
poiché questi atti della legge hanno la forma (e la forza) ma non il contenuto (esempio tipico di legge
meramente formale è, in molti ordinamenti, tra i quali quello italiano, la legge di approvazione del bilancio
dello Stato).

In tutti gli ordinamenti le leggi possono essere proposte dai singoli membri della camera o, in qualche caso,
da un certo numero di essi. In molti ordinamenti - con la notevole eccezione degli Stati Uniti e di altre
repubbliche presidenziali - le leggi possono inoltre essere proposte dal governo (in alcuni ordinamenti, tra
cui quello italiano, con l'autorizzazione del capo dello Stato): anzi, laddove la maggioranza parlamentare
sostiene il governo, come avviene necessariamente nei sistemi parlamentari, gran parte delle leggi approvate
dal parlamento è d'iniziativa governativa[N 8]. Oltre quelli citati possono esserci altri soggetti cui è attribuita
l'iniziativa legislativa, secondo scelte alquanto variabili da ordinamento a ordinamento: un certo numero di
elettori (iniziativa popolare), gli stati o le regioni oppure un certo numero di essi nei sistemi federali o
regionali, organi di rappresentanza delle forze economiche e sociali (quale il CNEL italiano) ecc.

I parlamenti monocamerali non impiegano molto a formulare una legge e approvarla poiché il tutto si svolge
all'interno di una sola Camera. Nei parlamenti con il bicameralismo perfetto, invece, la proposta di legge
viene sottoposta a modifiche e votazioni in entrambe le Camere, che, se non trovano un accordo,
generalmente convocano una Commissione congiunta con membri di entrambe le Camere a discutere sulla
legge per trovare un accordo. Il testo della Commissione viene presentato a una delle due Camere per la
votazione e l'invio alla seconda Camera.

Per quanto riguarda invece i parlamenti con bicameralismo imperfetto, la situazione varia da ordinamento a
ordinamento: in Francia, l'Assemblea Nazionale ha il potere di pronunciarsi definitivamente su un testo di
legge, anche senza l'approvazione del Senato. In Germania, invece, il Bundestag ha più o meno le funzioni
della Camera dei Comuni britannica. Il Bundestag infatti, ha quasi tutto il potere legislativo, che però, a
differenza dell'ordinamento britannico, può essere ostacolato dal Bundesrat. Inoltre, alcuni determinati tipi
di legge (amministrazione del territorio, controllo di determinati fiumi ecc.) hanno bisogno
dell'approvazione di entrambe le Camere. Le leggi passano dal Presidente che può decidere di inviarle
nuovamente al Parlamento per una nuova discussione. Nei sistemi parlamentari, se la legge non è stata
modificata, il Presidente è obbligato a firmarla, in quelli presidenziali che seguono il modello americano, il
Presidente è obbligato a firmarla solo se a maggioranza dei due terzi a entrambe le Camere.

Leggi costituzionali e organiche

Negli ordinamenti a costituzione rigida le leggi sono subordinate, nella gerarchia delle fonti del diritto, alla
costituzione e alle leggi che la modificano o integrano (leggi costituzionali). Mentre la costituzione è di
solito adottata da un organo ad hoc, l'assemblea costituente, le leggi costituzionali sono di solito approvate
dal parlamento con una procedura aggravata rispetto a quella prevista per le leggi ordinarie. Negli
ordinamenti a costituzione flessibile, invece, la costituzione è posta allo stesso rango delle leggi, sicché può
sempre essere modificata o integrata da queste.

In alcuni ordinamenti (ad esempio, in Francia e Spagna) esiste inoltre una fonte di tipo legislativo (legge
organica) adottata dal parlamento con procedura aggravata che ha rango gerarchico superiore alla legge ma
subordinato alla costituzione e alle leggi costituzionali, alla quale sono riservate determinate materie.

Le leggi costituzionali e organiche sono adottate secondo procedure analoghe a quelle delle leggi ordinarie,
salvi gli aggravamenti previsti dalla costituzione che possono consistere, ad esempio, nella necessità di una
maggioranza qualificata (come quella dei 2/3 o dei 3/4) per l'approvazione oppure di una doppia
approvazione.

Va notato che, anche nei sistemi a bicameralismo imperfetto, alle due camere sono generalmente
riconosciuti uguali poteri quando si tratta di approvare leggi costituzionali od organiche.

Regolamenti parlamentari
Lo stesso argomento in dettaglio: Regolamento parlamentare.

Ciascuna camera approva il proprio regolamento, un atto normativo con il quale disciplina la propria
organizzazione interna e il proprio funzionamento[26]. Tali regolamenti, a differenza degli omonimi atti
adottati dal potere esecutivo, non sono, nella maggioranza degli ordinamenti, subordinati alle leggi nella
gerarchia delle fonti del diritto ma posti sullo stesso piano: i rapporti tra legge e regolamento parlamentare
non sono, quindi, regolati dal principio di gerarchia ma da quello di competenza, nel senso che la legge non
può invadere la sfera di competenza specificamente attribuita al regolamento e quest'ultimo non può
disciplinare materie che fuoriescano da tale sfera. In alcuni ordinamenti, ad esempio quello francese, i
regolamenti parlamentari sono invece subordinati alla legge.

Generalmente le Camere hanno specifiche commissioni incaricate di sottoporre all'assemblea i regolamenti


da approvare e le eventuali modifiche agli stessi, nonché della loro interpretazione. Negli ordinamenti
anglosassoni, l'elaborazione regolamentare è prevalentemente di tipo consuetudinario[27], secondo
precedenti[28] raccolti in codici e compilazioni private, sia pure dotate di grande autorevolezza[N 9].

Funzioni di indirizzo politico

In tutti i sistemi democratici il parlamento svolge funzioni di indirizzo politico la cui incisività, tuttavia, varia
con la forma di governo adottata: i sistemi parlamentari e semi-presidenziali, infatti, sono caratterizzati dal
rapporto fiduciario esistente tra governo e parlamento, mentre nella repubblica presidenziale e nella
monarchia costituzionale tale rapporto non sussiste. Oltre al rapporto fiduciario con il governo in tutti i
sistemi, compresi quelli presidenziali, il parlamento dispone di una serie di strumenti per incidere
sull'indirizzo politico: tra questi rientra la stessa funzione legislativa, visto che la legge, nello Stato di diritto,
ispirato al principio di legalità, può vincolare l'attività degli altri poteri dello Stato. È però dubbia, e non solo
nel sistema parlamentare italiano, l'efficacia di norme di leggi ordinarie che abbiano ad oggetto adempimenti
posti in capo al Governo, che verosimilmente è sanzionabile unicamente col voto di sfiducia[N 10], strumento
in alcuni casi giudicato vistosamente sproporzionato.[31]

Anche i poteri di controllo sul governo, di cui dispongono tutti i parlamenti democratici, possono essere
considerati uno strumento attraverso il quale il parlamento partecipa alla definizione dell'indirizzo politico.

Rapporto fiduciario con il governo

Nei sistemi parlamentari e semipresidenziali il governo deve avere la fiducia del parlamento. In alcuni
ordinamenti (tra cui quello italiano) questo comporta che il primo ministro, nominato dal capo dello stato,
deve sottoporre il proprio programma di governo al voto di fiducia del parlamento e, nel caso non lo
ottenga, si deve dimettere. In molti altri ordinamenti, invece, la fiducia al momento della nomina è presunta,
sicché non è necessario un voto di fiducia preliminare; in altri ancora, infine, il voto di fiducia è sostituito da
un voto d'investitura del parlamento prima della nomina da parte del capo dello Stato o, addirittura, è
prevista l'elezione del primo ministro da parte del parlamento.

In tutti i sistemi parlamentari e semi-presidenziali il venir meno della fiducia del parlamento, che si manifesta
nel voto di sfiducia (o, più esattamente, nel voto favorevole su una mozione di sfiducia proposta da membri
del parlamento[N 11] o nel voto sfavorevole su una questione di fiducia posta dallo stesso governo) comporta
l'obbligo di dimissioni del governo (la cosiddetta crisi di governo). Va aggiunto che di solito il governo si
dimette già nel momento in cui, essendo venuto a mancare l'appoggio di uno o più partiti della sua
coalizione, ritiene di aver perso la maggioranza in parlamento, evitando così di sottoporsi al voto di sfiducia
(si parla, in questo caso, di crisi di governo extraparlamentare).

In alcuni ordinamenti (ad esempio quello tedesco), il rapporto di fiducia intercorre tra primo ministro e
parlamento mentre in altri, più numerosi (ad esempio quello italiano), intercorre tra l'intero governo e il
parlamento: la prima soluzione, ovviamente, tende ad accentuare la posizione di preminenza del primo
ministro, poiché in questo modo i ministri dipendono direttamente solo da lui; la seconda soluzione, invece,
accentua la collegialità del governo. Un'altra variabile riguarda quali camere nei parlamenti bicamerali sono
coinvolte nel rapporto fiduciario: in alcuni ordinamenti (ad esempio quello britannico) è richiesta la fiducia
della sola camera bassa, in altri (ad esempio quello italiano) la fiducia di entrambe le camere.

La necessità che il primo ministro abbia la fiducia del parlamento limita considerevolmente l'effettivo
margine di scelta del capo dello Stato al momento della nomina. In particolare, nei sistemi bipartitici o
bipolari il capo dello Stato non può far altro che nominare primo ministro il leader del partito o della
coalizione che, avendo vinto le elezioni, ha la maggioranza in parlamento. Nei sistemi multipartitici, invece,
il capo dello Stato mantiene un più ampio margine di scelta, soprattutto quando non si delinea in parlamento
una coalizione di maggioranza in grado di sostenere il governo.
In alcuni sistemi (tipicamente quelli che seguono il cosiddetto sistema Westminster) il primo ministro, come
del resto gli altri ministri, deve essere membro del parlamento; in altri (tra i quali quello italiano) può esserlo
o meno, ma di fatto normalmente lo è; infine, in alcuni sistemi (tra i quali quello francese e molte altre
repubbliche semi-presidenziali) il primo ministro non può essere membro del parlamento e, se lo è, deve
dimettersi al momento della nomina.

Funzioni di controllo

Approvazione del bilancio dello stato

Lo strumento a disposizione del Parlamento per controllare l'attività di spesa e di entrata del Governo è
l'approvazione del bilancio preventivo che il Governo stesso redige (entro il 31 dicembre di ogni anno,
secondo l'art. 81 della Costituzione italiana).

Tutte le spese e le entrate debbono essere infatti preventivamente autorizzate dal Parlamento, in base al
principio no taxation without representation.

Altre funzioni di controllo

L'autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali compete in buona parte ai Parlamenti, quando non si
tratti di accordi stipulati dall'Esecutivo in forma semplificata per la loro rilevanza minore. Storicamente, lo
scopo della previsione era evitare che si eludesse il potere legislativo negoziando tra Esecutivi materie
rientranti nelle competenze dei rispettivi Legislativi, per poi darvi ingresso nei rispettivi ordinamenti
giuridici senza passare per il voto parlamentare.

In molti Parlamenti s'è estesa la previsione dello svolgimento di uno hearing, nelle sedi consultive su atti del
governo, originariamente prevista al Senato statunitense per le nomine di componenti dell'Esecutivo e alti
funzionari pubblici (ambasciatori, ecc.).

Alle funzioni di controllo o ispettive si riconducono le indagini conoscitive[32].

Funzioni giurisdizionali

In alcuni ordinamenti costituzionali è prevista la natura giudicante del Parlamento, che svolge un ruolo (di
propulsione dell'accusa o addirittura di decisione finale) in ordine ai processi nei confronti delle altre cariche
dello Stato (es. impeachment nei regimi anglosassoni ovvero messa in istato d'accusa del Capo dello Stato
in quelli continentali).

Una diversa forma di giurisdizione è quella - riservata alle Camere in alcuni ordinamenti, come quello
italiano (art. 66 della locale Costituzione) - di verifica dei poteri, per accertare la legittimità delle
proclamazioni operate dagli uffici elettorali: la sua sopravvivenza è oggetto di contestazioni in dottrina,
mantenendo in una "zona d'ombra" la tutela giurisdizionale dei ricorrenti che non possono ottenere il mezzo
per impugnare la legge in via incidentale alla Corte costituzionale[33].

Rilevanza mediatica
Al centro della vita istituzionale sia delle monarchie costituzionali che delle repubbliche presidenziali - oltre,
ovviamente, alle repubbliche parlamentari - il Parlamento è anche il luogo in cui la conflittualità politica
incontra la sua massima visibilità: "nelle società moderne il parlamento è diventato forse il luogo più tipico
dell’interazione pubblica"[34].

Dimostrazioni dalle tribune

La violazione della tranquillità decisionale dell'organismo rappresentativo della sovranità popolare


costituisce il motivo della disciplina dell'ordine e del silenzio per coloro che sono ammessi nelle tribune
aperte al pubblico. Tra le dimostrazioni di tipo simbolico, che nella storia si sono verificate dalle tribune, si
annoverano:

17 giugno 1958: mentre era in corso alla Camera la discussione sulla decisione del governo
ungherese di fucilare Imre Nagy ed altri dirigenti comunisti, Giulio Seniga fu protagonista,
assieme ad Anita Galliussi, del lancio in Aula a Montecitorio “di decine di volantini che
denunciavano la complicità del gruppo dirigente del PCI con il partito comunista
ungherese”[35].

Irruzioni di estranei

Poiché l'accesso all'aula è vietato agli estranei[N 12] all'istituzione parlamentare[N 13], alcuni degli eventi più
traumatici per le democrazie sono passati per l'ingresso di armati nell'emiciclo o nelle sue vicinanze. Tra
questi episodi si annoverano:

5 gennaio 1918: la Guardia rossa Železnjakov entra nella sede dell'Assemblea costituente
russa e ne fa cessare i lavori pronunciando le parole: "la guardia è stanca";
5 giugno 1947: pestaggio dei deputati del partito agrario bulgaro che cercavano di difendere
Nikola Petkov dall’arresto deciso dal governo comunista;
23 febbraio 1981: il colonnello Tejero entra nella sede delle Cortes spagnole con la pistola
in pugno iniziando un tentativo di colpo di Stato;
27 ottobre 1999: sparatoria nella sede del parlamento armeno, guidata da Nairi Hunanyan e
quattro suoi seguaci armati che fanno irruzione durante i lavori uccidendo otto persone, tra
cui il primo ministro Vazgen Sargsyan e il presidente della Camera Karen Demirchyan;
l'ingresso di manifestanti sciiti il 30 aprile 2016 nella sede del parlamento iracheno, sito
nella zona verde di Baghdad, per protestare contro la mancata approvazione della legge
anticorruzione;
l'ingresso il 30 marzo 2017 di manifestanti contro la revisione costituzionale - che
consentirebbe la ricandidatura del Capo dello Stato del Paraguay in carica - nella sede del
Parlamento ad Asunción, con incendio della sala delle riunioni bicamerali[40];
l'ingresso di manifestanti nell'edificio del Parlamento macedone il 27 aprile 2017 per
contestare l'elezione del nuovo presidente dell'Assemblea[41], con dieci parlamentari
ricoverati in ospedale per ferite[42];
ingresso nell'aula della Camera ugandese di agenti in borghese il 27 settembre 2017, per
arrestare deputati dell'opposizione nel corso dell'ostruzionismo contro l'abolizione dei limiti
d'età per i candidati alle elezioni presidenziali[43];
l'asportazione dall'Aula dello scettro dell'autorità dello Speaker nel Senato nigeriano, il 18
aprile 2018[44];
l'ingresso dei manifestanti contro la legge per l'estradizione degli abitanti di Hong Kong
nella Cina continentale, avvenuta il 1º luglio 2019 nell'aula del Consiglio legislativo di Hong
Kong con esposizione sui banchi della Presidenza della bandiera coloniale britannica[45];
l'ingresso di manifestanti contro il caro-vita nell'edificio dell'Asamblea nacional dell'Ecuador,
l'8 ottobre 2019[46];
l'ingresso di militari armati nel Parlamento del Salvador il 9 febbraio 2020 per sostenere la
richiesta di un incremento salariale[47];
l'ingresso di manifestanti nel Parlamento della Kirghizia a Bishkek il 5 ottobre 2020, per
protestare contro le presunte falsificazioni dell'esito elettorale[48];
l'ingresso nel Parlamento, a Erevan il 9 novembre 2020, di dimostranti contro l'accordo di
tregua in Nagorno Karabakh, stipulato dal governo armeno con l'Azerbajan; nella stessa
circostanza è stato aggredito il presidente del Parlamento Ararat Mirzoyan mentre si
allontanava dall'edificio.
l'irruzione nel Campidoglio, a Washington il 6 gennaio 2021, di manifestanti a favore del
presidente repubblicano uscente Donald Trump, durante la sessione di certificazione della
vittoria del presidente eletto Joe Biden. Negli scontri muoiono 5 persone, i parlamentari sono
stati fatti evacuare.[49][50]
L'8 gennaio 2023 a Brasilia migliaia di manifestanti a favore dell'ex presidente Jair
Bolsonaro prendono d'assalto il Congresso nazionale del Brasile.

Tumulti e proteste

Anche i tumulti in aula e gli scontri non solo verbali[N 14] tra parlamentari fanno spesso parte della storia di
un Paese, e senz'altro appartengono alla cronaca eventi come:

gli incidenti nella Duma russa sui risultati elettorali, il 30 marzo 2005[52];
gli incidenti nel Parlamento georgiano del 1º luglio 2005 sull'arresto di alcuni campioni
sportivi per estorsione[53];
gli incidenti nel Parlamento di Taiwan il 18 marzo 2006 (oratore schiaffeggiato alla tribuna) e
19 gennaio 2007 (lancio di scarpa contro la Presidenza);
gli scontri nel Parlamento boliviano il 28 agosto 2007 sulla nomina dei giudici costituzionali;
l'alterco Cusumano-Barbato e l'esultanza dei senatori Gramazio e Strano nel Senato italiano
in occasione della caduta del governo Prodi il 25 gennaio 2008;
gli incidenti nel Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) il 26 aprile 2008 in occasione
dell'elezione del presidente dell'assemblea;
gli incidenti nel Parlamento sud-coreano il 22 luglio 2009 quando la maggioranza cercò con
la forza di concludere l'ostruzionismo sulla legge sulla stampa;
gli incidenti nel Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) in occasione della proroga della
concessione dell'utilizzo della base navale di Sebastopoli alla Russia, il 26 aprile 2010[54];
gli incidenti nel Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) l'8 aprile 2014, in occasione
dell'inasprimento delle pene per chi promuove il separatismo, con l'intervento di alcuni
deputati di Svoboda contro il leader del partito comunista Petro Symonenko;
gli incidenti nel Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) il 12 febbraio 2015, quando i deputati
Yegor Sobolev e Vladim Ivchenko si sono presi a pugni in faccia per divergenze su un
disegno di legge anti-corruzione.
gli incidenti nel Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) l'11 dicembre 2015, quando Oleg
Barna, deputato del partito del presidente Petro Poroshenko, ha consegnato un mazzo di
rose al primo ministro Arsenij Jacenjuk, impegnato in un discorso, e poi ha cercato di
rimuoverlo a forza dal podio. A questo punto è scoppiata una rissa con decine di
parlamentari, tra urla e spintoni;
gli incidenti nella Camera del Kosovo, il 14 dicembre 2015 a Pristina, in cui alcuni deputati
dell'opposizione hanno tentato di bloccare - con il lancio di candelotti lacrimogeni in Aula - le
intese con Serbia e Montenegro su poteri delle etnie e confini del Kosovo;
gli incidenti - durante la seduta sulla revisione della Costituzione voluta dal presidente della
Repubblica Recep Tayyip Erdoğan - che tra l'altro hanno visto, il 19 gennaio 2017, la
vicepresidente del Parlamento della Turchia, Buldan (filocurda del Partito Democratico dei
Popoli), presa a calci al petto.

Note

Esplicative
1. ^ La funzione di scelta del governo è propria soltanto della forma di governo parlamentare[1],
ma in tutte le democrazie vi è comunque nell'assemblea elettiva nazionale una qualche
attività di relazione con il potere esecutivo, in primis per l'approvazione del documento che
autorizza le spese dell'amministrazione al cui vertice il governo è posto.[2]
2. ^ Il ramo feudale era costituito dai 56 nobili che rappresentavano contee e baronie, il ramo
ecclesiastico era formato da 63 arcivescovi, vescovi, abati e archimandriti, mentre il ramo
demaniale era costituito dai rappresentanti delle 42 città demaniali della Sicilia (fra cui le
attuali Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Agrigento, Trapani, Patti, Mazara, Sciacca,
Noto, Caltagirone, Troina, Termini Imerese, Marsala, Lentini, Enna, Naro, Nicosia, Licata,
Polizzi, Piazza Armerina, Randazzo, Caltanissetta, Ragusa, Alcamo, Partinico, Monreale,
Erice, Salemi, Corleone, Sutera, Castronovo, Augusta, Mineo, Vizzini, Agira, Calascibetta,
Acireale, Taormina, Rometta, Milazzo, Mistretta, Tortorici, Castroreale, Cefalù, Santa Lucia
del Mela, Linguaglossa).[10]
3. ^ Fa retrocedere la prima apparizione della parola parliamentum al 1242 Albert Beebe
White.[17]
4. ^ Dove

«i diritti dei parlamenti procedono addirittura dalle origini della storia monarchica,
ossia dalle assemblee franche e successivamente dalla curia regis medievale, e che
pertanto non sono delle semplici corti di giustizia, ma un unico corpo depositario
delle leggi fondamentali del regno, con potere legislativo; il rifiuto di registrazione
una legge equivarrebbe a bocciatura della legge stessa.»

(F. Furet, La rivoluzione francese, Mondadori, Milano, 2010, p. 46)


5. ^ Tale carattere era presente anche nel Parlamento inglese, sia pure in misura sempre
minore.[21]
6. ^ Il più recente esempio di parlamento multicamerale è quello tricamerale previsto dalla
costituzione sudafricana del 1983, esistito dal 1984 al 1994 quando, con l'approvazione
della nuova costituzione, ebbe fine il regime dell'apartheid.
7. ^ In questi Stati i senatori sono nominati dal governatore generale, in parte (maggioritaria) su
proposta del primo ministro, in parte su proposta del leader dell'opposizione e in parte di
propria iniziativa.
8. ^ In Italia le proposte di legge d'iniziativa governativa sono tradizionalmente denominate
disegni di legge, differenziandole così dai progetti di legge di diversa iniziativa.
9. ^ Per un caso eccezionale di nuova regola votata dal Senato USA ad inizio Novecento, si
veda la regola 19 del regolamento del Senato.[29]
10. ^ Ad esempio si sono verificati, senza alcuna conseguenza sanzionatoria, casi in cui un
governo non ha attuato una legge di delegazione legislativa o non ha ottemperato a leggi
che prevedevano di notiziare le Camere entro una data scadenza; oppure ancora si sono
verificati, senza alcuna conseguenza sanzionatoria, casi in cui ministri non hanno emanato
dei decreti ministeriali attuativi nei termini prefissati da una legge.[30]
11. ^ Certe costituzioni, ad esempio quella tedesca e quella spagnola, prevedono che la
mozione di sfiducia indichi anche il nome di chi viene proposto come primo ministro al posto
di quello in carica (cosiddetta sfiducia costruttiva): è questa una soluzione finalizzata a
rafforzare la stabilità della funzione di governo.
12. ^ Tanto da richiedere decisioni ad hoc quando vi sono esigenze di accesso di estranei,
addotte dai parlamentari stessi, imposte da necessità di assistenza a sé stessi[36] o ad
altri[37]: si tratta di decisioni che vengono assunte dalla Presidenza dell'Assemblea e non
sempre sono adesive alla richiesta del parlamentare.[38]
13. ^ Tanto da paragonarlo al temenos dei templi, entro i quali l'accesso era consentito solo ai
sacerdoti del culto praticatovi.[39]
14. ^ Per i gesti di tipo meramente simbolico[51]; si ricorda come, in proposito, la Corte europea
dei diritti dell'uomo ha consentito l'esperibilità del mezzo di ricorso contro l'inflizione di
sanzioni disciplinari.

Bibliografiche
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"nelle curie provinciali istituite nelle Assise di Messina dei parlamenti, in ciò seguito da
quella storiografia sicilianista che ha voluto riportare a Federico l'introduzione nel Regnum
del sistema parlamentare", considerando - nell'accesso parziale accordato anche alla
società civile - la premessa per cui il Regno di Sicilia andrebbe considerato il primo stato
moderno della storia d'Europa: Andrea Romano, ASSISE DI MESSINA, Federiciana (2005)
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soprattutto una dichiarazione rilasciata a una commissione d'inchiesta parlamentare
dallo stesso Cosentino [...] circa il compito del segretario generale della Camera: questi
doveva essere "il custode del tèmenos, il recinto sacro del tempio greco, quello in cui
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Bibliografia
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Voci correlate
Bicameralismo
Gruppo parlamentare
Monocameralismo
Parlamento europeo
Parlamentare
Potere legislativo
Question time
Regolamento parlamentare
Sistema parlamentare

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ments?uselang=it)

Collegamenti esterni

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Disposizioni e modalità per la pubblicazione degli atti normativi, su giustizia.it, 15 settembre
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