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Precedenti storici
Nell'Italia preunitaria
Se si eccettuano le leggi civili romane, che costituirono le prime collezioni di diritto d'Europa (in particolare
il Corpus iuris civilis giustinianeo) ed influenzarono quelle dei primi del XIX secolo, ed eccettuando anche
il cosiddetto "Codice Feliciano", cioè il codice civile del Regno di Sardegna promulgato da Carlo Felice nel
1827[1], la codificazione del diritto civile moderno in Italia è stata influenzata principalmente dalla
codificazione francese.
Durante l'età napoleonica, negli anni del dominio di Napoleone Bonaparte in Italia, fu infatti in vigore un
codice civile che era la traduzione italiana del code Napoléon; dopo la caduta dell'Impero e dopo la
Restaurazione, quasi tutti gli stati europei emanarono codici civili, in gran parte aventi a modello il Code
Napoléon.
Subito dopo l'unità d'Italia venne esteso al neonato Stato il codice civile sabaudo del 1837, entrato
successivamente in vigore il 1º gennaio del 1838.
Il nuovo codice civile italiano del 1865 fu elaborato negli anni successivi all'unità d'Italia sulla base del
Code civil des français, o Code Napoléon, anzi, una parte (sebbene minoritaria) della dottrina dell'epoca era
favorevole al recepimento in via diretta del codice napoleonico come codice civile italiano (è noto lo slogan
di Giuseppe Montanelli: «Viva il Regno d'Italia! Viva Vittorio Emanuele re d'Italia! Viva il Codice
Napoleone!»). Venne redatto anche un nuovo codice relativo alla procedura, il codice di procedura civile
italiano del 1865.
Nel periodo del colonialismo italiano fu poi redatta anche una variante del Codice Pisanelli, poi varata per
le colonie d'Africa da Vittorio Scialoja, con R.D. 28 giugno 1909, che approvava il testo del codice di
commercio per la colonia Eritrea.
Il codice civile del 1942, a differenza di quelli coevi europei, contiene sia la disciplina del diritto civile che
quella del diritto commerciale, in precedenza dettate in codici distinti. Alla redazione del codice di
procedura civile italiano del 1942 lavorarono personalità quali Dino Grandi e il giurista Piero Calamandrei.
I lavori preparatori
I lavori per la redazione del codice civile presero il via all’indomani della prima guerra mondiale. Il testo,
entrato in vigore nel 1942, è il risultato del lavoro di una serie di commissioni e sottocommissioni formate
da professori universitari, magistrati, avvocati e funzionari, coordinate da Filippo Vassalli.[2] Nel codice
confluirono gli articolati in origine destinati al codice di commercio, opera di commissioni e
sottocommissioni coordinate da Alberto Asquini.
Le vicende relative all'elaborazione del codice civile sono state ricostruite solo in anni recenti. Grazie agli
archivi di F. Vassalli e di Asquini, è stato possibile rintracciare i nomi dei giuristi chiamati a esprimere pareri
spesso recepiti nella formulazione finale (ad esempio, Piero Calamandrei). Questi giuristi non presero parte
alla redazione delle singole norme. È stato messo in luce anche il contributo determinante di alcuni giuristi
come Nicola Coco e Giuseppe Osti, quest'ultimo promotore della responsabilità oggettiva del debitore che
sarà accolta nel testo del codice (ma che nelle decisioni giurisprudenziali finirà per convivere con la tesi
della responsabilità per colpa), e di alti funzionari che nel dopoguerra avranno un ruolo in politica come
Giuseppe Medici, e dello stesso Dino Grandi, guardasigilli dal 12 luglio 1939 al 5 febbraio 1943. È stata
fatta anche chiarezza su aspetti rimasti oscuri, come i ripetuti tentativi di fascistizzare il codice, in gran parte
andati a vuoto, e sulle tormentate vicende che hanno portato all'unificazione del diritto privato.
Il secondo dopoguerra
Nel secondo dopoguerra il codice del 1942 non subì radicali modifiche ed innovazioni; vennero espunti
alcuni elementi come i riferimenti alle norme corporative[3] e le disposizioni razziste. Essenzialmente le più
significative furono quelle del diritto del lavoro in Italia, che culminò nell'emanazione della legge 20
maggio 1970, n. 300.
Numerosi interventi legislativi hanno modificato e integrato il codice si pensi a riforme significative la
riforma del diritto di famiglia italiano del 1975 e quella del diritto internazionale privato italiano del 1995,
quella del diritto societario del 2003 accanto ad interventi codificativi organici di alcune materie come
l'emanazione del codice del consumo del 2005 che hanno contribuito a modernizzare il codice,
introducendo quelle necessità di speditezza dei traffici giuridici che un codice prevalentemente statico e di
principi generali come quello italiano non possedeva.[4]
Struttura
Il Codice Civile si articola in 6 libri:
Libro Primo - Delle Persone e della Famiglia, artt. 1-455 - contiene la disciplina della
capacità giuridica delle persone, dei diritti della personalità, delle organizzazioni collettive,
della famiglia;
Libro Secondo - Delle Successioni, artt. 456-809 - contiene la disciplina delle successioni a
causa di morte e del contratto di donazione;
Libro Terzo - Della Proprietà, artt. 810-1172 - contiene la disciplina della proprietà e degli
altri diritti reali;
Libro Quarto - Delle Obbligazioni, artt. 1173-2059 - contiene la disciplina delle obbligazioni
e delle loro fonti, cioè principalmente dei contratti e dei fatti illeciti (la cosiddetta
responsabilità civile);
Libro Quinto - Del Lavoro, artt.2060-2642 - contiene la disciplina dell'impresa in generale,
del lavoro subordinato e autonomo, delle società aventi scopo di lucro e della concorrenza;
Libro Sesto - Della Tutela dei Diritti, artt. 2643-2969 - contiene la disciplina della
trascrizione, delle prove, della responsabilità patrimoniale del debitore e delle cause di
prelazione, della prescrizione.
Libro primo DELLE PERSONE E DELLA FAMIGLIA
Note
1. ^ Di cui qui una copia online (http://storia.jus.unibs.it/codefeliciano.pdf) Archiviato (https://we
b.archive.org/web/20131203050012/http://storia.jus.unibs.it/codefeliciano.pdf) il 3 dicembre
2013 in Internet Archive..
2. ^ Principale collaboratore del Vassalli fu Rosario Nicolò, insieme ai magistrati Gaetano
Azzariti e Dino Mandrioli.
3. ^ "Durante i lavori di codificazione si parlava comunemente, e con grave scandalo di Betti il
quale sentì il bisogno di ricordarlo persino in una sua memoria all'Istituto Lombardo delle
scienze, di iniezioni corporative in un codice, evidentemente non corporativo": Giuseppe
Ferri, Del codice civile, della codificazione e di altre cose meno commendevoli, Il Foro
Italiano, Vol. 69, PARTE QUARTA: MONOGRAFIE E VARIETÀ (1944-1946), pp. 33/34-
39/40.
4. ^ La disciplina della società per azioni aveva già subito importanti interventi innovativi con la
cosiddetta "miniriforma" del 1974.
Voci correlate
Disposizioni sulla legge in generale
Principio consensualistico
Altri progetti
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Collegamenti esterni
Regio decreto 16 marzo 1942, n. 262, in materia di "Approvazione del testo del Codice
civile."
Codice Civile Online (https://www.codice-civile-online.it/), permette di consultare in modo
semplice e veloce il testo completo e aggiornato del Codice Civile Italiano.
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