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Storia del Teatro Greco e Latino

5-6 Lezioni del 07.10.22

Il dramma satiresco e il Vaso di Pronomos


Nella lezione di oggi abbiamo considerato alcune iconografie vascolari che rappresentano “satiri”,
personaggi semiferini che appartengono al culto bacchico e compongono i cori dei “drammi
satireschi”. Hanno un volto caratterizzato da una tipica fisionomia a zigomi larghi e naso
schiacciato, con barba e cappelli neri, vestiti con un gonnellino maculato a cui è apposto sempre
un fallo nella parte anteriore e una coda equina o caprina nella parte posteriore. Il satiro non va
confuso con il comasta (vedi sotto la kylix attica a figure nere, ca. 575 a.C., Louvre, Inv. E 742), cioè
il partecipante alle ritualità dionisiache con abito e mascheramento simile a quello del satiro, ma
senza coda.

L’abito del satiro è un travestimento che avviene tanto in funzione delle processioni falliche nelle
festività dionisiache, quanto dei drammi satireschi.

Per farci un’idea della composizione “mista” di un dramma satiresco, abbiamo considerato la
pittura vascolare del lato A del Vaso di Pronomos, un cratere a volute alto 72 cm circa del 410/400
a.C., conservato nel Museo Archeologico di Napoli, che raffigura il fuoriscena di un dramma
satiresco, con tre attori, 11 satiri e il Papposileno. Sulla kline Dioniso con Arianna e una figura
d’aspetto femminile con maschera portante un cappellino frigio (si veda sotto per la sua
interpretazione).

Il vaso di Pronomos di artigianato attico ebbe probabilmente una prima committenza in occasione
di un successo dell’auleta Pronomos, virtuoso musicista ed esecutore, con la collaborazione del
citarista Charinos e del poeta Demetrio. La sua figura è infatti in posizione centrale, sotto Dioniso e
Arianna.
Il suo ritrovamento nella camera mortuaria di una tomba a Ruvo (in Puglia) permette di
immaginare che il prezioso manufatto venne successivamente acquisito da un ricco personaggio
della Magna Grecia per un corredo funerario in cui s’intendeva valorizzare la valenza misterica del
culto dionisiaco in relazione all’aldilà.

Gli attori e i coreuti sono in abito di scena, tutti con la maschera in mano (ma c’è una eccezione).
Di fianco agli attori abbiamo un’iscrizione con il nome del personaggio, di fianco ad ogni coreuta il
nome proprio dell’artista

Abbiamo osservato le figure sul lato A, in cui riconosciamo due fasce di raffigurazioni, una
superiore e una inferiore.
Al centro della fascia superiore abbiamo le figure di Arianna e Dioniso, connotato dal tirso e la
corona d’edera. Accanto ad Arianna siede una figura dall’aspetto femminile, vestita con chitone
che ha lo stesso tipo di ornamentazione dell’attore alle spalle di Dioniso e ornata con ricchi
gioielli, con una maschera femminile dotata di un cappello frigio, verso cui tende le braccia il
piccolo Himeros (personificazione del desiderio erotico).
Siamo in dubbio su come interpretare il personaggio: si tratta di un giovane attore dall’aspetto
effemminato destinato a interpretare un personaggio femminile come Esione, principessa troiana,
salvata da Eracle? Ma perché siede sulla kline di Dioniso e Arianna? Oppure si tratta di una divinità,
in particolare Afrodite, strettamente connessa a Himeros, che va interpretata in unità con Dioniso
e Arianna? Se fosse così, queste tre figure hanno una valenza simbolica e non sembrano collegate
alla trama del dramma satiresco del poeta Demetrios.

La scena dipinta rappresenta un momento del backstage che precede la rappresentazione dello
spettacolo di un dramma satiresco, come dichiara il coro di satiri.

A destra della kline con i tre personaggi sopra descritti, vi è una coppia di personaggi uno di fronte
all’altro: il primo è un attore con barba, il cui ruolo di Eracle è dichiarato, oltre che dall’iscrizione,
dai suoi attributi: la clava appoggiata sulla spalla sinistra e l’arco con faretra al fianco sinistro.
Veste un corto chitone riccamente ricamato, alti stivali e corazza e nella mano destra abbassata
regge una maschera. Gli sta di fronte un secondo attore, anche lui con barba, identificato come
Papposileno, dal chitone punteggiato di ciuffi di peli bianchi, con maschera barbata di Sileno
coronata d’edera, che leva nella destra mostrandola ad Eracle; sulla spalla sinistra porta una pelle
felina, nella sinistra ha un bastone, mentre alle sue spalle è un tripode su una colonna.

Sotto l’ansa del vaso siede un giovane coreuta, con una corona di edera intorno al capo, nudo,
vestito solo di un perizoma di pelle munito di una coda da Satiro e di un fallo, in atto di reggere
nella sinistra una maschera satiresca.

Sul lato sinistro della kline di Dioniso, oltre un esile tralcio di vite, troviamo un attore barbato con
un lungo himation ricamato, che tiene nella mano destra abbassata una maschera di uomo più
anziano (forse Laomedonte, padre di Esione?). È rivolto verso due giovani coreuti, che indossano
un perizoma peloso, i quali tengono nelle mani le loro maschere satiresche (uno di loro la osserva
attentamente). Al di là di un tripode decorato con bende siede anche un altro coreuta, con la
maschera satiresca nella mano destra.
Nella fascia inferiore, sotto a Dioniso e Arianna, in posizione centrale, ha grande importanza
l’auleta Pronomos, intento a suonare il doppio aulos e vestito con una lunga tunica ricamata. Di
fronte a lui il suonatore di cetra Charinos, che tende la mano vero di lui, come in un saluto (si
tratta del corego, cioè del maestro del coro?).
Sulla destra di Charinos, vi è un altro coreuta travestito da satiro, che, con maschera in mano,
conversa con un compagno a sua volta in abbigliamento satiresco seduto sui gradini del
basamento del tripode. Dietro di loro, sotto l’ansa, due personaggi in conversazione con la
maschera in mano: uno dei due veste da satiro, e sorregge la propria maschera, mentre l’altro con
un corto chitone ricamato e una coroncina d’edera tiene in mano una maschera da satiro, che
però non sembra dovergli appartenere. E’ possibile che si tratti della maschera che dovrebbe
indossare il satiro che vediamo in piedi, dietro al poeta Demetrio, unico personaggio a non avere
in mano una maschera, in rilassata conversazione con un collega satiro, con maschera in mano?

Dietro a Pronomos, l’unico coreuta in abito di satiro che indossa una maschera (che gli altri non
indossano ma tengono in mano) sembra essere intento in un passo di danza satiresca (la sikinnis).
Sulla sinistra di questi, seduto in un atteggiamento rilassato e quasi sfinito, con due rotoli di papiro
arrotolati e una lira alle sue spalle, il poeta Demetrio (immaginiamo che sia in questo
atteggiamento perché ha terminato la propria opera).

Le maschere teatrale
Abbiamo inoltre aperto il tema delle maschere teatrali, facendo presente che esse hanno al tempo
stesso una valenza rituale e una funzione pratica per permettere a un solo attore, a due attori o a
tre attori (numero massimo nelle tragedie) o a quattro attori (numero massimo nelle commedie) di
interpretare un numero ben maggiore di personaggi.

INDICAZIONI PER LO STUDIO:


- Sul Vaso di Pronomos, nella cartella Materiali -> Materiali relativi al PRIMO MODULO e al
SECONDO Modulo AVANZATO -> Slides relative alle lezioni di PRIMO MODULO Elisabetta
Matelli -> slides If.-h. Vaso di Pronomos.
- Per le maschere, vedi il materiale segnalato nella prossima lezione.

DOMANDE DI AUTOVALUTAZIONE:
- Che scena rappresenta il Vaso di Pronomos?
- Quanti satiri sono rappresentati? Cosa fanno?
- Quanti attori sono rappresentati, cosa fanno?
- Osserva il rapporto degli attori con le maschere.
- Come è rappresentato Dioniso?
- Chi è Pronomos?
- Chi è Demetrios?
- Chi è Charinos?
- Dove è stato rinvenuto il vaso di Pronomos?
- Perché il Vaso di Pronomos prende il nome dell’auleta?
- Come distingui, iconograficamente, un satiro da un comasta?
- Chi sono i comasti?

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