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In occasione della sua inaugurazione avvenuta il 6 aprile 1967 voglio parlare di un’altra villa importante

della nostra città, ovvero Villa Letizia. Chiamata anche Villa Poniatowski, è una storica dimora di Livorno,
situata ai margini del quartiere di Ardenza, nei pressi dell'Ippodromo "Federico Caprilli". Nella prima metà
dell'Ottocento, il principe Stanislao Poniatowski fece costruire una dimora per i suoi figli, Carlo e Giuseppe.
La sontuosa dimora passò quindi ai Vitelleschi e poi a David Bondi, che dopo il 1873 restaurò l'intero
complesso. Egli aggiunse alcuni vani alla villa, ridisegnò il giardino con nuovi viali, siepi e boschetti ed
eresse una torre ottagonale adibita a cisterna idrica, richiamando nelle forme la famosa Torre del Marzocco.
Nel 1888, la proprietà risultava intestata a Ester Cave, vedova Bondi, appartenente alla comunità ebraica di
Livorno.

Verso la fine del secolo, la parte settentrionale della tenuta fu convertita in un ippodromo (l’Ippodromo
Federico Caprilli), mentre la villa passò agli eredi della famiglia Cave Bondi fino al 1925, quando fu ceduta
alla società immobiliare "Letizia" di Milano, presieduta dal senatore Treccani. Nel 1934, dopo un periodo di
abbandono e degrado, fu trasformata in un collegio estivo. Dopo alcuni lavori di ristrutturazione da parte del
Comune, dal 1970 fino al 2000, è stata la sede della Scuola Media Statale "Leonardo da Vinci". Attualmente,
funge da sede distaccata per il corso di "Economia e Legislazione dei Sistemi Logistici" dell'Università di
Pisa.

L'imponente costruzione, celata da una fitta vegetazione mediterranea, è chiusa da un monumentale cancello
all'ingresso meridionale, sovrastato da un elegante belvedere con loggia, attualmente in forte degrado. La
villa presenta una facciata con una breve scalinata in stile toscano dell'epoca. L'edificio, con una pianta
rettangolare affiancata da due corpi di fabbrica simmetrici, si estende per tre piani fuori terra, con un loggiato
belvedere in cima. La facciata meridionale, rivolta verso il parco, mostra una successione ordinata di
aperture e un balcone centrale al primo piano. La facciata settentrionale ripete il motivo delle aperture della
precedente, ma l'ingresso, rivolto verso impianti sportivi, è schermato da un porticato semicircolare.

Nel vasto parco, prati, siepi e piante furono disposti con attenzione per creare aree ora perdute, ma
sentimentalmente significative per i proprietari: il boschetto di Diana, il pergolato di Bacco, il laghetto di
Adelchi. Al suo interno si trovano ancora la torre ottagonale progettata dall'ingegner Padova, la torre
quadrata all'ingresso lungo il viale Italia e vari edifici minori, che in passato ospitavano scuderie e altri locali
funzionali alla tenuta.

Fonti
F. Canuto, Paesaggio, parchi e giardini nella storia di Livorno, Livorno 2007
R. Ciorli, Livorno. Storia di ville e palazzi, Ospedaletto (Pisa), 1994

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