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Stefano Rodotà

DIRITTI E LIBERTA NELLA STORIA D'ITALIA


Conquiste e conflitti 1861-2011

Premessa
Diritti e libertà accompagnano la nascita del cittadino moderno,
definiscono un ordine politico e simbolico interamente nuovo: essi
divengono il connotato di un'età, appunto "l'età dei diritti", come l'ha
definita Norberto Bobbio. La dimensione dei diritti, però, ci appare
al tempo stesso fondativa e fragilissima, perennemente insidiata da
restaurazioni e repressioni. In particolare, negli ultimi quindici anni
si è assistito nel nostro paese a un processo graduale che ha
portato la classe politica di centro-destra, dall'iniziale tentativo di
delegittimazione, a un vero e proprio attacco frontale alla
Costituzione. La ricostruzione sintetica che Rodotà qui propone
vuole obbedire proprio a questa logica. Non segue e discute le idee
sui diritti, ma analizza politiche e comportamenti dai quali è dipesa
la loro affermazione o negazione, cercando di rendere evidenti gli
intrecci tra riconoscimenti formali di libertà e diritti e condizioni
materiali per la loro attuazione. Le vicende delle libertà e dei diritti
mostrano la lenta inclusione di un numero crescente di cittadini e le
modalità attraverso le quali si costruisce la moderna cittadinanza,
nel succedersi delle diverse "generazioni" dei diritti. Ma rivelano
anche tenaci resistenze all'effettività dei diritti proclamati. Serve una
grande fede per affermare i diritti nei tempi difficili. E di questo la
vicenda delle libertà, che è poi vicenda concretissima di donne e di
uomini, è testimonianza continua.

1. La cittadinanza della borghesia

Il codice dei proprietari.

Nel 1865, sulla base della legge dell'unificazione legislativa, entrano


in vigore il codice civile, di commercio, di procedura civile, di
procedura penale e così via, compiendo l'unificazione giuridica e
amministrativa, e delineando un quadro che conferisce all'Italia
unita il carattere di STATO MONOCLASSE, definendo possibilità e
limiti per libertà e diritti.
In Italia la disciplina costituzionale non ha sede in un unico testo
bensì in più costituzione o dichiarazione dei diritti per quel che
riguarda il rapporto tra cittadino e Stato, mentre sono i codici civili a
fissare i principi per i rapporti tra i privati → Quindi sono i codici civili
ad avere come argomento centrale l'individuo e l'effettivo esercizio
di libertà e diritti. Al codice civile veniva riconosciuta la natura di
testo giuridicamente vincolante mentre allo statuto si sottraeva
questa rigidità ed era disponibile ai progressivi miglioramenti operati
di comune accordo tra le parti contraenti (re e parlamento). Quindi
la sola costituzione non poteva rappresentare un aggancio sicuro
per la tutela di libertà dei diritti, mentre il codice civile viene inteso
come dotato di una qualità che porta i suoi principi costitutivi a
imporsi all'interno dell'ordine privatistico.

In quest'ottica, la posizione del cittadino e i suoi diritti sono destinati


a essere condizionati dalla debolezza della garanzia costituzionale
e della forza della logica privatistica → Troviamo dinanzi a una
situazione in cui il riconoscimento e il godimento dei diritti sono fatti
dipendere da una serie di condizioni che gli serve una percentuale
ridotta di cittadini → Basti pensare che le donne erano escluse
dall'elettorato attivo e passivo, il diritto al voto era subordinato a un
reddito minimo e all'alfabetizzazione. Ma l'esclusione non riguarda
solo il diritto al voto bensì anche ai diritti come quelli di
associazione e manifestazione del pensiero che vengono legati
all'appartenenza di classe → Rilevante fu una decisione della
cassazione fiorentina e romana la quale appunto ammonì la
possibilità di associazione di venditori ambulanti, calzolai, sarti,
fabbri con la considerazione che non avrebbero mai potuto
discutere di qualcosa come facevano ad es. Platone e Socrate.

Da questa argomentazione ci saranno una serie di norme e


sentenze discriminatorie → Nella sentenza infatti si manifesta
anche il privilegio della classe borghese di poter discutere di teorie
sociali grazie al loro livello di istruzione → Istruzione e proprietà si
pongono come base per il godimento di diritti.

Meccanismi di esclusione prendevano sempre più piede →


Secondo il modello napoleonico le figure Sociali visualizzate sono
quelle della moglie contadina, della moglie non lavoratrice del
militare di carriera e del borghese possidente. Le donne sposate
che non facessero le mercanti erano parificati agli incapaci e
secondo l'articolo 134 del codice civile non potevano donare,
alienare beni immobili, stare in giudizio senza l'autorizzazione del
marito.
La donna in qualsiasi regime coniugale era schiava o minore. Il
peggioramento della condizione femminile si coglie anche
nell'ambito dei diritti politici → prima in Lombardia e in Toscana la
donna poteva essere ammesso al voto amministrativo solo si
possidente → La proprietà si trovava alla base di ogni diritto.
La disciplina però introdotta al momento dell'unificazione prevedeva
che non potessero essere elettori e ne eleggibili analfabeti, donne,
interdetti, detenuti e falliti → LA NASCITA DEL NUOVO STATO
CORRISPONDE AD UNA LIMITAZIONE DELLA LIBERTA'.

Vi era un totale disinteresse del codice civile per la dimensione


sociale, Mentre in Francia si inizia affermare che tutti hanno
patrimonio anche se non possiedono alcun bene → Scompare la
percezione delle diseguaglianze. La disparità però in Italia rimane,
basta guardare il mondo lavorativo: si ha un controllo
dell'imprenditore che può seguire i lavoratori finanche nei loro
comportamenti privati, abbiamo un'ingerenza del più forte all'interno
della sfera privata del più debole → In altri paesi invece la seconda
metà dell'ottocento si presentò come “l'età dell'oro della privacy”,
mentre la borghesia italiana era del tutto disinteressata al
medesimo tema. La formale difesa della sfera privata entrerà per la
prima volta la registrazione italiana un secolo dopo l'unificazione,
con lo statuto dei lavoratori - legge 20 maggio 197, n.300 → Ci sarà
un recupero del potere contrattuale, il diritto di coalizione di operai,
la formazione di sindacati.

Ovviamente ad un diritto riconosciuto deve corrispondere un


effettività → Entrambi hanno una certa importanza infatti le
situazioni di discriminazione erano dovute alla mancata rimozione
di un ostacolo formale.
La tutela dei diritti.

La debolezza del quadro costituzionale condizionato anche il ruolo


dell'istituzione alla quale appunto dovrebbe essere affidata la tutela
di questi diritti e delle libertà: la magistratura.

Il nuovo Stato aveva due obiettivi:

• assicurarsi la fedeltà dei magistrati


+
• far sì chela magistratura sostenesse l'indirizzo politico
dominante

=
nessuna indipendenza dell'ordine giuridico

È difficile che delle istituzioni caratterizzate da un'intima politicità


siano indifferenti alla politica (xes insegnamento e giustizia sono gli
ambiti politici per eccellenza)→ Ma mentre nell'insegnamento era
possibile sostituire il corpo accademico affidando a patrioti (cosa
che accadde in un ateneo napoletano), nella magistratura veniva
limitata la possibilità di nominare personale interamente nuovo.
Solo la magistratura piemontese era assistita da una presunzione di
realismo perciò partì un tentativo di “piemontesizzazione” → Si
cercò di imporre magistrati subalpini a capo di tutte le procure del re
delle nuove province → Nonostante abbia un successo limitato, la
linea politica istituzionale è tracciata: la magistratura diventa parte
integrante della struttura di governo → Magistrato è un delegato del
potere esecutivo, il potere giudiziario non è altro che è una funzione
del governo, a lui spetta il mantenimento dell'ordine e della
giustizia, ma lo spirito che lo informa deve essere quello del
governo. Si generalizzano anche gli strumenti di pressione di
controllo del governo sulla magistratura che passano attraverso
l'uso politico dei meccanismi di nomina, promozione e trasferimento
di magistrali.
Persone e famiglia.
Essendo la proprietà perno centrale del codice civile, il potere
individuale si sostanziava nell'ambito economico. Le uniche libertà
a potersi espandere con pienezza sono le libertà economiche e
NON le libertà civili e politiche. Viene però introdotto il principio
dell'ammissione dello straniero al godimento dei diritti civili → La
condizione di reciprocità viene introdotta solo con il codice civile del
1942, quindi sotto regime fascista. Tuttavia a questi non viene dato
nessun spazio di godimento collettivo dei beni.

All'interno della famiglia la donna è sempre obbligata ad


accompagnare il marito dovunque egli crede opportuno di fissare la
sua residenza, il potere quindi si concentra il marito che interviene
nella gestione del patrimonio della moglie e può anche condizionare
la sua vita professionale e sociale.
Man mano si sente la necessità di riprodurre nella famiglia un
modello di organizzazione sociale, il che spiega la propensione di
collocare il diritto di famiglia all'interno del diritto pubblico. La linea
di uno Stato interventista in materia di famiglia espirato anche la
volontà di affermare la laicità dello Stato e di separarsi quindi alla
chiesa → Ciò accade in parte e viene anche introdotto il matrimonio
civile.

La macchina delle procedure

Il codice di procedura civile era il mezzo di attuazione dei diritti


riconosciuti dal codice civile → Il processo viene inteso come
"causa delle parti" e il ruolo del giudice deve essere passivo
secondo una concezione che esclude ogni interferenza dei poteri
pubblici negli affari dei privati → Tuttavia la mancanza di poteri di
iniziativa del giudice, accompagnata dall'indifferenza per la
condizione materiale delle parti, la durata e costi del processo,
hanno fatto sì che l'area processuale rimanesse circoscritta a pochi
soggetti → Quindi il processo civile inizia a sentire il bisogno di
riforme che conoscerà negli anni successivi, con un'introduzione è
una modificazione dell'istituto della conciliazione, vengono
soppressi 23 tribunali di commercio e assorbita la giurisdizione
commerciale e quella civile, vengono istituiti i collegi con
giurisdizione sulle controversie di lavoro e con finalità di
pacificazione e mediazione nelle controversie individuali.
Si sentiva la necessità comunque di riformare la vecchia
legislazione che non rispondeva più ai bisogni moderni → Tra tutti i
codici entrati in vigore nel 1865, quello di commercio era quello più
caratterizzato da frettolosità e improvvisazione, rivelando una
scarsa Consapevolezza dell'importanza che assumeva il fenomeno
imprenditoriale. Era difficile comunque una revisione del codice di
commercio e quindi fu solo mutata la disciplina dell'istituto chiave
moderna: la società per azioni, cancellando l'obbligo di
autorizzazione ministeriale per la costituzione della società per
azioni. Nonostante comunque le lacune del codice di commercio c'è
da dire che il codice del 1882 fu lo strumento che accompagnava
una fase di decollo economico, rafforzando la possibilità di iniziativa
autonoma dei soggetti più attivi e dinamici, tuttavia introduceva un
elemento di disparità in quanto il comune cittadino era sottoposto a
leggi diverse a seconda che avesse dei rapporti con commercianti o
con altri comuni cittadini, dando vita a quella che fu chiamata “una
legge di classe.”

Comunque una contrapposizione tra riforma dei proprietari e di


forma borghese non può essere fatta, in quanto lo stesso borghese
e con trattante per definizione ed anzi proprio la libertà di contratto
(mezzo tipico imprenditoriale) è condizione della pienezza della
proprietà.

Nel mondo del lavoro

All'unificazione compiuta menti per la libertà e diritti si presenta un


quadro istituzionale che rivela Delle incongruenze con la realtà: la
figura fondativa del soggetto uguale e astratto viene contraddetta
dalla serie di discriminazioni che colpiscono varie categorie di
soggetti e l'intero genere femminile. Il passaggio all'età successiva
ci saranno una serie di riforme: si inizia a intravedere la possibilità
di inclusione di altri ceti. Tuttavia si trattava di una possibilità
revocabile in qualsiasi momento → Non a caso al riconoscimento
nei confronti delle donne della possibilità di rendere testimonianza
gli atti pubblici e privati nel 1882, viene ribadita l'esclusione proprio
due anni dopo → Evento significativo fu la cancellazione dall'albo
degli avvocati di Lidia poet. Nel 1887 si ripropone il tema della
riforma elettorale → Si avrà ora un ingresso sulla scena politica di
una consistente fetta di ceti popolari, in particolare delle componenti
urbane e politicamente radicalizzate; a questa inclusione nella
società politica si accompagna anche un allargamento dell'accesso
all'istruzione, che impone l'obbligo scolastico dai sei ai nove anni. Il
criterio di inclusione è ora il lavoro. Vengono eliminate alcune forme
di compressione dei diritti, come accade con l'arresto per debiti in
materia civile e commerciale, vi è un uso più accorto degli strumenti
la repressione penale e quindi un rispetto maggiore della libertà
personale, ma un cambiamento più netto lo si avvertirà con il
codice Zanardelli del 1890 → Questo comporterà l'abolizione
della pena di morte, sistemazione dei reati, una concezione
della pena come rieducazione. La proprietà però rimarrà
l'essenziale criterio di riferimento con una tutela che rimane più
forte di quella della persona e che viene estesa la libertà
dell'industria e del commercio → Quindi di nuovo, lo spazio di
libertà del cittadino è stretto tra proprietà e autorità.

Tra Stato e Chiesa.

Vi era il timore che la chiesa potesse operare contro il nuovo Stato


→ I conflitti si inasprivano, E la natura stessa dello Stato viene
messa in discussione come quando si sottolinea il conflitto evidente
dall'articolo uno dello statuto, che proclama il cattolicesimo religione
di Stato, e decreti che riconoscono la libertà di culto. L'ingerenza
della chiesa nella sfera civile diventa intollerabile → Ma le difficoltà
di costruire un quadro coerente di diritti sono palesi.
Addirittura vi erano richieste punitive nei confronti del ministro di
culto che celebrasse il matrimonio religioso non preceduto da quello
civile (richiesta ovviamente respinta). Ma le lotte con cui ci furono
basti pensare che vengono imposti limiti alla libertà di circolazione
dei vescovi, restrizioni relative allo svolgimento di processioni fuori
autorizzazione di polizia, Ed anche la chiesa ovviamente
rispondeva → Don Giacomo margotti lanciò infatti la parola d'ordine
"né eletti, né elettori”, invitando i cattolici ad astenersi al voto, cosa
che diventò obbligo con Leone XIII. Quindi la pressione del mondo
cattolico che inonda il parlamento Di telegrammi e petizioni Per
diffidare i legistratori dal compiere quel passo di proclamazione di
laicità dello Stato.
La questione sociale

Vi è una forte incertezza del diritto, ed è sempre più arduo definire


estensione dell'area delle libertà e dei diritti.
Quel che accade nel mondo del lavoro sintetizza alcune condizioni
del funzionamento del sistema e come si pone la questione dei
diritti. Nell'ultima parte del secolo, alla scoperta della questione
sociale, si accompagnano alcuni mutamenti formali e informali
come per esempio il riconoscimento dello sciopero non violento,
tuttavia con scarsi riflessi legislativi. Le leggi più importanti che
sono state emanate in questi anni sono quelle sul lavoro dei
fanciulli, la legge sugli infortuni sul lavoro che introduceva
l'assicurazione obbligatoria dei dipendenti a carico
dell'imprenditore. Questa scarsissima capacità di novazione
legislativa differenzia la situazione italiana da quella di altri Stati
europei che invece facevano passi avanti.
Nonostante Lo sciopero avesse trovato un riconoscimento formale
vi era comunque un'ostilità pubblica all'esercizio dello stesso e
quindi l'ambito di effettività risultava essenzialmente ridotto.
Questa vicenda fa emergere sempre di più la necessità Di una
creazione sistematica di diversi diritti, tutelati anche in ambito
sostanziale → Si avvia un processo di democratizzazione del
sistema, la proprietà non si trova più al centro, questo grazie anche
a Giolitti (Un liberale centrista, con forti preoccupazioni etiche → i
periodi in carica di Giolitti furono notevoli per l'approvazione di una
vasta gamma di riforme sociali a favore delle classi popolari, che
migliorarono il tenore di vita degli italiani comuni, insieme
all'attuazione di diverse politiche di governo interventiste).Abbiamo
quindi uno sforzo di costruire lo Stato come soggetto capace di
dare rilievo a interessi di classe, tuttavia i piccoli passi sul terreno di
riconoscimento formale di alcuni diritti non sembra tale da poter
Cancellare gli effetti di durissime repressioni poliziesche, quindi
quei provvedimenti eccezionali che in concreto sospendono lo stato
di diritto. Basti pensare al 1898, quando i tribunali militari colpirono
uomini e organizzazioni dell'estrema sinistra condannandoli a 12
anni di reclusione, sciogliendo circoli, leghe, e sospendendo le
pubblicazioni sui giornali.
Lo stato di diritto

Portare a compimento lo stato di diritto non significava solo colmare


le lacune o completare i disegni di legge bensì porre l'accento sulla
riforma dello Stato per rafforzare da una parte una serie di
strumenti di garanzia E dall'altro introdurre delle strutture con le
quali lo Stato poteva assumere la funzione di tutela di interessi
fondamentali dei cittadini.

Al momento dell'unificazione era stato abolito lo speciale


contenzioso amministrativo attribuendo al giudice ordinario per la
tutela dei diritti dei cittadini contro la pubblica amministrazione
creando un'unità giurisdizionale. Infatti però la garanzia dei cittadini
si piace più debole ed è per questo che viene affidata a una nuova
sezione del Consiglio di Stato la competenza decidere sui ricorsi
per incompetenza, eccesso di potere o violazione di legge contro
atti e provvedimenti amministrativi aventi ad oggetto interessi
individuali.
Tra i compiti primari dello Stato adesso rientra anche la salute e
l'assistenza pubblica dei cittadini.

Tuttavia questi provvedimenti non intaccarono il carattere


monoclasse dello Stato e lo Stato del quale si voleva salvaguardare
il potere → era un luogo corrotto all'interno del quale sparivano i
diritti attribuiti ai cittadini.

La protezione giuridica e civile sono beni che i cittadini hanno diritto


di chiedere allo Stato, oltre alla tutela del diritto: questi devono
essere imparziali, uguali e accessibile a tutti, anche sotto un
governo di parte. L'amministrazione deve essere secondo la legge
e non secondo l'arbitrio e la legge deve essere applicata a tutti con
giustizia ed equità.
L'intervento dello Stato

Concentrando l'attenzione sul ruolo dello Stato, non si può non


tener conto dei mutamenti economici che fecero apparire la figura
dello “Stato imprenditore".
A Rendere possibile l'intervento dello Stato sono stati degli eventi
come per esempio i fallimenti del mercato in settori strategici. La
politica della presenza pubblica si manifesta con particolare
incisività e consentì ai comuni La municipalizzazione dei pubblici
servizi come elettricità, gas e trasporti.
L'organizzazione pubblica non si presenta più nelle vesti di garante
e assume il compito di assicurare ai cittadini una serie di servizi
essenziali.
Ai rapporti privati si sostituisce l'azione pubblica, E la proprietà
rimane centrale nell'ambito dell'agricoltura.
Mentre l'organizzazione operaia aveva conquistato una serie di
diritti, i contadini rimasero sempre in una situazione di debolezza →
La legislazione sui patti agrari infatti non riesce a superare gli
ostacoli che si opponevano a una maggiore considerazione gli
interessi dei contadini.
Ci troviamo nell'età Giolittiana, che se da un lato portò alcuni
progressi in direzione di un rapporto meno squilibrato tra le classi
sociali e di un intervento dello Stato a tutela dei diritti e gli interessi
delle classi popolari, dall'altro, alcuni servizi pubblici, come per
esempio quello sanitario, continuano ad essere trascurati. Questo
fu anche il periodo dell'introduzione del suffragio quasi universale,
infatti con la riforma elettorale del 1913 si accordò il voto ai maschi
maggiorenni alfabeti oppure che avessero prestato il servizio
militare e gli analfabeti che avessero compiuto il 30º anno → La
riforma portò l'elettorato ad un aumento numerico di oltre 5 milioni.

Intanto si continua a cercare una purificazione scientifica del diritto


pubblico → Secondo Vittorio Emanuele Orlando (professore di
diritto costituzionale e amministrativo e ex membro dell'assemblea
costituente della Repubblica italiana), “i cultori del diritto pubblico
sono troppo filosofi, troppo politici, troppo storici, troppo socio
logistici e troppo poco giureconsulti”.
Le iniziative del dopoguerra

Durante la guerra viene a dimostrazione che lo Stato poteva


regolare anche nei più modesti dettagli la vita economica e sociale.
Secondo Filippo vassalli (e non solo), la guerra aveva attuato
silenziosamente una grande rivoluzione.
La crisi bellica aveva indicato un uso più intenso dello strumento
legislativo, e la strada per ridisegnare il quadro delle libertà e dei
diritti.
Infatti nel 1917 viene costituita una commissione per il dopo guerra
con il compito di smobilitare la legislazione e riformare interi settori
dell'ordinamento giuridico.
Tra la conclusione del conflitto e l'avvento del fascismo vengono
rimosse nelle cause di esclusione della cittadinanza, viene istituita
una cassa nazionale delle assicurazioni sociali facendo nascere il
moderno sistema pensionistico nazionale, e viene esteso il diritto di
voto a tutti cittadini maschi di età superiore ai 21 anni.

Si ebbe lo Stato formalmente democratico, in cui tutte le classi


sociali ebbero una partecipazione al potere, si passa da uno
stato monoclasse ad uno stato pluriclasse.

Anche la condizione della donna suscita una certa attenzione infatti


verrà emanata una legge sulla capacità giuridica della donna,
abolendo l'autorizzazione maritale, allargando la funzione tutelare
della donna, e ammettendola ad esercitare professioni ed a coprire
gli impieghi pubblici → L'esclusione riguardava i poteri pubblici
giurisdizionali o l'esercizio di diritti o di potestà pubbliche, era
esclusa la carica di direttore generale dei banchi Napoli e di Sicilia,
magistrature, polizia, esercito → Era una situazione che vedeva
progredire le donne a metà.

Si cercò di riaprire anche la questione del divorzio, che però portò a


più volte degli scontri con il mondo cattolico → Addirittura
l'osservatore Romano arriva ad avere una rubrica fissa intitolata
campagna contro il divorzio.

Lo sconvolgimento economico aveva reso evidente il bisogno


anche di un rapido rinnovamento legislativo nel campo
commerciale, Infatti viene instaurata una commissione che
predispose un progetto preliminare che però rimase allo stadio di
proposta, nonostante potesse essere un contributo molto
importante per la nostra legislazione commerciale.

Capitolo II
La negazione dei diritti

L'asservimento del cittadino

Con l'affermazione del fascismo muta radicalmente il disegno


appena descritto, facendo spazio ad un disegno pervasivo, brutale
che crea un clima che permetteva al rappresentativo giurista del
regime di chiedere addirittura il ripristino dell'autorizzazione alla
donna maritata.
Silvio Trentin nel 1930 in un suo scritto parla di "asservimento del
cittadino", descrivendo una strategia di progressiva cancellazione
dei diritti civili e politici, strategia del regime fascista.

La considerazione che va fatta è che vi erano dei miglioramenti


delle condizioni materiali di vita e maggiori attenzioni per casa e
salute, così come un libero accesso all'istruzione → questo però al
prezzo della scomparsa dei diritti politici e di una negazione ad un
sapere libero e critico.
L'intero complesso dei diritti civili e politici erano investiti da un
processo di riduzione cancellazione. Per quanto riguarda il piede
mentale tra i diritti politici, quello di voto, esso scompare già con i
plebisciti del 1929 del 1934.
Vengono soppressi i partiti e quindi la libertà di associazione
politica, non vi è libertà di stampa, e vennero emanate le
Leggi fascistissime (approfondimento non presente sul libro)
Il termine «leggi fascistissime» identifica una serie di norme giuridiche, emanate
tra il 1925 e il 1926, che sancirono l’inizio della trasformazione dell’ordinamento
giuridico del Regno d’Italia in senso autoritario. Tale processo di graduale erosione
delle prerogative democratiche del Paese venne tuttavia portato a compimento
soltanto nel 1939, quando l’istituzione della Camera dei fasci e delle corporazioni
eliminò dall’ordinamento statale ogni residua parvenza di suffragio. In particolare, i
provvedimenti in oggetto stabilivano che:
•il Partito Nazionale Fascista era l’unico legale (vennero di conseguenza sciolte
tutte le formazioni politiche, le associazioni e le organizzazioni accusate di
esplicare azione contraria al regime);
•il capo del governo doveva rispondere del proprio operato unicamente al re
d’Italia e non più al parlamento (la cui funzione venne così ridotta a semplice
luogo di ratifica degli atti adottati dal potere esecutivo);
•il Gran Consiglio del fascismo, presieduto dallo stesso Mussolini e composto da
vari notabili del regime, era innalzato al rango di organo supremo del partito
fascista, nonché massimo organo costituzionale del Regno d’Italia;
•tutte le associazioni di cittadini dovevano essere sottoposte al controllo delle
autorità di Pubblica Sicurezza;
•gli unici sindacati riconosciuti erano quelli fascisti (scioperi e serrate vennero
tassativamente proibiti);
•funzionari di nomina governativa sostituivano le amministrazioni comunali e
provinciali elettive, che risultavano pertanto abolite;
•tutte le testate giornalistiche dovevano essere sottoposte a controllo ed
eventuale censura qualora si ravvisassero al loro interno contenuti ritenuti anti-
nazionali o di mera critica nei confronti del governo.
Venne inoltre sancita l’istituzione di una serie di misure ed organi repressivi:
•il confino politico per gli oppositori, che prevedeva la messa al bando degli
antifascisti dalla società civile;
•il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, con competenza sui reati
contro la sicurezza dello Stato (per i quali era prevista anche la pena di morte)
ed un collegio giudicante formato da membri della Milizia volontaria per la
sicurezza nazionale e delle Forze Armate;
•l’OVRA, la polizia segreta del regime, operativa a partire dal 1927.

Si giunse alla fascistizzar azione anche nella scuola, infatti si


imponeva ai professori universitari l'obbligo di un giuramento che
prevedeva la dichiarazione di fedeltà al regime e l'impegno a
formare cittadini operosi, devoti alla patria e al regime fascista.
Su 1200 professori solo 11 non giurarono: alcuni di questi che
possiamo ricordare sono Antonio Borgese e Gaetano de Sanctis.

Viene introdotto il requisito dell'iscrizione al partito nazionale


fascista per l'ammissione ai concorsi pubblici, mentre per quel che
riguarda la magistratura ci fu un accentuarsi di strutture gerarchiche
e maggiori controlli sulla condotta pubblica e privata.
Furono pochi i magistrati che non si piegarono a regime fascista, tra
questi Peretti Griva → Egli condannò senza attenuanti dei fascisti
aggressori in un processo di condanna.

Il culmine si è raggiunto poi con l'emanazione delle leggi razziali


promulgate tra il 1938 e il 1939, precedute dalla carta della razza
scritta personalmente da Mussolini. Gli appartenenti alla razza
ebraica venivano definiti e stranieri e nazionalità nemica, il ministro
dell'istruzione vieta agli ebrei l'ingresso nelle biblioteche e si hanno
esempi di bassezza e viltà non finire → Addirittura venivano
cancellati gli ebrei dall'albo degli avvocati non si assumevano e anzi
licenziavano i dipendenti ebrei, Erano eliminati dalle scuole come
studenti e come insegnanti, dalle forze armate, dei commerci, dallo
spettacolo, non potevano contrarre matrimoni misti. In sostanza vi
era diseguaglianza, discriminazione odiosa ed un ritorno al
medioevo in quanto si è creata di nuovo una categoria di
“sottocittadini”.

Tra esclusioni e concessioni

Anche la religione viene presa in considerazione dal regime fascista


che aveva il timore che si creassero delle associazioni e quindi si
tentò di circoscrivere l'ambito dell'azione cattolica.
Mussolini era contro ogni regime demo liberale, il regime fascista
era vigilante, non gli sfuggiva nulla. Egli affermava Che lo Stato
fascista era sì cattolico ma soprattutto ed essenzialmente fascista e
quindi doveva controllare ogni movimento cattolico e reprimerlo se
necessario. Questa era l'idea ma nei fatti rinuncia a egemonizzare
la formazione spirituale degli italiani.

Nasce poi la legislazione sull'urbanesimo per rallentare la crescita


delle città che stabilisce che nei comuni urbani industriali si può
tenere la residenza solo se già occupati → Incide sulla libertà di
circolazione e si torna a vincolare il cittadino al territorio, questo
perché si voleva esercitare un più diretto controllo sulla mobilità
della forza lavoro.

Sia poi la scomparsa del diritto di sciopero e la libera


organizzazione sindacale e l'istituzione della magistratura del lavoro
non è uno strumento di garanzia bensì una via per realizzare forme
di controllo gerarchico e politico dei lavoratori → A questa
limitazione seguirono poi la perdita di diritti, riduzione dei salari è
una struttura quindi ancora più gerarchica e autoritaria del rapporto
di lavoro → Tutto ciò però era compensato dal fatto che erano
riconosciute le ferie pagate, l'indennità di licenziamento, gli assegni
familiari e tramite l'opera nazionale dopo lavoro, i lavoratori
potevano cominciare ad avere accesso a manifestazioni, spettacoli,
viaggi. Notiamo quindi un gioco inclusione-esclusione → alla
concessione corrisponde un'esclusione di diritti.

La donna torna argomento centrale e lo Stato le deve tutelare come


madri o future madri, essendo essenziale la funzione familiare della
donna in virtù di una politica demografica avente come obiettivo un
aumento della popolazione.

Una nuova codificazione

Nel 1930 vengono redatti il codice penale e il codice di procedura


penale.

CODICE PENALE
Il codice Rocco palesa una coerenza piena con la logica del
regime. A caratterizzare il codice contribuiscono la durezza della
pena, la difesa dello Stato e una forte compressione di tutte quelle
attività che potevano essere considerate in contrasto con l'autorità
dello Stato (manifestazione di opinione o costituzione di
associazioni).

Nel 1942 vengono redatti il codice di procedura civile e il codice


civile

CODICE DI PROCEDURA CIVILE


Si attenuano i poteri inquisitori del giudice, la cui funzione viene
orientata verso l'attuazione di un processo più spedito che avrebbe
dovuto essere favorita dalla riduzione del formalismo e dell'oralità.
Quel modello però ha fallito e ci si è ritrovati con un processo
lungo, scritto e dipendente in modo esclusivo dall'iniziativa delle
parti private con svantaggi netti per le parti più deboli
CODICE CIVILE
Venne promulgato con regio decreto del 16 marzo 1942 n. 262 ed
entrò in vigore il 21 aprile dello stesso anno. Sostituì il codice civile
del 1865 e il codice di commercio del 1882.
Il problema principale era rappresentato dal grado di penetrazione
della “dottrina fascista” all’interno del testo legislativo. I giuristi che
collaborarono a questa fase dei lavori riuscirono tuttavia ad evitare
l’introduzione di “principi generali dell’ordinamento fascista”, ma fu
comunque riconosciuto il valore giuridico della Carta del lavoro (la
carta del lavoro segna la nascita dello Stato corporativo).
Benché redatto in epoca fascista, il codice non risultò, pertanto,
intriso profondamente dell’ideologia del regime. Infatti alla caduta
del fascismo, esso non fu sostituito, come da più parti si
reclamava. Le ragioni di questa capacità di riutilizzo sono da
ricercarsi nelle matrici ideologiche del codice, che possono definirsi
sostanzialmente “borghesi”. In tal modo esso dimostrò la capacità
di essere utilizzato anche all’interno di un regime democratico.
Naturalmente da esso furono espulse le disposizioni che
risultavano inconciliabili con il nuovo ordinamento repubblicano.
Una materia che risente della matrice fascista è la famiglia →
questa era sempre disegnata secondo un modello autoritario
gerarchico, fondato sull'autorità del marito e sulla discriminazione
della donna.

Capitolo III
Costituzione e democrazia

I nuovi principi

Caduto il fascismo, inizia a farsi strada la democrazia italiana.


Secondo un gruppo di giuristi, il codice Rocco aveva una tecnica
legislativa superiore rispetto al codice Zanardelli, e si faceva strada
l'idea che alcune figure di reato dovessero essere mantenute
nonostante la caduta del fascismo. Quindi permane un po' l'ombra
fascista, che costituirà una delle cause dell'inattuazione della
Costituzione. Lo Statuto albertino dei diritti fondamentali (del 1848)
muta radicalmente, abbiamo un processo di innovazione
costituzionale → cambiano molti valori di riferimento: al centro dei
diritti fondamentali non abbiamo più la proprietà, ma questa farà
parte dei rapporti economici, ed anche la libertà personale che
prima era solo garantita, ora diventa inviolabile. Dalla seconda metà
del 90 si è fatta sempre più insistente la richiesta di modificare le
norme costituzionali su proprietà e impresa, per coordinarle con il
Trattato di Maastricht, cosa che però creò una serie di dubbi perchè
così ci sarebbe stato un mercato non regolato e un'alterazione del
quadro dei principi.

Nella Costituzione compaiono anche diritti nuovi, come il diritto alla


salute e all'ambiente. Per quel che riguarda la famiglia il principio
paritario trova affermazione, mentre viene respinto il tentativo di
stabilire l'indissolubilità del matrimonio → Il principio paritario
tuttavia, come fanno a Natale Emanuele Orlando e Piero
Calamandrei, non trova conferma nella disciplina del codice civile
che prevedeva ancora il marito come il capo della famiglia.
Le donne alle quali era stato appena esteso il diritto di voto con il
decreto legislativo luogotenenziale del 1945 (tranne le prostitute
che esercitavano fuori dei locali autorizzati) erano disposte a
cambiare il codice civile in materia.

Con la costituzione abbiamo un'attenzione per i legami sociali,


nasce il principio di solidarietà segnando un distacco dal vecchio
schema. Tuttavia le speranze costituzionali vennero meno quando
si aprì la fase dell'in attuazione costituzionale, iniziata già dal
momento in cui la costituzione entrò in vigore (1 gennaio 1948).

La cittadella assediata
Con la guerra fredda (1947-1991), si intende una lunga e aperta
fase di rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica con la
partecipazione dei loro alleati. Si parla di guerra fredda perchè non
si arrivò mai allo scontro militare diretto. Si consolida la logica della
“cittadella assediata”, i cui occupanti devono potersi difendere
con ogni mezzo. Questa impresa fu favorita dal fatto che vigevano
ancora una serie di norme fasciste e non si dà vita agli istituti
fondamentali di garanzia: la Corte costituzionale infatti comincerà a
funzionare quasi 10 anni dopo. In questo periodo abbiamo il mondo
diviso in blocchi e l'Italia apparteneva a quello occidentale, dove si
faceva sempre più vivo il pericolo di una minaccia comunista → ciò
comportò (e giustificò secondo alcuni) l'adozione di politiche
restrittive → si avevano azioni contro culti acattolici andando quindi
contro il principio di eguaglianza che vieta la discriminazione basata
sulla religione, si aveva un controllo diretto della magistratura
eliminando sempre di più i diritti fondamentali del cittadino. Le
norme discriminatorie prendono piede, e la sostanziale illegalità di
questa linea si avrà quando la Corte costituzionale comincerà a far
cadere gran parte delle norme fasciste. Ogni pretesto era buono
per preseguitare chi si batteva per la libertà di religione, addirittura
si cercò di impedire che roma potesse ospitare nel 1951 il VII
congresso internazionale dell'associazione di storia delle religioni, a
Messina l'università revocò l'incarico a un docente di religione
valdese.

Ci furono dinieghi del passaporto agli appartenenti ai partiti di


sinistra, divieti di manifestare, di distribuire volantini, sequestri di
stampa. Anche la censura cinematografica è attivissima.
Nel 1953 viene emanata la legge elettorale maggioritaria (cd legge
truffa) criticata perchè comportava una violazione del principio di
eguaglianza tra i cittadini.

Politiche sociali e disgelo costituzionale

Tra la fine degli anni 50 inizio degli anni 60 si apre una fase che
detta del "disgelo costituzionale".
La novità istituzionale rappresentata dall'attività della corte
costituzionale inizia un periodo di intense politiche dei diritti di
libertà e di lavoro. Si deve infatti alla corte costituzionale l'opera di
smantellamento della legislazione fascista che investe il codice
penale, il codice procedura penale e il testo unico di pubblica
sicurezza, con decisioni che andranno ad abolire il reato di adulterio
della moglie e delle significative aperture in tema di aborto.
La corte darà evidenza alla piena rilevanza giuridica della
costituzione che fino a quel momento.
Questa politica di disgelo costituzionale favorisce L'eliminazione
delle distorsioni dei periodi Precedenti e l'apertura di nuovi spazi di
libertà.
Questa politica si muove soprattutto lungo tre linee:
• La restituzione all'individuo di poteri di decisione confiscati
organizzazione statuale, ampliando quindi l'aria della sua
azione libera
• L'avvio di riconoscimento di pari dignità e sostanziale
eguaglianza a gruppi che erano oggetto di discriminazioni e
dispartà
• Estensione dei diritti riconosciuti anche a chi si trovasse in
manicomi oppure carceri.

Il momento di massima espansione di queste politiche può essere


fissato nel 1970, anno in cui fu emanato lo statuto dei lavoratori
(una vera e propria carta dei diritti) e il 1974 con la legge sul
divorzio. Segue una stagione riformatrice che si estende per tutto il
decennio con legge sul diritto del difensore ad assistere
all'interrogatorio dell'imputato, tutela della segretezza e libertà di
comunicazione, la riforma il diritto di famiglia.
La logica che fonda l'organizzazione familiare muta radicalmente in
quanto si abbandona un modello fondato sulla gerarchia e la
costruzione e si sceglie di non privilegiare alcun modello, affidando
l'organizzazione familiare a una costruzione libera alla quale
possono che ci pare tutti i suoi componenti → La famiglia adesso è
basata sugli affetti. Espandendo il voto anche a coloro che si
trovavano all'interno di carceri e manicomi fanno nascere dei
soggetti di diritto al posto di meri destinatari di un controllo.
1974 comunque un anno fortemente simbolico in quanto da quel
momento comincia prima una difficile convivenza tra provvedimenti
espansivi e provvedimenti limitativi della libertà e poi saranno questi
ultimi a prendere il sopravvento. Nel 1974 inizia la lunga fase di
registrazione l'emergenza ed è a questo tipo di legistrazione che
verrà affidata la sorte dei diritti di libertà negli anni che seguiranno.
La cultura dei diritti si appanna, la difesa delle garanzie
costituzionali e percepita sempre di più come un sabotaggio o
addirittura come una sorta di complicità con terroristi e criminali, al
termine garantismo ti associa una connotazione negativa. Si
interrompe, a causa di attacchi terroristici, Il rinnovamento della
legislazione penale penitenziaria, con un ritorno a prassi giudiziarie
e amministrative lesive della libertà individuale.
Il terrorismo pesa e contribuisce al congelamento delle libertà.

Questo mutamento del paradigma culturale lo si avverte nell'ordine


giudiziario:
– Mentre negli anni 60 la costituzione era l'unico punto di
riferimento e si metteva al centro dell'intervento Giudiziario la
tutela dei diritti. Era il luogo dove si cercava di attribuire
effettività ai diritti sociali come il lavoro, abitazione, salute,
Nonché il mezzo di tutela per quei diritti nuovi che spesso
trovano ostacoli in sede parlamentare e amministrativa.
– Nel corso degli anni 70 premono però le ragioni della lotta al
terrorismo e la criminalità, tuttavia questo non implica una
riduzione del ruolo della magistratura che invece viene detta
protagonista di questa drammatica stagione.
degli apparati di polizia, e debolezza e l'amministrazione
spingono in primo piano la magistratura. Si parla di supplenza
nel senso che viene data una specifica delega alla
magistratura da parte il parlamento finalizzato ad un
ampliamento di poteri per esigenze di sicurezza pubblica e che
trascina con sé una riduzione delle garanzie della libertà
personale.
Si determina così una modificazione del ruolo del singolo
giudice, considerato come unico possibile avversario di
criminali assistendo quindi a un mutamento della cultura
giudiziaria. Non a caso de felice parlerà di “Doppio Stato”,
per indicare una sorta di superpotere che avrebbe manovrato
terrorismo e mafia allo scopo di bloccare un altrimenti
inevitabile trasformazione democratica del paese. Quindi, a
questo attentato alla libertà di tutti, si accompagnava una
violazione di diritti dei singoli cittadini.

Costituzione, legalità e mercato.

Una volta sconfitto il terrorismo nasceranno una serie di polemiche


sulla legislazione relativa ai pentiti e dissociati.
Si riprende il cammino verso quella logica di una funzione
rieducativa della pena (ex articolo 27 costituzione).

Nel 1935 viene approvato il nuovo codice di procedura penale, che


tuttavia subirà una serie di interventi alla corte costituzionale, un po'
di potere viene attribuito ai cittadini con la legge di riforma della
polizia che introduce alcune modeste forme di controllo sulla banca
dati al ministero dell'interno.
Sul terreno giudiziario abbiamo orientamenti contraddittori → Si fa
più debole la tutela dei diritti sociali mentre si tenta di rafforzare le
difese individuali nei confronti al sistema dell'informazione, e si crea
un diritto all'identità personale; tuttavia il contributo più significativo
viene dato da una sentenza della corte costituzionale che dichiara
immodificabili i principi fondamentali dell'ordinamento.

Una disciplina del rapporto tra Stato e chiesa si sta ancora


cercando, E soprattutto intorno al tema dell'insegnamento della
religione nelle scuole pubbliche si apre un duro conflitto che però
porta e ogni caso la nuova stagione concordataria che stimola
l'intesa con le altre confessioni religiose → Ciò porta anche a
un'altra questione più generale e cioè se sia sufficiente la politica
delle intese oppure se sia necessaria una legge generale sulla
libertà religiosa.

Sempre alla metà degli anni 80 si manifestano alcuni conflitti in


materia di diritti e soprattutto i poteri della magistratura, il settore
dell'informazione sotto il governo di Craxi → Bersaglio costante
della polemica di Craxi erano infatti gli attacchi a magistrati già
allora impegnati in indagini sulla corruzione e richiesta di riduzione
dell'autonomia del pubblico ministero.
Il tema dell'informazione diventa poi Oggetto di polemica quando
Silvio Berlusconi, proprietario della Fininvest, consolida un assetto
monopolistico sul versante privato del sistema televisivo
Contraddicendo il pluralismo informativo e inquinando lo stesso
processo democratico.
Inutile dire che le polemiche si fecero ancora più aspre quando
Silvio Berlusconi vinse le elezioni diventando presidente del
consiglio.

Gli anni 90 poi sono segnati soprattutto alla vicenda di


Tangentopoli, rivelatrice del reale funzionamento il sistema politico
e il modo in cui la legalità può scomparire.
Si scopre che lo Stato non ha il controllo del territorio in tre o
quattro regioni, documenti ufficiali ci mostrano una realtà nella
quale le deviazioni dei servizi segreti tendono a diventare la regola
operativa, viene rivelato un sistema di corruzione e una rete di
protezione. Il cittadino diventa destinatario di favori o complice di
corruzioni. Ed è solo grazie alle iniziative di alcune procure la
Repubblica viene svelata una corruzione culturale e morale.

Parallelamente, la procura di Palermo intraprende un'azione nei


confronti dell'organizzazioni mafiose che conosce successi senza
precedenti, tuttavia ciò ad un caro prezzo → Basti pensare
all'omicidio di Giovanni Falcone e Paolo borsellino.

Tuttavia il problema che si creò in merito, o meglio, il problema che


lo stesso governo creò, riguardava lo strapotere delle procure, non
chiede la magistratura. Il governo infatti inizio a denunciare le mire
egemoniche di quest'ultimo cercando di delegittimare l'opera di
restaurazione della legalità precedentemente condotta.
Sembra quasi che la classe politica abbia un vuoto di memoria,
attribuendo a responsabilità della magistratura quel che deriva in
realtà dalla ricordato gioco delle deleghe che essa stessa è
conferita alla magistratura.

Fatto sta che ogni volta che si configuravano delle violazioni


clamorose all'interno di un partito e del parlamento, la risposta del
governo era quella di negare ogni sanzione fino a quando non si
fosse terminato l'accertamento giudiziario di una responsabilità
penale → Capiamo bene che così si allontanava nel tempo il rischio
di una sanzione in quanto i ritmi della giustizia erano lentissimi.

Intanto sentiva sempre la necessità di una riforma generale


dell'ordinamento giudiziario che doveva riguardare soprattutto la
funzionalità della giustizia, visto che diritti cittadini sono
profondamente lesi dalla incredibile durata dei processi.

Ciò che c'è da dire comunque è che parte della ridefinizione dei
diritti al cittadino sono dovute anche grazie all'influenza della
legislazione europea, come xes con l'inserimento di una nuova ed
adeguata disciplina dei contratti dei consumatori, oppure la legge
che tuteli i dati personali che permettesse quindi al cittadino di
controllare l'uso delle informazioni che lo riguardassero.
Capitolo IV
Gli ultimi 15 anni: una transizione irrisolta

Un quadro costituzionale

Le vicende degli ultimi 15 anni hanno fatto emergere questioni


nuove. Il conflitto si è fatto più aspro ed è mutato il contesto nel
quale si svolge la nuova lotta per i diritti.

Si parla di una seconda Repubblica, tuttavia il nostro autore critica


questa formula in quanto impropria, ambigua e distorcente.
• Impropria → Perché vorrebbe descrivere un mutamento giunto
a compimento quando così non è, infatti ci troviamo dinanzi a
cambiamenti che si sono verificati all'interno di un quadro
istituzionale sostanzialmente rimasto immutato
• Ambigua → Perché ad essa si è voluto affidare una sorta di
programma costituzionale fondato su un forte accentramento
di potere nell'esecutivo
• Distorcente → Perché ha consentito di affermare che con la
costituzione materiale si sarebbe potuto mettere fine alla
Repubblica parlamentare: questa tesi è infondata dal punto di
vista istituzionale lo stesso presidente repubblica l'ha
contestata

Queste considerazioni sono confermate dal fatto che l'unico


tentativo di riforma istituzionale si è avuto con il referendum del
2006, il quale avrebbe ridisegnato una diversa forma di Stato e
prevedeva delle modifiche della seconda parte della costituzione
con una riduzione dei poteri del presidente della Repubblica,
rafforzando la posizione del Primo Ministro, rendendo meno
indipendenti corte costituzionale e magistratura → il voto negativo
fu massiccio. Tuttavia, su queste materie ci sono stati comunque i
tentativi di intervenire, in quanto il referendum non produce effetti
giuridicamente vincolanti e quindi non esclude la possibilità di
tornare sulla materia considerata → Questo ovviamente a discapito
della tutela dei diritti fondamentali.

Significativi cambiamenti sono avvenuti nel 2001 con la riforma del


titolo quinto della costituzione. Il nuovo articolo 117 riserva allo
Stato il potere di determinare dei livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su
tutto il territorio nazionale → La struttura della Repubblica è
costituita da comuni, province, città metropolitane, regioni e dallo
Stato.
Questa articolazione delle istituzioni ad una nuova distribuzione dei
poteri, il cui esercizio potrebbe derivare il rischio di una rottura sul
terreno dei diritti con una diversa garanzia a seconda della regione
in cui il cittadino si trovi a risiedere. Si è cercato di evitare ciò
stabilendo che legislatore statale doveva porre le norme necessarie
per assicurare a tutti il godimento di prestazioni garantite → Si
poneva un contenuto essenziale dei diritti che però poteva essere
un contenuto minimo, quindi soggetto a interpretazioni, che poteva
aprire la strada a disparità di tutela tra regione e regione.

La riforma del titolo quinto è importante perché smentisce la tesi


secondo la quale la garanzia dei diritti rimane intatta se non
vengono toccati norme contenute nella prima parte.
Quindi se il ruolo del parlamento viene ridotto e l'autonomia e
indipendenza della magistratura vengono limitate, si pregiudicano
proprio gli strumenti posti a garanzia dei diritti.

L'importanza del contesto complessivo poi è divenuta


particolarmente evidente dopo che nel 2004 la legge elettorale è
stata modificata attribuendo un forte premio di maggioranza alla
coalizione risultata vincente nelle elezioni → Qui viene meno la
garanzia di diritti in quanto questa risultava anche dal fatto che la
molteplicità di forze politiche rappresentate in parlamento obbligava
ad un vero e proprio confronto e imponeva intese che rendevano
più difficili le forzature in materia di diritti. Questo è il motivo per cui
sono state proposte modifiche costituzionali che prevedono che gli
interventi sui diritti fondamentali e la stessa revisione costituzionale
siano possibili solo con maggioranze particolarmente qualificate.

QUINDI il sostanziale bipolarismo in realtà ha portato a conflittualità


tra le due coalizioni e ad un indebolimento complessivo della libertà
e dei diritti.

Una spinta e un rafforzamento dei diritti è stata data grazie poi alla
carta dei diritti fondamentali, diventata giuridicamente vincolante nel
2009 → La tutela dei diritti fondamentali diventa un principio
fondatore dell'Unione Europea e il presupposto indispensabile per
la sua legittimità.
L'obbligo dell'unione di rispettare i diritti fondamentali è confermato
e definito dalla corte di giustizia europea e dalla sua giurisprudenza
→ Abbiamo un passaggio dall'Europa dei mercati all'Europa dei
diritti.

Questa carta di diritti ha individuato un insieme di principi fondativi


del sistema costituzionale europeo, indicati in dignità, libertà,
eguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia. Stabilisce
l'indivisibilità dei diritti e prende in considerazione le novità legate
all'innovazione scientifica e tecnologica riconoscendo il diritto
all'integrità della persona e alla protezione dei dati personali.

Il fatto è che nella costituzione già sono presenti questi principi


tuttavia il paradosso sta nel fatto che si è passati da una
delegittimazione della costituzione nel dibattito pubblico ad un suo
abbandono nel momento in cui si legiferava proprio su libertà e
diritti. È divenuto infatti fatto costante nella vita istituzionale un agire
di governo e maggioranza di centrodestra ai margini della
costituzione.

In conclusione possiamo dire che sono a caratterizzato gli ultimi


anni è soprattutto un conflitto istituzionale.

La vita, l'etica, i diritti.

Diverse tecnologie della sopravvivenza nuovi dilemmi, ponendo il


tema del "morire con dignità. Queste questioni ovviamente si
presentano a livello mondiale ma in Italia non sono State e non
sono di pronta soluzione a causa anche di un forte attivismo della
chiesa.
Il caso più emblematico è rappresentato dalle vicende che hanno
accompagnato la legge sulla procreazione medicalmente
assistita (legge 19 febbraio 2004 numero 40) → Secondo la
versione originaria della Legge 40, in ogni ciclo di fecondazione era
possibile produrre al massimo tre embrioni, da impiantare
contemporaneamente nel corpo della aspirante mamma e
conseguentemente era vietata la criconservazione. Dal momento
che non sappiamo con esattezza quanti embrioni si formeranno
dalla fecondazione, gli operatori erano costretti ad usare al
massimo tre ovuli. In questo modo gli svantaggi erano
principalmente due:
•Una limitata resa dei singoli cicli di fecondazione (nelle donne oltre
i 35 anni, nei casi di grave fattore maschile, nelle pazienti con
scarsa riserva ovarica);
•Un elevato rischio di gravidanze gemellari, che hanno una maggior
percentuale di complicanze.

Contro questa legge è stato proposto un referendum abrogativo →


Per evitare che la legge fosse cancellata, la conferenza episcopale
Italiana scende in campo e non sostiene semplicemente il no
all'abrogazione, bensì mette a punto una strategia politica a
sostegno dell'astensione per evitare appunto il raggiungimento del
quorum necessario per la validità del forum. Vediamo quindi
un'influenza della Chiesa non indifferente.

Ovviamente nel 2009 e poi sono state fatte alcune modifiche e sono
state dichiarate incostituzionali alcune degli articoli più importanti.
In particolare, la prima sentenza ha ristabilito il principio che a
decidere quanti ovuli inseminare fosse il medico, d’accordo con la
coppia, tenendo conto della situazione clinica, dell’età della donna e
soprattutto introducendo il concetto di tutela della salute della
donna, ignorato dalla legge 40.

Ciò che rileva comunque E la nascita di due espressioni all'interno


della discussione pubblica: i temi eticamente sensibili, i valori non
negoziabili. Per comprendere al meglio le questioni che nascono
durante questi ultimi anni azione due casi che hanno scosso
l'opinione pubblica:
• il caso di Piergiorgio Welby, affetto da anni da una distrofia
muscolare, morto a seguito dell'interruzione delle terapie da lui
spesso richieste e poste in essere dal dottore Mario Riccio.
• Il caso di Eluana Englaro che si trovava a 17 anni è stato
vegetativo permanente, dopo una lunga vicenda jgiudiziaria
alla fine della quale la cassazione ricostruì la volontà della
giovane donna, contraria al protrarsi di una vita giudicata non
più accettabile, e autorizzando la sospensione
dell'alimentazione e dell'idratazione forzata.
Da un lato quindi abbiamo una parte a sostegno della libertà di
disposizione del proprio corpo, Dall'altro ovviamente si muovono
posizioni critiche verso il rifiuto delle cure e la libertà di scelta in
quanto si contesta la legittimità di chiedere l'interruzione
dell'alimentazione e dell'idratazione forzata in quanto non si tratta di
trattamenti terapeutici ma di sostegni vitali.

Fatto sta che la corte Con la sentenza pone in risalto i due diritti
fondamentali della persona: quello all'autodeterminazione e
quello alla salute. Viene promesso ai cittadini che non verrà
messa la mano su di loro, sulla loro vita, il compito del legislatore
ad un certo punto deve arrestarso quando si deve rispettare la
persona umana in quanto tale.

Altro argomento di cui si discute da anni è il riconoscimento alle


unioni di fatto, anche quelle tra persone dello stesso sesso → La
conclusione a cui si è arrivati e che alle persone dello stesso sesso,
unite da una convivenza stabile, spetta il diritto fondamentale di
vivere liberamente una condizione di coppia ottenendone il
riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri → Un diritto
fondamentale attende il suo pieno riconoscimento.
Ovviamente lo Stato deve interessarsi delle condizioni materiali
necessarie perché questi diritti possano essere liberamente
esercitata, come vuole l'articolo 3 della costituzione.

Altro risultato importante che si è registrato riguarda i problemi delle


tecnologie elettroniche → Viene emanata dall'Ue una legge sulla
privacy per la quale è prevista un'autorità garante, un rafforzamento
dello Statuto della persona.
Tuttavia la cultura della privacy è fragile, le norme sono esposte a
strumentalizzazioni e restrizioni provenienti da imperativi di
sicurezza e pressioni di mercato.

Ad essere stata sfidata è stata anche l'esistenza libera e dignitosa,


parole riferite al fatto che la retribuzione deve garantire al lavoratore
e alla sua famiglia quella modalità di vita, tuttavia questa garanzia è
stata a volte negata il nome della produttività e degli imperativi della
globalizzazione → Vi è il fondato timore di farci tornare verso quella
gestione industriale degli uomini.

Vengono messi a rischio i diritti fondamentali delle persone anche


quali il diritto alla salute, e comprende quello di vivere in un
ambiente salubre, lo stesso diritto alla vita, cancellato per le vittime
di frane, alluvioni e crolli, determinati non da un cieco destino ma
dalla incuria degli uomini.

La legalità, i giudici, i diritti.

Il tema della tutela della privacy Ha acceso varie discussioni


soprattutto concernenti le intercettazioni telefoniche.
In particolare ci troviamo di fronte a una vicenda che ha messo in
evidenza le tensioni tra politica, giustizia, informazione.
Il conflitto tra politica e magistratura è reso evidente con Silvio
Berlusconi, il quale fece un uso privato della legge producendo le
cosiddette leggi ad personam: normative che pur avendo il
carattere della generalità dell'astrattezza producono vantaggi diretti
o indiretti per Berlusconi e le sue imprese, mettendo in rilievo l'altra
grande anomalia di questi tempi: il conflitto di interessi.
Si calcola che siano state approvate 20 leggi ad personam
riguardanti la giustizia penale, il sistema televisivo, la materia
societaria, la fiscalità di vantaggio. In particolare, con tre leggi
dedicate alla sospensione dei processi nei confronti delle alte
cariche dello Stato si è cercato di evitare che Silvio Berlusconi
potesse essere processato per imputazioni non riferibili all'attività di
governo → Questo andava a ledere il principio di eguaglianza
nonché l'autonomia del controllo giurisdizionale.

Il controllo di legalità esercitato dalla magistratura viene sempre


posto come un tentativo di interferire in altre attività istituzionali.

Ci troviamo di fronte ad un sistema dell'informazione squilibrato


dalla proprietà personale di tre reti televisivive da parte del
Presidente del consiglio; una regressiva riforma universitaria e i
tagli alla cultura e alla ricerca scientifica pregiudicano la produzione
di un sapere critico la libera costruzione della personalità; Ma
soprattutto si vuole disegnare una gerarchia dei poteri in cui il capo
dell'esecutivo si troverebbe in una situazione di immunità e di
sovraordinazione rispetto alle altre istituzioni.

Si sentiva quindi un po' il bisogno di riforme della costituzione nella


sua parte organizzativa. Ciò però apriva due strade: la prima verso
la buona manutenzione costituzionale, che significa adeguare il
testo della costituzione alle esigenze via via maturate secondo i
suoi principi di base; la seconda vuole cogliere invece l'occasione
della necessità di alcune riforme per mutare i fondamenti stessi del
sistema costituzionale, pregiudicando il quadro delle libertà e dei
diritti.

Sì attentato alla riforma della giustizia con uno spirito


sostanzialmente punitivo nei confronti della magistratura → Ciò
porta ad un rapporto ancora più conflittuale tra politica e giustizia.

Tuttavia l'importanza del controllo di legalità è stata confermata da


due dinamiche diverse: da una parte la corruzione che è cresciuta e
ha trovato addirittura delle situazioni e condizioni istituzionali
propizie grazie a leggi che hanno ridotto e cancellato trasparenza
controlli, dall'altra il lavoro della magistratura della polizia ha
consentito successi importanti nei confronti della criminalità
organizzata.

Nel 2010 viene proposto un disegno di legge che riduceva i casi in


cui le intercettazioni erano possibile e sostanzialmente ne impediva
la pubblicazione → Le reazioni vennero da più parti ma soprattutto
la parte di chi vedeva indeboliti gli strumenti di lotta alla criminalità e
cancellato il diritto dei cittadini essere informati. Si ha una forte
mobilitazione su internet contro questa cd. “legge bavaglio”, che
ha giocato un ruolo importante nell'opposizione al disegno.

L'altro, la paura, i diritti

La parola “altro” si fa sempre più viva negli ultimi anni, e sta ad


indicare un soggetto ritenuto indifferente → immigrati,
omosessuale, lo zingaro, e, ovviamente, le donne (ancora in cerca
di pari diritti). Non a caso non sia riuscito ad approvare la normativa
contro l'omo fobia e politici di centro destra ricorrono continuamente
espressioni nei confronti dei gay che comunque escludono delle
forme di riconoscimento delle scelte di vita che hanno il loro
fondamento nel rispetto della persona e dei diritti fondamentali.

Per quanto riguarda in particolare l'immigrazione, siamo di fronte a


politiche negatrici della cittadinanza, intesa come il complesso di
diritti che ciascuno porta con sé quale che sia il luogo del mondo in
cui si trova. Infatti la corte nel 2001 parla chiaro: vi sono garanzie
costituzionali che valgono per tutti gli individui, cittadini e lo Stato
stranieri, non in quanto partecipi di una determinata comunità
politica, ma in quanto esseri umani. La corte restituisce così dignità
e uguaglianza tutte le persone confermando l'illegittimità dei ripetuti
tentativi il governo italiano di ridurre negare i diritti cittadinanza.

Si cerca di ricostruire legami sociali, dare il giusto respiro alla


cittadinanza → obiettivi che rientrano nella tutela dei beni comuni
→ Questi beni si sottraggono all'uso esclusivo e rendono evidente
che la loro caratteristica è quella della condivisione, si manifesta
con una forte legame sociale, la possibilità di iniziative collettive.
Intorno ai beni comuni si propone così la questione della
democrazia e della dotazione di diritti di ogni persona.

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