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CAPITOLO 1
La storia del diritto nella formazione dei giuristi
La storia del diritto nella formazione dei giuristi serve all’interpretazione del diritto attuale,
permette l’individuazione di valori giuridici duraturi, sviluppa la sensibilità giuridica e allarga gli
orizzonti culturali dei giuristi. Il compito della storia del diritto deve essere quello di
problematizzare il presupposto secondo cui il diritto dei nostri giorni e razionale, necessario e
definitivo, osservando come il diritto sia situato in società.
CAPITOLO 2
Linee di orientamento per una nuova storia politica e istituzionale
Nella società di antico regime la più visibile manifestazione del potere era l’amministrazione
della giustizia; il processo era considerato il modello più fedele dell’esercizio del potere
politico. La centralità del diritto può essere spiegata nella stretta relazione.
Il primo era la religione: il diritto secolare non poteva contrariare il diritto divino
(l’equiparazione di crimine e peccato). Il diritto manteneva un rapporto stretto anche con la
morale, donare diventava quasi un obbligo giuridico. Il diritto naturale era un diritto
proveniente dalla natura delle cose. I giuristi esplicitavano l’inconscio sociale e lo restituivano
alla società sottoforma di norma.
L’idea di continuità e l’idea secondo la quale il sapere presente ha le sue radici nel sapere il
passato e da esso riceve quindi le categorie fondamentali. La storia svolge quindi una
funzione legittimante. La continuità può essere letta:
-in chiave di permanenza: categorie e concetti giuridici del presente vengono individuati nel
corso della storia e vengono quindi considerati forme continue e irriducibili;
-in chiave di evoluzione: il sapere si perfeziona e progredisce.
Oggi si ritiene invece che l’idea di continuità poggi su un modo sbagliato di intendere
l’evoluzione attraverso il tempo. Si ritiene infatti che l’idea di continuità ignori che la
riutilizzazione dei testi e dei concetti crea nuovi contenuti e nuovi significati, banalizzando la
differenza che ci separa degli eventi passati, dal loro modo di pensare.
-Sholz A parlato di necessità di storicizzare la storia del diritto, ossia di considerare il diritto
nel suo contesto sociale.l’invito provocava malessere in una storiografia che viveva sull’idea
della separazione tra diritto e società; inoltre, se il diritto del passato appare come un
prodotto arbitrario di un certo contesto storico, il diritto del presente potrebbe sembrare
estraneo al diritto dei nostri predecessori.
-nell’ambito della storia del diritto privato Paolo grossi rifiutava di vedere nel passato giuridico
l’antecedente della storia futura. Grossi non resta prigioniero né dei quadri dogmatici attuali
né di quelli antichi: si limita ad osservarli evidenziando le loro conseguenze sul piano dei
rapporti sociali. Partendo dallo studio della dogmatica medievale sui rapporti tra gli uomini
Paolo grossi cerca di scoprire un sistema di pensiero diverso da quello contemporaneo: un
sistema in cui tra gli uomini e le cose si intrecciano legami vari, molto più complicati dei
rapporti del modello liberale di proprietà concepita come potere esclusivo di usare la cosa
stessa.
-altro autore è Pietro Costa, allievo di Grossi. Egli cercava di cogliere le categorie del politico
nei trattati giuridici sulla giurisdizione: ha dimostrato che in una società come quella
medievale il luogo centrale della pratica politica era il tribunale; ha sottolineato che nei giochi
linguistici dei testi fosse racchiusa tutta la realtà sociale.
La critica all’idea di continuità ha prodotto risultati importanti nella storia dell’istituzione un
esempio è stato negli anni 70 dove si è tentato di liberare il passato, mostrando come, se gli
fosse consentito esprimersi nel proprio linguaggio, esso si dissocierebbe dalle forme del
precedente.
in realtà prima l’Europa aveva vissuto in un universo politico giuridico plurale e ne aveva
avuto piena coscienza: esistevano vari livelli di normazione sociale, vari centri autonomi di
potere, tutto ciò non era un problema.
-Clavero ha sviluppato un modello alternativo. La lettura giuridica del tempo infatti non
parlava di Stato ma piuttosto di una pluralità di giurisdizioni e diritti. Nei suoi lavori Clavero
insiste su due punti:
-L’ordine giuridico di antico regime a un carattere naturale-tradizionale; il diritto non è prodotto
dallo Stato ma da una tradizione letteraria, ha frontiere mobili rispetto agli altri saperi
normativi;
-La iurisdictio, la facoltà di dire il diritto cioè di mantenere l’ordine ai suoi vari livelli.
Evitando di guardare qualsiasi forma di organizzazione politica nella prospettiva del modello
statuale si scoprono modi alternativi di esercitare il potere, basti pensare alla famiglia o alla
chiesa.
Clavero ha approfondito la teoria giuridica dell’usura moderna: rivoluzionando la storia del
pensiero economico, egli dimostra che il prestito di denaro e l’attività bancaria si basa su
norme legate a modelli di sensibilità sociale (la grazia e il dono) e non su norme giuridiche.
Nel diritto penale troviamo gli stati psicologici della culpa, del dolo che sono presupposti per
l’applicazione di norme giuridiche.
CAPITOLO 4
La cultura giuridica premoderna
La premodernità (1100-1492) è un periodo di auto comprensione del mondo umano, è
caratterizzata da comunità tradizionali che rispettano l’ordine delle cose, è specializzata
all’obbedire ai ritmi della natura.
Si tratta di individui:
-esperti nell’analisi di ordini differenti e quasi intrecciati tra loro;
-capace di tradurre un ordine a sistemi naturali esistenti;
-consci della natura derivata dei loro arbitrati;
-rivestiti di un ruolo di mediatori tra differenti sistemi normativi.
Il loro ruolo non è quello di creare l’ordine ma quello di indurre l’equilibrio a partire dalla
natura, assumendo il diritto come un dato acquisito, dal momento che esso emergeva dagli
equilibri spontanei delle cose: non spettava loro creare il diritto poiché loro non dovevano
solo interpretare l’ordine già esistenti. Questa visione del mondo ha trionfato nella cultura
europea, fino alla fine dell’epoca medievale, quando una nuova autocoscienza, basato sulla
riflessione razionale e sulla sua capacità di immaginare un sistema sociale universale ed
eterno, imposto da un potere diffuso nello spazio e capace di resistere nel tempo prende
vita.
Postmodernità
La visione del mondo post-moderna condivide alcuni tratti con quella premoderna: uguale è
l’idea di diversi modelli di ordine, ciascuno assume un significato soltanto in relazione alle
pratiche che lo avallano: ha efficacia esclusivamente locali. Ciò conduce ad una relatività dei
saperi, ossia ad una loro inclusione in un dato contesto in una data tradizione. Il lavoro
intellettuale post moderno può essere descritto con la metafora giuridica dell’interprete: esso
consiste nella traduzione di affermazioni compiute all’interno di una traduzione, in maniera
tale che possano essere intesi anche in un sistema di conoscenze basato su un’altra
tradizione. In questo modo non si cerca la selezione Del miglior ordine sociale, ma si cerca
di facilitare la comunicazione tra sistemi autonomi senza che i significati siano distorti. È
necessario mantenere un equilibrio delicato tra le due tradizioni in dialogo, in modo che il
messaggio sia distorto e sia compreso dal ricettore.
La tradizione romanistica
Il principale fattore di unificazione dei diritti europei è stata la memoria del diritto di Roma. Tra
il I secolo a.C. e il III secolo d.C. l’impero romano sia esteso a tutta l’Europa
meridionale.nell’Europa orientale si estendeva fino all’Asia minore. Inizialmente il diritto
romano si basava su azioni previste dalla legge; i pretori crearono un diritto proprio.
Con la lex Aebutia Crearono anche azioni non previste dalla legge: una formula, la
giurisprudenza dei pretori diventa essa stessa fonte di diritto.i pretori crearono dunque lo Ius
Praetorium, avente carattere casistico e che caso concreto. Proprio il carattere casistico
spiega la grande produzione letteraria dei giuristi, che consigliavano le parti e il pretore. Fuori
Roma il diritto ufficiale aveva scarsa applicazione. Dunque: se la giurisprudenza romana
classica a contribuito all’unificazione dei diritti europei, ciò non è dovuto alla sua diffusione
all’interno dell’impero ma il suo carattere di tesoro letterario.
La tradizione canonistica
E l’espansione della chiesa è iniziata nel 313 d.C. (quando la libertà di culto viene
riconosciuta dall’imperatore Costantino). La progressiva estensione dell’ambito
giurisdizionale della chiesa fu facilitata dalla caduta delle scritture politiche, conseguente alla
caduta dell’impero romano d’Occidente e alle invasioni germaniche. Sono fonti del diritto
canonico: i decreti dei concili ecumenici, le determinazioni papali.
Graziano, un monaco, realizza una compilazione nota come Decretum Gratiani. A seguito
del continuo sviluppo del diritto della chiesa, il Decretum necessità di compilazioni
successive, e l’insieme di queste raccolte sarà poi chiamato Corpus Iuris Canonici,
assomiglianza del nome dato alla compilazione hiustinianea.
La struttura discorsiva
Gli obiettivi del sapere giuridico coincidevano con l’interpretazione anche se i giuristi
volevano accertare il significato che meglio corrispondesse al contesto in cui il testo era
applicato.
Opposizione tra presunto spirito della legge e la lettera della legge: un primo modo di
procedere ad un’interpretazione innovatrice era l’opposizione tra il testo della legge e il suo
spirito, attribuendo un valore decisivo a quest’ultimo. La distinzione si basava sui principi
fondamentali della filosofia del linguaggio medievale. Così quando i testi formulavano una
regola che nei nuovi tempi non poteva essere applicata, l’interprete affermava che essa
cedeva la volontà relazionale del legislatore, e la interpretava in maniera ristretta non
applicando in certi casi.
Interpretazione logica: parte dal presupposto che il testo è espressione di un’idea generale
dell’autore, per cui solo integrando il precetto del contesto normativo è possibile estrarre i
concetti che permettono di comprendere il singolo precetto. La dottrina sta forzando i testi
con l’ausilio di strumenti logico dialettici, essa ha costruito un sistema di concetti giuridici
adeguati alle necessità della vita contemporanea.
Conclusione
Questo metodo di ragionamento giuridico fu descritto da Matteo Gribaldi Mofa nel seguente
schema:
1 Inteoduzione all’analisi del testo e prima interpretazione letterale;
2 Divisione del testo nelle sue parti logiche;
3 Sulla base di quest’ordine elaborazione sistematica del testo;
4 Enunciazione di casi paralleli, esempi, precedenti giudiziari;
5 Lettura completa del testo;
6 Indicazione della natura dell’istituto (causa materiale), delle sue caratteristiche (causa
formale), della sua ragione d’essere (causa efficiente) e delle sue finalità (causa finale);
7 Obiezioni all’interpretazione proposta, così rivelando il carattere dialettico delle opinioni sui
problemi giuridici e repliche.