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Marino Quaresimin
Michele Zappa/orto
1.1 Introduzione
Molte parti di organi di macchina possono essere schematizzati, ai fini del calcolo
strutturale, come una trave. La trave è uno schema strutturale monodimensionale
tipicamente ~~tteriu.alo alle altre due
da una lunghe17.amollo m~ggio~ ~i~~_!to_
dimensione che ne definiscono la se1.ionc.
Si definisce asse della trave una linea passante per la trave che si sviluppa lungo la
sua dimensione maggiore. Di nonna la lungheu.a della trave si indica con L e
rappresenta la lunghezza del suo asse. L·arca della sezione della trave è invece di
nonna indicata con A .
.Una trave nel_p_i~oè dotata di tre Gradi_di Libertà (GdL):
l -una traslazione verticale;
1 -una traslazione orizzontale;
, -una rotazione.
Nelle schematizzazioni strutturali degli organi di macchina, molto spesso, i gradi di
libertà della trave sono limitati o impediti di vincolo.In generale
da dellecondizioni
i vincoli si dividono in due categorie:
4 -vincoloesterno:se collega la trave all'ambiente esterno;
i -vincolointerno:se collega due o più elementi strutturali (corpi rigidi).
Per semplicità nel seguito si farà sempre riferimento a dei vincoliide.o.li,
ovvero che:
-risultano privi di attrito, e quindi capaci di consentire senz.a alcuna restrizione i
a cui non si 01mongono;
.IllQy_imenti
-risultano noncedevoli.
e quindi capaci di inibire completamente i movimenti ai
!l~li si_9ppongono.
Il numero di "gradi di libertà" (movimenti) che il vincolo impedisce prende il nome
di grado di vincolo. In generale è possibile asserire che i vincoli, impedendo
spostamenti e rotazioni, trasmettono alla trave delle forze, o dei momenti, che sono
dette reazioni vincolari.
~-A __ ~-A __
Figura 1.1.
Poiché la cerniera impedisce le due traslazioni lungo x e y del punto A, essa
Rx---~ ~..,_A
_______ _
Figura 1.2.
2) Bipendo/o (o cerniera impropria). Impedisce alla trave moti di traslazione
lungo la direzione r e moti di rotazione. Esso induce quindi due reazioni
vincolari:
una forza R di direzione r;
una coppia M.
r.__~~-------
Figura 1.3.
2
3) Carrello a terra (o appoggio sem /' ,.,1 1 . .
'P ice/. mped1sce 11moto di traslazione
nella direzione perpendicolare al pian d' .
o I scorrimento del carrello stesso.
Esso induce quindi una rea · · I
zione vinco are che consiste in una forza di
direzione ortogonale al piano di scorrimento:
4~--------
Figura 1.4.
4) Incastro a terra. Impedisce qualsiasi tipo di moto e di conseguenza induce
tre reazioni vincolari:
Figura 1.5.
yt~
------__. ....
X~ i y
Figura 1.6
GdV =2 + I =3 GdV=3
Figura 1.7.
GdL "J
~--
GdV ~ I + I ,_,2
Figura 1.8.
dice ipery(atica
Una trav~_~j_ ~ il numerodi vincolit><>~ti risp~tto_aigradi
è su_peri_o.!_e
_dili!>~rtàdella trave non vincolata(figura 1.9)
GdL=J
GdV = 3 + I =4
Figura 1.9.
4
2) Somma di tutti i gradi di vincolo: Gd~vr = L,Gd"V;;
3) '{alutazione dei gradi di libertà della struttura. Se la struttura è costituita da
n travi: GdLmr =3n (nel piano);
~-------- ~ GdL=3
---------,:::::i{~GdV =2 + 1 =3
GdL=6
~-------- ---------o-----
o -----------~ GdV =2 x3 =6
Figura 1.10.
GdL=3
GdV=3
Figura I. 11.
5
Con riferimento alla figura 1.11, è evidente che la struttura può subire un moto
rigido finito in direzione verticale.
6
2
Le strutture isostatiche
(2.1)
(2.2)
Queste due equazioni vettoriali permettono di individuare tre equazioni scalari per
sistemi nel piano (pari al numero di Gdl. di una trave nel piano):
(2.3)
7
Da queste condizioni è facile evincere che nel caso di una struttura isostatica le
equazioni di equilibrio sono in numero sufficiente a determinare tutte le reazioni
vincolari incognite. Per questo motivo il problema viene detto "staticamente
determinato". Il metodo di risoluzione generale delle strutture isostatiche sfrutta il
concetto elementare per cui:
Condizione necessaria e szif.ficiente affinché una struttura sia in equ{lj_b!!'!_}che
o_gnitrave di cui la struttura è costituita sia, di per sé stessa, in equilibrio.
I passi fondamentali per la risoluzione del problema statico sono i seguenti:
I) Si "cancellano" i vincoli presenti nella struttura sostituendoli virtualmente
con le reazioni vincolari che essi sono in grado di esercitare (con un verso
arbitrario);
2) Per ogni corpo libero si scrivono le equazioni di equilibrio della statica;
3) Le soluzioni del sistema cosi ottenuto rappresentano le reazioni vincolari
incognite.
Esempio I. Trave incastrata con forza concentrata all'estremità.
Figura 2.1.
I) Si liberano i gradi di vincolo, sostituendoli con le reazioni vincolari:
M,. IF
~~A______ ..:+
fr,.
Figura2.2.
2) Equazioni di equilibrio:
L/~=o-> X A =o (2.4)
LiF~
=0-+ VA -F=O-+ VA= F (2.5)
8
Sono state cosi detenninate le reazioni vincolari incognite. Sostituiti i vincoli
incogniti nello schema precedente è possibile ottenere lo schema in figura 2.3 che
rappresenta lo schema del corpo libero.
Fl !F
Cr-F
--
Figura 2.3.
n
:o
''
•
L
A e
L!2
I< 1.12 >l~<---1.----?>I
Figura 2.4.
Sa- sost1lu1scono
· · come pn·ma cosa ai vincoli le azioni che essi sono in grado di
esercitare (figura 2.5).
B
+-- ~--------.
X,, i Y11
Figura 2.5.
9
Come si può notare la struttura è sostituita da due corpi rigidi (due travi). Le
equazioni si equilibrio sono, per il corpo delimitato tra i punti A e B:
LiF!=O~XA+X13=0 (2.7)
(2.8)
. L
Li MA =0~F2+X13L-Y13L=0 (2.9)
LiF!=O~Xc-Xe =O (2.10)
t F/4
B
____ .,. ___ ,...,__-+ ----------,,
D F/4 F/4 I
+F/4
A
-+
F/4 C
..,__
F/4
1 3F/4 I F/4
Figura 2.6.
10
Il modo più semplice di operare è quello di scrivere le equazioni della statica per
l'intera struttura supponendo che i vincoli interni siano "solidificati". Tali equazioni
vanno poi integrate con le equazioni ausiliarie, che impongono il rispetto delle
condizioni statiche relative ai vincoli interni. Riconsideriamo, al fine di chiarire
meglio questa metodologia di calcolo, l'arco a tre cerniere analizzato in precedenza.
B
'D
A e
I< U2 ),( U2 )ll<fl:(~--L--~)I
Figura2.7.
Eliminando i vincoli esterni, sostituendoli con le relative reazioni vincolari, si
ottiene Io schema in figura 2.8. Le equazioni di equilibrio per l'intera struttura sono
le seguenti:
Li F~ =o-+ YA + Ye - F = o (2.15)
. L
LiM~=0---+ Yc2L-F 2 =o (2.16)
iF B
D
C Xc
-+
i Yc
Figura 2.8.
11
Queste tre equazioni non sono sufficienti da sole a determinare le quattro reazioni
vincolari incognite. È possibile però integrare tali equazioni con un'equazione
ausiliaria che esprime l'equilibrio alla rotazione rispetto al punto B, dove si trova
una cerniera interna, considerando uno solo dei due membri in cui la cerniera divide
la struttura. Considerando il tratto BC, tale equazione sarà:
YcL+XcL=O (2.17)
m =qL2
ql
i D
L L/2 L/2
l~<----~>I< >I< >I
Figura 2.9.
12
Consideriamo un carico distribuito che agisce su un tratto di trave di lunghezza l
secondo una generica legge p(x) (figura 2.10).
< L
>
r
Figura 2.10.
Per definizione la risultante del carico e la sua retta d'azione possono essere
detenninate rispettivamente come:
tp(x)xdx
P= tp(x)dx Xp=---c---- (2.18)
t p(x) dx
L qL2
fo qxdx
Xp=~--=--=-
2 L
(2.19)
qL qL 2
GiJIH;IllIl
< L
>
e::::=!>
e l qL
13
qL
m =qL1
ql
A i D
Figura 2.12.
Sono presenti cinque reazioni vincolari incognite e sono quindi necessarie altre due
equazioni, in aggiunta alle tre equazioni di equilibrio scritte per l'intera struttura.
Sfruttando in maniera opportuna le equazioni ausiliarie scritte per le cerniere interne
è molto spesso possibile scrivere non un sistema di equazioni, ma via via una serie
equazioni in una sola incognita, semplificando notevolmente il problema.
ql
qL2
ql
e:~
MA
I
i D
-+
Xo
YA IYo
Figura 2.13.
~ i L L
LJiMc =qL--YoL=O-> Yo =q- (2.20)
2 2
14
Come si può notare l'unica incognita dell'equazione è Yo; la retta d'azione di Xo
1:/: =0 ~ YA + Y0 -qL-qL =o
(2.21)
3
~ YA =2qL-Yo =-qL
2
Scrivendo ora l'equazione ausiliaria di equilibrio rispetto al polo 8, considerando
solamente il tratto di struttura BCD:
i 2 L
LiM 8 =O~qL +qL 2 -Y 0 L-XoL=O
3 2
(2.22)
-qL -Y 0L
~Xo = 2 L =¾qL-½qL=qL
(2.23)
ql
2qLC2 A
+-qL
C
u--------o
i D ql
--+
I3qU2 jqU2
Figura 2.14.
Infine con un'equazione ausiliaria rispetto al polo B del solo tratto BA della struttura
è possibile detenninare MA :
15
~ i L
L.iMB =0--.qL 2 +XAL-YAL+MA =0
(2.24)
L 3 2 L2
__.MA= YAL-XAL-qL- =-qL +qL 2 -q- = 2qL2
2 2 2
Una volta detenninate tutte le reazioni vincolari incognite è possibile tracciare Jo
schema del corpo libero (figura 2.14).
Figura 2.15.
Con un'equazione di equilibrio alle rotazioni rispetto al nodo B si ottiene
immediatamente X O :
16
A questo punto di può procedere riconsiderando l'intera struttura.
Alcune delle configurazioni in cui si può sfruttare la sopracitata proprietà sono
rappresentate in figura 2.16.
B e
Figura 2.16.
!s
I
X ·-·-·-·-·-·-· ______
x
Figura 2.17.
17
s
X
Figura 2.18.
Figura 2.19.
2) Sforzo di taglio (T). Componente di direzione ortogonale all'asse della
trave che coincide con la risultante di tutte le forze agenti in tale direzione a
destra (o a sinistra) della sezione di taglio.
3) Momento flettente (M). Coincide con il momento rispetto alla sezione di
taglio di tutte le forze agenti a destra ( o a sinistra) della sezione di taglio.
18
2.7 Diagrammi di sollecitazione
2.7.1 Legame tra momento flettente e taglio
Si consideri la trave a sbalzo rappresentata in figura 2.20.
Figura 2.20.
Spostandosi dall'estremità di destra verso sinistra il taglio rimane costante, mentre il
momento flettente subisce una variazione che, in questo caso, risulta lineare. Si
consideri un concio infinitesimo di trave di lunghezza dx (figura 2.21). Esso sarà
soggetto alle azioni interne rappresentate in figura 2.21.
T
dx
Figura 2.21.
Si noti come il verso del taglio T nelle due estremità sia tale da garantire l'equilibrio
alla traslazione verticale. L'equilibrio alla rotazione dell'elemento infinitesimo, fatto
rispetto a un polo posizionato in una delle due estremità restituisce invece la
seguente equazione:
(M+dM)-Tdx-M =0~ dM+Tdx =0 (2.26)
T=dM (2.27)
dx
19
che rappresenta una relazione fondamentale tra momento flettente e taglio.
X =X.
Alllllll lllll ~
L
( >
Figura 2.22.
Per fare ciò è necessario ricordare le definizioni delle azioni interne fomite in
precedenza. In particolare lo "sforzo di taglio" in una certa sezione è stato definito
come la risultante di tutte le forze agenti in direzione ortogonale all'asse della trave
a destra o a sinistra della sezione stessa.
Con riferimento allo schema semplificato adottato in precedenza, consideriamo la
q iqx
Allllllllllll 1B c:::=:>A---------8
( X
> < ~/2> < ~/2>
Figura 2.23.
T=qx
-
(2.28)
20
mentre il momento flettente sarà pari a
Vista l'arbitrarietà della scelta della coordinata i, essa può essere sostituita con x.
Quindi un carico distribuito agente su un tratto di trave restituisce un contributo:
lineare al taglio, del tipo qx;
. . 2/
parabolico al momento flettente, del tipo M = qx; 2 .
21
stesso (nel caso di asse curvilineo). È frequente trovare travi soggette a solo sforzo
assiale.
taglio).
Uno stato di sollecitazione generico può essere dovuto a più stati di sollecitazione
semplici e in questo caso si parla di stato di sollecitazione composto. Quanto
vedremo per g 1·
• stat'1 d'1 so Ilec1taz1one
· · semplici continuerà comunque a valere anche
in presenza di uno stato di sollecitazione composto, e lo stato risultante potrà essere
ottenuto applicando la sovrapposizione degli effetti.
22
2.7.4 Convenzioni per le sollecitazioni
I) Sforzo normale· Lo sforzo nonna Ie agente su una trave, o su un tratto di
trave, si considera positivo se di trazione, ovvero se è tale da indurre sul
tratto di trave un allungamento . E•sso s1· cons1 "dera mvece
. . se d1.
negativo
"compressione" , ovve ro se m
· duce su t tratto d1• trave un "accorciamento").
·
Sui consideri l'esempio in figura 2.24.
F F
+- -------- --+
Sforzo nonnale di trazione e quindi positivo;
F
--+ --------
Sforzo nonnale di compressione e quindi negativo
Figura 2.24.
f~! I T
Figura 2.25.
Tuttavia molto spesso il segno effettivo del taglio può essere omesso e si
adotta piuttosto la convenzione che, su uno stesso tratto di trave, qualora il
taglio cambiasse di segno, questo deve essere evidenziato cambiando
"superficie" della trave (es. da superiore a inferiore, da destra a sinistra)
dove viene tracciato il diagramma (figura 2.26).
F mli
11111111111111
B:llllll
liillllllli
lF
Figura 2.26.
23
In corrispondenm del punto B del tratto di trave disegnato, il taglio ha
cambiato modulo (da Fa 2F) e segno (è variata la superficie della trave su
cui si è disegnato il diagramma).
-------------
Figura 2.27.
2.8 Esempi
2.8.1 Esempio 1
Risolvere la seguente struttura e tracciare i diagrammi di sollecitazione.
m=FL F i
~1-A--;)--1---
._..f.
( L/2)( L/2)
Figura 2.28.
24
Figura 2.29.
Le equazioni di equilibrio sono:
LiF! =0~XA-F=0~XA =F
Li Ft =o~ y A- F = o ~ y A = F
2FL FL F i
F--Et-:----BS).._..,
__ C,.._.f.
Figura 2.30.
25
0 "'111111111111111011111111111111111
Figura 2.31.
2) Sforzo di taglio.
Applichiamo la definizione a partire dal nodo di estremità A, considerando
tutte le forze che agiscono in A ortogonali all'asse della trave. È presente la
sola reazione vincolare YA che vale F. In A quindi il taglio vale F (orario
0 F liilili
1111111111111110
IIII II IIli
Figura 2.32.
3
M8 = 2 FL
26
~ 2/?L-- Jf;/,/2
A B e
Figura 2.33.
In B agisce una coppia concentrata Fl che tende le fibre inferiori. In tale
punto quindi il diagramma del momento presenta una discontinuità e passa
da 3FL/2 a FL/2 (sempre con le fibre tese superiori).
Per tracciare agevolmente il diagramma da B a C è utile "riportare" in B la
risultante di tutte le forze flettenti che agiscono prima di B. In questo caso
FI
+.,_F
e
Figura 2.34.
2Fl
A
~ B
FU2
Figura 2.35.
27
2.8.2 Esempio 2
Si risolva la seguente struttura e si traccino i diagrammi di sollecitazione.
q
AJI!llllll!;ik
( L >
Figura 2.36
Si sostituisca ai vincoli le reazioni che sono in grado di esercitare (figura 2.37).
Figura 2.37.
E' possibile quindi imporre l'equilibrio della trave:
Ll! =O~XA =0
qL
--->,Ye =-
2
qL
~ YA =qL-Ye =-
2
Al lllllllllll 1B
jqV2
Figuura2.38.
È possibilequindi tracciare i diagrammidi sollecitazione:
I) Sforzo normale. È evidente che è completamentenullo;
28
2) Sforzo di taglio. Partendo dal nodo A, agisce una reazione vincolare y A
T(x) = qL -qx
2
qU2
Figura 2.39.
a. la reazione vincolare YA = qL ;
2
qL qx 2
M(x)=-x--
2 2
Si noti come l'andamento sia parabolico, a causa della presenza di un carico
uniformemente distribuito.
29
Usandol'equazioneprecedenteè possibile calcolare i valori sulla mezzeria
(puntoe, x = L/2) e sull'altra estremità(B, dove di nuovo per definizionesi
dovràtrovare un risultatonullo).
Me = M(x
=~)=
2
qL2 _.9_(~)2 = qL2
4 2 2 8
qL2 qi}
Me =M(x=L)=---=0
2 2
Inoltre:
dM(x) = qL -qx (si noti come questa equazione coincida con quella del
dx 2
taglio determinata in precedenza).
Usandoquesta espressioneè possibiledeterminare il valore delle tangential
diagrammadel momento,in ogni suo punto.
In A e in B tali tangenti presentano un coefficiente angolare pari a ql/2 e-
qU2. In particolare, nel diagramma del momento flettente esse si
tangential diagramma
,
, . , '' ----- del momento
't~
'I' ~,,,
ql2/4
Figura 2.40.
A questo punto, noto il valore del momento nei tre punti, A, B e C, e note le
tangenti nei punti di estremità è possibile tracciare in maniera estremamente
agevole il diagramma del momento flettente ad andamento parabolico.
30
i, compreso tra due punti A
Si consideri un generico tratto di struttura di lunghezza
e B, sul quale agisce solamente un carico uniformemente distribuito q .
q
Al ll!l!J!ll!! ls
L
Figura 2.41.
Il metodo si disinteressa di tutto quello che sta a sinistra di A e a destra di B. Per
applicare correttamente il metodo è necessario conoscere il valore del momento
flettente nelle due estremità A e B. Si noti che certamente uno dei due valori è noto a
priori, perché è stato determinato per tracciare la parte precedente del diagramma del
momento flettente. Supponiamo che si conosca MA .
Figura 2.42.
qx2
M(x)=MA-Rx+-
2
31
J. da tale valore ci si sposta nella direzione di azione del carico di una
quantità ¾-.
-L2
@ A B
Figura 2.43.
Il punto così individuato rappresenta l'origine delle tangenti al diagramma nelle due
estremità (figura 2.43). In questo modo risulta estremamente agevole tracciare il
diagramma del momento flettente sul tratto in questione, dato che conosciamo tre
valori del momento e le tangenti nei punti di estremità. Si noti che i valori indicati
m =ql 2
ql
A E Fi G
,... L
.,... .,... .,
L/2 L/2
Figura 2.44.
La struttura è già stata risolta in precedenza. Lo schema del corpo libero è il
seguente:
ql2
ql
2ql
e 2
A+-ql
E
J-i,,---~----n
ql
---+
I 3qU2
F
jqU2
Figura 2.45.
33
Tratto BC: è necessario valutare in B la risultante di tutte le forze
paraHele al tratto e che agiscono prima di B: in questo caso solo la
reazione vincolare XA. Lo sforzo normale è costante, di trazione, e
pari aql.
Tratto CE: è necessario considerare la risultante di tutte le forze a
direzione verticale (parallele al tratto CE) che agiscono prima di c.
Essa vale:
3 qL
R = YA -qL =2qL-qL =2
Spostandosi da C a E non si trovano altre azioni.
Lo sforzo nonnale è quindi costante su CE, di trazione e pari a qU2.
Tratto EG: la risultante delle forze orizzontali che agiscono a sinistra di
E è pari a XA =qL. Da E a G non ci sono altri effetti. Lo sforzo
ql
0
3qU2 A
ql
Figura 2.46.
2) Sforzo di taglio
•
s1· proce de m· modo analogo. Partiamo dall'estremità A e
proseguiamo nel resto della struttura.
34
Tratto AB: in A agisce la forza tagliante XA pari a ql. Proseguendo
da A verso B non si incontrano altri contributi. Quindi il taglio è
costante sul tratto AB, e pari a q/ (positivo).
Tratto BC: riportiamo in B la risultante di tutte le forze ad azione
tagliante (ortogonali a BC) che agiscono prima di B. Tale risultante è
costituita esclusivamente dalla reazione vincolare YA = 3qL/2 .
In C, x = L ~Te= qL (+);
2
InB, x=O~TA=IqL(+).
2
Tratto CE: riportiamo in C la risultante di tutte le azioni taglianti su CE
(forze orizzontali). Si ha solo la reazione vincolare XA =qL.
Spostandosi da C a E non si incontra nessun altro contributo. Il taglio è
quindi costante e pari a ql (-).
Tratto EG: la risultante in E di tutte le azioni taglianti su EG (forze
verticali) che agiscono a sinistra di E è pari a:
iqL-qL = qL
2 2
In E il taglio vale qL/2 (+). Esso rimane costante fino al punto F, dove
35
0
ql
qU2
Figura 2.47.
della struttura:
Tratto AB: in A il momento flettente eguaglia la reazione vincolare
Figura 2.48.
36
Per equilibrio alle rotazioni sul tratto BC, in corrispondenza del nodo
B, dovrà agire un momento X tale da garantire l'equilibrio alla
rotazione:
Figura 2.49.
In tal caso, noti i valori del momento flettente su due conci è possibile
determinare per equilibrio il terzo (figura 2.49).
M1 -M2-X=0~X = M2-M1
Figura 2.50.
2 3 qx2
M(x) =.qL - 2qLx+ 2
37
2
2 3 2 qL O
In e (x = L) si ha: Mc =qL - 2 qL + 2 =
B e
Figura 2.5 t.
Tratto CE: il valore iniziale del momento è zero. La risultante in C di
tutte le forze ad azione flettente (forze orizzontali) che agiscono
"prima" di C è pari a XA = qL (che tende le fibre di destra).
L'equazione del momento flettente è:
M(x)=qLx
2
in D (x =L/2) si ottiene M O = qL .
2
L2
Essa vale fino a F, dove il momento assume un valore MF =L
4
In F la risultante delle forze flettenti è pari a: qU2 - ql= -qU2 (che
tende le fibre superiori).
38
qL
A
2ql 2
Figura2.52.
L'equazione del momentonel tratto FG è dunque:
qL2 qL
M(x)=---x
4 2
In G (x = L/2) ovviamente si ottiene Ma = O. In conclusione, il
diagramma è quello in figura 2.52.
2.8.5 Esempio 4
Si risolva la seguente struttura isostaticae si traccino i diagrammidi sollecitazione.
A F H
B D E
ql
2ql 2 ( L >
Figura 2.53.
Si noti che la struttura è costituita da tre travi: BC, ADE, EFGH. Si noti inoltre che
mentre la trave CB termina con una cerniera interna in B la trave ADE è solamente
"appoggiata" sulla cerniera (non si potrà quindi dire che per essa il momento
39
flettente in B è a priori nullo). Per risolvere la struttura sostituiamo ai vincoli esterni
le reazioni vincolari che essi sono in grado di esercitare e sfruttiamo "in man·
1era
intelligente" le equazioni di equilibrio sulla struttura e le equazioni ausiliarie pe .
r I
vincoli interni.
ql
Xc
r,. 2ql 2
Figura 2.54.
2qL · 2L + YG • L + Xa · L = O
2 3 2 5
4qL - 2 qL +XaL=O--+Xa =-2qL
5
Xa +Xc =0---+Xc =-Xo =+-qL
2
Con un'equazione di equilibrio ausiliaria rispetto al polo B del solo tratto BC, è
40
Infine con una equazione di equilibrio alle traslazioni verticali che coinvolge l'intera
struttura, è possibile detenninare YA :
YA.+ Yc + Ya -2qL-qL+2qL =O
9 3
-+VA =qL-Yc-Ya =qL--qL+-qL=-2qL
2 2
Lo schema del corpo libero è rappresentato in figura 2.55.
A F H
2ql
t
ql
5qU2 5qU2 G
---11(),1,----+a
3qU2
t9qU2 2ql2
Figura 2.55.
mentre i diagrammi di sollecitazione sono rappresentati in figura 2.56-2.58.
5qU2
Figura 2.56.
9qU2
Figura 2.57.
41
1ql.'
I)
Il
H
tJl.1/R
Figura 2.58.
2 5 qx 2
M(x)=2qL --qLx+-
2 2
2
5 2 qL2
inD(x=L): M=2qL --qL +-=0
2 2
Sul tratto DE l'equazione del momento è:
qL qx 2
M(x) =--x +-- (come convenzione fibre tese sopra).
2 2
3
Cenni di geometria delle aree
(3.1)
y
dA
Yo
zo z
Figura3.1.
Le precedentirelazioni possono essere riscritteanche come:
fydA )=A·Yo
S,,=A(~ (3.2)
s,, =A(~
zdA I
)=A
·7-0 (3.3)
dove:
43
YG = ~ JY dA (3.4)
A
(3.5)
J
Jzy = z-ydA (3.7)
A
Dalle definizioni appare chiaro che mentre i momenti J0 , lyy e Jp sono sempre
positivi, il momento lxy può essere positivo, negativo o nullo. Esso è nullo quando la
sezione considerata presenta almeno un asse di simmetria geometrica.
Si consideri la sezione rettangolare di base Be altezza H mostrata in figura 3.2.
Y,
z -· ·-·-·-·----~----·-·-·- -· z
I
I
y
B
Figura 3.2.
44
Per essa si avrà:
-f y 2dA = f1-112
Ji:z.- -1-112Y
2Bd = sf1112 2 -
y -1-112Y dy-
A
1-1 (3.8)
32 I
,1-11
28 Jo
2 2
d =2BL
y y 3
=-BH
12
3
o
e, analogamente:
I 3
Jyy =-HB (3.9)
12
(3.10)
Quindi:
4 4
Jp=
A
i O O
R
r 2dA= J.RJ.2x r 2rdrd0=21t-=--=-D
4
1tR
2
1t 4
32
(3.11)
J =~D4 (3.12)
zz 64
)
J1.z =-BH 3 ) 3
J =- 1 HB 3 __ I hb 3
--bh (3.14)
. 12 12 yy 12 12
45
h/2
h/2
1t 4 1t 4 1t ( 4 4)
Jzz =Jyy = 64 De - 64 Di = 64 De -Di (3.15)
·- z
Figura 3.4.
46
n . n
L S~.z L S~y
V -..:...i=_,_1
__ Xa =-'--i=__,_I
__
1G - n n (3.16)
L Aj L Ai
i=I i=I
. i
S~ =AiYG-0 (3.17)
dove S~ è il momento statico del primo ordine della sottosezione i-esima, Yb-oè
la distanza tra il baricentro della sottosezione e il punto di riferimento, O, e Ai è
l'area della sottosezione. Si noti che L indica una somma in senso algebrico.
Come conseguenza del sopracitato corollario è possibile asserire che:
Se una sezione presenta un asse di simmetria geometrica, il baricentro cade
sicuramente sull'asse.
Se una sezione presenta due assi di simmetria geometrica il baricentro cade
sull'intersezione degli assi.
In tutti gli altri casi la posizione del baricentro va determinata sfruttando il teorema
di Varignon.
47
2. Come differenza di un rettangolo di dimensioni I00xlS0 e di d
Ue
rettangoli "'laterali" di dimensioni 70 x 80.
V,
h=80 l-1=100
l v'
8=150
.I
Figura 3.5.
Applichiamo il corollario del teorema di Varignon, determinando la posizione del
baricentro rispetto al punto O.
20 = (150·10·75)+(150·10-75)+(80·10·75) =? 5mm
(3.20)
2·150-10+80·10
Come si può notare il baricentro cade sull'intersezione degli assi z-z e y-y. Questo
perché tali assi sono assi di simmetria geometrica per la sezione. Per determinare i
momenti geometrici J zz e Jyy della sezione è possibile ragionare sia per somma di
tre rettangoli, o per differenza di tre rettangoli. Al fine di determinare Jzz il modo
J I
=-10-80
12
3+2 (-150-10
1
12
3+150-10-45 2)
'T.L. (3.22)
= 6526667mm4
Nella detenninazione di J yy è invece utile considerare che, in questo caso, sono i tre
J
yy
=-'100-150 -2(- 1 80-70
12
3
12
3 +70-80-40 2 )
(3.24)
=5631667mm4
3.5.2 Sezione a T
Si consideri la sezione in figura 3.6. La prima cosa fare è detenninare la posizione
del baricentro. Sicuramente l'asse di simmetria y è baricentrico; è necessario quindi
determinare solamente la quota ''y" del baricentro rispetto al punto O.
Applicando l'Equazione (3.16):
49
!y
~ 1..1 2_0___ --i
60 80
50
I
:y
100
Figura 3.6.
Quindi:
3.5.3 Sezione a C
Si consideri la sezione in figura 3. 7. La prima cosa fare è determinare la posizione
deJ baricentro. Sicuramente l'asse di simmetria y è baricentrico; è necessario quindi
detenninare solamente Ja quota ''y" del baricentro rispetto al punto O.
y
Figura 3.7.
50
Applicando l'Equazione (3 .16):
2-60-20-50+ 100-20-10
v,. ---------=-c3181mm (3.28)
<1 - 2 . 60 · 20 + I00 · 20 '
Quindi
I 3 I 3 4
Jyy =-80-100 --60-60 =5586667mm (3.30)
12 12
' \
\
, ,,
, , ,,
, ~
z'
,,
\
\
\
'' ,, 9
'' ,,
z
Figura 3.8.
Quindi:
51
2
Jz·=JA(y')dA= JA(-zscnS+ycosS )2dS
= JA (z2 sen 2 9 + y 2 cos 2 9- 2zysen Scos s)ds
Jz'y' = JA
(z'y')dA = t (zcosS + ysen sX-zsen S+ ycosS)dA
Jz -Jy • •
-- 2--a....sen2S +Jzycos2S =0
(3.36)
(3.38)
4
Stati di tensione per le sollecitazioni
semplici
4.1 Introduzione
La statica e la cinematica delle strutture è descritta, come si è visto, in termini di
forze e momenti (azioni interne). Tuttavia queste non rappresentano grandezze
adatte a valutare la resistenza di un organo meccanico. Facciamo un esempio molto
semplice: si considerino due travi dello stesso materiale, di diversa sezione (una
molto sottile e una più tozza), uguale lunghezza, entrambe sollecitate da due forze di
estremità pari a F (figura 4.1).
Figura 4.1.
Lo sforzo nonnale N su entrambe le travi è uguale a F, costante e positivo. È
intuitivo però che la trave di sezione maggiore resisterà ad una forza più elevata
prima di giungere a rottura. Questo significa che le azioni interne (N, T, M) non
possono essere considerate delle grandezze di resistenza.
Vedremo che si utilizzano delle grandezze di nome tensioni.
53
4.2 Stato di tensione dovuto allo sforzo normale
Consideriamo una trave caratterizzata da una sezione costante e soggetta a due forze
P uguali e opposte applicate alle due estremità: si parla di carico di trazione (figura
4.2). Sia l la lunghezza della trave e A la sua sezione.
p --{t·-
-{-·---}--- L
p
Figura4.2.
Effettuiamo un taglio immaginario in corrispondenza di una generica sezione
ortogonale all'asse della trave e consideriamo il tratto a sinistra.
p +-- -B -C?"~
--~
--~
--~
N
Figura4.3.
Nella sezione è presente l'azione esercitata dalla parte rimossa della trave (parte di
destra) data dalle tensioni cr (figura 4.3). Ad una sufficiente distanza dal punto di
applicazione della forza si può ragionevolmente assumere che le tensioni siano
distribuite in modo uniforme sulla sezione se sono verificate le seguenti ipotesi:
la trave è a sezione costante (o costante a tratti);
il materiale è omogeneo;
la linea d'azione delle forze applicate passa per il baricentro della sezione;
Indichiamo con N lo sforzo normale risultante dalle tensioni presenti nella sezione
considerata.
Le tensioni che sono normali alla superficie vengono indicate con cr . Esse possono
essere pensate come una sorta di ''pressione interna". Per equilibrio:
f
N= crdA=crA (4.1)
A
54
essendo le cr uniformemente distribuite. Per l'equilibrio alla traslazione dovrà
inoltre essere:
p
N=P->cr=- (4.2)
A
La tensione O" è dunque un parametro interno che nasce in una generica sezione per
equilibrare il sistema di forze esterne applicate.
Per convenzione le tensioni O" sono positive se di trazione, negative se di
compressione.
Ad uno stato di tensione si accompagna sempre uno stato di deformazione, che nel
caso di uno sforzo normale è uniforme sulla sezione.
Se le forze sono di trazione, la trave di lunghezza iniziale L tende ad allungarsi di
una quota AL . Possiamo quindi definire la deformazione come un allungamento per
unità di lunghezza:
AL
E=- (4.3)
L
Per uno stato di tensione monoassiale (una sola componente di tensione), vale la
legge di Hooke (Hooke 1678, "Ut tensio sic vis")
cr=Ee (4.4)
55
. . . · I della trave minore sarà l'allungamento l'.\L a parità
maggiore è la rigidezza ass,a e '
di forza esterna applicata.
N = forza risultante [ N ]
A= sezione [ mm 2 ]
N
Le tensioni u quindi si misurano come -- 2
mm
Una delle ipotesi formulate in precedenza prevede che la distribuzione delle tensioni
sulla sezione della trave sia costante. Dimostriamo ora che affinché ciò sia verificato
è necessario che la linea di azione del carico passi per il baricentro della sezione.
Immaginiamo di considerare una trave di generica sezione soggetta a trazione.
Indichiamo con P1 il punto di applicazione della forza diretta lungo l'asse
56
y
dA
z
I
,_
I
:Y
Figura4.4.
Per l'equilibrio alla rotazione le tensioni che si generano nel materiale devono essere
tali da riequilibrare l'azione dei momenti.
Mz = Py= t crydA My = p; = JA
crzdA (4.10)
da cui si ottiene:
(4.11)
ovvero il punto P 1 coincide con il baricentro della sezione. Solo in questo caso la
forza esterna comporterà una distribuzione costante delle tensioni nella sezione.
57
4.5 Stato di tensione in una trave soggetta a momento flettente
puro
Si consideri una generica trave a sbalzo soggetta a una forza P (figura 4.5).
Figura4.5.
Con riferimento alla figura, si indichi con m I un punto alla distanza x dall'incastro
(punto A) e con m2 un punto ad una piccola distanza ds da m 1 lungo il profilo
deformato della trave. Si tracci a partire da ciascuno di questi due punti un segmento
normale alla retta tangente al profilo deformato, che si intersecheranno in un punto
O' che rappresenta il centro di curvatura per il segmento ds considerato.
La lunghezza di ciascuno dei due segmenti rappresenta il raggio di curvatura p
mentre d<j>rappresenta l'angolo al centro infinitesimo (Figura 4.5). Vale quindi la
relazione:
ds = pd<j> (4.13)
58
.. dx
..
Fil!ura 4.6.
Si consideri la figura 4.6, che rappresenta un ingrandimento della figura 4.5
nell'intorno dei punti m, e m2. Se si indica con dl') l'abbassamento infinitesimo che il
punto m2 subisce rispetto al punto m 1 a seguito dell'inncssione della trave e con q,
l'inclinazione della trave in m 1 (rotazione) dl') può essere approssimato come:
=
d11=dx · tgq> dx · q>-->q>= d'fl (4.15a)
dx
dove, sotto l'ipotesi di piccoli spostamenti. la tangente dell'angolo q>è stata confusa
con l'angolo stesso.
Sostituendo ora la (4.15a) nella (4.14) si ottiene:
dq> d 2l')
K=-=- (4.15b)
dx dx2
Figura4.7.
59
I segmenti mn e pq, che rappresentano le sezioni deformate, si intersecano
virtualmente nel centro di curvatura O'; la distanza tra tale centro e l'asse neutro ss
rappresenta il raggio di curvatura p. Si supponga che il momento flettente applicato
sia tale da far subire un allungamento alle fibre al di sopra dell'asse neutro, mentre
le fibre al si sotto dell'asse neutro, perché compresse, si accorciano (figura 4.89).
m p
M
c~,.- -- --
Asse neutro
Figura4.8.
La generica fibra ef, di lunghezza infinitesima dx, compresa tra le sezioni mn e pq,
che si trova ad una generica distanza y dall'asse neutro a deformazione avvenuta
avrà una lunghezza L 1 pari a:
L1 ={p-y}iq>=dx-1.dx (4.16)
p
JodA =04f
A A
-Eydq> dA =0
dx (4.19)
Si noti come:
dcp
sia una costante sull'intera sezione in virtù dell'ipotesi formulata
dx
(4.20)
(4.21)
M= IA -Ey-ydA=-E-
d<j> J
d<j> 2 dq>
y dA=-E-Ju. (4.22)
dx dx A dx
dove Jlz = JAy 2dA è il momento geometrico del secondo ordine della sezione.
(4.23)
e quindi:
61
M
CJx =-y (4.24)
Jzz
+a
I
I
I
, ~------------
I
-(J'
Figura4.9.
Di norma in progettazione si è interessati al valore massimo delle tensioni di
flessione tensioni:
M M
CJMAX= -YMAX =- (4.25)
1:z.z Wr
(4.26)
Dato che Ez è proporzionale a y, i lati di una sezione rettangolare si inclinano,
rimanendo rettilinei. Inoltre tutte le linee di sezione che erano inizialmente parallele
all'asse z subiscono una leggera curvatura in modo da rimanere ortogonali ai lati
della sezione (figura 4.1 O).
62
0,---+--=z z
y y
Figura 4.10
~·-·-N·-·-·-·-·$·-
·-·-·-----·-·-·-·-----·-·
Figura 4.11.
63
(4.29)
N Ney
O"=-+-
X A J 7Z
...
~----i------'I ....... X
I
V
•
I
Figura4.12.
I
I
I
-------• z -
i----•+
----- I
I
I
I
•
I 1----,
• y
•
Figura4.13.
64
La tensione di flessione complessiva si ottiene sommando I· smgo
· 1·I effietti· e sara· ( con
riferimento ai versi usati in figura):
Myz MzY
O'
X
=-----
J j (4.3))
yy zz
che rappresenta una retta passante per il baricentro della sezione e caratterizzata da
Se si indica con 13l'angolo che la retta presenta rispetto all'asse z, sarà dunque:
M J
tgl3=_Y ___y_ (4.33)
Mz Jyy
(4.34)
tensione considerata;
il secondo pedice indica invece la direzione della tensione.
Si vedrà che le tensioni tangenziali sono associate a sollecitazioni di taglio o di
torsione.
65
Primo di proseguire è utile considerare uno proprietà estremamente importante delle
tensioni tangcn1..inli.Si consideri un solido infinitesimo di lato dx e si supponga che
sullo foccin superiore dell'elemento ogiscn uno tensione tangenziale 1:y,.(figura
4.14). Per l'equilibrio nlln traslazione orizzontale dell'elemento, dovrà agire sulla
faccia opposta una tensione tangenziale uguale in modulo, ma di segno opposto.
'f
zy
(4)
:o·
I
I
I
t
+-----(2)
I
I
:
•'fzy
(3)
'f yz
Figura 4.14.
momento orario sull'elemento che ne indurrebbe una rotazione. Per evitare che
questo succeda e garantire quindi l'equilibrio dell'elemento deve esistere
necessariamente un'altra coppia di tensioni tangenziali uguali e opposte (figura
4.14).
Questo significa che per ogni componente di tensione 'tij, esisterà anche la sua
C'
T
A
• e A
r--
I
·l i· > ~/
I
y/2
I
I
D'
JJ ... T D ---- D
Figura 4.15.
li solido elementare considerato si defonna come in figura 4.15, subendo un angolo
di scorrimento Y , che può essere legato alla tensione di taglio 't per mezzo della
segunte relazione:
(4.35)
dove G rappresenta il modulo di elasticità tangenziale, per il quale vale la relazione
(4.36):
E
G (4.36)
2(1+v)
y
Yo ,_,
b A
dx
Figura 4.16.
67
- •
Ind1ch1amo • d"tst anza tra il baricentro dell'elemento considerato e
con y 1a generica
l'asse baricentrico della sezione.
Per effetto della variazione del momento flettente, che ind ichiamo con dM, le facce
di sinistra e di destra dell'elemento infinitesimo isolato sono soggette a delle
t . In particolare , con riferimento allo schema in
tensioni normali cr d 1. d",versa en t"tà
figura 4.17:
My (4.37)
crs =--
Jzz
rispettivamente a sinistra e a destra.
h/2
y
Yo
~--- ·-·-·- -·-· ·-·- X
Figura 4.17.
Esse danno luogo alle seguenti risultanti sull'elemento:
f: - f: My -
Fs = AcrsdA = A-J-dA
zz
(4.38)
(4.39)
.1.F= Fo - Fs = f- -dA
A
dMy
lzz
-
(4.40)
Ricordando che:
dM
T=-~dM=Tdx
dx (4.41)
È necessario quindi, per garantire l'equilibrio dell'el emento, che su Ila sua "' ·
1acc1a
inferiore nascano delle componenti di tensione, parallele alla faccia stessa. Esse sono
delle componenti di tensione tangenziali 't yx.
T J-ydA TS
t yx = A =______g_ (4.44)
Jzzb J72 b
Figura 4.18.
Nell'espressione di Jourawskj S22 rappresenta il momento statico del Primo ont·
ine
dell'area delimitata da questa linea.
h
Szz
A
~ ~ ybdy~ byT
=JydA Jyo 2
~_l,_(~-yfiJ
2 4
(4.45)
Yo
Si noti come l'andamento di Szz sia parabolico con Yo. Inoltre nell'espressione
(4.45) T, Jzz e b sono delle costanti. Questo significa che la variazione lungo la
parabolico (figura 4.18). Le tensioni sono sono nulle sulla superficie inferioree
superiore della sezione, e massime in corrispondenza dell'asse baricentrico, dove
2
Yo = O e Szz = b ~ da cui risulta:
2 4
(4.46)
Figura 4.19.
Se infatti consideriamo un generico punto del bordo della sezione, le T di taglio
devono necessariamente agire in direzione tangente al bordo della sezione (figura
70
4.19). Infatti il bordo della sezione e · . .
. . . . 'p r ragioni di equilibrio non può essere soggetto
a tens1om con d1rez1oni radiali. Una te · . .
. . nsione con direzione generica darebbe luogo,
per scompos1z1one, ad una componente d' 1 • • •
, . . . ra 1a e, e qumd1 risulta non ammissibile.
Dunque I umca d1rez1one lungo c · .
ui possono agire le tensioni di taglio è la direzione
parallela al bordo. Questo ci pennette d' .
. 1assumere ragionevolmente su una generico
punto della sezione una distribuzione di ten · ,. · · . ..
s1one con mee d1 tensioni convergenti m
un punto T (in figura 4.20).
Figura 4.20.
In linea di principio quindi non esiste un modo semplice per determinare la
distribuzione di tensioni a taglio sull'intera sezione, ma è possibile determinare in
maniera relativamente semplice il valore massimo delle , di taglio, che si
manifesta in corrispondenza dell'asse neutro z-z. Utilizziamo quindi l'espressione
generale per la distribuzione delle tensioni dovute al taglio:
(4.47)
2 (4.48)
ST.t.= JAydA= J~y2~R -y2dy
·c. •
dove, con n,enmen t o a Ilo schema mostratao in figura 4.21, si è sostituito dA =l dy e
Figura 4.21.
.
Per risolvere I,.mtegra 1e ne ll'E q. (4 ·48) è conveniente utilizzare il cambio di variabile
t = y2, da cui si ricava:
dt dt (4.49)
-=2y-+dy=-
dy 2y
Szz =~R
3
3
(4.51)
T~R 3
t = TSzz = 3 4 T 4 T
JzzB ~R4 2 R =31tR2 =3A (4.52)
4
Nel caso di una sezione tubolare (figura 4.22) si segue esattamente lo stesso
ragionamento ottenendo:
J XX =1t(R
4 e
4-R.4)
I
(4.53)
S7.z-- se•
'D.-
2~
giz···=-R
..-. 3
3-R· 3)
C I
(4.54)
72
i
~y
T
I
z ---
Figura 4.22.
t=TSzz= T¾(R~-Rf)
J zz B 1t ( 4 4 \..( (4.55)
4 Re -Ri JL-Re -Ri)
Ricordando che:
t = TS 12 = i_!_R~ + RcRi + Rf
(4.58)
J 12 B 3A R C2 +R7I
4T
Ovviamente quando Ri=O si ottiene t = -- in accordo con la trattazione
3A
precedente.
Infatti sull'anima agisce solamente una componente di tensione , xy mentre sulle ali,
come verrà spiegato nel seguito, agiscono una 'xy e una 'xz (figura 4.23).
H
Figura 4.23.
J 1
=-bH 3 -- 1 (b-t ::)b3 (4.59)
zz 12 12 I
Figura4.24
(4.61a)
74
(4.61b)
2 -h2 )+½
T[¾(H (h2 -4y2 )]
t (4.62)
Jzz t
~ ~ 2 - h2 )+t · h 2 ]
T· ·
(4.63a)
tA =
8Jzz t
T·b·(h +t)
=---- (4.63b)
8Jzz t
Figura 4.25.
Su Ila parte m ·
· tìenore dell'ala superiore, la corda B subisce un brusco. aumento,. .
crea quindi una discontinuità nelle componenti tens1onah
passando da t a b, e ques t o
txy, secondo un fattore tlb:
(figura 4.26).
75
T
Figura 4.26.
Sulle ali agisce anche, come detto in precedenza, una componente di taglio 't'xz (in
Figura 4.27.
Si può quindi ripetere un ragionamento del tutto analogo a quello fatto nel ricavare
l'espressione di Jourawsky, e scrivere quindi un'espressione del tipo:
76
'txz =
,
_!_
BJr.l
JAYdA =~(~ + _!_)r
BJ zz 2 2 o
ldz (4.64)
Figura 4.28.
Infine, dato che B=t, l'equazione delle tensioni tangenziali risulta:
'txz
·
==_!_(~+.
J72 t 2 2
!.)tz
=_I__(~+. !.)z
=_!_(h +t)Z (4.66)
J 2 2 2J
22 22
Figura 4.29.
È utile notare che in precedenza si era ricavato:
T (4.67)
'tB = -(h + t)b
2Jzz
e la (4.66) restituisce, con z=b/2:
't('=__!_(h+t)b=~ (4.68)
. 4J.,_,,_ 2
77
Questa semplice relazione è deducibile anche sulla base di considerazioni bas
ate
sull'analogia idrodinamica. Come esempio del peso reciproco dei contributi
si
consideri il caso H = b. Usando le relazioni ricavate in precedenza, si ottiene:
T T T
tA=3.21- t9 =2.58- te= 1.29- (4.69)
A A A
Le distribuzioni delle tensioni tangenziali indottte da un'azione tagliante in una trave
con sezione a C e a cassone possono essere ottenute con considerazioni del tutto
analoghe a quelle fatte in precedenza, e sono schematicamente rappresentate in
figura 4.30a e 4.30b.
te =ts
I I
I I
I I
I b
:... ....
I
Figura 4.30a.
~tc=ts
I
I
I
b
:... ..:
I
Figura 4.30b
78
4.9 Stato di tensioni dovuto alle sollecitazioni di torsione
4.9.1 Introduzione
Le tensioni tangenziali nelle sezioni rette delle travi, oltre che dalla sollecitazione di
taglio, analizzata nel paragrafo precedente, sono provocate dalla sollecitazione di
torsione. L'azione torcente è presente in molte situazioni. Un esempio è quello di un
un albero di trasmissione. Inoltre in molte situazioni i carichi non sono applicati in
modo tale che la loro risultante passi per la linea dei centri di taglio della trave che,
di conseguenza, risulta anche sollecitata dall'azione di un momento torcente
secondario.
I
, I
.,. I _,,-'
----;--
1
X :e
Figura 4.31.
È evidente che, per ragioni di equilibrio, le sezioni in corrispondenza del taglio
effettuato saranno soggette alle stesse coppie torcenti applicate alle due estremità
(come rappresentato in figura 4.31). Le due metà sono quindi simmetriche, dal punto
di vista geometrico e caricate in modo simmetrico. La simmetria della struttura
permette di asserire che:
79
. ·manoono piane anche a deformazione
/) Sezioni inizia/men/e piane r, ~
avvenula.
.. . t li sezioni rimangono rettilinei e radiali
2) Raggi inizialmenteretti1me1,su a •
anche a deformazioneavvenuta.
. . d c. • a seguito del momento torcente applicato,
Questo s1gn1ficache 1a e1onnaz1one,
·
avviene · ·da delle sezioni• l'una rispetto all'altra, attorno
med.1ante rotaz·ione ng1
all'asse longitudinale della trave.
D
Figura 4.32.
·! l·
I
I
~ I
I
IJ ... T D
/J = JJ' D = JJ'
Figura4.33.
80
Questo modo di deformarsi è tipico, come visto precedentemente, di una
deformazione a taglio puro, dove l'angolo di scorrimento y è pari all'angolo ABA'
punto interno E, esso di muoverà in E', ed è intuitivo che EE' < CC' . Indicata con r
si ha:
MT = t-r·rdA (4.72)
(4.74)
81
( = O) e aumentano lineannente con la
Il, se della trave r
nulle in corrispondenzade as
4 34 . sterna dove il raggio vale R:
distanza radiale r (figura . ). sulla superfic1e
.h e
Il valore massimo delle 't si a
M
M = ___I. (4.15)
MT D _ ___L
'tmax = 1t 4 2 - 1t D3 WT
-D -
32 16
t
T
Figura 4.34.
torsio ne unitario:
È facile inoltre ricavarel'espressioneper l'angolo di
S = dS = MT (4.76)
u dx GJp
S=S L= MT L
u GJp (4.77)
KT = MT = GJp [Nmm]
S L rad (4.18)
82
rettangolare, viene meno l'ipotesi formulata per le sezioni circolari secondo la quale
"sezioni inizialmente piane rimangono piane anche a deformazione avvenuta".
li problema è stato ampiamente studiato da Saint-Venant e risolto utilizzando
strumenti matematici estremamente sofisticati. Qualche anno dopo Lord Kelvin
arrivò formalmente alle stesse equazioni di Saint-Venant utilizzando l'analogia
fluidodinamica, osservando che le linee di flusso delle tensioni dovute a torsione
potevano essere interpretate anche come le linee di flusso di un fluido all'interno
della sezione. Circa 50 anni dopo le soluzioni di Saint-Venant, Prandtl propose un
metodo semplificato per ottenere delle soluzioni approssimate al problema della
torsione, utilizzando la cosiddetta "analogia della membrana".
In questo paragrafo il problema della torsione di solidi a sezione non circolare non
verrà affrontato in maniera rigorosa, ma verranno invece forniti solamente alcuni dei
risultati più salienti. Si consideri una sezione rettangolare di dimensioni L e t. La
massima tensione tangenziale dovuta alla sollecitazione di torsione si manifesta in
corrispondenza dei punti, appartenenti al perimetro della sezione, che si trovano più
vicini al centro della sezione (figura 4.35). Negli spigoli la tensione è invece nulla
per ragioni di equilibrio.
Z---· t
/
't=O
Figura 4.35.
L'andamento tens1ona· 1e rap presentato in figura 4.5 può essere inferito sulla base
• I'd ro d'mam1c
de li'ana 1og1a · a di Lord Kelvin. È intuitivo infatti capire che
. . . . fl 'd che ruota all'interno della sezione, l'andamento delle
1mmagmando d1 avere m u1 o
.
Imee . . h re quello rappresentato qualitativamente in figura
d1 flusso non puo c e esse .
4.36. È chiaro che il fluido avrà una vlocità maggiore in corrispondenza del lato più
lungo. La velocità sarà nulla invece al centro della sezione e negli spigoli.
83
! y
-_-_ -------,-
,,- ---------------~-
-_-_ .....,
z ____~~·-l-·~·-·-·i·-·-·-t-·1·-1-: ·-·-·- z
• I• I I ____ _.___
• - , .., I , i II
I'
\
-------;------
---_..._,--"'
---------.--------
,_______
I
;y
Figura 4.36.
La detenninazione quantitativa delle tensioni e dell'angolo di torsione unitario può
avvenire con le seguenti espressioniapprossimate:
Mt
'tmax = P-Mt2- S =a--
u GLt3
(4.79)
Lt
dove i parametri ae p dipendonodal rapportotra i lati del rettangolo (tabella 4.1)
Si noti come nel caso in cui L>>t (rettangolomolto sottile) siano valide le seguenti
relazioni:
M S = Mt I 3
't =-lt Jt =-t L (4.80)
max Jt u GJi 3
'tmax
M,
=-J-ti,max IL 3
Ji=- 3 . L·t·
I I
(4.81)
l I
84
L1 t,/2
-.----y...,..:--~--+-
·-r
·-·-·-··
'----,-
~==.:;:::-.
.J.
·-f
-1:"=:::::::s:!:t"
t2/~; !+-- L3 ti2
y
Figura 4.38.
Il flusso delle tensioni tangenziali dovute alla torsione su una trave con sezione a
dioppia Tè rappresentato qualitativamente in figura 4.39.
t=O t=O
"~~~~-/
Figura 4.39.
M1 =t t r dA =fr t ds t (4.82)
85
. 1e a d"ire c he le tensioni sono costanti. La relazione (4.82) può
costante questo equ1va
quindi essere riscritta come:
(4.83)
M, =t t frds
dove rds è il doppio dell'area del triangolo infinitesimo che ha il vertice in
I
r•I I·' I
1• I
't 'G I
I
I
I
I
._ _______
_ _____
., ,,
I
't
Figura 4.40.
In definitiva:
Mt =t t 2 A• (4.84)
dove A* è l'area interna alla linea media (linea tratteggiata in figura 4.40). 11valore
medio della t risulta espresso dalla seguente relazione, detta equazione di Bredt:
M
t= t (4.85)
2 t A•
(4.86)
Essendo la trave di lunghezza un1'tar·1a mtegraIe d'I volume s1· potrà scrivere
, 1•· · come
un'integrale riferito alla sezione
(4.87)
l M 2
M t 0u = G J(2A !t f t ds (4.88)
2
M e =
t u
Mt
.2
Jds
t (4.89)
4GA
J
Se lo spessore tè costante, l'integrale ds restituisce Lm , dove Lmè la lunghezza
t t
della linea media, ovvero la lunghezza del perimetro che delimita l'area media.
L'angolo unitario di torsione vale quindi, in tal caso:
eu-- Mt Lm (4.90)
4GA.2 t
Se lo spessore t è invece costante tratti (cosi come avviene sulle travi a cassone) si
avrà:
(4.91)
87
(4.92)
Centro di
ta~I h
--------
1
I
I
I
I
I
I
:~
b
...
I
Figura 4.41.
Le risultanti delle tensioni di taglio sulel ali, .F;, possono essere detenninate come:
= J'tzxdA =J
F1 'tzxtdx =tJ-rzxdx
(4.93)
=(-r1 b)t = Tb2h t
2 4Jzz
F2ILI
= 2F1I~ (4.94)
(4.95)
88
È chiaro quindi che qualora la retta d'azione dello sforzo di taglio non passi per il
centro di taglio, ne sarà indotto, come conseguenza, un momento torcente:
(4.96)
dove e rappresenta il braccio del taglio rispetto al centro di taglio.
Con considerazioni analoghe è facile dimostrare che per una sezione dotata di
doppia simmetria (come una trave a cassone o a doppia T) il centro di taglio
coincide con il baricentro. Il quel caso l'eccentricità del taglio va misurata quindi
come distanza baricentrica.
Neri caso invece di una trave a T, la posizione del centro di taglio può essere
determinata con il procedimento visto in precendenza per la trave a C. In
quest'ultimo caso, il centro di taglio cade ne11'intersezionede11elinee media, come
rappresentato in figura 4.42.
,Y
I
I
---+-i !+--ti/2
I
Figura 4.42.
89
5
Stati di tensione complessi
,,
O'
AI
I
zx
X
Z,'
, I
•y
Figura 5.1.
Nel caso in cui lo stato di tensione sia complesso, tensioni e defonnazioni sono
legate fra loro dalle leggi di Hooke generaliu.ate (equazioni di Lamè), valide in
Ir )l Ira v'a +a
E1=-LCJI-v,a2 + CJ3'J E2 =-r 2 - \: I 3)l'J E3=..!._ra3-v'a,+a2)l (5.l)
I
Et \: ~
E E
91
dove E è il modulo elastico del materiale, v il coefficiente di Poisson e in
. . , generate
1,2,3 rappresentano le coordinate ortogonali d1 una terna destrogira.
(5.2)
Si noti come possano essere presenti tre componenti normali di tensione, cr , e tre
componenti tangenziali T _Questo avviene quando le tensioni sono espresse in un
.
generico sistema di riferimento. Tuttavia, esiste un riferimento particolare, detto
sistema di riferimento principale, rispetto al quale sul punto del componente
considerato agiscono solamente tre tensioni normali, mentre le tensioni di
tangenziali sono identicamente nulle (figura 5.2).
___,ç
->
,
z,, ,
I
I
I
•y
Riferimento generico Riferimento principale
Figura 5.2.
Tale riferimento si ottiene per rotazione di un certo angolo rispetto al riferimento
iniziale. Le componenti di tensione cr1, cr2 , cr3 , riferite al sistema di riferimento
principale sono dette tensioni principali. Uno strumento molto efficace per
determinare le tensioni principali è costituito dai cerchi di Mohr.
92
Si consideri uno stato piano di tensione e · . . . .
. s1 mettano m gioco le relaz1om che
Pennettono d1 legare le tensioni espre sse m · d .
ue sistemi di coordinate differenti
(x,y,z) e (x',y',z'), dove il secondo risulta ruotati rispett I . d" I n
o a primo I un ango o a
(fighura 5.3).
y
x'
y' '\, , ,11
'' , ,,
'' ,,
'' ,,
''
'' ,,' 8
'' ,
X
Figura3.8.
Tale equazioni sono fonnalmente simili alle (3.32-3.34):
2n 2
cr= cry cos "(7 + crx sen S- 2't xysen S cos S (5.3)
( cr
crx + crYJ2
2 +'t
2= ( crx -2 crY]2+(txy\2
J
(5.7)
(5.8)
e raggio:
93
2
R=
O"x -O"y )
( --~ +'txy2 (5.9)
2
Tale cerchio viene detto detto appunto cerchio di Mohr, e permette di rappresentare
graficamente tutti i possibili stati di tensione agenti su un punto di un componente
(figura 5.3).
Si noti come il cerchio di Mohr passi per i punti lcrx;'txy), lcry;'txy), lux;•yx},
CTYt TP
cr2 cr1
-----+
TP CTZ e CT
Tqt
-----+
'txy = -'tyx
Figura 5.3
Si noti inoltre come, le intersezioni del cerchio di Mohr con l'asse delle ascisse
rappresentino una condizione in cui sul componente non sono presenti tensioni
tangenziali -r. Le componenti di tensione indicate con cr1 e cr2 sono quindi le
(5.10)
Le tensioni principali sono indicate con dei pedici numerici progressivi (da l a 3, al
più si potranno infatti avere tre tensioni principali). Le tensioni principali, per
convenzione, sono "ordinate" per valore, quindi si avrà cr1 > cr2 > cr3 •
È importante, a questo punto, effettuare un'ulteriore osservazione; le due tensioni
principali CJ1 e <12 e le due tensioni <rx e cry, si posizionano nel piano di Mohr
lungo una linea. L'angolo tra le due tensioni è dunque, nel piano di Mohr, pari a
94
1so
0 • Tuttavia nel
piano fisico le tensioni 0
e cry sono, per definizione, tra di loro
x
ortogonali e formano quindi un angolo di 900 Q . .
. · uesta semplice osservazione
pennette d1 astrarre una proprietà estrema .
. mente importante della rappresentazione
grafica appena descritta: nel piano di Moh t .
r g I angoli vengono raddoppiati rispetto
al piano fisico.
Riferimento Riferimento
generico principale
Figura 5.4.
È chiaro quindi che se, con riferimento alla figura, indichiamo con 20 l'angolo
compreso tra il punto A, che fa riferimento allo stato di tensione generico, e il punto
B, che fa riferimento invece allo stato di tensione principale, per ottenere nel piano
fisico la direzione principale /, ed eliminare quindi le tensioni tangenziali sarà
sufficiente ruotare l'elemento infinitesimo di un angolo pari a 8 misurato,
nell'esempio considerato, rispetto alla direzione x. Sulla base di considerazioni di
carattere geometrico (figura 5.4), la tangente dell'angolo 28 sarà pari a:
2'txy
Tan20=-~- (5.11)
0'x -O'y
'.ry
B cr
Figura 5.5.
95
. fi tiva dello stato di tensione agente su un punto dì
rappresentazione gra ca esaus . . . un
resentati in questo modo I tre cerchi, non s1 parla d'
componente. Se sono rapp ,
cerchio ma di arbelo di Mohr.
Figura 5.6.
Come noto lo stato di tensione è uniforme sull'intera sezione e pari crx = ~ . Tutte
le altre componenti di tensione sono nulle (non sono presenti tensioni tangenziali e
cry =O). Uno stato di tensione siffatto è detto monoassiale. Tutti i punti della
sezione sono caratterizzati dallo stesso stato tensionale e quindi dallo stesso cerchio
di Mohr. Non essendo presenti t, il riferimento (x, y) è dunque un riferimento
principale. Il cerchio di Mohr è quello rappresentato in figura 5. 7 che passa per i
punti di coordinate (crx, O)e (O,O) .
Du
o
A
~
u,: ---4 (J
Figura 5.7.
96
Se l'elemento infinitesimo fosse ruotat .
o, a partire dalla posizione attuale, di 45° si
otterrebbe lo stato tensione rappresentat d 1
0 a punto B del cerchio di Mohr, dove è
presente la massima tensione tangenziale ax
, 1 max , e una tensione normale a= -
2
(figura 5.8).
ax
2
-- (J' r
'mar 2
2
Figura 5.8.
Si consideri ora una trave rettilinea soggetta a sforzo normale di compressione
(figura 5.9).
N _____..__I_____ ___.I +- N
Figura 5.9.
Valgono tutte le considerazione fatte per il caso precedente, con l'unica variante che
o
Figura 5.1O.
97
5.2.3 Cerchi di Mohr per una trave a sbalzo soggetta flessione
pura
Si consideri una trave incastrata soggetta ad una coppia concentrata applicata
sull'estremità libera, come rappresentato in figura 5.11.
~m u"""'
1--l---·------·-·------------------~-
- u_
Figura 5.11.
O"x =-~y. Il cerchio di Mohr è quindi simile a quello dello sforzo nonnale di
Jzz
compressione ma, come nel caso precedente, cambia di dimensione in funzione della
distanza dall'asse neutro.
Si consideri un punto di una sezione di una trave in cui agisce solamente una
sollecitazione di torsione. Come spiegato nel paragrafo riguardante la torsione delle
travi, questa sollecitazione induce esclusivamente una tensione tangenziale ti,
· d"1
· centro del cerchio
mentre non agiscono tension·1 nonna 1·I a. eonseguentemente, ti
98
1.Aohrè nell'origine e il raggio del cerchio è p · . . . ,
1v• ari proprio a 't 1• Lo stato d1 tensione e
.
quindi biassiale, con due tensioni principali ugua1.I ed opposte, ciascuna .
m modulo
ari a -r1 (figura 5.12) Nel piano fisico led" · . . . . sono quindi ruotate di
p irez10m prmc1pah
±nl 4 rispetto alla configurazione di partenza.
T
Figura 5.12
Nel caso di una trave soggetta a flessione composta lo stato di tensione è variabile
nella sezione. I cerchi di Mohr saranno quindi diversi al variare della posizione del
punto che si considera nella sezione. A titolo esemplificativo, si considerino quindi i
quattro punti mostrati in figura 5.13 e si traccino i cerchi di Mohr.
Figura 5.13
PuntoA
Il punto A si trova sulla superficie superiore della trave, dove le tensioni dovute allo
sforzo di taglio sono nulle per definizione, mentre l'unica tensione normale è quella
'f
e u
Figura 5.15
Punto C
Il punto C si trova sull'asse neutro di flessione, dove la tensione dovuta a flessione è
nulla per definizione. La tensione di taglio è invece massima. Conseguentemente il
centro del cerchio di Mohr è nell'origine e il raggio del cerchio è pari proprio a 'ttag1io
(figura 5.16). Lo stato di tensione è quindi biassiale, con due tensioni principali
uguali ed opposte, ciascuna in modulo pari a 'ttag1io· Nel piano fisico le direzioni
principali sono quindi ruotate di ±1t/ 4 rispetto alla configurazione di partenza.
100
T
Figura 5.16
PuntoD
II punto non si trova ne su una superficie della trave ne sull'asse neutro. In generale
in D agisce sia una componente di tensione normale dovuta a flessione, a x ,
(positiva, perché il punto è collocato al di sopra dell'asse neutro) sia una
componente di tensione tangenziale dovuta al taglio, t1aglio· Il cerchio di Mohr è
quello rappresentato in figura che passa per i punti di coordinate (ax, ttaglio) e
(O,'ttaglio) ·
T
Figura 5.17
Figura 5.18
Lo stato di tensione è quindi biassiale, con due tensioni principali diverse da zero
(figura 5. J7). Nel piano fisico, è necessario quindi effettuare una rotazione di un
generico angolo 0, per avere la direzione / rispetto alla direzione assiale x (figura
5.18).
101
5.2.6 Lince isostatiche di trazione e di compressione
Le linee isostatiche di trazione e compressione permettono di individuare
rispettivamente la direzione della tensione principaledi trazione e di compressione.
Si consideri una trave soggetta a flessione composta (figura 5.19) e si faccia
riferimento a un generico punto P che si suppone collocato, inizialmente, sulla
superficie suoperiore della trave.
!F
l·. p
-·-·-·-·-·-·-·-·-·-·-·+>
Figura 5.19.
1~~-4--;4~. --·-_____;·---r
Figura 5.20.
102
l;r---·-----1-r---r-1--r-1-~-
- -r
Figura 5.21.
Osservazioni:
a) Le isostatiche ( di trazione o di compressione) non forniscono i moduli delle
tensioni, ma solamente la direzione (potrebbe anche essere nulla la tensione, ma
se non lo fosse avrebbe quella direzione).
b) Le isostatiche di trazione e di compressione, nelle loro intersezioni, sono
sempre ortogonali tra loro.
Figura 5.22
Tuttavia, per ovvi motivi, queste tre rappresentazioni non possono essere
indipendenti, dato che nello spazio al più possono esistere tre tensioni principali.
Figura 5.23
103
.
rappresentazione ·
su1piano d"1 Mohr e·quella in figura 5.23. Si noti come sia presente
. pm
un cereh10 .. estemo e a Itri·due cerchi, di raggio minore, inscritti in esso.
104
5. Noto il valore limite ottenuto nel punto 4, è possibile determinare, a partire
dalla relazione scritta al punto 2, 'P=J (<T1, u 2, uJ), l'espressione della tensione
equivalente.
Figura 5.24
Dopo aver fonnulato l'ipotesi di rottura si esprime il legame tra la 't massima e le
· · pnncrpa
tensrom · · 1·1. Con riferimento alla figura, considerando il cerchio di Mohr più
esterno si ha:
(5.12)
(cr2=cr3=0):
0"1 (5.13)
•max=-
2
105
In condizioni di incipiente cedimento, la tensione CJ1 assume il valore limite
caratteristico del materiale (determinabile ad esempio da una prova di trazione) cr1,e
la 'tmax raggiunge il suo valore limite, 't1,. Sotto questa ipotesi è possibile determinare
(5.14)
Si noti come, nel caso degli acciai e delle leghe leggere di alluminio la t di
snervamento ottenuta sperimentalmente sia circa 0.6 volte la O'sn, superiore quindi
del 20% a] valore predetto da1la relazione precedente, 'tsn=0.5 O'sn·
Noto il valore limite per ]a 'tmax, la relazione iniziale può essere riscritta nella forma
(5.15)
(5. 16)
che risulta quindi pari alla differenza fra la tensione principale massima e la tensione
principale minima. Questa grandezza andrà poi confrontata con la tensione 0'1, del
materiale valutata con una prova di trazione, in modo tale da poter esprimere un
giudizio sulla resistenza del componente nel punto considerato.
Si supponga che la tensione principale cr2 sia nulla (stato piano, o biassiale, di
tensione), e che invece altre due tensioni principali cr1 e cr3, siano diverse da zero.
L'obiettivo dell'analisi che segue è quello di effettuare in un piano CJ1-cr 3 una
rappresentazione grafica della curva limite di incipiente cedimento. Per farlo,
verranno analizzati in maniera indipendente i quattro quadranti che possono essere
individuati nel suddetto piano.
Primoquadrante
Nel primo quadrante le tensioni CJ1 e cr3 sono entrambe positive. Il cerchio di Mohr
più esterno passa quindi per l'origine (dato che cr2 = O) e per la tensione principale
massima (figura 5.25). L'equazione della curva limite è quindi:
106
(J'
Figura 5.25.
Figura 5.26.
Secondoquadrante
Nel secondo quadrante O'i é negativa e cr3 positiva. Il cerchio di Mohr più esterno
pasa quindi per cr1 e cr3 (figura 5.26). L'equazione della curva limite è quindi una
retta con coefficiente angolare -1 :
107
CJeq = -cr 1 = +CJL per cr 1 < cr3 (al di sopra della bisettrice del quadrante)
CJeq =-CJ3 =+CJL per (J 3 < (JI ( al di sotto della bisettrice del quadrante)
Nel quarto quadrante invece (dove CJ1 è positiva e CJ3 negativa) L'equazione della
Figura 5.27.
O'x +O'y
O'J=--~+ crx -cry ] 2 2
( 2 +'txy (5.17)
2
108
(5.18)
è possibile ottenere:
(5.19)
Quando cry==O
si ha:
(5.20)
Et = ..!..(cr1E1
+ cr2E2+ 0"3E3)
2 (5.21a)
= 2~ { af +al+aj-2v~, a2 +a2a3 +a,a,)
}
Mettendo in gioco le leggi di Hooke generalizzate:
I
e, =-[cr, -v(cr 2 +cr3)]
E
I (5.21b)
E2=-[cr2-v(cr1 +cr3)]
E
I
&3= E [cr3 -v(cr 1+cr2)]
109
(5.22)
2
cr1
Et=- (5.23)
2E
(5.24)
Noto il valore limite per la E.,la relazione iniziale può essere riscritta nella fonna
(5.25)
È evidente come l'intera espressione fra parentesi quadra possa essere interpretata
come una tensione equivalente monoassiale elevata al quadrato. Quindi:
(5.26)
Questa grandezza andrà poi confrontata con la tensione crL del materiale valutata con
una prova di trazione, in modo tale da poter esprimere un giudizio sulla resistent.a
del componente nel punto considerato.
1IO
Variazionidi forma a parità di volume. Questa fraz,·one d 11 d ·t· d' . tal
, e a ens1 a I energia to e
è definita densità di energia deviatorica (E ) I a ta . è 1
d • ., quo parte rimanente a
Componente idrostatica che provoca invece solo va · · · d" 1 ·t·
' , riaz1om I vo urne a pari a
forma(Ei)-
(5.27)
- Jcr2
Ei=~[cr-2v(3cr)]=-(1-2v) (5.28)
2E 2E
(5.29)
Quindi:
·
La componente dev1atorica· della dens1·t·a d"1 energia di deformazione si ottiene
. · a Ila densità di energia totale si:
sottraendo la componente 1drostat1ca
= ~
3E ~
+ai +aj )-{a,<r2+cr2<r3
~cr? +cr1
cr3)]
111
(5.31)
(O'}'=<J3=0):
l+v 2 (5.32)
Ed =--a1
3E
l+v 2 (5.33)
EdL =--aL
' 3E
(5.34)
È evidente come l'intera espressione fra parentesi quadra possa essere interpretata
come una tensione equivalente monoassialeelevata al quadrato. Quindi:
(5.35)
Si supponga ora che la terysioneprincipale 0"2 sia nulla (stato piano, o biassiale, di
tensione), e che invece altre due tensioni principali a 1 e a 3, siano diverse da zero.
L'obiettivo dell'analisi che segue è quello di effettuare in un piano a 1-<r 3 una
rappresentazione grafica della curva limite di incipiente cedimento. La tensione
equivalente diventa:
(5.37)
112
che rappresenta l'equazione di un'etr
isse con asse ma . .
bisettrice del primo e del terzo quad ggiore orientato secondo la
. . rante (figura 5.28).
Le intersez1om con gli assi valgono +
. . -crL e rappresentano 1· casi. monoassiali.
L'intersezione con la bisettrice del prim d
0 e e 1terzo q d
. d . ( _ . ua rante rappresenta il caso di
tra210ne oppia cr1-cr3=crL) e d1 compressione d . (
oppia cr1=cr3==-crL).
Figura 5.28.
dell'ellisse di ottiene:
113
È interessante notare come per valori di o-3 compresi fra O e O'L la tensione cr po
1 ssa
superare il valore limite monoassiale.
Mettendo inoltre a confronto la curva limite ottenuta dal criterio di von Mises con
quella di Guest, è evidente come il criterio di von Mises sia meno cautelativo per un
generico stato piano di tensione (figura 5.29). Nei casi monoassiali, nella trazione
doppia e nella compressione doppia i due criteri invece coincidono.
von Mises
/
Figura 5.29.
Infine, in analogia con quanto fatto per il criterio di Guest, nel caso di uno stato di
tensione biassiale, è possibile esprimere la tensione equivalente in funzione delle
generiche componenti di tensione O'x, O'y 't'xy e 't'yx. Sostituendo infatti nella
definizione della tensione equivalente le relazioni che legano le componenti
r
generiche e le tensioni principali:
O'x + cry
O'J = + ( "x-a, +txy 2 (5.38)
2 2
CJ3=
CJx+cry
2
("x-a,
2 r +txy
2
(5.39)
r
Posto:
O'x +cry
A= B= ( "x-a,
2 +txy
2 (5.40)
2
114
le tensioniprincipalipossono essere . .
riscrittecome:
c,-1 ::::A+B cr3 =A-B
(5.41)
Quindi:
crf::::
A 2 + 8 2 + 2AB 2
cr3 =A
2
+B2-2AB
Sostituendole (5.42) nella (5.36) si ottiene:
(5.43)
(5.44)
(5.45)
(5.46)
115
li comportamento statico avviene normalmente con una prova monoassiale di
trazione eguita su provini di geometria normata. Un esempio di geometria spesso
utilizzata è il provino a "osso di cane" (dog bone), schematicamente rappresentato
in figura 5.30, dove:
• Le è la lunghezza della parte ~alibrata;
• Lo è la lunghezza del tratto utile;
• b è lo spessore della provetta;
• Ao è l'area iniziale della sezione della provetta.
Figura 5.30.
La prova viene eseguita con una macchina di trazione esercitando sul provino una
forza F che aumenta in modo molto lento (prova quasi-statica). Durante l'esecuzione
della prova vengono registrati la forza applicata e gli spostamentt indotti, come
spostamenti della testa della macchina o come variazione della distanza tra due punti
di riferimento. In questo modo è possibile determinare la curva sforzi-spostamenti
(F-f) durante la prova.
Per passare in maniera semplice da un diagramma F - f ad una curva lesioni -
deformazioni(cr-e) è utile introdurre delle grandezze ingegneristiche:
F L-L 0 AL
cring =- Eing=--"-=- (5.47)
Ao Lo Lo
dove L - Lo rappresenta la variazione di distanza tra i due punti di riferimento,
116
Oìng Snervamentosupenore
·
ar
Strain haderning
Zona a comportamento
elastico
b1ng
Figura5.31.
È possibilenotare che:
I) Per bassi valori di tensione e defonnazioneesiste una zona lineare, che
corrisponde alla zona di comportamento lineare elastico del materiale,
dove vale la legge di Hooke:
(5.48)
117
figura 5.3], si possono individuare un punto di snervamento superiore e un
punto di snervamento inferiore.
3) Superato lo snervamento inferiore, è presente una rona di strain-hardening
in cui la tensione ingegneristica continua crescere con un andamento non-
lineare fino a un valore di massimo che convenzionalmente viene
considerato come la tensione di rottura del materiale, crR.
4) Segue una fase caratterizzata da fenomeni di instabilità con il manifestarsi
di una strizione localizzata della sezione della provetta (necking) che porta
poi alla rottura finale del pezro, che avviene in corrispondeza di una
tensione <rF.
Alcuni materiali non presentano uno snervamento evidente (figura 5.32). In questo
caso si assume come il limite convenzionale per il comportamento lineare elastico
del materiale la tensione di scostamento dalla proporzionalità dello 0.2%, indicata
come <rp,0.2, che rappresenta la tensione in corrispondeza della quale la componente
plastica delle deformazioni a 2 · I 0·3•
Olng
0.2%
Figura 5.32.
118
· · he s1· possono definire d ue
Tuttavia, in aggiunta alle grande..,..,~ ·,ngegnerist1c
I.J.A,
Utilizzando le grandezze vere così definite è possibile tracciare la curva cr- & vera il
cui andamento è schematicamente rappresentato in figura 5.33, con una tensione
sempre crescente fino a rottura.
Figura 5.32
S1. puo, notare come tal e c urva differisca da quella ingegneristica in particolar modo
I 19
(5.52)
Ja <rp,o.
2 per i materiali che non presentano snervamento evidente;
O'sn
materiali duttili
Vst
O'amm = (5.54)
<JR
materiali fragili
Yst
120
Valori tipici di riferimento sono:
• v11=2 per componenti in materiale duttile;
• v st = 2 + 5 per componenti in materiale fragile;
6
Calcolo delle de/ or mate delle
strutture
6.1 Introduzione
Un aspetto molto importante della progettazione di componenti strutturali è la
detenninazione della deformata in condizioni di esercizio. Una struttura, infatti, pur
se verificata in termini di resistenza, potrebbe presentare delle specifiche altrettanto
stringenti in termini di rigidezza.
II calcolo della deformata di una trave è anche utile, come si vedrà nel paragrafo
successivo, per la risoluzione delle strutture iperstatiche, nelle quali non sono
sufficienti le equazioni della statica alta determinazione delle reazioni vincolari, ma
è necessario imporre delle condizioni sugli spostamenti (equazioni di congruenza).
dx
X
dfl
Ffo:ura6.1
S1. cons1·deri· 1·1concio· d"1 trave m· flessa mostrata in figura 6.1 per la quale sono state
123
(6.2)
che viene detta equazionedella linea elastica della trave e permette di determinare
spostamenti e rotazioni che una generica trave subisce per effetto di un detenninato
carico applicato.
Valgono le seguenti convenzioni di segno:
il momentoflettente M è positivo se sono tese lefibre inferiori della trave;
TJè positivo se lo spostamentoè verso il basso.
Con l'obiettivo di determinare i valori di frecce e rotazioni in alcune configurazioni
notevoli, verrà considerata nel seguito una trave di lunghezza L ed EJ costante,
soggetta a diverse condizioni di vincolo e di carico.
m( ~t::::.-x--------A ) m
Figura 6.2.
Con riferimento allo schema in ligura 6 2 1, .
. · ' equazione del momento ncuente M(x)
sulla trave risulta:
M(x) ==-m
(6.6)
essendo tese le libre sulla superficie superiore d 11
, l, .
. . e d rc1ve.Applicando l'equazione
della linea clastica s1ha:
d 2ll
EJ2==+m
dx (6.7)
dri
EJ-q>(x)==EJ dx = +mx +c 1 (6.8)
Come prima condizione al contorno del problema possiamo notare che all'incastro
(x==O)
la rotazione <p=drt/dx è nulla. Quindi dalla (6.8) c 1=0.
Integrando una seconda volta si ottiene:
x2
EJ·ri(x) =+m-+c 2 (6.9)
2
Come seconda condizione al contorno del problema possiamo notare che all'incastro
(x=O)lo spostamento 11è nullo. Quindi, dalla (6.9) si ottiene ei=O.
Spostamenti e rotazioni sono massime nel punto A, che si trova all'estremità della
trave, e valgono:
rnL (6.10)
<pA=-
EJ
Figura 6.3.
125
a L con una forza F conccntrat ..
6.3 Trave a sbalzo di lung h ezz•
all'estremità
F
! ..
"''(!t-----------~"
- f I
Figura 6.4
. . in figura 6.4, a partire dall'incastro, l'equazione del
o se11ema
Con nfenmento a 11
momentoflettenteM(x) sulla trave risulta:
(6.11)
M(x) = -FL + Fx
essendo tese le fibre sulla superficie superiore della trave. Applicando l'equazione
della linea elastica:
dTJ x2 (6.13)
EJ-=+FLx-F-+c1
dx 2
Come prima condizione al contorno del problema possiamo notare che all'incastro
(x=O) la rotazione q>=dJJ/dx
è nulla. Quindi dalla (6.13) c1=0.
Integrando una seconda volta si ottiene:
x2 x3
EJTJ=+FL--F-+c2 (6.14)
2 6
Come seconda condizione al contorno del problema possiamo notare che all'incastro
(x=O)Jo spostamento TJè nullo. Quindi, dalla (6.14) si ottiene e:z=O.
Spostamenti e rotazioni sono massime nel punto A, che si trova all'estremità della
trave, e valgono:
I FL2 I FL3
q>A=-- 'l'JA=-- (6.15)
2 EJ 3 EJ
Una deformata verosimile per la trave è rappresentata in figura 6.5.
126
a C::
Figura 6.5.
qL q
( t ~ Il !J11l ! l l l l l li
" I -X A
qL2
2
Figura6.6
Con riferimento allo schema in figura 6.6, a partire dall'incastro, l'equazione del
momento flettente M(x) sulla trave risulta:
qL2 x2
M(x) = - 2 +qLx-q 2 (6.16)
essendo tese le fibre sulla superficie superiore della trave. Applicando l'equazione
della linea elastica:
d2TJ qL2 x2
EJ-=--qLx+q- (6.17)
dx2 2 2
Integrando una prima volta:
d L2 x2 x3 (6.18)
EJ....!!
=+Lx -qL-+ q-+ c1
dx 2 2 6
Come prima condizione al contorno del problema possiamo notare che all'incastro
z2 z3 z4 (6.19)
= +qL2 --qL-+q-+c2
EJ11
4 6 24
127
. • 1 t del problema possiamo notare che all'incastro
Come seconda cond1z1onea con omo . . - .
. 11 Q indi dalla (6.19) s1 ottiene c2-0. Spostamenti e
(x=O) lo spostamento 11e nu o. u , ..
. 1 to A che si trova all'estrem1ta della trave, e valgono:
rotazioni sono massime ne pun '
I qL4 (6.20)
,,A=sru
Una deformata verosimile per la trave è rappresentata in figura 6.7.
q
~ !WPQJBJU!
--....._ A
...
Figura 6.7.
L/2 L/2
I qL I qL
2 2
Figura 6.8.
Vista la simmetria della struttura, le reazioni vincolari sugli appoggi sono uguali e
pari a qL/2 (figura 6.8). A partire dall'appoggio di sinistra l'equazione del momento
flettente M(x) sulla trave risulta:
qL x2
M(x)=-x-q- (6.21)
2 2
essendo tese le fibre sulla superficie inferiore della trave. Applicando l'equazione
della linea elastica:
d2~ qL x2
EJ-=--x+q-
dx2 2 2 (6.22)
128
Integrando una prima volta:
3
_ d11 qL 2 X
bJ-=--X +q-+c1
dx 4 6 (6.23)
(6.24)
qL 3 x4 L3
EJ11=--x +q-+q-x+c 2 (6.25)
12 24 24
i qU 5 qL4
(6.26)
= 24 EJ
<i>B '11A= 384 EJ
p --------
[l
A q
l Il l l Il l l l l
77T 7TT
Figura6.9.
6.6 Trave appoggio-appoggio di lunghezza L con coppia
concentrata m applicata ad un'estremità
.f#--------77T~Z:,)M
-------4~x
Figura 6.1 O.
M
M(x) =--x (6.27)
L
Applicandol'equazionedeJlalinea elastica:
d 2f'I M
EJ-=-x (6.28)
dx 2 L
dTJ M z 2
EJ-=--+c1 (6.29)
dx L 2
(6.30)
Le rotazioni in A e in B risultano:
I ML I ML
'PA=--- 'l'n =---- (6.31)
3 EJ 6 EJ
130
Figura 6.11.
Per ragioni di simmetria della struttura le reazioni vi·ncolari· 1· ·
, sug I appoggi sono
uguali e pari a F/2.
d 2'1'] F
EJ-=--X (6.33)
dx 2 2
dl'J F 2
EJ-=--x +c 1 (6.34)
dx 4
FL2 (6.35)
=--
16
131
F 3 FL2
EJ11=--x +-x+c 2 (6.36)
12 16
Con riferimento allo schema in figura 6.12, si consideri il tratto di trave a partire
dall'appoggio di sinistra, fino al punto C dove è applicata la coppia concentrata m
(O~ x ~a). In tale tratto di trave l'equazione del momento flettente è:
m (6.38)
M=--X
L
m
A
(e 6
B
~
,-----
1
•x
77T
...
I
I
I
I I
I
I
~L m/L
a b
Figura6.12.
132
mx 2
2 +c1
EJcp===L
mx 3 (6.39)
E.lll==L6+c1x +c2
m x2
EJq>==L2 - mx + c3
(6.41)
m x3 mx2
= --
EJT1 - -- + C3X + C4
L 6 2
Al fine di applicare le condizioni al contorno al problema, possiamo notare che in
corrispondenza degli appoggi (x=O e x=L) gli spostamenti TJsono nulli:
C2 =0
m L2 mL2
-----+c 3L+c 4 =0
L 6 2 (6.43)
c 1 =-ma+c 3
ma 2
c1a+c 2 =---+c 3a+c4
2
ma 2 I
c1 =-+-mL-ma
2L 3
C2 =O
(6.44)
ma 2 I
C3=-+-mL
2L 3
ma 2
C4=--
2
133
È quindi possibile determinare le rotazioni nei punti A, Be C:
q>A=q,(x=O)=--L m 2-3b 2)
(
6LEJ
m ( 2 2) (6.45)
q,8 = q,(x = L) = --\L -3a
6LEJ
q>c = q,(x =a)= -- m (3a 2+ 3b 2- L2)
6LEJ
e lo spostamento in C:
.......________
e .....
---
Fb/L Fa/L
a b
L
Figura 6.13.
Con riferimento allo schema in figura 6.13, si consideri il tratto di trave a partire
dalJ'appoggio di sinistra, fino al punto C dove è applicata la forza concentrataF
( OS x s a ). In tale tratto di trave l'equazione del momento flettenteè:
Fb
M=-x (6.47)
L
134
licandol'equazione della linea clastica e integra d d .
APP n o ue volte s1ha:
Fb x 2
--2
l~<P==
L
+ e,
Fb x 3 (6.48)
EJ!l ==---6 +c,x +c2
L
Fbx 2 F( \2
EJcp=---+- x-a, +c 3
L 2 2
(6.50)
Fbx 3 F( \"3
EJ11=---+- x-a, +C3X+C4
L 6 6
Al fine di applicare le condizioni al contorno al problema, possiamo notare che in
corrispondenzadegli appoggi (x=Oe x=L) gli spostamenti11sono nulli:
11(0)= O 11(L)= O (6.51)
e, = c3 = Fb ~2 - b2)
6L (6.52)
C2=C4 =0
È quindi possibile detenninare le rotazioni in A, B e C:
<pA=q>(x =0)=~~2-b2)
6LEJ
(6.53)
<p9= q>(x =L) =~(L 2 -a 2 )
6LEJ
<pc=_.!::!:_(L2 -3a 2 -b 2 )
6LEJ~
e lo spostamento in C:
(6.54)
135
6.IO Confronto tra deformabllltà assiale e flcssionale
~
h~
h
L
Figura6.14.
flessionalie di trazione.
La sollecitazionedi trazioneinduceuno spostamentoorizzontale:
a F F (6.55)
~A = ~L =E. L = E L = AE L = bhE L
136
6.11 Il teorema di Mohr
Nel paragrafo 2. 7 è stata dimostrata l'esistenza di una relazione fondamentale tra
momento ncttcntc e taglio:
dM
T=- (6.58)
dx
Differenziando la (6.58) in x si ha:
d2M dT •
dx2 = dx = -q (6.59)
momento flettente M*(x) associato al carico q* sulla trave ausiliria sarà pari
all'inflessione sulla trave reale.
Questa procedura è nota come Teorema di Mohr, che può così enunciarsi: la linea
elastica di una trave inflessa coincide con il diagramma del momento jlellente
jìltizio indotto su di una trave ausiliaria (associala alla trave inflessa), dal carico
fi1tizio q•.
Analogamente è facile dimostrare che:
cp(x) = T*(x) (6.61)
137
Quindi le angolature della deformata della trave coincidono con il diagramma dei
taglio fittizio indotto su di una trave ausiliaria (associata alla trave inflessa), dal
carico fittizio q *
B e iF
Là : X 6
71T L/2 L/2 71T
I I
I
I
F/2 F/2
Figura 6.15.
~
I I I
Figura 6.16.
Se si considera solamente la prima metà della trave il carico fittizio da applicare alla
trave ausi]iaria varia linearmente secondo l'equazione:
q*(x)=qx=_.!::__x (6.62)
2EJ
È facile determinare la forza risultante e la retta d'azione di questo carico:
L/2 2 Lf2(
2FEJx)xdx
3
FL
F* = J ~xdx
2EJ
=.É!'._
16EJ
o
x*=-----=
F* FL2 3
I
48EJ =-L (6.63)
0
16EJ
138
Le reazioni vincolari della trave ausiliaria sono quindi simmetriche e pari a ~. 3
16EJ
Inoltre, il contributo al taglio e al momento nettcnte del carico fittizio che varia
linearmente sono quindi:
2
M* =q-X-=--x
-X X F 3
(6.64)
2 3 12EJ
2
La reazione vincolare da un contributo lineare del tipo~ x
16EJ
Il carico distribuito da invece un contributo al momento flettente del tipo
FL3 FL 3
ri(x) = 16EJ x- 12EJ x (6.65)
TIB=0 (6.67)
FL3 L
Tic = I 6EJ 4-
FL (.!:)
12EJ 4
3
=_11_ FL4
768EJ
(6.68)
·
Per ncavare I' equazione
· delle rotazioni è necessario scrivere l'equazione del taglio
sulla trave ausiliaria. Consideamdo, per semplicità, la prima metà della trave:
(6.69)
139
Esempio 2. Utilizzando il teorema di Mohr, determinare l'equazione delle freccie e
delle rotazioni subite dalla struttura in figura 6.17.
L/2 L/2
___ x
I qL I qL
2 2
Figura 6.17.
e A I
......
-~1"1"1"1"1-
I
l"l"P'l"~l"l"l"l"l'lr
B
--~--"
.. . " "
"
,~
..i.__
' I , "
ql1!4
Figura 6.18.
qL x2
M(x)=-x-q- (6.71)
2 2
Quindi il carico fittizio da applicare alla trave ausiliaria varia secondo l'equazione:
q*(x)=- 1 (qL
EJ
--x-q-
2
x
2
2
J=q 1x-q 2x 2 (6.72)
140
J (q1x-q2x 2 )xdx q1L3 _ q 2L4
x*=~O:....-------= 3 4
F* qL3
12EJ (6.74)
qL4 qL4 qL4
= 6EJ-~ = 24EJ =_!__L
qL3 qL3 2
-- --
12EJ 12EJ
Quindi ai fini del calcolo delle reazioni vincolari sulla trave ausiliaria, il carico
3
fittizio può essere sostituito con una forza pari a ~ applicata in corrispondenza
12EJ
della mezzeria della trave e rivolta verso il basso. Le reazioni vincolari, che sono
3
uguali per ragioni di simmetria valgono dunque ~ e sono rivolte verso l'alto.
24EJ
Scriviamo infine l'equazione del momento flettente sulla trave ausiliaria, che è
costituito da diversi contributi:
3
Reazione vincolare: ~x
24EJ
Carico distribuito: il carico distribuito è costituito da due parti:
2
.
i. una parte lmeare . ltante pan. a --
che h a una nsu qL X
con un
4EJ
qL x 3
momento è: - 12EJ
3
. h . l . q X
ii. Una parte parabohca che a una nsu tante pan a - 6 EJ con
q x4
momento è: 24 EJ
Complessivamente quindi:
141
3
L __ q_x
L 3 +-q-x
ri(x) = _q_x 4 (6.75)
24EJ 12EJ 24EJ
ie
L L
Figura 7.1.
Se una struttura è iperstatica, ne deriva l'impossibilità di risolverla utilizzando le
sole equazioni di equilibrio, come nel caso di strutture isostatiche. Una struttura a un
143
Figura 7.2.
X F
~---1 _ ___.l
Figura 7.3.
144
possibile determinare lo spostamento totale in quel punto come somma tra quello
relativo al primo sistema e quello relativo al secondo. Tale somma deve essere nulla,
perché in realtà lo spostamento è impedito dal vincolo. In questo modo si ottiene
un, equazione di congruenza.
~A
L
B
L
e*
Figura 7.4.
Figura 7.5.
~A B e
Figura7.6
)45
5FL3 XL3 5
-----=O---+ X= -F (7.4)
6EJ 3EJ 2
Una volta determinata la reazione X, è possibile determinare le altre reazioni
vincolari utilizzando le comuni equazioni di equilibrio alle rotazioni
e alle
traslazioni, e quindi disegnare i diagrammi di sollecitazione (figura 7.7).
® F/
6--==~
A B C
0 JF/21 F
~1-1...,..;;.1
-11-1-1 ~II
-11-1
A.
I 11111111111. B C
Figura 7.7.
~-A ------~
SISTEMAI
M
~-A__ B)
2
Tl~ist = _M_L_
2EJ
146
SISTEMA II
lx
3
llsist XL
llB = - 3EJ
Equazione di congruenza:
ML2 XL3 3M
---=O~X=-
2EJ 3EJ 2L
ni di
Le altre reazioni vincolari possono essere detenninate utilizzando equazio
equilibrio. I diagrammi di sollecitazione sono i seguenti.
M
0 IIII IIIIIII II '/2M/L
LJ-->-"
M/2
i
~ A B
L
/4,c
L
i
~ A B fc
X
147
SISTEMA I
·----B! ------J. e
SISTEMA II
~,__--+---------,
xl
X(2L) 3 8XL3
=---
3EJ 3EJ
Equazione di congruenza
3 3
5FL _ SXL; = O ~X =2._F
6EJ 3EJ 16
6/16FL~
@ ~
5/16 FL
148
SISTEMA I
~llllIJ
4
IsistqL
TIB = 8EJ
SISTEMA II
Ilsist XL3
TIB =--
3EJ
Equazionedi congruenza
qL4 XÙ 3
---=O~X=-qL
8EJ 3EJ 8
05/SqL
~~
', <:::::e
I I i;;.>
....
.. f''
,
3/8 qL
MIMAx='9/l28qL
2
2 2 2 3qL
M(x = L) = qL _ 3qL = qL 3L
T(x)=--qX=O~X=-
2 8 8 8 8
MfMAX =M - (3L)
8
=- 9(3)
2 8
9
- 2qL --qL
64
2 2 =-qL9
128
2
149
,. lJ . . ndo il metodo delle for7.c si risolvo In seguente struttura iperstat1ca.
.
7.2... li 11u.a
lf
<I
;j;IJll
L
llil~~)III I IIIII
L
f\
SISTEMAI
Considerandoinizialmentele rotazioni del punto B è possibile analizzare la seguente
configurazionesemplificata:
q ! ql
j;*OlOIU~qL'/2
__ qL3
- 24EJ
/<i>e/
+(qI}J
2
I L _ 3 qL3 _ qL3
3EJ 24 EJ 8EJ
I J qL4
L=
Tic =</>a 8 EJ
È possibilequindi ora considerareB bloccato(incapace di subire rotazioni)
4
TJc"=-qL
8FJ
J sisl , ,, qL4
TJc =JJc +rJc =-
4EJ
ISO
SISTEMA 11
~
/777~----/4,~---~t Il ('
X
(XL)L XL 3
l<Pol
= 3EJ Tlc'= q>9L=--
3EJ
OraconsideriamoB bloccato.
~B
e
j X
XL3
Tic"=- 3EJ
Quindi:
llsist 2XL3
Tic =---
3EJ
Equazionedi congruenza
qL4 2XL3 3
- --- =O~ X= -qL
4EJ 3EJ 8
J!llIIon~nu
q
ou¼
t3q//8 f 5q//4 t3q//8
151
0 3/8 5/8~
Ctt,-,,,
~I 11 ~ '-C1JJ
318
~5/8
--------~---------
~-~'CLL[JY
I ......
...,
,'
... ,
9/128 qL 2
Jìlllll
q
1101 f 11111
X
ou:4
4 =-5-·1_6_qI..:_
ll~ist = 5 ~q(_2L_)_ 4 =-5 _qI..:_
4
384 EJ 384 EJ 24 EJ
.
1Is1st -X ( 2L) 3 -XL 3
118 = 48EJ = 6EJ
Equazione di congrue117.a:
5 qL4 XL3 5
24 EJ - 6EJ =O ~ X = 4 qL
152
,__ I,
u
L
A
A
F~
L F.
e
e
xt
SISTEMA I
A B
F+
A
:bF/
e e
rsist_
11 FL3 (FL)L2 5FL3
e -TJs=-+ =--
3EJ 2EJ 6EJ
153
SISTEMA Il
A B
. XL3
T]l1s1st _ T]
e _
= e----
3EJ
Equazione di congruenza:
3 3
5FL _ XL =O~X=~F
6EJ 3EJ 2
o--{fF_u_2
______ .- _____ _
t3F/2 F i
154
FL
-.-------.--"'""T"""-,---r-.-.--r--r-r, q
e
xf
155
SISTEMA I
...---.-.----r--,.-,r-r-r-r-.-,--,--, q
A B e
SISTEMA Il
A B
=
Tto TIB
Ilsist XL3
Tto =--
3EJ
156
9/8 qL
---
t
(qL2/16)
FL
~A
_____ ---T_B
_____ C)..,!:_
L L
157
SISTEMA I
FL
A B e A
,~B
\
).X-
I
,, I
I
e::::> I
.
1s1st _
11A -q>s
L-
-
(-+-
FL2 FL2)
L- 3FL3
---
2EJ EJ 2EJ
SISTEMA li
A B XLC B
t
X
I<?aI_(XL)L
- EJ
158
------1~
1 B
Equazione di congruenza:
---~----~.-F
t9F/8 FL
F ------ ) 7FL/8
9F/8t
0
9F/8
FU8
159
8
Simmetria e antimetria nelle
strutture
F F F
(a) (b)
Figura 8.1.
Una sollecitazione si dice invece antimetrica rispetto ad un piano se a punti
simmetricamente disposti nella struttura sono applicate forze o coppie di uguale
intensità, simmetriche come rette di azione, ma presentano verso invertito rispetto
alla simmetria. In tal caso si parla di antimetria di carico. In figura 8.1 e 8.2 sono
161
riportati due esempi di simmetria geometrica con carico simmetrico (a) e simmetria
geometrica con carico antimetrico (b).
M M M M
F F
(a) (b)
Figura8.2.
162
q
= +
Figura 8.3.
,,..114..,,
I
Figura 8.4.
È facile risolvere la struttura e ricavare YA = Y8 = F (uguali e simmetriche). I
Q) ® I
~11111~
F//4 F//4
Figura8.5.
163
Figura 8.6
Figura 8.7.
164
·~~~TMf N
"' ....'
·
'\,>'~
Figura 8.8.
Con un ragionamento analogo è possibile concludere che nel caso di strullure
'
simmetriche caricate antimetricamente:
Le reazioni vincolari e la deformata (spostamenti) sono antimetrici;
I diagrammi di momento flettente Mr e dello sforzo normale, N , sono
antimetrici;
Il diagramma del taglio, T, è simmetrico;
Sull'asse di simmetria Mr e N sono nulli (incompatibili), T invece può
essere diverso da zero (compatibile).
M M
Figura 8.9.
Essendo la struttura simmetrica e caricata simmetricamente gli spostamenti attesi
sull'asse di simmetria devono essere simmetrici (figura 8.10).
165
Figura 8.1O.
rappresenta il suo speculare) causando un allontanamento dei due conci di trave pari
a ç 1 + ç 2 = 2ç . Esso risulta quindi non compatibile, e deve essere necessariamente
Spostamenti Sollecitazioni
carico compatibili compatibili
~?!?,:
Carico M, N simmetrici
TI M, N
simmetrico T antimetrico
Carico T simmetrico
cp,ç T
antimetrico M, N antimetrici
Tabella 8.1.
166
Le proprietà di simmetria ed antimetria delle strutture dotate di simmetria
georne
trica risultano utili
•
nella risoluzionedi strutture complicatein quanto ci si può
urn1·tare a studiare meta struttura, consapevoli del fatto che una volta studiata metà
strlltturaè possibile immediatamentepassare alla struttura completa tenuto conto del
fattoche:
Se la struttura è simmetrica le reazioni vincolari, M1 e N sono simmetrici
mentre T è antimetrico;
Se la struttura è antimetrica invece le reazioni vincolari, M1 e N sono
antimetrici,mentre T è simmetrico.
Inoltre se la struttura è caricata in modo generico, è possibile risolvere
separatamente lo schema simmetrico ed antimetrico in cui la struttura può
essere scomposta, e sommare poi i risultati.
Bisognaperò capire come trattare il punto di simmetria, ovvero occorre capire quale
vincoloimporre in tale punto in modo da rispettare le condizioni di congruenza.
Immaginiamoper esempio che il piano di simmetria divida a metà una trave (figura
8.11).
I
jC
Figura 8.11
Dato che nel caso simmetrico solo ri è compatibile, qualora si voglia studiare
solamentemetà struttura sarà necessario vincolare il punto C come in figura 8.12.
e
----~
Figura 8.12.
Al contrario nel caso antimetrico sono compatibili <pe ç, quindi lo schema
Figura 8.13.
167
Inoltre, a seconda della configurazione sul piano di simmetria la semplificazione da
adottare è diversa (si veda lo schema riassuntivo in tabella 8.2).
Mentre gli schemi (1) e (2) sono già facilmente intuibili dalle considerazioni fatte
precedentemente, lo schema (3) necessita ancora di qualche chiarimento.
Consideriamo il nodo sull'asse di simmetria.
Se la struttura è caricata simmetricamente è ragionevole che le sollecitazioni agenti
siano simmetriche (figura 8.14).
----rM
-
s ----
~ --~
I
A
----
A
----
A
----i K
H
J/2
I
Tabella 8.2.
~T'"
Figura 8.14.
Appare chiaro che per l'equilibrio alle traslazioni e rotazioni del nodo K deve essere:
N(3) =2T M(3) =O T(3) =O
168
Quindi lungo il ritto HK risultano nulli taglio e momento flettente, e solo lo sforzo
assiale N è diverso da zero. Detta A la sezione del r·,tt.o, lo stiorzo nonna Ie come noto
si ripartisce sull'area ( cr = F/ A). Quindi, al fine di studiare solamente metà della
struttura sarà necessario ripartire il ritto HK in due part'1, ciascuna
· de lie qua1·I d't
sezione A/ 2 · Al contrario, se la struttura è caricata antimetricamente, le
sollecitazioni risultanti attese sono antimetriche (figura 8.15).
Figura 8.15.
Per garantire l'equilibrio sul nodo K, deve necessariamente essere:
M(J) =2M T(J) =2N
Quindi, in questo caso, lungo il ritto HK risulta nullo lo sforzo assiale N, mentre il
taglio e momento flettente sono diversi da zero. Detto J il momento geometrico del
secondo ordine del ritto HK, è noto che il momento flettente si ripartisce secondo J
( cr = Mr . y / J ).Quindi, al fine di studiare solamente metà della struttura sarà
169
Figura 8.16.
È quindi possibile studiare solamente metà struttura, che rappresenta una struttura
una volta iperstatica (figura 8.17).
Figura 8.17.
8.4.2 Esempio 2
qL i
Figura 8.18.
La struttura in figura 8.18 è un portale tre volte iperstatico, simmetrico e caricato in
modo antimetrico. È quindi possibile studiare solamente metà struttura, che
rappresenta una struttura una volta iperstatica ( figura 8.19).
170
Figura 8.19.
8.4.3 Esempio 3
Si consideri il portale a tre cerniere, caricato simmetricamente rappresentato in
figura 8.20. Si tratta di una struttura 1 volta iperstatica.
I
q
L L L
111111--------•111
1... ...
111111-------~111~•
Figura 8.20.
qL qL
XA=-- Xe=-
2 2
I diagrammi di sollecitazione sono riportati in figura 8.22.
171
q
Figuyra 8.21.
0 q//2 0 q/
Figura 8.22.
172
9
La teoria delle travi curve
Nelle travi curve, per effetto della curvatura, l'asse baricentrico e l'asse neutro non
coincidono e quindi l'equazione di Navier, che permette di determinare l'andamento
delle tensioni di flessione in una trave ad asse rettilineo, non è più valida.
Figura 9.1.
Pa- una trattazjone efficace del problema risulta utile introdurre la seguente
notvjone (si veda anche figura 9.1):
r,: raggiointerno
173
re: raggio esterno
r0 : raggio neutro
rg: raggio baricentrico
y=r-rn: distanza rispetto all'asse neutro
L: lunghezzadella fibra indefonnata PQ
AL: QQ' allungamentodella fibra PQ
174
tiL yti<p
E ==-==--
z L np (9.1)
E quindi, utili7.zando la legge di 1-looke,la tensione cr,.può essere scritta nel modo
seguente:
cr ==yti<pE
i r<p (9.2)
L'espressione (9.2) contiene al momento alcune grandezze non note, gli angoli <pe
t\q>e la distanza y.
fyt\<pEdA =O (9.4)
A r<p
Dato che la sezione deformata resta piana per ipotesi, il rapporto t\cp/<pè una
costante; Io stesso vale anche il modulo elastico E (che non cambia a trazione e a
compressione). Quindi la (9.4) può essere riscritta come:
(9.5)
e sostituendo la definizione di y:
sr-rn dA =0 (9.6)
A r
A (9.7)
r. =--
n dA
A
J-r
·
Per una sezione re tta n golare d1"base be altezza h la (9.7) restituisce:
175
bh h (9.8)
= =--
l'.
n J.~
bdr
rn
In !e
ri
(9.9)
(9.10)
Il secondo dei due integrali è nullo, in virtù dell'eq. (9.6). La (9.1O)diventa quindi:
E~<p
[JrdA
- JrndA]
=Mr (9.11)
(I) A A
l
Moltiplicando e dividendo per A il primo membro si ottiene:
EM<p JrdA
_A__ JrndA]
A [JrdA
=EM<p_A__ rnA
[
<p A A <p A A (9.12)
(9.14)
176
Eliq> r
-==-O'z
q> y (9.15)
con 8==r
8-rn,
K= O"intra (9.17)
O"NAVIER
centro di curvatura C.
Quindi )'allungamento della generica fibra sarà: AL= rAq>.Di conseguenza si avrà:
e quindi:
(9.19)
Oz = Eez = cost
177
Quindi la tensione assume un valore costante sull'intera sezione. Conseguentemente:
N = fO"zdA=azA ~ O"z= NA
A
(9.20)
10
La teoria delle membrane
trasversale (crt)-
179
I
, 1------~------
,, Piano
,,' n p I I
I
I
I
\
Figura 10.1
ds
Figura 10.2
In generale tale elemento è dotato di una certa curvatura sia sul piano meridiano che
su piano trasversale. Indichiamo con Rmil raggio di curvatura nel piano meridiano
(o, più semplicemente, raggio meridiano) e con Ri il raggio di curvatura nel piano
trasversale (o, più semplicemente, raggio trasversale).
Con riferimento al piano meridiano è possibile valutare la risultante infinitesima
delle forze agenti in direzione n. Si consideri a tal fine lo schema riportato in figura
10.3.
180
n
Figura 10.3.
(10.3)
ds 2
Hm=<r t- (10.4)
m R
m
Nel piano trasversale è possibile ottenere una relazione analoga sostituendo Rm con
R,:
(10.5)
181
Infine è possibile mettere in gioco l'effetto della pressione interna p, che tende a far
espandere la membrana:
(10.7)
Uno dei casi più comuni in cui può essere utilizzata la teoria delle membrane è il
calcolo delle tensioni in un recipiente cilindrico a parete sottile con fondi di
estremità semisferici di raggio Rocontenente un gas ad una certa pressione p (figura
10.4).
Figura I 0.4.
182
· · ·
Al fine di eseguire un corretto calcolo tens·1onaIe è necessario d1stmguere tra parete
cilindrica e fondi semisferici.
Si considerino dapprima la parte cilindrica del reci·p·iente, per Ia qua Ie ·1 · R ·
I raggio m e
p
O"t =-Ro (equazione di Mariotte) (10.8)
t
2 pRo cr
p1tRo=2m:rmRot~crm =--=-t (10.9)
2t 2
pRo
O't =O'm =-- (10.10)
2t
È opportuno infine ricordare che l'equazione fondamentale delle membrane non può
essere applicata nei punti in cui vi è una brusca variazione dei raggi di curvatura,
così come avviene nella zona di transizione tra pareti cilindriche e fondo.
183
CASOA CASOB A
V
V
!
z
~z! B
Figura 10.5.
w
O'm =-- (10.12)
21tRot
Passando a valutare lo stato tensionale del fondo, nel caso di fondo semisferico il
punto maggionnente sollecitato è il punto più lontano dal pelo libero, dove per
simmetria sferica si ha:
pR 0 yzR 0
O't =O'm =--=-- (10.13)
2t 2t
184
Si consideri ora, invece, iI generico punto B apparten ente a un fiondo conico · (fi1gura
(0.6). Il raggio meridiano tende all'infinito mentre 1·1raggio
· traversa 1e va 1e:
r
R --- (10.14)
1- cosa
A E
Figura 10.6
La pressione relativa al punto B vale p = yz8 , dove y è il peso specifico del liquido.
y z8 r
O't =-- (10.15)
tcosa
185
per i quali è opportuno adottare una schematizzazione diversa da quella della
membrana.
11
Comportamento a fatica ad alto
numero di cicli
11.l Introduzione
La definizione fornita dalla ASTM (American Society for Testing and Materials)
fornisce la seguente definizione per il fenomeno della fatica:
"Fatigue is the process of progressive localized permanent structural change
occurring in a materiai subjected to conditions which produce f/uctuating stresses
and strains at some point or points and which may culminate in cracks or complete
fracture afier a sujjicient number of jluctuations."
Questa definizione mette m evidenza tutti gli aspetti fondamentali inerenti alla
fatica:
1. Il tennine "progressivo" (progressive) implica che il processo di fatica
avviene in un periodo di tempo. Anche se la rottura per fatica è spesso una
rottura di schianto, i meccanismi di danneggiamento microscopici che
portano al cedimento finale agiscono fin dall'inizio della vita del
componente;
2. II termine "localizzato" (localized) rende esplicito il fatto che i meccanismi
sopra menzionanti agiscono in modo localizzato solamente in alcuni punti
del componente;
3. II tennine "permanente" (permanent) indica che una volta che il processo di
danno a fatica è iniziato, il processo è irreversibile;
4. II termine ''.fluttuante" (fluctuating) indica che tensioni e deformazioni sono
187
6. Il tennine ".frattura"(fracture) indica che il cedimento finale a fatica
avviene per separazione del componente in due o più parti.
188
Il modello più semplice da utilizzare per descr,·vere Ia variazione
· · d e I carico
· ne I
tempo è sicuramente quello di un'onda sinusoidale (figura 11.1) ad ampiezza
costante descrivibile dall'equazione:
CJ = CJm + CJ8 sen(2nrut) (11.2)
dove t rappresenta il tempo e w la frequenza.
Esistono tuttavia anche dei modelli più sofisticati, quali ad esempio uno spettro di
carico con ampiezza costante a blocchi (figura 11.2), fino ad arrivare via verso cicli
di carico reali.
O'max
t
O'min
Figura 11. 1.
O'
Figura 11.2.
189
Figure 11.3.
190
1000
......
...<!ED)
CÙ-Gqp
100 ......
~aro
o -<&>.. .........
o .....
10 . .., ...
1000 100000 10000000
Numero di cicli
Figura 11.4.
Rielaborando i risultati sperimentali è possibile arrivare ad una schematizzazione
come quella rappresentata in figura 11.5 dove si possono individuare 3 zone ben
distinte:
1. Nella parte sinistra del diagramma si ritrovano le proprietà di resistenza a
rottura del materiale. Tuttavia, per valori elevati delle tensioni e per vite
inferiori a 103-104 cicli, si parla di fatica oligociclica e il fenomeno va
descritto utilizzando le deformazioni piuttosto che le tensioni. La
descrizione del fenomeno di fatica in questa zona esula dagli obiettivi del
presente capitolo;
2. Segue, spostandosi da sinistra verso destra, una zona in cui si assiste a una
riduzione della resistenza a fatica, nota come zona di vita a termine,
rappresentata da un tratto inclinato a pendenza costante (in un diagramma
doppio logaritmico). La riduzione della resistenza a fatica che avviene in
questa zona è quantificabile dalla seguente relazione, detta equazione di
Wohler:
(11.3)
191
Tipicamente per acciai e leghe leggere si hanno valori di pendcn;,..ainversa
circa uguali a 8-10 per i provini lisci e J-4 per i provini intagliati.
Logo
o
LogN
103-104
Fatica Zona di vita a Comportamento diverso a
oligociclica tennine seconda dei materiai i
Figura 1I .5.
Noti due punti sulla curva Wohler, A e B, la pendenza inversa può essere calcolata
con la relazione (si veda anche figura 11.6):
k = logNA -logNB ( 11.4)
loga 8 , 8 - logaa,A
CJa,B
No
Figura 11.6
192
1canon po rteranno
e t'
Ampiezze di tensione costanti ed inferiori al li'mi'te d'1 1a
mai a rottura il materiale. li limite di fatica è una gran dezza cara tteris· t'tea
degli acciai sollecitati ad ampiezza costante (nel caso di provini
perfettamente lucidati e privi di intagli). Le leghe di alluminio non
presentano invece un limite di fatica, ma presentano, oltre un certo numero
di cicli, una pendenza inversa maggiore, ad indicare comunque una minore
sensibilità del materiale alla fatica.
Logcr
a
Figura 11.7.
193
la resistenza a fatica in termini di ampiezza per un prefissato numero di cicli N
A,
laddove, NA è in genere posto in corrispondenza a 2 milioni di cicli.
194
t J.5.4Criterio Damage Tolerant
195
11.6.1 Parametri interni
1t.6.1.1 Materiale con cui è realizzato il pezzo
Nella letteratura specialistica si è dimostrato che la resistenza a fatica del materiale
base può essere legata alla tensione di rottura del materiale stesso, tipicamente con
riferimento a prove di flessione rotante (R=-1 ).
Il diagramma rappresentato in figura I 1.8 mostra per alcune classi di acciai
l'andamento del limite di fatica a flessione rotante (N~ I 07 cicli) in funzione della
tensione di rottura. Si osserva come in generale si possa affermare che esiste una
relazione approssimativamente lineare tra queste due grandezze del tipo:
( 11.5)
Figura I J .8.
196
11.6.1.2 Dimensioni assolute del pezzo
Inevitabilmente, anche con le più moderne tecnologie di produzione, i materiali
contengono al loro interno dei difetti di produzione, quali ad esempio porosità o
microcricche, inclusioni rigide (ossidi ecc.) che ovviamente penalizzano la
resistenza meccanica del pezzo e, in particolare, la resistenza a fatica. È chiaro
inoltre, dal punto di vista statistico, che maggiori sono le dimensioni assolute del
pezzo considerato, tanto più probabile è la presenza di difetti, che costituiscono sedi
preferenziali per l'innesco della cricche di fatica. A parità di ogni altra condizione
quindi, maggiori sono le dimensioni assolute minore è la resistenza a fatica.
Dato che tipicamente il valore del limite di fatica dei materiali è ottenuto con prove
di laboratorio su provette di diametro limitato (tipicamente di 1O mm per provette
testate a flessione rotante) si introduce un fattore di penalizzazione Kd che dipende
dalle dimensioni del componente in esame. Come esempio si cita la Norma UNI
7670, secondo la quale Kd vale 1.0 nel caso di un albero con diametro di 1O mm e
arriva fino a un massimo di 1.45 per diametri superiori a 250 mm (figura 11.9).
1.4
1.2
1.0 111111!!::::,
__ _i____.__.__.___......_.........,__._ _ ___. _ _.____,
IO 20 50 100 200 300
Diametro rmm1
Figura 11.9.
197
grado di finitura superficiale, è norma introdurre un coefficiente di penalizzazione
KL che sarà tanto più prossimo a I quanto migliore sarà la finitura superficiale del
componente. La finitura può essere verificata utilizzando un rugosimetro che è in
grado di valutare il profilo della superficie e fornisce l'indice di rugosità Ra con
riferimento a una certa base di misura L fissata dalle norme tecniche.
Tipcamente il fattore KL viene espresso in funzione dell'indice Rae della tensione di
rottura del materiale attraverso dei diagrammi come quello riportato
qualitativamente in figura 11.1O. È importante notare come la penalizzazione dovuta
a una cattiva finitura sia maggiore per gli acciai ad alta resistenza ( elevata crR)che
per gli acciai da costruzione tradizionali. Questo significa che se non si ha la
possibilità di avere un elevato controllo della finitura superficiale è maggiormente
penalizzante utilizzare acciai con una elevata tensione di rottura.
3
_____ R,<75 µm Fusione in sabbia o forgiato
KL
2.sir-------t----1---~ ------40<R,<75 µm Laminato o forgiato di precisione
Figura 11.10.
198
Di nonna si hanno due classi di trattamenti superciali:
di natura meccanica come ad esempio pallinatura e rullatura:
di natura termo-chimica come ad esempio cementazione, nitrurazione,
tempra per induzione superficiale.
È importante sottolineare gli effetti dei trattamenti superficiali cambiano in funzione
delle geometrie e dei materiali e che quindi l'incremento di resistenza a fatica va
valutato sperimentalmente per il componente di interesse.
(J nominalelorda
F F
Figura 11.11
199
È possibile definire una tensione nominale sulla sezione lorda ("gross area", pedice
g) o sulla sezione netta ("net area", pedice n) della piastra
F F
crnominalenetta = Anctta
(11.6)
crnominalelorda =-A--
lorda
In prossimità dell'apice dell'intaglio si può notare la presenza di un picco di tensione
il cui valore massimo è definito tensione di picco elastico, CTpiccoelastico· La tensione di
picco è legata alla tensione nominale mediante il fattore teorico di concentrazione
delle tensioni K1,
(11.7)
O'piccoelastico =O'nom · Kt
K1 può quindi essere riferito alla tensione nominale netta o lorda e si parla
rispettivamente di K1,ne1 e K1,gross:
200
Per via sperimentale: esistono delle tecn · h .
. ., 1c e sperimentali quali ad esempio
la fotoelastlc1ta che permettono di dete · , • ·
rmmare 1 andamento delle tenstom
in un componente e quindi anche il K1
In letteratura esistono dei manuali come ad esemp·10 1-1 manua 1e de I peterson che
riportano in opportuni diagrammi i valori del fattore di concentrazione delle tensioni
Kiper un elevatissimo numero di geometrie e di· config uraz1om
· · d"1 carico
· d"1verse.
All'aumentare della gravosità dell'intaglio aumenta anche il gradiente di tensione
nelle adiacenze dell'apice ed aumenta quindi di conseguenza il valore del Ki, come
mostrato qualitativamente in figura 11.12. Quando il raggio di raccordo r ~O, in
campo lineare elastico, la tensione all'apice dell'intaglio tende ad infinito e si
manifesta quindi una singolarità nei campi di tensione.
F F
F F
Figura 11.12.
Le verifiche statiche dei componenti meccanici sono tipicamente condotte
utilizzando la tensione nominale nella sezione a minor resistenza (sezione netta),
trascurando completamente l'effetto di concentrazione delle tensioni indotto da
eventuali variazioni geometriche. Questo approccio è completamente giustificato
dalle proprietà di duttilità dei materiali da costruzione tradizionali. Si consideri
infatti una piastra forata soggetta ad una sollecitazione di pura trazione. Aumentando
la forza F cui è soggetta la piastra, vi sarà un istante in cui la tensione di picco
all'apice del foro raggiunge la tensione di snervamento del materiale; da questo
Punto in poi il materiale abbandona l'ipotesi lineare elastica. Si supponga, per
semplicità, che il materiale presenti un comportamento elastico-perfettamente
201
plastico come quello rappresentato nella figura 11.13.
O'
O'sn
Figura 11.13.
Grazie quindi alle caratteristiche plastiche del materiale vi è stato un istante in cui le
tensioni nel componente intagliato si sono uniformate prima di giungere a rottura.
Questo permette di adottare un approccio basato sulla tensione nominale nella
sezione ristretta per le verifiche statiche. Questo tipo di semplificazione non è invece
lecita nel caso di materiale fragili in cui la cricca, una volta nata, propaga e la
struttura cede di schianto. Lo stesso si può dire per la fatica in cui le proprietà duttili
202
dei materiali "sembrano congelate". La curva di .
. . . ·. resistenza a fatica di un componente
intagliato è mfattt, a parità dt ogni altra condizion d" .
. e, tvcrsa da quella del materiale
liscio, come mostrato m figura 11.15.
Kr
<JAoo materiale
<JAoocomponente
Figura 11.15.
Con riferimento alle ampiezze di tensione sulla sezione netta, è possibile definire
un fattore Kr, detto fattore di riduzione della resistenza a fatica, che quantifica la
riduzione della resistenza a fatica del componente intagliato rispetto a quello del
materiale base (non intagliato) a parità di ogni altra condizione. Tale fattore è di
natura sperimentale ed è definito come:
crAa:>materialebase
Kr=--'c.=.--===.c.~~- (11.9)
crAa:>componenteintagliato
Kf assume quindi valori sempre maggiore o al più uguali all'unità. Molto spesso
resistenza a fatica crA del materiale base e della provetta intagliata valutati a
componente intagliato.
203
Esiste però la possibilità di stimare Kr, evitando una costosa sperimentazione,
sfruttando la conoscenza del fattore teorico di concentrazione delle tensioni K1•
Nella pratica, con riferimento al ciclo fondamentale R=-1, si presentano due distinti
casi:
Completa sensibilità ali 'intaglio. Nella pratica ingegneristica per acciai di
comune utilizzo in ambito strutturale è possibile assumere una completa
sensibilità all'intaglio quando il raggio di raccordo dell'intaglio è maggiore di 2
mm. In tal caso si avrà, in vantaggio di sicurezza, KFK1 . Questo significa che
è solamente un punto a decidere il fenomeno di cedimento a fatica e che
corrisponde al punto che vede le tensioni amplificate di un fattore K, (criterio
di punto). Mentre però K1 è un fattore teorico, Kr è un fattore sperimentale che
quantifica una riduzione del limite di fatica. L'uguaglianza tra i due parametri è
quindi solamente di natura numerica e non concettuale e dimostra che è un
punto a decidere il cedimento dell'intero componente.
Incompleta sensibilità a/l'intaglio. Al dimunire del raggio di raccordo, si passa
da una completa sensibilità all'intaglio ad una parziale sensibilità all'intaglio e
la riduzione della resistenza a fatica è minore di quella che si ottiene
semplicemente dividendo il limite di fatica del materiale base per K1• In tal
caso Kr < K,. È come se a comandare il fenomeno di cedimento del
componente sia una tensione media valutata ad una conveniente distanza
dall'apice, che dipende dal materiale.
204
dove r è il raggio all'apice dell'intaglio "a" " ,,,
. • • e a sono delle lunghezze
caratteristiche del materiale che dipendono dalla t · d"
ens1one I rottura. All'aumentale
della tensione di rottura diminuisce il parametro . .
a e aumenta d1 conseguenza 11
coefficiente di sensibilità all'intaglio q. In conclusi·one 1- · . . . .
g I acc1a1a 1to-res1stenz1a11
sono più sensibili all'intaglio degli acciai basso-resistenziali.
oo•
Flessione piana Flessione rotante Trazione
Figura 11.16.
205
sollecitazioni si è soliti dividere cri\.M _, per un coefficiente Kv che vale 0.8 per la
flessione piana e 1.12 per In trazione.
206
2. Forma d'onda. L'effetlo della for d'
. . ma 0nda che descrive la variazione del
carico sulla resistenza a fatica vi
. . . enc comunemente trascurato, anche se
esiste una oggettiva differenza in ter .. d" .
. . mmi I gravosità tra una forma d'onda
smuso1dale e ad esempio un'ond· d
. . . a qua ra (nella seconda modalità la
sollec1taz1onemassima nel ciclo è ap r . .
P icala per una durata maggiore)
3. Fermate. Durante l'esercizio un organ .
_ . o meccanico è soggetto a cicli di
canco d1 durata diversa e soprattutt . . .
o non continui. E stato comunque
dimostrato in letteratura che a parità d"1 ampiezza
. d"I sollec1taz1one
. . cr. un
componente sollecitato con blocchi di cari·co d"1 durata d'1versa e non
continui giunge a rottura quando ta somma de1· numen· d1· c1ch
· · spesi· per
ciascun blocco eguaglia il numero d"I c1c
· 1·I a rottura per una stona
· d1· canco
·
continua. Quindi è possibile affermare che non è stata riscontrato un chiaro
e oggettivo effetto delle "fermate" sulla resistenza a fatica.
semplificato:
Si consideri un piano cartesiano che presenti la tensione media sull'asse delle
ascisse e Ja tensione massima (o minima) sull'asse delle ordinate.
Si tracci la bisettrice del primo e terzo quadrante e si individui un punto A
appartenente alla bisettrice e di coordinate (crR;crR)-Tale punto rappresenta una
207
. . d" ar,·co ,·n cui la tensione media O'm e la tensione massima crMAx
cond 1zione I c
.
eguag I1ano 1a tens1·one d"i roltura statica del materiale. In tal caso quindi
l'ampiezza di tensione O'Arisulta pari a zero.
Quando la tensione media O'rnè nulla, otteniamo il ciclo fondamentale (R=-J)
(punto B) e -crA.R~-i
sono pari rispettivamente a O'A,R=-1
in cui O'MAXe O'MIN
(punto C).
Si congiungano ora i punti AB e AC. In particolare la linea AB rappresenta la
tensione massima che il materiale può sopportare che risulta variabile tra crA,R=-
1 e O'R-Invece i segmenti misurati secondo la verticale e compresi tra la linea
della tensione massima e la bisettrice rappresentano i valori massimi
e zero. Il
dell'ampiezza di tensione O'A,che possono quindi variare tra CJ'A,R=-1
segmento AC rappresenta infine la tensione minima.
Finora è stato tracciato il diagramma nel primo e quarto quadrante, ovvero per
valori di tensione media, crm positivi. Si consideri invece ora la parte del
diagramma relativo alla compressione (am<O). È ragionevole supporre che in
compressione le cricche di fatica eventualmente sviluppatesi incontrino una
difficoltà molto maggiore a propagare rispetto al caso ( O'm>O).È possibile
quindi fonnulare l'ipotesi che in presenza di cicli compressivi la resistenza a
fatica in termini di ampiezza resti invariata rispetto a quella del ciclo
fondamentale (R=-1). Questo si traduce nel tracciare due semirette parallele
alla bisettrice del primo e terzo quadrante a partire dai punti B e C. Tali
semirette vanno troncate quando O'maxe O'minraggiungono il valore di rottura
aR, individuando cosi nel diagramma i punti F e D.
Nel diagramma finora tracciato esistono tuttavia delle incongruenze. Infatti la
tensione media Um è propriamente tale solo fino al punto M, individuato dalla
verticale in D. Per valori di tensione media inferiori non si ha simmetria nel
ciclo, il che è evidentemente errato.
Il problema è di risoluzione immediata sostituendo nel diagramma alla
poligonale EFG il segmento EG, dove il punto G è individuato
dall'intersezione tra il segmento BG e la verticale in D. In questo modo il
diagramma è completo (figura 11.17).
208
<J'max, <J'min
Figura 11.17.
crmax, <J'min
<J'RI-------~~
A
E D
Figura 11.18.
209
Come ultima osservazione si vuole sottolineare come durante la progettazione
statica non sia consentito superare il limite di snervamento del materiale, al fine di
evitare dcfonnazioni plustiche permanenti. È possibile quindi modificare il
diagramma di Goodm1111-Srnithper tenere in considerazione questo aspetto. È
sutlicicnte, delimitare il diagramma in modo che la tensione massima e la tensione
minima non superino la tensione di snervamento del materiale, O"sn, preservando la
simmetria delle tensioni nel diagramma come visto in precedenza (si veda figura
11.18).
Nel seguito verranno ricavate delle espressioni utili a quantificare l'effetto sulla
resistenza a fatica di una tensione media diversa da zero.
Si consideri il primo quadrante del diagramma di Goodman-Sm ith (crm>O).
L'ampiezza di tensione risulta pari, per ogni valore di crm, alla differenza tra la
tensione massima, descritta dal segmento di retta passante er i punti A e B, di
equazione:
crMAX - crMAX,A
(11.12)
crMAX,B -crMAX,A crm,B-crm,A
(11.14)
(11.15)
2IO
tta come:
Infine,con semplici passaggi la ( 11.15) può essere riscri
• -
O'A(<rm)-O'A,l{=-1 ( "'J
. I- 0'111
CJR
(11.16)
• tale
certa tensione media crm
Con riferimento alla resistenza a fatica relativa ad una
relazione diventa:
• l+R
O'm = 1-R crA ( I 1.18)
(11.19)
211
Anche la storia di carico precedente che il componente ha subito influisce sulla sua
resistel17.8a fatica. Infatti un componente sollecitato con un'ampiezza di tensione
costante, CJa, ma con blocchi di carico, ciascuno di durata ni, giunge a rottura quando
la somma del numero di cicli dei vari blocchi di carico raggiunge il valore a rottura
per una storia di carico continua, ovvero quando:
{11.21)
dove:
- n; è la durata in numero di cicli di un singolo blocco di carico
- N è il numero di cicli che porta a rottura il pezzo per quel valore dell'ampiez7.a a 8•
Dividendo la relazione precedente per N si ottiene:
{11.22)
Il-
Al singolo valore Di= - 1 è possibile attribuire il significato di danneggiamento a
N
fatica che il pezzo ha subito per l'applicazione di Ili cicli rispetto ad una vita prevista
pari a N cicli. In altre parole, esso quantifica la frazione di vita che il componente ha
speso all'ampiezza di tensione (1a con il blocco di carico di lunghezza n;.
212
tuttavia anche suggerimenti di natura div . .
. . . ersa, ad esempio la Britsh Standard
(nonnat1va inglese) suggerisce di continuare ad u . .
sare 1a stessa pendenza k oppure s1
può usare la stessa pendenza fino a 5 milioni d' · 1. • '
1 cic I e poi una pendenza ridotta e
pari a 2k-l.
Sulla base di queste considerazioni è possibil t . . .
e cos ru1re una versione semphcata
della curva di Wohler, come quella mostrata in figura 11_19 _
R=-1
Figura 11.19.
2-10 6
Jog--
k= 103 (11.23)
log O'R
O'A,R=-1
Si noti che se crA=0.5 O'R l'esponente k risulta a pari a 11. Valori di k compresi tra
IO.Oe 12.00 sono tipici per i materiali base.
Si noti inoltre che nel caso sia necessario costruire la curva di Wohler semplificata
per un rapporto di ciclo R* diverso da - 1, rispetto a quanto detto prima sarà
sufficiente:
In corrispondenza di NA= 2· 106 cicli, sostituire a crA,R=-1
la grandezza:
213
In corrispondenza di NR= I03 cicli, sostituire a O"tt la grandezza:
1-R *
O'aR =--O'R (11.25)
2
<rA R=-1
cr*AR=-1 =--_..:..,.• __ _ (11.27)
' Kr-Kd ·KL ·Kv
2-10 6
log--
l03
k=-------- (11.28)
log <rR
cr* A,R=-1
214
R=-1
CJ*A,R=-1
Figura 11.20.
crA NP = crA,NA (
N
__A_
)l/k (11.29)
, Np
•
•
CJm)
cr*A NP (crm)
,
= cr*A' NP,R=-1 (1-- O'R (11.30)
(t R *)
cr*ANPR=-f'O'R
O'* ' ' (11.31)
A,NP,R* =
+ cr*A NP R=-1 +crR
1-R * ' '
215
In alternativa. può essere utilizzata la seguente procedura:
.;' Si ripetono i passi I e 2 della procedura precedente;
.;' Si mette in gioco l'effetto di R (o della tensione media) direttamente sulla
resistenza a fatica del componente a NA=2·I0 6 :
R*
1-R *
O'aR = - 2-cr R t----...
Figura 1 1.21.
./ Si determina la pendenza inversa della curva attraverso la relazione seguente:
2·10 6
log--
103
k = ------------
1- R *
(11.33)
--crR
log 2
cr*A,R•
<JA NP = crA NA ( _A
N Jt/k (11.34)
, ' Np
216
garantire la durata del pezzo per un certo numero d' . I' d'
I CIC I I progetto N P= Nobiettivo•
Con riferimento alla figura 11·22 è quindi possibile fornire due definizioni del
coefficiente di sicurezza:
Un coefficiente di sicurezza in vita definito come:
VN =
(11.35)
Nobictlivo
dove N1, rappresenta il numero di cicli a fatica che porta a rottura il pezzo se
sollecitato con un'ampiezza di tensione pari a crA ob'1elbvo.
.
O'L
Va=---=--- {11.36)
0' A obiettivo
dove crL rappresenta la resistenz.a a fatica del pezzo per un numero di cicli a
fatica pari a Nobiettivo•
R*
1-R*
O'aR = -- 2-0" R 1---""'"'l'.._,
_
i______
_____
I I
O'obicttivo
:
,:~---
-----~------·-----k-- I I
: I
i I
!
Ii
Figura 11.22.
217
11.9 Fatica ad ampiezza variabile
Si consideri ora una storia di carico ad ampien..a variabile.
In particolare si consideri, per semplicità, la seguente storia di carico a blocchi:
un'ampiezza di tensione 0 01 applicata per n, cicli;
un'ampiezza di tensione 0 82 applicata per n2 cicli;
un'ampiezza di tensione o-83 applicata per n3 cicli.
CJal I
(J I
-~-~----,---
(J&3 -:
'I
I
II
I I
'II
.
I
'
N
Figura 11.23
A ciascuna ampiezza corrisponde sulla curva di Wohler un numero di cicli N che
porterbbe a rottura se la storia di carico fosse stata ad ampiezza costante (figura
11.23)
La regola di Miner asserisce che il cedimento a fatica del pezzo avviene quando:
L~=t
i Ni
(11.37)
Tale regola, detta anche regola del danneggiamentounitario, afferma quindi che il
pezzo perviene a rottura quando la somma dei danneggiamenti parziali è pari a 1.
I valori sperimentali generalmente confermano tale ipotesi per N<2 · 106 • Dopo il
ginocchio l'ipotesi di Miner cade in difetto. Essa, infatti, non tiene conto
dell'acciaccamento,fenomeno per cui un provino precedentemente soggetto ad una
storia di carico con 0' 8>>0'_ (cioè danneggiato con valori di tensione prossimi a
quella di snervamento) non presenta più limite di fatica, ma può pervenire a rottura
anche per livelli di tensione 0'1 <a 100 • Tale eccezione viene affrontata nelle normative
per la progettazione a fatica con accorgimenti specifici.
218
sollecitato a livelli di tensione minori
Effetto contrario l'allenamento: un provino già
enza a fatica, grazie a una parziale
di O-a"' presenta generalmente una migliore resist
ridistribuzione delle dislocazioni.
variabili a blocchi è anche possibile
Nel caso di una storia di carico ad ampiezze
relativa ad un carico affaticante ad
detenninare una tensione equivalente, a""'
ro di cicli ncq ="tot= Lni,
ampiezza costante applicato per un nume
i
( 11.38)
L Neq ~ = l (11.39)
. Ni "tot
I
di Whoher:
Ora dato che per tutti i blocchi vale l'equazione
k Neq of (11.40)
ofNi = cr-eqNeq~N-= ~
I eq
12.l Introduzione
Nel campo dell'analisi tensionale, così come in altre aree dell'ingegneria, solamente
in casi particolari i metodi analitici permettono di ottenere soluzioni in forma chiusa
esatte. Oggigiorno lo studio della resistenza di strutture meccaniche complicate
vienequindi sempre più spesso condotto avvalendosi di metodologie numeriche che,
anchese in alcuni casi approssimate, permettono un approccio di calcolo unificato.
Tra queste vi è anche il metodo agli elementi finiti, che tra gli altri vantaggi,
pennette:
di analizzare casi anche molto complicati e di confrontare un elevato
numero di soluzioni alternative;
di automatizzare il calcolo delle strutture affrontando quindi in maniera
automatica e sostanzialmente universale anche strutture molto differenti tra
di loro. Ovvero di affrontare un problema con molti gradi di libertà con la
stessa semplicità e con le stesse notazioni con cui verrebbe affrontato un
problema ad un unico grado di libertà.
Per conseguire questi obiettivi viene comunemente utilizzato il metodo delle
rigidezze.Dato un generico sistema meccanico, si definisce la sua matrice di
rigidezza [K]. La matrice [K] lega il vettore degli spostamenti generalizzati {f}
( 12.l)
{F} ==[K]{f}
221
• . 1 t dologie per ricavare la matrice di rigidezza
Nel seguito verranno illustrate e me o . . .
. . rt d prima da sistemi molto semphc1, fino poi ad
[K] di un generico sistema, pa en °
arrivare a sistemi via via più complessi.
• Ie " mo Ila"
12.2. Elemento monodimensmna .
. . Il ( . ) monodimensionale assiale rappresentata m figura
Si consideriamo la mo a sprmg . . .
. d d' b' un unico spostamento nella sola direzione assiale.
12.1.Essa è m gra o I su ire
K ___ ....,...-•F
Figura 12.1
relazione:
(12.2)
F=fK
La matrice di rigidezza per il sistema a una molla in figura 12.1 è quindi una matrice
lxl:
[K]=K (12.3)
222
Sistema di fon.e generalizzate
F,
---+-----------.. F2
Sistema di spostamentigeneraliz7..ati
fr____.
..________ ~
---.12
Figura 12.2.
Quindi:
(12.5)
Inoltreper equilibrio:
fì+F1 =O~fi =-F2 (12.6)
Kij rappresenta il generico coefficiente della matrice di rigidezza [K] che lega la
AE (12.7)
F2=-=K22
L
Inoltremettendo in gioco l'equilibrio, Eq. (12.6):
223
AE
F1 =-F2 =-= K11 (12.10)
L
La matrice di rigidezza di un'asta soggetta a trazione è dunque:
[K] =[K11
K21
K 12
K 22
]= AE[ I
L -I
-IJ
I
(12.11)
{fi}=
F2
AE[
L
1-l]{f'}
-1 1 f2
{12.12)
Le unità di misura dei coefficienti della matrice di rigidezza sono le stesse della
costante elastica di una molla. Infatti:
EA MPamm 2 N mm 2 N
(12.13)
L mm = mm 2 mm = mm
224
Sistema di forze gencmli7.7.alc Sistema di spostamenti gencrali:1.zati
F1 F3
fi (i
,~....,_½--~tc:F. ,t...._
~li
__ --Jtc
r.
Figura 12.3
La matrice di rigidezza che ne risulta sarà quindi una matrice 4x4, esprimibile
come:
d211
EJ dx2 = -M(x) (12.15)
sinistra il segno dell'equazione è corretto (la "regola" sul segno è stata vuiolata due
Volta).
Se al . . fl tt 1 M(x) viene determinata a partire
' contrario, l'espressione del momento e en e
dal li' . · ne (12 15) e riscriverla
nodo di destra è necessario cambiare segno a equazto ·
COrne:
225
2 (12.16)
EJ d TJ=+M(x)
dx2 . . d Il .
I• • 1 ti di determinare i coeftic1ent1 e a matrice di rigide77 ,.
Nella presente ana 1s1,a me .........,
. d I ento flettente M( x) da usare nel l'equazione (12.15) verrà
l'espressione e mom
determinata a partire dal nodo di sinistra:
(12.17)
M(x) = F2 - fjx
Quindi, sostituendo la (12.17) nella 0 2 .IS):
d 211 (12.18)
EJ-=-F2 +F1x
dx2
F1x2 (12.19)
EJ cp(x)=-F 2 x +--+ C1
2
Integrando una seconda volta:
F x2 fix3
EJ11(x) = -- 2- +--+C1x +C2 (12.20)
2 6
Inoltre è possibile imporre l'equilibrio alle traslazioni e alle rotazioni:
(12.21)
Al fine di determinare i coefficienti della prima colonna Kit, si ipotizzi ora che
/j=l.O
[ ___ ~-== o
Figura 12.4
Le condizioni al contorno che derivano sono quindi:
f2=o~ q,(x=o)=o~ c 1 = o (12.22)
=o)=0 ~ C2 = EJ
r,=I.O~ TJ(X (12.23)
226
(12.24)
2 3
EJ11(x}=-
F2; + F1; + EJ (12.25)
F L2 F,L3
r3 =11(x
=L)=O--+
-T+T+EJ=O (12.26)
(12.27)
(12.28)
le cuisoluzionisono:
! F2L2
--+fil.;
2
F1=2!L= 12EJ
L
2
L3
+EJ=O--.+F 2 =-
6EJ
L2 (12.29)
K _ 6EJ (12.30)
21 - L2
227
-
ponen do f 1 = f 3 = f4 -
oe f2 -- I ·o· Una defonnata verosimile associata a questa
fi=l .O
Fx 2
EJ <p(x)=-F 2 x +- 1-+ EJ (12.35)
2
F x2 fìx3
EJri(x)=-- 2- +--+EJx (12.36)
2 6
Come fatto in precedenza, si valutino le (12.35) e le (12.36) per x = L:
l F I: fìL 3
f3 =-- 2-+--+EJL=0-+--
2
f4 =-F2L+- 1
6
FiL2
-+EJ
2
=0
F2L
2 6
2
Fi_L
-+--+EJ=O
(12.37)
! F2L
--=--
2
fìL2
--3-+-6-+
3
3
Fi_L
fìL2
EJ =O
(12.38)
(12.39)
228
{f.
'3 =-
I'
'1 =--2
6EJ
L
(12.40)
F, = 1-:L - I• - -4EJ 6EJ 2EJ
' I• 2---+-=-
IJ IJ r,
Quindi:
6EJ 2EJ
K32 =- L2 K42=- (12.41)
L
per detenninare i coefficienti della terza colonna della matrice di rigideu..a è
sufficiente porre f3 = 1.O, f1 = f2 = f4 =O. Le nuove condizioni al contorno sono
quindi:
r3 =1~ <p(x=o)=o~ c,=o (12.42)
F1x 2
EJ <p(x)= -F2x +-- (12.44)
2
(12.49)
229
Infine è possibile determinare coefficienti della quarta colonna, ponendo
f4 = I.O, f 1 = f 2 = f3 = O
Le condizioni al contorno sono quindi:
f3 =I_. q,(x= 0)'"' O-. C1=0 ( 12.50)
F,x2
EJ q,(x) = -F 2x +- 1- (12.52)
2
F2x 2 Rx 3
EJ11(x)=-- - +-1 - (12.53)
2 6
Si valutino ora le (12.52) e le (12.53) per x = L:
q,(x=L)=J.o !F'f-F2L
=EJ
(12.54)
11(x=L)=O ~ F1L3 _F 2 L2 =O
6 2
e quindi:
{ L2
F1= 6EJ = K14
2EJ
(12.55)
F2 =-=K24
L
Mettendo infine in gioco le equazioni di equilibrio:
6EJ
fJ =-F1 =- L2 =K34 (12.56)
S= 2EJ (12.58)
L
La matrice di rigidezza può essere scritta come:
230
12·4.3 Trave di lunghezza L soggetta a nessmne
. e trazmne
.
Nell'analisi di un sistema complesso composto d . . 1 . •
a p1u e ementi dobbiamo, per
automatizzare la procedura, numerare i gradi di liberta' d" b .
con un or me en preciso, se
Vogliamo utilizzare i risultati finora trovati L'ordi"ne t d
· usa o a 1ca 1co 1atore è que11
o
rappresentato in figura 12.6.
------+-•
i• (:
2 3
Figura 12.6.
Di nonna inoltre si parte dal nodo di sinistra e "ci si sposta" verso destra.
Con questi versi considerando quindi ora una trave soggetta contemporaneamente a
flessione e sforzo normale, il sistema di forze e spostamenti generalizzati è quello
rappresentato in figura 12.7.
Figura 12.7.
EA EA o o
o o L
L
o M T o -M T
[K) == o T 2S o -T s (12.60)
EA EA o o
o o -
L L
o -M -T o M -T
o T s o -T 2S
231
12.4.4 Trave soggetta a momento torcente . .
. . . d d coppie torcenti applicate m comspondenza
Si consideri una trave sollecitata a ue
. . "tà he saranno quindi soggetti a due spostamenti
dei due nodi d1 estremi , c
generalizzati uguali agli angoli di torsione. . . .
. - • à h I trave presenti una sezione circolare. Nel capitolo
S1supponga, per semp 11c1t, c e a
4 è stata definita la rigidezza torsionale come:
K _ JpG (12.61)
T- L
J~tl~1]
~:]=
[K]=[~:: (12.62)
. . . "d JpG
ovvero la trave si composta come uan molla torsionale dt r1g1 ezza L ·
~A ! B ~
L L
Figura 12.8.
232
fondamentale capire come assemh!are I .. dei <l' ,·
e matrrc,
· ,. ivers, elementi.. m modo da
ottenere la matrice dcli mtcra struttura.
Non essendo presenti sollecitazioni
nonn· I' , semplif.
a,, per icare il problema, è
possibile utilizzare solamente la matrice d' · 'd
I rlgl CZ:t.a nessionale.
Elemento I
Elemento 2
J2)
r:.
-z(-2)-------'(4(2) r
Figura 12.9.
r<I)
- r<2)
3 - I f (I) - f(2)
4 - 2
(12.65)
233
FJI)= K~
1/r1<1>+ K~~rl>
+ K~Yrl>
+ K~~rl> (12.67)
Ff>= Kfi>r?>
+ KWr
2<2>+ Kg>r
3<2>+ Ki~>r
4<2> (12.68)
Fjot= K~ + [K~~
1/r1(t) + K~~fi") + Kfi)]f/1)+
(12.69)
[K~~+ Kg>]r4(I)+ Kg>rf>+ Ki!>
r!2>
_,.3-------1t
~
I ______
t 6
Figura 12.1O.
La (12.69) può essere riscritta mettendo in gioco gli spostamenti totali rappresentati
in figura 12.10.
Questo significa che i tennini che concorrono allo stesso spostamento per
congruenza vanno sommati.
Nell'impostazione del problema per automatizzare la procedura le condizioni di
vincolo non vengono considerate e si considera la struttura libera (esente da vincoli).
Solamente in seguito, nel risolvere il problema, si passa alla matrice di rigidezza
ridotta [K]R, che tiene conto delle condizioni di vincolo, eliminando dalla matrice
234
·;l
(I} (2) (3) (4) (3) (4) (5) (6)
T -M (I)
T -M T
r-:
T
2S
-T
s
-T
M
-T
-T
2S
(2)
(3)
(4)
[7
-M
28
-T
-·-T
M -T
s
(3)
(4)
(5)
(12.71)
T s -T 2S (6)
Elemento I
Elemento 2
s 2S (6)
Dato che:
{~}=rn (12.74)
(12.75}
235
Per risolvere il sistema è necessario invertire la matrice [K]R · Uno dei metodi
possibile è il metodo di Cramer basato sull'uso dei minori algebrici, che predeve di
determinare l'inversa di una matrice A come:
dove A.r
I}
è matrice trasposta dei minori algebrici di A.
equazioni (12.58):
24EJ 6EJ
o L2
[2Mo L3
[K]R = ~ 4S
s
:]=
2S
o
6EJ
8EJ
L
2EJ
2EJ
L
4EJ (12.77)
L2 L L
o
=~[2: 4i}6L] 8L2 2L2
L 6L 2L2
236
2 2 4
det[K]R =24(8L 4L -4L )+6L(-8L2 6 L)
4 3 4 (12.85)
=24·28L -6L48L =384L
Quindi:
{f}
r
3
4
f6
L3
==----
EJ 384L
I
4
l 28L3
12L
4
- 48L3 - 48L2
12L
60L 2
3
-48L
-48L
3
2
l 92L2
l{- O
O
Fl (12.86)
28L4 · F 7 FL3
----
348EJ·L 96 EJ
12L3 · F 1 FL2
m= 348EJ·L
48L3 · F
348EJ-L
= ----
32 EJ
1 FL2
--
8 EJ
(12.87)
R1 M -M
T T o o (1) o
R2 T 2S -T s o o (2) o
o -M -T 2M o
-M T (3) f3 (12.88)
= s
o T s o 4S -T (4) f4
o o -M -T M -T (5) o
Rs
o o o T s -T 2S (6) f6
da cui si ottiene:
3 2 (12.89)
_ t2EJ (- 7FL J+ 6EJ (- FL J = .!__!_F
R1 = -Mf3 + Tf4 - - L3 96 EJ i} 32EJ 16
R2=-Tf3+Sf4=- i,2 96 EJ L
2
6EJ (- ?FU J + 2EJ (- FL J = FL
32EJ 8
~ (12.90)
237
Figura 12.11
che restituisce:
(12.93)
(12.94)
(12.95)
238
TI M T -M T o
M2 T 2S -T s o
= -M -T M -T
T3 f3 (12.96)
M4
T s -T 2S f4
(12.97)
5
M4 =-f3T+f4 ·2S =-FL
16 (12.98)
11
T3= f3M - Tf 4 = --F
16 (12.99)
Figuira 12.12.
12.6.1Introduzione
Finora ad ora l'analisi è stata impostata e condotta utilizz.ando i gradi di libertà degli
elementi espressi in un sistema di riferimento di elemento. Tuttavia nell'analisi di un
sistema complesso potrebbe capitare di dover trattare elementi con differenti
orientazioni, come nell'esempio mostrato in figura 12.13, dove i sistemi di
riti · .
enmento d1elemento cambiano da tratto a tratto, ovvero da elemento a elemento.
Per non perdere in generalità e automatizzare la procedura è quindi necessario
dobbiamo definire un sistema di riferimento globale (valido per tutti gli elementi)
detto sistema di riferimento di struttura. Prima di assemblare quindi le varie matrici
239
di rigidezza dei !'lingoliclementi, e!'l!'ledevono es!'lereriscritte adollando un .'iistema di
riferime11todi .ttn11111ra.
I)
Figura 12.13.
Figura 12.14.
240
Figura 12.15.
Con riferimento al lo schema riportato in figura 12.15 è possibile scrivere:
(12.101)
-[lx mx O O ] (12.103)
[T]- O O .e m
X X
{f}=[T] F} (12.104)
F4 = F2mx F4
Ovvero:
(12.106)
~}= [T]1 {F}
Il vettore delle forze generalizzate può essere scritto come:
(12.107)
{F}=[K]{f}
Quindi sostituendo la ( J2.107) nella ( 12.I 06):
241
e mettendo in gioco la (12.104)
(12.109)
{f}=[K) {r}
dove:
struttura.
ix mx o o o o
iy my o o o o
o o 1 o o o (12.110)
[T]=
o o o ix mx o
o o o iy my o
o o o o o
Sistema di riferimento
3
Sistema di riferimento
l.x
di elemento di struttura
Figura 12.16.
Nella (12.110) ix e mx sono i coseni direttori rispettivamente tra l'asse locale X1oc e
rispettivamente tra l'asse locale Y10 c e gli assi globali (di struttura) X e V.
242
12.6.4 Determinazione della matrice de' . . .
1 cosem d1rettor1
Una volta numerati i nodi, è possibile fissare un· . . .
ivocamente gh assi locali.
Per convenzione, si fissa l'asse /oca/e X . .
loc con ortentazwne parallela alla
direzione assiale dell'elemento e direzione dal ~ . --' ., . . ,, .
oener1conouo 1-es1mo al generico
"}-esimo", con i che precede) (figura 12.17).
l.x
Figura 12.17.
L'asse locale Y1ocviene fissato di conseguenza per ottenere una tema destrogira
(considerando un asse Z uscente). A questo punto, note le coordinate dei nodi nel
sistema di riferimento di struttura, è possibile determinare i coseni direttori.
(12.111)
Y.-Y.
J I (12.112)
(12.113)
243
12.6.5 Espressione esplicita della matrice di rigidezza nel sistema
di riferimento di struttura
=-
EAmx
L -lx
-mx
lx
[l~o mx
lx
o
:J (12.114)
-mx mx
p_2 _p_2 -lx mx
X lxmx X
=-
EAlxmx m2
X -lxmx -m2X
L -f.2X -mxix i2X i xmx
-f.xmx -m2X -i xmx m2X
(12.115)
- EA[A -AJ
[K]=- (12.116)
L -A A
Nel caso di una trave l'espressione esplicita è molto più complicata e risulta:
[KJ=
Tly Tmy 2S -Tly -Tmy s
-Nl 2 -Mt y 2 -Nlxmx -Mlymy -Tty Nt 2X +Mt 2y
X Ntxmx + Mlymy -Tly
- Nt xfflx - Ml yffly -Nm 2X -Mm y2 -Tmy Nt xfflx + Mlymy Nm 2X +Mrn 2y -Tmy
Tly Tmy s -Tly -Tmy 2S
(12.117)
244
12.7 Matrice di rigidezza per un elemento finito generico
Figura 12.18.
fs
Figura 12.19.
245
Nel caso di elementi piani (come quello in figura 2.19) ad ogni nodo sono associati 2
gradi di libertà. li codice ugli clementi finiti risolve sempre un'equazione del tipo:
{F}=[K]{f} (12.118)
dove {F} e {f} rappresentano rispettivamente il vettore delle fora: e degli
spostamenti nodali.
Il campo di spostamenti in tutte le zone dell'elemento non appartenenti ai nodi è
approssimato mettendo in gioco delle funzioni di forma secondo un'equazione del
tipo:
{u} = [N]{f} (12.119)
dove la matrice [N] è la matrice delle funzioni di forma e contiene dei polinomi
Lagrangiani (o di Fourier, a seconda del tipo di elemento).
Per definizione, il campo di deformazione si ottiene differenziando il campo di
spostamenti rispetto alle coordionate spaziali:
Questo significa che il grado di "precisione" con cui viene determinato il campo di
deformazione è inferiore rispetto a quello associato agli spostamenti (in quanto la
matrice di approssimazione [N] viene differenziata) .
Nell'ipotesi di comportamento lineare elastico del materiale, tensioni e deformazioni
sono legate dalle leggi di Hooke generalizzate:
Gx ={A-+2G)ex +À.(ty +&z) 'txz =G·rxz
ay ={ì..+2G)&y +À.(&x+tz) 'tyz =G·'Yyz (12.121)
G7.={ì..+2G)tz +À.(tx +&y) 'txy =G·rxy
dove:
À=--V_·E __
(12.122)
(I +vXl-2v)
246
(À+2G) À À o o o
À (À+ 2Cì) À o o o
À À (À + 2U) o o o
[E]=
o o o u o o (12.124)
o o o o G o
o o o o o G
· d' e-.
Considerato un generico punto di un elemento , la dens1·tà d'1energia •
I de,ormaz1one
può essere scritta come:
1 t 1( )• I
W= 2 {E} {cr}= 2 [B]{f} [E][B]{f} = 2 {f}t[B]t[E][B]{f} (12.125)
L = {f}
1 {F}= {r}t[K]{f} ( 12.128)
247
Osservando l'equazione (12.129) è immediato notare che, a differenza degli elementi
trave ed asta studiati nei paragrafi precedenti, per un elemento finito generico la
matrice di rigidezza non ha una forma esatta, in quanto dipende esplicitamente dalle
funzioni di forma [N] dell'elemento. La precisione del risultato ottenuto dall'analisi
agli elementi finiti è quindi sensibilmente dipendente dal grado di raffinatezza con
cui il solido viene discretizzato.
13
Esercizi
Jq IJIIJIJJIJI
o------~JH
F J
L/2
----~--o
,_______ __,...______ -o E K
7.7777"'
L I, I,
I
Figura 13.1.
Soluzione
Si sostituiscano ai vincoli a telaio le reazioni vincolari che essi sono in grado di
esercitare, ottenendo Io schema in figura (13.2). Le reazioni vincolari possono essere
ottenute con le seguenti equazioni:
249
L2 I} 5 13
~ 3_q__ 2L-v 0 2L+2qL-L+qL
2 ~ Yo =-qL
2 2 2 4
A~A
lJ2 qLz
2qL
F
B 2qL
LJ2
L L L
Figura 13.2.
Lo schema del corpo libero è rappresentato in figura 13.3.
3q
3/4qL G H
A
F 2qL qL J
D
E
l:2L'
r ...
/4qL
13/4 qL 1/4 qL
Figura 13.3
250
1diagrammi di sollecitazione sono rappresentati nelle figure 13.4-13.6.
N/(ql.)
0000
-0.1~00 -o.mio
Figura 13.4
T/(qL)
Figura 13.5
figura 13.6
251
13.1.2 Isostatica n°2
Si risolva la struttura rappresentata in figura 13.7 e si disegnino i diagrammi del
momento flettente, del taglio e dello sforzo normale.
L/2
L/2
L u2 I
Figura 13.7.
Soluzione
Si sostituiscano ai vincoli a telaio le reazioni vincolari che essi sono in grado di
esercitare, ottenendo lo schema in figura 13.8. Le reazioni vincolari possono essere
ottenute con le seguenti equazioni:
L 2
Mc =0 --+ Yo2+qL =0 --+ Yo =-2qL
252
Xo B
-r-_;;_--1-.:-__.qL
L/2 qL
e
L/2 qL
qL2 L/2
L/2
L/2
A D
•xA
lv A L L/2
lv
0
I
Figura 13.8.
+---.B;...._., qL
13/6 qL
q
qL
D
A
---iai-~13/6 qL
i2qL
13qL
Figura 13.9.
253
N/qL
0.0000 __ _..h.0000
-----l"r,oooo
Figura 13.10.
T/qL
Figura 13.11.
M/qL2
.0000
~
\-,
\--
'I'
I
0.0000 0.0000
Figura 13.12.
254
JJ.1.3 Isostatica n°3
q
l qL
r-------9--------~
B
L/2
qL
e
L/2
L L L
Figura 13.13.
Soluzione
Si sostituiscano ai vincoli a telaio le reazioni vincolari che essi sono in grado di
esercitare, ottenendo lo schema in figura ( 13.14).
qL
...
B
l./2 qL
qL
e
-----+
l./2
L L
Figura 13.14.
255
Le reazioni vincolari possono essere ottenute sulla base delle seguenti equazioni:
ts/6 qL
qL 2/JqL~ __)l/6qt.'
q qL
qL
,._Jl/6ql..
l/3qL
Figura 13.15.
256
N/(qL)
(),4333-
.
·0.1667
Figura 13.16.
TI ( qL)
~=;·r·1rT"ll-..rr~~
1 .. · ::O:ii:1:
.,.·1' ...•.
,; ______,.._-; :-: ______
}: il.6667.--0.6687-l
/iI L
:·................
l; :---1
r· ........ ...........
..,--·-···1
o:3333 -1.86&7
Figura 13.17.
r
L
/
,,,.,,.
_,,
JJ_
1.8333
Figura 13.18.
257
13.1.4 Isostatica n°4
B !F D
--+-----r----~5--------+-----,..
2F l F
777T
A
e ~
L L L
Figura 13.19.
Soluzione
Si sostituiscano ai vincoli a telaio le reazioni vincolari che essi sono in grado di
esercitare, ottenendo lo schema in figura 13.20.
H
---.-----..------0-----~-----
B !
F D
w l F
t~
L
L L
Figura 13.20
Le reazioni vincolari possono essere ottenute sulla base delle seguenti equazioni:
LMA =O Y0 -3L-F·2L+F·L-F·2L =O --), y 0 = F
258
Lo schema del corpo libero è rappresentalo in figura 13.21.
H !F
-;----,-----<l;>------4----= B D
tF
F
L
e +-F
L
L
Figura 13.21.
CIO .00
•2.00
Figura 13.22.
T/(qL)
O.CIO ~- lii UD
nnt_=~=-·
-_,-
..-----
µL1··;;,
<M
Figura 13.23.
259
0.00 11.00 O.Cli
0.00 o.oo
Figura 13.24.
13.1.5 Isostatica n°5
F
L
e ~
L L L
Figura 13.25.
Soluzione
Si sostituiscano ai vincoli a telaio le reazioni vincolari che essi sono in grado di
esercitare, ottenendo lo schema in figura 13.26.
H B D F
--+-----....--------0------,,---------:-+
F tYo
F
L
e Xc
L L
Figura 13.26.
Le reazioni vincolari possono essere ottenute sulla base delle seguenti equazioni:
MA =O Yo·3L-F·L-F·L-F·L=0 ~ Yo =F
LYi =O YA -F+ Yo =0 ~ YA =0
261
Lo schemadel corpo libero è rappresentatoin figura 13.27.
D F
p----------0-----~-----t-;-+ 8
F
L
A e 2F
L L L
Figura 13.27.
I diagrammidi sollecitazionesono rappresentati nelle figure 13.28-13.30.
N/(qL)
p.oo
I.OD 11.00
Figura 13.28.
T/(qL)
D.00 .00
-1.00
Figura 13.29.
262
0.00 .00
o.oo Li~k;1/1•?o.oo
~---
__
;/
f·/ _,,
..,,..
/
/
0.00 0.00
Figura 13.30.
13.1.6 Isostatica n°6
Si risolva la struttura rappresentata in figura e si disegnino i diagrammi del momento
flettente, del taglio e dello sforzo normale.
I ++++++++++++
+I D
e qL
L
L L L
Figura 13.31.
Soluzione
Si sostituiscano ai vincoli a telaio le reazioni vincolari che essi sono in grado di
esercitare, ottenendo lo schema in figura 13.32.
qL2
(B e 3qL
D
qL
Ye
qL
XA A
1)11
f YA
Figura 13.32.
Le reazioni vincolari possono essere ottenute sulla base delle seguenti equazioni:
YE ·4L+qL-3L-qL-2L-2qL·2L-qL,!:+qL 2 =0
2
5
~ YE = 8 qL
r(Mr
i
rE =0 5
XE =--qL
8
264
5
LXi=O XA =-qL
8
r(Mf}A
=0 XA·L-YA·L+qL·~=O 9
-+- YA =-qL
8
YA+ Ye -qL-qL-2qL+qL+ IO
Ye = O -+- Ys =-qL
8
qL2
q
(B D
5/4 qL qL
q
5/8 ql. • E
t/8 qL
Figura 13.33.
N/(qL)
O.E25
0.000
-0.12
- I
-0.625 -0.625
- 0.625
-
Figura I 3.34.
265
T/( q L)
Figura 13.35.
,4.o.1125
I
I
I
I I -IU12S
Figura 13.36.
13.1.7 Isostatica n°7
112
2qL
_. 4qL
....-
A B
L
U2
I L/2 L
Figura 13.37.
Soluzione
XA=5/2qL (verso Sx) YA=2qL(verso l'alto) MA=3qL2 (antiorario)
N/(qL)
.5 00
.0000
>-----;-2.0000
-2.0000
267
T/(qL)
.0000
·.5000
2.5000 0.5000
·3.0000
1..5000
268
t3.t.8 Isostatica n°8
llllllllhn11irn
2qL2
2qL ..----2qL
L
i
2qL
A
,. D a E
~
L
... L ...,L~ 11+• L
Figura 13.38.
·~ L
..~ L
~
Soluzione
XA=qL(verso Sx) YA=7/4qL (verso l'alto) XE=qL (verso destra)
N/(qL)
1.00 O............__
......
.._ .--
1.7500 .7500
-1.7500
269
T/(qL)
1.0000
15312
-2.0000
2.0000
270
l3.1.9 Isostatica n°9
Si risolva la struttura rappresentata in figura 13.39 e si disegnino i diagrammi del
momento flettente, del taglio e dello sforzo normale.
2q
0 A
L
4qL
B
p
L q
e Eiiiiiiiiiii F
G
L L L L
I· -1- - I I-
L
- -,- L
-
Figura 13.39.
Soluzione
1.0000
N /( q L )
1.0000
0000
271
T/(qL)
-2 0000
-2 0000
M/(qL 2 )
0000
2.0000 -4 0000
2.0000
13.1.10 Isostatica n°10
Si risolva la struttura rappresentata in figura 13.40 e si disegnino i diagrammi del
momento flettente, del taglio e dello sforzo normale.
qL
B
L/2
qL
L/2
qL2
L L L
Figura 13.40.
Soluzione
y 8 = qL (verso l'alto)
Xs=3qL (verso Dx)
Me= qL 2 (orario)
N/(qL) .00 O
U__!I-J ___1---1-___...--:1in.oooo
0.0000
273
T/(qL)
I 0000
3 0000
-1 0000
M / ( q L2 )
~--r--1"11 0000
0.0000 -2.0000
JJ.t.11 Isostatica n°11
112
-
ql. l
2ql.
UZ
B
L L L
Figura 13.41.
XA=qL/2 (verso Dx) YA= qL/2 (verso l'alto)
N/(qL)
O 000
2.5000
t 00
-O 5000
-2 5000
275
TI( q L )
-2 5000 5000
-0.5000 -2 5000
-1 5000
M/(qL2)
2500
2.5000
13.2 Esercizi sulle strutture iperstatiche
13.2.1 Iperstatica n°1
Utilizzando il metodo delle forze, si risolva Ja struttura 1pers
· tat1ca
· ·m fi1gura 13.42. I
tratti di trave AB e BC sono di lunghezza L.
Figura 13.42.
Soluzione
Eliminiamo la condizione di vincolo in A. Lo schema isostatico equivalente è
dunque:
equivalente:
A _____ ...,1/
i
X
B
277
b. La forza X induce però anche una rotazione in B che si traduce in
spostamento verso l'alto del punto A, pari a:
Quindi:
mL2 2 3 m
-----XL =0~X=--
6EJ 3EJ 4L
13.2.2 Iperstatica n°2
Utilizzando il metodo delle forze si risolva la str tt . .
u ura tperstattca rappresentata in
figura 13.43. I tratti di trave sono tutti di lungh L . . .. .
ezza · St consideri mfimta la
rigidezza assiale delle travi.
.-1-A
_____ ~iF
B
e D
Figura 13.43.
Soluzione
Eliminiamo la condizione di vincolo in corrispondenza del nodo D e consideriamo I
e Il sistema:
Per il I sistema si considerino i seguenti schemi:
q>e
--- - _.\
B
I
I
I -,
I
CL- _____ o_ /\
...,..::.- 4Pc:=<Pe
r -- ----
1 3 + ( -FL
1 )·L=-FL5 3
!sistema
l'Io ='10 +<pcx L ='18 +cpex L ---FL
3EJ 2EJ 6EJ
279
A
C.________ D--.
I X
I 1 3
TID =--XL
3EJ
~XL
t
X
XL XL2
<pc = --x L = ---
EJ EJ
che induce uno spostamento in D pari a:
" XL3
rio= cpcxL =---
EJ
b. Consideriamo il contributo legato allo spostamento e alla rotazione in B,
con l'ausilio del seguente schema semplificato:
280
~A ~XL
tX
Quindi:
- 5-FL 3 -_!..!__XL
3 =0~X=2._F
6EJ 3EJ 22
, U2 ,
/ L , /
L , / /
Figura 13.44.
Soluzione
Si elimini il vincolo in A. Si consideri il I sistema e analizziamo separatamente
l'azione del carico distribuito e della forza:
a. Carico distribuito: il carico distribuito induce una rotazione del nodo B che
provoca uno spostamento verso l'alto del punto A, quantificabile quindi
come:
fqL
..---8-----A---.,; qL2
282
Questa configurazione di carico induce una d fì .
. e ormaz,one del tratto AB, che si
traduce m uno spostamento verso il basso del punto A, pan· a:
2
"' =cp8 xL= (3qL
TIA --xL ) xL=-- 3qL4
EJ EJ
Quindi:
A
B
'
X
Questa configurazione di carico induce una deformazione del tratto AB, che si
traduce in uno spostamento verso l'alto del punto A, pari a:
A I 3
TJA=--XL
3EJ
Inoltre la configurazione di carico induce una rotazione del punto B che si traduce in
un abbassamento verso il basso del punto A, pari a:
~ I 3
TJA=--XL
EJ
Quindi:
,.,IIsistema_ A ~ _ _i_XI.;3
'IA -llA +11A - -
3EJ
Mettendo in gioco l'equazione di congruenza quindi:
283
•
A questo punto è facile determinare le reazioni vincolari all'incastro usando le
semplici equazioni di equilibrio alle rotazioni e alle traslazioni:
XA=O YA=l/4 qL (verso l'alto) MA=l/4 qL2 (orario)
13.2.4 Iperstatica n°4
Figura 13.45.
Soluzione
Possiamo eliminare la condizione di vincolo in B:
m/2
~B
r
X
3
1111sistema __ XL
8 - 3EJ
mL2 XL3 3m
---=O~X=--
4EJ 3EJ 4 L
285
13.2.5 Iperstatica n°5
Utilizzando il metodo delle forze si risolva la struttura iperstatica rappresentata in
figura 13.46. Si consideri infinita la rigidezza assiale delle travi.
Figura 13.46.
Soluzione
Possiamo eliminare la condizione di vincolo in B:
m/2
A---- B
f
X
286
m/2
~A ~B
Quindi:
2
I sistema ' " 5mL
Tls = TIB+11s = 16EJ
A----- B
t
X
La forza X induce:
287
a. Una deformazione del tratto AB, quantificabile considerando inizialmente
A come bloccato, e usando quindi il seguente schema semplificato:
X
f
il cui contributo allo spostamento in B è:
11B=--1-xxx(~J3 =- XL3
3EJ 2 24EJ
b. Una rotazione del punto A che si traduce in uno spostamento verso il basso
del punto B, quantificabile usando il seguente schema:
JXL/2
A
:: L ( 1 XL J L XL 3
TJe= cpAx2 = - EJ x2x L x2 = - 4EJ
Quindi:
IJ sistema
TJ A 7XL3
::
e =TJe+TJe=---
24EJ
288
JJ.2.6 Iperstatica n°6
Utilizzandoil metodo delle forze si risolva la sl u . .
. . ru ura iperstatica rappresentata in
figura 13.47. I tratti d1 trave AB, BC e CD sono t tr d" 1
. . . . u 1 1 unghezza L . Si consideri
infinitala rigidezza assiale delle travi.
i. 1.12..i
qL
D
e
Figura 13.47.
Soluzione
Possiamoeliminare la condizione di vincolo in D.
,~ L/2 ...1
qL
e
i
X
TJg
sistema = __!_!_
XL3
3EJ
Studiamo quindi il I sistema:
a. Contributo allo spostamento in D dato dal carico distribuito applicato sul
tratto BC:
- consideriamo B bloccato; il carico induce una rotazione del nodo C che si
traduce in uno spostamento verso l'alto del nodo D:
289
- Sblocchiamo ora il nodo Be consideriamo il seguente schema
semplificato.
I carichi risultanti inducono uno spostamento verso l'alto del nodo B, che
si traduce in uno spostamento verso l'alto del nodo D, e una rotazione in B
che per moto rigido induce un ulteriore spostamento verso l'alto del nodo
D:
A i qL (j)K
K B --- / -- '
__ :t_
~)-
/
I
e D
/\ -,___
I
,----
---
La forza qL induce un abbassamento del punto 8, che si traduce in un abbassamento
del punto D, e una rotazione del punto C, che è pari alla rotazione in K, e che induce
un ulteriore abbassamento del punto D per moto rigido. Quindi:
=-qL I (L)
3EJ
-
2
+-qL1 (L)
2EJ
-
2
3
L
x-+-qL
2 2EJ
I (L)
-
2
xL=--qL11
2
48EJ
2
4
Quindi:
290
33 4 11 3 3
---qL --XL =O~X=--qL
48EJ 3EJ 16
291
13.2. 7 Iperstatica n°7
Utilizzando il metodo delle forze si risolva la struttura iperstatica rappresentata in
figura 13.48. I tratti di trave AB, BC e BD sono tutti di lunghezza L. Si consideri
infinita la rigidezza assiale delle travi.
Figura 13.48.
Soluzione
Possiamo eliminare la condizione di vincolo in De studiare I e Il sistema.
qL 2/2
I Sistema:
a. Contributo dato dal carico distribuito sul tratto AB. Il carico distribuito sul
tratto AB induce una rotazione del punto B che si traduce in uno
spostamento verso il basso del punto D. È possibile valutare agevolmente la
rotazione in B considerando il seguente schema semplificato equivalente:
.!, qL /2 2
292
b. Contributo dato dalla forza qL. Tale for1..ainduce una rotazione in B che è
uguale a quella del punto K. Quindi:
,,
flD =<puxL=q>K xL= [-qLI (L)
-
2
] xL=L L4
2EJ 2 8EJ
~~ =2~[(
q~2J]xL2
=:~
~;=~9XL=[ ~~
~(q~>}+L=
Quindi:
II Sistema:
Nel secondo sistema abbiamo solamente l'azione della reazione X che induce una
deformazione del tratto BD, causando uno spostamento verso l'alto del punto D, e
una rotazione in B che per moto rigido induce un ulteriore spostamento verso l'alto
delnodoD:
4 -~XL
_!_!_qL 3 =O~ X= 33 qL
8EJ 3EJ 32
293
13.2.8 Iperstatica n°8
Utilizzando il metodo delle forze si risolva la struttura iperstatica rappresentata in
figura 13.49. I tratti di trave AB, BC e CD sono tutti di lunghezza L. Si consideri
infinita la rigidezza assiale delle travi.
1--U2 •I
qL
Figura 13.49.
Soluzione
Possiamo eliminare la condizione di vincolo in D.
e D
I Sistema
a. Contributo allo spostamento in D dato dal carico distribuito applicato sul
tratto CD. Si consideri il seguente schema equivalente:
A
294
È chiaro quindi che questa condizione di carico induce una defonnazione del
tratto BC e una rotazione del punto 8, entrambe che provocano uno
spostamento verso sinistra del punto D.
Il primo contributo può essere determinato ipotizzando che B non possa ruotare:
ç~ = 2~[( )]xL'
q~2 = :~
B~
+
qL
ç" [l(qL
0 =~sxL= -
qL 2 ] xL=-qLEJ
- ) xL+-xL
2 4
2 EJ 2EJ
ç~ =<pK ! x(~)']xL=
xL=[ :~
. , IJ 4
J:I sistema_J: +J:o +ço =-qL
m
11
295
È chiaro quindi che l'azione della forza X provoca una deformazione del tratto Be e
una rotazione del punto B, entrambi responsabili di uno spostamento verso sinistra
del punto D:
J:Ilsistema
':>O J:
=-,,c+<p9X XL 3
L----+ [XL
-X L] X L----4XL 3
3EJ EJ 3EJ
Figura 13.50.
Soluzione
Possiamoeliminare le condizioni di vincolo in Be in C. Dovremoquindi scrivere 2
equazionidi congruenz.a.Il sistema isostaticoequivalenteè quindi:
F
,aA ! B e
K
f x vf
1~
U2 ...~ U2 ~~
L ... ,
I sistema
F
~1-A_ _____i:!
__ B____ C
ISistcma L F (
2L )
3 [ -x F (L)
-
2
] L 5FL
3
x-=--
T\1i = 'lK +q>K x 2 = 3EJ x + 2EJ 2 2 48EJ
297
Il sistema
~1--A
_____ -:-B
_____ ""It
I X VI
L
...,
IX= 25 F
56
Y=--F
3
56
Esercizi Proposti
F F
•I
13.2.11 Iperstatica 0°11
Utilizzando il metodo delle forze, si risolva la seguente struttura iperstatica.
I... .....
L/2I .. L/2~
L L
~~ .,li.--111111
_L_-.i•I
299
13.3 Esercizi di calcolo tcnsionalc
125
x--------- o
•---------X
20
o
y
210
Figura 13.51.
Soluzione
La sezione è simmetrica rispetto all'asse y-y quindi certamente :xo=105 mm;
Valutiamo al coordinata y 0 utilizzando il teorema di Varignon:
_LS~_210x20xl0+125x22x(20+125/2)
Yo - LAi - 210x20+125x22 =38 ·68 mm
Quindi il momento geometrico del secondo ordine risulta:
Jxx =[1~210x20
3 +210x20x(38.68-IOf ]+
300
Calcoliamo le componenti di tensione:
I. Punto B:
Per definizione in B le tensioni di taglio sono nulle. Le componenti di tensione
nonnali dovute a flessione sono invece:
93.89 cr
2. Punto G:
Il punto G è sull'asse neutro di flessione e quindi le tensioni dovute al momento
flettente Mxxsono nulle.
Calcoliamo il momento statico del primo ordine in G:
t
95
cr
301
13.3.2 Esercizio di calcolo tensionale n°2
18] 26
@ 1240
@ 40
-•
26 i4. 24
i-- lo- quote in mm
201 28
... 220 T
20
Figlll'a 13.52.
Soluzione
Sezione A
Mt
'tt,max = * =193.4 MPa
2A tmin
t 5n = J = 271.35 MPa
o
E
G =-=79230 MPa
2.6
302
L· (195 195 221 221)
""'-·
~ lj
= -+-+-+-
20 18 26 24
=38.291
I
M I· s
9 = '.2r~=l.951xlo-
i li
rad/mm=l.ll8xl0- 30 /mm=l.118°/m
11 4GA
9 ==Su x L = 5.59 °
SezioneB
Jt =
3 . 3
~ 13x 24 3 + 208 x (263 + 283 )]=
L Litf =.!.
.!. 3-722-112mm4
I
'tsn 'tsn
Vst =--= M
'tt,max - t t max
Jt
IO
,A
I
B
X-·-·-·-·--·-· ·-ur-·-·
IO :o
I
o
\0
I
I
I
:y
o I
,... 60
Figura 13.53.
Soluzione
La sezione è sicuramente simmetrica rispetto all'asse y quindi x 0 =30 mm. Yo risulta
invece:
304
J ==__!_60x 60 3 - - 1 50 x 40 3 = 8 I3333mm4
YY 12 12
103
J ==~ ~ Litl = -(2 x 55 + 50) = 53333mm4
I 3L... 3
Le tensioni dovute a torsione sono unifonni su tutta la sezione, essendo lo spessore
costante, e quindi sono uguali sia nel punto A che nel punto Be pari a:
Mv. 266660
t t =---x
==--'-X IO= 50MPa
tors J 1 53333
e quindi:
_ Ty xSxx _ 8400xl3140 =lOMPa
t1agtio - Jxx xB - 550833x2xl0
13.3.4 Esercizio di calcolo tensionale n°4
La sezione rappresentata in figura 13.54 è soggetta alle seguenti sollecitazioni:
Ty = 10000 N
Mxx = 5000 Nm
Myy = 1000 Nm
___
___,;;~-----
I
A IY
I
1----J
B
I
I
I
X
lI
f -------- o
o
I
I
I
I ..._ __ _
I
,... I
60 I
I
I
..,
I
I
Figura 13.54.
Soluzione
La sezione è dotata di due assi di simmetria e quindi il baricentro giace
sull'intersezione degli assi.
1 3 I 3
lyy =2x-xl0x60 +-x80x10 =366-103 mm4
12 12
1 3 103
Jt =-:~)i Li =-(2x60+90)=70-to 3 mm4
3 3
306
puntoA:
Mxx 5000· 103
o-ncssionc
==O"z==-J-x
xx
Y=
2866-10
3 x50 =87,25 MPa
M
..
•1ors10
. ne==t 7..x==_E.X
J1
t =71 MPa
Ty xSxx 10000x30x)0x45
tiaglio-
-t ==
J xx x B
= 2866 · 103 x IO
-47 MP (Trascurabile)
7..x - ' a
PuntoB:
_ _ Mxx Myy
-crz ---xy+--xx
O-flessione
Jxx lyy
PuntoC:
Myy 1000 · 103
O-flessione=CTz =--xx=
lyy 366·10
3 x5 =13,7 MPa
M
t torsione tey = = __g_
Jt
X t =71 MPa
307
13.3.5 Esercizio di calcolo tensionale n°5
La sezione rappresentata in figura 13.55 è soggetta alle seguenti sollecitazioni:
Gli spessori di anima e ali sono di I O mm. Tutte le dimensioni in figura sono in
mm. Determinare le tensioni a e 't nei punti A, B e C. Determinare inoltre in tali
punti la tensione equivalente di von Mises.
Tv
25
A
:··················I····
Centro di :
~t-
tagli~
______ x_
: I-
O'I
o
i
I
__ ___ ____.....................
o .,...__ _,_,.___ .
...J
,..
I
50
I
I
I
~1
I
y'
Figura 13.55.
Soluzione
Calcoliamo le coordinate del baricentro rispetto al punto O:
YG=30 mm
2x40x)0x30+60xl0x5
xo = 2x40xl0+60xl0 = 19,28 mm
I 3 l 4 =686666 mm4
lxx =-x50x60 --x40
12 12
La distan:za tra il centro di taglio e la linea media dell'anima vale:
308
quindi la distanza tra il centro di taglio e la retta d'azione della forza vale:
d :::e+ 20 = 38,4 mm
quindi il momento torcente indotto è:
Mi= Fxd = 3500x38,4 = 134400 Nmm
I 103
J1 = 3LtfLi =- 3-(2x45+50)=46666,6 mm4
PuntoA
Mt 2300 · 103
= CTz = Jxx x Y = 686666 X 30 100 MPa
O"flessionc =
Le t di torsione hanno un valore costante su tutto il profilo e possono essere
detenninate utilizzando la relazione per i profili aperti. In particolare:
M
•torsione='tzx = __B_x t
Jt
=28,8 MPa
PuntoB
Le tensioni di flessione sono nulle giacendo il punto B sull'asse neutro.
309
creq = ~3(-r~t) = 37 MPa
Punto C
. _ _ Mxx 2300-10 3 _
cr tless,one - crz - -- x y = ----x 15 = 50 MPa
lxx 686666
I
I
r------,-A~---... D
I 10
10 :
f. __ _ ____ J.I ___ _ B
I
I
I
I
'-------:-,----e
uo
I
~1
I
y
Figura 13.56.
Soluzione
1 x130x1003 =I0.76x106mm4
J =-1 x]50x1203 __12
zz 12
4
= 15·44 x 10 mm
6
I 20xl50 I 0xl30
3 --xl0 J
JYY=-x1
12 12
2
A* ==140x 1 I O = 15400 mm
PuntoA
Quindi:
Le O di flessione dovute a Myy sono nulle.
311
- _M22x =2xl04xl03 x60:::IJJ.5 MPa
crx -crr - J7.z Ymnx I0.76xl06
·
In aggmnta a Ile tenstont
· · normali di flessione vi sono delJe tensioni tangenziali di
torsione:
't
65
111.5
O'
PuntoB
Le <J di flessione dovute a M:zz
sono nulle. Quindi:
M 4 3
YY -- 3 x lO x 10 x 75 =--145.7 MPa
<l"x =O"r=--J-yy-XZmax l5.44x106
't ::;
M1
----= 2x107 =-65 MPa
xy 2xA *xS 2x l5400x10
Infine il taglio T origina le componenti tensionali -rxy,·
B :::S = IO mm
-r
xy
= TxS zz = 5
J:u.X B
MPa
in totale
'txy = -60 MPa
I cerchi di Mohr sono quindi i seguenti:
312
a
PuntoC
Myy Mzz
O"x =<rr =--J-XZmax --J-XYmax
yy zz
-257.2 a
PuntoD
Myy M
O"x =crr =--XZmax -~XYmax
JYY Jzz
34.2 a
313
13.3. 7 Esercizio di calcolo tensionale n°7
Si consideri la trave a sezione anulare rappresentata in figura 13.57. La sezione è
soggetta alle seguenti sollecitazioni:
Mx-x =20000 Nxm My-y =10000 Nxm
I momenti Mx-x e My-y sono applicati in modo tale che le fibre tese siano
rispettivamente quelle sopra l'asse x-x e a destra dell'asse y-y.
Il diametro esterno della sezione è di 200 mm e lo spessore di 7.5 mm.
Si detennini:
I) Il valore massimo della tensione nonnale sulla sezione e la sua locazione;
2) Il valore massimo della tensione di taglio -re la sua locazione. In tale punto
si valuti anche la tensione di flessione.
I
X---
Figura 13.57.
Soluzione
Mx-x + My-y
--y_--x= O My-y 1
y=±--x=±-x
Jx-x Jy-y Mx-x 2
Le tensioni di flessione hanno segno opposto nei quadranti 2 e 4. Quindi )'asse
neutro è quello rappresentato nella figura sottostante.
314
x---
Asse neutro:
', / y=-0.Sx
'
I
I
'y
Lungo tale retta le tensioni dovute a flessione sono nulle. 11 punto in cui si
manifesta la massima tensione dovuta a flessione giace sulla retta ortogonale all'asse
neutro ovvero y = 2x, e in particolare in corrispondenza dell'intersezione di tale retta
con la circonferenza esterna.
Le coordinate di tale punto si determinano quindi facilmente come soluzione del
seguente sistema:
y=2x x=44.7 mm
{
x2 + y2= 1002 y=89.44 mm
Proceduraalternativa
L'equazione della tensione di flessione massima (sul raggio esterno) può essere
scritta come:
= tex-x
{Mx-x xsen(a)+ My-y xcos(a))
315
Mx-xx cos(a.)-My-y x sen(a.)= O---+tg(a.)=MMx-x = 2---+a= 63.43°
y-y
y = Re xsen(a.)= 89.44 mm
x = Re x cos(a.)= 44.72 mm
Da cui risulta:
O"z = 106 MPa
M
t
-- 2 xtxA
torsione z-z
*
=45.8 MPa
Dato che le tensioni di torsione sono uniformemente distribuite, il massimo delle
tensioni si avrà in corrispondenza del massimo delle tensioni indotte dal taglio Ty,
ovvero in corrispondenza dell'asse x-x. Su tale asse le T di torsione e di taglio hanno
la stessa giacitura e la stessa direzione e quindi possono essere sommate
algebricamente.
4 10000
=3X 1t{t002 -92.5 2 r 1002 + 100X 92.5 + 92.52
1002 +92.5 2 = 4 -4 MPa
Quindi, complessivamente:
=
't max 50 MPa
316
13.4 Esercizi sulle travi curve
13.4.1Esercizio sulle travi curve n°t
Un gancio realizzato in acciaio strutturale (aa ..=275 MPa) è sollecitato da una forza
f=SOOON, secondo lo schema rappresentato in figura 13.58. Determinare il
coefficiente di sicurezza statico nell'ipotesi che il gancio presenti una sezione
circolare con diametro d=26 mm e un raggio dell'intradosso ri=30mm.
Figura 13.58.
Soluzione
r =
n
([r;+4[r;f= 42mm
d d2 2
A= x- = 530.9 mm
rg = ri + - =43 mm 4
2
6==rg-rn=l mm Ye=re-rn=l4mm Yi=ri-rn=l2mm
317
5000
crN= -- = 9.4MPa
530.9
e una tensione di trazione dpvuta al momento flettente esercitato dalla forza F che
presenta un braccio pari alla distanza dal baricentro della sezione S:
Da cui risulta:
O"sn 275
vst =--=--:l.6
O"max 171.4
La tensione è inferiore alla tensione ammissibile e quindi il gancio risulta verificato.
Se per la verifica si fosse usata l'equazione di Navier, si sarebbe ottenuto:
cr
M = Mf =124MPa
=-f
max Wr ~d3
32
Quindi:
F=5000N
b=20mm
ri=h=30mm
Figura 13.59.
Soluzione
r -
h
~:r
' - m( m(1+
r;
-
30
h) =
30
ln{2) = 1,4427h=43,28mm
(J·
I.5Fh(I.4427 -1) h -
=-------11.5 ss!. -=::96·57MPa
mt bh0.0573h · h A
319
F F
sull'intradosso a.mt = =
= (11•583 + 1)-A 12.53-A I 05.5MPa
sull'estradosso a csl
F
=(- 7 ·29 + 1)-A =-6.29- AF =-52.7MPa
Utilizzando invece l'espressione per le travi ad asse rettilineo:
F
cr1 = 10--+ avrei sottostimato la tensione del 20%
A
+ _!::_
cre = -9 _!::_ -+ avrei sovrastimato la tensione di circa iI 20%
= -8 _!::_
A A A
Nella sezione A-A c'è invece solamente taglio di valore massimo pari a:
F
'tmax = 1.5-
A
13.sEsercizi sulla teoria della membrane
--!~ I
A h
h/2
--y;---
- h/2
-
B ....... h
D
h
Figura 13.60.
Soluzione
Si ricorda in questa sede che il peso specifico dell'acqua vale Y= p·g =104 N/m3
PuntoA
11peso del liquido scarica direttamente sugli appoggi. Quindi:
crm=O
Inoltre, dato che Rm è infinito, dall'equazione fondamentale delle membrane si
ottiene:
321
Punto B
Rmè infinito e dall'equazione fondamentale delle membrane si ottiene:
pR R R 3·h
cr1=-=-·y·z 8 =--·y-=125 MPa
t t t 2
La crm deve riequilibrare il peso del liquido, che è pari a:
crm=---
w 111.11 MPa
21t·t ·R
Punto C
La simmetria sferica del problema garantisce che Rm=R,.Quindi:
R·p R·y·3h
crm=cr1= 2 t 21 125 MPa
e quindi:
creq = 125 MPa
Punto D
Consideriamoil punto come appartenentealle pareti (in vantaggio di sicurezza):
cr =---:w li I. li MPa
m 21t·t·R
322
13.5.2 Esercizio sulla teoria della membrane n°2
Si consideri il serbatoio pieno d'acqua e realizzato in AISI 304 (a pO,2 =225 MPa)
i
i
iI
-
--A.-
---
- -- - -
2R=8~00
!
j
- rooo
B
~- -!-- -- ---------- - ----1
L.·-·--
-
i
1
I
~oè'-
!
!
i
j
i f=4500
I
!
!
Figura 13.61.
Soluzione
PuntoA
Il peso del liquido scarica direttamente sugli appoggi. Quindi:
crm=O
Inoltre, dato che Rm è infinito, dall'equazione fondamentale delle membrane si
ottiene:
pR R R I 100
CJl =-=-•y•zA ==-·y--·h=-
t t t 2 t
Dato che abbiamo solamente una componente di tensione:
100
(Jeq = (Jt =---
t
323
100
O"eq = O"amm ~ = 112.5 ~ t =0.9 mm
Punto B
Rmè infinito e dall'equazione fondamentale delle membrane si ottiene:
pR R 200
cr,=-t- =t·Y ·Zo =-t-
1 2-
W=y· ( 1tR2 ·h+-1tR R)= 6
3.674-10 N
3 tga
W 146.2
O"= ---
m 21t·t·R t
creq =cramm~t::l.6mm
Punto C
Rmè infinito .
r =f. tga= 2598 mm
r
R 1 =--=3000rnm
cosa
R
z =h+--f=7428.2mm
e tga
r ·p r · 'Y•Zc 222.8
O'= ---
1 tcosa tcosa t
Per determinare la tensione meridiana dobbiamo invece mettere in gioco il peso del
liquido contenuto nel volume ABCDE mostrato nella figura riportata di seguito.
324
A E
Quindi:
2
WABCDE=r{ 1tr 2Zc + ~ .f }1.s93.J0 6N
a = WABCDE __ 13_3_.9_
m 21t·r·t·cosa t
13.5.3 Esercizio sulla teoria della membrane n°3
Si consideri un bombolone a pareti cilindriche e fondi semisferici contente gas con
una pressione interna p pari a 9 atmosfere (figura 13.62). Il raggio R della parete è
pari a 500 mm. Si determini lo spessore minimo del fasciame tale da garantire un
· ·-·-·-· 2Ro
Figura 13.62.
Soluzione
È noto che la zone più critica si trova in corrispondenza delle pareti cilindriche dove:
Quindi:
389.7
=a amm =---1!....:.._--+---t =100-H =3.9 mm
(J 02
creq
vst
326
13.6 Esercizi di dimensionamento e verifica
con OR= 700 MPa, crsn= 500 MPa e con un profilo a sezione rettangolare (b/h=l/5).
sezioneK per N=I.5xl06 cicli nel caso in cui le forze applicate varino con rapporto
di ciclo R =O.Si supponga L=l 100 mm e q=5.5 N/mm.
3q
G
[IlIIJIJJ:=[l
----- -- ------i_ H
F ~2qL qL Ila J
B
2q
L/2
eÌ t-.-.-+JJl~f
I0 E
7777T
L --{-- __ L
...,.____ ----ji--- L
I
Figura 13.63.
Soluzione
La struttura e, 1sos · a , qwn'di possiamo determinare le reazioni vincolari
· t a11c
utilizzando le equazioni di equilibrio alle traslazioni e alle rotazioni di Newton.
Sfruttiamo le cerniere interne nei punti H e E.
. .
Scnv1amo .
una equazione d'1 equilibrio alle rotazioni dal rispetto al punto H della
Parte di sinistra, ovvero del tratto ABCDEGH. L'unica incognita in questa
equazione è la reazione .
vmco 1are y o che quindi possiamo determinare
immediatamente:
327
q~ q~ 5 2
MH =0 -+ 3--2--Y 0 2L+2qL-L+qL
2 2 2
A questo punto possiamo scrivere un'equazione di equilibrio alle rotazioni rispetto
al punto E mettendo in gioco solamente i contributi a sinistra, ovvero quelli agenti
sul tratto ABCDE. Infatti così facendo l'unica incognita dell'equazione è XA
(essendo Y 0 nota) che quindi possiamo determinare immediatamente:
Per concludere la coppia all'incastro MH può essere determinata con una semplice
equazione di equilibrio alle rotazioni scritta rispetto al polo H sul tratto HJK:
L 3 2
MH =0 -+ qL-+XKL+MK =0 -+ MK =--qL
2 4
Determinate le reazioni vincolari possiamo tracciare il diagramma del corpo libero,
che risulta essere il seguente:
e
E
.....i---
f
7/4 qL
13/4 qL 1/4 qL J/4 qL'
328
N/(ql)
.0000
-1.2,00
-417!00
T/(ql)
•Z.0000
Dirne .·
mionumen10 statico
11Puntopiù sollecitato è o dove il momento flettente vale:
329
Mr ,max= M0 = 1.25qL2 = 8320000 Nmm
1 3 3
Wr = -h = 33300 mm
30
' '
=
crAR=-l 2xl06 0.5 X crR =350 MPa
330
log(2x 103 )
k == = 5.33
log( •O'R )
2 X O' A,R=O 2xlO''
2 )1/k
o-·A,R=0,l.5xl0 6 =O'•A,R=0,2xlO'' ( Ll = 88.84 MPa
Procedimentoalternativo
Costruiamo la curva di fatica semplificata per R=-1:
}og(2 X 103 )
k'= =3.819
)og( * O'R )
O' A,R=-1,2x10 6
O' 6 X O'R
*
O' A,R=O,I.SxlO
6 -
-
A,R=-l,1.SxlO -89 •91 M·Pa
-
O' A,R=-1,l.5x10 6 + O' R
• 6
O' A,R=O,I.SxlO
Vr = = 1.198
O'a
331
13.6.2 Esercizio di dimensionamento e verifica n°2
Si effettui il dimensionamento statico della sezione più sollecitata della struttura
rappresentata in figura 13.64, in modo che il coefficiente di sicurezza statico rispetto
allo snervamento risulti pari a 2 (vst = 2). Si ipotizzi la struttura realizzata in acciaio
con crR = 700 MPa, crsn= 500 MPa e con un profilo a sezione rettangolare (b/h= 1/6).
coefficiente di sicurezza a fatica Vfnella sezione C pari a 1.5 nel caso in cui le forze
applicate varino con rapporto di ciclo R = -0.25 e con una frequenza di 3 Hz. Si
supponga L=IO00 mm e q=0.5 N/mm.
2q
L 4qL
B
L q 2qL
L
--- I
Figura 13.64.
Soluzione
Determiniamo le reazioni vincolari utilizzando le equazioni di equilibrio alle
rotazioni e alle traslazioni:
332
Mi(IP) = 4qL2 -2qL 2 -15qL 2 + qL2 + Mp =O~ Mp = 12qL2
,~ ,r N
,:
H
e
D E F
15/2 t15/2
...,__ qL
qL
1/2 qL .)12 qL'
N/(ql)
.0000
i---1-1 -
.0000-
r.sooo .
I-----L
!
T/(ql)
333
11.0000
'=======::t,
1.0000
DimensionamentoStatico
Il punto più sollecitato è il punto O, dove il momento flettente vale:
Quindi:
=96.5mm
1
b =-h = 16.1mm
6
I 3 3
Wr =-h =25000mm
36
1-R
O'a=- 2 -amax =37.5 MPa
334
• 6 O'A,R=-1,2xl0 6
(J A,R=-1,2xl0 =K K = 139.35 MPa
f X d X K,
• 1-R
cr A,R=-o.2s,10 3 = - 2 -crR = 437.5 MPa
log(2x 103 )
k= • = 6.04
log( ~ A,R=-0.25,10 3 )
O' A,R=-0.25,2x10 6
Si noti come la tensione di progetto sia inferiore rispetto al limite di fatica del
materiale. La curva di fatica semplificata restituirebbe quindi una vita infinita.
Tuttavia si può pensare di stimare la vita a fatica, in vantaggio di sicurezza, facendo
proseguire la curva con la stessa pendenza anche oltre i due milioni di cicli.
struttura in modo tale che bel punto B la freccia non superi 1.8 mm. Si consideri
infinita la rigidezza assiale delle travi. Considerando la sezione maggiormente critica
si determini quindi il coefficiente di sicurezza statico riferito allo snervamento.
Si supponga L=900 mm e F=15 kN.
A ___ .....,B
___ _.
F
Figura 13.65.
Soluzione
La struttura si può facilmente risolvere con i metodi visti nel capitolo 7. I diagrammi
di sollecitazione che ne derivano sono i seguenti.
N/F 0.5000
336
T/F op4e -
t-- '
I
--
- -
- -
- JJsono
--
r- .....
O I 48
-0.5000
0415
M/(FL)
O 1667
In ognipunto il valore delle sollecitazioni MTN rappresenta l'azione del resto della
Slruttura. Per detenninare l'espressione della freccia in B possiamo quindi
considerareil seguenteschema equivalente:
337
F/2
a. Forza F/2
b. ForzaF/8
c. momento FL/6
Complessivamente quindi:
, .. "' FL3
11e=11e+ 11e+ 11a= 96EJ
2FL3
Tle = J1tEd4
li diametrominimo è dunque:
338
2FL3 2 x 15000 x 900 3
d- 4 -- =4:,------ =50mm
- 3nErt8 3n x 206000 x 1.8
da cui si ottiene:
J = ~d 4 = 30.72 x I0 4 mm4 7t 2 2
A =-d = 1965 mm
64 4
7t 3 3
Wr=-d = 12284 mm
32
La sezione maggionnente sollecitata si ha proprio in corrispondenza del punto 8,
dove il momento flettente vale:
F
Mr =6 x L = 2250Nm
M
crr =-r =183MPa
Wr
Le altre componenti di tensione risultano trascurabili. Quindi:
(J
Vs = ____!!!_= 2.73
crr
13.6.4 Esercizio di dimensionamento e verifica n°4
Con riferimento alla struttura in figura 13.66, si determini il valore della costante
elastica K della molla tale da garantire una freccia sul punto A pari a 2.1 mm.Si
consideri la trave realizzata in lega di alluminio e con la sezione a cassone
rappresentata in figura. Lo spessore della sezione è costante e pari a 1O mm. Si
assuma inoltre F=5000 Ne L=toOOmm.
ll, __
-------1-----
1
I
I
I
150pun
I
..,
y
Figura 13.66.
Soluzione
Trattasi di una struttura I volta iperstatica. Eliminiamo la molla e sostituiamola con
l'azione che essa è in grado di esercitare. Lo schema isostatico equivalente è il
seguente:
F
L
--1
Quindi:
340
Quindi:
X= KTJA
Quindi:
FL3
FL3 L3 3EJ-TJA F 3EJ
TlA= 3EJ -K11A 3EJ ~ K = L3 = TlA-I}
TlA3EJ
Fz=5000
e
z/
r
--~ ....
X
B
______
_
....... lx =500mm
Figura 13.67.
Soluzione
Dimensionamentostatico
La freccia del punto C è data dalla somma di tre contributi:
342
Ora:
M F. x e
8 = _M...x e = z
GJ
y X e
.
B GJ X X
p p
= _I_ X F X e3 + Fz X e;X eX I
flc 3EJ z x G +-xFxl3
3EJ
X Jp z y
32 Fz (2 3 2 )
11c= 1td4 E 3 2
xtx +2.6xey xtx + xt; 3
Quindi:
M1 Fy xly
't1ors = - = -.a..-a..... = 40.56 MPa
Wt ~xd3
16
e quindi la tensione equivalente di von Mises:
V statico=-=
crsn 1.97
creq
343
Verificaafatica
cr
A,R=-1,2·10''
- crR -
- 2 - 225 MPa
Kr =l+qx(K, -1)=1+0.9x(2-1)=1.9
cr A,R=-1,2-106 102 53 MP
cr A• R=-1 2-106
· ·
=
Kr xK 1 xKd
= · a
1
2x 106JS.139
cr A•,R=-18-IOs = cr A* R- 12106 x ( s = 122.54 MPa
· · -- · · 8xl0
cr .
a,c1clo -
- O'f,max -
2 - 67 .6 MPa
96.31
Vr =--=1.424
67.6
Proceduraalternativa
_ CJ'A*,R=-1,2-10 6 X CJ'R
cr A*,R=0,2-10 6 - cr = 83.5 MPa
A*,R=-1,2-I0 6 + CJ'R
I
CJ
A*,R~o.a-10'
-83 .5x (2---X106]7.66
- = 94 11 MPa
8x 105 •
Vr = 1.39
344
13.7 Esercizi sul metodo delle rigidezze
13.7.1 Esercizio sul metodo delle rigidezze n°t
Utilizzando il metodo delle rigidezze si risolva la struttura rappresentata in figura
13.68.
F
~A tB e~
L L
Figura 13.68.
Soluzione
Lo schema numerico da utilizzare per la soluzione è il seguente:
l2 t
Le matrici di rigidezza dei due elementi sono quindi:
t
(I) (2) (3) (4)
M T -M T (I)
[Kf) = T 2S -T s (2)
-M -T M -T (3)
T s -T 2S (4)
per l'elemento 1 e
(3) (4) (5) (6)
M T -M T (3)
[K]<2)= T 2S -T s (4)
-M -T M -T (5)
T s -T 2S (6)
345
(2) (3) (4) (5) (6)
(1)
M T -M T o o
(1)
T 2S -T s o o (2)
-M -T 2M o -M T (3)
[K]=
T s o 4S -T s (4)
o o -M -T M -T (5)
o o T s -T 2S (6)
O]
[K]R =[2M
O 4S
Quindi:
[KJR-t = [+ :]
4
346
13.7.2 Esercizio sul metodo delle rigidezze 0 02
Utilizzando il metodo delle rigidezze si risolva la struttura rappresentata in figura
13.69.
m
~A (_ e~
B
L L
Figura 13.69.
Soluzione
Lo schema numerico da utilizzare per la soluzione è identico a quello dell'esercizio
Quindi:
[K]R-I -l+;J
e
oj { O
{r.}- I
f3 _ 2M
[
0
O
1s{-m}-
= mL }
SFJ
347
13.7.3 Esercizio sul metodo delle rigidezze 803
Figura 13.70.
Soluzione
Lo schema nwnerico da adottare per risolvere il problema è rappresentato nella
figura seguente:
8
6
ElemenJoI
Quindi:
348
fi -li
f
X
=-
2
mx =-
2 [A]=[i~
ix mx
lx~x]=[½
mx ½ ½]=_!_[1
½ 2 1 1]
1
Elemento2
La matrice di rigidezza è formalmente identica alla precedente, ma coinvolge gradi
di libertà differenti:
(3) (4) (5) (6)
1 1 -1 -1 (3)
[K]<E1emento2)= EA 1 1 -1 -1 (4)
2L -1 -1 1 1 (5)
-1 -1 1 1 (6)
Elemento3
Dobbiamo considerare un asse Xioc che va dai gradi di libertà inferiori a quelli
Quindi:
.fi.
mx=- [A] =rf~ f xmx] 1 -lJ
=_!_[
2 Lemx m!
X
2 -1 1
349
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
I -1 -I o o o o (1)
I -I -1 o o o o (2)
-I -I 3 I -I -1 -1 1 (3)
[K] = EA -I -I
I 3 -I -1 1 -I (4)
2L o o -I -1 1 o o (5)
o o -I -1 o o (6)
o o -1 1 o o -1 (7)
o o 1 -1 o o -1 I (8)
8,:
(3) (4)
[K] = EA [3 I] (3)
R 2L 1 3 (4)
350
tJ.7.4 Esercizio sul metodo delle rigidezze 0 o4
Figura 13.71.
Soluzione
Elemento 2 (molla)
t~--E-le_m_e_n-to_l_(_tra_v_e)---,(
4
fs
Le matrici di rigidezza per i diversi elementi coinvolti sono:
(I) (2) (3) (4)
M T -M T (1)
[K]=
T 2S -T s (2)
-M -T M -T (3)
T s -T 2S (4)
per l'elemento I e:
(3) (5)
[K]=K[ I ~I]
-I
(3)
(5)
per l'elemento2. Assemblando le matrici:
(I) (2) (3) (4) (5)
M T -M T o (I)
T 2S -T s o (2)
[K]= -M -T M+K -T K (3)
T s -T 2S o (4)
o o -K o K (5)
E conseguentemente:
[K]R -I = I [2S T ]
(M+K)2S-T 2 T M+K
Quindi:
-TF
f4=-----=-
(M +K)2S+T 2
La stessa soluzione può essere ottenuta con il metodo delle forze eliminando la
'
molla e la sostituendola con l'azione che essa può esercitare:
Quindi:
352
FL3 Kf TotLJ
f A"= -- = ---=Ac...:.__
3EJ 3EJ
e.applicandoinoltre la sovrapposizionedegli effetti:
FL3
f Tot_ 3EJ = F
A - KL3 3EJ +K
I+- ,3
3EJ 1..,
13.7.5 Esercizio sul metodo delle rigidezze n°5
Utilizzando il metodo delle rigidezze si risolva la struttura rappresentata in figura
F=5000N.
~A tB e~
2L L L
Figura 13.72.
Soluzione
Lo schema numerico da adottare per risolvere il problema è il seguente:
1 3 5 7
t
2
t4 ~ t.8
354
Matrice di rigidezza dell'elemento 3
(5) (6) (7) (8)
M T -M T
T 2S -T s
[K3] =
-M -T M -T
T s -T 2S
tta:
Assemblando e passando alla matrice rido
(3) (4) (6)
9M IT T
8 4
[KR]= IT 3S S
4
T S 4S
EJ
M = 12 3 =20 160 N/mm
L
EJ
T =62 = 5 040 000 N
L
(3)
22680
[ 3,78-10 6
5,04· 106
f 3 = --0.4I 79mm
f4 = 0,0004938 rad
f 6 =0,00051835 rad
355
13.7.6 Esercizio sul metodo delle rigidezze n°6
Utilizzando il metodo delle rigidezze si risolva la struttura rappresentata in figura
13.73, considerando che L2=Li/2 e E2=E 1/2.
Figura 13.73.
Soluzione
Lo schema numerico da adottare per risolvere il problema è il seguente:
7 6
ElementoI
356
[A]=2
1[-11 -IJ
1
Elemento2
Xj-Xj ..fi_ ..fi.
=-
lx= J{xj-xi1+&j-Yi1=2 2
[A]=_!_[l
2 1 1
1]
(3) : (4): (5): (6)
I I I
1 : 1 : -1 : -1 (3)
- - -f - - - -,- - - -,- - - -
- E1A 1 : 1 : -1 :-1 (4)
[Kh =-- -- -i- - - -1- - - 1- - - -
2L 1 -I: - I : 1 : 1 (5)
--,----,---,-----
-}, - I , I , I (6)
I I I
I I I
Elemento3
X·-X·
f. - J I 0
x- J(xj-xi1+{yj-Yi~
[A)=[~~]
(3): (4):(7) ~8)
I I I
0 II O II o II O (3)
- _ E1A O : 2 : O : - 2 (4)
[Kh --- --r--r--,--- (7)
2L1 __
---
O ,, __O J,__O ,,___O ---
0 :- 2 : O : 2 (8)
I I
I I
357
(3) (4) (3) (4)
[K]
R
=E1A [2o]=E1A
2L O 4
1
[I o](3)
L1 O 2 (4)
K_
[ ]
1
R
L [I O](3)
1
= E1A O 1/2 (4)
Bibliografia
Frost N.E., Marsh K.J., Pook L.P. Metalfatigue. 1999, Courier Dover Publications.
Gere J.M., Timoshenko S.P. Mechanicsof Materials.IV Edition. 1996, Pws Pub Co.
Hibbeler R.C. Meccanica dei solidi e delle strutture. Teoria e applicazioni. 201 O,
Pearson.
Stephens R.1., Fatemi A., Stephens R.R., Fuchs H.O. Metal Fatigue in Engineering.
II Edition. 2000, John Wiley & Sons.
359
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