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2008/09
4.1. Gli effetti locali nel calcolo delle solette di travi da ponte
Un’analisi rigorosa della risposta strutturale di impalcati da ponte comporta uno studio del
comportamento tridimensionale della struttura stessa, oggi possibile ad esempio mediante
opportune schematizzazioni agli elementi finiti. Spesso però conviene effettuare un calcolo
semplificato (sempre necessario in fase di predimensionamento), basato sulla definizione dei
meccanismi resistenti principali e sullo studio di problemi generalmente monodimensionali o, al
limite, bidimensionali.
In quest’ottica assume particolare importanza l’analisi degli effetti locali ovvero lo studio
delle problematiche che stanno alla base del dimensionamento degli elementi strutturali (le
solette: piastre in c.a. o in c.a.p, piastre ortotrope in acciaio) su cui agiscono direttamente i
carichi dovuti ai veicoli in transito. Esse corrispondono praticamente alle parti dell’impalcato
che fungono da supporto per la pavimentazione stradale (massicciata ferroviaria).
Nel passato tali elementi erano indipendenti dalla struttura principale su cui gravavano
come carichi permanenti (vedi figure precedent1), mentre nei moderni impalcati da ponte, essi
sono indispensabili non solo nel sopportare localmente i carichi e nel trasferirli alle strutture
resistenti principali (percorso a), ma anche collaborano con queste per riportare i carichi sugli
elementi verticali di appoggio (percorso b).
Gli effetti locali propriamente detti si riferiscono alla prima funzione sopra menzionata e
corrispondono prevalentemente a delle sollecitazioni flessionali che interesseranno la soletta
localmente, in prossimità delle superfici direttamente interessate dal carico accidentale (impronta
di carico).
Generalmente il calcolo degli effetti locali si conduce in due fasi:
i) Nella prima fase si analizza la soletta, modellata come elemento bidimensionale,
ipotizzando inizialmente nulli gli spostamenti in corrispondenza delle strutture principali
(travi, traversi ecc.) Nel caso di ponti a travata o a cassone la soletta può essere trattata
come una piastra orizzontale vincolata elasticamente alle anime delle travi che risultano
impegnate flessionalmente in un piano ortogonale al loro asse. Con questo schema si
valutano quindi azioni flessionali e taglianti sia per la soletta che per le travi principali.
ii) Dopo aver calcolato le reazioni ai vincoli fittizi e aver quindi riportato i carichi sulle
strutture principali, travi longitudinali e trasversali (se presenti), si rimuovono i vincoli
provvisori e si effettua il calcolo della struttura principale caricata con le reazioni
vincolari appena determinate e cambiate di segno.
Tensioni normali nella soletta dovuti alla flessione nella trave principale.
In questa seconda fase nella piastra di impalcato si avranno principalmente sforzi normali
nel piano, funzionando essa, o una sua parte detta “larghezza efficace” da corrente per la trave
stessa. Si avranno anche ulteriori sforzi di flessione e taglio dovuti all’abbassamento
differenziale delle anime delle strutture principali per carichi non simmetrici causati dalla perdita
di forma della sezione e che andranno sommati alle sollecitazioni calcolate nelle fasi precedenti.
Sollecitazioni flessionali dovute alla perdita di forma della sezione trasversale per
effetto di carichi non simmetrici.
Le solette di impalcati da ponte sono generalmente costituite da piastre in c.a. (c.a.p) nel
caso di ponti in c.a. o c.a.p o in struttura mista acciaio-calcestruzzo, oppure da piastre ortotrope
interamente di acciaio.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.8 -
Analisi degli effetti locali
Impalcati composti acciaio-calcestruzzo: una soletta in c.a. (c.a.p) costituisce il supporto per la pavimentazione.
Impalcati di solo acciaio: una piastra ortotropa in acciaio riceve direttamente le azioni dovute al transito dei veicoli.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.9 -
Analisi degli effetti locali
Le solette in cemento armato sono impiegate negli impalcati da ponte in c.a.p o in strutture
miste acciaio-calcestruzzo e generalmente sostengono una pavimentazione in conglomerato
bituminoso dello spessore di 8÷10 cm. Nel calcolare gli effetti dovuti ai carichi accidentali
associati al transito di mezzi pesanti si considera una diffusione a 45° dell’impronta di carico
fino al piano medio della piastra.
Per impronte rettangolari a0xb0 si ottiene una superficie caricata
di calcolo:
a = a0 + 2S1 + S; b = b0 + 2S1 + S
Per impronte circolari di raggio r0 l’impronta di calcolo, tenendo
conto della diffusione attraverso la sola struttura resistente, si può
calcolare attraverso la teoria di Westergaard valida per piastre
isotrope:
r =2[(0.4r02 + S2)1/2 - 0.675S] per r0 ≤ 3.45S
A parte deve essere poi calcolata la diffusione attraverso la
pavimentazione.
Dopo aver definito le superfici di carico è possibile eseguire il calcolo degli effetti locali
tramite due differenti approcci che permettono di ricondurre il problema generale
tridimensionale a dei problemi piani:
i) modello a piastra;
ii) modello a telaio.
Modello a piastra
Nel calcolo degli effetti locali mediante una schematizzazione a piastra si analizza la
porzione di soletta direttamente caricata tenendo conto della presenza del resto della struttura:
soletta adiacente, travi e traversi, attraverso una scelta opportuna delle condizioni di vincolo.
Una volta definiti i vincoli al contorno, il problema del calcolo degli effetti locali
corrisponde all’analisi di una piastra rettangolare.
Equazione differenziale della superficie elastica:
d4 w d4w d 4 w q ( x, y )
+2 2 2 + 4 =
dx 4 dx dy dy D
E ⋅ s3
con D = rigidezza flessionale per unità di lunghezza.
12 (1 − ν 2 )
Equazioni di equilibrio
momento flettente per unità di
lunghezza lungo x;
∞ ∞
⎛ mπx ⎞ ⎛ nπx ⎞
q ( x, y ) = ∑∑ q mn sin ⎜ ⎟ sin ⎜ ⎟
m =1 n =1 ⎝ a ⎠ ⎝ b ⎠
4 ab ⎛ mπx ⎞ ⎛ nπx ⎞
q mn = ∫ ∫ q ( x, y ) sin ⎜ ⎟ sin ⎜ ⎟ dxdy
ab 0 0 ⎝ a ⎠ ⎝ b ⎠
1 ∞ ∞ q mn ⎛ mπx ⎞ ⎛ nπx ⎞
w = 4 ⋅ ∑∑ sin ⎜ ⎟ sin ⎜ ⎟
π D m=1 n =1 ⎛ m n ⎞ ⎝ a ⎠ ⎝ b ⎠
2 2
⎜ a 2 + b2 ⎟
⎝ ⎠
Alternativamente le tensioni interne e l’inflessione w in piastre non irrigidite possono essere calcolate con un metodo
tabellare in funzione di specifici coefficienti:
kw è il coefficiente per l'inflessione della piastra appropriato alle condizioni al contorno della piastra fornite nei prospetti dei
dati.
kσbx è il coefficiente per la tensione flessionale σbx della piastra appropriato alle condizioni al contorno della piastra fornite
nei prospetti dei dati.
kσby è il coefficiente per la tensione flessionale σby della piastra appropriato alle condizioni al contorno della piastra fornite
nei prospetti dei dati.
Si definiscono: q: valore di progetto del carico applicato (rappresenta il valore della risultante)
a: lato corto della piastra.
b: lato lungo della piastra.
s: spessore della piastra.
E: modulo elastico.
Tensioni interne:
Le tensioni flessionali σbx e σby in un pannello di piastra possono essere determinate mediante le equazioni seguenti:
k σbx ⋅ q ⋅ a 2 k σby ⋅ q ⋅ a 2
σbx = ; σ bx =
s 2
s2
Tensioni interne:
Le tensioni flessionali σbx e σby in un pannello di piastra possono essere determinate mediante le equazioni seguenti:
k σbx ⋅ q ⋅ a 2 k σby ⋅ q ⋅ a 2
σ bx = ; σ bx =
s2 s2
Nel caso delle piastre in c.a. di solette di ponti, poiché la distanza tra i traversi è generalmente
molto maggiore della distanza trasversale tra le travi o tra le anime del cassone (ly/lx > 2), in sede
di predimensionamento è lecito riferirsi al caso di piastra di lunghezza infinita ly=∞.
M = −ν ⋅ D ⋅
dy
y 2
Modello a telaio
Con tale metodo si valuta più accuratamente l’interazione tra la soletta e le altre piastre che
compongono l’impalcato (anime delle travi, solette adiacenti ecc.).
Noti i valori delle 8 componenti di tensione (che possono essere calcolati tramite una
schematizzazione agli elementi finiti) è possibile condurre un calcolo di un elemento
bidimensionale in c.a. distinguendo due casi:
i) elemento non fessurato,
ii) elemento fessurato.
Nel primo caso basta verificare che la tensione principale massima (di compressione) sia
inferiore alla resistenza fcd del materiale, eventualmente tenendo conto anche dell’effetto
favorevole dovuto ad una compressione multiassiale.
- Per verificare se l’elemento risulta fessurato o non fessurato bisogna verificare che lo stato
di tensione sia interno al dominio di resistenza elastico, ovvero verificare la disuguaglianza:
con:
- Se la sezione è fessurata gli strati esterni possono essere verificati come elementi
membranali considerando le forze:
dove:
zx e zy sono le braccia di coppia interna per flessione in x e y;
yxs, yxi, yys, yyi sono le distanze dei baricentri delle armature dal piano medio della sezione in relazione ai momenti flettenti
in x e y, quindi zx= yxs+yxi and zy= yys+ yyi;
yyxs, yyxi, yxys, yxyi sono le distanze dei baricentri delle armature dal piano medio della sezione in relazione al momento
torcente e alle forze di taglio, quindi zyx= yyxs+ yyxi e zxy=yxys+ yxyi.
Le forze taglianti fuori piano vEdx e vEdy sono applicate allo strato centrale, per la verifica di tale
strato si considera il taglio risultante:
Le piastre ortotrope
Nei moderni ponti in acciaio, per limitare i carichi permanenti, spesso si realizza il piano viario (soletta di transito)
con una lastra di acciaio (lamiera irrigidita) che sostiene una pavimentazione sottile (3-5cm di spessore) per un peso
complessivo di 0.8÷1.2 kN/m2, valore assai inferiore anche al solo peso proprio di una soletta in c.a. di limitato spessore.
Tali lastre sono molto costose e richiedono l’impiego di manodopera specializzata, esse costituiscono anche i correnti della
struttura principale e devono essere opportunamente irrigidite per impedire lo sviluppo di fenomeni legati all’instabilità
locale. Tali lamiere vengono solitamente rinforzate mediante saldatura di costole longitudinali e travi trasversali e possono
essere calcolate come delle piastre ortotrope. L’insieme di lamiere e irrigidimenti è caratterizzato, infatti, da rigidezze
differenti rispetto due direzioni ortogonali.
Definizioni secondo EC3-1-7
- lastra ortotropa: Una struttura ottenuta dalla composizione
di piastre nominalmente piane. Le piastre possono essere
irrigidite o non irrigidite.
- pannello di piastra: Un pannello di piastra è una piastra
piana che può essere irrigidita o non irrigidita. Un pannello di
piastra può essere considerato come una parte singola di una
lastra ortotropa.
- irrigidimento: Una piastra o una sezione fissata a una
piastra al fine di impedirne l'instabilità oppure per aumentarne
la resistenza a flessione o la rigidezza flessionale.
L'irrigidimento è denominato come segue:
- longitudinale se la sua direzione è parallela a quella
dominante delle forze di compressione;
- trasversale se il suo asse è perpendicolare alla direzione
dominante delle forze di compressione.
- piastra irrigidita: Piastra con irrigidimenti trasversali e/o
longitudinali.
- sottopannello: Piastra non irrigidita contornata da flange o
da irrigidimenti.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.30 -
Analisi degli effetti locali
• I traversi hanno in ogni caso forma a T rovescio e vengono posti ad un interasse di 1.5÷2 m nel
caso di costole aperte e ad un iterasse circa doppio nel caso di costole chiuse.
• La lastra superiore può avere spessore variabili comunque mai inferiori ai 10 mm per evitare
•
1
secondo le DIN 1079: spessore min 12 mm con interasse costole di 300 mm, mentre spessore min 14 mm con interasse costole di 350 mm
Oss: i) La curva 1 si applica a tutte le altre nervature o irrigidimenti non coperti dal punto ii).
ii) La curva 2 si applica a nervature o irrigidimenti posizionati sotto le corsie di traffico più pesantemente caricate
entro 1.2 m dall'anima della travatura principale.
Calcolo semplificato
Stato di tensione complessivo pari alla somma dei tre contributi parziali.
In genere è poco probabile che si abbiano le massime sollecitazioni per i tre stati e quindi per le
verifiche si considera accanto alle tensioni del terzo stato σIII solo una parte di quelle relative al
secondo σII: α ⋅ σ + σ ≤ f con α 0.5
II III d
con D = E t 12 ⋅ (1 − ν ν
x x
3
x ) rigidezza flessionale rispetto x;
y
D =E t
y y
3
12 ⋅ (1 − ν ν ) rigidezza flessionale rispetto y.
x y
⎛ t ⎞ 3
⎝ ⎠ xy
x y
Piastra di impalcato
Criteri di rigidezza e resistenza
• Per evitare cricche da fatica nella piastra di impalcato e fessurazione nel manto di asfalto, lo spessore della piastra di
impalcato dovrebbe essere limitata a:
a) per la carreggiata:
tmin ≥ 12 mm per manto di asfalto ≥ 70 mm;
tmin ≥ 14 mm per manto di asfalto < 70 mm ma ≥ 40 mm.
Lo spessore del manto di asfalto dovrebbe essere normalmente non minore di 40 mm.
• La spaziatura dell'appoggio alla piastra di impalcato offerto dalle anime delle nervature dovrebbe essere:
a) per la carreggiata:
e ≤ 300 mm e e/t ≤ 25
Quando sono rispettati i limiti precedenti non sono necessarie le verifiche allo stato 1.
Irrigidimenti
Criteri di rigidezza e resistenza
• Irrigidimenti realizzati con sezioni cave di tipo a V, trapezoidali o circolari dovrebbero avere uno spessore di lamiera
minimo di t ≥ 6 mm.
• Per irrigidimenti con sezione aperta lo spessore della lamiera dovrebbe essere t ≥ 10 mm.
Travi trasversali
Criteri di rigidezza e resistenza
• In caso di nervature continue con aperture si raccomanda che le travi trasversali dovrebbero essere progettate per l'azione
Vierendeel derivante dalle aperture.
Ponti a travata
Creitz Road, Lansing, Michigan. (From Modern Welded Steel Structure, III, JFL Arc Welding Foundation, Cleveland, OH,
1970, B-10. Courtesy of the James F. Lincoln Arc Welding Foundation.).
Ponti a cassone
Ponti ad arco
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.44 -
Analisi degli effetti locali
Ponti sospesi
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.45 -
Analisi degli effetti locali
Riferimenti bibliografici
• Progettazione e costruzione di Ponti con cenni di patologia e diagnostica delle opere esistenti.
M. P. Petrangeli (IV edizione, MASSON, 1997).
• Manual of Bridge Engineering, Edited by M.J. Ryall, G.A.R. Parke and J.E. Harding (Thomas
Telford, 2000).
• Bridge Engineering Handbook, Edited by W.F. Chen and L. Duan (Boca Raton: CRC Press,
2000).