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KIERKEGAARD

Nacque a Copenaghen nel 1813. Fu educato in maniera severa secondo i precetti del pietismo
che è stata la religione con cui fu educato anche kant. Dopo aver concluso il liceo si iscrisse
all’università di Copenaghen dove frequentò la facoltà di teologia per volere del padre che voleva
farlo diventare un pastore luterano. Durante gli anni universitari ebbe modo di approfondire gli
studi di Schelling, hegel e dei romantici tedeschi dai quali riprende l’ironia. Lui vive gli anni
universitari in maniera tragica perché perde due sorelle, il fratello e poco dopo anche il padre
quindi in memoria del padre decise di proseguire gli studi di teologia in cui si laureò. Iniziò la
carriera pastorale e divenne Magister Artium cioè il maestro delle arti della loso a e si laureò con
la tesi sul concetto di ironia con particolare riferimento a Socrate. A causa della sua rottura
amorosa si recò a Berlino per seguire le lezioni di da Schelling ma la sua loso a non lo soddisfa
quindi ritornò a Copenaghen e si immerse nella sua attività di scrittura. Le sue opere più
importanti sono Aut-Aut e timore e tremore e la maggior parte dell e sue opere venne pubblicata
con pseudonimi diversi.
L’IRRIDUCIBILITÀ DELL’ESISTENZA
Kierkegaard critica la loso a di hegel perché dice che hegel ha ridotto la realtà alla razionalità
mentre secondo Kierkegaard questo non è possibile e un’altra cosa che distingue hegel è il fatto
che la loso a di hegel è volta ad analizzare la realtà nella sua totalità mentre quella di kierkegaard
analizza la realtà nella sua individualità perché dice che l’esistenza è irriducibile, non può essere
ridotta a pensiero astratto e ci pone davanti a delle scelte e proprio perché sono delle scelte sono
contrapposte. inoltre con Kierkegaard la società non ha una dimensione speci ca ma è una
giustapposizione di singolarità di irriducibili tra loro, quindi l’individuo come prodotto sociale come
diceva hegel, nella sua ri essione non è presente. Per Kierkegaard anche il cristianesimo è un
fatto di singolarità tant’è vero che lui non accetta il concetto di una chiesa intesa come
un’assemblea che uni ca e omologa tutti i suoi membri.
LE SCELTE ESISTENZIALI E L’AUT-AUT
Aut-Aut è l’opera in cui kierkegaard ci parla della sua concezione dell’esistenza e delle scelte
esistenziali. in aut aut kierkegaard dice che la vita è una scelta, scegliere dinanzi a due opzioni
che tra loro sono contrastanti, la vita non consente compromessi e negazioni ma implica una
scelta esclusiva senza possibilità di mediazione. Prima di allora si è fuori dalla realtà poiché nel
momento della scelta si hanno tante possibilità nché poi non si arriva ad una scelta. anche qui
troviamo una di erenza con hegel riguardo al sistema che è un sistema diplomatico perché
concilia e riconcilia quindi dice l’esistenza è scelta, alternativa.
Kierkegaard individua una scelta tra vita estetica, vita etica e
vita religiosa incompatibili tra loro
Kierkegaard Nell’opera Aut aut parla del contrasto tra vita estetica e vita etica mentre in Timore e
tremore il contrasto tra vita etica e vita religiosa (lui opta per quella religiosa). Kierkegaard indica
inoltre tre tipi di esistenza: vita estetica, etica e religiosa. Queste tre possibili esistenze sono
condizioni esclusive, non sono compatibili tra loro e non implicano un passaggio senza rotture
dall’una all’altra, quindi non si tratta di un percorso a tappe ma una possibilità esclude le altre
due. L’uomo che vive esteticamente, cioè alla ricerca del piacere, non può diventare un uomo
etico cioè un buon padre di famiglia e cittadino rispettoso delle leggi, né il buon padre di famiglia
può essere un uomo di fede intraprendendo la vita religiosa senza rinnegare ciò che egli
rappresenta come padre. Quindi la scelta di una vita cancella quella precedente.
Don Giovanni rappresenta l’esteta che insegue il piacere
a rappresentare l’esteta è il Don Giovanni che vive senza pace, si abbandona alla sensualità e
cerca un piacere dopo l’altro. La sua non è una scelta perché lui si abbandona ciecamente al
piacere e lascia che quest’ultimo prenda il sopravvento su di lui. Il Don Giovanni vive solo per il
piacere e nel piacere. La persona, soprattutto la donna, esiste solo nel momento in cui seduce,
poiché si disperde nella passione che lo rende instabile quindi questo piacere lo conduce alla
disperazione e alla noia
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Johannes è un altro tipo di esteta, il seduttore che evita la
conquista
un altro tipo di esteta è Johannes, protagonista del diario di un seduttore che è un’opera
epistolare di Kierkegaard. A di erenza del Don Giovanni, non va a ricercare disperatamente i
piaceri da concedersi ma vuole sottrarsi dal piacere. inoltre evita la conquista quindi non si
concede mai alla sua vittima. Anche in questo caso però l’esteta si perde nella molteplicità dei
casi della vita ed è schiavo del tempo che passa troppo in fretta e non gli basta mai.
Wilhelm, giudice e padre di famiglia, simboleggia la vita etica,
frutto di una vera scelta
la scelta etica si identi ca nel padre di famiglia simboleggiata dal giudice Wilhelm. la sua scelta è
frutto di una ri essione e strategia esistenziale. Inoltre l’uomo etico sceglie la realtà, la
concretezza quindi non il sogno o la fuga. La sua è un’esistenza ordinata e conformista, la sua
quindi è una vita di erente da quella irrequieta e solitaria dell’esteta. Tuttavia questa esistenza
diventa ripetitiva. Inoltre la vita etica ha come scopo la condizione del bene che però è
irraggiungibile. Di conseguenza però la vita etica va a nire nel conformismo, il soggetto quindi si
sente inadeguato rispetto al bene che vuole raggiungere per cui subentra un sentimento di
angoscia
L’ANGOSCIA, LA DISPERAZIONE E LA VITA RELIGIOSA
L’angoscia è il sentimento del possibile ciò signi ca che abbiamo un’in nità di possibilità.
L’angoscia esprime la libertà umana ma anche il peccato compiuto allontanandosi da Dio.
All’angoscia segue ubaldo stato d’animo che è la disperazione. Ogni scelta mette l’individuo di
fronte a se stesso e alla sua nitezza quindi l’uomo sa di essere un fallimento. La disperazione
viene de nita da Kierkegaard una malattia mortale non perché conduce alla morte ma perché
causa l’incapacità di vivere.
Il caso di abramo mette in scena il contrasto tra la vita etica e
la vita religiosa
In Timore e tremore Kierkegaard analizza l’episodio del sacri cio di Isacco a opera del padre
Abramo in cui Dio ordina ad abramo di uccidere suo glio ma questa è solo una prova perché poi
nel momento in cui abramo sta per uccidere il glio Dio lo ferma. Kierkegaard sostiene che la
storia di abramo contiene una sospensione teologica dell’etica: abramo è la guida della sua
comunità, è un uomo rispettoso, un padre e un marito che segue la legge di Dio. In tal senso
Abramo incarna il generale ovvero se stesso in una norma universale che vale per tutti. Ci sono
due alternative: Abramo è un’assassino o un credente ed è per questo che si parla di sospensione
teologica dell’etica. Egli ha a ermato la propria singolarità contro il ruolo comunitario, di guida
etica e di padre, pronto ad annullarsi e uccidere la persona a lui più carta per obbedire a un
comando divino. Abramo l’ha fatto perché è un uomo di fede e la fede di presta alla categoria del
paradosso perché non ci sono parole per spiegarla e non risponde a nessuna categoria logica.
Quindi il gesto che abramo è stato chiamato a compiere agli occhi degli uomini è paradossale
perché non è pensabile uccidere il proprio glio e va anche contro l’etica. Nonostante ciò abramo
è il simbolo della fede perché vive quest’ultima nella propria singolarità. Si può essere credenti
solo accettando e a rontando lo scandalo del Dio-uomo senza compromessi. Per questo la vita
religiosa può condurre alla follia e all’isolamento ma è per kierkegaard l’unica vita che vale la pena
vivere.
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