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Con il termine “criosfera” intendiamo l’insieme dei ghiacciai della terra, che ricoprono circa il 10%
della massa terrestre, e il 90% di questi sono concentrati nella regione Antartica.
alpini: formati da un solo bacino collettore (zona di accumulo) e da una sola lingua glaciale;
himalayani: formati da due o più bacini collettori che danno luogo a lingue glaciali distinte
che confluiscono in una sola lingua generalmente di notevole estensione.
Formazione di un ghiacciaio:
Dalla fine del diciannovesimo secolo la temperatura media del pianeta ha subito un incremento di
circa 1°C. Il clima terrestre è cambiato spesso, ma quasi mai lo ha fatto con questa rapidità:
episodi di brusco riscaldamento corrispondono quasi sempre a estinzioni di massa.
Gli scienziati sono certi che tale riscaldamento sia originato dall'attività umana e dall'emissione in
atmosfera dei cosiddetti gas serra, in particolare il diossido di carbonio (CO2) ed il metano (CH4).
Altri gas con ruolo importante sono gli idrofluorocarburi, usati nei condizionatori e nei frigoriferi, e
l'ossido nitroso(N2O) prodotto dall'attività agricola.
Questi gas impediscono all'energia solare che viene assorbita e riemessa dalla Terra di ritornare
nello spazio. Questo processo è utile di per sé: senza gas serra la temperatura media del pianeta
sarebbe molto più bassa(-18°C). Esempio estremo dell'effetto serra è il pianeta Venere, molto
simile alla Terra per dimensioni e distanza dal Sole, che, a causa dell'atmosfera densa e ricca di
CO2, supera i 460°C di temperatura.
Molti sono gli effetti del riscaldamento globale: le variazioni nelle precipitazioni, ondate di calore,
maggiore frequenza di incendi, la diminuzione della disponibilità d'acqua potabile e molti altri. Una
delle conseguenze più importanti è lo scioglimento dei ghiacciai, il quale causa a sua volta un
innalzamento del livello dei mari.
Importante è tenere a mente che la quantità di energia termica non è distribuita uniformemente sul
globo: nell'Artico numerose regioni si sono scaldate con ritmo doppio rispetto al resto del globo. Si
prevede che nei prossimi decenni l'Artico sarà libero dai ghiacci d'estate portando a due importanti
conseguenze:
● la perdita dei ghiacci, bianchi e riflettenti, a favore della superficie oceanica, più scura, fa sì
che la Terra assorba ancora più calore;
● lo scioglimento del permafrost, cioè il terreno permanentemente gelato, rilascia i gas in esso
contenuti, tra cui il metano, contribuendo ulteriormente all'effetto serra.
Conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai:
Lo scioglimento dei ghiacciai comporta una serie di conseguenze. Esse riguardano principalmente:
Aumento del livello degli oceani, con conseguente possibilità che alcune aree continentali
vengano sommerse.
La causa principale di tale fenomeno è lo scioglimento del ghiaccio terrestre.
Con il termine “ghiaccio terrestre” intendiamo il ghiaccio formato da acqua dolce, cioè
qualsiasi forma di ghiaccio che si forma sulla terra e dura più di un anno. Le categorie di
ghiaccio terrestre includono calotte glaciali, ghiacciai di montagna, campi di ghiaccio, lastre
di ghiaccio, permafrost e campi di ghiaccio.
Tale ghiaccio sciogliendosi si riversa nei bacini marini facendo variare il loro livello e la sua
concentrazione salina, andando ad intaccare la biodiversità.
Stravolgimento del clima e delle condizioni meteo: l'aumento dei livelli del mare e degli
oceani può comportare cambiamenti repentini delle temperature e l'avvento di fenomeni
atmosferici estremi come alluvioni e tornado.
Riduzione della biodiversità dovuta al cambiamento dell’habitat di molte specie marine e
terrestri. Se cambiano le caratteristiche del luogo che ospita alcune specie animali,
quest’ultime non potendo adattarsi rischiano di scomparire.
Prevenzione:
Un rituale che si ripete ogni anno in varie località alpine è quello dei teli geotessili: a fine
primavera, dei teli bianchi vengono stesi sul ghiacciaio allo scopo di ridurne lo scioglimento
durante i mesi più caldi dell'anno. La copertura è poi rimossa all'inizio dell'autunno.
Composti solitamente di
poliestere e fibre di
polipropilene, i teli
geotessili hanno uno
spessore di 3-4 millimetri.
Stesi sul ghiacciaio,
riflettono la luce solare e
proteggono lo strato di
neve e il ghiaccio
sottostanti dal calore e dai
raggi ultravioletti. In
alternativa ai teli sono usati
materiali quali segatura e
trucioli di legno.
Vari studi hanno mostrato che i teli geotessili possono ridurre lo scioglimento di neve e ghiaccio del
50-70%, scrivono i ricercatori svizzeri. Tuttavia, puntualizzano, si tratta di una quantità
"insignificante" (0,03%) rispetto al ghiaccio che si scioglie ogni anno in Svizzera.
Lo sfruttamento delle acque
Lo sfruttamento delle acque da parte dell'uomo non è meno rilevante dello sfruttamento del suolo:
entrambi questi fenomeni sono testimonianza dell'enorme impatto dell'umanità sul pianeta.
L'impronta umana sugli oceani si manifesta in modo diretto, con lo sfruttamento di risorse
biologiche e minerarie, e indiretto, con il riscaldamento globale.
Il 55% degli oceani è sottoposto a pesca industriale, che intacca gli ecosistemi marini e incide sulla
sostenibilità stessa della pesca come fonte di cibo.
Il ritmo attuale di pesca è insostenibile: le riserve ittiche naturali si stanno riducendo e la biomassa
di pesci predatori è diminuita del 90% dal 1880.
L'acidificazione avviene quando l'acqua marina reagisce con la CO2 assorbita dall'atmosfera,
producendo più sostanze chimiche acidificanti e riducendo minerali importanti, come il carbonato di
calcio, che assicurano la sopravvivenza degli organismi marini. All'aumentare della CO2
nell'atmosfera, corrisponde anche un innalzamento di quella disciolta nell'acqua marina; per cui
l'incremento delle emissioni di CO2 determina effetti devastanti sugli ecosistemi marini.
Il pH delle acque è calato di 0,1 punti dal 1900, e scenderà di altri 0,4-0,5 punti entro il 2100.
Questo cambiamento è insostenibile per molti animali marini come i molluschi, gli echinodermi e
molti organismi planctonici dotati di conchiglie o esoscheletri calcarei, che tenderebbero a
sciogliersi in condizioni di eccessiva acidità delle acque.
Il funzionamento di questo sistema di correnti dipende dalla densità dell'acqua, una combinazione
tra la temperatura e la salinità. L'AMOC trasporta le acque calde e superficiali delle zone tropicali
verso nord. Lungo la strada, queste acque in parte evaporano, mitigando il clima dei Paesi che
incontrano, si raffreddano e guadagnano più sale: diventano, quindi, più dense e iniziano a
sprofondare fino al livello delle correnti oceaniche profonde, a diversi chilometri dalla superficie.
Lentamente, queste correnti muovono di nuovo verso sud, dove ritornano nuovamente in
superficie.
Nel nord dell’oceano Atlantico gli scienziati hanno scoperto una “cold blob”, una sorta di bolla
fredda. Questa porzione settentrionale della corrente si sta raffreddando troppo, rallentando così la
sua corsa e, di conseguenza, facendo venire meno una “forza” che regola il complesso sistema
climatico nel quale viviamo.
Si pensa che il raffreddamento e il rallentamento dell’Amoc siano dovuti all’acqua fredda
proveniente dalla fusione dei ghiacciai della Groenlandia, che avviene per via dell’aumento della
temperatura globale. Le correnti atlantiche, ricorda lo studio, sono alimentate da tre fattori: vento,
salinità e calore. Se viene meno una parte fondamentale su cui si basa l’azione della corrente del
Golfo, e cioè il calore, tutto rischia di modificarsi pesantemente.
In più, l'acqua dolce delle piogge in eccesso e dei ghiacci che fondono per le elevate temperature
disturba le correnti perché altera la salinità dei mari.
La corrente del Golfo dell’oceano Atlantico regola il sistema meteorologico mondiale, ed è capace
di incidere tanto sul clima europeo quanto su quello americano. Oltre a causare un raffreddamento
repentino dell'Europa, un blocco dell'AMOC farebbe accelerare l'aumento del livello del mare lungo
la costa atlantica americana: l'acqua in eccesso che attualmente viene trasportata a nord si
accumulerebbe infatti sulla East coast.
Il lago d'Aral:
Immagini 2000-2018: https://earthobservatory.nasa.gov/world-of-change/AralSea
Le zone umide:
Oltre ai corsi d’acqua anche le zone umide (paludi, torbiere, estuari e lagune in cui vivono
numerose specie di anfibi) hanno subito un notevole declino e oggi ne rimane solo il 13% di quelle
che esistevano nel Settecento.
Fonti:
Lago d’Aral:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Lago_d%27Aral
https://earthobservatory.nasa.gov/world-of-change/AralSea
Correnti:
https://www.focus.it/scienza/scienze/corrente-del-golfo-amoc-debole-global-warming
https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/asvis/2021/03/17/la-corrente-del-golfo-rallenta-le-
conseguenze-potrebbero-essere-drammatiche_2cf2cf6a-4bbc-4ebf-847f-e9c7bf44ddd7.html
https://www.theguardian.com/environment/2021/aug/05/climate-crisis-scientists-spot-warning-
signs-of-gulf-stream-collapse
Acidificazione degli oceani:
https://it.wikipedia.org/wiki/Acidificazione_degli_oceani
https://it.euronews.com/green/2020/02/14/l-acidificazione-degli-oceani-sta-trasformando-gli-
ecosistemi-in-modo-imprevedibile#:~:text=L'acidificazione%20avviene%20quando%20l,la
%20sopravvivenza%20degli%20organismi%20marini.
Formazione di un ghiacciaio:
https://www.esa.int/SPECIALS/Eduspace_Global_IT/SEMC90024CH_0.html
Prevenzione:
Una coperta per tenere al fresco i ghiacciai - SWI swissinfo.ch