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Il periodo storico in cui viviamo è caratterizzato dalla globalizzazione dei mercati, che si è accentuata dalla seconda
metà degli anni 80 (la ricerca di economie di scala sempre superiori si è accentuata di recente
La globalizzazione è un No, fin dai romani si sono registrati momenti e fasi di apertura dei mercati, a cui
fenomeno nuovo? però sono seguiti dei periodi di chiusura.
Ciò che contraddistingue la globalizzazione attuale è la presenza delle ACT, che
nei fenomeni precedenti non c’erano.
Quale fattore ha favorito La riduzione dei costi di trasporto, in particolare la deregulation degli anni 90 del
l’attuale globalizzazione? traffico aereo.
Qual è l’indicatore del grado di Un indicatore che mi dice quanto un paese è aperto al commercio internazionale
apertura di un paese? è il rapporto fra esportazioni e PIL. È un indicatore molto brutale perché non
tiene in conto le importazioni, che influiscono sul grado di apertura di un paese.
Le exp aumentano la ricchezza, ma le imp aumentano i consumi.
La maggior parte del consumo internazionale fra l’altro è dato dai beni intermedi
(commercio intra-industriale).
Le aree geografiche del mondo No, alcune sono più avanti di altre. Nonostante la WTO, il tasso di sviluppo
hanno avuto lo stesso sviluppo dell’internazionalizzazione è stato molto alto, rispetto ad altri paesi in Cina,
dell’internazionalizzazione? Oceania e Usa, mentre più contenuto in Africa e America Latina.
Come si può andare all’estero? Le opzioni sono di:
- Mandare i propri prodotti nel Paese scelto
- Acquisire un’azienda locale nel paese estero e producendo lì (IDE); lo
stabilimento all’estero alimenta il commercio e serve i paesi confinanti
(es. apro in Vietnam ed esporto in Laos). Gli IDE italiani, dato che le
nostre imprese sono meno capitalizzate di altre e ci sono anche una
serie di rischiosità (ad esempio opposizioni del governo), sono più bassi
del livello europeo.
- Creare una joint venture con un produttore locale.
Quali sono i paesi che più di Sono Brasile, Russia, India e Cina (Paesi BRIC). Sono accomunati da:
altri costituiscono nuove - Territori estesi
frontiere - Dotazione di materie prime (la Cina meno)
dell’internazionalizzazione? - Popolazione molto numerosa (elevata domanda potenziale)
- PIL in crescita forte
Nuovi paesi emergenti sono Polonia, Tunisia, Malesia, Messico e Sud Africa.
Come si fa a capire se un paese La teoria economica ci dice che gli investimenti si allocano secondo la teoria del
è attrattivo o meno? vantaggio comparato, ossia gli investimenti vanno nei paesi in cui il capitale è
meno abbondante (perché la produttività dovrebbe essere più elevata, se non
altro perché c’è meno concorrenza).
Come mai manca del Se guardiamo a questa teoria ci rendiamo conto che c’è meno commercio di
commercio? quello che ci si aspetterebbe dalla teoria.
Il motivo è che non esistono solo le barriere tariffarie, ma anche quelle
istituzionali (es. Common Wealth) o culturali (lingua, etc.)
Non basta che ci sia la condizione prevista dalla teoria, ma devo decidere a che
paesi rivolgermi, in che lingua comunicare, come posso avviare e mantenere un
rapporto d’affari, etc. Spesso sono dei freni all’internazionalizzazione.
Quindi nel valutare se andare all’estero o meno non si fanno solo calcoli
economici.
Le barriere sono percepite di più dalle PMI, che tendono dunque a preferire
mercati più noti o a muoversi in gruppo, anche penalizzando la propria
produttività.
Quali sono le determinanti della La produttività di un paese è determinata dalle caratteristiche che rendono
produttività? attrattivi i paesi:
- Attrattività della domanda
- …
- Distanza geografica
- Distanza culturale
- Distanza istituzionale
- Burocrazia
- Corruzione
- Protezione del diritto di proprietà e di proprietà intellettuale
- Stabilità politica
- Rischio di cambio
I siti che la monitorano sono: hhtp://databank.wordbank.org; info.wordbank.org
che contiene i WWGovernance indicators; www.statista.com
Quali sono i supporti Come dicevamo l’esportazione aumenta la ricchezza, l’importazione i consumi.
istituzionali Difendere le produzioni nazionali è un grande tema di discussione
all’internazionalizzazione? internazionale. Es. americani che fanno mettere sui prodotti italiani “fan male
alla salute”, imposizione di dazi.
Se però non venisse messo nessun tipo di vincolo sulla qualità di marchi
alimentarti stranieri saremmo pieni di cibo adulterato.
Quali sono i vantaggi di avere I governi hanno interesse a favorire le IDE da altri Paesi, perché certi tipi di IDE
un IDE da altri Paesi? fanno bene al paese ricevente in termini di:
- Occupazione
- competenze dei lavoratori
- progresso tecnologico
- sinergie di innovazione con altri paesi.
Deve inoltre garantire che ci siano vari trattamenti equivalenti per le aziende
italiane nei paesi che ospito.
Come fare un’analisi SWOT? Spesso l’errore è inserire elementi nei quadranti sbagliati. L’analisi deve essere
completata con delle operazioni successive.
S W
Guardo quali sono i miei punti di Guardo quali sono le mie debolezze
forza
O T
Una volta fatto questo siamo neanche a metà dell’opera. Ciò che mi consente di
fare l’analisi devo fare due tipi di operazioni:
Hanno dei problemi legati alle turbolenze politiche del Paese (es. transito del
materiale in Uzbekistan quasi confiscato alla dogana)
Dovrebbe sviluppare una sua etichetta perché prima i suoi prodotti arrivavano sugli
scaffali con marca commerciale. Deve avere capacità di flessibilità nella gestione
della produzione per riuscire ad espandersi.
Come è finita? Hanno chiuso il business dei jeans, si sono dotati di un agreement
con un’agenzia di servizi legali con sede nella capitale, hanno stabilito relazioni con 3
centri commercial a mosca e hanno ottenuto un piccolo prestito per aumentare la
forza della propria marca e migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti.
Le vendite ora sono cresciute considerevolmente, il 75% continua ad essere fornito
da contratti per terzi (lavorano come terzisti per altri) e il 25% è invece produzione
con propria marca.
Sono:
Quali sono i rischi principali - Carenza di conoscenza per mancata esperienza pregressa
per le PMI? - Maggiori costi di gestione e produzione rispetto ai concorrenti già operanti
nel mercato estero
3) Paesi Nello scegliere i paesi in cui esportare bisogna considerare dazi, contingenti di
prodotti, standard tecnici, certificazioni (barriere artificiali) e questioni culturali,
geografiche, economiche (barriere naturali).
Devo anche valutare il rischio dell’entrare nel determinato paese (RISCHIO PAESE,
che serve a scartare i paesi, non a sceglierli)
I modelli di entrata preferiti sono l’esportazione indiretta o diretta, più difficile l’IDE.
Però nel rivolgermi ad intermediari commerciali (exp indiretta) non accumulo
conoscenze sul paese estero, perché non lo vedo.
Un’ altra modalità molto frequente è di affidarsi a consorzi locali e optare per
contratti di rete (legge 33/2009) che mettono insieme varie imprese a formare una
rete corta (fatta da operatori italiani) dove le imprese entrano nel programma e ci
entrano con l’idea di sfruttare le dinamiche di mercato favorevoli, di conoscere le
tecnologie emergenti, accumulare contatti all’estero, partecipare a bandi di
finanziamento.
Con i contratti di rete si può partecipare ai bandi come un unico soggetto (es.
un’impresa troppo piccola per partecipare da sola lo può fare invece in rete).
4) Posizionamento Il posizionamento della PMI deve essere legato ad una nicchia più o meno globale;
una nicchia trasversale a molti mercati nazional consente di raggiungere una
dimensione tale da minimizzare i costi di adattamento dei prodotti ed essere
comunque leader anche se si è piccoli.
5) Prodotti Le pmi spesso pensano che il segmento estero in cui collocare il proprio prodotto sia
simile a quello del mercato estero. È un grave errore (es. percezione del prosecco in
Italia e all’estero). C’è un effetto prisma trasparente se la percezione è uguale fra i
due paesi, riducente se l’estero lo percepisce peggio, o amplificante se invece viene
considerato di grande qualità.
Il segmento all’ estero può:
- Percepire più, uguale o meno qualità
- Acquistare più, uguale o meno
6) Politiche di marketing mix Spesso il problema delle PMI è in termini di comunicazione con l’estero (es. nessuno
sa dov’è il Salento).
Il problema è che le tipicità locali italiane fanno molto fatica nelle PMI, per questo
sono utili canali come Eataly.
Un altro fattore critico sono le competenze manageriali. La PMI che vuole
internazionalizzarsi fa un percorso graduale di internalizzazione delle competenze
richieste per andare all’estero. Queste competenze sono costose. se non riesce ad
ottenerle può effettuare opzioni di:
- Management sharing: si condivide il manager export con altre imprese
- Temporary export manager: può durare pochi mesi o un paio di anni che
può creare i rapporti ed occuparsi dell’esportazione.
Per valutare la performance non guardo solo l’utile, ma soprattutto devo mettere a
confronto performance ed obiettivi e posizionamento e sulla crescita globale
ottenuta dal business e i vantaggi non economici.
Tali vantaggi sono:
- Di apprendimento
- Di reputazione
- Di rete relazionale
Caso Sanlu Fonterra è il maggiore produttore di latte al mondo. Il caso riguarda il latte
adulterato di Sanlu, con cui Fonterra aveva fatto una join venture.
Questo caso pone due problemi:
1) le alternative di azione di Fonterra
2) le conseguenze associate ad ognuna
Questo caso dimostra che non è affatto facile lavorare con i problemi di etica. Vedi
articolo su Journal of macro-marketing, vol27, n.2, shelbey etc.
I problemi etici sono molto difficili, la cui soluzione è si o no, non si può trovare il
compromesso.
Quali sono gli approcci etici 4 approcci ad un problema etico (i primi 2 valutano le conseguenze di una propria
ad un problema? azione, gli altri 2 separano le nostre azioni dalle loro conseguenze:
1) Approccio utilitaristico: scelgo l’alternativa che produce le conseguenze
meno dannose; questo approccio però non impedisce i danni, ma rischia di
non considerare le minoranze.
2) Approccio egoistico: scelgo l’alternativa che è meno dannosa per una o
poche persone che decidono; l’assunto è che io decida per il meglio per
tutti (si fidano della decisione che ho preso); non risolve i problemi di
discriminazione, inquinamento, etc. probabilmente alla fine decide ciò che
è meglio per sé.
3) Approccio deontologico: scelgo un’azione se è buona in sé a prescindere
dalle conseguenze che la stessa ha. Il problema è che può capitare che
alcune azioni abbiano conseguenze buone.
4) Approccio relativista: l’azione migliore è quella che è congrua e rispetta la
cultura locale, quindi rispettare diritti ed abitudini locali. Anche in questo
caso azioni e conseguenze non sono unite. Ci sono però questioni etiche.
A conclusione devo fare incontrare e confrontare gli esiti del secondo screening e
del terzo per operare la scelta finale.
Alla fine di questo screening confronto gli esiti della fase due con gli esiti della fase
3) Screening su pochi paesi tre. Devo avere un mercato:
in base a - Accessibile
- Potenzialmente profittevole
- Attrattivo (in senso strategico)
Alta
Media
Alta
Bassa Alta
Potrei avere un paese molto attrattivo ma in cui è difficile fare l’accesso (per costi ad
esempio).
Sono matrici di country selection, nel farle devo considerare il mio settore, non il
paese intero
Andando verso l’alto aumenta il controllo del mercato, ma anche il grado di rischio e
l’impegno di risorse.
Nel piano devi scegliere una delle modalità e motivare (ricorda che al loro interno ci
sono altre sottocategorie, devi scegliere quella specifica).
Dipende da:
- Risorse disponibili (finanziare, organizzative, etc.)
- Obiettivi di volume d’affari
- Forme di presenza e coinvolgimento già sperimentate in altri mercati
- Cultura manageriale dell’impresa
- Struttura ed intensità della competizione nel mercato estero
- Tipo di prodotto e dal vantaggio competitivo che deteniamo
- Infrastrutture e tipo di apertura del mercato estero
A) ESPORTAZIONE Le occasioni di avvio dell’exp possono essere molte (es. ordine di un cliente che mi
conosce in fiera, conoscenze, etc.).
Contro:
- Non accumulo conoscenza sul mercato estero e sui canali distributivi
perché delego tutto a soggetti terzi
- I terzi potrebbero facilmente sostituirmi con altri fornitori
Cosa devono fra i tre operatori nella nuova configurazione di mercato. modelo ha
fatto i suoi accordi ma Nippon continua ad avere i suoi punti vendita. l’operatore più
in pericolo è Abby, perché per continuare a fare il marketing di corona deve rendersi
indispensabile ed aggiungere valore alle proprie attività di marketing (deve ridurre i
costi, aumentare i ricavi, aggiungere servizi e quindi pensare ad una serie di tattiche.
Potrebbe aumentare i numeri di marchi di birre proposti in Giappone per
diversificare e proteggersi da un eventuale scioglimento degli accordi oppure
potrebbe diversificare in altre bevande.
Esportazione diretta
Modalità molto diffusa. Si ha un maggiore avvicinamento al mercato estero (faccio
io le attività che con l’exp indiretta delegavo a terzi, magari apro un mio ufficio
commerciale estero per controllare e gestire ordini e venditori e le politiche di
marketing).
I vantaggi sono:
- Maggior controllo su ciò che accade
- Aumento dei risultati di vendita
- Maggiore velocità d’intervento
Ci chiediamo ora come si crea e si forma la rete di agenti all’estero, poi come si
costituisce una filiale all’estero.
Come si crea e si gestisce
una rete di agenti? Dove trovo i candidati agenti? Vado alle associazioni imprenditoriali di categoria,
posso andare a chiedere alla camera di commercio, posso andare all’istituto di
commercio estero, posso rivolgermi a società specializzate nella ricerca di
personale, posso consultare gli annuari degli agenti, posso trovarli alle fiere e vedere
di quali agenti si avvalgono i concorrenti.
Quali sono i criteri per selezionare l’agente:
- Deve avere l’autorizzazione amministrativa
- Solidità finanziaria
- Copertura dell’area geografica
- Consistenza del portafoglio clienti
- Competenze e qualificazioni
- Capacità di seguire il post-vendita
- Reputazione (chiedi alle banche)
- Presenza nel suo assortimento di prodotti della concorrenza
- Capacità di sviluppare promozioni
Nella stipula del contratto con l’agente bisogna rivolgersi a consulenti legali
specializzati (le clausole cambiano da paese a paese e bisogna definire in modo
molto chiaro il mandato). L’agente di solito prende provvigioni attorno al 2-15% non
Come si costituisce una di più.
filiale all’estero?
Con la filiale c’è più controllo, più prossimità ai clienti, più logica di ml termine, ma
più impegno finanziario ed organizzativo.
Vendite e costi
Fatturato in euro
Devo inserire in budget i cf e anche l’ammontare che gli devo dare anche se vende
zero.
La filiale lavora invece con un fisso, che è lo stipendio del dipendente che gli devo
dare ogni mese + piccola provvigione come incentivo se vende di più. la curva sale
poco perché la provvigione è bassa.
Gli altri due criteri, oltre a quello economico, per scegliere fra filiale o agente sono:
- Motivabilità
- Programmabilità
È comune passare dal canale distributore alla filiale, ma si corrono i seguenti rischi:
- Potrebbe esserci una flessione temporanea delle vendite
- Potrebbe essere che l’importatore abbandonato si metta a lavorare per un
concorrente diretto (questo rischio è minore quando l’ex importatore ha
molte categorie merceologiche, cioè ha bassa specializzazione)
Qual è la veste giuridica che - Potrei non entrare in sintonia relazionale con il mercato locale
può assumere la filiale
all’estero Le opzioni sono due:
- Branch = forma un po’ più leggera, è più economica ma è più tassata. È una
succursale senza autonomia giuridica.
- Consociata = succursale con autonomia giuridica, quindi è indipendente
dalla casa madre e di proprietà della casa madre ed è responsabile delle
proprie obbligazioni. È più complessa da costruire ma meno tassata. Ha un
proprio piano strategico
Partnership
Caso partnership in Russia L’azienda baltica voleva esportare i propri prodotti alimentari in Russia, ma la
partnership è stata un insuccesso. Sono stati truffati dal partner Russo.
Hanno scelto male il partner, poi bisogna ricordarsi prima di farsi pagare e poi
mandare la merce. È utile poi affidarsi alle banche.
Quali sono i principali Siamo una PMI italiana che è consapevole di proprie carenze e cerca partner
accordi di partnership (ai fini all’estero. C’è un alto tasso di insuccesso (il 50% fallisce entro 5 anni).
di marketing e
commerciali)?
Le principali tipologie di partnership con finalità di marketing sono:
- Piggy back: ha un rider ed un career, ad esempio la fiat ha fatto un accordo
in india con il produttore tata ed è salita come rider sui concessionari di
tata. Può essere piggy backing semplice o incrociato (se anche il career
sfrutta il rider). il rider lo sceglie quanto la distribuzione nel paese estero è
frammentata e difficile ed occorre ridurre tempi e costi di entrata. Il career
invece ha il vantaggio di migliorare il proprio portafoglio commerciale
utilizzando la propria rete.
- Franchising internazionale: il franchisor concede al franchisee un contratto
di esclusiva. Vedi appunti retail. Si usa quando ho un prodotto che devo
commercializzare in tempo breve, quando essere vicino al livello finale del
mercato mi fa conoscere meglio il mercato stesso, etc. in Russia, così come
in altri paesi, il franchisee di solito è un piccolo imprenditore locale.
Rispetto alla filiale risparmia sulla gestione interna. Es Calzedonia in usa.
Bisogna riuscire a mantenere l’omogeneità dell’offerta su tutti i mercati.
Per tutelarmi devo inserire in contratto il valore preciso delle risorse conferite alla
joint, la modalità di utilizzo di tali risorse, la definizione della quota del capitale
sociale, precisare il ruolo svolto dai partner.
Le risorse conferite possono essere materie prime, macchinari, consulenze,
personale, esperienza manageriale, marchio commerciale, conoscenze tecnologiche,
relazioni di mercato (=clienti).
Con la joint venture ho un maggiore coinvolgimento (es. Illy che si è accordato per
aprire 105 caffetterie in Cina)
Come si possono classificare
gli accordi di partnership? Possiamo classificare gli accordi in base alla loro complessità:
- Asse y = n di attività
- Asse x = criticità delle risorse
gli elementi che possono influenzare l’accordo e su cui bisogna porre attenzione
sono:
- intenzione collaborativa del partner (quanto tempo, energia e attenzione il
partner dedica all’accordo)
- conoscenza pregressa del partner (vedere le precedenti collaborazioni e il
network)
- apertura informativa del partner rispetto alla propria organizzazione
(quanto è aperto dal punto di vista delle informazioni su di sé, ci serve per
capire le nostre distanze rispetto a lui)
- sensibilità del partner alle diversità culturali (se è sensibile sarà più facile
risolvere i conflitti)
- trasparenza degli obiettivi in fase di negoziazione
- predisposizione alla co-progettazione
come si sceglie il partner? Siamo sempre in presenza di griglie di criteri, divisi in due
grandi gruppi:
- criteri task related compatibilità strategica fra i due partner. Esempi
sono la disponibilità di risorse, la quota di mercato che si può conseguire, il
portafoglio clienti che si può realizzare
- criteri partner related compatibilità culturale. Es. atteggiamento verso
collaborazione, apertura informativa, condivisone degli obiettivi, capacità
organizzative, affidabilità, reputation, etc.
L’incontro fra due culture organizzative può avere diversi esiti, almeno quattro:
- esito del pluralismo culturale: le due aziende rimangono separate
- assimilazione culturale
- …
- Resistenza culturale: le due culture entrano in conflitto
- Traduzione diretta che mantiene il legame fonetico fra il nome originale e il nome straniero (ossia la parola
Luxottica la scrivo in cinese, mantengo il suono, ma non il significato)
- Traduzione libera, ossia attribuisco un nome straniero al prodotto perdendo però totalmente il collegamento
con l’aspetto fonetico della marca originaria (il vantaggio è che posso scegliere qualcosa che abbia significato
per il mercato estero, ma non vengo riconosciuto, è come cambiare marca)
- Traduzione mista (via più frequente), dove si crea un nuovo nome che suoni come l’originale ma che abbia
anche un significato per il mercato estero.
In generale il momento del naming o del re-naming sul mercato estero può anche essere l’occasione per cambiare un
attimo il posizionamento del prodotto
Il dilemma è se devo standardizzare o adattare al paese. es Nike non ha un vero significato in cinese, ma ha mantenuto
l’immagine distintiva. La rebook invece ha adattato il nome in Cina. Da un lato abbiamo il pure global e dall’altro il
totally localized.
Standardizzazione vs Adattamento
Cosa voglio dire? Standardizzare vuol dire andare sul mercato estero con la stessa proposta di valore
che ho sul mercato nazionale. Adattare invece significa modificare la proposta di
valore per renderla più idonea a soddisfare le esigenze del paese estero.
C’è sempre di mezzo l’effetto prisma sul mercato estero. Se c’è un effetto prisma
trasparente vuol dire che l’effetto che il brand ha in Italia ce l’ha anche nel paese
estero (favorisce la standardizzazione).
Se c’è un effetto amplificante, aumenta la posizione nel mercato estero. Se è
riducente o deformante, diminuisce la posizione. Questi tre casi sono affrontabili sia
con adattamento sia con standardizzazione.
- Effetto alone: riguarda il cliente che è privo di esperienze pregresse sul prodotto o sul paese. si costruisce a
fasi:
o Si parte con una certa Immagine paese (reputazione del paese)
o L’immagine paese influenza le convinzioni del cliente sugli attributi del prodotto
o Le convinzioni influenzano l’atteggiamento verso la marca
o Viene acquistato il prodotto
o Si accumula esperienza sul prodotto
o Si crea familiarità con gli attributi del prodotto
o La familiarità determina una modifica dell’immagine del paese (effetto sintesi)
- Effetto sintesi: riguarda il cliente che è dotato di informazioni su esperienze con il prodotto o con il paese.
La fase dell’assemblaggio nel COE è più importante della fase di progettazione. Un COE positivo può essere
danneggiato da un country of assembly negativo se il prodotto è fatto in un certo luogo (immagine positivo) ma poi
il prodotto viene assemblato in un altro paese che marca il prodotto, l’effetto COE positivo originale viene annullato.
Per questo esiste un country of design, un country of assembly e un country of brand origin (paese in cui ha origine la
marca).
Bisogna parlare dell’enorme problema dell’italian sounding (naming italianizzato per farsi propri pregi che non si
hanno). È un problema molto grave perché sottrae vendite al paese italiano.
Se c’è un gap negativo di reputation fra il mio paese e quello in cui voglio esportare, può essere utile cercare di
superare i problemi di etnocentrismo con un IDE o con una joint venture.
Molto del COE si gioca sul tipo di interpretazione che si dà al made in nel paese estero. Esempio d pasta Barilla in
Francia: ci sono due produttori nazionali che fanno delle campagne molto simili a quelle tradizionali della pasta
italiana. Sostanzialmente richiamano nei loro annunci pubblicitari il sounding italiano. Il problema di Barilla è capire
come fare, se fare spot simili a quelli dei competitor. Barilla ha scelto di collegare la pasta ai prodotti di lusso.
Presentano i formati di pasta come se fossero dei gioielli. Li hanno scollegati dai luoghi comuni della pasta per
differenziarsi.
Bisogna pensare non solo all’immagine del prodotto, ma anche a quella del distributore. Se ho un made in forte devo
stare attento a non andare su distributori di basso livello. Ricorda che non si può differenziare la politica di garanzia fra
i vari paesi.
In generale, lì dove l’assistenza post-vendita non è necessaria, si tende a centralizzarla o a ridurla e ciò agevola la
globalizzazione del prodotto.
Ci sono invece prodotti per cui la post-vendita è fondamentale (es. carrelli elevatori). Il vantaggio competitivo del
leader è riuscire a garantire di aggiustare un eventuale guasto entro 24h.
Cosa fare se devo controbilanciare un COE negativo? A volte è negativo anche per l’Italia. Le opzioni sono:
L’italian sounding fa gola, l’altro problema grosso è il problema dell’attacco ai marchi italiani. Ad esempio, il caso USA
dei prodotti italiani che hanno rischiato di dover mettere sull’etichetta “fanno male alla salute” (azioni di lobby molto
forti) oppure il caso di PROSEK in Croazia
Il problema dei canali esteri è importante sia per l’immagine, sia per la capacità di
svolgere le funzioni commerciali legate al prodotto (funzione informativa,
merceologica, psico-sociale, economica, etc.), ma anche perché occorre una certa
attenzione per capire come gestire i canali distributivi di più paesi ed evitare il
problema dei canali distributivi paralleli o delle importazioni parallele.
P2 distributore 2
Prodotto
P1 distributore 1
Abbiamo già detto che solo le aziende con esportazione dirette possono scegliere
fra canale distributivo diretto o indiretto, perché quella indiretta non ha questa
possibilità. In generale si può pensare a dare vita a punti vendita + e-commerce
(multicanalità, ma bisogna stare attenti ad attribuire le responsabilità ad ogni
canale, e serve coerenza fra immagine, assortimento e prezzi nel canale fisico e in
quello virtuale).
Comunicazione e Negoziazione
La comunicazione nel paese estero deve per forza tenere conto della cultura del
paese. Per capire la cultura di un paese bisogna studiarne la storia.
Quali sono gli obiettivi della Gli obiettivi della comunicazione sul mercato estero sono gli stessi del mercato
comunicazione sul mercato nazionale:
estero? - Obiettivi di notorietà
- Obiettivi di immagine
- Obiettivi di comportamento
Come avviene la definizione A differenza degli obiettivi della comunicazione, va detto che la definizione del
del messaggio? messaggio deve invece tenere presenti una serie di accorgimenti.
C’è la necessità di mettersi nei panni della domanda del paese in cui voglio
esportare. Quando andiamo all’estero dobbiamo spogliarci della nostra visione e
adottare quella del paese in questione.
Essere presenti sui social nei paesi anglosassoni è un must, in Giappone ad esempio
Come si decide il mix di usano molto i mezzi pubblici funziona molto quindi la comunicazione OOH. In
media? Giappone c’è l’usanza degli arikomi, pieghevoli dentro le riviste. Un altro esempio è
che in Cina è molto frequente fare spot lunghi che assomigliano alle trasmissioni tv.
In Q8, ad esempio, la pubblicità è consentita solo per 32 minuti a sera.
Nelle pubblicità di tipo argomentativo in Cina occorre fornire prove evidenti
dell’efficacia del prodotto. Anche in USA c’è un’attenzione particolare alla reason
why (gli elementi di una pubblicità sono promessa, tono, reason why e
posizionamento). In Giappone è meglio non fare pubblicità comparativa.
In generale la necessità di adattamento dipende dal business, dalla concorrenza,
dalla domanda, dalla legislazione e dalla diffusione dei vari media (quali sono più
frequentati dalla popolazione locale)
I canali possono essere tv, digitali, etc. Gli strumenti sono i media. I media hanno poi
Quali sono gli strumenti di diversi veicoli (es. tv show, talk show, etc.).
comunicazione più Gli strumenti di comunicazione più praticati dipendono.
praticati? Quali sono quindi gli strumenti più usati:
- La comunicazione pubblicitaria (pubblicità)
- La comunicazione interpersonale (vendita con contatto)
- Le manifestazioni fieristiche (irrinunciabili)
1) Pubblicità, può essere un banner online o altro. Gli stili pubblicitari sono vari (stile
pratico-razionale, stile ideale, stile ludico, spesso famigliare); in culture differenti ci
sono atteggiamenti diversi verso gli stili. Per cui molta cautela nel trasferire uno
spot in un paese. in Giappone molta attenzione all’estetica. Se ci si avvale di agenzie
straniere stare attenti che comunque il prodotto rimanga al centro. In USA si utilizza
lo stile pratico, le caratteristiche del prodotto vengono illustrate (stile di vendita). in
UK adorano lo stile ludico. In Francia e Germania è molto comune il riferimento alla
libido. Lo stile deve essere reso coerente con gli atteggiamenti dei paesi.
3) Fiere, sono veramente la porta d’accesso in tanti mercati. L’importanza delle fiere
è associata anche all’assorbimento di una quota alta del budget di comunicazione. A
cosa serve la fiera? A raggiungere contemporaneamente 5 obiettivi:
- avere visibilità ampia per il marchio
- avere legittimazione agli occhi dei potenziali clienti
- osservare i concorrenti e monitorarne l’attività (momento importante di
marketing intelligence)
- raggiungere pubblici di riferimento molto diversi fra loro (opinion leader,
stampa, investitori, istituzioni, etc.)
- apprendere attraverso l’interazione diretta col pubblico (è un buon modo per
conoscere il mercato indiretto)
NB: SE FAI ESPORTAZIONE INDIRETTA NON VAI IN FIERA
Parlando di fiere, conta anche il paese in cui si svolge la fiera (es. in Messico ci
devono essere i dirigenti).
In Europa invece la qualifica dello staff dipende dall’importanza della fiera. Negli
USA le imprese danno alla fiera un mero obiettivo di vendita.
Negoziazione interculturale
Caso enterpreneurship in Siamo nella capitale delle Giordania, di fronte ad una famiglia benestante e la figlia
Giordania decide di aprire un’agenzia di comunicazione. Sostanzialmente il caso illustra una
situazione che dà luogo alle seguenti riflessioni:
- Le caratteristiche imprenditoriali in Giordania sono differenti da quelle
europee o americana? No, le caratteristiche richieste ad un imprenditore di
successo sono le stesse (strong minded, energica, creativa, capace di
affrontare il rischio).
- Avrebbe potuto fare qualcosa di diverso la protagonista del caso dal punto
di vista dell’impostazione di marketing? Nel caso si trova molto poco
riguardo a ricerche di mercato; non è stata condotta alcuna analisi della
concorrenza. L’imprenditrice avrebbe potuto sfruttare meglio la situazione
se si fosse dotata di strumenti di marketing più sistematici.
- La protagonista ha incluso nel team un manager di religione cristiana. Pro:
sguardo alternativo e posizionamento più favorevole su mercati esteri.
Contro: ha perso clienti arabi che non hanno ritenuto etica la scelta.
- Se l’imprenditrice non avesse avuto il sostegno finanziario della famiglia,
avrebbe avuto ugualmente successo? A favore diciamo che se non le
avesse avute si sarebbe dovuta rivolgere al mondo bancario e si sarebbe
dovuta dotare degli strumenti di marketing che le sarebbero stati utili. dal
punto di vista negativo è chiaro che se non avesse avuto i finanziamenti
dalla famiglia, sarebbe incorsa nei pregiudizi sull’imprenditorialità
femminile.
- Se avesse deciso di affidare un uomo del gruppo l’impresa che effetti si
sarebbero potuti avere? I pro sarebbero stati che probabilmente avrebbe
potuto ottenere dei clienti in più, i contro sarebbero stati che avrebbe
dovuto rinunciare alla rete, almeno in parte, di rapporti famigliari; inoltre, il
fatto che l’imprenditrice fosse obbligata a stare dietro le quinte avrebbe
potuto affievolire il suo entusiasmo. Nel sito www.webworldbank.com
L’obiettivo della lezione è dare un quadro delle variabili e dei punti da considerare
per effettuare una negoziazione internazionale di successo.
Esistono poi altri modelli, in particolare lo studio di Schwartz, che ha isolato una
ventina di modelli
Contesto
È un concetto molto diffuso, seppur non faccia parte del modello. Distinguiamo fra
culture:
- Low contest = in questo ambito la negoziazione punta al contratto; sono
culture molto concrete (es. USA, UK). Conta il succo e si tende a
contrattualizzare le cose
- High contest = mettono al centro la relazione interpersonale (America
latina, Cina, Giappone); sono culture dove ciò che sta intorno al problema è
importante. È un contesto ricco e variabile.
Spazio
Ogni cultura tende a mantenere un certo spazio. Es. nel mondo arabo si tende a
ridurre questa distanza fisica, anche sotto i 50 cm. Quindi la gestione dello spazio
cambia a seconda della cultura. Stare lontani quando la cultura ama la prossimità si
può interpretarla come diffidenza.
Tempo
Ci sono culture:
- Monocroniche: il tempo è una risorsa scarsa da ottimizzare. Il mondo
occidentale spesso la vede così.
- Policroniche: il tempo è una risorsa fluida, non ho per forza la fretta di
finire. Es. india, cina. Ciò causa grossi problemi nelle negoziazioni.
Individualismo vs
collettivismo L’individualismo antepone gli interessi personali a quelli del gruppo di
appartenenza, il collettivismo fa viceversa. Le culture dove prevale l’individualismo
sono usa, Canada, uk, olanda, irlanda,etc. mentre le culture collettive, es Giappone,
Cina, Francia, Grecia, sud America.
Alta avversione vuol dire cercare sicurezza e regole formali di negoziazione, affidarsi
ai rituali e a procedure standard (es. portogallo, Grecia).
Indulgenza Bassa avversione sta a significare apertura al cambiamento, tipicamente culture del
nord Europa.
Esempi:
- Fase di apertura: in Giappone ci sono due ruoli, un intermediario che fa
conoscere e le parti e una figura che invece risolve i conflitti. Gli asiatici
tendono ad avere delegazioni numerose, in usa invece basta un delegato.
- Scambio di informazioni: in asia richiede moltissimo tempo, in Cina, brasile
e spagna gonfiano il prezzo; in Giappone e usa partono con un’offerta
equa.
- Persuasione: in usa si impegnano a dialogare, in Giappone è poco
importante. Far ripetere è una tecnica per capire i punti deboli.
- Fase di concessione ed accordo: se stringi un accordo con un giapponese
bisogna aspettarsi di dover poi rinegoziare
La negoziazione nei paesi asiatici (wa – Giappone- inwa- corea, guanxi- cina su
moodle). La wa è il principio di armonia, che deve persistere fra i membri di un
gruppo (i conflitti espliciti non vengono ammessi). Inwa è sempre un concetto che
regola le interazioni interpersonali, ma ha più a che fare con la fedeltà. Le guanxi
invece si basano su favori e una persona ha guanxi tanto più forti quanto più è
legata a persone che hanno potere.
I fattori sono:
- Prepararsi sia sul piano tecnico-operativo sia sul piano culturale
- Farsi affiancare da un mediatore culturale e curare le relazioni sociali con il
personale della controparte di livello inferiore (cercare di ottenere
benevolenza)
- Conoscere la lingua della controparte anche quando non si ha intenzione di
usarla e avvalersi di un interprete che non sia solo bi-lingue, ma anche bi-
culturale
- Utilizzare altri canali oltre a quello orale, fare uso di testo scritto, tabelle,
grafici, disegni, campionari. Etc
- Dotarsi di pazienza, soprattutto per negoziazioni in oriente
- Stendere contratti molto dettagliati per mettersi a riparo da continue
richieste di adattamento successive
- Non desiderare la conclusione positiva ad ogni costo, avere le idee chiare
fin dall’inizio il limite sotto il quale non si è disposti a scendere.
Noi siamo interessanti a questo caso perché la compagnia ha un problema: non trova riscontri di vendita interessanti;
quindi, cerca di capire cosa non è andata. Commissiona una ricerca di mercato sulla domanda tedesca, in modo da
capire le effettive possibilità di penetrazione nel mercato e cosa fare dal punto di vista marketing.
a) Quali sono gli stadi del processo decisionale di acquisto quando il consumatore decide di comprare frutta esotica e
avocado in particolare? Quali sono le determinanti e i fattori influenti?
b) Qual è il potenziale di penetrazione sul mercato dell’avocado e quale dovrebbe essere il segmento/i obiettivo per la
campagna promozionale?
c) Quali dovrebbero essere i canali di comunicazione e i messaggi più efficaci per stimolare i segmenti-obiettivo?
Cercheremo di capire come da questi dati (relativi al processo d’ acquisto del consumatore) si possa arrivare ad avere
degli insights rilevanti per chi deve pensare una campagna di comunicazione.
Quando abbiamo un determinato prodotto dobbiamo gestire il modello del processo d’acquisto per adattarlo al
particolare prodotto. Nel caso dell’avocado abbiamo una fase iniziale, la fase della conoscenza (tabella 3)
Dobbiamo ora capire, fatta centro la popolazione, che ad ogni passaggio da una fase all’altra noi perdiamo una parte
della popolazione
Come si costruisce la tabella con i vari passaggi del processo (e le relative perdite di popolazione)
Osserviamo, tramite i gap, se gli stessi problemi che si hanno nell’acquisto dell’avocado ci sono anche nel caso di
arance e melanzane.
Dal momento che anche le melanzane hanno un problema col primo acquisto, non si tratta di un problema tipico
dell’avocado. Notiamo che il gap tra riacquisto e preferenze non è un problema perché è tipico di tutta la frutta e la
verdura. Sul primo acquisto è difficile affermare il motivo, è troppo presto (magari prezzo troppo alto, oppure scarsa
distribuzione).
In quale sequenza logica mettiamo i 3 problemi: prima problema distributivo, poi promozione e infine pubblicitario
(non si crea aspettativa senza che ci sia disponibilità del prodotto). Bisogna rendere disponibile la merce e a stretto
giro pubblicizzarla.
Ora passiamo all’analisi degli attributi di prodotto per arrivare a dare delle indicazioni strategiche (tab 5,6,7)
Per prima cosa confronto la classifica degli attributi per i vegetables (tab 6) con quelli per l’avocado (tab 7). Per fare il
confronto è utile anche in questo caso raggruppiamo gli attributi attorno ad alcuni fattori chiave, quindi metto insieme
vitaminico, fresco, nutritivo, digeribile e calorie afferiscono tutti all’area Salute. Ospiti e speciale afferiscono al fattore
chiave status. Prezzo afferisce all’area dell’economicità. Raggiungibile, versatile, velocemente e quotidiano afferiscono
all’area della praticità. Se raggruppiamo così gli attributi possiamo arrivare a fare il confronto facendo la media.
Siccome praticità è al terzo posto per entrambi non lo considero come problema. Facciamo quindi il confronto sugli
altri tre. Creo una matrice con i tre campi rimasti e confronto:
Queste tre strategie hanno senso alla luce dei risultati raccolti. Nel mercato italiano i produttori di prodotti per vegani
stanno insistendo molto e l’avocado può essere adottato da loro. L’obiettivo dell’Italia è diventare il primo esportate
BIO.
L’ultimo passaggio è capire su quale attributo focalizzare il mio messaggio promozionale (prima abbiamo visto solo le
aree). Per farlo dobbiamo esaminare i differenziali fra gli attributi dell’avocado e quelli dei vegetables.
Sostanzialmente le tabelle sono sempre la 6 e la 7 e andiamo a confrontare la seconda colonna della tabella 6 con la
colonna dell’avocado.
Raggiungibile -2,10
L’aspetto dell’economicità va un attimo lasciato da parte, cerchiamo di capire meglio come si muovono gli altri
attributi. I punteggi peggiori sono sugli attributi fresco e raggiungibile. Se hanno problemi sulla freschezza è che
vedono che non viene comprato, lo vedo appassito etc. raggiungibile vuol dire che non lo trovano, emerge quindi un
importante problema distributivo. Possiamo quindi pensare ad un messaggio pubblicitario che si focalizzi su freschezza
e raggiungibilità.
La regola di base del pricing Cominciamo dicendo che la regola di base del pricing non cambia, ossia che
“tenuta in debita considerazione la concorrenza, il prezzo di un prodotto non
dovrebbe superare il valore percepito dalla domanda né scendere al di sotto
dei suoi costi.
Metodo del costo differenziale (si basa solo sui cv di produzione e i costi
differenziali che sono i costi che sorgono per il fatto di servire il determinato
mercato, es i costi per il dirigente italiano non li includo nel costo differenziale)
Confronto fra costo pieno e Il costo differenziale è sempre più basso rispetto al costo pieno
costo differenziale
Costi unitari Costo pieno Costo differenziale
Materiali 2 2
Quota di cf 1 0
Costi specifici di
produzione per
adattamento prodotto
I fattori sono:
- Reddito pro capite
- Importanza annessa agli attributi dell’offerta
- Consapevolezza dell’esistenza di prodotti sostituitivi
- Possibilità di confrontare alternative di prezzo
- Incidenza del costo d’acquisto sui consumi totali
- Gusti e tradizioni
- Altri aspetti cultural
Quali sono le determinanti
dell’elasticità rispetto al prezzo Guardando all’elasticità si può distinguere fra mercato con coscienza di prezzo
nel mercato estero? (sono molto sensibili al prezzo) e mercati con coscienza di status (sono poco
sensibili, il prezzo è simbolico)
Come si misura il valore
percepito nella marca B? Wpb (ossia il valore percepito dal cliente nella marca B) si calcola come la
somma dell’importanza associata all’i-esimo attributo e le convinzioni sulla
capacità della marca b di presidiare l’i-simo attributo.
Se io invece pratico il prezzo di 90 (invece di 100) vuol dire che voglio sottrarre
quota ai competitor. Se faccio 110 vuol dire che voglio mietere il mercato.
c) i fattori ambientali
Oltre ai fattori interni dell’impresa e i fattori di domanda e concorrenza, nel
mercato internazionale devo tenere conto dei fattori ambientali, che sono:
1) Andamento del tasso di cambio
2) Barriere artificiali
3) Normativa antidumping
4) Andamento inflazione
5) Regolamento dei prezzi di trasferimento
6) Influenza del sistema distributivo
1) Andamento del tasso di
cambio Il cambio euro dollaro è circa di 1,20. Cosa succede quando il cambio si svaluta
o si rivaluta?
Nel caso della svalutazione della moneta nazionale c’è aumento della
competitività (il giapponese può comprare più prodotto allo stesso prezzo di
prima, quindi mi sceglierà di più). in questo caso però mi aumentano i costi di
importazione. La valuta si stabilisce al momento del contratto, se avessi
stabilito l’euro e si svaluta e mantengo il prezzo constante dovrebbe
aumentare la mia quota di mercato. se voglio aumentare i profitti, in questo
caso, posso aumentare il prezzo.
Per evitare tanti problemi, molta parte degli scambi internazionali avviene in
dollari.
Per coprirsi dai rischi di oscillazione del cambio che abbiamo visto, che possono
portare a condizioni anche di perdita, si può optare per:
- Contratti a termine di valuta = accordo mediante il quale due parti (tra
cui una banca) si accordano per scambiarsi, ad una data valuta, una
determinata quantità di valuta a un prezzo prestabilito
- Opzioni in cambi = conferiscono il diritto (ma non il dovere) di
comperare (call option) o di vendere (put option) in un dato periodo
una determinata valuta ad un prezzo prestabilito
I governi impongono o dei dazi o dei contingenti (es. possono entrare nel
paese solo tot quantità di prodotto). Nel caso dei contingenti però il governo
rinuncia alle tasse sui prodotti che sarebbero entrati; è una misura che mira a
proteggere le industrie locali, ma lo stato perde le tasse sulle merci.
- Dumping sporadico
- persistente
- differenziato
- predatorio
** la prima voce è il prezzo del dettagliante nel paese in cui si esporta (es. in
Vietnam costa 239).
Prezzo netto franco fabbrica vuol dire che il grossista è andato in fabbrica a
prendere la merce. È espresso in valuta estera.
Siamo risaliti al prezzo di vendita da parte del produttore.
65 euro è il prezzo cui arriva franco fabbrica, quindi senza costi di traporto etc.
Questo prezzo va confrontato con il prezzo netto franco fabbrica 171,88 valuta
estera. Ma faccio il cambio in euro (fingiamo che sia a 2) e otteniamo che:
Valore normale
(in valuta dell’esportatore) 171,88
Quando è molto difficile capire il calcolo dei costi di produzione nel paese, si
guarda ad un paese affine per farsi un’idea (es. per la Cina non riesco ma ho i
dati sul Vietnam).
Sono tutti modi per aggirare i controlli pubblici del prezzo. nei paesi con
economie centralizzate è più comune che ci sia questa forma di controllo.
Se prevale il criterio del potere di mercato non posso più sfruttare il gap delle
aliquote.
Ma chi fissa il prezzo di mercato e chi controlla? Non è così facile, subentrano
infatti una serie di fattori che influenzano la scelta dei criteri.
La price escalation consiste invece nella lievitazione del prezzo finale dovuta
all’allungamento del canale sul mercato internazionale….
Potrebbe essere un problema anche nel piano per via della struttura
distributiva.
Caso Epsilo
Esempio di calcolo del prezzo all’esportazione. È un caso interessante perché ci mostra che cosa entra nel calcolo del
prezzo sulla base dei costi.
Epsilo è un produttore di nicchia di prodotti sportivi, core dell’assortimento sono i parastinchi da calcio (si comprano
due alla volta, quindi il calcolo viene fatto sulla coppia).
È richiesto il calcolo del prezzo in svizzera e in Austria. Abbiamo il mercato del retailer e del consumatore
1,196 di tasse. Il prezzo (es. 9,56) si ottiene pulendo il prezzo dal coefficiente. Questo 9,56 è il prezzo d’acquisto per
iper e super svizzeri. Possiamo già dire che il ricarico è superiore al 200%.
Passiamo alla determinazione del prezzo a partire dal costo di fornitura. Per creare questo prezzo abbiam i costi diretti
di produzione 4,34 vengono fuori dalle materie prime, dal tessuto e dalla lavorazione (è necessario moltiplicare le MP
x 2, dato che i parastinchi sono 2), ammortamento e manodopera diretta
Per la manodopera diretta il costo va diviso per due e moltiplicato per 12 mesi e poi diviso per il numero di parastinchi
(30.000 x 2).
Il costo indiretto di produzione sappiamo che è il 10% del costo diretto, quindi 0,43
I costi di produzione saranno la somma fra quelli diretti ed indiretti: 4,34 + 0,43= 4,77
I costi di distribuzione (1,20 euro) arrivano dalle due voci dei costi di distribuzione (trasporti e costi del personale
commerciale). Nonostante si tratti di un prodotto semplice il calcolo è molto specifico.
Mancano le spese generali (es. energia elettrica) che sappiamo essser l’11%, quindi otteniamo il costo di fornitura
totale di 6,63 euro.
Vediamo poi il prezzo fatto da iper e super, sullla base del prezzo di distribuzione x il coefficiente di ricarico del
distributore. Al consumatore è poi comprensivo dell’IVA.
Calcoliamo ora il gap rispetto al prezzo medio abituale. Consideriamo il gap del prezzo dei fornitori rispetto a quello di
vendita ai distributori e poi ai consumatori
- 20,9% ad esempio lo otteniamo prendendo il prezzo d’acquisto in svizzera (0,56) dalla tabella a (prima slide) e
facciamo 9,56- 7,56/9,56
Quello al consumatore lo prendiamo sempre dalla prima slide ed è 24, otteniamo il gap facendo 24-19/24. 19 lo
avevamo calcolato nella slide 4. Per essere corretti il prezzo di vendita dovrebbe essere inferiore del 20,8%.
Calcolare questi scarti ci consente di monitorare come si stanno comportando i retailer sul mercato finale e l’efficienza
della mia negoziazione nel vendere ai retailer.
Ora passiamo al calcolo nell’ipotesi di aumento del margine di contribuzione. Dobbiamo riprendere tutti i calcoli di
prima e rivederli in base ai nuovi margini
Epsilo ha evidentemente scelto una strategia di penetrazione, praticando prezzi ben inferiori ai prezzi medi nei
differenti mercati.
L’ultima domanda era relativa al cambiamento del cambio euro-dollaro e il costo della plastica aumenta. Dobbiamo
ovviamente ricalcolare il costo delle materie prime.
Tutto ciò è dovuto al fatto che il cambio dell’euro è migliorato nei confronti del dollaro.
Questo caso ci mostra come per andare a calcolare il prezzo bisogna fare calcoli estremamente precisi.
Condotte di Pricing
Quali sono i 4 modelli di Le condotte (o strategie) sono:
condotta di pricing tipici? - Condotta cooperativa = è quella che segue una piccola impresa che
segue il leader di mercato mantenendo le condizioni di stabilità delle
quote di mercato; l’impresa non tenta di accrescere la propria quota a
danno dei concorrenti. mi attengo al valore percepito dal consumatore
finale. È tipica o della piccola azienda o dell’oligopolio (es. mercato degli
smartphone). Le condizioni favorevoli sono l’oligopolio, capacità
produttiva prossima alla saturazione (costi elevati per aumentare la
capacità produttiva)
- Condotta adattiva = si ha quando l’impresa è disposta a seguire il leader
(se il leader alza il prezzo anche lui lo fa e viceversa) ma non esegue
alcuno sforzo per proteggere lo status quo, cioè si adatta passivamente e
non vi sono accordi. Le condizioni favorevoli sono che le vendite
dell’impresa costituiscano una piccola quota delle vendite del mercato, la
domanda è scarsamente inelastica e il margine di contribuzione è limitata
(quindi non si incoraggiano riduzioni del prezzo)
- Condotta opportunistica = si ha quando l’impresa manovra
sistematicamente il prezzo, soprattutto nel breve termine, come una leva
per sottrarre quota ai concorrenti. ad esempio, se si prevede che ci sarà
un ribasso dei prezzo, l’impresa anticipa i ribassi, se per caso lo fa dopo,
ribassa con più enfasi, oppure se si prevede che i prezzi aumentino,
l’impresa rinvia il rialzo dei prezzi e lo fa più tardi o addirittura lo evita. Le
condizioni favorevoli per una condotta opportunistica di pricing sono
strutture di costi snelle, bassa quota di mercato da accrescere, recente
entrata nel mercato. è la tipica situazione della piccola impresa entrante
che adotta politiche low cost.
- Condotta offensiva = è tipica del leader. Se può insatura una politica di
tipo collaborativa, però può trovarsi obbligato a prendere delle decisioni.
Si ha quando deve prendere dei provvedimenti contro il competitor,
anche a patto di perdere dei profitti. Ci sono due tipi di condotta
offensiva: la condotta offensiva di natura segnaletica e quella di natura
eliminatoria. La prima si ha quando il leader riduce il prezzo per dare un
segnale e punire un’impresa minore che non ha seguito una condotta
cooperativa; la seconda si ha quando l’intento è di eliminare il
concorrente o ridurre drasticamente la sua quota (il leader però potrebbe
incorrere in posizioni lesive della concorrenza perseguite dall’antitrust).
Le condizioni favorevoli sono che il leader dopo aver abbassato il prezzo
può rialzarlo senza che si introducano nuovi concorrenti, economie di
scala e di apprendimento significative,
Per il piano